Realizzato da Paolo Franchi 5°BC A.S. 2015/2016. AMDG STORIA CONTEMPORANEA DAL PRIMO NOVECENTO AL FASCISMO RIPASSO PER LA III PROVA © GSCATULLO Primo Novecento La Società di Massa Verso la guerra… Come la nostra società, nella quale la diffusione dei prodotti è appunto di massa. Presente il fenomeno del pieno (città piene di gente, case piene di inquilini, treni pieni di viaggiatori, ecc.). Nella seconda metà dell’Ottocento si diffonde in Europa il nazionalismo, contrapponendosi al principio di nazionalità. Si configura come una pretesa di superiorità culturale, che vuole le nazioni rivali tra loro, in un conflitto necessario perché prevalga la più forte. L’individuo scompare rispetto al gruppo. <Questo II° rivoluzione industriale sistema si afferma dopo 1870-1945 la seconda rivoluzione industriale. • Scoperte scientifiche sia di singoli che collettive. • Fonti di energia: petrolio ed elettricità. • Organizzazione industriale in tutti i settori • Scompaiono le piccole aziende in favore di monopoli e oligopoli. • Fabbrica = Macchina ( catena di montaggio) • Sett. Secondario è il principale settore industriale, il sett. Terziario si diffonde. • Il tailorismo studia i sistemi di produzioni per renderli più efficenti. Imperialismo (1870-1918) evoluzione del colonialismo, è l’etica adottata dalle nazioni per affermare militarmente la propria superiorità sulle altre e conquistare nuovi territori. È causato da ragioni anzitutto economiche, come l’industrializzazione, e dalla necessità di risorse ed investire i ricavi. Influenza la politica interna. Si diffonde il razzismo supportato dalla comunità scientifica. Con esso anche l’antisemitismo, alcuni esempi: • gli Ebrei vengono accusati ingiustamente di essere gli autori dei Protocolli dei Savi di Sion (Russia, 1905), consistenti in un progetto segreto ebraico per l’annientamento del I problemi causati dalla seconda rivoluzione industriale cristianesimo e la conquista mondiale. Sono in realtà un vengono affrontati nella così detta: falso storico, voluto dalla polizia segreta russa. Questione Sociale • l’Affaire Dreyfus, consistente nell’accusa ingiusta ai danni Conservatori. Temono cambiamenti sociali. dell’omonimo capitano di spionaggio. Nasce il sionismo, che proponeva il ritorno degli ebrei in Liberali. Libertà economica, libera Posizioni Giudea. Qui si fa esperienza dei kibutz (comunità autogestite) concorrenza, no interventi statali. Socialisti. Società giusta < lotta di classe. SOCIALISMO Cattolici. Condanna socialismo e libero mercato, propone collaborazione pacifica tra imprenditori ed operai. In Europa si formano sul finire dell’Ottocento i partiti socialisti: • SPD - Germania (1875) • PSF (solo nel 1905, prima in più tronconi) – Francia • PSI – Italia (Genova, 1892 come Partito dei Lavoratori Italiani, poi 1895 Partito Socialista Italiano) In Gran Bretagna le Trade Unions (i sindacati) fondano nel 1906 un partito non socialista per i lavoratori: Partito Laburista. CHIESA CATTOLICA Le associazioni di ispirazione socialista hanno come riferimento la seconda internazionale socialista, una federazione di partiti nazionali di ispirazione marxista (revisionista o ortodossa) Risultati: 8 ore di lavoro, Festa lavoratori. Là dove Pio IX ricercava gli errori nella società industriale, papa Leone XIII (pontificato 1878-1903) propone una dottrina sociale coerente con il Vangelo, e nella Rerum Novarum (1891): • Denuncia gli eccessi del capitalismo • Condanna le teorie socialiste (contro la proprietà privata) • Invito allo Stato a intervenire • Condanna della lotta di classe, proposta di collaborazione tra dirigenti e operai. Viene iniziata la corrente politica della democrazia cristiana da don Romolo Murri, che propone il