Verso il 1300 la prosperità che aveva reso possibile le grandi costruzioni di Micene e Tirinto cominciò a declinare per ragioni non del tutto chiare. Alcuni suppongono l’invasione dei Dori abbia determinata la disgregazione della cultura micenea. Intorno al 1100 la cultura dell’età del bronzo era in rovina i suoi tesori dispersi i suoi palazzi saccheggiati. I quattro secoli successivi furono un oscuro periodo di barbarie, di povertà di ignoranza. Nel IX secolo ebbe largo impiego il ferro la cui tecnologia era già nota dall’XI: più duro del bronzo il ferro si prestava ad un genere di vita fondato sulla spada e sull’aratro. Fu probabilmente nell’VIII secolo che Omero rimpiangeva la perduta civiltà del bronzo: l’inizio della cultura ellenica è databile all’800 a.C. quando la scrittura greca assorbendo alcune lettere dell’alfabeto fenicio, si sviluppò nella forma nota come lineare B che nulla deve alla scrittura minoica nota come lineare A, usata per le transazioni commerciali . La cultura greca non ebbe confini ben definiti, era diffusa dalla Grecia alle isole dell’Egeo, alle coste della Turchia e del Mar Nero, all’Italia Meridionale, alle coste mediterranee della Spagna. Il mondo cantato da Omero era caratterizzato da cittadelle dominate dal palazzo del signore, quello ellenico successivo all’800 a.C. aveva città con templi che accoglievano le statue degli dei. L’acropoli di Atene L’acropoli di Atene con i suoi edifici il Partenone l’Eretteo , i Propilei viene considerato l’acme della cultura greca. Ovviamente lungi dalla cultura contemporanea l’adesione ad una interpretazione dei fatti storici in termini di sviluppo biologico dando per scontato un periodo di ascesa, maturità e declino. Negli anni di Pericle 450-429 a.C. verifichiamo tuttavia la nascita della prima cultura umanistica in quell’architettura che Zevi definisce a scala umana. Gli anni di Pericle sono quelli di una grande crescita economica dopo le guerre persiane: Ictino, Callicrate, Mnesicle e Fidia danno il loro contributo alla realizzazione di un’opera che doveva essere il manifesto della rinascita politica. La costruzione del Partenone rientra in un più ampio programma politico. Il tempio di Era è il più antico ha un numero inconsueto di colonne L’acropoli di Agrigento Da cittadelle del signore le acropoli sono divenute cittadelle degli dei Quando nel 447 a.C. i cantieri del Partenone entrano in una fase di grande attività, il terreno è ben lungi dall’essere sgombro, numerose sono le costruzioni preesistenti. Dopo l’occupazione della roccia da parte dei Persiani l’immagine della desolazione configurata da Tucidide è eloquente “Delle mura ben poco restava e le case per la maggior parte erano state abbattute. Gli ateniesi fortificarono la città in breve tempo: e anche adesso è evidente che la ricostruzione delle mura avvenne in tutta fretta…“. Gli ateniesi si occuparono di far ricostruire la cerchia di mura e far installare il Pireo e il suo porto, indispensabili a riprendere i commerci e alla politica ateniese per riavviare l’economia. La ricostruzione del Partenone iniziò in un cantiere aperto nel quale Ictino e Callicrate dovevano tener conto di quanto era già stato realizzato in quello che viene indicato come il Prepartenone. Il tempio corrispondeva alle strutture tradizionali con 6x16 colonne, cella a due camere e opistodomo con quattro colonne. Le esigenze di Fidia e della sua statua crisolelefantina sconvolsero i precedenti programmi affinchè si fosse realizzato una sala idonea ad ospitare la statua. Bisogna tener conto che l’architetto doveva utilizzare le colonne in parte già realizzate del vecchio Partenone perché solo un volume esterno più imponente avrebbe consentito uno spazio interno adeguato alla dimensione della statua Esisteva un tempio esasitlo 6x16. Il nuovo Partenone si realizzò interamente in marmo pentelico. Il prepartenone aveva quattro colonne davanti alla cella invece delle consuete tra i muri della cella. Vano ovest e vestiboli prostili costituiscono la vera novità planimetrica del prepartenone. Ma perché allora costruirne uno nuovo? Il primo fatto che colpisce è l’ampliamento della peristasi 30,88x69,50 notevolmente oltre le fondamenta del prepartenone (23,53x66,94) soprattutto in larghezza. Tale ampliamento non è ottenuto in maniera usuale , ossia con un ingrandimento proporzionale di tutte le parti, ma aumentando il numero delle colonne, sulla fronte ne troviamo 8 sul lato lungo 17. L’ampliamento fu realizzato per allargare la cella che venne portata a cinque intercolunni rispetto ai 3 del prepartenone. Ictino doveva adoperare i rocchi delle colonne esistenti del diametro di soli 1,90 mt. li inserì innanzi alla cella. Guardando il tempio colpisce la fitta trama corposa del colonnato, che non ha l’eguale in nessun altro tempio dorico. Tale impressione è controbilanciata dalla snellezza svettante delle colonne che non ha l’uguale in nessun altro tempio dorico. Ciò nonostante la linea evolutiva tendesse a diradare i colonnati. La particolare strettezza dei deambulatori esterni accentua la compattezza della trama. Vengono realizzate una serie di operazioni che potrebbero sembrare contrastanti. Le colonne hanno un inusitato slancio diametro delle colonne moltiplicato per 5,48, dall’altro invece la contrazione d’angolo di 30 cm necessaria fu raddoppiata, con operazioni che sembrerebbero annullarsi a vicenda. Conflitto