Microarea Vaticano - ex Azienda per l`Assistenza Sanitaria n. 1

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DOMANDA PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE SOLIDALE
DATI ENTE
denominazione
Azienda per i l’Assistenza Sanitaria n. 1 “Triestina”
indirizzo*
Via Sai 1-3 – Trieste
Telefono*
040-3995872
fax
040-3995823
e-mail*
[email protected]
legale rappresentante*
Nicola Delli Quadri
Albo e classe di iscrizione**
Albo Regionale F.V.G. 3A classe - cod. UNSC NZ 02678
* in caso di progetti presentati da enti figli di enti di 1° classe, inserire i riferimenti dell’ente padre.
** voce non prevista per le scuole
Numero dei volontari in servizio civile richiesti
3
Disponibilità ad accogliere ulteriori volontari nel caso ce ne fosse la possibilità
NO
INFORMAZIONI SUL SERVIZIO
DENOMINAZIONE SEDE OPERATIVA*
Microarea Vaticano – Distretto n. 2
indirizzo *
Via dell'Istria, 44
Telefono*
040/7600237
Fax*
e-mail*
040/3997449
responsabile dell’unità organizzativa
Davide Vidrih
[email protected]
responsabile dell’unità organizzativa
cell. 320/4784124
Personale di riferimento per il volontario/a di SCS
OLP (Operatore Locale di Progetto)
Davide Vidrih
cell. 320/4784124
*voce da compilarsi se la sede di attuazione progetto è diversa dalla sede legale (vedi box DATI ENTE)
Durata del servizio* (barrare la voce che interessa)
240 ore
Giorni di servizio a settimana dei volontari
2/3 DA
CONCORDARE CON
VOLONTARIO
Numero ore di servizio settimanali
8/10 DA
CONCORDARE CON
VOLONTARIO
* Le scuole possono presentare esclusivamente progetti da 240 ore
360 ore
 Colazione
Pasti offerti
 Pranzo
 Cena
Persona/Persone di riferimento per il
volontario/la volontaria in servizio
civile solidale
nome e cognome
numero di telefono
Davide Vidrih
cell. 320/4784124
1) Titolo del progetto: MICROAREA VATICANO
2) Settore d’intervento
 Educazione e promozione culturale
O Educazione alla pratica sportiva
O Difesa ecologica, tutela e incremento del patrimonio forestale
O Tutela, salvaguardia e fruizione del patrimonio storico, artistico, culturale e ambientale
O Politiche della pace e diritti umani
3) Descrizione del contesto sociale e territorio entro il quale si realizza il progetto, con
riferimento a situazioni specifiche individuate mediante indicatori misurabili.
Nel contesto regionale, proprio Trieste e la sua provincia costituiscono una realtà pilota,
precorritrice di fenomeni che negli ultimi anni sempre più stanno emergendo sull’intero territorio
nazionale e che pongono la complessità delle questioni relative ai determinanti sociali di
salute come una delle priorità dell'agenda delle politiche socio-sanitarie: su una popolazione di
poco meno di 240 mila abitati, a fronte di una tendenza al calo della popolazione complessiva, si
assiste ad “invecchiamento” ovvero ad un aumento relativo della sua componente anziana:
L’elevata presenza di "grandi anziani" va letta anche alla luce di concomitanti condizioni di
fragilità, quali la quota di anziani in condizioni di isolamento, solitudine (22.000 ultra65enni soli)
e/o in condizioni di disagio socio-economico (2225 ultra 65enni hanno un reddito inferiore a 4500€
l’anno) e concorre a spiegare l’elevato ricorso ai servizi sanitari, spesso in "sostituzione" di
mancate relazioni sociali. A fronte di questa “rivoluzione demografica” spiccano alcuni punti critici,
tra cui l’aumento di incidenza delle patologie cronico-degenerative e di lungo termine e l’aumento
dei processi di esclusione sociale. A tali fenomeni, riconosciuti e ampiamente descritti, si aggiunge
la diffusa modalità operativa di “attesa della domanda” e di parcellizzazione della risposta,
entrambi ostacoli dell’auspicata integrazione o risposta globale ai bisogni sanitari e sociosanitari
dei cittadini.
