LAFFORT-INFO INFO NUMERO 94 - Settembre - Ottobre 2014 Tecniche per la gestione delle vinificazioni in situazione di criticità. Appare così evidente come questo andamento climatico, apparentemente in controtendenza, possa comunque essere sempre collegato al cambiamento climatico in atto, contrassegnato in questa fase fondamentalmente da un riscaldamento su scala globale. Per la Francia quella del 2014 è stata classificata come una delle 10 estati più piovose da quando esistono le serie storiche nazionali (1959): nel trimestre Giugno - Agosto si sono verificate precipitazioni maggiori del 140% della media del trimestre. Anche 1. La situazione generale. in Italia piogge e basse temperature hanno insistito in maniera Praticamente in tutta l’Europa la stagione primaverile ed anomala: su Milano, ad esempio, si sono registrati per Luglio 320 estiva che sta avviandosi al termine in questo 2014 è stata mm di pioggia in 13 giorni, contro i 73 mm della media del pericaratterizzata da temperature al suolo localmente più basse odo; piogge mai così abbondanti da quando l’Osservatorio di Milano Duomo ha iniziato la raccolta sistematica dei dati con e da livelli di piovosità molto maggiori delle medie delle serie storiche più recenti (fonte NOAA - http:// Fig. 1 B www.noaa.gov/ - vedi le figure 1 A ed 1 B, qui di sotto ed a fianco). Le temperature registrate complessivamente al suolo ed in mare sono state invece, come accade sistematicamente da parecchi anni, comunque più elevate rispetto alla medie pluriennali di riferimento: in effetti questo apparente contrasto è spiegabile se si considera l’effetto volano dovuto alla elevata inerzia termica delle masse d’acqua, molto maggiore di quella della crosta terrestre. La nuvolosità persistente ha provocato, oltre alle piogge, un minore irraggiamento sulle zone asciutte, che si è tradotto, più rapidamente, in minori temperature su di esse. I mari sono invece rimasti a temperature maggiori, e gli effetti di questa differenza si sono tradotti in circolazioni di masse tiepide ed umide che, a contatto con la superficie terrestre più fresca, hanno prodotto nuova nuvolosità e violente precipitazioni, amplificando il fenomeno. criteri moderni, nel 1899. Fig. 1 A Anche se fortunatamente non dappertutto la situazione si è riproposta con un siffatto livello di anomalia è comunque incontestabile che localmente sono talvolta occorse precipitazioni molto abbondanti e talora caratterizzate da eccezionale breve durata e forte intensità: si è arrivati a registrare picchi di 150 mm di pioggia in meno di un’ora, quando precipitazioni di tale livello costituiscono per le medesime località la pioggia cumulata in media di un semestre e temperature e periodi di irraggiamento solare minori del consueto. Nell’Agosto 2014 è stato osservato come la calotta polare Nord abbia ridotto la sua estensione del 13,8% rispetto alla media 1981-2010, e sia la settima minore estensione da quando è iniziata, nel 1979, l’osservazione e la registrazione sistematica di questi dati a mezzo delle riprese satellitari. Nell’emisfero australe - per contro - sempre ad Agosto 2014, l’estensione del Mar Polare Antartico è stata del 6% superiore alla media 1981-2010 e la massima mai registrata nelle serie storiche esistenti. Il clima - per il secondo anno di fila e quest’anno purtroppo in maniera ancora più pesante - non aiuta la viticoltura. Vediamo insieme quali sono gli spunti che la ricerca ci fornisce e le pratiche che possono essere di aiuto per gestire al meglio possibile le situazioni di maggiore criticità. www.laffort.com 1 NUMERO 94 - Settembre - Ottobre 2014 LAFFORT-INFO 2. Le conseguenze sulle produzioni agricole. In un tale contesto di anomalia climatica, contraddistinto da elevatissime energie in gioco ed estremizzazione generalizzata dei fenomeni atmosferici, tutta la produzione agricola ha inevitabilmente risentito in maniera diretta e più o meno pesante delle conseguenze di un tale andamento; ad essere penalizzate dalla situazione sono state, in modo particolare, le colture più xerofile e termofile, e quelle fisiologicamente soggette agli attacchi crittogamici: fra queste purtroppo la vite. Ad evidenti ed inevitabili deficit di maturazione si sono andati