ARCHITETTURA SACRA E OPERE
PUBBLICHE
SOMMARIO-1.Il tempio;2.Gli ordini architettonici dorico e ionico;3.Il canone nell’architettura;4.La sistemazione
monumentale dell’acropoli;5.Il teatro greco;6.razionalismo e naturalismo nell’urbanistica greca;
1 . Il tempio
L’arte greca ebbe la sua maggiore gloria nel tempio. La prima idea della casa adatta a divinità antropomorfe
fu trovata nella casa abitata dall’ uomo.
Nella civiltà cretese-micenea la parte più importante dell’abitato era il mégaron.La forma rettangolare del
mégaron ha dato origine alla cella, il naos.Se il naos aveva un vestibolo, esso prendeva il nome di
pronaos.A volte, dalla parte opposta esisteva il posticum.L’opistodomo era un locale che si trovava fra il
naos e il posticum.Quando il tempio aveva un portico anteriore prendeva il nome di prostilo;se il portico era
anteriore e posteriore il tempio assumeva la denominazione di anfiprostilo.più tardi fu aggiunto il colonnato
sui quattro lati della cella ed il tempio divenne periptero, mentre se le colonne erano su doppia fila il tempio
era diptero.Se le colonne erano addossate al muro della cella il tempio si chiamava pseudo periptero, se
aveva una fila di colonne addossata ed una libera si chiamava pseudo diptero.
L’elaborazione della forma del tempio fu parallela a quella degli ordini architettonici e particolarmente
dell’ordine dorico e ionico.L’ordine architettonico é lo “sviluppo” del trilite.Il trilite era una costruzione
rudimentale che comparve già nell’ età neolitica.Esso era composto da due enormi massi verticali che
sostenevano un blocco orizzontale.Le pietre erano di materiale greggio e di grande mole.Le costruzioni con
massi enormi hanno dato origine all’architettura che prese il nome di megalitica.
Fra l’architettura megalitica del trilite ed il portico a peristilio greco il passo é breve.I greci però studiarono
il rapporto statico ed estetico che intercorreva fra parti portanti e parti sostenute, rapporti che, con le
decorazioni da loro create, assursero alla perfezione di canoni immutabili.
Il volume e la disposizione delle singole parti fu detto ordine; le variazioni presero il nome delle stirpi
principali degli Elleni.
Gli elementi principali di un ordine sono: il basamento, la colonna, la trabeazione.
Il basamento é composto da:zoccolo, dado, cimasa.
La colonna comprende:base, fusto, capitello.
La trabeazione si suddivide in:architrave, fregio e cornice.
IL TEMPIO DORICO
I primi esempi di tempio dorico
Le prime documentazioni dei templi dorici sono offerte dal Poseidonion di Isthmia (cioè un tempio
dedicato a Poseidon), della fine dell’VIII secolo; dallo Heraion di Olimpia, della metà circa del VII secolo;
dall’Apollonion di Thermos (dedicato ad Apollo), del terzo venticinquennio del VII secolo.
Anche se possiamo rifarci solo a ricostruzioni, basate sui pochi resti pervenutici, grande é il valore
documentario del tempio di Isthmia, costruito in onore di Poseidon tra la fine dell’VIII secolo e l’inizio del
VII.Sul perimetro esterno si ergeva un colonnato di legno di 19x7 sostegni.La cella, con mura di pietra, era
ampia, divisa in due navate da una fila di 12 sostegni, e si apriva su un pronao. L’ architrave era di legno e
sosteneva un fregio con triglifi di pietra.Il tetto, forse a quattro spioventi, era coperto da tegole
concave.L’edificio non aveva frontone.
Il Poseridonion di Isthmia rappresenta uno dei primi passi da cui prese l’ avvio della canonizzazione piena
dell’ordine dorico.Essa trovò, più tardi, un esempio compiuto nello Heraion di Olimpia.Attorno al
seicentocinquanta a. C. esso sarebbe stato costituito da una cella di 100 piedi preceduta da un pronao di 20
piedi con due colonne tra le ante. Alle pareti lunghe della cella avrebbero aderito quattro pilastri che
servivano a semplificare il problema della copertura del tetto che doveva essere piano.