D’altra parte è universalmente riconosciuto che i determinati non sanitari della salute (così come
enunciati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) incidono in maniera sempre più nitida sulla
capacità/possibilità di prevenzione e cura del nostro sistema sanitario: esclusione sociale, lavoro,
disoccupazione, supporto sociale, trasporti, scala sociale, dipendenze, stress, primi anni di vita
(WHO Europe. The solid facts. Second ed. 2003).
Si è pertanto ormai affermata la
consapevolezza che la massima attenzione vada posta sulle strategie di promozione della salute,
ovvero ai processi che consentono alle persone di acquisire un maggior controllo della propria
salute e di migliorarla (Carta di Ottawa per la Promozione della Salute - OMS 1986), e che il
ricorso ai ricoveri ospedalieri dovrebbe essere limitato agli stati acuti delle malattie e agli interventi
complessi e ad alta specialità, mentre andrebbero evitati in tutti gli altri casi, sostituendoli con una
forte rete di servizi socio-sanitari di prossimità, territoriali e domiciliari. Ciò richiede uno
“spostamento di attenzione e di risorse”, là dove la gente vive: a questo proposito, i dati
dimostrano come il tasso di ospedalizzazione dell’ASS1 sia sceso di ben 24,2 punti dal 2003 al
2008 (a fronte dei 5,5 di diminuzione del dato regionale): è ben vero che il dato storico di Trieste è
stato sempre alto, ma la diminuzione costante e decisa dei ricoveri è senza dubbio segnale
di presenza di credibili soluzione assistenziali territoriali che crescono di anno in anno.
Non solo: la conoscenza del territorio (inteso come insieme di possibili risorse e non solo come
statistiche epidemiologiche) ed un rapporto di vicinanza e scambio tra istituzioni sanitarie e
cittadine/i dovrebbero essere praticati come priorità strategica per realizzare servizi e risposte
adeguate alle nuove necessità. Peraltro, a fronte della complessità dei meccanismi
socioeconomici di esclusione, è ragionevole immaginare che solamente una politica e pratiche di
alleanze tra attori, istituzionali e non, che a diverso titolo intervengono su determinati territori
possa portare a dei risultati concreti. Ma, per quanto teorizzata e organizzata istituzionalmente,
l’integrazione sociosanitaria non incide come desiderato nel rapporto cittadini/servizi. Il divario tra
leggi, dichiarazioni di principio e la realtà è consistente. Le risorse della comunità (capitale
sociale) devono essere movimentate in questo senso e una Azienda Sanitaria Locale territoriale
dovrebbe iscrivere questo obiettivo tra le sue primarie funzioni. In questa ottica, nel 2005 l’AAS1
Triestina ha dato avvio alla sperimentazione coinvolgendo l’intera azienda – non solo le parti
sanitarie ma anche quelle tecnico-amministrative – che si è impegnata sul fronte della ricerca di
prestazioni di eccellenza e sul lavoro intersettoriale, integrato con altri organismi vitali del territorio
(ATER, Servizi Sociali dei Comuni, cooperative, associazioni di cittadinanza attiva, ecc).
Come confermato dal rinnovato Protocollo d’intesa inter-enti, firmato nel dicembre 2011 e
approvato con deliberazione n. 443 del 23/12/2011, Microaree è un programma che si situa tra le
azioni di buona pratica sociosanitaria e le azioni a sostegno della democrazia partecipata.
Caratteristica principale è la sua dimensione territoriale: sono coinvolte aree definite e delimitate,
di circa 1.000 - 2.000 abitanti, in cui tutta la popolazione è coinvolta. La dimensione micro
costringe tutta l’operatività della sperimentazione ad un confronto dialettico invadente con la
realtà: popolazione residente, habitat, servizi, quotidianità della vita degli abitanti, etc.
L’ intervento, nel suo complesso, può essere definito come:
LOCALE, perché misurato specificatamente su uno specifico contesto territoriale puntualmente
individuato (MICROAREE) in cui tutta la popolazione è coinvolta;
PLURALE, perché chiama a raccolta più soggetti, attivi in quel determinato territorio e perché
l’insieme dell’Azienda partecipa e contribuisce alla sperimentazione;
GLOBALE, perché attraverso al rigorosa intersettorialità degli interventi intende raggiungere tutti i
determinanti dello stato di salute generale della popolazione.