superamento del non expedit e la costituzione di un partito politico cattolico. Leone XIII approva l’espressione democrazia cristiana, Pio X attenua il non expedit, abrogato nel 1919 da papa Benedetto XV nasce il Partito Popolare Italiano, fondato da don Luigi Sturzo. Politica colonialista italiana iniziata durante il governo De Pretis (1882) con l’acquisto della baia d’Assab in Eritrea. L’obbiettivo era di procedere verso l’entroterra per conquistare l’Etiopia. Gli Italiani avanzarono sino a Donegal nel 1887, occuparono Asmara seguendo il progetto Crispi ed instaurano un protettorato in Somalia. Stipulano il trattato d’Uccialli con l’Etiopia, considerato segno di ingerenza politica italiana dall’Etiopia e di rapporti pacifici dagli altri. Scoppia una guerra che termina con la sconfitta di Adua nel 1896. Politica internazionale Nel 1878 viene convocato il Congresso di Berlino per ridimensionare le pretese russe su territori dell’Impero Ottomano. Viene proclamata l’indipendenza della Serbia, della Romania e della Bulgaria. La Bosnia-Erzegovina è dichiarato un protettorato austriaco, che divenne ben presto un controllo vero e proprio. Triplice Intesa Gran Bretagna, Francia, Impero Russo. Triplice Alleanza Italia, Germania, Impero Austroungarico. Età Giolittiana Giolitti Giovanni Giolitti nel 1901 ministro dell’Interno del governo Zanardelli, nel 1903 presidente del Consiglio. In carica, con interruzioni fino al 1914. Durante il suo governo assistiamo a: • Aumento produzione industriale (siderurgica, elettrica e meccanica, nel settore tessile sviluppo industria del cotone) Triangolo industriale (Torino, Milano e Genova) • Crescita agricoltura e miglioramento tecniche produttive. • Nascita banche miste (investono capitali privati in industrie) • Sviluppo economico con politica protezionistica (tasse importazione) e commesse statali (appalti). Successi e sconfitte Questione libica Ripresa della politica coloniale, con obbiettivi: • Imperialismo, prestigio internazionale dell’Italia. • Interessi Industriali (es. Banco di Roma in Libia). • Opinione pubblica che credeva necessarie nuove terre per dar lavoro ai braccianti. Cambiamento di obbiettivo Etiopia Libia. 1. Nel Settembre 1911 l’Italia, accettando il governo francese in Tunisia e Marocco ha via libera per conquistare la Libia, dichiara guerra alla Turchia. 2. L’esercito italiano la Libia ma viene fermato da quello turco e da resistenze locali. 3. L’Italia manda la Marina ad attaccare la Turchia e conquista il dodecaneso (dodici isole nell’Egeo). 4. La Turchia spaventata firma nel 1912 il Trattato di Losanna nel quale cedono all’Italia il dominio della Libia. Dopo un primo periodo di repressione delle rivendicazioni operaie Giolitti si rese conto che le masse operaie erano un soggetto politico ineliminabile e, convinto che il compito dello stato fosse mantenere il più possibile l’ordine, varò delle riforme in loro favore: • Scioperi autorizzati, governo imparziale. • Tutela del lavoro femminile e minorile. • Ore massime di lavoro pari a dieci. • Assicurazione infortuni e pensione. • Tutela maternità. • Aumento salario degli operai. Tra le altre riforme che attuò si citano la statalizzazione delle ferrovie e la nazionalizzazione delle assicurazioni (INA) Il Sud SUFFRAGIO POLITICA DEMOCRATICA Riforme Partito socialista italiano diviso in riformista (Turati), prevedeva patti con il governo, e massimalista (Mussolini), rifiutava dialogo con i borghesi. Nel settembre del 1904 i massimalisti ottengono uno sciopero generale nazionale. Il Sud Italia versava in condizioni di arretratezza economica, e durante l’età giolittiana il divario con il nord crebbe. Giolitti, ad eccezione della costruzione dell’acquedotto pugliese