Marketing Oggi - Regione Abruzzo

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Anno 26 - Numero 40 - € 0,80
!
Giovedì 16 Febbraio 2017
Marketing
!
Oggi
DAI GAS AL TUO BUSINESS !
!
!
DAI GAS AL TUO BUSIN
NESS !
IL QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI
ESSIONISTI DI MARKETING, MEDIA E PUBBLICITÀ
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Il gruppo di Investindustrial si rifà il look: apertura al territorio e nuova immagine
Valtur, il villaggio diventa resort
Cucina, sport, intrattenimento. In vacanza arrivano i brand
DI
Pagina a cura
FRANCESCA SOTTILARO
n ampio restyling,
g, a
partire dal logo
fino alle strutture ricettive;
l’offerta di una vacanza
alternativa che apre ai
soggiorni brevi, anche con
prenotazione diretta; infine nuovi accordi, dal food
allo sport, per offrire agli
ospiti un’esperienza dove
brand e intrattenimento
convivono. La Valtur di
Andrea Bonomi (da poco
meno di un anno è parte
di Investindustrial) vuole
rilanciare il turismo italiano di marca in salsa moderna, dove il villaggio del
ceto medio diventa resort
con un’offerta a 360 gradi.
«L’approccio alla vacanza
a è
cambiato», dice Elena David,
id
chiamata a dicembre 2016 a
ricoprire la carica di a.d. del
gruppo, dopo aver guidato Una
Hotels. «Le famiglie restano il
core business, ma c’è l’area
congressuale e tutto il settore
delle vacanze brevi da intercettare. Intanto abbiamo visto
le prime indagini di mercato
sul percepito di Valtur: siamo
il gruppo con le migliori location e dal territorio vogliamo
ripartire».
David insieme a Jordi de
las Moras, direttore marketing di Valtur con una carriera nella catena spagnola Melia, ha svelato ieri a Milano
la nuova immagine con cui il
U
Il Valtur Garden Calabria.
A ianco, il catalogo per la prossima estate
gruppo si presenterà a partire
dalla
Bit, lla B
Borsa d
dell tturismo
d ll Bit
i
di Fiera Milano, «insieme a un
piano strategico pronto in un
paio di mesi».
Il logo, studiato dall’agenzia
romana Yes I am rivisita quello
ideato nel 1969 dallo Studio
Boggeri alleggerendo l’identità di marca con il pay off
«Valtur, tutta un’altra vita»,
mentre il catalogo ha i colori
della vacanza in riviera. «Ho
visto anche cataloghi Valtur
con donne in topless», spiega
David a ItaliaOggi, «il punto
è rifocalizzare il sistema, bisogna vendere le vacanze come
si fa con un vestito, in fondo
mi sento come una stilista
chiamata a rilanciare una
maison di moda».
m
A proposito di moda, il modello con cui il settore dei villaggi sta venendo a patti
sono le crociere dove le
compagnie chiamano
chef stellati a firmare i menù, star della
musica a interpretare le campagne e gli
ospiti sono assistiti
con diverse esperienze di marca. «Quella di
portare i brand nelle
nostre vacanze è una
sfida», sottolinea l’a.d.
di Valtur, «parliamo di
partner con cui
condividere magari
l’esperienza
sportiva, ma anche la cucina
di alta qualità e del
territorio sono
asset importanti. Siamo
in un’epoca
in cui i resort
si aprono rispetto ai villaggi concepiti per non
uscire mai
dalla struttura.
E cambia la percezione dell’intrattenimento:
penso al
Elena
David
contest fotografico della vacanza da condividere su Facebook. E’ il corrispondente del
tiro con l’arco di 30 anni fa».
Valtur conta oggi 16 resort
(4 di proprietà) di cui uno rimasto all’estero in Croazia,
ma il gruppo vuole concentrarsi sulla clientela italiana,
dalle famiglie di nuova generazione agli amanti del golf disponibile per ora solo al Tanka
golf & resort di Villasimius, in
Sardegna.
«I clienti sono nel 90% dei
casi italiani», sottolinea il
direttore marketing Delas
Moras, «per questo ci stiamo
concentrando su una gestione
di altissima qualità nella Penisola anche con una politica
di pricing che fa leva sulle
prenotazioni anticipate ed
elimina quello stato di confusione dei prezzi degli anni
passati. Detto questo, in un
secondo momento, saremo
pronti ad allargare il raggio
di azione».
L’offerta Valtur è stata presentata ieri sera anche al canale trade, che vale il 90% del
fatturato del gruppo, ma tra
le rivoluzioni aggiunte, oltre
alla vacanza «all inclusive»
ci sarà anche la possibilità
di prenotare direttamente le
strutture. «Le agenzie restano un caposaldo dell’offerta
turistica ma non possiamo
pensare a un sistema chiuso», conclude David, «siamo
in un’epoca in cui tutto è a
portata di smartphone».
