Dipartimento di Matematica & Fisica - Corso di Laurea in Fisica - Esperimentazioni di Fisica III Prof. Giuseppe Schirripa Spagnolo Quinta Esperienza: Il BJT come amplificatore Eseguita in data …………………………. STUDENTE:……………………………………………………………………………………………………………………………………………. STUDENTE: ………………………………………………………………………………………………………………………………………….. 1 Per l’esperienza si utilizzeranno: BJT 2N2222A Resistenze da: 15 kΩ, 8.2 kΩ, 1 kΩ (due), 47 Ω Condensatori: 470 nF; 47 μF; (10 nF 100 nF da inserire tra l’alimentazione e massa) alimentatore +12V generatore di funzioni oscilloscopio a doppia traccia breadboard 2 Esercitazione di Laboratorio: Il BJT come amplificatore PREMESSA L’esperienza consiste nel realizzare un semplice amplificatore a emettitore comune. Un amplificatore si dice a emettitore comune quando l'emettitore è comune sia all'ingresso sia all'uscita. Affinché la connessione sia, effettivamente, a emettitore comune occorre collegare l'emettitore al potenziale di riferimento (la massa); per ottenere ciò, si dovrebbe eliminare il resistore RE . Purtroppo questa resistenza serve scegliere correttamente il punto di lavoro del transistor. Pertanto, per “eleminare”, per i segnali da amplificare (segnali tempo variabili) la resistenza RE si usa un condensatore C2 collegato in parallelo a RE . Il condensatore, per la componente continua del segnale, è un circuito aperto. Pertanto, il punto di lavoro a riposo, cioè in assenza di segnale “variabile” presente in ingresso, non viene modificato dal condensatore. Quando si applica un segnale in ingresso, il condensatore (se di opportuna capacità) si comporta come un corto circuito per la parte variabile del segnale. Praticamente, per i segnali “variabili” l’emettitore si trova collegato a massa. In realtà non si “annulla” tutta la resistenza RE ; una parte di essa rimane per effettuare la “retroazione”. Il condensatore d’ingresso C1 ha il compito di applicare il segnale d’ingresso sulla base del transistor, bloccando la componente continua. Infatti, se colleghiamo direttamente il generatore di segnale sulla base. La resistenza d’uscita del generatore (circa 50 Ω), modifica la polarizzazione del pransistor. Analogamente il condensatore Cout trasferisce il segnale dall'uscita dell'amplificatore all’utilizzatore e blocca la componente continua. Nella configurazione a emettitore comune il segnale di uscita è sfasato di 180° rispetto al segnale d’ingresso. Per la nostra esperienza, il circuito presentato nella figura precedente verrà montato sulla breadboard. ATTENZIONE: Inizialmente non deve essere montato il condensatore da 47 μF; verrà montato successivamente. Per la tensione VCC utilizzare l’uscita 0 +20 V (selezionandola a 12 Volt) dell’alimentatore ELIND (mod. 6TD20) o Helwett Packard mod. E3630A. 3 ATTENZIONE: al posto del 2N2222 con case metallico (mostrato in figura), può essere utilizzato il 2N2222 con case plastico. ANALISI STATICA DEL PUNTO DI LAVORO DEL BJT La prima parte dell’esperienza prevede l’analisi del circuito statico (senza segnale d’ingresso). Poiché non si conosce l’esatto valore del beta del transistor, in modo approssimato, trascurando la corrente di base, considerando I E I C e usando come valore della tensione di base-emettitore VBE 0.7 V , calcoliamo i valori della tensione di base (VB), di emettitore (VE) e di collettore (VC). Nel seguito vengono riportati i valori ricavabili con i valori nominali delle resistenze. Effettuare i calcoli seguenti con i valori delle resistenze effettivamente utilizzate. VB 8.2 k 12 V 4.25 (partitore di tensione presente in base) (8.2 k) (15 k) VE VB 0.7 V 3.55 V (caduta di tensione sulla resistenza di emettitore) I E I C 3.55 V 3.4 mA 1047 VC 12V 1 k 3.4 mA 8.6 V 4 Durante l’esperienza, mediante multimetro Agilent si misurano le tensioni VB, VE, VC, effettivamente presenti nel circuito. Verificare che i valori misurati non si discostino, in modo “eccessivo”, dai valori previsti. VALORE PREVISTO PARAMETRO VALORE MISURATO VALORI DETERMINATI TRAMITE MISURAZIONE VANNO INSERITI QUELLI RELATIVI “TEORICI” RELATIVI ALLE VOSTRE RESISTENZE VB 4.25 V VBE VE 3.55 V VBC VC 8.6 V VCE DETERMINAZIONE DELL’AMPLIFICAZIONE DEL BJT Nella seconda parte dell’esperienza si colleghi il generatore di segnale con un valore di tensione “piccopicco” di circa 0.1 V (ricordarsi che esiste differenza tra segnali presente sul display dell’oscillatore e la tensione “effettivamente” erogata, circa il doppio se non si usa il “tappo da 50 Ω); frequenza di circa 5 KHz. Se in uscita si collega l’oscilloscopio (ATTENZIONE: l’oscilloscopio deve essere accoppiato in AC) si noterà che il segnale di uscita è sfasato di 180° rispetto al segnale applicato in ingresso. Collegando il canale 1 dell’oscilloscopio al segnale d’ingresso e il canale 2 sul collettore, si ha la possibilità di misurare l’amplificazione del circuito. Nel primo caso si eseguirà la misurazione con il circuito senza il condensatore di bypass (senza il condensatore C2 da 47 μF). Successivamente, verrà eseguita la misurazione con il condensatore C2 presente. Condizione VIN VOUT Av (MISURATO) Av (TEORICO) Senza condensatore C2 Circuito completo 5 Ottenuti i valori di AV confrontare tali valori con quelli previsti dalla teoria. Cercare di giustificare le “discrepanze”. RISPOSTA IN FREQUENZA DELL’AMPLIFICATORE Nell’ultima parte dell’esperienza si verificherà la risposta in frequenza dell’amplificatore. La determinazione va fatta sul circuito completo; cioè con condensatore di bypass (C2 = 47 μF) presente. Si dovrà tracciare il grafico amplificazione vs. frequenza; determinando la frequenza di taglio inferiore e la frequenza di taglio superiore (-3 dB rispetto alla zona piatta – cioè dal massimo dell’amplificazione). Il risultato dovrebbe essere del tipo mostrato in figura (anche se il guadagno e le frequenze di taglio saranno certamente differenti). Non deve essere fatta una “misurazione” delle frequenze di taglio, è sufficiente una stima. Giustificare da cosa dipende la frequenza di taglio f1. Nota: La relazione non deve essere limitarsi a riempire le tabelle di dati. Deve rappresentare un momento di riflessione su quanto studiato e sulla verifica sperimentale delle ipotesi “teoriche”. Questo è il fine delle esperienze di laboratorio. Ce ciò non viene correttamente fatto in sede di redazione della relazione, verrà richiesto in sede d’esame. 6