Introduzione

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Introduzione
Il presente studio analizza il commento diltheyano alla
Dialettica di Friedrich Schleiermacher contenuto nel Leben
Schleiermachers, di cui forma ampia parte insieme alla sezione
dedicata alla Sittenlehre (della quale mi sono già altrove
occupata1).
La dialettica costituisce il cuore del sistema schleiermacheriano, alla quale il filosofo dedicò corsi accademici negli anni
1811, 1814, 1818, 1822, 1828, 18312. Tra queste varie versioni
Dilthey decise di avvalersi, per il suo commento, dell’edizione
curata da Ludwig Jonas, che si basa sulle lezioni del 1814, ma
Cfr. Francesca D’Alberto, Ermeneutica e sistema. Dilthey lettore dell’etica
di Schleiermacher, Cleup, Padova 2011. Per le informazioni sul Leben
Schleiermachers, cfr. anche La vita di Schleiermacher, a cura di Francesca
D’Alberto, 2 voll., Liguori, Napoli 2008-2010. La sezione del Leben
Schleiermachers dedicata alla dialettica è contenuta in GS XIV, pp. 65-217.
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Per quanto riguarda le differenti versioni della dialettica cfr. Martin Redeker,
Einleitung des Herausgebers, GS XIV, pp. XXX-XXXIII e soprattutto
Andreas Arndt, KGA 10,1, pp. I-LXXXVIII, e Id., Zur Vorgeschichte
des Schleiermacherschen Begriffs von Dialektik, in Günter Meckenstock
und Joachim Ringleben (hrsg.), Schleiermacher und die wissenschaftliche
Kultur des Christentums, de Gruyter, Berlin-New York 1991, pp. 313333. Cfr. anche Kurt Nowak, Schleiermacher. Leben, Werke und Wirkung,
Vandenhoeck&Ruprecht, Göttingen 2001, pp. 283-337.
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raccoglie in nota e nella sezione Beilage anche le aggiunte e le
varianti risalenti ad altre versioni delle lezioni.
La ricerca su questo snodo storiografico, allo scopo di chiarire l’apporto della dialettica e del sistema schleiermacheriani
alla filosofia di Dilthey, nasce dalla constatazione – che ho avuto modo di analizzare e fondare in altra sede3 – della necessità
di guardare al di là dell’ermeneutica per trovare altri essenziali
punti di contatto e di continuità storico-teoretica tra i due filosofi. In tal senso, questo lavoro è un ulteriore contributo volto
a mettere in luce elementi fino ad ora assai poco considerati
della filosofia diltheyana e a far emergere il decisivo apporto
che Friedrich Schleiermacher ha dato alla riflessione dell’autore
della Einleitung in die Geisteswissenschaften.
Nello specifico, la dialettica riveste un ruolo tutto particolare, in quanto contiene i presupposti e i concetti fondamentali
del sistema schleiermacheriano. Se è vero che Dilthey non elabora una dialettica in senso stretto – volendo egli, d’altronde,
prendere le distanze dalle diverse forme che essa aveva assunto
nell’idealismo – è altrettanto vero che la sua lettura della dialettica schleiermacheriana si muove tra l’intenzione di metterne in
luce i limiti e la constatazione che, pur essendo ancora legata
a forme metafisiche “obsolete”, essa presenta forti elementi di
modernità e di continuità con il presente. Il presente saggio intende dunque evidenziare come, al di là della diretta influenza
di Adolf Trendelenburg, allievo di Schleiermacher e maestro
di Dilthey, quest’ultimo attinga direttamente alla fonte schleiermacheriana per sviluppare la propria moderna prospettiva
gnoseologica4.
Cfr. Francesca D’Alberto, Ermeneutica e sistema, op. cit.
L’apporto di Trendelenburg alla riflessione diltheyana è stato oggetto di
studio, soprattutto in Italia: cfr. ad esempio, Giovanni Ciriello, La fondazione
gneoseologica e critica dell’etica nel primo Dilthey, Liguori, Napoli 2001,
pp. 33-84; Massimo Mezzanzanica, Dilthey filosofo dell’esperienza. Critica
della ragione storica: vita, struttura e significatività, FrancoAngeli, Milano
2006, pp. 33 ss., 123 ss., 204 ss. Più critici sul presunto ruolo decisivo di
Trendelenburg per la filosofia diltheyana gli interpreti d’oltralpe: cfr. HansUlrich Lessing, Trendelenburgs Logische Untersuchungen und Diltheys
Theorie der Wissenschaften, in Gerold Hartung, Klaus Kristian Köhnke
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In tal senso, pur consapevoli che Dilthey vuole segnare
una distanza tra sé e Schleiermacher, non è possibile non vedere gli elementi comuni alla loro concezione del sapere, che
si catalizzano soprattutto intorno all’idea di sistema. È proprio
il sistema, che aveva trovato nell’idealismo la sua elaborazione
teorica più avanzata, a interessare Dilthey, il quale, attraverso
la dialettica schleiermacheriana, coglie un possibile modello di
sistema dell’esperienza, al quale egli stesso cerca a più riprese di
dare forma.