Attorno al 600 a.C. fu ricostruito, ma la pianta della cella rimase quella precedente. Fu aggiunto solo un
opistodomos simmetrico al pronaos. La cella fu circondata da colonne: sei per sedici tutte diverse.
di : Bruno Corzino, Ilaria Delladonna, Francesca Demarchis, Michela Palladino
Il colonnato originario era ligneo, più tardi le colonne furono sostituite da esemplari in calcare: ad una ad
una, in base alle offerte che i più ricchi tra i fedeli facevano nel santuario. Le ante imponevano un asse per
la seconda e la quinta colonna del colonnato esterno sui lati brevi.
Il portico avanti al pronaos era più profondo di quello avanti all’opistodomos. Il tetto aveva due frontoni.
Era coperto da grandi tegoloni, decorati sui bordi esterni da rosette.Sulla sommità del frontone orientale
era posto un enorme acroterio, cioè un motivo architettonico decorato.
La canonizzazione dell’ordine dorico
L’espressione più matura dell’ordine dorico alla metà del sesto secolo é data dal tempio di Apollo a
Corinto.Il complesso architettonico si ergeva su di un’ altura che dominava l’agorà della città.Su uno
stilobate formato da quattro alti gradini si eleva la peristasi di 6x15 colonne alte più di sei
metri,monolitiche.
L’impressione grandiosa evita un titanismo di maniera stemperandolo in una serie di rifinimenti,come la
fine stuccatura del calcare, lo slancio dei frontoni,il ritmo ascensionale della peritasi.Ancora più meditata la
progettazione della cella,con due colonne tra le ante.
La parte centrale è divisa in due settori:quello rivolto a oriente,ritmato in tre navate da due file di quattro
colonne,era dedicato ad Apollo;quello occidentale,anch’esso suddiviso in tre navate da due file di due
colonne,era dedicato ad una seconda divinità.
La colonna
Nell’ordine dorico non c’è il basamento.La colonna appoggia direttamente sul pavimento (stilobate) ed è
composta da rocchi sovrapposti detti scapi che costruiscono il fusto solcato da scanellature a spigolo
acuto.La colonna si rastrema verso l’alto ed ha un rigonfiamento verso la parte mediana,che viene chiamata
entasi.
Il capitello è composto da due elementi:l’echino e l’abaco.L’echino è un grosso disco schiacciato,l’abaco
un grosso dado che appoggia sull’echino.
Nel dorico l’architrave è semplice, grossi blocchi di pietra collegano le colonne appoggiandosi sugli
abachi .Il fregio è suddiviso decorativamente in metope e triglifi.Il triglifo è una decorazione a gruppi di
triplici scanalature le metope sono tavole fittili o marmoree,dipinte o scolpite con figurazioni eroi che.La
cornice dorica sporge dal fregio ed ha sulla superficie inferiore in corrispondenza dei triglifi
e delle metope delle tavolette (mutuli)con gocce troncoconiche.
IL TEMPIO IONICO
L’Heraion di Samo
La documentazione più antica dei templi ionici si limita al tempio di Hera, l’ Heraion, più volte distrutto e
ricostruito a Samo.Nella ricostruzione che risale al 670 a. C., dopo un’ alluvione provocata dal fiume
Imbrasos, il numero eccezionale di pilastri e il senso di ricchezza che essi suggerivano costituiscono il
primo esempio dell’ interesse dell’architettura ionica per la scansione delle superfici degli edifici .
L’Heraion, così come fu ricostruito in questa circostanza, aveva come limite occidentale e meridionale il
corso del fiume: perpendicolarmente fu ricostruito il tempio, avanti ad esso l’ altare e alcuni edifici sacri,
parallelamente al fiume una grande stoà(portico a colonnato).Un témenos (recinto sacro) recintava l’ area
sacra, di forma irregolare.La realizzazione degli edifici coprì un certo arco di tempo.Il primo ad essere
costruito fu il tempio.Un portico di 6x18 colonne circondava la cella.Nella cella il primitivo colonnato
mediano fu abolito, rendendo la statua della dea pienamente visibile sul fondo.Sulle pareti di blocchi di
calcare squadrati, una serie di pilastri sosteneva le travi del tetto.