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Starbucks, previste 200 aperture dal 2018. Capofila Milano
Partirà nel 2018 il piano di
aperture di Starbucks, la
catena americana del caffè
da passeggio che debutterà
in Italia con il gruppo Percassi e con la nuova insegna premium Reserve Roastery and tasting room, un
modello di negozi premium
di grandi dimensioni già testato a Seattle. «Puntiamo
ad aprire 200/300 punti
vendita in tutta Italia», ha
detto ieri Antonio Percassi,
imprenditore dell’omonimo
gruppo di base a Bergamo
che in Italia vanta marchi come
Kiko, Madina, Womo e Bullfrog per
la cura della persona e ha già importato brand a stelle e strisce del
calibro di Victoria’s Secret dedica-
Il cappucino nei negozi premium
Reserve Roastery Starbucks
to all’intimo e alla bellezza e Bath
and body works, insegna da bagno
e profumazioni arrivata nei centri
commerciali di Orio al Serio e Arese prima di conquistare Milano.
I primi punti vendita Starbucks apriranno nella
metropoli lombarda, dove
sono cinque le location
prese in considerazione dal
gruppo. In pole position
c’è il Palazzo delle Poste
di piazza Cordusio «una
delle 5 probabili location»,
ha detto Percassi. Proprio
nella piazza, secondo quanto risulta a ItaliaOggi,
dovrebbe essere l’insegna
premium, con tanto di torrefazione e shop dedicato
al brand Sturbucks a fare
il suo debutto.
Lo slittamento dello sbarco in Italia
rispetto al 2017, anno indicato in
precedenza da Howard Schultz, ex
ceo e fondatore di Starbucks, oggi
executive chairman di Starbucks
Reserve Roastery è presto spiegato:
«Apriremo il prossimo anno, dopo
giugno perché stiamo facendo una
cosa importante», ha detto Percassi
a margine della presentazione del
progetto di Casa San Pellegrino che
sorgerà nella Bergamasca dando un
nuovo volto allo stabilimento del
gruppo di Nestlè Waters, «Dopo una
settimana dovrebbero aprire altri
punti vendita tra Roma e Milano».
Nel capoluogo meneghino nuovi lavori sono in corso in zona Ticinese
dove è dato per imminente «l’arrivo
di Princi bakery o del suo socio»,
dicono nel quartiere. Il panificio di
lusso che sta lavorando con Starbucks in America non ha però confermato i rumors.
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Giovedì 16 Febbraio 2017
MARKETING
Inaugurato a Milano l’headquarter del gruppo che cresce grazie a imprese e cloud
Microsoft, nuova sede da 10 mln
Due piani per eventi e corsi. Obiettivo: 200 mila visitatori
DI
CLAUDIO PLAZZOTTA
icrosoft Italia cresce
in doppia cifra nel
suo business cosiddetto Enterprise,
verso le imprese, e in tripla
cifra nel comparto Cloud, che
ormai pesa oltre il 30% sul
totale. La società guidata da
Carlo Purassanta, peraltro,
sceglie di spostare la sua sede a
Milano, dove ieri ha inaugurato
i nuovi uffici in viale Pasubio
28, nel cuore del distretto di
Porta Volta.
Una decisione coraggiosa,
soprattutto perché solo nel
luglio 2011 Microsoft Italia
aveva lasciato la storica sede
di Segrate per passare nei palazzi di Peschiera Borromeo.
Ma l’attrazione di Milano, la
possibilità di creare dal nulla
il nuovo headquarter nel complesso realizzato dalla Fondazione Feltrinelli, e anche la crisi
del mercato immobiliare che
ha abbassato i canoni di affitto, hanno convinto il management di Microsoft a sopportare
un nuovo trasloco dopo neppure sei anni. Buona parte degli
830 dipendenti della società
sono già nei nuovi uffici da una
settimana, con un investimento Microsoft di «dieci milioni di
euro per adeguare gli spazi e
arredarli», spiega Purassanta,
«cui sommare altri dieci milioni
di euro all’anno tra affitto e costi collaterali. Il canone annuo
di affitto in sé non è differente da quello che pagavamo a
Peschiera Borromeo, anche se
gli spazi si sono ovviamente ristretti. Ci sono però costi collaterali maggiori, poiché la nuova
sede di Microsoft non sarà composta solo da uffici occupati dai
dipendenti. Gli ultimi quattro
piani saranno per i dipendenti, ma i primi due saranno un
luogo di accompagnamento
alla digitalizzazione dell’ecosistema. Faremo eventi, corsi,
esperienze. Nel 2017 ci poniamo come obiettivo di accogliere
200 mila visitatori, coinvolgendo 10 mila professionisti (erano
1.100 nella vecchia sede, ndr),
novemila partner, start-up,
progetti non profit, ospitando
4 mila studenti nella digital
class, formando mille dirigenti
scolastici e decine di migliaia di
docenti. Ci saranno anche zone
dove chiunque potrà entrare,
per un momento di comfort e
per dare una occhiata ai nostri
prodotti. Come lo showroom al
piano terra, in collaborazione
con Intel e aperto sette giorni
su sette». Proprio per questo è
stata scelta una zona di grande
passaggio pedonale come quella di viale Pasubio.
Il palazzo Microsoft è pensato come il classico «ufficionon ufficio», dove nessuno ha
la propria scrivania, neppure
il management di vertice, e
con modalità molto dinamiche
in funzione del lavoro che, di
volta in volta, uno deve com-
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M
Alcune immagini della nuova sede di Microsoft a Milano
piere: spazi open space per
lavori individuali, zone
più ristrette, salette
da tre-quattro persone, sale riunioni, auditorium,
ambienti relax.