Questa ricerca vuole dunque, in primo luogo, mettere in
chiaro quali elementi della Dialettica schleiermacheriana sono
confluiti nella riflessione di Dilthey, scavando, quindi, in un terreno fino ad ora poco indagato e per lo più interpretato a partire dal presupposto di un distacco epocale e netto tra i due pensatori. In secondo luogo, però, si vuole evidenziare con questo
lavoro anche l’importanza che la lettura diltheyana ha rivestito
nello sforzo di strappare Schleiermacher a una serie di letture
preconcette, tutte volte a limitarne il potenziale teoretico e a
metterlo in secondo piano rispetto ai protagonisti dell’idealismo (come accadeva, ad esempio, nella lettura “filohegeliana”
di Michelet, o in quella schellingiana di Süskind5). La rinascita
di Schleiermacher come filosofo, oggi al centro dell’interesse
degli studiosi dell’idealismo, è anche merito della lettura diltheyana, che, strappando Schleiermacher al passato, lo ha confrontato con i problemi del presente, della scienza e della fondazione del sapere6, facendone un filosofo attuale, aperto alle
questioni del XX secolo.
(hrsg.), Friedrich Adolf Trendelenburgs Wirkung, Eutiner Landesbibliothek,
Eutin 2006, pp. 191-203.
5
Cfr. Karl Ludwig Michelet, Geschichte der letzten Systeme der Philosophie in
Deutschland von Kant bis Hegel, 2 voll., Duncker & Humblot, Berlin 18371838; Hermann Süskind, Der Einfluß Schellings auf die Entwicklung von
Schleiermachers System, Mohr, Tübingen 1909.
6
Per una precisa ricognizione della letteratura critica su Schleiermacher cfr.
Kurt Novak, op. cit., pp. 456 ss.; Gunter Scholtz, La filosofia di Schleiermacher,
Morcelliana, Brescia 1998; Michael Moxter, Neuzeitliche Umformungen der
Theologie. Philosophische Aspekte in der neueren Schleiermacherliteratur,
in «Philosophische Rundschau», 41, 1994, pp. 133-158; Ulrich Barth,
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Nel primo capitolo del presente lavoro, La modernità
di Schleiermacher, ho individuato i temi fondamentali presi
in considerazione da Dilthey nel suo commento. Ho messo
in evidenza, in particolare, i nuclei interpretativi proposti
da Schleiermacher che hanno giocato un ruolo decisivo
anche nella fondazione diltheyana delle scienze dello spirito.
È in quest’ottica, infatti, che ho attraversato le pagine
diltheyane, nelle quali non sempre è facile distinguere la voce
di Dilthey da quella di Schleiermacher. Il filo conduttore
dell’interpretazione diltheyana si chiarisce soprattutto se
si tiene in considerazione quanto l’autore teorizzava nella
Einleitung in die Geisetswissenschaften, cioè l’aspirazione a una
fondazione sistematica delle scienze dello spirito, libera tuttavia
dalla metafisica e dalle prospettive ispirate alla filosofia della
storia che ancora dominavano i sistemi dell’epoca. Ho dunque
evidenziato, delle tesi schleiermacheriane, quelle che meglio
caratterizzano questo progetto sistematico ma non metafisico.
In quest’ottica, l’idea di un sapere in divenire, di una sistematica
della realtà che corrisponda a un sistema delle scienze, nonché
la volontà schleiermacheriana di fondare, nonostante lo
scetticismo che sempre abita il suo approccio alla conoscenza,
un sapere oggettivo, sono tutte questioni fondamentali anche
per il progetto diltheyano.
