Il Novecento (Società di Massa – Fascismo, per la III prova)

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Realizzato da Paolo Franchi 5°BC A.S. 2015/2016. AMDG
STORIA CONTEMPORANEA
DAL PRIMO NOVECENTO AL FASCISMO
RIPASSO PER LA III PROVA
© GSCATULLO
Primo Novecento
La Società di Massa
Verso la guerra…
Come la nostra società, nella quale la diffusione dei prodotti è
appunto di massa. Presente il fenomeno del pieno (città piene
di gente, case piene di inquilini, treni pieni di viaggiatori, ecc.).
Nella seconda metà dell’Ottocento si diffonde in Europa il
nazionalismo, contrapponendosi al principio di nazionalità. Si
configura come una pretesa di superiorità culturale, che vuole
le nazioni rivali tra loro, in un conflitto necessario perché
prevalga la più forte.
L’individuo scompare rispetto al gruppo.
<Questo
II° rivoluzione
industriale
sistema si afferma dopo
1870-1945
la seconda rivoluzione industriale.
• Scoperte scientifiche sia di singoli che collettive.
• Fonti di energia: petrolio ed elettricità.
• Organizzazione industriale in tutti i settori
• Scompaiono le piccole aziende in favore di
monopoli e oligopoli.
• Fabbrica = Macchina ( catena di montaggio)
• Sett. Secondario è il principale settore industriale,
il sett. Terziario si diffonde.
• Il tailorismo studia i sistemi di produzioni per
renderli più efficenti.
Imperialismo (1870-1918) evoluzione del colonialismo, è
l’etica adottata dalle nazioni per affermare militarmente la
propria superiorità sulle altre e conquistare nuovi territori.
 È causato da ragioni anzitutto economiche, come
l’industrializzazione, e dalla necessità di risorse ed
investire i ricavi. Influenza la politica interna.
Si diffonde il razzismo supportato dalla comunità scientifica.
Con esso anche l’antisemitismo, alcuni esempi:
• gli Ebrei vengono accusati ingiustamente di essere gli autori
dei Protocolli dei Savi di Sion (Russia, 1905), consistenti in
un progetto segreto ebraico per l’annientamento del
I problemi causati dalla seconda rivoluzione industriale
cristianesimo e la conquista mondiale. Sono in realtà un
vengono affrontati nella così detta:
falso storico, voluto dalla polizia segreta russa.
Questione Sociale
• l’Affaire Dreyfus, consistente nell’accusa ingiusta ai danni
Conservatori. Temono cambiamenti sociali.
dell’omonimo capitano di spionaggio.
Nasce il sionismo, che proponeva il ritorno degli ebrei in
Liberali. Libertà economica, libera
Posizioni
Giudea. Qui si fa esperienza dei kibutz (comunità autogestite)
concorrenza, no interventi statali.
Socialisti. Società giusta < lotta di classe.
SOCIALISMO
Cattolici. Condanna socialismo e libero
mercato, propone collaborazione pacifica
tra imprenditori ed operai.
In Europa si formano sul finire dell’Ottocento i partiti socialisti:
• SPD - Germania (1875)
• PSF (solo nel 1905, prima in più tronconi) – Francia
• PSI – Italia (Genova, 1892 come Partito dei Lavoratori
Italiani, poi 1895 Partito Socialista Italiano)
In Gran Bretagna le Trade Unions (i sindacati) fondano nel 1906
un partito non socialista per i lavoratori: Partito Laburista.
CHIESA CATTOLICA
Le associazioni di ispirazione socialista hanno come riferimento
la seconda internazionale socialista, una federazione di partiti
nazionali di ispirazione marxista (revisionista o ortodossa)
Risultati: 8 ore di lavoro, Festa lavoratori.
Là dove Pio IX ricercava gli errori nella società industriale, papa
Leone XIII (pontificato 1878-1903) propone una dottrina sociale
coerente con il Vangelo, e nella Rerum Novarum (1891):
• Denuncia gli eccessi del capitalismo
• Condanna le teorie socialiste (contro la proprietà privata)
• Invito allo Stato a intervenire
• Condanna della lotta di classe, proposta di collaborazione
tra dirigenti e operai.