Tutto è trasparente, da fuori
si vede il lavoro
negli uffici, da
dentro si vedono
le abitazioni circostanti. E anCarlo
Purassanta
che all’interno tutte le salette
hanno vetri comunque trasparenti. Sono previste cassette di sicurezza dove
i dipendenti possono
depositare gli oggetti
personali (non hanno
una scrivania fissa).
Ci saranno sinergie
pure con i vicini uffici
di Linkedin Italia (acquisito a livello internazionale da Microsoft
nell’estate del 2016), ma i
circa 30 dipendenti del
social network
rimarranno
comunque
nella loro
sede in zona Garibaldi.
Microsoft Italia srl è controllata al 99% da Microsoft
Luxembourg International Mobile sarll e all’1% dalla Mshc llc
di Las Vegas. Come tutti colossi
attivi nel comparto softwareinformatico, la consociata italiana non vende direttamente
i prodotti Microsoft. Questi,
infatti, per motivi fiscali, sono
commercializzati e fatturati
da Microsoft Ireland. Per cui
nel bilancio di Microsoft Italia
compaiono, come ricavi, solo gli
incassi della società italiana
per il suo lavoro di promozione
di contratti in qualità di agente di prodotti commercializzati
Prugne della California, spazio al benessere
DI
IRENE GREGUOLI VENINI
Ricerca sui benefici, educazione sull’alimentazione e partnership con i professionisti della cucina sono le direzioni in cui il
California Prune Board, ovvero il Consorzio
delle prugne della California, sta investendo per comunicare e promuovere il suo prodotto. L’obiettivo è allargare la cultura di
questo frutto, cavalcando anche la sempre
maggiore attenzione al benessere quando si
è a tavola, anche in Italia, che è il secondo
mercato europeo dopo la Germania.
Il Consorzio rappresenta, infatti, i 900 coltivatori di susine e i 29 confezionatori di prugne secche
della California, primo paese produttore di prugne al
mondo, sotto l’autorità del
ministero dell’alimentazione e dell’agricoltura della
California. «Un parte significativa dei nostri investimenti riguarda l’attività di
ricerca per scoprire i benefici per la nutrizione e la salute dell’introduzione delle
prugne nella propria dieta»,
spiega Donn Zea, executive
director del California Prune Board, che quest’anno celebra il 65esimo
anniversario. «La categoria degli snack sta
crescendo abbondantemente, non solo in
generale ma anche nell’area degli alimenti
funzionali, dove c’è molta competizione.
Lavoriamo per proporre le prugne secche
come ingrediente nelle preparazioni, per
esempio nei prodotti da forno o negli yogurt fino alle ricette degli chef».
L’impegno sul fronte della ricerca del Consorzio, che opera nel Vecchio Continente da
oltre 30 anni (in Italia dal 1986), ha avuto
come esito per esempio l’autorizzazione da
parte della Commissione Europea all’utilizzo dell’indicazione nutrizionale per cui
mangiare 100 grammi di prugne al giorno ha
effetti benefici sulla normale funzione intestinale. Ma oltre alla ricerca, il Consorzio
lavora per coinvolgere i professionisti legati alla fornitura di ingredienti per l’industria alimentare, dagli chef a coloro che si
occupano dello sviluppo di nuove proposte
e della produzione di cibo, puntando sulla
versatilità come ingrediente: per esempio
per quanto riguarda i prodotti da forno,
dove il mix di componenti contenuti nelle
prugne si comporta come un sostituto dei
grassi, inibendo la formazione di muffa e
allungano la vita commerciale del prodotto,
o nelle mondo delle merende, aiutando a ridurre i grassi e gli zuccheri
aggiunti o nell’ambito dei
latticini per esaltare il sapore di cibi come lo yogurt,
il formaggio e il gelato. A
ciò si aggiungono anche
iniziative di pr, campagne
di comunicazione e educative.
Tutte attività, queste, che
stanno dando risultati sia
negli Stati Uniti, sia in EuDonn
ropa, dove «l’Italia è uno
Zea
dei mercati più forti: è il
secondo paese europeo
più importate e il quarto a
livello globale (dietro a Giappone, Germania e Canada, ndr)», continua l’executive
director del California Prune Board, che
esporta in 72 paesi.
Di recente, inoltre, è stato lanciato il nuovo sito (Californiaprunes.it) che, oltre a
fornire informazioni sul Consorzio e sulla
produzione, propone notizie sui valori nutrizionali e sui benefici salutistici, e sono
disponibili contenuti riservati ai professionisti, nutrizionisti o dietisti, chef e operatori trade. Collegato c’è anche un blog con
ricette a base di prugne, curiosità e interventi di esperti, cui si affiancano anche i
social network.
© Riproduzione riservata
poi dall’Irlanda. Fornisce servizi marketing, assistenza, ricerche di mercato, e rifattura i costi per la gestione del business
della telefonia mobile di Nokia.
Nel 2016 ha chiuso l’esercizio
con ricavi per 266,6 milioni di
euro (+0,6% sul 2015), con costi
della produzione pari a 230,6
mln (230 mln nel 2015) e utili
per 13,4 milioni (15,2 mln nel
2015). Ha investito un po’ meno
del solito in pubblicità, con costi di marketing scesi a quota
47 milioni di euro (-16,5% sul
2015) a causa di una riduzione
delle campagne pubblicitarie
nel settore della telefonia.
