ITIS “ HENSEMBERGER” RELAZIONE DI LABORATORIO DI TDP IL TRASFORMATORE FINALIZZATO ALL’AREA DI PROGETTO “CANCELLO AUTOMATICO” DEL LAB. DI T.D.P. RELAZIONE SVOLTA DAGLI ALUNNI : Michele Parrella, Marco Vigano, Andrea Borghetti RELAZIONE N’: 4 ANNO SCOLASTICO: 2005/2006 DATA SVOLGIMENTO DELLA PROVA: 25/1/2006 DOCENTI RESPONSABILI: I.T.P. Giuseppe Rizzaro, Doc. teorico Alda Scimia. ASSISTENTE DI LABORATORIO: Giusi Lazzaro. LUOGO SVOLGIMENTO PROVA: Laboratorio TDP. OBIETTIVO: Costruire un trasformatore monofase di piccola potenza. PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com ATTENZIONE:il trasformatore che andremo a costruire è composto da una sola bobina sulla quale verranno montati i due avvolgimenti,cioè un trasformatore a nucleo corazzato e non un trasformatore a nucleo a colonna. V1 V2 NUCLEO CORAZZATO V1 V2 NUCLEO A COLONNA CENNI TEORICI SUL TRASFORMATORE: 2 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com In figura vediamo schematizzato un trasformatore. Con Vi è indicata la tensione di ingresso e con Vu quella di uscita. Indicando con N1 e N2 rispettivamente il numero di spire del circuito primario e del circuito secondario, con K = N1/N2 il loro rapporto (rapporto di trasformazione), la relazione matematica che lega la tensione di uscita a quella di ingresso è: Vu = Vi/K Se non ci fosse il nucleo magnetico, il flusso sarebbe minore (l'aria ha una minore permeabilità magnetica) e solo una parte raggiungerebe il circuito secondario, poichè disperso in più direzioni (figura sottostante) Il trasformatore è una macchina elettrica statica (perché non contiene parti in movimento) appartenente alla categoria più ampia dei convertitori. In particolare il trasformatore consente di convertire i parametri di tensione (simbolo V unità di misura [V] Volt) e corrente (simboli I unità di misura [A] Ampere) in ingresso rispetto a quelli in uscita. Il trasformatore è una macchina in grado di operare solo in corrente alternata, perché sfrutta i principi dell'elettromagnetismo legati ai flussi variabili.Il trasformatore più semplice è costituito da due conduttori elettrici (solenoidi) avvolti su un anello di materiale ferromagnetico detto nucleo magnetico. L'avvolgimento al quale viene fornita energia viene detto primario, mentre quello dalla quale l'energia è prelevata è detto secondario. I trasformatori sono macchine reversibili, per cui questa classificazione non corrisponde ad un avvolgimento fisico unico. Quando sul primario viene applicata una tensione elettrica alternata sinusoidale, per effetto dell'induzione magnetica si crea nel nucleo un flusso magnetico con andamento sinusoidale. Per la legge di Faraday-Neumann-Lenz, questo campo magnetico induce nel secondario una tensione sinusoidale. La tensione prodotta nel secondario è proporzionale al rapporto tra il numero di spire del primario e quelle del secondario secondo la relazione: 3 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com dove Vp è la tensione applicata sul primario, Vs la tensione indotta sul secondario, Np il numero di spire del primario e Ns il numero di spire del secondario. Trascurando le perdite, la relazione tra tensione, numero di spire, intensità di flusso e sezione del nucleo è data dalla relazione: E = 4.44 * f * N * S * B Dove E è il valore efficace (RMS) della tensione indotta, f è la frequenza in Hertz, N è il numero di spire dell'avvolgimento al quale si fa riferimento, S è la sezione del nucleo e B è il valore dell'induzione Tesla. La costante pura 4,44 deriva da diverse costanti richieste dalle unità di misura usate. Il trasformatore reale Il trasformatore converte la tensione entrante in un valore differente, ma senza aumentare la potenza. Il prodotto di tensione per corrente tra i due circuiti è uguale: Vp × Ip = Vs × Is PERDITE NELLE MACCHINE ELETTRICHE: Un trasformatore reale però non è una macchina perfetta e per questo presenta delle perdite. Le trasformazioni energetiche che avvengono nelle macchine elettriche sono sempre accompagnate da fenomeni dissipativi che determinano la degradazione in calore di una parte dell’energia ricevuta. L’entità del flusso di calore prende il nome di potenza perduta o dissipata o, semplicemente di perdite. L’esame delle perdite che si manifestano in una macchina elettrica è fondamentale importanza sia tecnica che economica. Da loro dipende innanzitutto il funzionamento della macchina stessa, che non può superare determinati limiti per non provocare un degradamento eccessivamente rapido delle caratteristiche meccaniche e isolanti dei materiali dielettrici impiegati. Le perdite incidono inoltre sul costo di esercizio della macchina. Per l’uno o l’altro motivo si rende quindi necessario contenere l’entità delle perdite entro valori tecnicamente ed economicamente accettabili. Ciò viene fatto ponendo dei limiti alle sollecitazioni elettriche, magnetiche, meccaniche