non intervenne nel Mezzogiorno se non con leggi speciali. EMIGRAZIONE Conseguenze dell’emigrazione: diffidenza verso gli italiani (specialmente in Francia), ricchezza per le parti povere d’Italia grazie alle rimesse (denaro mandato dai migranti alla patria), spopolamento e abbandono di alcune aree. CATTOLICI ALLE URNE Durante la prima fase emigratoria (1876-1900): • dal Nord emigravano negli altri paesi d’Europa. • dal Sud emigravano nelle Americhe. Durante la seconda fase (in età giolittiana) la maggior parte dei migranti si dirigeva in paesi extra-europei. 9,5% 24% Per avere la meglio sui socialisti, Giolitti ha bisogno dell’appoggio dei cattolici. Ammorbidito il Non expedit di Pio IX nel 1904 i Cattolici si recarono alle urne, pur non potendo costituire un partito cattolico, e votarono i candidati liberali per poter sconfiggere i socialisti, che ritennero il nemico più pericoloso. Favorisce il clientelismo e la corruzione, e nei confronti degli operai attua una repressione, in maniera opposta a quanto operava a Nord. I lavoratori del Sud avevano salari bassi, per la scarsità di offerta di lavoro e sovrabbondanza della manodopera. La povertà spinge i cittadini ad emigrare. Stessa soluzione trova nel Nord la popolazione che dalle campagne si spostava in città, causandone il sovraffollamento. La Libia si rivela poco redditizia (uno scatolone di sabbia), priva di risorse (petrolio scoperto solo nel 1959) e traggono vantaggio economico solo le banche e l’industria militare. Nel 1927 l’Italia estese il proprio dominio non solo nella Libia costiera ma anche nella regione continentale-desertica. Questione elettorale Principale riforma democratica nel maggio 1912: Suffragio universale maschile Estensione del diritto di voto a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 30 anni. Se capaci di leggere e scrivere o avevano già adempiuto gli obblighi del servizio militare la soglia si abbassava a 21 anni. Suffragio universale solo nel 1946. Allargamento base elettorale da 3,3 a 8,6 milioni di elettori. Dopo la Rerum Novarum (1891) i Cattolici si erano impegnati nella società attraverso l’Opera dei Congressi, associazioni di carattere caritativo o culturale, i sindacati cattolici, le cooperative bianche, e soprattutto l’Azione Cattolica, che riuniva il laicato cattolico sotto la guida della Chiesa. Nel 1913 Giolitti stipulò con l’Unione elettorale cattolica, presieduta dal conte Filippo Gentiloni un accordo (Patto Gentiloni), perché in cambio del voto ai liberali essi avrebbero difeso la Chiesa e la morale cristiana. Grazie a questo patto Giolitti riuscì ad ottenere la maggioranza nelle elezioni del 1913. 1914: Epilogo La guerra in Libia aveva indebolito il governo di Giolitti che preferì dimettersi, sicuro che sarebbe presto stato – come successo altre volte – richiamato al potere. Il Re indicò come suo successore Antonio Salandra. Quest’ultimo intervenne con la forza per reprimere i disordini della settimana rossa (Marche e Romagna, 1914). Si ritornò al clima di tensione che aveva caratterizzato gli anni precedenti. Poco dopo scoppiò la Prima Guerra Mondiale, e l’Italia intervenne… Prima Guerra Mondiale Cause Svolgimento Cause politiche • Rivalità Francia-Germania e desiderio di rivincita (revanche) francese per la sconfitta della guerra 1870-81; • Secolare rivalità Austria-Russia per Balcani; • Malcontento nell’Impero Austro-Ungarico di Slavi e Italiani; • Crisi dell’Impero Ottomano; • Presenza di due schieramenti contrapposti (Triplice Alleanza VS Triplice Intesa). Cause economiche • Rivalità economica, colonialismo e espansionismo tedesco; • Necessità potenze industriali di espandere mercato e garantirsi le materie prime (necessario impero coloniale). Cause militari e culturali • Nazionalismo, affermazione propria su altre nazioni; • Tesi razziste e darwinismo; • Esaltazione della guerra («sola igiene del mondo») • Guerra per giovani motivo di cambiamento sociale. Casus belli Omicidio dell’erede al trono d’Austria arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie per mano del nazionalista serbo Gavrilo Princip (28/06/1914). 