© Riproduzione riservata
BREVI
P&G lancia l’iniziativa «Forza è Bellezza». Pantene insieme
con Acqua e Sapone e in
collaborazione con Victoria, la piattaforma P&G
dedicata alle over 50,
lancia «Forza è Bellezza»,
un’iniziativa a favore
dell’organizzazione non
profit Susan G. Komen
Italia. Dal 20 febbraio al
15 aprile per ogni acquisto combinato di Pantene
Shampoo e di Pantene
Balsamo presso i punti
vendita Acqua&Sapone
aderenti al progetto di
cui è madrina l’attrice
Maria Grazia Cucinotta,
Procter & Gamble donerà parte del ricavato a
sostegno dell’organizzazione Susan G. Komen
Italia.
Panasonic main sponsor della Serie A di
basket. La Lega Basket
Serie A ha raggiunto un
accordo biennale con
Panasonic, che diventa
main sponsor del campionato di Serie A e degli
eventi LBA (Final Eight
di Coppa Italia e SuperCoppa) fino a giugno
2018. Il marchio Panasonic apparirà già sui
campi della PosteMobile
Final Eight nell’evento al
via da oggi al 19 febbraio
a Rimini e esordirà in
campionato dal turno
della Serie A in programma il 26 febbraio.
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MEDIA
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1
L’emittente americana investe nella Cnn europea per competere con gli altri broadcaster
Nbc compra il 25% di Euronews
Operazione da 30 mln di $. Nel mirino 277 mln di famiglie
DI
MARCO A. CAPISANI
bc entra nel capitale
di Euronews con una
quota del 25% e un
investimento di 30
milioni di dollari, pari a oltre
28 milioni di euro. L’emittente tv americana inizia
così la sua espansione
in Europa, attraverso
il network controllato finora al 53% dal
magnate egiziano
Naguib Sawiris e
partecipato dal consorzio di tv pubbliche europee, compresa la Rai. Obiettivo
di Nbc, che fa parte
del gruppo Comcast,
è competere meglio
con gli altri broadcaster americani,
in particolare la Cnn che ha
una forte presenza anche nei
palinsesti del Vecchio continente. Euronews, seppur
con una limitata visibilità
al grande pubblico, raggiunge comunque 277 milioni di
famiglie sia in Europa sia
soprattutto in America, Afri-
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N
pertura delle attività comunitarie e la realizzazione dei
servizi giornalistici in 13 lingue. Euronews è considerata
infatti come la tv pubblica di
tutta l’Unione europea, una
sorta di Cnn europea, nata
nel 1990 ai tempi della guerra del Golfo.
La commissione ue era
stata allertata
dell’operazione
già alla fine dello
scorso anno e ha
seguito l’evoluzione delle tratt a t i v e, av v e rtendo però che
i finanziamenti
restano a rischio
decurtazione se
non verranno
La sede di Euronews a Lione
tutelati i posti
delle fake news stanno spin- di lavoro e mantenuta l’offergendo sempre più persone a ta editoriale attuale. Nbc ha
informarsi presso testate ri- risposto che, anzi, verranno
conosciute. Non solo, di recen- ampliati i servizi e aumente, la commissione europea tato il livello occupazionale
ha rinnovato fino al 2022 il (che oggi comprende quasi
finanziamento quadriennale 500 giornalisti), spingen(che nel 2016 è stato di quasi do sulle sinergie tra le due
25 milioni di euro) per la co- emittenti da cui nascerà la
ca, Medio Oriente e Russia.
Audience che può quindi supportare le performance di Nbc
anche oltreoceano, proprio in
un periodo in cui l’elezione
di Donald Trump, la Brexit
portata avanti da Theresa
May e anche il fenomeno
Yahoo-Verizon, vendita
a sconto e l’intesa si avvicina
Sembra più vicino l’accordo tra Verizon Communications e Yahoo per la compravendita delle attività
core del portale americano. Secondo indiscrezioni, uno
sconto di circa 300 milioni di dollari (283,5 milioni di
euro) ha facilitato il confronto, rallentato dopo che
Yahoo ha reso noto di essere stato il bersaglio di due
attacchi di pirateria informatica. Inizialmente il valore dell’operazione era di 4,8 miliardi di dollari (4,5
miliardi di euro). L’intesa non è ancora data per certa
e procedono le indagini di Verizon sul reale stato di
salute delle attività core di Yahoo.
nuova Euronews Nbc.
Nbc Il timore di tagli non è però così
peregrino visto che, a dicembre scorso, le redazioni di
Euronews avevano iniziato
a protestare dopo l’annuncio
di tagli da parte di Sawiris.
Adesso, per i dettagli dell’acquisizione bisogna aspettare
fine mese con l’approvazione formale da parte degli
azionisti di Euronews e poi,
entro inizio aprile, ci sarà la
finalizzazione del passaggio
di quota con due relativi au-
Battaglia a Bruxelles sull’affollamento di spot in tv
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
Qualche segnale arriva ma solo sui
media specializzati. Eppure la battaglia che si sta combattendo in questi
giorni a Bruxelles tra il commissario
europeo al mercato unico digitale
e il Parlamento di Strasburgo è di
quelle che possono cambiare il mercato (televisivo) e spostare decine
di miliardi d’investimenti (pubblicitari).
Tutto si gioca sul filo dei minuti e sul
timing dei palinsesti, cioè sull’organizzazione della giornata televisiva
che, come si sa, ha il suo culmine
commerciale nel prime time dove
tutto si concentra: programmi ad
alta audience, share dei telespettatori, indici di ascolto e, quindi, spot
e contratti milionari.