L’ ingresso era suddiviso in tre da due pilastri.Sulla fronte quattro sostegni in asse con i muri esterni e con i
pilastri centrali prolungavano la cella sino alle dimensioni di 100 piedi.
attorno alla cella vi era una serie di pilastri, a distanza costante, probabilmente di legno.I pilastri dei fianchi
(18) erano il triplo di quelli della facciata.Il tetto non aveva tegole: forse era coperto da argilla
battuta.Probabilmente attorno al 640 a. C. fu costruito lungo il letto del fiume un portico di 200 piedi di
lunghezza, destinato ad accogliere i pellegrini e diviso in tre navate da due serie parallele di pilasti in legno.
Attorno al 570-560 a.C. il santuario fu modificato.Il tempio fu spostato verso occidente e comprese un’ area
che era 12 volte quella dell’ edificio precedente.L’ edificio, progettato da Rhoikos e Theodoros,rivelava una
cura fin nei minimi dettagli.Nel terzo Heraion sembrano fare la loro comparsa i caratteri dell’ordine ionico
ormai giunti a uno stadio compiuto di definizione.L’ insieme del terzo Heraion era caratterizzato da una
selva di 104 sottilissime colonne: le 40 scanalature davano ai fusti una vibrazione luministica sempre
mutevole.La vibrazione delle superfici era esasperata nelle basi, formate da un tamburo molto schiacciato,
leggermente concavo, sormontato da un toro decorato a tornio con una serie sottilissima di membrature.
L’ altare di forma rettangolare presentava una gradinata e la decorazione delle ante aveva sfingi in rilievo e
cornici vegetali stilizzate.
Anche questo edificio venne distrutto dal fuoco per essere ricostruito nel 530 a.C. con maggiori dimensioni.
Il tesoro dei Sifni
Il gusti ionico trionfa nel Thesauros dedicato all’ Apollo di Delfi che in alcuni punti però non é
completato.Le colonne di facciata sono sostituite da due figure femminili; le cornici, le sculture, i fregi, i
frontoni costituiscono l’ esempio più notevole della scultura decorativa ionica.
Sulla fronte si affrontato due schiere di divinità mentre sul lato ovest il giudizio di Paride riprende l’
unitarietà della composizione facendo arrivare tre dee che costituiscono il motivo- guida anche sul lato sud,
nel Ratto delle Leucippidi.sul lato nord si stende la Gigantomachia.A ciò si aggiunge l’ effetto delle
policromia: il fondo delle scene era blu, le iscrizioni rosse, come rossi erano alcuni dettagli delle figure e gli
ornamenti dei cavalli e degli opliti.
La colonna
La colonna ha una base rotonda; il fusto é più sottile del dorico e le scanellature più numerose e suddivise
da listelli.Il capitello é formato da un piccolo echimo decorato con ovuli, da un pulvino che termina con due
volute e da un sottile abaco.La trabeazione é composta da un architrave diviso in tre fasce aggettanti, il
fregio non ha triglifi né metope, ma una decorazione unica.
IL TEMPIO CORINZIO
L’ ordine
Verso la fine del V secolo apparve l’ ordine corinzio.Esso venne importato in Grecia dall’ Oriente o dall’
Egitto.Il fusto é scanalato e poggia su un dado detto plinto.
L’ altezza della colonna misura da 9 a 11 volte il suo diametro e il capitello é costituito da un cesto di foglie
di acanto.
La trabeazione differisce di poco da quella ionica; L’architrave é leggero e tripartito.
Il più grande edificio di ordine corinzio é l’Olympieion .
2. Gli ordini architettonici dorico e ionico
La fissazione dei canoni degli edifici di culto dorici avvenne nel Peloponneso. Deve essere attribuita a una
personalità che fissò le seguenti norme: la cella doveva corrispondere alla misura sacra di cento piedi;circa
fig. 2.1 - Tempietto di Atena Nike
venti piedi potevano essere destinati al pronaos; il tempio doveva avere portici su tutti e quattro i lati, le
colonne dovevano essere sei in facciata; quelle interne(se esistevano) dovevano essere allineate con quelle
del pronao. Sui fianchi le colonne dovevano essere almeno il doppio di quelle della fronte. Le colonne,se di
pietra, dovevano avere un modulo possibilmente fisso; esse dovevano restringersi verso l’ alto e terminare
in un capitello formato da una parte trapezoidale ( echino) e da un parallelepipedo (abaco) . forse, in un
primo momento, il tempio fu immaginato con il tetto piano.Probabilmente il tempio ionico non ha , in età
arcaica.Lacolonna poggia su due basi circolari sovrapposte, una convessa (toro), l’ altra concava
(trochilo).Il capitello presenta il caratteristico andamento curvilineo a due volute, l’architrave é tripartita, il
fregio continuo.Lo stato di conservazione dei templi ionici arcaica pervenuti fino a noi é pessimo.E’ quindi
possibile studiarli solo attraverso ricostruzioni, basate sui pochi resti e sulle fonti documentarie. tra i templi
di grandi dimensioni, ricordiamo soprattutto l’Heraion di Samo.
