arte greca - i nostri tempi supplementari

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LA CIVILTÀ GRECA: CARATTERI PRINCIPALI
Antiche popolazioni, come i Mini e i Pelasgi, avrebbero abitato la penisola greca
prima dell'arrivo di Achei e Ioni.
L'arte della Grecia continentale dall'Età del Bronzo all'invasione dorica
viene definita arte elladica.
In seguito all'immigrazione dei Dori e dei Beoti dalla Tessaglia intorno
al 1200 a.C., le popolazioni greche risultavano divise in tre stirpi,
separate da differenze dialettali e culturali.
I tre ceppi, accomunati con il nome di Elleni, sarebbero discesi, secondo il
mito, da Elleno, figlio di Deucalione e Pirra (unici superstiti di un grande
Diluvio) e verso l'VIII secolo così distribuiti:
-Dori: nella Grecia centrale e nel Peloponneso (dove gli Achei sarebbero stati
in parte assorbiti e in parte allontanati) con colonie nell'Egeo (Creta, Rodi,
Citera) e in Asia Minore;
-Ioni: nell'Attica e nell'isola di Eubea con colonie nelle isole del Mare Egeo
(Samo, Chio, le Cicladi) e sulle coste dell'Asia Minore (Focea, Clazomene,
Colofone, Efeso, Mileto e poi Smirne e Alicarnasso) dove costituirono una
potente federazione di dodici città;
-Eoli: nella Tessaglia e nella Beozia, con colonie a Lesbo e in Asia Minore.
Nel 776 a.C., con l'istituzione dei Giochi di Olimpia, si suole iniziare la
cronologia della civiltà greca, che intorno al VII secolo a.C. inizia a
sviluppare in campo sociale, artistico e culturale i suoi caratteri
peculiari (periodo arcaico), finché, nel V secolo, raggiunge il suo
massimo splendore con il prevalere politico e culturale di Atene (età
classica) e il raggiungimento dell'unità politica dei Greci.
Con l'affermarsi dell'egemonia macedone e in seguito alle conquiste di
Alessandro Magno (IV secolo) inizierà il periodo ellenistico.
Nell'arte greca vengono comunemente distinti tre periodi
fondamentali:
-Arcaico (VII-VI secolo);
-Classico (V-IV secolo circa);
-Ellenistico (IV-I secolo).
Il periodo arcaico (VII-VI secolo a.C.)
A partire dal VII secolo, la civiltà e l'arte greca cominciano ad assumere i loro
aspetti caratteristici delineando le direzioni del loro sviluppo: in campo artistico
vengono definite le tipologie fondamentali e il carattere degli stili sia
dell'architettura che della scultura, mentre da un punto di vista figurativo si
evidenzia l'interesse per la rappresentazione della figura umana.
L'arte di questi secoli è profondamente legata a finalità rituali e religiose ed
il suo arcaismo consiste nell'uso di forme a volte semplificate fino al punto
di poter apparire rozze, ma essenziali e altamente significative
nell'intento di rappresentare in forme visive dei concetti di natura
ideale e trascendente.
Periodo classico (V-IV secolo a.C.)
Si può definire come periodo classico quello coincidente con l'Età di Pericle
e, quindi, con il momento di maggior prestigio della Democrazia
ateniese e dell'attività artistica di Fidia (seconda meta del V secolo ma se
ne possono anche espandere i confini fino ad abbracciare il tardo arcaismo e,
in particolare, lo stile severo (prima metà del V secolo) e giunger fino alla
cosiddetta seconda classicità che si conclude con la scultura di Lisippo (nella
seconda metà del IV secolo).
Con il termine "classico" si è voluta intendere, a partire dal XVIII secolo, la
perfezione raggiunta dalle forme artistiche e il loro carattere
esemplare e universale, espressione di una visione del mondo in cui
estetica ed etica si identificavano nell'ideale di un equilibrio perfetto e
di una serena e consapevole adesione alle leggi dell'armonia
universale riflesse dalla perfezione delle forme e dei rapporti
proporzionali.
Con il termine "classicismo" si definiranno, in seguito, diversi periodi e correnti
artistiche in cui sarà fatto riferimento in modo più o meno esplicito all'arte
classica greca assunta come modello ideale di perfezione da un a punto di vista
formale (nella ricerca della bellezza ideale, dell'ordine, della simmetria e della
perfezione dei rapporto proporzionali) che etico (in riferimento alla filosofia
platonica e agli ideali di libertà politica ed intellettuale della democrazia greca).
Periodo ellenistico (323 a.C.-I secolo a.C.)