23 luglio Austria da ultimatum alla Serbia; 28 luglio 1914 dichiara guerra. Al fronte Vicende belliche 1915 favorevoli a Imperi centrali: tedeschi occupano zone industriali FR e zone estrattive Belgio, vincono la Russia e Serbia crolla (novembre 1915) con entrata Bulgaria. Nel 1916 i Tedeschi prepararono un’offensiva VS esercito francese che portò alla battaglia di Verdun, alleati anglo-francesi risposero con battaglia di Somme. Inizio della Guerra 28 luglio 1914 Prima fase Subito dopo la dichiarazione di guerra scattarono le alleanze: 29 luglio entra Russia alleata della Serbia; Germania VS RU (1 agosto) e FR (3 agosto), contro cui voleva una risoluzione rapida piano Schileffen: attacco passando per Belgio e Lussemburgo, paesi neutrali difesi da Gran Bretagna che entrò in guerra VS Germania e AU il 4 agosto. Italia no entra ancora. Esercito tedesco fermato dai Francesi alla Marna battaglia. Guerra di posizione Autunno 1914 i due eserciti si fronteggiarono nelle trincee tra mare del Nord e Svizzera, no attacchi frontali (artiglieria!) = guerra di movimento MA guerra di posizione. Su fronte orientale Tedeschi win RU a Tannenberg (25-30 agosto) e presso i Laghi Masuri (4-10 settembre). 31 ottobre Turchia entra in guerra alleata degli Imperi centrali. Italia in Guerra Interventisti e neutralisti Governo Salandra nell’agosto 1914 dichiara neutralità, sorgono: • Neutralisti: liberali di Giolitti (terre irredente austriache in cambio del non-intervento), socialisti e cattolici. • Interventisti: [di destra] irredentisti, futuristi, d’Annunzio e Papini, [di sinistra] socialisti che sostenevano dovere di schierarsi al fianco dei paesi democratici (Triplice Intesa). No accordo con Austria, il 26 aprile 1915 Sonnino sottoscrive Patto di Londra, in campo con Triplice Intesa, se vittoria: Trento, Trieste, sud Tirolo, Istria, Dalmazia, Valona, Dodecaneso, colonie tedesche. 3 Maggio Italia esce da Triplice Alleanza, 24 maggio dichiara guerra all’Austria e nell’agosto 1916 alla Germania. Il fronte italiano Gen. Luigi Cadorna severo con soldati, esercito stanziato lungo lo Stelvio fino all’Isonzo, con punto debole altopiano di Asiago. Sfruttato da esercito Austriaco nel giugno 1916 con la Strafexpedition. Fermati da esercito italiano e debolezza austriaca causa pressione russa. Liberazione Gorizia e spallate del Carso consolidano posizioni. Guerra di logoramento, trincee. 4 Giugno esercito russo riportò vittorie VS austriaci. GB attuava dall’inizio del conflitto un blocca navale VS Germania, che tentò di spezzarlo con sottomarini nella battaglia navale dello Jutland (31 maggio 1916). Agosto 1916 Imperi centrali si impadronirono della Romania, la Turchia era però in difficoltà. Novembre 1916 muore l’imperatore Francesco Giuseppe, gli successe Carlo I. La svolta del 1917 Guerra sottomarina tedesca danneggiò interessi economici USA che entrarono in guerra al fianco dell’Intesa (6 aprile 1917), dopo un intenso dibattito neutralisti (tra cui Wilson) VS interventisti. Nello stesso anno la Russia, attraversata dalla rivoluzione, uscì dalla guerra cedendo alla Germania, con la pace di Brest-Litovsk, la Polonia e i Paesi Baltici, oltre a riconoscere l’Ucraina. 