Viene iniziata la corrente politica della democrazia cristiana da
don Romolo Murri, che propone il superamento del non expedit
e la costituzione di un partito politico cattolico.
Leone XIII approva l’espressione democrazia cristiana, Pio X
attenua il non expedit, abrogato nel 1919 da papa Benedetto XV
 nasce il Partito Popolare Italiano, fondato da don Luigi Sturzo.
Politica colonialista italiana iniziata durante il governo De
Pretis (1882) con l’acquisto della baia d’Assab in Eritrea.
L’obbiettivo era di procedere verso l’entroterra per
conquistare l’Etiopia. Gli Italiani avanzarono sino a Donegal
nel 1887, occuparono Asmara seguendo il progetto Crispi
ed instaurano un protettorato in Somalia. Stipulano il
trattato d’Uccialli con l’Etiopia, considerato segno di
ingerenza politica italiana dall’Etiopia e di rapporti pacifici
dagli altri. Scoppia una guerra che termina con la sconfitta
di Adua nel 1896.
Politica internazionale
Nel 1878 viene convocato il Congresso di Berlino per
ridimensionare le pretese russe su territori dell’Impero
Ottomano.
Viene proclamata l’indipendenza della Serbia, della
Romania e della Bulgaria. La Bosnia-Erzegovina è
dichiarato un protettorato austriaco, che divenne ben
presto un controllo vero e proprio.
Triplice Intesa
Gran Bretagna, Francia,
Impero Russo.
Triplice Alleanza
Italia, Germania,
Impero Austroungarico.
Età Giolittiana
Giolitti
Giovanni Giolitti nel 1901 ministro dell’Interno del governo
Zanardelli, nel 1903 presidente del Consiglio. In carica, con
interruzioni fino al 1914. Durante il suo governo assistiamo a:
• Aumento produzione industriale (siderurgica, elettrica e
meccanica, nel settore tessile sviluppo industria del cotone)
 Triangolo industriale (Torino, Milano e Genova)
• Crescita agricoltura e miglioramento tecniche produttive.
• Nascita banche miste (investono capitali privati in industrie)
• Sviluppo economico con politica protezionistica (tasse
importazione) e commesse statali (appalti).
Successi e sconfitte
Questione libica
Ripresa della politica coloniale, con obbiettivi:
• Imperialismo, prestigio internazionale dell’Italia.
• Interessi Industriali (es. Banco di Roma in Libia).
• Opinione pubblica che credeva necessarie nuove terre
per dar lavoro ai braccianti.
Cambiamento di obbiettivo Etiopia  Libia.
1. Nel Settembre 1911 l’Italia, accettando il governo
francese in Tunisia e Marocco ha via libera per
conquistare la Libia, dichiara guerra alla Turchia.
2. L’esercito italiano la Libia ma viene fermato da quello
turco e da resistenze locali.
3. L’Italia manda la Marina ad attaccare la Turchia e
conquista il dodecaneso (dodici isole nell’Egeo).
4. La Turchia spaventata firma nel 1912 il Trattato di
Losanna nel quale cedono all’Italia il dominio della Libia.
Dopo un primo periodo di repressione delle rivendicazioni
operaie Giolitti si rese conto che le masse operaie erano un
soggetto politico ineliminabile e, convinto che il compito
dello stato fosse mantenere il più possibile l’ordine, varò
delle riforme in loro favore:
• Scioperi autorizzati, governo imparziale.
• Tutela del lavoro femminile e minorile.
• Ore massime di lavoro pari a dieci.
• Assicurazione infortuni e pensione.
• Tutela maternità.
• Aumento salario degli operai.
Tra le altre riforme che attuò si citano la statalizzazione delle
ferrovie e la nazionalizzazione delle assicurazioni (INA)
Il Sud
SUFFRAGIO
POLITICA DEMOCRATICA
Riforme
Partito socialista italiano diviso in riformista (Turati),
prevedeva patti con il governo, e massimalista (Mussolini),
rifiutava dialogo con i borghesi. Nel settembre del 1904 i
massimalisti ottengono uno sciopero generale nazionale.
Il Sud Italia versava in condizioni di arretratezza economica, e
durante l’età giolittiana il divario con il nord crebbe. Giolitti, ad
eccezione della costruzione dell’acquedotto pugliese non
intervenne nel Mezzogiorno se non con leggi speciali.