Sono attive dal 2005 10 Microaree che coprono il approssimatamene il 10% dell’insieme della
popolazione residente nel territorio di competenza della AAS1 (Trieste e provincia, per un totale di
6 comuni).
L’obiettivo è ottimizzare l’integrazione tra servizi sanitari, servizi sociali, politiche di welfare,
coinvolgimento del Terzo settore e della popolazione, sviluppo di comunità. Il programma è
allestito in sinergia da ATER, Comune e AAS n. 1 che si propongono di intervenire, come indicato
dall’OMS e dalle istanze europee, con azioni coerenti ed organiche in 5 settori: sanità,
educazione, habitat, lavoro e democrazia locale, con una forte presenza sul terreno e la massima
vicinanza fra istituzioni e cittadini per lo sviluppo integrato di risposte locali per il benessere della
popolazione (sperimentazioni locali di welfare comunitario).
Da sottolineare inoltre che all'interno del nuovo Piano di Zona per il triennio 2013-2015 del
Comune di Trieste, è stato inserito l'obiettivo 11.2 “Promuovere lo sviluppo di comunità
attraverso il programma Habitat-Microaree”, quale obiettivo strategico “locale”, come previsto
dalla deliberazione della Giunta Regionale n. 458/2012, che indica il Piano di zona come un "vero
e proprio piano regolatore del sistema dei servizi alla persona" e come strumento permanente di
promozione di un sistema locale di governance delle politiche sociali e di promozione e
valorizzazione della partecipazione delle realtà pubbliche e private nell’attuazione di azioni e
interventi a favore di fasce deboli della popolazione.
Nel 2005 l’AAS1 ha attivato 10 microaree, nominando per ciascuna un proprio referente. Nel 2008
il programma è stato esteso ai Centri di Salute Mentale (CSM) e ad altre 5 microaree, in
convenzione con vari soggetti, istituzionali e non, del territorio.
In questa cornice si è sviluppata l’azione della Microarea Vaticano area che si caratterizza
attualmente per la presenza di 450 abitanti di cui 180 beneficiari del servizio, Tra questi più della
metà sono anziani (> 65 anni) e il 9% di questi è over 85enni.
Mentre i dati statistici aggiornati al 2012 erano così suddivisi:
Nel “Vaticano”, soprannome usuale per il complesso residenziale pubblico di Via dell’Istria, l’indice
di vecchiaia è pari al 493,108% contro un indice italiano pari a 141,7%. L’indice di dipendenza
anziani è pari al 66,82%, mentre l’indice di dipendenza strutturale (rapporto tra la popolazione in età
non lavorativa - under 15 anni e over 65 e quella lavorativa - con età compresa tra 15 e 64 anni) è
pari a 80,37% contro un indice nazionale pari a 51,6%.
Il complesso vede una concentrazione molto alta di utenti sociosanitari, sia anziani, sia
multiproblematici di fascia adulta. L’area intorno è molto popolata e si trovano altri caseggiati Ater,
sempre in via dell’Istria e nella vicina via Molino a Vento. Anche in quest’ultima via si registra una
notevole presenza di utenti dei servizi.
Per quanto riguarda la morosità con ACEGAS relativa a luce e acqua e gas, indicatore significativo
della povertà di un territorio riguarda il 47% delle persone residenti (fonte progetto 2009).
Rispetto ai dati sanitari più significativi, il tasso di ospedalizzazione a Vaticano è pari al 256,48 x
1000 contro un indice nazionale 174,8 x 1000 mentre le Principali tipologia di esenzione sono (fonte
progetto 2009):
4) Obiettivi del progetto:
Finalità principale del programma microaree è la promozione della salute, con priorità per chi
ne ha più bisogno (per ridurre le disuguaglianze di salute), incidendo sui determinanti di salute
sanitari e non sanitari. La priorità dell’intervento si articola su tre assi principali: casa (priorità agli
interventi domiciliari); lavoro (nel senso di attività di vita); socialità (nel senso più ampio del
termine, non meramente socio-assistenziale).