1917 Caporetto Dopo la crisi della RU, l’AU e la Germania spostarono le proprie truppe sul fronte occidentale (e quindi italiano). Il 24 ottobre 1917 riuscirono a sfondare le linee italiane a Caporetto. Nominato nuovo governo, Orlando, Cadorna sostituito con Armando Diaz che preparò una linea di difesa lungo il Piave che fermò il 12 novembre l’avanzata austriaca. Fine della Guerra e trattati di Pace 1918: la fine della guerra AU e Germania non potevano sostenere economicamente la guerra per altro tempo: passarono all’offensiva. 1918 attacco tedesco fermato con la battaglia della Marna e di Amiens da truppe anglo-francesi. Austria perde a Vittorio Veneto (29 ottobre 1918) VS l’Italia, con cui firma a Villa Giusti un armistizio. Carlo I abdica e in AU proclamata la Repubblica. 30 ottobre resa turca, 9 novembre abdicazione dell’imperatore Guglielmo II di Germania, proclamata Repubblica. Armistizio di Rethondes, 11 novembre: fine prima guerra mondiale. Trattati di Pace 18 gennaio 1919 a Parigi Conferenza per la pace con Clemenceau (FR), Lloyd George (GB) Wilson (USA) e Orlando (IT) per discutere delle condizioni da imporre ai vincitori. FR voleva Germania indebolita, anche GB ma senza render troppo forte FR, IT voleva terre del Patto di Londra e USA esportare commercio con democrazia. Trattati di pace firmati tra il 1919 e il 1920 a Versailles: riconoscimento indipendenza Ungheria, Cecoslovacchia, Iugoslavia, Lituania ed Estonia; AU più piccola; Germania priva di colonie fu considerata colpevole del conflitto (danni di guerra), annullati Brest-Litovsk, separata dalla Prussia orientale (corridoio di Danzica); all’IT territori promessi ma non Dalmazia (principio di nazionalità), abbandona trattative indignata e perde colonie tedesche; creata Grande Armenia dalla Turchia ma invasa e smembrata da Turchi e Russi. Rivoluzione Russa Impero Russo L’URSS Arretratezza e sviluppo industriale Impero Russo nell’Ottocento roccaforte del conservatorismo politico-sociale. Multietnico, decine di popoli con lingue e tradizioni diverse. Arretratezza campagne: 90% in mano a potenti, contadini sottoposto a servitù della gleba dovevano cedere produzione ai ricchi proprietari. Frequenti rivolte, represse sovente nel sangue. Governo bolscevico Il Congresso approvò anzitutto il decreto sulla pace e quello sulla terra, abolendo la proprietà privata, per garantirsi l’appoggio popolare. Creato Consiglio dei Commissari del Popolo, presieduto da Lenin, che nazionalizzò le banche e consegnò le fabbriche ai contadini. Il 12 novembre 1917 si tennero le elezioni per la formazione dell’Assemblea Costituenti, che non furono però favorevoli per i Bolscevichi, che, durante la prima riunione il 18 gennnaio 1918, la sciolsero in nome della dittatura del proletariato contro la democrazia borghese, attirandosi la sfiducia delle masse. Zar Alessandro II, figlio di Nicola I, abolì servitù della gleba e terre lavorabili dal contadino dietro pagamento di un riscatto al padrone non sempre riuscivano a pagare, impoverimento popolazione. Terre vendute ai medi proprietari, i kulaki, a prezzi bassissimi. Bolscevismo Movimenti Occidente punto di riferimento? • Si – Occidentalisti • No – «Slvaofili», via nazionale allo sviluppo, progresso dai contadini: populismo socialrivoluzionari. Alcuni intellettuali si avvicinarono al marxismo < > al populismo: positivo sviluppo tecnico e no idealizzazione contadini; rivoluzione borghese democratico-liberale (populisti rivoluzione = comunità agricole); rivoluzione proletaria no contadina; coscienza rivoluzionaria è mezzo di lotta, non terrorismo. Socialisti russi fondarono POSDR, nel 1903 diviso in: Bolscevichi, «la maggioranza», guidati da Lenin, e Menscevichi, «la minoranza», guidati da Martov. Bolscevichi volevano abolizione proprietà privata e collettivizzazione terre, partito comunista. 