Al centro di questa nuova «bataille
de la publicité» che ha già messo
in allarme i lobbisti dell’Act,
Association of commercial television, l’organizzazione che cura gli
interessi dell’industria
televisiva europea, l’annuncio del commissario
al mercato unico digitale, l’estone Andrus
Ansip (che è anche uno
dei vice di Juncker), di
voler rimettere mano
alla direttiva che detta
alcune regole-base
proprio sull’affollamento pub-
Andrus Ansip
blicitario e quindi: percentuali, minutaggi, product placement, divieti
(soprattutto nei programmi destinati ai bambini).
L’attuale direttiva prevede un tetto
di 12 minuti di pubblicità per ogni ora
di trasmissione con uno stacco tra un
blocco pubblicitario e l’altro di almeno 30 minuti. Da tempo l’Act per bocca del suo lobbista-principe, il belga
Grégoire Polad, direttore generale
dell’organizzazione, sostiene che si
tratta di vincoli troppo stretti e che
sarebbe utile (per il conto economico
delle aziende televisive) procedere
al loro «assouplissement», come si
dice qui in Francia, ad ammorbidirle,
insomma, senza creare comunque disparità tra un Paese e l’altro.
Cosa che il commissario estone (in
passato alto dirigente del partito comunista del suo paese, scopertosi liberista a sessant’anni) vorrebbe fare
con una nuova direttiva che sostituisce il minutaggio con il peso
percentuale: non più 12
minuti di spot per ora di
trasmissione com’è ora,
ma una quota del 20%
sull’offerta televisiva
giornaliera complessiva.
Non solo. Il commissario
Ansip propone anche di
ridurre il tempo tra un
blocco pubblicitario e
l’altro da 30 a 20 minuti.
L’insieme di queste manovre, è stato calcolato, metterebbe l’industria televisiva
europea allo stesso livello
di efficienza e di flessibilità di quella
americana che
già manda in
onda 20 minuti di spot per
ogni ora di trasmissione con intervalli infrapubblicitaria non superiori
a 20 minuti.
L’Act, ovviamente, canta vittoria pur
precisando che la nuova direttiva, se
verrà approvata dal parlamento, non
sarà il cavallo di Troia per inondare
di spot i programmi, ma solo un modo
per dare più flessibilità alle aziende e
agli inserzionisti. «Alla fine», chiarisce Polad, «l’incremento di fatturato
per le aziende tv si può quantificare
tra il 2 e il 15% dell’attuale giro d’affari. Quanto basta per reggere alla
pressione della concorrenza americana».
Solo che al parlamento di Strasburgo
di revisione dei tetti pubblicitari non
vogliono sentir parlare, soprattutto
nelle due commissioni mercato interno e affari giuridici che debbono bollinare la nuova direttiva. «Saturerà
di spot il prime time», si legge in un
rapporto destinato ai commissari «a
tutto danno della programmazione e
dei consumatori».
Più possibilista, e sembra incredibile,
la commissione cultura e soprattutto
i due membri tedeschi i quali avanzano un’ipotesi di compromesso. Così
concepita: il tetto del 20% dell’affollamento pubblicitario viene limitato
alla fascia oraria 7-20 e un secondo
tetto del 20% viene fissato tra le 20
e le 23 proprio per evitare l’ingorgo
del prime time.
Difficile, comunque, che si arrivi a
un accordo perché i membri francesi
hanno già detto di no. La direttiva
non si tocca, nessun «assouplissement». Gli italiani non si sono ancora pronunciati. In ogni caso sarà
battaglia per una manciata di minuti
di pubblicità.
@pippocorsentino
© Riproduzione riservata
menti di capitale.
capitale Sawiris
manterrà, secondo le previsioni, una partecipazione di
controllo.
Intanto il servizio News di
Nbc ha provveduto a riorganizzarsi nella casa madre:
Noah Oppenheim sale al
timone delle news e sostituisce Deborah Turness, che
diventa presidente di Nbc
News International (nuova
controllata che seguirà le attività estere del broadcaster
Usa).
E-COMMERCE
Giglio group
acquisisce
Evolve
DI
MARCO A. CAPISANI
Giglio group compra Evolve, società specializzata in
e-commerce e controllata da
Tessilform, più conosciuta
con il marchio di abbigliamento Patrizia Pepe. Tessilform diventerà azionista
all’8% circa del gruppo che
fa capo ad Alessandro Giglio (con circa il 53% postricapitalizzazione) e Ntt
Docomo (secondo azionista
al 13%). L’operazione da 5,4
mln permette a Giglio anche
di offrire servizi a ciclo completo, dalla produzione di
contenuti editoriali in tv per
il made in Italy fino alla vendita online (al consumatore
finale e ad altri rivenditori),
passando per logistica e gestione dell’invenduto. Con
l’acquisizione la previsione
è di diventare un gruppo da
quasi 100 milioni di fatturato. Gruppo che programma
entro l’estate il passaggio in
Borsa al listino Star dall’attuale Aim.
Per Giglio il 2016 si chiude con ricavi per 34,7 mln
(consolidando altre acquisizioni) dai precedenti 14 mln.
L’ebitda passa a 8 mln da 4,7
mln mentre l’utile netto è di
1,7 mln (era pari a un mln a
fine 2015).
