CRISPI E LA CRISI DI FINE SECOLO. SECONDA PARTE Politica estera Scoppiò lo scandalo delle banche: furono resi noti i legami esistenti tra il mondo della finanza e quello della politica. Giolitti, che aveva avuto rapporti con il direttore della Banca di Roma e lo aveva nominato senatore, ne uscì indenne, ma il governo si indebolì Fu indirizzata a rendere l’Italia una grande potenza Il colonialismo italiano divenne uno strumento finalizzato a rinsaldare il rapporto fra la classe politica e la grande industria cantieristica e siderurgica e a dirottare verso l’esterno le tensioni sociali presenti nel paese, cercando il consenso popolare con il mito di un’Italia grande potenza Crispi rafforzò la Triplice alleanza, aumentando i rapporti con l’Impero tedesco. Scopi erano: evitare che la Francia intervenisse nel Mediterraneo aumentare la presenza italiana in Africa Iniziò lo scandalo delle banche: si scoprirono favoritismi e corruzioni nel sistema dei prestiti e degli appalti all’inizio questa situazione fu coperta e la relazione della commissione d’inchiesta che rivelava illeciti nelle attività dei maggiori gruppi italiani non fu pubblicata Per qualche mese fu Presidente del Consiglio Rudinì, ultimo uomo della Destra Nel 1892 cadde anche il governo Rudinì e divenne presidente del Consiglio Giovanni Giolitti, che rimase in carica 18 mesi. Nel 1891 il governo di Crispi fu messo in minoranza e cadde Conseguenza: peggiorarono i rapporti tra Francia e Italia e nacque una vera e propria guerra doganale Tra 1892 e 1893, in Sicilia si erano diffusi sempre più i Fasci (unioni) dei lavoratori, associazioni popolari che chiedevano terre per i contadini e patti agrari più vantaggiosi In uno Stato attraversato da scioperi e proteste, e nel quale il movimento operaio e contadino diveniva sempre più forte e consapevole dei propri diritti, Crispi attuò una politica fortemente repressiva, intervenendo con la forza In Sicilia proclamò lo stato d’assedio e inviò una spedizione di 50000 uomini per bloccare la ribellione. Giolitti decise di non intervenire in maniera forte contro i Fasci, perché era convinto che queste unioni fossero causate dall’eccessiva miseria e perché il governo si stava avvicinando al Partito socialista La politica coloniale, insieme ad una difficile congiuntura economica causata dalla crisi e dalla guerra di tariffe con la Francia, mise in crisi la maggior parte dei settori economici italiani L’Italia riprese la politica coloniale Nel 1882 l’Italia aveva acquistato la Baia di Assab, sul Mar Rosso; da lì partivano gli esploratori italiani. Nel 1885 era stata occupata Massaua, In Eritrea: da lì le truppe italiane avevano iniziato a penetrare in Somalia e Etiopia (o Abissinia) Nel 1890 l’Italia occupò Asmara e proclamò l’Eritrea colonia italiana Iniziò una politica di risanamento finanziario: aumentò le tasse riorganizzò il sistema bancario istituendo la Banca d’Italia bloccò tutte le agitazioni sociali, tanto che il partito socialista fu sciolto (1894) Nel 1894 fece approvare una serie di leggi che limitavano la libertà di stampa, di riunione e di associazione e dichiarò il Partito socialista fuori legge riprese la sua politica autoritaria anche nei confronti del Parlamento: dal gennaio del 1894 al maggio del 1895 la Camera si riunì solo per brevi sessioni, finchè con le elezioni successive il governo non ebbe avuto una maggioranza netta Questa decisione, però, non piacque ai conservatori, che non avevano apprezzato neanche il progetto fiscale di Giolitti A ciò si aggiunse lo scandalo della Banca romana, accusata di irregolarità nell’emissione di moneta e di favoreggiamento nei confronti di uomini politici Giolitti fu costretto a dimettersi e nel 1893 tornò al potere Crispi