3. Il canone dell’architettura
Tra gli artisti greci, gli architetti furono i primi a fissare delle forme canoniche. Nel V secolo le applicarono
ai templi e le enunciarono in trattati: i brani frammentari che ci sono pervenuti attestano come il canone
fosse comunemente applicato, sia agli edifici nel loro complesso , sia ale loro parti, quali colonne, capitelli,
cornicioni, fregi e timpani. Le forme canoniche fisse conferiscono all’ architettura greca un aspetto
oggettivo, impersonale e necessario. Tant’ è vero che le fonti di rado ci forniscono i nomi degli artisti,
quasi essi fossero degli esecutori piuttosto che dei creatori, e le opere architettoniche seguissero leggi
eterne indipendenti dall’ individuo e dal tempo.
Il canone dell'architettura greca classica aveva una base matematica. Il romano Vitruri, che seguiva la
tradizione degli architetti greci del periodo classico, scrive: “ La composizione dipende dalla simmetria, le
cui leggi gli architetti dovrebbero rigidamente rispettare. La simmetria è creata dalle proporzioni... noi
definiamo le proporzioni di un edificio per mezzo di calcoli relativi sia alle sue parti, sia al tutto,
conformemente ad un modello stabilito.” Nel tempio greco ogni particolare si attiene a proporzioni stabilite,
fig 3.1 - Frontone del tempio di Efesto, Atene
usando come base il modulo, cioè il raggio di una colonna.
Nell’ antichità il canone era soprattutto applicato ai templi, ma da esso dipendeva anche la costruzione dei
teatri, nei quali doveva appagare l’ orecchio , non solo l’occhio: conche acustiche vi erano distribuite con
un sistema particolare, sia per l’amplificazione della voce, sia per il timbro. Il canone architettonico
regolava anche dettagli quali la trabeazione e persino le volute dei capitelli e le scanalature delle colonne.
Dalle proporzioni matematiche e dalle formule geometriche, tuttavia, i greci si scostavano, allo scopo di
adattare le forme alle esigenze della vista umana. Queste deviazioni sono troppo coerenti per non essere
effettuate con una chiara intenzione estetica. Gli architetti greci curvarono quelle linee che si
presumerebbero rette per correggere deformazioni prospettiche.
I contorni di piedistalli, cornici e colonne sono lievemente incurvati: così è, per esempio, nel Partenone e
nei templi di Paestum. Sono deviazioni lievi, e scoperte solo di recente.
Gli schemi che seguono sono frutto degli studi coordinati dal professor P. Bieganski del Politecnico di
Varsavia e sono riprodotti in W. Tatarkiwicz, Storia dell’estetica (1979).
4. La sistemazione monumentale dell’acropoli
fig. 4.1 - l’Acropoli di Atene
Equilibrio dell’insieme nella diversità delle soluzioni. La personalità di Fidia è la prima di un artista da
interpretare in senso moderno. Non solo per quanto riguarda la sua personalità, ma anche per il tipo di
scuola da lui creato: intorno alla sua creatività, infatti, ruotarono intere botteghe artigiane, attraverso le
quali l’impronta
fidiaca permeò tanto la produzione coeva, quanto tutto il futuro di Atene. Infatti, finiti i lavori del
Partenone, i vari artisti, riprendendo a lavorare autonomamente sia su commissioni pubbliche, sia per
privati, rivelarono, almeno sino alla fine del secolo, uno stile uniforme.
L’ingresso all’Acropoli. Completati i lavori del Partenone, nel 437, si passò ai lavori per dare all’acropoli
un ingresso monumentale, la cui realizzazione fu affidata a Mnesikles. Il problema architettonico consisteva
nel far superare in un solo volume i dislivelli del terreno: i Propilei contenevano il livello finale della rigida
rampa di accesso all’acropoli. La differenza di quota tra l’ingresso occidentale ed orientale è segnata dalla
copertura, che presentava due tetti a quote diverse, invisibili a chi saliva all’acropoli, e due frontoni. I
Propilei risolvevano così il problema del raccordo tra la rampa e la spianata dell’acropoli.