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MEDIA
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Negli Usa continua il trend positivo delle vendite online mentre la pubblicità continua a calare
Stampa, le gioie dell’era Trump
Crescono gli abbonati digitali nonostante le accuse ai giornali
DI
ANDREA SECCHI
n tempi di fake news, di
bufale, la stampa tradizionale americana e quella
inglese stanno incrementando gli abbonati digitali. Non
significa che i giornali abbiano
archiviato le proprie difficoltà
sopperendo al calo della pubblicità e delle vendite su carta
con l’online, ma perlomeno che
fenomeni come la Brexit o la
vittoria di Donald Trump
alle elezioni hanno fatto aumentare l’interesse dei lettori,
disposti anche a pagare per
informarsi.
L’analisi arriva dal Financial Times, che ha analizzato
i conti dei maggiori gruppi
editoriali americani e inglesi,
spiegando che l’accelerazione
negli abbonamenti digitali si
è avuta negli Usa dal momento della vittoria di Trump e
che nelle prime settimane del
2017 non si è avuta inversione
di tendenza. D’altronde il presidente americano continua a
fare notizia e ad alimentare il
dibattito, che poi si anima in
rete ma anche sui giornali.
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I
Mark
Thompson
Donald
Trump
La stampa, insomma, è stata
e continua a essere maltrattata da Trump, ma si scopre che
ottiene anche dei vantaggi. È
il caso del New York Times, che
ha guadagnato 267 mila nuovi
abbonati nel quarto trimestre
dell’anno, soprattutto dopo le
elezioni. Un dato con cui il ceo
del Nyt, Mark Thompson, ha
controbattuto a Trump, che
aveva detto che il giornale era
«in fallimento» e fonte di fake
news.
Il New York Times ha così
raggiunto gli 1,6 milioni di
abbonati digitali totali nel
2016, in crescita del 47%. Il
Washington Post li ha invece visti crescere del 75% duplicando i ricavi dell’online,
mentre il Wall Street Journal
ha registrato 110 mila nuovi
abbonati digitali nel quarto
trimestre arrivando a 1 milione.
Questo, comunque, sarà l’anno della verifica: bisognerà vedere se si è trattato solo di un
momento transitorio oppure se
l’attrattiva dei giornali resterà
ancora forte per i lettori tanto
da convincerli a pagare invece
di rivolgersi all’informazione
gratuita del web. È vero che
le prime settimane dell’anno
hanno proseguito in linea con
il quarto trimestre, ma è anche vero che i giornali hanno
fatto promozioni per accaparrarsi nuovi abbonati. Perché
la strategia di molti di questi
grandi editori, Nyt per primo, è
di puntare sulla vendita degli
abbonamenti e non rivolgersi
soltanto alla pubblicità.
Il caso del Daily Mail in Uk
è a parte. Ormai per il tabloid
inglese, il gap fra i ricavi da
pubblicità sul prodotto cartaceo e quella online si è molto
ridotto ed è arrivato a 4 milioni di sterline dai 18 milioni
del quarto trimestre del 2015.
Il giornale quindi si avvia ad
avere più introiti dalle inserzioni sul web anziché da quelle
su carta. Si tratta però di un
caso particolare, come detto:
un giornale popolare che ha
molto successo sul web grazie
alle notizie che pubblica, ma
che è stato criticato spesso per
la spregiudicatezza di ciò che
scrive, fra notizie sensazionalistiche e vere e proprie bufale.
Da aggiungere, infine, che ai
successi del digitale citati in
precedenza corrispondono altrettanti grattacapi nella carta
stampata, in particolare sulla
raccolta pubblicitaria: -20%
per il Nyt, -15% per Gannet di
Usa Today, -29% per i giornali
di News Corp. in Uk, -20% per
il Wall Street Journal (sempre
di News Corp.). Per questo la
maggior parte delle case editrici di queste testate ha in
programma una riduzione dei
costi, dai 200 tagli del Wsj al
pianificato passaggio al formato tabloid a cui sta pensando il
Guardian, per risparmiare sui
costi di stampa che sarebbe affidata ai rivali di News Corp.
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Mondadori è il terzo gruppo per l’audience dei siti dopo Google e Facebook
DI
ANDREA SECCHI
L’onnipresente Google, con tutti
i suoi siti, è in testa alla classifica
di internet in Italia per numero di
utenti unici: 34 milioni di navigatori
a dicembre, che rappresentano l’89%
delle persone che sono andate online
nel mese. Poi c’è l’altrettanto onnipresente Facebook, con 28 milioni di
utenti e una penetrazione del 74%, e
finalmente nel terzo gradino del podio un gruppo tutto italiano, Mondadori, che anche grazie alle acquisizioni dello scorso anno veleggia ormai
sui 24 milioni di utenti unici al mese
e una buona quota da mobile.
I dati arrivano da comScore, la società inglese di rilevazione dell’audience, che in questo periodo è in gara
per contendere a Nielsen la fornitura
all’Audiweb. Nella top 10 delle properties, in sostanza gli aggregati dei
siti degli editori, si trovano poi ItaliaOnline con 22 milioni di utenti unici,
Triboo Media (21 milioni), e il gruppo Espresso con 20 milioni. Questo
significa che, eccettuati i primi due
posti praticamente uguali a livello
internazionale, la pancia della classifica è tutta italiana. Dopo Espresso, infatti, tornano gli americani con
Amazon (20 milioni), Yahoo (19 milioni), Rcs (19 milioni) e Microsoft
con i suoi siti (18% milioni).