EMIGRAZIONE
Conseguenze dell’emigrazione: diffidenza verso gli italiani
(specialmente in Francia), ricchezza per le parti povere d’Italia
grazie alle rimesse (denaro mandato dai migranti alla patria),
spopolamento e abbandono di alcune aree.
CATTOLICI ALLE URNE
Durante la prima fase emigratoria (1876-1900):
• dal Nord emigravano negli altri paesi d’Europa.
• dal Sud emigravano nelle Americhe.
Durante la seconda fase (in età giolittiana) la maggior parte dei
migranti si dirigeva in paesi extra-europei.
9,5%
24%
Per avere la meglio sui socialisti, Giolitti ha bisogno
dell’appoggio dei cattolici. Ammorbidito il Non expedit di Pio
IX nel 1904 i Cattolici si recarono alle urne, pur non potendo
costituire un partito cattolico, e votarono i candidati liberali
per poter sconfiggere i socialisti, che ritennero il nemico più
pericoloso.
Favorisce il clientelismo e la corruzione, e nei confronti degli
operai attua una repressione, in maniera opposta a quanto
operava a Nord.
I lavoratori del Sud avevano salari bassi, per la scarsità di
offerta di lavoro e sovrabbondanza della manodopera.
 La povertà spinge i cittadini ad emigrare.
Stessa soluzione trova nel Nord la popolazione che dalle
campagne si spostava in città, causandone il sovraffollamento.
La Libia si rivela poco redditizia (uno scatolone di sabbia),
priva di risorse (petrolio scoperto solo nel 1959) e traggono
vantaggio economico solo le banche e l’industria militare. Nel
1927 l’Italia estese il proprio dominio non solo nella Libia
costiera ma anche nella regione continentale-desertica.
Questione elettorale
Principale riforma democratica nel maggio 1912:
Suffragio universale maschile
Estensione del diritto di voto a tutti i cittadini maschi che
avessero compiuto 30 anni. Se capaci di leggere e scrivere o
avevano già adempiuto gli obblighi del servizio militare la soglia
si abbassava a 21 anni. Suffragio universale solo nel 1946.
Allargamento base elettorale da 3,3

a 8,6 milioni di elettori.
Dopo la Rerum Novarum (1891) i Cattolici si erano impegnati
nella società attraverso l’Opera dei Congressi, associazioni di
carattere caritativo o culturale, i sindacati cattolici, le
cooperative bianche, e soprattutto l’Azione Cattolica, che
riuniva il laicato cattolico sotto la guida della Chiesa.
Nel 1913 Giolitti stipulò con l’Unione elettorale cattolica,
presieduta dal conte Filippo Gentiloni un accordo (Patto
Gentiloni), perché in cambio del voto ai liberali essi
avrebbero difeso la Chiesa e la morale cristiana. Grazie a
questo patto Giolitti riuscì ad ottenere la maggioranza nelle
elezioni del 1913.
1914: Epilogo
La guerra in Libia aveva indebolito il governo di Giolitti che
preferì dimettersi, sicuro che sarebbe presto stato – come
successo altre volte – richiamato al potere. Il Re indicò come
suo successore Antonio Salandra. Quest’ultimo intervenne
con la forza per reprimere i disordini della settimana rossa
(Marche e Romagna, 1914). Si ritornò al clima di tensione che
aveva caratterizzato gli anni precedenti. Poco dopo scoppiò la
Prima Guerra Mondiale, e l’Italia intervenne…
Prima Guerra Mondiale
Cause
Svolgimento
Cause politiche
• Rivalità Francia-Germania e desiderio di rivincita (revanche)
francese per la sconfitta della guerra 1870-81;
• Secolare rivalità Austria-Russia per Balcani;
• Malcontento nell’Impero Austro-Ungarico di Slavi e Italiani;
• Crisi dell’Impero Ottomano;
• Presenza di due schieramenti contrapposti (Triplice Alleanza
VS Triplice Intesa).
Cause economiche
• Rivalità economica, colonialismo e espansionismo tedesco;
• Necessità potenze industriali di espandere mercato e
garantirsi le materie prime (necessario impero coloniale).