Si definisce Ellenismo il periodo che va dalla morte di Alessandro Magno
(323 a.C.) alla conquista della Grecia e dei regni ellenistici da parte dei
Romani (conclusa nel I secolo a.C.).
Dopo la formazione dell'Impero di Alessandro Magno e la successiva creazione
dei regni ellenistici, la situazione politica, sociale e culturale del mondo greco
appare profondamente modificata: agli ideali di indipendenza e di libertà
dei cittadini della polis greca, si sostituisce una nuova visione del
cittadini come suddito; di conseguenza l'arte non è più l'espressione di
una cultura collettiva, ma riflette piuttosto gli ideali di grandezza dei
sovrani e dei potenti.
Insieme all'individualismo, si sviluppano un nuovo senso della natura
(legata all'osservazione realistica) e del sapere (che diventa
specialistico ed erudito).
Le arti figurative assumono quindi nuove forme con l'accentuarsi del
verismo e del pathos.
Nasce una vera e propria industria artistica fondata sulla riproduzione
e sulla diffusione delle opere d'arte classica del IV secolo oltre che
della produzione ellenistica, con il risultato di rendere universale la
conoscenza dell'arte greca sia nel mondo orientale sia in quello
occidentale attraverso i Romani.
I maggiori centri della civiltà e dell'arte ellenistica sono Alessandria d'Egitto,
Pergamo, Antiochia, Rodi, Magnesia e Priene.
La religione e la cultura
Divinità e centro sacri
Gli antichi Greci, fin dall'età micenea, praticavano il culto di diversi dei, primi
fra tutti, i dodici dei olimpici, che rappresentavano, sotto forma umanizzata
l'azione e il carattere delle maggiori forze della natura.
Lo cosmogonia greca contemplava una genealogia di Dei che da Urano e crono
giungeva a Zeus (Giove), padre degli dei e degli uomini, considerato il più
importante degli dei olimpici, simbolo della potenza del cielo. Le altre divinità
olimpiche erano Era (Giunone), consorte di Zeus, Apollo (dio del sole e
delle arti), Artemide (Diana), dea della luna, dei boschi e della caccia,
Afrodite (Venere) dea dell'amore e della bellezza, Ares (Marte), Dio
della guerra, Poseidone (Nettuno), fratello di Zeus e dio del mare e
delle tempeste, Demetra (Cerere) dea della terra e dea madre, Pallade
Aleta (Minerva) dea della saggezza e dell'industriosità, Ermes
(Mercurio), dio dell'intelligenza e dei commerci, messaggero degli dei
e guida delle anime, Estia (Vesta) dea del focolare domestico, Efesto
(Vulcano) il fabbro degli dei.
Alle divinità maggiori ne vanno aggiunte numerose altre: Ades e Persefone,
sovrani del Regno dei morti, Dioniso (Bacco), dio della vite e Asclepio,
dio della medicina, entrambi figli di Zeus; il dio Pan dei pastori, le ninfe
e i satiri abitanti dei boschi e della natura selvaggia; e ancora le nove
Muse, personificazioni delle Arti al seguito di Apollo, e le tre Parche
che filavano i destini umani.
Oltre a venerare gli dei, i Greci tributavano onori agli eroi, primo fra tutti
Eracle, simbolo della capacità dell'uomo di trascendere la natura
umana.
Il culto originariamente praticato in grotte, boschi o recinti sacri
(temenos), richiese successivamente la creazione di una struttura
architettonica, il tempio.
Una particolare forma di culto era costituita dai Misteri che erano dei riti
iniziatici celebrati in onore di particolari divinità in cui si trasmettevano
conoscenze relative all'immortalità dell'anima: famosissimi i Misteri orfici
dedicati a Dioniso e quelli Eleusini incentrati sulla figura di Kore o Persefone.
Le immagini scolpite e dipinte delle divinità e delle loro vicende che ornava o
templi e suppellettili sacre e profane, oggi ci permettono di ricostruire i
messaggi e i simboli della cultura religiosa greca attraverso l'esame comparato
della loro iconologia e della mitologia.
Ogni città greca dedicava uno o più templi alle divinità che la
proteggevano e cui spesso erano attribuite particolari virtù, come
quella di guarire (nei templi di Asclepio) o di concedere la fertilità
(templi della dea madre).
Molti santuari erano particolarmente rinomati, come quelli dedicati alle divinità
nei luoghi in cui il mito collocava la loro nascita o le loro vicende (per esempio
santuari di Apollo a Delo e a Delfi o di Afrodite a Cipro).
Particolare importanza avevano, inoltre, i santuari oracolari come quello di
Apollo a Delfi o quello di Zeus a Dodona in Epiro.
