IL DEVIANTE
In Psicologia si ritiene a rischio di devianza colui che per motivi psicologici di disadattamento presenta
caratteristiche antisociali.
In Sociologia si ritiene deviante colui che non si conforma alle regole e alle consuetudini sociali
I tanti studi e le numerose ricerche sulla delinquenza minorile hanno dato vita ad una notevole gamma di
teorie fondate su vari criteri :
Aspetti fisici bioantropologici genetici
Aspetti psicopatologici e psichiatrici
Caratteristiche differenziali di ordine psicologico
Condizioni sociali
Condizioni familiari
Caratteristiche delle sottoculture di appartenenza
Configurazioni multifattoriali.
IL rischio per i minori nell’adolescenza
L’adolescenza è di per sé una condizione di rischio, caratterizzata da comportamenti oppositivi, conflittuali
e antisociali.
L’ adolescenza è un periodo di grandi trasformazioni, di nuovi bisogni, nuove forme espressive,
comunicative e relazionali.
E’ una fase di crescita caratterizzata da grandi emozioni e forti passioni.
E’ uno stato altalenante di sensazioni contrastanti fatte di onnipotenza e di impotenza.
La fase adolescenziale rende il soggetto più fragile, se poi in casi particolari si aggiungono aspetti
psicologici o psicopatologici, si può verificare un comportamento anormale.
In alcuni casi il soggetto con un disturbo psicopatologico grave, può assumere un comportamento
aggressivo o violento. In certi casi si possono rilevare alcuni di questi disturbi:
cleptomania, l’acting –out nevrotico, il senso di colpa, la piromania.
In altri casi la personalità psicopatica presenta una serie di difficoltà come:
Mancanza di senso morale
Incapacità di apprendere dall’esperienza e dalle punizioni
Assenza di sensi di colpa
Anaffettività
Impulsività
Labilità emotiva
Nella criminologia minorile l’ambiente familiare occupa un posto di notevole considerazione e
interesse,data la grande influenza che come primo nucleo sociale questa esercita nello sviluppo del
soggetto e nella formazione della sua personalità.
Le ricerche condotte in tal senso hanno evidenziato l’importanza di alcuni fattori nella crescita di un ragazzo
quali:
Le cure materne nella prima infanzia.
La presenza della figura paterna
Gli stili educativi (eccessiva severità o permissività)
Le diverse forme di disgregazione familiare (famiglie monoparentali-nuclei compositi.
Famiglia multiproblematica (membri con chiari disturbi psicosociali-componenti inseriti in contesti
delinquenziali).
La figura materna
In relazione alle cure materne molti studiosi hanno evidenziato l’importanza della presenza stabile della
figura materna, del suo affetto costante, della disponibilità a soddisfare i bisogni primari del bambino .
Secondo Winnicott occorre una mamma sufficientemente buona
Erikson trova indispensabile la relazione materna per la costituzione della fiducia di base
Bowlby ha sottolineato l’importanza di una mamma presente che facilita il processo di attaccamento nel
bambino nei primi anni di vita. In tal modo si formano i modelli operativi interni che rappresentano degli
schemi per poter agire nelle diverse situazioni. Avere un buon modello interno significa non perdersi
d’animo quando si è in difficoltà, tollerare le frustrazioni, reagire in maniera efficace e non nevrotica.
Al contrario se il modello non si forma si possono avere comportamenti distruttivi, con forme di
aggressività e insensibilità affettiva.
La Figura Paterna
La figura paterna ha una notevole incidenza per quanto riguarda la formazione della coscienza eticosociale.
Difatti un Super-Io debole mette in crisi il giovane che non riesce a rispettare fermamente le norme sociali e
facilmente può incorrere in comportamenti devianti.
Cohen ha analizzato questo aspetto nel suo libro ”Ragazzi delinquenti”, dove la maggior parte dei minori
devianti era cresciuto senza padre