Cause militari e culturali
• Nazionalismo, affermazione propria su altre nazioni;
• Tesi razziste e darwinismo;
• Esaltazione della guerra («sola igiene del mondo»)
• Guerra per giovani motivo di cambiamento sociale.
Casus belli
Omicidio dell’erede al trono d’Austria arciduca Francesco
Ferdinando e sua moglie per mano del nazionalista serbo
Gavrilo Princip (28/06/1914). 23 luglio Austria da ultimatum alla
Serbia; 28 luglio 1914 dichiara guerra.
Al fronte
Vicende belliche 1915 favorevoli a Imperi centrali: tedeschi
occupano zone industriali FR e zone estrattive Belgio, vincono la
Russia e Serbia crolla (novembre 1915) con entrata Bulgaria.
Nel 1916 i Tedeschi prepararono un’offensiva VS esercito
francese che portò alla battaglia di Verdun, alleati anglo-francesi
risposero con battaglia di Somme.
Inizio della Guerra
28 luglio 1914
Prima fase
Subito dopo la dichiarazione di guerra scattarono le alleanze:
29 luglio entra Russia alleata della Serbia; Germania VS RU (1
agosto) e FR (3 agosto), contro cui voleva una risoluzione rapida
piano Schileffen: attacco passando per Belgio e Lussemburgo,
paesi neutrali  difesi da Gran Bretagna che entrò in guerra VS
Germania e AU il 4 agosto. Italia no entra ancora. Esercito
tedesco fermato dai Francesi alla Marna  battaglia.
Guerra di posizione
Autunno 1914 i due eserciti si fronteggiarono nelle trincee tra
mare del Nord e Svizzera, no attacchi frontali (artiglieria!) =
guerra di movimento MA guerra di posizione.
Su fronte orientale Tedeschi win RU a Tannenberg (25-30
agosto) e presso i Laghi Masuri (4-10 settembre). 31 ottobre
Turchia entra in guerra alleata degli Imperi centrali.
Italia in Guerra
Interventisti e neutralisti
Governo Salandra nell’agosto 1914 dichiara neutralità, sorgono:
• Neutralisti: liberali di Giolitti (terre irredente austriache in
cambio del non-intervento), socialisti e cattolici.
• Interventisti: [di destra] irredentisti, futuristi, d’Annunzio e
Papini, [di sinistra] socialisti che sostenevano dovere di
schierarsi al fianco dei paesi democratici (Triplice Intesa).
No accordo con Austria, il 26 aprile 1915 Sonnino sottoscrive
Patto di Londra, in campo con Triplice Intesa, se vittoria: Trento,
Trieste, sud Tirolo, Istria, Dalmazia, Valona, Dodecaneso, colonie
tedesche. 3 Maggio Italia esce da Triplice Alleanza, 24 maggio
dichiara guerra all’Austria e nell’agosto 1916 alla Germania.
Il fronte italiano
Gen. Luigi Cadorna severo con soldati, esercito stanziato lungo
lo Stelvio fino all’Isonzo, con punto debole altopiano di Asiago.
Sfruttato da esercito Austriaco nel giugno 1916 con la
Strafexpedition. Fermati da esercito italiano e debolezza
austriaca causa pressione russa. Liberazione Gorizia e spallate
del Carso consolidano posizioni. Guerra di logoramento, trincee.
4 Giugno esercito russo riportò vittorie VS austriaci. GB attuava
dall’inizio del conflitto un blocca navale VS Germania, che tentò
di spezzarlo con sottomarini nella battaglia navale dello Jutland
(31 maggio 1916). Agosto 1916 Imperi centrali si impadronirono
della Romania, la Turchia era però in difficoltà. Novembre 1916
muore l’imperatore Francesco Giuseppe, gli successe Carlo I.
La svolta del 1917
Guerra sottomarina tedesca danneggiò interessi economici USA
che entrarono in guerra al fianco dell’Intesa (6 aprile 1917),
dopo un intenso dibattito neutralisti (tra cui Wilson) VS
interventisti. Nello stesso anno la Russia, attraversata dalla
rivoluzione, uscì dalla guerra cedendo alla Germania, con la pace
di Brest-Litovsk, la Polonia e i Paesi Baltici, oltre a riconoscere
l’Ucraina.