Il tempietto di Athena Nike e l’Eretteo.A Callicrates fu affidato il tempietto di Athena Nike che è il
documento più significativo della maniera ionica ad Atene. Costruito con materiali di gran pregio, bordato
dalla balaustra decorata con le Nikai vittoriose, presenta un fregio continuo.
fig. 4.2 - Loggia delle cariatidi - Eretteo
Nell’ Eretteo si trovava la statuetta di Athena Polis; sul lato occidentale dell’edificio si trovava un santuario
all’aperto, dove c'era l’ olivo sacro ad Athena. Dunque l’ edificio era legato a motivi mitici. Le necessità del
culto intorno a reliquie avevano imposto una pianta estremamente anticanonica in un ordine, come lo
ionico, che meglio si prestava ad essere usato per articolare volumi tra loro molto diversi. Iniziato nel 421
vide sospesi i lavori in occasione della spedizione in Sicilia; ripreso nel 409 é completato nel 405. Al di là
delle singole soluzioni architettoniche, quel che conta nell’acropoli é l’equilibrio dell’insieme, che tocca
qui vertici di grande efficacia risolutiva : necessità, simbolica, adeguamento all’ambiente, ricerca di un’ alta
espressione formale.
fig. 4.3 Facciata occidentale del Partenone, Atene
5.Il teatro Greco
L’ origine delle rappresentazioni teatrali e’ da ricercare nelle rustiche danze e nei canti corali con i quali i
contadini celebravano il culto di Dioniso .
Il teatro mantenne sempre in Grecia il carattere di una celebrazione religiosa , anche quando l’argomento
dei lavori non riguardò più Dioniso. Tragedie e commedie erano commissionate dallo Stato e rappresentate
nelle feste in onore di Dioniso.Le più solenni erano le Grandi Dionisiache che si celebravano in primavera.
Vi si recitavano solo tragedie.Le commedie invece , erano destinate alle Lenee, che cadevano in
gennaio.Durante queste grandi feste si mettevano in scena solo drammi nuovi,e le rappresentazioni avevano
il carattere di un concorso.Nei concorsi tragici ogni concorrente presentava tre tragedie e un dramma
satiresco, di tono più leggero o bufanesco. Al poeta veniva assegnato ,mediante sorteggio, un coro,un
corego e degli attori professionisti.
Il coro era un complesso di dodici (poi quindici) artisti, abili nella danza e nel suonare il flauto.Il corego era
un cittadino facoltoso che dava il suo contributo allo Stato sostenendo le spese per la messa in scena dei
drammi.Gli attori sino alla metà del quinto secolo A.C.erano due ,in seguito salirono a tre.Ogni attore
sosteneva più di una parte mutando di maschera .In ogni caso non ci potevano essere più di tre personaggi
contemporaneamente in scena, e l’autore doveva prevedere il tempo necessario agli attori per cambiarsi o
per riprendere fiato.
C’erano maschere per tutte le situazioni e tutte le caratterizzazioni,specie nella commedia.Polluce, uno
scrittore del secondo secolo d.C., ci ha lasciato un catalogo di ben 44 tipi comici:9 di anziani ,11 di giovani
,17 di donne, 7 di schiavi.Negli scavi di Lipari e di Centuripe (Catania) sono stati trovati molti modellini di
maschere che corrispondono alle descrizioni di Polluce.
Il teatro comprendeva delle gradinate disposte a semicerchio, riservate agli spettatori; la scena, un podio
rialzato dove agivano gli attori; l’orchestra , lo spazio semicircolare tra la scena e i gradini riservati al
coro,l’enciclema, che consentiva di mostrare gli interni degli edifici, la gru che permetteva l’apparizione
degli dei sospesi a mezz'aria ,delle botole per l’apparizione dei personaggi defunti.
6.Razionalismo e naturalismo nell’urbanistica greca
L’esame di qualsiasi manufatto greco, a partire dall'età arcaica, produce nello spettatore una sensazione di
armonia .Questa impressione ha soprattutto un fondamento matematico.