Per ogni Microarea è stato nominato un Referente (nella maggioranza infermieri dipendenti della
AAS1) il cui compito può essere sintetizzato come “tutore attivo della salute” di tutti gli abitanti di
Microarea. Il Referente funge da collante dell’integrazione, tra vari enti ed attori ma anche tra i
vari servizi della AAS1, e da garante del coinvolgimento e dei diritti delle/dei cittadini. L’ottica è
inoltre quella di transitare da obiettivi di persona ad obiettivi di comunità cercando risposta alla
domanda: assieme alla comunità possiamo raggiungere obiettivi più alti e complessi che non
agendo da soli? L’ipotesi iniziale è che su microaree delimitate questo sia possibile concentrando
gli sforzi, conoscendo molto in dettaglio la popolazione ivi residente e presentandosi con precise
assunzioni delle responsabilità dell’AAS1. In pratica, per spostare il baricentro dell’attività dalla
struttura deputata alla realtà territoriale e comunitaria, il referente di Microarea - in stretta
collaborazione con le strutture operative distrettuali e dipartimentali dell’Azienda ed in
cooperazione con il Comune e l’ATER – ha realizzato un vero intervento di ‘porta a porta’ quale
modalità proattiva capillare. La conoscenza diretta delle persone residenti in microarea ed il
successivo coinvolgimento in attività comuni, hanno portato al concretizzarsi di strategie di
azione comunitaria anche legate ad interventi di prevenzione ed informazione, al potenziamento
dei servizi domiciliari (in accordo tra servizi e tra enti diversi), all’incremento di una migliore
conoscenza dei servizi (diritti) sociosanitari esistenti per i cittadini, alla valorizzazione dei
potenziali locali (capitale sociale e capitale istituzionale). In sintesi ed in generale, gli obiettivi
della sperimentazione sono quindi :
- ridurre la dissociazione tra le dichiarazioni solenni di principio internazionali e le pratiche locali
attuate anche a partire da un piccolo condominio
- ottenere una appropriatezza più vissuta degli interventi, più partecipata, per rendere il cittadino
innanzitutto più appropriato verso se stesso, verificando se è possibile ottenere una riconversione
della spesa ed evitare il consumismo dissennato delle prestazioni sanitarie e/o sociali –
sociosanitarie
- cercare di sviluppare meccanismi di solidarietà valorizzando partenariati locali di sviluppo
sociale a fini di creare occupazione a partire da specifici bisogni e/o risorse del territorio
considerato; valorizzare “buone pratiche”, rimuovere “cattive pratiche” dei servizi sanitari, sociali,
dell’ATER, del terzo settore, etc.; ottenere la più ampia collaborazione possibile di tutti i settori
pubblici
- sviluppare legami di comunità, potenziare le relazioni tra gli abitanti, migliorare la accessibilità
ai servizi, l’operato dei singoli servizi e la loro collaborazione operativa.
A oltre dieci anni dall’inizio della sperimentazione e a fronte della sua “messa a regime”
(completamento degli accordi istituzionali, attivazione di tutte e dieci le Microaree, definizione di
strumentazione di rilevamento delle attività, etc.), grazie alla duttilità della metodologia di azione
ed al legame con la realtà dei microterritori che man mano venivano conosciuti e coinvolti, la
sperimentazione ha influenzato l’insieme dell’operatività dell’Azienda, rendendo palesi alcuni
elementi importanti per gli sviluppi strategici futuri:
1. ha enfatizzato il divario esistente tra la rilevazione di prestazioni (numero di prestazioni o
accessi, misurati quantitativamente dal sistema regionale) e lo stato reale di salute e di ben
essere della popolazione;
2. ha comprovato la disponibilità della popolazione (inizialmente refrattaria e sospettosa) a frasi
coinvolgere nei progetti individuali di salute e nelle iniziative di salute di comunità che riguardano
i micro territori, producendo una relazione istituzione sanitaria/cittadino di grande interesse
antropologico per una realtà urbana (sono attualmente in corso alcuni studi in questo senso);
3. ha reso evidente l’impatto positivo di interventi a supporto dell’emancipazione delle persone
(reddito di base, budget di cura, forme di convivenza per persone anziane, etc) in contrasto
all’istituzionalizzazione ed in alternativa a misure meramente assitenzialistiche;
4. ha evidenziato le carenze (di approccio, di metodo, di cooperazione e professionali) degli enti
coinvolti ed identificato possibili miglioramenti organizzativi, di comunicazione e di approccio;
5. ha identificato alcuni strumenti per potenziare la partecipazione – dei servizi e dei cittadini – ai
progetti individuali di cura e presa in carico.
