Lezioni di Don Giordano Trapasso - Appunti
Il problema dell’uomo, oggi – Filosofia
Questi appunti provengono da una redazione personale sommaria e veloce, e spesso reinterpretata, affatto
esaustiva e con altissima probabilità di errore nella trascrizione. Per uno studio completo ed esaustivo è
necessario ascoltare la registrazione. Mi scuso con i lettori per l’incompletezza del documento.
21.03.2015
Pensiero filosofico MODERNO
Con la modernità si afferma sempre di più il concetto di libertà e l’affermazione dell’uomo come soggetto.
Si afferma altresì il concetto di “Universalità”. L’uomo o “soggetto morale” deve considerare l’umanità in se e negli
altri come “FINE” e non più come mezzo. Si sottolinea così la “Dignità” dell’uomo.
Si rafforza sempre più questa idea di “Autoaffermazione dell’uomo, la libertà del soggetto che esclude Dio. La
trascendenza è percepita come vincolo alla libertà dell’uomo.
Da questo nuovo pensiero scaturisce il termine: “Umanesimo esclusivo” che riconosce la coscienza umana come
“divinità suprema” scalzando Dio dalla concezione di “Ente Supremo” e l’uomo che prende il Suo posto. Il termine
“Umanesimo” diviene quindi sinonimo di “Ateismo” al contrario dell’illuminismo che si coniugava con l’esistenza di
Dio (anche se “Impersonale” e puro spirito)
Con l’affermazione dell’Uomo nell’800 troviamo per la prima volta il fenomeno dell’Ateismo.
Si diffonde l’idea e una corrente di pensiero denominata “Positivismo”
Il termine Positivismo deriva etimologicamente dal latino positum, participio passato neutro del verbo ponere tradotto
come ciò che è posto, fondato, che ha le sue basi nella realtà dei fatti concreti.
Positivo vorrà dire allora:
ciò che è reale, concreto, sperimentale, contrapponendosi a ciò che è astratto.
ciò che è utile, efficace, produttivo in opposizione a ciò che è inutile.
E’ l’epoca in cui ci si rispecchia ad una figura mitologica che in questo caso si identifica con la figura di “Prometeo”
che nel mito è colui che trasmette l’arte all’uomo e lo eleva dal suo rango regalandogli delle prerogative che fino ad
allora erano solo degli dei.
La sua azione, posta ai primordi dell'umanità, si sviluppava in antitesi a Zeus, dando origine alla condizione esistenziale
umana.
Nella storia della cultura occidentale, Prometeo è rimasto simbolo di ribellione e di sfida alle autorità e alle imposizioni,
e così anche come metafora del pensiero, modello di un sapere sciolto dai vincoli del mito, della falsificazione e
dell'ideologia.
Marx ne interpreta il mito e ne sottolinea il travaglio del cosiddetto “Umanesimo esclusivo” dove “l’hybrys” LA
SUPERBIA dell’uomo tende a sottrarsi dal rapporto con Dio per diventare del tutto autonomo e di ricercare vie di
“autoredenzione”. Marx prende a cuore la situazione del proletariato che all’epoca era considerata come “Merce”
cercando di cambiare la situazione in cui l’uomo oggetto è alienato si veniva a trovare. Era una realtà che doveva
cambiare.
Per Marx l'uomo non è niente altro all'infuori dell'azione materiale che svolge, e non possiede realtà diversa dall'azione
materiale da lui esercitata.
Il marxismo è una trasposizione materialista della filosofia di Hegel: vogliamo con ciò dire che esso si oppone
all'idealismo facendo delle idee un semplice prodotto dell'evoluzione delle forze materiali nel cervello umano, di modo
che le forze materiali vengano a essere il vero agente creatore di storia.