ecc. a cui sono sottoposte le diverse parti costituenti una macchina. Per il caso che qui interessa delle macchine elettriche,il contenimento delle perdite impone, per ogni macchina di date dimensioni, limiti superiori per le tensioni e le correnti di funzionamento e quindi,in ultima analisi per la potenza. I fenomeni che nelle macchine elettriche determinano dissipazione di potenza sono molti e assai complessi. Fra le perdite che ne conseguono, le principali sono quelle di seguito esposte: -Perdite per effetto Joule: Rientrano in questa categoria le perdite che si manifestano in tutte le parti componenti la macchina elettrica destinate ad essere percorse da corrente elettrica. Tali parti sono dette avvolgimenti: se R è la resistenza di un avvolgimento e I è il valore efficace della corrente che lo percorre, la potenza media dissipata in esso per Effetto Joule è: Pj = R* I2 4 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Occorre ricordare che nel calcolare la resistenza R da introdurre si deve tenere conto dell’inevitabile riscaldamento degli avvolgimenti. Inoltre, nel caso di avvolgimenti percorsi da corrente alternata, la resistenza è maggiore di quella misurabile in corrente continua. Ciò è dovuto anche all’effetto della pelle che tende a concentrare le linee di corrente solo in una parte della sezione disponibile del conduttore. Il fenomeno è tanto più importante quanto maggiori sono la sezione dei conduttori e la frequenza di lavoro. -Perdite nel ferro: Queste perdite si manifestano nei nuclei ferromagnetici interessati da induzioni variabili nel tempo. Tale situazione è frequente nelle macchine elettriche dove la struttura magnetica o parte di essa è spesso interessata da induzioni alternate sinusoidali o che si possono ritenere tali in prima approssimazione. Con queste ipotesi si hanno nei materiali ferromagnetici perdite per isteresi e per correnti parassite. In questo caso si considera la perdita specifica per unità di peso. Nel caso di circuiti magnetici laminati, essa può essere calcolata in funzione dell’induzione massima Bm e della frequenza f con l’espressione qui sotto citata: P’f = Ki * f * Bαm + Kc * f2 * B2m * δ2 (W/Kg) con α variabile fra 1,6 e 2, δ spessore dei lamierini e Ki e Kc coefficienti che dipendono dal tipo di materiale. Il primo addendo si riferisce alle perdite per isteresi, il secondo a quelle delle correnti parassite. Per tutti i materiali ferromagnetici viene fornita la cifra di perdita Cp intendendo con ciò la potenza perduta in un kilogrammo di materiale, quando sia sottoposto a un’induzione sinusoidale con valore massimo di 1 T alla frequenza di 50 Hz. Nel caso in cui la frequenza risulti diversa da 50 Hz o l’induzione massima diversa da 1 T, si può stimare la perdita per unità di peso con l’espressione qui sotto: P’f = Cp (f/50)m * B2m (W/Kg) in cui m compreso fra1,2 e 1,8. -Perdita di flusso magnetico al di fuori del nucleo che può indurre correnti su oggetti vicini al trasformatore; -Perdite per isteresi magnetica; -Perdite per movimenti meccanici dovuti a forze magnetiche o magnetostrizione, solitamente percettibili come il classico ronzio del trasformatore; Per contrastare questi problemi si adottano avvolgimenti con il minimo numero di spire possibile, di sezione quadrata o (meglio ancora, dove possibile) circolare per minimizzare la lunghezza complessiva del filo; i nuclei magnetici devono avere una sezione adeguata, una lunghezza minore possibile e devono essere costituiti da materiale ferromagnetico che abbia una resistenza elettrica il più possibile alta, per minimizzare le perdite per effetto Joule, e una forza coercitiva il più possibile bassa, per avere un ciclo di isteresi il più possibile stretto (e quindi delle perdite magnetiche minori possibili). In genere si adottano nuclei fatti di pacchi di lamierini di acciaio magnetico al silicio, per ridurre al minimo le correnti parassite. La forma può essere quella di un toro (trasformatori toroidali) oppure, più comunemente, quadrata o di due rettangoli uniti per un lato. In questo caso gli avvolgimenti sono posti sul lato comune. Il nucleo non è realizzato in metallo compatto, ma è costituito da sottili lamierini incollati a formare 5 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com pacchetti. Questo ha lo scopo di impedire che nel nucleo circolino correnti parassite. Nei trasformatori operanti a frequenze elevate, il nucleo è costituito da polveri metalliche agglomerate con collanti. Più un trasformatore è grande, maggiore è il suo rendimento: i trasformatori di potenza molto piccola (da 1 a 10 Watt) hanno una efficienza dell'80% appena, mentre i trasformatori più grandi (oltre i 20 kW) arrivano ad un rendimento del 99% circa. Per queste potenze però l'1% della potenza dissipata è comunque notevole e perciò sono necessari sistemi di raffreddamento: trasformatori così grandi lavorano in un