I Distretti hanno cercato in questi anni di estendere sempre più al loro interno le modalità
operative sperimentate nelle microaree ed inoltre, grazie anche al coinvolgimento di alcuni enti
privati e del privato sociale, sono nati nuovi micro territori di intervento.
Anche nel 2016 l’Azienda intende mantenere questi nuclei di intervento sperimentale, quale
elemento di traino dell’insieme del suo funzionamento. In quest’ottica, gli obiettivi specifici del
progetto di Servizio Civile Solidale sono:
1.
Attivare azioni atte a valorizzare i giovani di Trieste come una risorsa culturale e umana a
favore delle persone e dei ceti sociali a rischio di emarginazione della nostra città.
2.
Promuovere il benessere e la partecipazione attiva alla vita della comunità delle persone a
rischio di isolamento ed esclusione sociale residenti nella Microarea.
3.
Favorire lo scambio intergenerazionale fra le persone anziane residenti nella Microarea e i
giovani che aderiscono al progetto, promuovendo attività di socializzazione e di
aggregazione anche al di fuori del contesto di Microarea.
4.
Favorire la partecipazione ad attività di carattere ricreativo e culturale organizzate
nell’ambito della microarea e/o di altre realtà del territorio, da parte di persone del rione.
5.
Promuovere interventi e iniziative da parte delle realtà, quali laboratori, gruppi artistici
(teatrali, musicali, ecc.) e sportivi presenti sul territorio (es. nelle Scuole, Ricreatori, ecc.).
5) Descrizione del progetto e delle modalità di realizzazione:
Durata del progetto: dal 5 settembre 2016 al 5 settembre 2017, per un totale di 360 ore per
ciascun volontario/a e con un impegno distribuito nell’arco di 2/3 giornate a settimana.
Il progetto si sviluppa a partire dalle esperienze acquisite dapprima nell’ambito del progetto “Sorriso”
(2008: costituzione di una rete fra Istituti scolastici della città i quali, tramite la sottoscrizione di un
accordo di rete e in collaborazione con l’AAS n. 1, hanno predisposto un programma di interventi e
iniziative dei gruppi artistici delle Scuole aperti alla cittadinanza e in particolare alle persone residenti
nelle Microaree e promosso attività di volontariato di singoli studenti degli Istituti coinvolti nell’ambito
delle iniziative di Microarea), quindi nell’ambito degli anni di realizzazione dei progetti di Servizio
Civile Solidale (da settembre 2009), e si avvale inoltre dall’esperienza dei progetti di Servizio Civile
Nazionale attivi nelle microaree sin dal 2006.
L’attività di tutto il personale delle microaree (pubblico, privato sociale, volontariato – incluso
volontari di servizio civile) si svolge a domicilio delle persone residenti, negli spazi comuni interni ed
esterni dell’area, in tutti i luoghi (ricreatori, oratori, associazioni sportive, scuole di ogni ordine e
grado) frequentati dai residenti e presso le varie sedi dei servizi socio-sanitari (es. Distretti).
Tra le attività che maggiormente coinvolgono i volontari, come sintetizzato dal grafico seguente, ci
sono interventi quali: accompagnamenti, disbrigo pratiche, spesa, ascolto, socializzazione, azioni di
sviluppo di comunità.