1905 Le Tre Rivoluzioni Nel 1905 dopo guerra VS Giappone RU in crisi, malcontento, 9 gennaio manifestazione a Palazzo d’Inverno, San Pietroburgo, esercito fuoco su manifestanti, domenica di sangue. Reazioni in tutto il paese, nascono i moderati «cadetti», zar Nicola II promette libertà politiche: elezione Duma. Protesta coinvolse esercito: ammutinamento corazzata Potëmkin. In ottobre sciopero generale a San Pietroburgo e creazione primo soviet dei lavoratori retto da Trockij. Febbraio 1917 23 febbraio 1917 a Pietrogrado – San Pietroburgo post 1914 – insurrezione di massa (rivoluzione di febbraio) che l’esercito si rifiutò di reprimere, chiedeva distribuzione della terra e instaurazione della democrazia: Nicola II abdica in favore della Repubblica, retta da un governo provvisorio. Potere diviso tra quest’ultima e il soviet di Pietrogrado. Ottobre 1917 Arretratezza russa evidente nel commercio: esportava materie prime ed importava macchinari e prodotti industriali, dipendeva dall’Occidente. Nel 1870 riforma industriale con capitale straniero che aumentò la produzione del 400%! L’iniziativa statale non favorì la nascita della borghesia imprenditoriale. Lenin propose una soluzione nelle sue Tesi di aprile (4 aprile 1917): riteneva necessario dare ai soviet tutto il potere, uscire dalla guerra e ridistribuire le terre. Giugno 1917 Primo Congresso Panrusso dei Soviet, maggioranza menscevica sino al settembre in cui la maggioranza passò ai bolscevichi. Quest’ultimi decisero di rovesciare il governo provvisorio: il 24 ottobre 1917 le guardie rosse entrarono a Pietrogrado e il 25 ottobre conquistarono il Palazzo d’Inverno senza spargimenti di sangue, dichiarando aperto il Secondo Congresso panrusso dei Soviet. Importante provvedimento fu la firma dell’accordo di pace di Brest-Litovsk il 3 marzo 1918 in cui la Russia cedette ampi territori alla Germania e riconobbe l’indipendenza della Finlandia e dell’Ucraina. La Guerra Civile e il governo Lenin Nella primavera 1918 la Repubblica dei soviet si ritrovò a fronteggiare con la sua armata rossa, le potenze occidentali e contemporaneamente le armate bianche zariste. La guerra causò 3 milioni di morti, vinsero le armate rosse grazie all’appoggio dei contadini. Nel luglio 1918 fu approvata la prima Costituzione sovietica e nel dicembre 1922, dall’annessione di altri territori nacque l’URSS. Le pessime condizioni economiche e la necessità di un rapido approvvigionamento portò Lenin ad attuare il comunismo di guerra: la nazionalizzazione delle terre e dei loro prodotti, di cui le armate rosse facevano razzia. Questa politica accentuò la crisi economica che poté risolversi solo nel marzo 1921 quando nel X Congresso del Partito comunista venne approvata la Nuova Politica Economica (NEP), che prevedeva: cessazione del comunismo di guerra, permesso dei contadini di coltivare la terra per le proprie necessità e, consegnata una parte allo Stato, di vendere le eccedenze; la legalizzazione del commercio spicciolo e il controllo statale solo delle fabbriche più grandi. Altro provvedimento preso durante il X Congresso fu la proibizione del frazionismo (correnti interne al partito), il centralismo democratico, accentuando il totalitarismo. Stalin Alla morte di Lenin (gennaio 1924) fu posto il problema di chi gli sarebbe succeduto: • Trockij, che voleva rivedere la gestione del partito (no centralismo democratico), la NEP, ed esportare la rivoluzione socialista in Occidente; • Stalin, intenzionato a proseguire l’opera di Lenin e a mantenere il socialismo in un solo paese, VS Occidente. Prevalse il secondo che divenne segretario generale del Partito, ebbe dalla sua parte la burocrazia sovietica (nomenklatura) e una miglior gestione organizzativa. Il governo Stalin previse una