Molti luoghi di culto erano rinomati per i Misteri che vi si celebravano,
come Eleusi presso Atene, o le feste periodiche (Amfizonie) delle
confederazioni di più città a Delfi o a Delo, o anche per il giochi
panellenici che vi si svolgevano, come ad Olimpia (Giochi Olimpici in
onore di Zeus), a Delfi (Giochi Pitici in onore di Apollo) o a Corinto
(Giochi Istmici in onore di Poseidone).
Il santuario di Apollo a Delfi, il principale centro sacro dei Greci, era
costituito da un recinto sacro alle pendici del Parnaso (il monte abitato
dalle Muse), dove il mito narrava che Apollo aveva sconfitto il serpente
Pitone il cui spirito dava oracoli per il tramite della Pizia, sacerdotessa
di Apollo. Una via sacra partiva dal basso, fiancheggiata da tempietti
ed edifici votivi (Tesori) fino a giungere alla terrazza con il grande
tempio dorico di Apollo, dietro il quale si trovano il teatro e altri
monumenti; all'esterno del recinto si trovava lo stadio per i Giochi
Pitici. Il santuario era definito centro del mondo e questo concetto era
simboleggiato dalla pietra dell'Omphalos (ombelico), mentre sul
frontone del tempio di Apollo era incisa la massima: conosci te stesso.
Mito, filosofia e cultura
La mitologia costituisce per i Greci il fondamento della religione e dei culti
dal momento che nelle vicende e nei caratteri degli dei sono adombrate le
teorie cosmologiche e le concezioni relative alla natura e all'animo umano.
I miti, tramandatici da Omero o da Esiodo, dagli Inni Orfici e dalle opere dei
mitografi, ci rendono edotti sulle visioni cosmogoniche, sul carattere, gli
attributi e le funzioni degli dei e sulle vicende degli eroi che traducono, in
forma leggendaria e poetica, il patrimonio delle conoscenze naturali,
filosofiche e, a volte, storiche degli antichi Greci.
A partire dal VI secolo a.C. si sviluppano, nelle colonie ioniche dell'Asia
Minore ed in Magna Grecia, delle nuove forme di conoscenza filosofica e
scientifica separate dalle visioni religiose: ricordiamo Pitagora e la
Scuola Pitagorica da lui fondata a Crotone; da citare poi la Scuola
Ionica di Talete, Anassimandro e Anassimene di Mileto e la Scuola
Eleatica fondata da Senofane di Colofone.
Nel V secolo a.C. la scienza e la filosofia compiono significativi
progressi con Ippocrate di Chio, Eraclito di Efeso, Leucippo di Mileto e
Democrito di Abdera.
Ad Atene nel periodo di massimo splendore dell'Età classica, troviamo
Socrate che si oppone allo scetticismo dei Sofisti, affermando l'esistenza di
una verità universale. Successivamente, Platone, discepolo di Socrate e
fondatore dell'Accademia, oppone la sua filosofia idealista e una precisa visione
etica alla crisi dei valori dei suoi tempi (inizio del IV secolo). Aristotele,
discepolo di Platone e promotore di una filosofia logica e analitica, sarà il
fondatore della scuola Peripatetica (o Liceo) e il precettore di Alessandro
Magno.
Anche nel periodo ellenistico la scienza e la filosofia continuano a
manifestare una grande vivacità intellettuale con Euclide di
Alessandria, Archimede, Aristarco e Ipparco (astronomi), Teofrasto
ecc.; sorgono inoltre tra IV e III secolo, diverse scuole filosofiche
come quella Stoica fondata ad Atene da Zenone, quella di Epicuro e la
Scuola Scettica di Pirrone.
Intorno al VII-VI secolo a.C. fioriscono diverse forme letterarie, dalla
poesia epica (Esiodo) e lirica (Alceo, Saffo, ecc.) alla prosa (Esopo),
alla tragedia che viene recitata da attori dotati di maschere.
Nel periodo ellenistico ricordiamo come poeti Apollonio Rodio e
Callimaco di Cirene, Menandro di Atene per la commedia e Polibio
come storico.
Da ricordare anche la grande importanza della Biblioteca di
Alessandria e lo sviluppo di opere filologiche, critiche ed erudite
nell'ambiente alessandrino.
La cultura greca non presenta lo stesso carattere trascendente che
domina, per esempio, l'arte egiziana, come espressione di una realtà
metafisica rigorosamente definita dalla tradizione e dalle caste sacerdotali.