Nel secondo capitolo, I limiti della dialettica, ho trattato
una delle caratteristiche peculiari dell’approccio schleiermacheriano al sapere, cioè la consapevolezza dei limiti che abitano ogni conoscenza. Nella ricognizione dei differenti limiti che
Schleiermacher coglie nella propria dialettica, e che egli accetta
Schleiermacher-Literatur im letzten drittel des 20. Jahrhunderts, in
«Theologische Rundschau», 66, 2001, pp. 408-461; Giovanni Moretto,
Rassegna schleiermacheriana, in «Giornale di metafisica», 25, 2003, pp.
183-194. La rivalutazione del ruolo filosofico di Schleiermacher all’interno
dell’idealismo è stato progressivamente messo in luce a partire dalla fine
degli anni Ottanta del secolo scorso da Walter Jaeschke, «Hegel-Studien»,
23, 1988, pp. 327-341 e Andreas Arndt, «Hegel-Studien», 37, 2002, pp. 5567. Fondamentale a questo proposito il recente volume di Andreas Arndt,
Friedrich Schleiermacher als Philosoph, de Gruyter, Berlin 2013.
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come condizione inevitabile della conoscenza umana – che solo
nell’estinguersi delle opposizioni, quindi anche dell’esistenza,
può arrivare a un sapere assoluto –, Dilthey si imbatte in un
modello conoscitivo ben lontano dalle aspirazioni totalizzanti
dell’idealismo. In tal senso, il relativismo schleiermacheriano
che emerge in queste pagine è una delle conquiste più importanti per la stessa concezione di Dilthey, per quanto egli, come
si vedrà, snaturi in gran parte il senso del limite che caratterizza
l’impostazione di Schleiermacher.
Il terzo capitolo, I principi della dialettica, si concentra sulla parte trascendentale della dialettica schleiemacheriana, cioè
sui presupposti che la rendono possibile. L’analisi si sofferma
qui, in particolare, sulla corrispondenza di essere e pensare che
è per Schleiermacher la condizione della conoscenza: è proprio
il rifiuto di questo presupposto, considerato una mera e quindi
ingiustificata affermazione metafisica, che spinge Dilthey alla
ripresa della dialettica schleiermacheriana in termini differenti.
Pur riconoscendo a Schleiermacher il merito di aver posto al
centro dell’interesse l’esperienza concreta, Dilthey considera
questo passo avanti inficiato dal presupposto, tipico della metafisica antica, dell’omogeneità di Sein e Denken.
In particolare nel quarto capitolo, Ideale e reale, ho approfondito la questione della funzione organica e della funzione
intellettuale e del loro ruolo per la conoscenza. È questa una
delle questioni più discusse della filosofia schleiermacheriana, in quanto proprio il ruolo di grande rilievo attribuito da
Schleiermacher alla funzione organica ha spinto a vedere nel
suo sistema una forma di naturalismo. Anche Dilthey dimostra
nel suo commento un notevole interesse per tale questione e,
pur affermando che, in certi luoghi della dialettica, la funzione
organica sembra avere un’importanza nettamente superiore a
quella intellettuale, propende nel complesso a riconoscere un
certo equilibrio nel sistema schleiermacheriano tra le funzioni
che producono il sapere. La coesistenza-opposizione tra queste
due funzioni rende necessaria, infatti, l’analisi dell’esperienza
nel suo complesso, e pone fine dunque tanto alle soluzioni empiristiche, che si affidano solo all’induzione, quanto a quelle
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innatistiche e ai dualismi in genere. Questa parte della sezione
trascendentale della dialettica è, non a caso, particolarmente
apprezzata da Dilthey, che coglie nel legame tra funzione organica e intellettuale il passo fondamentale verso una prospettiva
idealrealista, che esca dall’impasse di ogni sistema unilaterale.
Nell’ultimo capitolo, Una logica non-formale, viene affrontata l’ultima parte della dialettica, quella formale, in cui, alla
luce di una logica ontologica, fondata sulla opposizione-cooperazione di concetto e giudizio, viene chiarita la produzione del
sapere. In questa parte assume un ruolo di particolare significato la teoria dell’errore, che è comunque un tema ricorrente
dell’intero testo schleiermacheriano e del relativo commento
diltheyano. In questa parte, l’interprete mostra di condividere il
rifiuto schleiermacheriano della logica formale e di ambire, tramite la proposta di una “sistematica reale”, in cui si combinano
induzione-deduzione, giudizio-concetto, metodo euristico-metodo architettonico, a elaborare una logica vicina alla realtà, capace di spiegare i diversi momenti della produzione del sapere.
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