In totale, nell’ultimo mese dell’anno, secondo comScore, sono andate
online almeno una volta 38 milioni
di persone, un dato stabile rispetto
a un anno prima, che riflette un calo
del 4% nella navigazione da desktop
e un incremento del 12% da mobile,
trend questo già visto con la pubblicazione dei dati di Audiweb martedì
scorso. Il problema dell’Italia, però,
ha sottolineato la società, è che la
La top 10 degli editori in Italia a dicembre 2016
Utenti totali
Google Sites Facebook
Gruppo
Mondadori
ItaliaOnline
Desktop Mobile
Triboo Media Gruppo
Espresso
Amazon
Sites
Microsoft
Yahoo Sites RCS
MediaGroup Sites
Penetrazione sul numero totale di utenti online in % e utenti unici in milioni. Mobile 18+ iOs e Android
Fonte: elaborazione ItaliaOggi su dati comScore. *Entità non taggate con il mobile che include smartphone Android
penetrazione dell’online sulla popolazione dai 18 anni in su è solo del
64%, contro l’87% degli Stati Uniti
e l’83% del Regno Unito, ma anche il
78% di Spagna, il 77% della Germania
e il 79% della Francia. Uno «scenario in chiaroscuro», secondo Fabrizio Angelini, ceo di Sensemakers che
rappresenta comScore in esclusiva
in Italia: da una parte il fatto che un
italiano su tre non acceda alla rete
è un problema per lo sviluppo della
economia digitale del Paese, dall’altro indica un potenziale di crescita
ancora significativo.
Potenzialità arrivano sicuramente
dal mobile, con due minuti su tre online passati su smartphone o tablet.
Attenzione però all’ambiente in cui ci
si trova a operare: comScore presenta
anche le principali app in termini di
penetrazione, ovvero la percentuale
di utenti mobile che le hanno adottate. Ebbene, otto sulle prime 15
applicazioni sono di Google, quattro
di Facebook, una di Amazon e le restanti due, le ultime della quindicina, di Vodafone Italia e di Shazam. Le
prime cinque app della top 15 sono
Whatsapp, Google Play, Google Search, YouTube e Facebook.
Gli utenti mobile passano quasi il
90% della navigazione sulle app, eppure ne usano poche e difficilmente
ne scaricano di nuove. Le barriere
all’entrata, insomma, sono alte, e
dentro il recinto ci sono i soliti noti.
Crescono gli utenti che guardano
i video: +11% da desktop, ancora la
fetta maggiore (28 milioni) e +15%
da smartphone (18 milioni). «Credo
che il video on-line», continua Angelini, «possa, anche nel nostro paese,
far aumentare l’importanza della rete
come piattaforma di entertainment
su cui far crescere gli investimenti
pubblicitari. Da questo punto di vista
i dati su ad-blocking (13% degli utenti da desktop, ndr) e traffico invalido (il traffico non umano generato
artificialmente, ndr) mostrano come
il mercato online italiano sia più efficiente e trasparente di altri anche
se bisogna far aumentare il grado di
confidenza degli investitori». A proposito di pubblicità, è aumentata la
sua effettiva visualizzazione nelle
pagine dal 47% di cinque anni fa al
54%: «il miglioramento c’è stato ma
non basta».
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Giovedì 16 Febbraio 2017
MEDIA
CHESSIDICE IN VIALE DELL’EDITORIA
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Askanews, Luigi Abete lascia la
carica di a.d. Al suo posto arriva
Daniele Pelli, già consigliere delegato. Abete rimane comunque nel cda,
come già preannunciato. Sempre da
Askanews, il consigliere Brunetto Tini
ha lasciato la vicepresidenza Fieg
per la categoria agenzie nazionali di
stampa. Rimane immutato il resto
del board dell’editrice presieduta da
Giuseppe Cornetto Bourlot. Il preconsutivo 2016 di Askanews si è chiuso in
sostanziale pareggio.
Milleproroghe, aumenta il tetto
dei contributi editoria sul fatturato. Un emendamento al decreto
Milleproroghe approvato ieri dalla
commissione affari costituzionali del
senato prevede che il contributo pubblico massimo liquidabile a ciascuna
impresa editrice non possa eccedere
il 50% dell’ammontare complessivo
dei ricavi riferiti alla testata, per
cui si chiede il contributo. La norma
vigente prevedeva che l’ammontare
complessivo doveva calcolarsi «al netto del contributo» ma ora la modifica
introdotta prevede la soppressione di
questa previsione. Quindi, la norma
conferma che il contributo non possa
superare il 50% del fatturato ma
quest’ultimo verrà calcolato al lordo
del contributo e non più al netto. Viene
poi previsto che la nuova disciplina
entri in vigore nell’esercizio successivo a quello di approvazione dei
decreti legislativi delegati al governo
dalla legge sull’editoria. La legge 198
prevedeva che le disposizioni si ap-
plicassero già a partire dai contributi
relativi al 2016.