Nella cultura greca troviamo invece un diffuso senso etico ed estetico
fondato sulla libertà intellettuale e sulla ricerca di un armonico
rapporto con le leggi della natura. Pertanto il senso estetico è legato
alla ricerca della perfezione formale, espressa dalle leggi dell'equilibrio
e della proporzione armonica, riflessi del divino nella natura e, pur
attenendosi a canoni e a precisi leggi, si sviluppa in direzione di una
crescente libertà individuale del fare artistico.
L'architettura
A partire dal X secolo la civiltà greca sviluppa i suoi caratteri peculiari
elaborando le proprie tipologie architettoniche religiose e civili (tempio, teatro,
palestra ecc.).
La città greca (polis) è in genere dominata da una rocca (acropoli), costruita
sul punto più elevato per esigenze difensive e che diventa il centro sacro della
città, sede dei principali edifici religiosi, mentre la vita civile si svolge nella
parte bassa e ha il suo centro nella piazza (agorà).
Alla fine del VI secolo a.C. si sviluppa lo schema urbanistico a reticolo (o a
scacchiera) legato al nome di Ippodamo di Mileto da cui la definizione di pianta
ippodamea (schemi urbano di Priene, del Pireo, di Rodi ecc.). Nel mondo
ellenistico, all'interno dei reticoli stradali ippodamei, l'architettura assumerà un
carattere monumentale e scenografico.
Il tempio
In origine doveva presentare una struttura lignea o in mattoni
costruita su un basamento di pietra o costituita da una semplice cella
rettangolare (naos) spesso divisa in due da una fila di colonne o
pilastri con il tetto piatto o a spioventi e preceduta da un atrio coperto
con colonne (pronao). Questo schema si rifà probabilmente alla pianta del
megaron miceneo e si ritrova nei Tesori (tempietti votivi costruiti nei più
importanti santuari ellenici).
Intorno al VII secolo questo schema viene sviluppato con un colonnato
(peristilio) eretto sul basamento (stilobate), che circonda da ogni lato
la cella e regge un'architrave di pietra. I templi vengono costruiti in
pietra o marmo e coperti da un tetto a doppio spiovente poggiante, sui
lati brevi, su un frontone triangolare. Dietro la cella stava un vano
detto opistodomo.
Ci sono poi diversi schemi planimetrici che combinano in vario modo la cella,
che è il vero e proprio santuario, e i colonnati:
-tempio in antis: con due colonne fra i prolungamenti dei lati lunghi della
cella e due pilastri (ante) alle estremità dei muri;
-tempio prostilo: con una sola fila di colonne (quattro o sei) sul lato
d'ingresso della cella;
-tempio anfiprostilo: con una fila di quattro colonne davanti all'ingresso della
cella e un'altra fila sul lato posteriore;
-tempio periptero: la cella, in antis o doppiamente in antis, prostila o
anfiprostila, è circondata da una fila continua di colonne (in genere sei o otto
sui lati corti e il doppio sui lati lunghi);
-tempio diptero: struttura di grandi dimensioni che presenta una doppia fila
di colonne che circondano la cella sui quattro lati;
-tempio ipetrale: ha un cortile scoperto al posto della cella;
-tempio monoptero: a pianta circolare circondato da una fila di colonne.
Il tempio greco si presenta come una struttura volumetrica aperta il cui
colonnato non separa l'ambiente architettonico da quello naturale ma
ne filtra la luce e l'atmosfera, circondando il luogo sacro e facendo
pensare a un simbolico bosco sacro.
Gli ordini
L'elemento fondamentale, nell'architettura del tempio greco, è costituito dalla
colonna. Le regole che definivano la forma e le proporzioni relative alle
colonne e alla trabeazione negli stili architettonici greci sono state descritte e
codificate come ordini da Vitruvio, architetto e teorico romano del I secolo
a.C.
I tre principali ordini o stili greci sono il dorico, lo ionico e il corinzio.
L'ordine dorico
L'ordine dorico si sviluppa nel Peloponneso, in Sicilia e nella Magna
Grecia ed è utilizzato a partire dal VII secolo.
L'aspetto del tempio dorico è più massiccio e arcaico di quello ionico e
si fonda sull'applicazione di un rigoroso e sobrio schema canonico, di
precisi rapporti proporzionali, pur mostrando una molteplicità di
possibili soluzioni.
Le colonne doriche sono prive di base, poggiano direttamente sullo
stilobate, hanno il fusto cilindrico e massiccio, sono rastremate verso
l'alto, e nella parte superiore presentano un'entasi (rigonfiamento);
sono caratterizzate da circa 20 scanalature (solchi verticali) con
spigoli vivi (chiaroscuro).