1917
Caporetto
Dopo la crisi della RU, l’AU e la Germania spostarono le proprie
truppe sul fronte occidentale (e quindi italiano). Il 24 ottobre
1917 riuscirono a sfondare le linee italiane a Caporetto.
Nominato nuovo governo, Orlando, Cadorna sostituito con
Armando Diaz che preparò una linea di difesa lungo il Piave che
fermò il 12 novembre l’avanzata austriaca.
Fine della Guerra e trattati di Pace
1918: la fine della guerra
AU e Germania non potevano sostenere economicamente la
guerra per altro tempo: passarono all’offensiva. 1918 attacco
tedesco fermato con la battaglia della Marna e di Amiens da
truppe anglo-francesi. Austria perde a Vittorio Veneto (29
ottobre 1918) VS l’Italia, con cui firma a Villa Giusti un
armistizio. Carlo I abdica e in AU proclamata la Repubblica. 30
ottobre resa turca, 9 novembre abdicazione dell’imperatore
Guglielmo II di Germania, proclamata Repubblica. Armistizio di
Rethondes, 11 novembre: fine prima guerra mondiale.
Trattati di Pace
18 gennaio 1919 a Parigi Conferenza per la pace con
Clemenceau (FR), Lloyd George (GB) Wilson (USA) e Orlando (IT)
per discutere delle condizioni da imporre ai vincitori. FR voleva
Germania indebolita, anche GB ma senza render troppo forte
FR, IT voleva terre del Patto di Londra e USA esportare
commercio con democrazia.
Trattati di pace firmati tra il 1919 e il 1920 a Versailles:
riconoscimento indipendenza Ungheria, Cecoslovacchia,
Iugoslavia, Lituania ed Estonia; AU più piccola; Germania priva di
colonie fu considerata colpevole del conflitto (danni di guerra),
annullati Brest-Litovsk, separata dalla Prussia orientale
(corridoio di Danzica); all’IT territori promessi ma non Dalmazia
(principio di nazionalità), abbandona trattative indignata e
perde colonie tedesche; creata Grande Armenia dalla Turchia
ma invasa e smembrata da Turchi e Russi.
Rivoluzione Russa
Impero Russo
L’URSS
Arretratezza e sviluppo industriale
Impero Russo nell’Ottocento roccaforte del conservatorismo
politico-sociale. Multietnico, decine di popoli con lingue e
tradizioni diverse. Arretratezza campagne: 90% in mano a
potenti, contadini sottoposto a servitù della gleba dovevano
cedere produzione ai ricchi proprietari. Frequenti rivolte,
represse sovente nel sangue.
Governo bolscevico
Il Congresso approvò anzitutto il decreto sulla pace e quello
sulla terra, abolendo la proprietà privata, per garantirsi
l’appoggio popolare. Creato Consiglio dei Commissari del
Popolo, presieduto da Lenin, che nazionalizzò le banche e
consegnò le fabbriche ai contadini. Il 12 novembre 1917 si
tennero le elezioni per la formazione dell’Assemblea
Costituenti, che non furono però favorevoli per i Bolscevichi,
che, durante la prima riunione il 18 gennnaio 1918, la sciolsero
in nome della dittatura del proletariato contro la democrazia
borghese, attirandosi la sfiducia delle masse.
Zar Alessandro II, figlio di Nicola I, abolì servitù della gleba e
terre lavorabili dal contadino dietro pagamento di un riscatto al
padrone  non sempre riuscivano a pagare, impoverimento
popolazione. Terre vendute ai medi proprietari, i kulaki, a prezzi
bassissimi.
Bolscevismo
Movimenti
Occidente punto di riferimento?
• Si – Occidentalisti
• No – «Slvaofili», via nazionale allo sviluppo, progresso dai
contadini: populismo  socialrivoluzionari.
Alcuni intellettuali si avvicinarono al marxismo < > al populismo:
positivo sviluppo tecnico e no idealizzazione contadini;
rivoluzione borghese democratico-liberale (populisti rivoluzione
= comunità agricole); rivoluzione proletaria no contadina;
coscienza rivoluzionaria è mezzo di lotta, non terrorismo.