In particolare i volontari e le volontarie del servizio civile solidale saranno coinvolti nelle
seguenti attività:
Obiettivi
Azioni
Favorire lo scambio intergenerazionale fra le
persone anziane residenti nella Microarea e i
giovani che aderiscono al progetto fra le
persone anziane residenti nella Microarea e i
giovani che aderiscono al progetto
1. “Adotta un anziano in Microarea”:
assicurare
visite,
compagnia,
accompagnamenti a persone a rischio di
esclusione/isolamento
contribuisce
alla
qualità della vita ed alla loro “messa in
sicurezza”, sostenendo la capacità delle
persone di vivere a casa propria, continuando
a seguire i propri ritmi di vita, con la
consapevolezza di non essere soli e di
essere adeguatamente accompagnati e/o
sostenuti da una rete coordinata di persone
(famiglia, amici, vicinato, volontari, operatori
pubblici e privati, negozianti etc.). Si intende
pertanto inserire i volontari attraverso:
 una valutazione da parte degli operatori
di Microarea delle persone anziane che
necessitano di accompagnamenti e
compagnia;
 l’organizzazione di alcuni incontri di
presentazione dei ragazzi alle persone
anziane da “Adottare”;
 l’individuazione di alcuni pomeriggi a
settimana in cui i ragazzi possono
recarsi dalla “persona “adottata”, o
accompagnarla ad attività presenti in
Microarea o in altre realtà del territorio,
per
consentire
la
partecipazione
occasionale o continuativa ad attività di
socializzazione di varia natura (incluse
piccole gite, partecipazione ad attività
culturali nella città, feste, ecc.).
 l’organizzazione di incontri periodici di
tutte le persone “adottate”, i ragazzi del
servizio civile solidale e gli operatori di
Microarea per riflettere sull’andamento
delle relazioni reciproche e per
promuovere nuove iniziative congiunte.
_____________________________________
Attivare azioni atte a valorizzare i giovani di
Trieste come una risorsa culturale e umana a
favore delle persone e dei ceti sociali a rischio
di emarginazione della nostra città.
______________________________________
2. progetto
denominato
"Mercatino
gratuito" i volontari si occuperanno di
recuperare vestiti usati ed altri oggetti di uso
comune dalle associazioni o dai privati
cittadini, che vengono regalati alla Microarea.
Quindi settimanalmente in alcuni pomeriggi,
aiuteranno gli operatori a distribuire alle
persone bisognose della zona,
tutto il
materiale raccolto in precedenza.
Favorire lo scambio intergenerazionale fra le
persone anziane residenti nella Microarea e i
giovani che aderiscono al progetto
3. "Socializzazione
nel
gruppo
appartamento" progetto che è stato creato
per contrastare l'istituzionalizzazione di
persone
anziane
abitanti
nel
rione,
denominato gruppo convivenza, in cui 5
anziani convivono dividendo le spese per
l'assistenza. L’inserimento dei volontari di
servizio
civile
solidale
prevede
l’organizzazione di alcuni incontri di
presentazione dei ragazzi alle persone
dell’appartamento, l’individuazione di alcuni
pomeriggi a settimana in cui potranno recarsi
nell’appartamento e realizzare iniziative
ricreative a favore dei residenti e/o
accompagnare le persone ad attività presenti
in Microarea o in altre realtà del territorio.
6) Ruolo e modalità di impiego dei volontari
La giornata tipo del volontario si suddivide sulle seguenti attività/progetti:
Nel progetto “Adotta un anziano di Microarea”: il ruolo del volontario (a partire da settembre 2015
- salvo diversi tempi tecnici dovuti al bando/selezione) sarà quello di un “nipote” che adotta un
nonno per due/tre volte a settimana: si tratta di recarsi a casa della persona, creando un rapporto di
fiducia/affetto, accompagnando, eventualmente, la persona a fare passeggiate fuori casa, alle
attività organizzate nella Microarea o dalle Associazioni presenti in zona. I volontari saranno
impegnati due/tre pomeriggi a settimana che saranno gestiti anche sulla base delle attività
organizzate in Microarea, delle disponibilità degli anziani “adottati” e sulla base degli impegni
(scolastici) dei ragazzi. I volontari avranno anche un ruolo di animatori culturali nel corso delle
attività organizzate.
Dal novembre 2013 con il progetto denominato "Mercatino gratuito" i volontari si occupano di
recuperare vestiti usati ed altri oggetti di uso comune dalle associazioni o dai privati cittadini, che
vengono regalati alla Microarea, mentre al mercoledì pomeriggio aiuteranno gli operatori nella
distribuzione alle persone bisognose di tutto il materiale recuperato.
"Socializzazione nel gruppo appartamento" progetto che è stato creato per contrastare
l'istituzionalizzazione di persone anziane abitanti nel rione, denominato gruppo convivenza, in cui 5
anziani convivono dividendo le spese per l'assistenza. I volontari saranno i nipotini acquisiti in cui si
recheranno una o più volte a settimana presso questo appartamento per realizzare iniziative
ricreative a favore dei residenti.