riforma economica: avviò l’industrializzazione forzata del paese, condotta tramite piani quinquennali. Il primo prevedeva la produzione di materie prime che sarebbero state usate per costruire macchinari e il miglioramento delle vie di comunicazione. La NEP fu interrotta, le terre dei kulaki confiscati ed i contadini costretti al lavoro in unità produttive collettive: kolchozy (terre collettivizzate) e sovchozy (nazionalizzate). La Russia visse anche la grande carestia. Durissima la repressione contro gli oppositori, uccisi nelle purghe o confinati nei gulag, lager sovietici. Fascismo Il dopoguerra in Italia La questione di Fiume Dopo la I guerra mondiale, alla conferenza di pace di Versailles la delegazione italiana di Sonnino e Orlando non riuscì a far rispettare il Patto di Londra e la Dalmazia, per il principio di nazionalità sostenuto da Wilson (USA), fu data alla Iugoslavia. Stesso criterio non fu applicato per la città di Fiume. Un gruppo di italiani, guidati da D’Annunzio, il 12 settembre 1919 decise di invaderla, non incontrando opposizione se non quella del governo italiano guidato da Nitti, ma senza conseguenze. Tornò al potere Giolitti che il 12 novembre firmò il Trattato di Rapallo con cui cedette la Dalmazia in cambio dell’Istria e Fiume fu dichiarata città libera, risolvendo la questione. Situazione socioeconomica L’Italia subì pesanti conseguenze dalla Guerra: un milione di uomini tra caduti e invalidi; il debito pubblico alto e la lira svalutata. La promessa di terra ai contadini rimase disattesa e l’agricoltura di sussistenza impossibile. Anche gli operai affrontarono difficoltà: le fabbriche subirono la riconversione della produzione da bellica a civile, le condizioni di lavoro pessime. Sorsero i primi sindacati CGL e CIL, e si indissero scioperi. Nel 1920 vennero occupate per protesta le fabbriche sotto la guida dei sindacalisti socialisti (della FIOM). Nel giugno 1920 fu ancora una volta Giolitti a risolvere la situazione: aumentando i salari e promettendo un maggior controllo delle aziende. Al settembre 1910 le fabbriche furono sgomberate. I movimenti politici Il 28 gennaio 1919 un sacerdote siciliano, don Sturzo, fondò il Partito Popolare Italiano (PPI) sviluppando un’idea politica chiamata popolarismo ispirata alla dottrina sociale della Chiesa. Pur inizialmente osteggiata dal Vaticano, riuscì ad affermarsi nel panorama politico italiano. Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò a Milano il movimento dei Fasci di combattimento, di ispirazione socialista ma con manifestazioni violente e aggressive. Nel novembre 1919 si tennero in Italia le elezioni con il sistema proporzionale (più democratico, voluto da socialisti e popolari) videro la vittoria del partito socialista, seguito dal PPI e dai liberali. I fascisti non ottennero neanche un seggio. Nonostante le vittorie politiche il socialismo era molto diviso al proprio interno, si distinguevano infatti: • I massimalisti, di Serrati, che volevano una rivoluzione sul modello russo, • I riformisti, guidati da Turati che pensavano ad una collaborazione con il governo borghese, pur in minoranza erano i più vicini alla CGL e alle amministrazioni comunali; • I comunisti, di Bordiga, che si aggiunsero ai primi due durante il Congresso di Livorno nel gennaio 1921. Di idee massimaliste non ritenevano, in accordo con le indicazioni di Lenin, possibile rimanere uniti con i riformisti e si distaccarono dal gruppo fondando il Partito Comunista d’Italia, con presidente Bordiga e segretario Gramsci. L’Italia fascista La presa del potere I contadini, per rivendicare i loro diritti, si erano riuniti in associazioni rurali. Alla fine del 1920 a Bologna quando il neoeletto sindaco socialista si affacciò