bagno di olio refrigerante e hanno un sistema di ventilatori. La potenza assorbita da queste funzioni accessorie è considerata tra le perdite. Il circuito equivalente del trasformatore a vuoto è il seguente: R1 Xd1 R2 I1' I1 Xd2 I2o Io V1 Ra E1 X V2o E2 I Ia R 1 = resistenza avvolgimento primario, X1d = reattanza di dispersione causata dal fatto che viene prodotto un secondo flusso sull’avvolgimento che è inutile, R a = resistenza fittizia, Xµ = reattanza di magnetizzazione, E1 = forza contro elettromotrice, E2 = forza elettromotrice indotta nel secondario. SPIEGAZIONE DEL FUNZIONAMENTO DEL TRASFORMATORE A VUOTO: Applico tensione al circuito primario composto da una resistenza e da una reattanza ( quindi una impedenza). Una tensione diviso una impedenza genera una corrente. La corrente passando nelle spire genera un flusso. Il flusso si concatena con il flusso del secondo avvolgimento, e crea una forza elettromotrice per la legge di Faraday-Neumann-Lenz. legge di Faraday-Neumann-Lenz: la variazione di flusso genera una forza elettromotrice. SCHEMA A BLOCCHI V1 I1 1 / Z1 φ N1 * I1 N1 1 / E1 d / dt 6 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Il circuito equivalente del trasformatore a carico è il seguente: R1 Xd1 R2 I1' I1 I2 Xd2 Io V1 Ra E1 X Ia E2 V2 Zc I SPIEGAZIONE DEL FUNZIONAMENTO DEL TRASFORMATORE A CARICO: La spiegazione del funzionamento è uguale a quello a vuoto tranne che : chiudendo il circuito secondario con un carico c’è una corrente I2 sul circuito secondario che crea un flusso sulle spire del secondario che tende ad annullare il primo flusso ( questo comporterebbe il non funzionamento del trasformatore. Il trasformatore da solo richiama una I1 prima che annulla la I2). Il trasformatore viene indicato con il seguente simbolo elettrico: Primario Secondario PROCEDIMENTO: Prima di iniziare la costruzione del trasformatore occorre essere a conoscenza innanzitutto degli obbiettivi da soddisfare a seconda del tipo di progetto richiesto,quindi a seconda dei dati di progetto e dei parametri prefissati scelti dal costruttore,andiamo a dimensionare il circuito magnetico e successivamente il circuito elettrico. Nel dimensionare il trasformatore va tenuto conto dei materiali disponibili e del raggiungimento dei parametri prefissati,tra cui: se il trasformatore risulta fattibile e se il valore del rendimento è 7 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com accettabile.Se queste condizioni non vengono soddisfatte bisognerà andare a modificare i parametri del dimensionamento affinchè tutti i valori risultanti siano uguali ai valori richiesti. MATERIALI UTILIZZATI: • • • • • • • • • • • • Rocchetto di legno, filo di rame smaltato da 56mm per il circuito primario, filo di rame smaltato da 1,5 mm per il circuito secondario, carta di nastro adesiva, cartone isolante sottile malleabile (chiamato prespan), carta verde lucida isolante malleabile, cavi unipolari in rame da 1,5 mm, stagno, lamierini(composti da due parti,1 traversinino e 1 lamierino ad E), sostegni in metallo per il trasformatore, viti di seraggio per il pacco lamellare, fettuccine di tela. N.B.:Attraverso la prova di isolamento abbiamo individuato i valori di isolamento del cartone isolante e della carta verde lucida isolante.Sicuramente i due materiali resistono a 5000 volt in quanto la nostra macchina che non supera questo valore di tensione non ha perforato i due isolanti.Teoricamente il cartone e la carta isolanti superano di gran lunga questo valore (5000 V) arrivando fino a 10000 volt. STRUMENTI UTILIZZATI: • • • • • • • • • • bobinatrice, saldatore, forbici, martello, amperometro(digitale), 2voltmetri(digitali), wattmetro(digitale), alimentatore in corrente continua (110 V / 5 A), alimentatore in corrente alternata (220 V / 10A), tester. 8 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com DIMENSIONAMENTO DEL PACCO MAGNETICO: G A TRAVERSINA E G LAMIERINO ad E H F D C B LamierinoDEL ad ETRASFORMATORE: DIMENSIONAMENTO Traversina 9 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com TABELLE DEI MATERIALI: VALORI SPERIMENTALI DEL RENDIMENTO IN FUNZIONE DELLA POTENZA NOMINALE TABELLA UNEL- DIMETRO DEI FILI SMALTATI Scu Diametro Diametro Spessore Coeff. di filo filo nudo smalt. smalto riempim. mm2 mm mm mm 0,00785 0,0095 0,0113 0,0154 0,0201 0,0254 0,0314 0,0380 0,0491 0,0616 0,0707 0,0804 0,0962 0,126 0,159 0,196 0,237 0,283 0,331 0,385 0,503 0,636 0,785 0,950 1,130 1,540 2,010 2,540 3,140 3,800 4,910 6,160 7,070 0,10 0,11 0,12 0,14 0,16 0,18 0,20 0,22 0,25 0,28 0,30 0,32 0,35 0,40 0,45 0,50 0,55 0,60 0,65 0,70 0,80 0,90 1,00 1,10 1,20 1,40 1,60 1,80 2,00 2,20 2,50 2,80 3,00 0,116 0,128 0,138 0,167 0,189 0,21 0,23 0,25 0,28 0,32 0,34 0,36 0,39 0,45 0,51 0,56 0,61 0,66 0,71 0,76 0,87 0,97 1,08 1,19 1,29 1,49 1,69 1,89 2,09 2,29 2,59 2,89 3,09 0,02 0,02 0,02 0,03 0,03 0,03 0,03 0,03 0,03 0,04 0,04 0,04 0,04 