Un’indagine sulla cultura greca rivela che molto prima di Platone penetro nel senso comune dei greci l’idea
che il numero fosse la chiave dell’armonia.
Ciò si evince da alcune proporzioni elementari che informano le più fondamentali espressioni artistiche
:quella tra l’altezza delle colonne e gli spazi interassiali nel tempio dorico ,oppure tra la colonna vertebrale
e l’asse orizzontale del torace nelle figure plastiche o ancora i vari moduli della ceramica, nella quale
appaiono e perdurano specie dalla forma sorprendentemente definita.
Non stupisce perciò che, anche se l’idea di un piano regolatore urbanistico é fatta risalire dalla tradizione a
Ippodamo di Mileto nel V secolo, recenti scoperte archeologiche abbiano rivelato che il sistema reticolato
era molto più antico, essendo stato adottato già nell’antica Smirne e forse anche in alcune colonie
occidentali.
Smirne fu fondata nel 1000 a.C.
Di forma approssimatamente circolare, su una penisola lunga meno di 400 metri, in un primo momento
dovette presentare case isolate sparse all’interno del circuito difensivo.
La ricchezza determinò ben presto affollamento: alla fine del VII secolo il circolo delle mura racchiudeva
400 o 500 capanne.
In quell’epoca forse a causa di un incendio, la città fu quasi rasa al suolo.
Ricostruita all’inizio del VII secolo assunse un aspetto regolare; una parte dell’area urbana fu destinata ad
agorà e adiacente a questa, su un’altura fu costruito un tempio.
Come mai , nonostante l’esistenza accertata di questo precedente , il modello non si estese?
Va detto che la razionalità greca, più volte citata,non si esprimeva in astratto razionalismo,bensì in una
ricerca delle soluzioni logiche, pertinente funzionali rispetto alle esigenze relative a qualsiasi costruzione.
Perciò la pianta, ortogonale,che poteva apparire razionale in un certo tipo di ambiente e dentro un certo tipo
di territorio,lo era molto meno su un terreno,per esempio,sconnesso,irregolare e sul quale l’agglomerato
urbano si era sviluppato per stratificazioni successive.
Basta osservare le diverse trasformazioni della pianta di Atene.Il nucleo centrale,l’acropoli,andò assumendo
sempre più il carattere di luogo di culto:ai suoi piedi,nel punto di passaggio e d’incontro dei vari
quartieri,con sorgenti d’acqua nelle vicinanze,si andò strutturando un’area da sfruttarsi per la pubblica
utilità.L’agorà,a contatto con quartieri socialmente eterogenei,era destinata,dalla sua stessa natura
topografica,a essere il centro della città.
A Ippia,figlio del tiranno Pisistrato,si deve il primo tentativo di una regolamentazione delle norme per il
rispetto del suolo:l’abbondanza di opere pubbliche caratterizza,del resto,la tirannia di Pisistrato e dei
Pisistratidi.I molteplici interventi urbanistici di quest’epoca comprendono la costruzione di acquedotti e di
fontane,che supplirono alla scarsità di sorgenti e di pozzi;la bonifica delle acque putride;la
razionalizzazione delle strade esistenti mediante l’eliminazione dei pendii troppo ripidi.Sin dalla metà del
VI secolo,si intensificò la costruzione degli edifici di interesse pubblico nell’agorà, mentre il miglioramento
delle strade d'accesso alla città e ai porti incrementò la ricchezza commerciale di Atene.
Purtroppo le costruzioni antecedenti il 480 - anno della calata Persiana - sono andate perdute negli incendi:
nell’ area dell’ acropoli gli scavi hanno permesso di rinvenire i resti di almeno 9 edifici databili tra l’ inizio
del VI secolo e il 480.
Già Aristotele sottolineerà , nel IV secolo, la funzionalità anche sul piano difensivo rispetto a eventuali
invasori delle poleis,di una pianta così irregolare.E questo spiega,in parte,le difficoltà incontrate dal
modello ippodameo ad affermarsi al di fuori di strutture e ambiti precisi:esso appariva non razionale e
soggetto a un troppo rigido schematismo.
In fondo questi due esempi sono uno spunto significativo per far riflettere sui rischi delle categorizzazioni
troppo rigide quando si parla del razionalismo, da un lato, o, dall’altro, del naturalismo greco.