Il capitello che collega le colonne all'architrave è composto da echino
(a forma di bacile circolare) e l'abaco (elemento quadrato a forma di
parallelogramma). In genere l'echino è accordato alla colonna con tre
solchi incisi (ipotrachelio) alternati a tre listelli circolari, oltre i quali
proseguono un poco le scanalature del fusto; nei templi più arcaici fra
echino e colonna si può trovare una profonda gola scavata e a volte
decorata con fogliette.
La trabeazione è costituita da architrave, fregio e cornice. L'architrave,
o epistilio, presenta dei lunghi blocchi di pietra lisci e poggia sull'abaco
dei capitelli; il fregio è composto alternativamente da metope (lastre
lisce o scolpite) e triglifi (lastre un po' sporgenti e solcate da
scanalature). Fra l'architrave e e il fregio si trova un sottile listello
(taenia) che reca, in corrispondenza dei triglifi la regula composta da
sei gocce (piccoli tronchi di cono).
La cornice (geison o cimasa) posta al disopra del fregio, sporge verso
l'esterno ed è ornata, dalla parte rivolta verso il suolo, da tavolette
rettangolari (mutuli) con tre file di gocce (che simulerebbero dei
cavicchi di legno). Sulla cornice corre la gronda o sima e il
coronamento (acroterio) con decorazioni in terracotta o in pietra.
I frontoni sono i coronamenti triangolari dei due lati minori del tempio
e sono composti dalla cornice che segue l'inclinazione degli spioventi
del tetto e dalla parete triangolare (timpano) spesso ornata da
bassorilievi o sculture.
Le colonne e la trabeazione presentano una lieve inclinazione verso l'interno
per evitare l'impressione visiva della caduta; le proporzioni in altezza sono
studiate considerando le deformazioni prospettiche; gli intervalli degli
intercolumni sono variati (più piccoli verso gli angoli) per conservare
l'impressione della compattezza dell'edificio. La rastrematura delle colonne e
l'entasi ne sottolineano la corposità e la funzione statica.
L'architettura religiosa greca trova nel tempio dorico una struttura canonica che
raggiunge dei valori formali di assoluto equilibrio nelle numerose variazioni del
tempio periptero. Da notare un progressivo snellimento delle colonne.
I più famosi templi dorici sono:
-Heraion di Olimpia (VII secolo): tra i primi templi peripteri monumentali;
-tempio C di Selinunte (VI secolo): tempio periptero di forma molto allungata
(6x17 colonne) con cella preceduta da una seconda fila di colonne; importante
per la sua decorazione scultorea;
-tempio G di Selinunte: uno dei più grandi templi dorici con 8 colonne per 17 e
cella tripartita e preceduta da una colonnato;
-Basilica di Paestum (VI secolo): con numero dispari di colonne sul prospetto e
nel pronao e cella divisa in due navate da una fila centrale di colonne;
-tempio di Zeus ad Agrigento (V secolo): invece del peristilio aperto presenta
un muro perimetrale con semicolonne addossate e giganteschi telamoni (statue
che sorreggono l'architrave negli intercolumni) mentre all'interno, al posto
della cella, si trovava un cortile;
-tempio di Afaia a Egina (490 a.C.): opera raffinata dell'arcaismo maturo,
mostra un certo snellimento delle colonne e una notevolissima decorazione
scultorea;
-tempio di Zeus a Olimpia (471-456 a.C.): capolavoro del periodo severo in cui
si vede un ritorno alle concezioni più massicce ed arcaizzanti: il tempio, dalla
cella tripartita in cui era conservata la statua di Zeus scolpita da Fidia,
presentava lo schema classico di sei colonne per tredici; di grande importanza
la decorazione scultorea;
-tempio di Podeidone a Paestum (V secolo): dedicato a Hera o a Poseidone, è
uno degli esempi più perfetti e meglio conservati di tempio dorico del periodo
severo;
-Partenone: tempio dorico più famoso dell'età classica.
L'ordine ionico
Si sviluppa soprattutto nelle colonie ioniche dell'Asia Minore e mostra il
carattere più vivace e portato alle innovazioni e alla ricerca della cultura ionica.
Lo stile ionico si sviluppa intorno al VI e presenta caratteri più agili e con
maggiori possibilità di variazione e rispetto al dorico.
Il fusto della colonna ionica è più sottile, diritto e slanciato di quella
dorica e non presenta l'entasi. Le scanalature (24) sono più fitte e
presentano spigoli smussati, sottolineando il vivace gioco
chiaroscurale fra superfici sporgenti e rientranti.