Socialisti russi fondarono POSDR, nel 1903 diviso in: Bolscevichi,
«la maggioranza», guidati da Lenin, e Menscevichi, «la
minoranza», guidati da Martov. Bolscevichi volevano abolizione
proprietà privata e collettivizzazione terre,  partito comunista.
1905
Le Tre Rivoluzioni
Nel 1905 dopo guerra VS Giappone RU in crisi, malcontento, 9
gennaio manifestazione a Palazzo d’Inverno, San Pietroburgo,
esercito fuoco su manifestanti, domenica di sangue. Reazioni in
tutto il paese, nascono i moderati «cadetti», zar Nicola II
promette libertà politiche: elezione Duma. Protesta coinvolse
esercito: ammutinamento corazzata Potëmkin. In ottobre
sciopero generale a San Pietroburgo e creazione primo soviet
dei lavoratori retto da Trockij.
Febbraio 1917
23 febbraio 1917 a Pietrogrado – San Pietroburgo post 1914 –
insurrezione di massa (rivoluzione di febbraio) che l’esercito si
rifiutò di reprimere, chiedeva distribuzione della terra e
instaurazione della democrazia: Nicola II abdica in favore della
Repubblica, retta da un governo provvisorio. Potere diviso tra
quest’ultima e il soviet di Pietrogrado.
Ottobre 1917
Arretratezza russa evidente nel commercio: esportava materie
prime ed importava macchinari e prodotti industriali, dipendeva
dall’Occidente. Nel 1870 riforma industriale con capitale
straniero che aumentò la produzione del 400%! L’iniziativa
statale non favorì la nascita della borghesia imprenditoriale.
Lenin propose una soluzione nelle sue Tesi di aprile (4 aprile
1917): riteneva necessario dare ai soviet tutto il potere, uscire
dalla guerra e ridistribuire le terre. Giugno 1917 Primo
Congresso Panrusso dei Soviet, maggioranza menscevica sino al
settembre in cui la maggioranza passò ai bolscevichi.
Quest’ultimi decisero di rovesciare il governo provvisorio: il 24
ottobre 1917 le guardie rosse entrarono a Pietrogrado e il 25
ottobre conquistarono il Palazzo d’Inverno senza spargimenti di
sangue, dichiarando aperto il Secondo Congresso panrusso dei
Soviet.
Importante provvedimento fu la firma dell’accordo di pace di
Brest-Litovsk il 3 marzo 1918 in cui la Russia cedette ampi
territori alla Germania e riconobbe l’indipendenza della
Finlandia e dell’Ucraina.
La Guerra Civile e il governo Lenin
Nella primavera 1918 la Repubblica dei soviet si ritrovò a
fronteggiare con la sua armata rossa, le potenze occidentali e
contemporaneamente le armate bianche zariste. La guerra
causò 3 milioni di morti, vinsero le armate rosse grazie
all’appoggio dei contadini. Nel luglio 1918 fu approvata la prima
Costituzione sovietica e nel dicembre 1922, dall’annessione di
altri territori nacque l’URSS.
Le pessime condizioni economiche e la necessità di un rapido
approvvigionamento portò Lenin ad attuare il comunismo di
guerra: la nazionalizzazione delle terre e dei loro prodotti, di cui
le armate rosse facevano razzia. Questa politica accentuò la crisi
economica che poté risolversi solo nel marzo 1921 quando nel X
Congresso del Partito comunista venne approvata la Nuova
Politica Economica (NEP), che prevedeva: cessazione del
comunismo di guerra, permesso dei contadini di coltivare la
terra per le proprie necessità e, consegnata una parte allo Stato,
di vendere le eccedenze; la legalizzazione del commercio
spicciolo e il controllo statale solo delle fabbriche più grandi.
Altro provvedimento preso durante il X Congresso fu la
proibizione del frazionismo (correnti interne al partito), il
centralismo democratico, accentuando il totalitarismo.
Stalin
Alla morte di Lenin (gennaio 1924) fu posto il problema di chi gli
sarebbe succeduto:
• Trockij, che voleva rivedere la gestione del partito (no
centralismo democratico), la NEP, ed esportare la
rivoluzione socialista in Occidente;
• Stalin, intenzionato a proseguire l’opera di Lenin e a
mantenere il socialismo in un solo paese, VS Occidente.