verso la folla partirono colpi di pistola che causarono una reazione violenta dei socialisti ed alcuni morti. Dopo questi eventi il movimento fascista accantonò la sua ideologia filosocialista e fondò delle squadre d’azione per intimidire i socialisti, con la connivenza delle forze dell’ordine e della classe dirigente. Quando nel 1921 Giolitti indisse nuove elezioni permise la composizione di liste comuni (blocchi nazionali) in cui confluirono in funzione antisocialista sia i liberali che i fascisti che così ottennero 35 seggi in Parlamento. Mussolini decise di trasformare il movimento nel Partito Nazionale Fascista (PNF). Intenzionato a governare modificò il suo programma: si disse favorevole alla monarchia e liberista. Passò all’azione il 24 ottobre 1922 quando radunò migliaia di camicie nere organizzando la marcia su Roma. Facta, capo del governo, chiese al Re di proclamare lo stato d’assedio per far intervenire l’esercito, ma Vittorio Emanuele III diede invece a Mussolini l’incarico di governo (30 ottobre 1922). Il governo fascista Tra il 1922 e il 1924 Mussolini guidò un governo di coalizione, costituito da fascisti, liberali, popolari (con don Sturzo contrario) e altre componenti, godendo di ampi consensi nonostante i suoi soli 35 seggi. In questo periodo furono riforme particolarmente importanti: • quella della scuola, realizzata il 27 aprile 1923, sotto la responsabilità del ministro dell’istruzione Giovanni Gentile; • quella elettorale realizzata con la legge Acerbo del 14 novembre 1923 che introdusse un meccanismo elettorale fortemente maggioritario. Alle elezioni del 1924 i fascisti presentarono un listone con la maggioranza dei liberali e ottennero più del 65% dei voti. Particolarmente dura fu la repressione contro gli oppositori, aggrediti violentemente o uccisi. Il caso del deputato Giacomo Matteotti, rapito e ucciso dagli squadristi il 10 giugno 1924 dopo aver denunciato in un discorso pubblico del 30 maggio le violenze e i brogli fascisti, scosse l’opinione pubblica. I parlamentari si rifiutarono di riprendere i lavori (secessione dell’Aventino) sperando in un intervento del re, ma Mussolini annunciò una repressione: l’inizio della dittatura fascista. La dittatura Dal 1925 una serie di leggi, dette fascistissime, realizzate su ispirazione del giurista Alfredo Rocco configurarono il fascismo come una dittatura: ampi poteri al capo del governo, podestà nominati anziché sindaci eletti, polizia segreta (OVRA) e tribunali speciali. Si svolse anche un ampio lavoro di raccolta del consenso: vennero fondate l’Opera Nazionale Dopolavoro, il CONI, l’ONB e posti continui riferimenti alla Roma Imperiale. L’11 febbraio 1929 vennero firmati i Patti lateranensi tra Stato e Santa Sede che prevedevano: un trattato internazionale di mutuo riconoscimento della sovranità, una convenzione finanziaria e un concordato (religione cattolica di stato). Politica economica in tre fasi: prima liberale, poi protezionistica (autarchia) poi conseguente al crollo di Wall Street. Battaglia del grano: autosufficienza alimentare del paese, bonifica. Interventi statali in campo economico a sostegno delle industrie (IMI, IRI). Mussolini voleva dare all’Italia un Impero coloniale: il 3 ottobre 1935 invase l’Etiopia, il 5 maggio 1936 conquistò Addis Abeba. La Società delle Nazioni sanzionò l’Italia vietandogli l’importazione di materiale bellico. Nell’estate del 1936 il neonato impero italiano d’Africa (AOI) fu riconosciuto e le sanzioni sospese. La Germania, che aveva appoggiato la colonizzazione italiana, strinse un patto con il governo fascista: asse Roma-Berlino dell’ottobre 1936. Nel settembre 1938, come conseguenza del patto, furono emanate le leggi razziali contro gli Ebrei.