0,05 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,07 0,07 0,08 0,09 0,09 0,09 0,09 0,09 0,09 0,09 0,09 0,09 0,09 1,10 1,10 1,10 1,10 1,10 1,10 1,10 1,10 1,10 1,10 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 1,05 POTENZA NOM. RENDIMENTO VA % 10 ÷ 30 30 ÷ 100 100 ÷ 500 500 ÷ 1000 65 ÷ 80 80 ÷ 85 85 ÷ 90 90 ÷ 94 VALORI SPERIMENTALI DELLA C. D. T. % IN FUNZIONE DELLA POTENZA NOMINALE POTENZA NOM. VA ∆V % % 100 200 300 500 1000 5,0 4,0 3,5 3,0 2,8 10 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com PERDITE SPECIFICHE Ws (W/kg) DEI LAMIERINI AL SILICIO NORMALMENTE UTILIZZATI NELLA COSTRUZIONE DEI TRASFORMATORI Spessore lamierino Percentuale Slam mm di silicio % Perdida specifica a 1W/m2 e 50 Hz W/kg 0,35 0,35 0,5 0,5 0,5 0,5 3,7 4 0,8 1,5 2,8 4 1,6 1,1 3,6 3 2,3 1,7 DIMENSIONI DEI LAMIERINI UNIFICATI (mm) A B C E D=F=G 30 35 36 42 12 14 18 21 6 7 40 45 50 55 62,5 70 80 90 48 54 60 66 75 84 96 108 16 18 20 22 25 28 32 36 24 27 30 33 37,5 42 48 54 8 9 10 11 12,5 14 16 18 100 112,5 125 120 135 150 40 45 50 60 67,5 75 20 22,5 25 TABELLE CARATTERISTICHE MAGNETIZZAZIONE LAMIERINI E Pfe: CARATTERISTICA MAGNETICA B - H DEI LAMIERINI MAGNETICI UTILIZZATI IN TDP B H Tesla Asp/cm 0,00 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 0,35 0,40 0,45 0,50 0,55 0,60 0,65 0,70 0,75 0,80 0,85 0,90 0,95 1,00 1,05 1,10 1,15 0,000 0,155 0,280 0,380 0,457 0,517 0,563 0,598 0,627 0,653 0,681 0,713 0,754 0,808 0,878 0,968 1,082 1,224 1,398 1,608 1,856 2,148 2,487 2,876 11 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 1,20 1,25 1,30 1,35 1,40 1,45 1,50 3,321 3,823 4,388 5,019 5,720 6,494 7,346 PERDITE SPECFICHE NEL FERRO B - Pfe DEI LAMIERINI MAGNETICI UTILIZZATI IN TDP B Tesla Pfe W/kg 0,00 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 0,35 0,40 0,45 0,50 0,55 0,60 0,65 0,70 0,75 0,80 0,85 0,90 0,95 1,00 1,05 1,10 1,15 1,20 1,25 1,30 1,35 1,40 1,45 1,50 0,000 0,072 0,137 0,198 0,258 0,316 0,376 0,439 0,508 0,583 0,667 0,762 0,869 0,990 1,127 1,283 1,458 1,654 1,875 2,120 2,393 2,695 3,027 3,392 3,792 4,228 4,702 5,216 5,773 6,372 7,018 CALCOLO DEL TRASFORMATORE 12 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com REALIZZAZIONE PRATICA DEL TRASFORMATORE: - COSTRUZIONE DELL’ANIMA DI LEGNO: Dai calcoli si ricavano le dimensioni che deve avere l’anima di legno che fa da supporto al rocchetto di cartone (l’anima deve avere le stesse dimensioni della colonna centrale del nucleo magnetico C/E).Per costruzione del rocchetto si utilizza il prespan,un tipo di cartone molto rigido.Da un foglio di prespan si taglia una striscia delle dimensioni volute,poi sarà piegata in 5 facce in modo da aderire al supporto in legno.Chiudiamo il cartone sull’anima di legno con la carta adesiva.Prima di avvolgere col prespan l’anima di legno,bisogna forarla da un lato al centro da parte a parte per inserirla nella bobinatrice.Il foro va eseguito facendo molta attenzione al lato su cui verranno avvolte le spire. A sinistra il prespan,a destra l’anima di legno forata ed adattata per le dimensioni della colonna centrale del nucleo magnetico. Rocchetto avvolto dal prespan. - COSTRUZIONE DELL’AVVOLGIMENTO PRIMARIO: 13 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Montiamo il rocchetto avvolto dal prespan sulla bobinatrice. Figura A Bobinatrice con matassa filo smaltato. Figura B Albero motore della bobinatrice smontabile dove viene inserito e bloccato il rocchetto. Rimontato l’albero motore alla bobinatrice,rivestire ogni singolo lato del rocchetto con delle strisce di carta verde lucida isolante più lunghe del rocchetto in modo da poterle scocciare al sostegno esterno del rocchetto stesso(ci serviranno per richiudere il rocchetto al termine degli avvolgimenti).Far aderire bene le strisce verdi di carta isolante al rocchetto.Prima di iniziare l’avvolgimento,forare un lato della carta verde lucida e farci passare un cavo unipolare isolato da 1,5mm e saldarlo con il filo smaltato usato per il primario (56mm).La parte di filo saldata la avvolgiamo con la carta di nastro adesiva.Ricopriamo il rocchetto con il prespan(figura D)e lo blocchiamo con la carta di nastro adesiva(in modo da isolare la parte saldate con l’avvolgimento).L’altra estremità del cavo unipolare (quella non saldata)che fuoriesce dal rocchetto la avvolgiamo ad una parte dell’albero e la fissiamo(figura C). N.B:Prima di saldare i cavi togliere lo smalto isolante dai cavi stessi.Noi abbiamo utilizzato un lato delle forbice per toglierlo(lo smalto è tolto quando il cavo è di colore argento e non più di color rame). 