Fininvest sale al 53,3% del capitale Mondadori. La holding della
famiglia Berlusconi ha incrementato
del 2,9% la propria quota in Arnoldo
Mondadori Editore, portandola al
53,299% dal 50,399% che deteneva
al 31 dicembre 2016. La decisione di
Fininvest, ha spiegato una nota della
società, è legata «al positivo andamento del gruppo Mondadori e al forte
convincimento nelle sue prospettive
di sviluppo, valutazioni che trovano
supporto anche nella sempre maggiore visibilità riconosciuta dal mercato
borsistico al titolo Mondadori sia in
termini di scambi che di valorizzazione, in particolare a partire dall’ingresso nel segmento Star avvenuto nei
primi giorni di dicembre».
A Speed la raccolta della pubblicità nazionale del sistema Qn di
Carlino, Nazione e Giorno. Dal
primo marzo SpeeD, concessionaria
di pubblicità del Gruppo Monrif, si
occuperà della raccolta della pubblicità nazionale su carta e online di
QN Quotidiano Nazionale, fascicolo
sinergico abbinato a il Resto del
Carlino, La Nazione e Il Giorno, attraverso la propria rete commerciale
composta da oltre 130 agenti. «Grazie
al lavoro di un’unica concessionaria
interna, in grado di rappresentare
al meglio le peculiarità delle nostre
testate», ha dichiarato l’a.d. Andrea
Riffeser, «sarà possibile offrire alla
nostra clientela una proposta fortemente integrata nelle sue componenti
offline e online, capace di massimizzare la propria efficacia in termini di
risultati di comunicazione. Il nostro
obiettivo è quello di offrire progetti di
comunicazione studiati su misura per
ogni esigenza delle singole aziende».
Nielsen, certificazione del Media
Rating Council per il Digital
In Tv Ratings negli Usa. Nielsen
ha ottenuti la certificazione Media
Rating Council (Mrc) in Usa per la
propria metodologia che rende possibile aggiungere alla tradizionale
audience tv anche il pubblico che ha
utilizzato supporti digitali (pc, tablet,
smartphone, ecc.) per guardare degli
stessi programmi televisivi. Questa
funzionalità aggiuntiva è stata denominata Digital in Tv Ratings ed è la
prima soluzione di questo genere ad
aver ricevuto la certificazione Mrc. Il
Digital in Tv Ratings, lanciato nel
2015, è la soluzione attualmente usata
negli Stati Uniti da emittenti quali
Abc, Cbs, Freeform e Univision.
National Geographic cambia
pelle e punta sulla tv. La rivista
di scienze naturali e geografiche nata
nel 1888 vuole seguire le orme di Hbo,
Netflix e Amazon, realizzando programmi in proprio. Secondo Courtney
Monroe, il ceo di National Geographic Channel, l’obiettivo è «cambiare
radicalmente la nostra strategia di
programmazione». Il primo esempio
di questa nuova strategia è la serie tv
Genius, che uscirà in primavera, in
cui l’attore Geoffrey Rush interpreterà il genio ribelle Albert Einstein,
inaugurando un nuovo filone televisivo a episodi sulla vita dei grandi
innovatori. A finanziare Monroe in
questa avventura televisiva sarà
un partner di National Geographic
Channel, la 21st Century Fox di
Rupert Murdoxh, con 725 milioni di
dollari (685 mln di euro).
Il Tirreno, disegno d’autore per
il Carnevale. Un disegno d’autore
in regalo per Carnevale ai lettori
del Tirreno. È firmato da Giorgio
Michetti che ha realizzato anche il
manifesto ufficiale dell’edizione 2017
della celebre manifestazione viareggina. Il pittore, che ha compiuto 104
anni lo scorso dicembre ma è ancora
in piena attività, ha disegnato in
esclusiva per il quotidiano toscano
un manifesto che sarà utilizzato come
immagine simbolo dello speciale di
48 pagine che verrà distribuito in
edicola domenica 26 febbraio.
Roidi entra in Moovit. L’ex direttore del giornale gratuito Metro
Giampaolo Roidi è il nuovo chief
advisor per i rapporti con i media
nella Penisola e le attività editoriali
di Moovit Italia, l’applicazione gratuita per smartphone che offre in
tempo reale il quadro della mobilità
attraverso i mezzi pubblici. Moovit è
usata nel mondo da oltre 52 milioni
di utenti e in Italia da 3,5 milioni di
persone in 98 città.
LA VIGNETTA DEL GIORNO
L’EVOLUZIONE DI
L’editoria in Piazza Affari
Indice
Chiusura
Var. %
Var. % 30/12/16
FTSE IT ALL SHARE 20.895,25
FTSE IT MEDIA
13.502,36
-0,46
-0,47
-0,20
-1,22
Titolo
IN EDICOLA a soli € 4,00
è un magazine
www.classabbonamenti.com
Rif.
Var.
%
Var. %
30/12/16
Capitaliz.
(mln €)
Cairo Communication
3,6160
1,69
-5,09
486,1
Caltagirone Editore
0,7650
0,46
4,08
95,6
Class Editori
0,3760
1,21
19,37
35,5
Espresso
0,8100
1,12
9,61
333,8
Il Sole 24 Ore
0,3486
-0,85
-5,40
15,1
Italiaonline
2,5480
-0,31
7,78
292,4
Mediaset
3,8560
-1,13
-6,18
4.554,8
Mondadori
1,5520
-2,21
32,54
405,8
Monrif
0,2018
0,90
6,89
30,3
Poligraici Editoriale
0,1712
0,12
12,48
22,6
Rcs Mediagroup
0,8160
0,12
-2,22
425,8
098105098108105111103114
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