Nell'ordine ionico la colonna non poggia direttamente sullo stilobate
ma su una base costituita da più elementi a sezione circolare con
diverse modanature (profilo o sagome), composta in genere da un toro
(modanatura convessa) e un trochilo (gola concava o scozia) poggianti
su un plinto (parallelepipedo quadrato), oppure da una gola compresa
fra due tori.
Il capitello ionico è raccordato alla colonna mediante una modanatura
concava ornata da intagli a forma di fuso (astragalo o fusaiola) su cui
si innesta l'echino a forma di paniere ornato da ovuli o foglie
(kymation) e sormontato da una fascia terminante in due volute e da
un sottile abaco.
La trabeazione presenta un'architrave divisa in tre fasce aggettanti e
spesso sormontata da un fregio continuo con figurazioni a
bassorilievo. Spesso fra architrave e e fregio si trova una cornice a
dentelli. La trabeazione si conclude con una fila di dentelli e, in età ellenistica,
si distinguono per le loro colossali dimensioni.
La cella del tempio ionico è sostituita da un cortile scoperto (tempio
ipetrale) all'interno del quale si trova l'edicola della divinità, mentre
intorno si svolge un doppio colonnato.
I principali templi ionici dell'Asia Minore sono:
-Heraion di Samo: tempio diptero con tre colonne sui lati brevi e posto su un
basamento con una scalinata sul prospetto principale;
-Artemision di Efeso, ricostruito nel IV secolo dopo l'incendio che lo aveva
distrutto nella stessa notte in cui era nato Alessandro: diptero, con due file di
colonne sui lati lunghi e tre file di sei colonne su quelli brevi. Caratteristiche le
basi di colonne decorate da rilievi;
-Didymaion di Mileto: immenso tempio diptero ricostruito nel IV secolo con un
profondo profondo tre file di colonne e con il cortile interno ornato di lesene
ioniche.
In Grecia i primi monumenti in stile ionico sono i Tesori o tempietti
votivi in antis costruiti nel santuario di Delfi nel VI secolo dai Cnidi e dai
Sifni. Il tesoro dei Sifni presenta due cariatidi (statue-colonne).
Nell'età classica i più famosi monumenti ionici saranno l'Eretteo, i Propilei e
il tempio di Atena Nike sull'acropoli di Atene.
Nel II secolo a.C. l'architetto Ermogene conferisce al tempio ionico nuove
forme canoniche, affini per proporzione a quelle doriche.
L'ordine corinzio
Si svilupperà solo verso la fine del V secolo a.C., come evoluzione del
gusto più ornamentale dello stile ionico e avrà grande diffusione
soprattutto nell'architettura romana.
L'ordine corinzio è in realtà una variante dell'ordine ionico e si
distingue soprattutto per il suo capitello a forma di cesto terminante a
volute, decorate con due file di foglie di acanto accartocciate con
eventuali ornamenti a rosette.
Nella base, toro e trochilo poggiano su un parallelepipedo definito
plinto.
Le prime opere in stile corinzio risalgono al V secolo:
-tempio di Apollo a Basse (in Arcadia) costruito da Ictino, architetto del
Partenone, verso il 430 a.C.: presenta dorico, la cella con colonne ioniche ed
un'isolata colonna corinzia;
-Olimpeion di Atene (III-II secolo a.C.): monumentale tempio diptero che verrà
terminato sotto l'imperatore Adraiano nel II secolo d.C.
Intorno al IV secolo compaiono delle costruzioni periptere (tholoi) che
presentano all'esterno un colonnato dorico o ionico e all'interno uno
corinzio:
-tholos di Delfi;
-tholos di Epidauro con due giri di colonne
L'architettura classica
Nella seconda metà del V secolo Atene diventa la capitale politica e
spirituale della civiltà greca, vive un momento di grande fioritura
artistica, testimoniando nei suoi monumenti una nuova concezione unitaria
della cultura greca e il raggiungimento di una perfezione formale mai raggiunta
prima. Nell'architettura confluiscono nell'età di Pericle gli elementi dei
linguaggi dorico e ionico, che raggiungono una nuova sintesi e un
notevole equilibrio tra architettura e decorazioni architettoniche.
L'Acropoli di Atene
Pericle dopo aver costruito le grandi mura che collegano Atene al porto
del Pireo, nel 449 ricostruisce l'Acropoli distrutta dai Persiani nel 480,
valendosi prima di tutto della collaborazione del grande scultore Fidia,
che diventa il sovrintendente dei lavori di ristrutturazione. L'Acropoli
rappresenta il desiderio di Pericle di voler dare ad Atene il simbolo
della sia stessa potenza e del suo ruolo nel mondo greco e anche il
notevole livello raggiunto dall'arte greca.