L'Idea, che era tutto per Hegel, non è niente per Marx, se essa non è il prodotto di un cervello, esso stesso prodotto
delle forze materiali : in questo modo il materialismo è integrale. Ma questo materialismo conserva l'evoluzionismo
assoluto di Hegel: non c'è alcuna realtà che sia, che resti o che perduri, vi sono solo forze materiali in perenne conflitto
e, di conseguenza, in perenne contraddizione; l'azione e il conflitto di tali forze, creatori di perenni trasformazioni,
fanno della storia - che ne è il frutto - una perpetua evoluzione nella contraddizione e nella lotta. Questo materialismo è
dunque un materialismo storico, un materialismo per il quale non esiste niente altro che la storia, ed essa stessa è solo
un cambiamento incessante, generato dalle forze materiali in incessante lotta. Esso, poi, è anche un materialismo
dialettico, essendo l'evoluzione storica fatta di un ritmo di opposizioni generatrici di cambiamento ed essendo ritmata
per tesi, antitesi e sintesi, come in Hegel. Non vi è dunque per Marx alcuna verità che meriti un sì o un no, che darebbe
un senso a un'affermazione, ma sí e no, affermare e negare, si chiamano e si confondono nella contraddizione, principio
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del cambiamento; l'evoluzione nega domani ciò che oggi afferma, soltanto la contraddizione è regina e non esiste alcuna
verità da affermare.
Il primo principio del marxismo è precisamente che non vi è alcun assoluto, che non vi è niente che possa essere posto
come avente un'esistenza che basti a sé stessa e che duri, che vi sono soltanto le forze in lotta, le quali non lasceranno
mai esistere né durare nulla.
Lo spirito, per Marx, non ha un grado maggiore di esistenza della materia stessa: esso è il prodotto delle forze
materiali. Ma può essere uno strumento potente dell'azione delle forze materiali agenti nella storia.
Il suo è un ateismo pratico, un rifiuto di Dio attraverso l'azione creatrice di una umanità e di un mondo che non vengono
da Dio. Ma il rifiuto di Dio è in questo modo molto più totale che in un ateismo dottrinale. Per rifiutare completamente
Dio occorre un rifiuto totale di tutto ciò che è stato creato da Lui o che viene da Lui.
Ci si pone quindi la domanda se “Umanesimo esclusivo” conduce veramente allo sviluppo e alla emancipazione
dell’uomo? L’uomo riesce a redimersi da se stesso??
Si ritorna al pensiero di Cartesio che riflette sul fatto che essendo “Sostanza che pensa” quindi il “Cogito” è una verità
assoluta (piena luce soggetto che pensa) – Ma non soddisfatto si domanda che comunque non ha una risposta certa. Ma
chi sono io che penso?? – L’io deve chiedersi chi è in realtà…..
Perché essere “L’IO che Penso” implica anche altre diverse azioni come volere-immaginare-sentire ecc. per cui perde
valore il considerare l’io in prima persona singolare, ed è il filosofo Spinoza che inizierà a dire che siamo un “insieme
di impressioni”
A differenza di Cartesio che le intende come due distinte sostanze, la “res cogitans” e la “res extensa” per Spinoza sono
due attributi di Dio, due forme con cui l'unica sostanza divina si manifesta a noi come il complesso di tutti i fenomeni
naturali, cioè tutte le cose che riguardano la materia, e il complesso di tutti i fenomeni non materiali, di tutte le cose che
riguardano il pensiero.
La piena luce del “Cogito” e la certezza di chi siamo veramente inizia a vacillare sino al punto che radicalmente si
cambia con il filosofo “Nietzsche” che nell’idea del “Cogito spezzato” rivoluziona il pensiero asserendo che “Dio è
morto” ed è morto anche “il Cogito” l’io pensante.
Dice che “Anche il pensiero è un artefatto, una costruzione artificiale” è solo apparenza. Non esiste.
E’ una finzione. L’atto di pensare (cogito) è finito…
Dice:… “Tutti i nostri motivi consci sono fenomeni di superficie: dietro di loro c’è la lotta dei nostri istinti e stati
d’animo, la lotta per il potere”
Si incomincia ad intravedere il pensiero di Freud
Egli ci consegna una personalità umana in cui la parte cosciente, l’Io, è ben poca cosa rispetto all’intero, potremmo dire
la punta di un iceberg. La parte preponderante della persona è costituita dall’Es, o inconscio, regno neutro delle
pulsioni, dove vengono rimosse le esperienze traumatiche, il quale
continuamente tenta di emergere nella vita cosciente assumendo i travestimenti del sogno, dei lapsus, di vari
atteggiamenti patologici.
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