14 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com figura C Albero motore con il rocchetto avvolto dal prima strato di filo(avvolgimento primario).Ai lati del rocchetto fissati sui sostegni ci sono le strisce di carta verde isolante.Sulla sinistra dell’albero motore c’è avvolto il cavo unipolare da 1,5mm. Figura D Prespan bloccato ed avvolto sul rocchetto. Iniziare ad avvolgere il rocchetto con il filo (figura F) cercando di far aderire bene ogni spira e di non farle accavallare.Il numero di spire e di strati da realizzare è dato nei dati del dimensionamento del trasformatore.Ogni volta che si completa uno strato di spire,lo isoliamo con uno strato di prespan(figura E). 15 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Figura E Figura F N.B. Venti spire prima di terminare il primario si inserisce la fettuccina di tela piegata a metà e si bobina sopra lasciando le due estremità della fettuccina fuoriuscire.All’interno della piegatura della fettuccina che fuoriesce dalla bobinatura saldiamo il terminale delle spire dell’avvolgimento primario (che è stato tagliato terminati gli avvolgimenti)con un altro cavo unipolare in rame da 1,5 mm(figura Z).Tirare la fettuccina di tela dalla parte opposta di dove si sono saldati i cavi.L’uscita del primario appena saldata la facciamo passare dalla stessa parte del trasformatore rispetto al cavo 16 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com di ingresso del primario.Isoliamo il tutto per terminare l’avvolgimento primario con la carta verde lucida isolante. Figura Z - COSTRUZIONE DELL’AVVOLGIMENTO SECONDARIO: Montiamo sulla bobinatrice la matassa di filo smaltato da 1,5 mm. Realizziamo l’avvolgimento secondario (figura G)svolgendo tutte le operazioni descritte nella realizzazione del primario. Figura G Realizzazione dell’avvolgimento secondario dopo aver isolato il primario. N.B.Una volta realizzate metà delle spire del secondario uscire con un cavo,questo perché sappiamo che ogni spira ha una differenza di potenziale e la somma di queste sul secondario è 24 V,uscendo a metà abbiamo una differenza di potenziale pari a 12 V e quindi possiamo una volta terminato il trasformatore utilizzarlo con in uscita o 24 o 12 V a seconda del bisogno. Terminato anche l’avvolgimento secondario chiudiamo il rocchetto con la carta verde scocciata ai lati del rocchetto stesso(operazione svolta prima di bobinare).Smontiamo il rocchetto dalla 17 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com bobinatrice e leviamo l’anima di legno.Applichiamo sul rocchetto due anelli di carta verde lucida isolante delle stesse dimensioni del rocchetto sui lati dove si vedono le spire(i lati dove il rocchetto è forato)e blocchiamo il tutto scocciando gli anelli al rocchetto(questo per evitare che le spire vengano danneggiate quando andiamo a inserire i lamierini e le traverse e le compattiamo utilizzando il martello). Rocchetto chiuso e isolato. Inserire i lamierini ad E all’interno del rocchetto in modo intercalato(figura L).Il numero di lamierini da inserire è riportato nei dati del dimensionamento del trasformatore.L’inserimento degli ultimi lamierini ad E potrebbe risultare difficoltoso,aiutarsi con il martello. I lamierini sono laminati a freddo,al silicio orientati (basse perdite) isolati con carlite. Figura L Ai lati i lamierini ad E da inserire in modo intercalato al centro del rocchetto. Inserire le traversine all’interno dei lamierini ad E aiutandosi con il martello(figura M e figura N). 18 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Figura M Lamierini ad E e traversine inserite intorno al rocchetto. Figura N Lamierini ad E e traversine inserite intorno al rocchetto. Compattare tutto il pacco dei lamierini e traversine inseriti (pacco lamellare) con il martello.Attraverso le 4 viti di serraggio blocchiamo il pacco lamellare.Fissiamo 2 spaletti ad L (sostegni in metallo)per dare compatezza al trasformatore (figura P) e per poter inserire successivamente una morsettiera. 19 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Figura P Pacco lamellare bloccato dalle viti di serraggio. Inserire i morsetti sui sostegni in metallo del trasformatore sia sul primario (figura Q) che sul secondario (figura R). Figura Q Figura R I morsetti si possono inserire anche nel seguente modo senza utilizzare i sostegni in metallo ad L. 20 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Collegata la morsettiera il trasformatore è terminato ed è pronto per essere collaudato. PROVE SUL TRASFORMATORE: Ora verificheremo se il nostro trasformatore è funzionante attraverso diverse prove che andremo a vedere singolarmente: • • • • • • MISURA DELLE RESISTENZE DI ISOLAMENTO MISURA DEI MORSETTI CORRISPONDENTI MISURA DELLE RESISTENZE DEI DUE AVVOLGIMENTI MISURA DEL RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE PROVA DI CORTO CIRCUITO PROVA A VUOTO MISURA DELLE RESISTENZE DI ISOLAMENTO: Prima di eseguire le prove con tensioni elevate è importante accertarsi che gli avvolgimenti del trasformatore e quindi le parti in tensione siano ben isolate, azzerando così i rischi per il collaudatore. Attraverso questa prova determiniamo il valore della resistenza di isolamento del trasformatore monofase