La modalità di impiego dei volontari (a partire dal 5 settembre 2016), per il raggiungimento
del monte ore annuale previsto, sarà così articolata:
 2/3 pomeriggi a settimana
 si potrà richiedere e concordare la partecipazione di volontari ad attività che impegnino l’intera
giornata, compatibilmente con gli eventuali impegni scolastici o altro (es. domeniche, periodo di
vacanza estivo, ecc.).
7) Criteri per la selezione del volontari
La selezione avverrà tramite colloquio individuale, finalizzato a valutare i seguenti elementi:
eventuali pregresse esperienze personali e/o di volontariato, capacità comunicative/relazionali,
motivazione ad acquisire capacità di relazionarsi in particolare con persone in difficoltà; adesione
alle finalità del progetto.
In sintesi i criteri utilizzati e i relativi punteggi sono:
1. Pregressa esperienza di volontariato/”assistenza”: max 60 punti
2. Motivazioni generali del candidato per la prestazione del servizio civile solidale in una
Microarea dell’AAS n. 1 “Triestina”: max 60 punti
3. Interesse del candidato al conseguimento di particolari esperienze nell’ambito del progetto:
max 60 punti
4. Particolari doti e abilità possedute dal candidato: max 60 punti
5. Flessibilità d’orario garantita durante l’anno di servizio civile solidale: max 60 punti
6. Altre elementi di valutazione (es. Progetto “Un Sorriso”): max 60 punti
FORMAZIONE*
8) Sede di realizzazione
Nella sede di Microarea Vaticano – Via dell'Istria, 44 ed eventuali sedi dell'Azienda Sanitaria
dislocate sul territorio
* da non compilarsi da parte degli istituti scolastici
9) Contenuti e modalità di attuazione
Per raggiungere gli obiettivi formativi previsti nel “Documento di programmazione del servizio civile
regionale e solidale 2015 – 2017” saranno utilizzate le seguenti tecniche e metodologie:
 lezioni teoriche frontali con una trattazione chiara degli argomenti e di contenuti da parte di
dipendenti e collaboratori dell’AAS n. 1;
 lavori di gruppo, coordinati da tutors, dove elaborare e approfondire le tematiche in questione,
creando uno spazio significativo di espressione e discussione;
 visite guidate alle strutture dell’AAS n. 1 e alle Microaree al fine di acquisire una conoscenza
diretta della realtà territoriale ed operativa;
 partecipazione alle riunioni di coordinamento del progetto Habitat-Microaree (Gruppi tecnici
territoriali) a cui partecipano tutte le realtà istituzionali e del Terzo settore coinvolte nel progetto
 partecipazione a seminari, convegni, eventi cittadini su tematiche socio-sanitarie.
Gli argomenti che saranno obbligatoriamente trattati, come previsto dalla Regione, saranno:
1.
2.
3.
4.
5.
Il servizio civile: evoluzione storica valori e modalità di svolgimento (2 ore)
La solidarietà e le forme di cittadinanza attiva (4 ore)
Associazionismo volontariato e terzo settore (4 ore)
Diritti e doveri dei volontari (2 ore)
La carta etica del Servizio Civile Regionale (2 ore)
6. La presentazione dell'ente e descrizione del progetto (4 ore)
La prestazione del servizio civile solidale è incompatibile con qualsiasi attività di lavoro
autonomo o subordinato contemporaneamente svolta presso la stessa organizzazione.
Si richiede di essere in regola con le disposizioni vigenti in materia di sicurezza sul posto di
lavoro ai sensi del D.Lgs. n. 81/2008
_______________________________
(Il/La legale rappresentante dell’ente)
___________________________
(luogo e data)
Allegati:
 copia dell’atto costitutivo e dello statuto dell’ente (per i soli enti privati non profit);
 copia della delibera dell’organo di governo dell’ente dalla quale risulti esplicitamente la
volontà di impiegare volontari di servizio civile solidale (per i soli enti pubblici);
 carta di impegno etico a firma del legale rappresentante dell’ente/istituto scolastico
 scheda informativa sul progetto
 copia del documento di identità del sottoscrittore
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