I principali monumenti dell'Acropoli sono:
-il tempio di Atena (Hecatompedon) costruito nel VI;
-il Partenone (447-432) di Callicrate e Ictino e decorato da Fidia;
-i Propilei (437-432) di Mnesicle;
-il tempio di Atena Nike (430-420) di Callicrate;
-l'Eretteo di Filocle (421-406).
Il Partenone, costruito in marmo pentelico su uno stilobate di 31x70
metri, é un tempio periptero anfiprostilo e presenta un colonnato
dorico di 8 colonne sui lati corti e di 17 su quelli lunghi. La cella è
divisa in due parti non comunicanti tra loro e precedute da due
colonnati esastili dorici. La cella maggior presenta su tre lati un
colonnato dorico a due piani, e vi trovava la statua crisoelefantina (in
oro e avorio) opera di Fidia. La cella posteriore presentava quattro
colonne ioniche.
La decorazione concepita da Fidia, oltre ai due gruppi scultorei dei
frontoni (Nascita di Atena e Contesa fra Atena e Poseidone per il
dominio dell'Attica), comprendeva le 92 metope della trabeazione
(Gigantomachia, Amazzonomachia, Centauromachia) e il fregio
continuo di gusto ionico che si svolgeva lungo le pareti esterna della
cella (Processione delle feste Panatenee).
Il Partenone è il tempio dorico per eccellenza, proporzionato, armonico,
caratterizzato dalle tipiche correzioni ottiche: le colonne doriche sono più
slanciate di quelle arcaiche, hanno un capitello meno pronunciato e una
trabeazione più bassa; le correzioni ottiche più importanti sono la diminuzione
degli intercolumni angolari che da più compattezza, la leggera inclinazione dei
colonnati, e il leggero rialzamento al centro dei lati lunghi per correggere il
senso di concavità delle linee orizzontali.
Nel V secolo d.C. il Partenone fu utilizzato come chiesa cristiana e in
seguito come moschea. Utilizzato dai Turchi come polveriera, fu
gravemente danneggiato da un'esplosione nel 1687. Nel secolo XIX
Lord Elgin fece trasportare a Londra gran parte della decorazione
scultorea.
I Propilei furono costruiti da Mnesicle e costituiscono l'ingresso
monumentale all'Acropoli. Il prospetto d'ingresso presenta un portico
dorico esastilo fra due corpi avanzati (Pinacoteca e Biblioteca). La
strada prosegue in salita tra due file di quattro colonne ioniche,
mentre il prospetto rivolto verso l'Acropoli presenta un secondo
portico dorico simile al primo.
Il tempio di Atene Nike sull'estrema punta occidentale dell'acropoli è a
fianco dei Propilei, si presenta come un tempietto anfiprostilo in
marmo pentelico con due prospetti di quattro colonne ioniche.
Originariamente era decorato con un elegante fregio continuo
sull'architrave e da balaustre scolpite sul bordo del bastione su cui
sorgeva. Danneggiato e demolito nel corso dei secoli il tempietto é
stato recentemente ricostruito.
L'Eretteo rappresenta un capolavoro dell'architettura ionica, sorge sui
resti del più antico santuario di Eretteo, adattandosi al dislivello
naturale del terreno e unendo diversi culti in un unico tempio.
L'edificio commemora la contesa tra Atena e Poseidone per il dominio
dell'Attica, durante la quale Poseidone fece scaturire con un colpo di
tridente una sorgente di acqua marina dalla roccia e Atena ottenne la
vittoria facendo spuntare una pianta di ulivo.
Il corpo principale dell'Eretteo è costituito da un edificio a pianta
rettangolare diviso in due parti non comunicanti fra loro a due diversi
livelli.
La parte orientale posta sul livello più elevato è costituita dalla cella di
Atena Polias (protettrice della città) ed è preceduta da un pronao
esastilo ionico.
La parte occidentale dell'edificio si trova a un livello più basso di circa
tre metri ed è dedicata al culto di Poseidone: è composta da un
vestibolo e dalla Cella di Poseidone Eretteo in cui si trovava la fontana
della sorgente sacra e in cui dimorava il Serpente dell'Acropoli.
Al santuario di Poseidone si accede da nord attraverso una porta
monumentale preceduta da un atrio (Portico di Poseidone) che
presenta un prospetto con quattro colonne ioniche e sul pavimento si
trova la pietra con il segno lasciato dal tridente del dio o da un
fulmine.