mediante un megaohmetro. L'esperienza viene suddivisa in tre parti ognuna delle quali servirà a determinare se il trasformatore è isolato oppure no. Le tre parti sono: isolamento tra PRIMARIO/CARCASSA del trasformatore; 21 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com - isolamento tra SECONDARIO/CARCASSA del trasformatore. - isolamento tra PRIMARIO/SECONDARIO del trasformatore; La resistenza di isolamento deve rispettare la seguente legge: RIS = VN (valore _ più _ elevato) > 1MΩ S N [ KVA] + 1000 Tra PRIMARIO e CARCASSA del trasformatore la prova è stata eseguita con una tensione massima di 3500 V. Ris = 3500 / (200 + 1000) = 2,9 MΩ Tra SECONDARIO e CARCASSA del trasformatore la prova è stata eseguita con una tensione massima di 3000 V. Ris = 3000 / (200 + 1000) = 2,5 MΩ Tra PRIMARIO e SECONDARIO del trasformatore la prova è stata eseguita con una tensione massima di 3000 V.Ris = 3000 / (200 + 1000) = 2,5 MΩ 22 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com La prova ha dato esito positivo in quanto le resistenze misurate sono superiori al valore richiesto,e l’isolante del trasformatore ha resistito alle tensioni di prova. MISURA DEI MORSETTI CORRISPONDENTI: Si passa ora a determinare i morsetti corrispondenti, ovvero una volta posto sotto tensione il circuito primario, si passa a determinare quale dei morsetti convenzionali che in uscita al secondario eroga la corrente, e quello che in entrata al primario la assorbe. Il circuito da realizzare per la prova è il seguente: V2 V1 U 1 L’avvolgimento primario viene alimentato con una tensione non necessariamente uguale a quella nominale; vengono collegati fra di loro un morsetto secondario e un morsetto primario; inoltre vengono posti due voltmetri (V1 e V2) per misurare le tensioni degli avvolgimenti, e un terzo voltometro (U1)fra i due morsetti primario e secondario non collegati fra di loro. Se: V1 + U1 = V2 si ha la corrispondenza dei morsetti; Se: V1 + V2 = U1 non si ha la corrispondenza dei morsetti; Ovvero se è verificata la prima relazione, il cavo di collegamento fra un morsetto primario e un morsetto secondario, non è collega morsetti corrispondenti. Nella prova pratica abbiamo realizzato tre misurazioni con altrettanti valori di tensione di alimentazione: V1 V2 U1 20 2,1 22,1 40 4,32 44,7 60 6 67 Con la tabella sopra indicata notiamo che i morsetti non sono corrispondenti. È facilmente verificabile che per ogni terna di valori è verificata la legge V1 + V2 = U1 quindi 23 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com abbiamo individuato la non corrispondenza dei morsetti. Ora scambiamo il morsetto di collegamenti del voltmetro U2 e del cavo: V1 V2 U1 20 22,3 2 40 44,5 4 60 67,5 6,52 È facilmente verificabile che per ogni terna di valori è verificata la legge V1 + U1 = V2 quindi abbiamo individuato la corrispondenza dei morsetti. MISURA DELLE RESISTENZE DEI DUE AVVOLGIMENTI: In questa prova si procede a misurare la resistenza dell’avvolgimento primario e dell’avvolgimento secondario in corrente continua, come prescritto dalle normative, con il metodo voltmetro a valle. Il circuito da realizzare per la prova è il seguente: Come appare evidente è necessario porre una resistenza in serie al circuito di alimentazione per limitare la corrente circolante e quindi non riscaldare eccessivamente il trasformatore per evitare di avere risultati sfalsati; la prova si effettua su entrambi gli avvolgimenti, rilevando 4 valori e considerando la media.Per trovare la R in tabella utilizzare la seguente formula R = V / I. Il reostato utilizzato è da 4,89 ohm. 24 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Avvolgimento primario: V I R V A Ω 5 0,6 8,3 10 1,4 7,14 15 2 7,5 20 2,6 7,69 Il valore medio calcolato è 7,7 ohm.Confrontiamo questo valore con quello precendetemente misurato con il multimetro ai capi del nostro avvolgimento primario.Il valore letto sullo strumento è uguale a quello calcolato. Avvolgimento secondario: V I R V A Ω 0,2 1,14 0,17 0,4 2,32 0,17 0,6 3,43 0,17 Il valore medio calcolato è 0.17 ohm. Confrontiamo questo valore con quello precendetemente misurato con il multimetro ai capi del nostro avvolgimento secondario. Il valore letto sullo strumento è 0,3 ohm. Osservando i valori medi è facile dedurre che il primario è il lato di alta tensione (AT) in quanto presenta una resistenza maggiore, mentre il secondario è il lato di bassa tensione (BT), in quanto presenta resistenza minore. 