angolare. Un triglifo angolare , sviluppato sia nel lato frontale che nel lato longitudinale, occupa l’angolo del fregio. Se triglifi e architrave fossero della stessa larghezza il triglifo cadrebbe esattamente sopra l’asse centrale della colonna angolare. Questo accadeva nei templi lignei. Quando i triglifi divennero più stretti dell’architrave, dovendo necessariamente il triglifo rimanere sull’angolo dell’architrave, esso dovette essere spostato dall’asse della colonna verso l’angolo –e precisamente di metà della differenza tra l’ampiezza del triglifo e quella dell’architrave– perché l’architrave doveva inevitabilmente per ragioni statiche poggiare sull’asse della colonna. Se si voleva lasciare gli altri trigli al loro posto la metopa vicina doveva risultare più ampia . Una irregolarità così evidente fu sentita come elemento di disturbo, perciò in Grecia si preferì di regola contrarre l’interasse angolare per eliminare questa discrepanza del fregio in modo da poter condurre regolarmente tutti i triglifi. Nelle colonie occidentali gli architetti si dedicarono a questo problema con singolare ansia sperimentativa. Vengono messe alla prova tutte le possibili soluzioni, allargamento dei triglifi angolari, ampliamento delle metope angolari (Paestum), contrazione dell’interasse angolare e dell’interasse successivo Il Partenone Anche nella cella ci si trova di fronte a movimenti contrapposti: contro la corposa densità dell’esterno sta l’ampiezza spaziale dell’interno ottenuta con lo straordinario allargamento della cella (19mt, con la centrale di 10,60), ma anche con una distribuzione geniale dell’interno con l’ordine sovrapposto di colonne doriche. Queste infatti non si limitano a dividere lo spazio in tre navate, ma hanno una terza fila che chiude le due file longitudinali davanti alla parete di fondo ed esaltano in tal modo la dimensione trasversale della fabbrica. Nel Partenone l’armonia di tutte le parti è ottenuta con l’uso di un rapporto 4:9 utilizzato tra il diametroo della colonna e il suo interasse: lo stesso rapporto tra la larghezza e la lunghezza dello stilobate, grazie all’anomala doppia contrazione d’angolo delle colonne sulla fronte principale. Si va molto al di là di una semplice proporzione e ripetizione di un rapporto fondamentale quali si verificano altrove; per la prima volta un’opera architettonica è sintenticamente abbracciata in ogni sua parte da una proporzione, ridotta a un accordo armonico mediante una serie di rispondenze matematiche. La cella ha sicuramente le sue origini in quella del Partenone col suo doppio colonnato che continua anche lungo la parete di fondo; ma qui la tradizione è violata con libertà e ardimento maggiori in quanto il doppio ordine dorico con il suo architrave interposto, che spezza l’unità dello spazio è sostituito dallo slancio ininterrotto delle colonne ioniche che, per dare più ampiezza alla piccola cella , sono accostate da ambo i lati alle pareti: Ictino dovette inventare un capitello ionico su tre lati. Rivoluzionaria per quei tempi l’idea di adottare per la colonna isolata sul fondo (e forse per le due vicine) un capitello nuovo, il corinzio che inizia la sua ‘marcia trionfale’ e in breve metterà in ombra sia il dorico che il corinzio. La maniera di Ictino di coniugare tradizione e innovazione lo ha fatto da alcuni archeologi accostare a Michelangelo. Apollo a Basse L'intrusione dello stile ionico crea un netto contrasto fra i colonnati dorici esterni e gli ordinamenti interni, che diventano completamente autonomi e indipendenti. Il tempio di Apollo a Basse illustra questa nuova concezione. Secondo Pausania, essa va attribuito a Ictino. E, in effetti, l'idea nuova potrebbe essere stata dell'architetto ateniese, ma l'esecuzione fu lasciata a équipes locali, la cui tecnica rimane tradizionale e ancora incerta. La pianta porta i segni di un certo arcaismo per le sue proporzioni allungate (metri 14,48 per 38,24 e 6 colonne per 15), per la profondità del pronao, e per lo stile un po' scarno dell'ordine esterno. Ma l'interno è improntato a una concezione completamente nuova; una disposizione di colonne ioniche e corinzie, che sostengono una trabeazione con fregio di marmo scolpito e cornice di calcare, non ha nessun rapporto architettonico con le strutture esterne, poiché il soffitto a doppio spiovente e l'ossatura non prendono appoggio che sui muri della cella; il sistema ionico è incastonato come un ornamento indipendente. Una prima sala viene così a essere delimitata sui lati da due semicolonne appoggiate alle estremità di muretti trasversali, e in fondo da due semicolonne e da una colonna intera di stile corinzio, il primo esempio che l'architettura greca presenta di quest'ordine. I capitelli ionici, dalle volute sviluppate con ampiezza, sono stati adattati alla loro funzione e alla loro posizione; il canale che collega le volute segue un'incurvatura abbastanza pronunciata, che accentua la funzione di supporto. L'architrave di calcare è adornata di modanature lisce (gola rovescia e guscio) e coronata da un fregio marmoreo scolpito, e quindi da una cornice di calcare. Di là dalle colonne corinzie si stende una seconda sala, più piccola, la cui funzione rimane incerta. I.a sua indipendenza è accentuata dall'inconsueta presenza di una porta aperta a nord; è forse la sopravvivenza dell'adyton primitivo o il segno di una cella trasformata nel corso della costruzione?