Sul lato meridionale del santuario di Poseidone si apre la famosa
Loggia delle Cariatidi, posta su uno basamento marmoreo e
caratterizzata dalle sei leggiadre statue-colonne in forma di fanciulle
(korai) dette Cariatidi (fanciulle della Caria) che sorreggono la
trabeazione con degli echini in forma di cesti posti sulla testa.
Il prospetto occidentale dell'Eretteo presenta quattro semicolonne
ioniche addossate a pilastri poste su un'alta zoccolatura ed immette
nel recinto sacro dove si trovavano l'ulivo di Atena e l'accesso alla
tomba di Cecrope posta sotto la Loggia delle Cariatidi.
L'architettura del IV secolo
Si diffondono gli stili ionico e corinzio e si sviluppano nuovi tipi di edifici
(teatro, stadio, tomba monumentale ecc.).
Sviluppatosi per consentire la rappresentazione delle tragedie e delle
commedie in occasione delle feste dionisiache, il teatro non aveva, in origine,
una sua struttura architettonica stabile e solo verso il 500 a.C. si costruì ad
Atene un primo teatro in legno, sostituito poi da Pericle con una nuova
struttura. La tipologia architettonica del teatro si definisce nel IV
secolo con la costruzione dei primi teatri in pietra.
Il teatro greco presenta una gradinata su cui prendeva posto il
pubblico (koilon), disposta a semicerchio e divisa in settori a ventaglio
(cunei) e realizzata sfruttando il pendio naturale di una collina.
Al centro della cavea si trova un'area circolare o semicircolare
(orchestra) destinata al coro ed in cui, in genere, si trovava un'ara. Il
palcoscenico era separato dai bordi della cavea da due passaggi ed era
costituito da un podio rettangolare, alto da due a tre metri e chiuso sul
fondo da una struttura architettonica talvolta fiancheggiata da due
avancorpi.
Pur essendo costruiti all'aperto, l'acustica dei teatri greci è perfetta
grazie a un sapiente calcolo delle distanze, della forma e
dell'inclinazione della cavea.
Il teatro di Epidauro, costruito nella seconda metà del IV secolo, è il teatro
greco più bello e meglio conservato.
Da ricordare anche il teatro di Dioniso ad Atene, costruito sulle pendici
dell'Acropoli. Numerosi sono i teatri in Sicilia e in Magna Grecia (Siracusa,
Segesta, Taormina).
Il Masusoleo di Alicarnasso è il monumento funebre di Mausolo
sovrano della Caria e per la sua sposa e verso il 350 a.C. diventa un
riferimento per la tipologia delle successive sepolture monumentali.
L'architettura ellenistica
I centri urbani di età ellenistica si sviluppano sulla base della pianta
ippodamea e si arricchiscono di monumenti fastosi, di edifici pubblici e
rappresentativi (sale ipostile, ginnasi, teatri, palestre, terme, ecc.) e
assume un aspetto scenografico dalle molteplici visioni prospettiche
con spazi aperti e articolati (portici, sistemazioni a terrazze digradanti,
scalinate). Pensiamo alle città di Priene, Rodi, Pergamo, Alessandria
ecc.
Il tempio assume dimensioni gigantesche e segue lo stile ionico e
soprattutto il corinzio.
L'Ara di Pergamo è un monumento in forma di gigantesco altare
dedicato a Zeus Sotèr (salvatore) e ad Atena Nikephoros (apportatrice
di vittoria), fu fatto costruire verso il 180 a.C. sull'acropoli di Pergamo
dal re Eumene II per celebrare la sua vittoria sui Galati e presenta una
nuova tipologia di edificio sacro dal gusto decorativo e grandioso tipico
dell'Ellenismo. Il monumento realizzato su pianta quadrata era
composta da un alto basamento rettangolare decorato da un fregio
scolpito; un'ampia scalinata, racchiusa fra due avancorpi, portava sullo
stilobate dove si trovava un doppio colonnato ionico che circondava
l'altare dei sacrifici.
L'Ara è stata ricostruita nel Pergamonmuseum di Berlino, dove sono
conservate anche le sculture.
I portici di Pergamo furono fatti costruire da Eumene II che si dedicò
all'abbellimento della città di Pergamo sistemandone l'acropoli a
terrazze digradanti: partendo dall'agorà, circondata da portici, si saliva
al terrazzo su cui sorgeva l'Ara e si proseguiva giungendo a un
successivo terrazzo porticato su tre lati con doppio ordine di colonne.
Su uno di lati il portico assumeva forma di stoà.
Da ricordare anche il portico dell'agorà di Atene e la stoà di Priene.
Infine le sale ipostile sono dei vani a pianta rettangolare con tetto
sorretto da colonnati interni e destinati ad assemblee.
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