25 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com MISURA DEL RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE: Il rapporto di trasformazione nominale ( K ) rappresenta un dato di targa molto importante del trasformatore; la relazione fondamentale per determinarlo è la seguente: KN = V1N V2 N Per il trasformatore monofase KN coincide con il rapporto spire m, quindi si hanno informazioni relative alla modalità di costruzione del trasformatore. Nella prova pratica si determinano KAB e KBA , ovvero il rapporto di trasformazione nominale alimentando il trasformatore sul lato di alta tensione e alimentando il trasformatore sul lato di bassa tensione. Il circuito della prova è il seguente: V1 V2 BT V1 AT AT BT V2 Con il primo circuito si determina KBA , mentre con il secondo KAB; sono state effettuate tre misurazioni per circuito: Alimentato ad alta tensione: V1 V2 Kba V V 20 180 0,1 10 92 0,1 15 140 0,1 K BA = VBT VAT Kba medio = 0,1 26 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Alimentato a bassa tensione: V1 V2 Kab V V 220 23 2 100 13 4 50 5,6 6,52 K AB = VAT VBT Kab medio = 4,17 Si procede calcolano KN con la seguente formula: 6,457 Quindi il rapporto di trasformazione del trasformatore vale 6,457. PROVA DI CORTO CIRCUITO: Scopo della prova che siamo per descrivere è la determinazione delle perdite per effetto joule, delle perdite addizionali, della tensione di cortocircuito, del fattore di potenza di cortocircuito, della resistenza equivalente e della reattanza equivalente. La prova per un trasformatore monofase viene eseguita secondo lo schema proposto. Si chiude in cortocircuito (con conduttori a grossa sezione) l'avvolgimento di bassa tensione alimentando l'avvolgimento di alta tensione con un VARIAC. La prova potrebbe essere anche effettuata alimentando l'altro circuito, ma in tal caso si avrebbero correnti più elevate negli strumenti. Si consiglia l'inserzione delle voltmetriche a valle. Nel funzionamento reale del trasformatore esistono delle perdite dette addizionali di cui conosciamo la causa e le motivazioni ma non sempre riusciamo a valutarle; ciò comporta una resistenza fittizia detta addizionale: R''eq = R''eqtot + Radd Esplicitando la Radd il circuito equivalente del trasformatore diviene circuito equivalente approssimato con parametri concentrati al secondario. ''eq I suddetti parametri R X''eq possono essere valutati, calcolati, noti alcuni valori rilevati sperimentalmente in laboratorio, mediante la nostra prova di cortocircuito. Qualora lo stesso calcolo venisse applicato ai parametri secondari sarebbe possibile trasferire i parametri secondari dal blocco secondario al blocco primario. Si definisce tensione di cortocircuito primaria quella tensione ridotta (circa il 5-6 % della tensione nominale) con cui bisogna alimentare l'avvolgimento primario alla frequenza nominale, affinché 27 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com nell'avvolgimento secondario circoli la sua corrente nominale. La prova di cortocircuito convenzionale deve essere eseguita a temperatura convenzionale di 75°C alla frequenza nominale e alla corrente nominale. Con ciò si determinano i parametri equivalenti serie concentrati o al primario o al secondario che verranno anche chiamati parametri equivalenti serie di cortocircuito. Le suddette grandezze di cortocircuito convenzionali, normalmente, vengono date sottoforma di percentuale. La prova viene effettuata in funzione della tensione di cortocircuito VCC. Il circuito da montare è il seguente: + + A W V Qui di seguito sono riportati i valori misurati nella prova: cos φcc cos φlett. 20 1 0,99 0,88 16 1 0,99 16 0,77 12 0,97 0,99 80 14 0,675 9,3 0,98 0,99 70 12 0,579 6,9 0,99 0,99 60 10 0,472 4,6 0,97 0,99 In % Vcc Icc Pcc V A W 110 20 1 100 18 90 28 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com GRAFICO DELLA TENSIONE PRIMARIA DI C.C IN FUNZIONE DELLA CORRENTE DI C.C. 21 18 Vcc 15 12 9 6 3 0 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 1,1 Icc Come si può notare l’andamento del grafico è giustamente lineare infatti nella tabella dei dati al diminuire della tensione diminuisce anche la corrente. Il valore della Vcc viene rilevato interpolando la Icc e la Vcc alla corrente nominale % di 100 (vedere tabella dati). V CC = 18V ⇒ vCC % = V CC 18 × 100 = × 100 = 7,83% V1N 230 GRAFICO DELLA POTENZA DI C.C. IN FUNZIONE DELLA CORRENTE DI C.C. 21 18 Pcc 15 12 9 6 3 0 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 1,1 Icc 29 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com L’andamento della curva è di tipo parabolico, chiaro segno di una proporzionalità quadratica fra PCC e I1CC, infatti : Pcc = Req. * Icc 2 Il valore delle Pcc viene rilevato interpolando la Icc e la Pcc alla corrente nominale % di 100 (vedere tabella dati). PCC = 16 W ⇒ p CC % = PCC × 100 = 16 SN 200 × 100 = 8 % GRAFICO DEL FATTORE DI POTENZA DI C.C. IN FUNZIONE DELLA CORRENTE DI C.C. 1,2 cos φcc lett. 1 0,8 0,6 0,4 0,2 0 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 1,1 Icc Calcoliamo ora algebricamente, il valore di cosφCC, per poi confrontarlo con quello ottenuto dall’interpolazione del grafico. cos ϕ CC = 7, 83 pCC % = = 0,98 VCC % 8 Il fattore di potenza di corto circuito ottenuto dall’interpolazione fra Icc e cos φ cc lett.al valore della corrente