Prevalse il secondo che divenne segretario generale del Partito,
ebbe dalla sua parte la burocrazia sovietica (nomenklatura) e
una miglior gestione organizzativa.
Il governo Stalin previse una riforma economica: avviò
l’industrializzazione forzata del paese, condotta tramite piani
quinquennali. Il primo prevedeva la produzione di materie
prime che sarebbero state usate per costruire macchinari e il
miglioramento delle vie di comunicazione. La NEP fu interrotta,
le terre dei kulaki confiscati ed i contadini costretti al lavoro in
unità produttive collettive: kolchozy (terre collettivizzate) e
sovchozy (nazionalizzate). La Russia visse anche la grande
carestia. Durissima la repressione contro gli oppositori, uccisi
nelle purghe o confinati nei gulag, lager sovietici.
Fascismo
Il dopoguerra in Italia
La questione di Fiume
Dopo la I guerra mondiale, alla conferenza di pace di Versailles
la delegazione italiana di Sonnino e Orlando non riuscì a far
rispettare il Patto di Londra e la Dalmazia, per il principio di
nazionalità sostenuto da Wilson (USA), fu data alla Iugoslavia.
Stesso criterio non fu applicato per la città di Fiume. Un gruppo
di italiani, guidati da D’Annunzio, il 12 settembre 1919 decise di
invaderla, non incontrando opposizione se non quella del
governo italiano guidato da Nitti, ma senza conseguenze. Tornò
al potere Giolitti che il 12 novembre firmò il Trattato di Rapallo
con cui cedette la Dalmazia in cambio dell’Istria e Fiume fu
dichiarata città libera, risolvendo la questione.
Situazione socioeconomica
L’Italia subì pesanti conseguenze dalla Guerra: un milione di
uomini tra caduti e invalidi; il debito pubblico alto e la lira
svalutata. La promessa di terra ai contadini rimase disattesa e
l’agricoltura di sussistenza impossibile.
Anche gli operai affrontarono difficoltà: le fabbriche subirono la
riconversione della produzione da bellica a civile, le condizioni di
lavoro pessime. Sorsero i primi sindacati CGL e CIL, e si indissero
scioperi. Nel 1920 vennero occupate per protesta le fabbriche
sotto la guida dei sindacalisti socialisti (della FIOM). Nel giugno
1920 fu ancora una volta Giolitti a risolvere la situazione:
aumentando i salari e promettendo un maggior controllo delle
aziende. Al settembre 1910 le fabbriche furono sgomberate.
I movimenti politici
Il 28 gennaio 1919 un sacerdote siciliano, don Sturzo, fondò il
Partito Popolare Italiano (PPI) sviluppando un’idea politica
chiamata popolarismo ispirata alla dottrina sociale della Chiesa.
Pur inizialmente osteggiata dal Vaticano, riuscì ad affermarsi nel
panorama politico italiano.
Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò a Milano il movimento
dei Fasci di combattimento, di ispirazione socialista ma con
manifestazioni violente e aggressive.
Nel novembre 1919 si tennero in Italia le elezioni con il sistema
proporzionale (più democratico, voluto da socialisti e popolari)
videro la vittoria del partito socialista, seguito dal PPI e dai
liberali. I fascisti non ottennero neanche un seggio.
Nonostante le vittorie politiche il socialismo
era molto diviso al proprio interno, si
distinguevano infatti:
• I massimalisti, di Serrati, che volevano
una rivoluzione sul modello russo,
• I riformisti, guidati da Turati che pensavano
ad una collaborazione con il governo borghese, pur in
minoranza erano i più vicini alla CGL e alle amministrazioni
comunali;
• I comunisti, di Bordiga, che si aggiunsero ai primi due
durante il Congresso di Livorno nel gennaio 1921. Di idee
massimaliste non ritenevano, in accordo con le indicazioni di
Lenin, possibile rimanere uniti con i riformisti e si
distaccarono dal gruppo fondando il Partito Comunista
d’Italia, con presidente Bordiga e segretario Gramsci.