nominale % di 100 è di 0,99.Il valore è quasi totalmente preciso. Nel grafico si è ottenuta una retta parallela all’asse delle ascisse quindi il grafico risulta corretto. Riassumiamo i risultati della prova di corto circuito: VCC% = 7,83 % PCC% = 8 % CosφCC = 0,98 30 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com PROVA A VUOTO: Lo scopo della prova è la determinazione delle perdite nel ferro del trasformatore e, in secondo luogo, della corrente e del fattore di potenza a vuoto dello stesso. Lo schema circuitale della prova è il seguente: + + W A V Come già accennato prima lo scopo della prova è la determinazione delle perdite nel ferro del trasformatore e della corrente e del fattore di potenza a vuoto dello stesso. E' noto infatti che, alimentando un trasformatore con il circuito secondario aperto, viene assorbita dalla linea di alimentazione una certa potenza P0. Poiché il valore della corrente risulta molto basso, le perdite per effetto Joule nel circuito sono trascurabile, quindi la potenza rappresenta l'intera potenza dissipata per isteresi e correnti parassite nelle lamiere costituenti il circuito magnetico del trasformatore. La prova può essere condotta secondo lo schema rappresentato in figura. Si può alimentare dal lato di bassa o dal lato di alta tensione: in genere è preferibile alimentare il lato bassa tensione per ragioni di sicurezza e di più facile reperibilità degli strumenti di portata adeguata. La prova viene eseguita alla frequenza nominale e con tensione variabile fra il 40 % e il 110 % di VN, in modo da poter controllare i valori via via ottenuti: se un punto rilevato cade molto al di fuori della curva che si viene tracciando, vuol dire che si è commesso un errore nella misura o nei calcoli. Si alimenta allora il circuito mediante un variatore di tensione, facendo aumentare gradualmente la tensione da un valore minimo che permette una lettura sufficientemente esatta sugli strumenti fino ad un 110% circa in più della tensione nominale. Gli strumenti devono essere tutti di buona precisione. Il wattmetro deve essere a basso cosφ. Si noti che, qualora si effettui una sola prova a tensione nominale e quindi si escluda il variatore di tensione, occorre inserire un tasto sui circuiti voltmetrici degli strumenti in modo da evitare i danni che potrebbero aversi all'atto dell'apertura e della chiusura del circuito. Il wattmetro e l'amperometro danno direttamente i valori di potenza e corrente a vuoto da cui si può ricavare il fattore di potenza a vuoto: cos ϕ 0 = P0 (V × I 0 ) 31 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Qui di seguito sono riportati i valori misurati nella prova: Vn% cos φo cos φlett. 4,5 3,6 0,339 0,4 0,51 0,57 0,361 2,8 0,48 0,65 14 12 10 8 0,281 0,231 0,187 0,154 2,2 1,7 1,2 0,8 0,556 0,665 0,64 0,65 0,72 0,75 0,8 0,8 6 0,123 0,5 0,67 0,78 V1 Io Po V A W 110 100 20 18 0,663 0,498 90 16 80 70 60 50 40 Tutti gli strumenti erano digitali a lettura diretta, quindi si sono eliminati i gli errori di lettura. Una volta ottenuti tutti i dati,determinare il Cosφ0, I0, e P0, tramite l’interpolazione dei grafici ottenuti con Excel, nonché i0% e p0%. GRAFICO DELLA CORRENTE A VUOTO IN FUNZIONE DELLA TENSIONE 0,7 0,6 0,5 Io 0,4 0,3 0,2 0,1 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 V1 Per determinare I0 alla tensione nominale e frequenza nominale si procede all’interpolazione dal grafico soprastante fra il valore della Io ed il valore della V1 alla tensione nominale % di 100 (vedi tabella prova). I 0 = 0,498 A ⇒ i0 % = I0 0,498 × 100 = × 100 = 52 % I1 N 0,95 32 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com GRAFICO DELLA POTENZA A VUOTO IN FUNZIONE DELLA TENSIONE 5 4,5 4 3,5 Po 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 V1 Per determinare Po si procede all’interpolazione dal grafico soprastante fra il valore della Po ed il valore della V1 alla tensione nominale % di 100 (vedi tabella prova). P0 = 3,6 W ⇒ p0 % = p0 3,6 . × 100 = × 100 = 1 , 8 % SN 200 Determinare il cosφ0 algebricamente con la relazione: cos ϕ 0 = P0 % 1,8 = I0 % 52 = 0,03 33 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com GRAFICO DEL FATTORE DI POTENZA A VUOTO IN FUNZIONE DELLA TENSIONE 0,8 0,7 0,6 cos φo 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 V1 In conclusione abbiamo determinato i parametri fondamentali della prova a vuoto: I0% = 52 % P0% = 1,8 % Cosφ 0 = 0,03 N.B.La prova a vuoto non è stata eseguita in modo corretto in quanto il valore % della Io risulta troppo alto (in teoria la Io % varia tra il 10 e il 15 % della In) ed il Cosφ0 risulta troppo basso. Probabilmente gli errati valori nella prova sono dovuti ad alcune imprecisioni nelle misurazioni. CONCLUSIONI:Il trasformatore al termine delle prove risulta funzionante e affidabile ed ha soddisfatto le richieste del costruttore. 34 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com