L’Italia fascista
La presa del potere
I contadini, per rivendicare i loro diritti, si erano riuniti in associazioni
rurali. Alla fine del 1920 a Bologna quando il neoeletto sindaco socialista
si affacciò verso la folla partirono colpi di pistola che causarono una
reazione violenta dei socialisti ed alcuni morti. Dopo questi eventi il
movimento fascista accantonò la sua ideologia filosocialista e fondò
delle squadre d’azione per intimidire i socialisti, con la connivenza delle
forze dell’ordine e della classe dirigente.
Quando nel 1921 Giolitti indisse nuove elezioni permise la composizione
di liste comuni (blocchi nazionali) in cui confluirono in funzione
antisocialista sia i liberali che i fascisti che così ottennero 35 seggi in
Parlamento. Mussolini decise di trasformare il movimento nel Partito
Nazionale Fascista (PNF). Intenzionato a governare modificò il suo
programma: si disse favorevole alla monarchia e liberista. Passò
all’azione il 24 ottobre 1922 quando radunò migliaia di camicie nere
organizzando la marcia su Roma. Facta, capo del governo, chiese al Re
di proclamare lo stato d’assedio per far intervenire l’esercito, ma
Vittorio Emanuele III diede invece a Mussolini l’incarico di governo (30
ottobre 1922).
Il governo fascista
Tra il 1922 e il 1924 Mussolini guidò un governo di coalizione,
costituito da fascisti, liberali, popolari (con don Sturzo contrario)
e altre componenti, godendo di ampi consensi nonostante i suoi
soli 35 seggi. In questo periodo furono riforme particolarmente
importanti:
• quella della scuola, realizzata il 27 aprile 1923, sotto la
responsabilità del ministro dell’istruzione Giovanni Gentile;
• quella elettorale realizzata con la legge Acerbo del 14
novembre 1923 che introdusse un meccanismo elettorale
fortemente maggioritario.
Alle elezioni del 1924 i fascisti presentarono un listone con la
maggioranza dei liberali e ottennero più del 65% dei voti.
Particolarmente dura fu la repressione contro gli oppositori,
aggrediti violentemente o uccisi. Il caso del deputato Giacomo
Matteotti, rapito e ucciso dagli squadristi il 10 giugno 1924 dopo
aver denunciato in un discorso pubblico del 30 maggio le
violenze e i brogli fascisti, scosse l’opinione pubblica. I
parlamentari si rifiutarono di riprendere i lavori (secessione
dell’Aventino) sperando in un intervento del re, ma Mussolini
annunciò una repressione: l’inizio della dittatura fascista.
La dittatura
Dal 1925 una serie di leggi, dette fascistissime, realizzate su ispirazione
del giurista Alfredo Rocco configurarono il fascismo come una dittatura:
ampi poteri al capo del governo, podestà nominati anziché sindaci eletti,
polizia segreta (OVRA) e tribunali speciali. Si svolse anche un ampio
lavoro di raccolta del consenso: vennero fondate l’Opera Nazionale
Dopolavoro, il CONI, l’ONB e posti continui riferimenti alla Roma
Imperiale.
L’11 febbraio 1929 vennero firmati i Patti lateranensi tra Stato e Santa
Sede che prevedevano: un trattato internazionale di mutuo
riconoscimento della sovranità, una convenzione finanziaria e un
concordato (religione cattolica di stato).
Politica economica in tre fasi: prima liberale, poi protezionistica
(autarchia) poi conseguente al crollo di Wall Street. Battaglia del grano:
autosufficienza alimentare del paese, bonifica. Interventi statali in
campo economico a sostegno delle industrie (IMI, IRI).
Mussolini voleva dare all’Italia un Impero coloniale: il 3 ottobre 1935
invase l’Etiopia, il 5 maggio 1936 conquistò Addis Abeba. La Società delle
Nazioni sanzionò l’Italia vietandogli l’importazione di materiale bellico.
Nell’estate del 1936 il neonato impero italiano d’Africa (AOI) fu
riconosciuto e le sanzioni sospese. La Germania, che aveva appoggiato
la colonizzazione italiana, strinse un patto con il governo fascista: asse
Roma-Berlino dell’ottobre 1936. Nel settembre 1938, come
conseguenza del patto, furono emanate le leggi razziali contro gli Ebrei.
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