a sommare gli esiti degli attacchi parassitari - soprattutto fungini - la pressione dei quali ha imposto una imponente e costosa serie di trattamenti al vigneto, spesse volte purtroppo poco od affatto coronati da successo. Ci si trova quindi, in vendemmia, di fronte al non facile compito di dover lavorare grappoli che presentano più o meno Fig. 3: Marciume acido su grappolo. (Cons. Fitosanitario Provinciale di Modena ) elevati deficit di maturità combinati alle inevitabili conseguenze dirette degli attacchi parassitari, con l’obiettivo di 1) alla produzione di enzimi extracellulari, quali la laccasi, responsabile della catalisi di reazioni di ossidazione a cariottenere comunque il massimo della qualità possibile co di diversi composti dell’uva (polifenoli, sostanze aro2. Le uve in cantina. matiche, etc..); Non è certamente un compito semplice né agevole gestire 2) alla produzione di un polisaccaride, il glucano, responsabiraccolti che presentano contemporaneamente alterazioni le di problemi di chiarifica dei mosti, filtrazione e stabilità legate all’azione diretta di funghi parassiti e deficit di maturinei vini. tà. Quest’ultimo conseguenza diretta del poco clemente de- I metaboliti prodotti dal fungo possono dunque provocare: corso climatico combinato al depauperamento di superficie • rapida ossidazione del mosto con alterazione del colore e fotosintetica causata dall’azione defogliante degli attacchi dei composti aromatici, soprattutto peronosporici - più intensi: la minor superficie • difficoltà di lavorazione a causa della viscosità dei mosti, fogliare attiva implica minor capacità di fotosintesi e minori disponibilità di componenti utili (zuccheri, acidi...) per la pie- • deviazioni aromatiche per comparsa di sentori di muffa, • problematiche di fermentazione a causa di consumo di na maturazione del frutto. azoto da parte del fungo e liberazione di tossine. 2.1 Le alterazioni da funghi parassiti; il ruolo degli La vinificazione di uve infette deve dunque prevedere strateinsetti. gie per l’inibizione dell’ossidazione, l’eliminazione del glucano Fondamentalmente in quest’ambito è possibile ricordare - a (mediante enzimaggio con EXTRALYSE ® ), la gestione della titolo purtroppo non minimamente esaustivo: fermentazione ed il controllo dell’aspetto aromatico. • gli attacchi Botrytis cinerea; Per i dettagli al riguardo rimandiamo al Laffort Info 89 dello scorso Settembre 2013, 2013 nel quale è presente una approfon• i cosiddetti marciumi acidi; dita disamina della problematica. • gli attacchi sequenziali Botrytis cinerea - Pennicillium ⇒ I marciumi acidi consistono in una alterazione a carico expansum delle bacche (Fig. 3) legata all’azione combinata di alcuni ⇒ I problemi che si possono presentare sulle uve in seguito funghi (tra i quali sono stati identificati Candida sp. e Kloeallo sviluppo di Botrytis cinerea (Fig. 2) sono da ricondurre fondamentalmente: TEST ALL’ALCOL per rilevare la presenza di GLUCANI Test rapido per verificare la presenza di glucani: MATERIALE Alcool etilico al 96% acidificato con 1 % di HCl al 37% 1 provetta in vetro trasparente. METODO Introdurre in provetta: 10 mL di vino o di mosto e 5 mL di alcool etilico al 96% acidificato Agitare dolcemente applicando un movimento rotatorio. Attendere qualche minuto, la comparsa di un SURNATANTE GELATINOSO segnala la presenza di glucano. Fig. 2: Botrytis cinerea su grappolo. (http://www.agf.gov.bc.ca) 2 Il limite di sensibilità del metodo si pone attorno ai 15 mg/L di glucano. Reticoli glucanici. (Ph courtesy Pr. D. Doubourdieu) NUMERO 94 - Settembre - Ottobre 2014 LAFFORT-INFO ckera sp.), e batteri (fondamentalmente Acetobacter sp.) nessuno dei quali però è in grado di produrre attivamente lesioni e penetrazione all’interno dell’acino. Gli agenti sopra elencati agiscono, a volte a partire addirittura dall’invaiatura, a seguito di soluzioni di continuità della buccia determinate da da stress fisici o da insetti quali Cicadellidi e Drosophila sp. . Di quest’ultimo genere sono le larve a costituire la principale avversità: le uova vengono infatti deposte dalle femmine sui frutti; nel corso del loro sviluppo larvale contribuiscono alla diffusione di microrganismi decompositori. Dannosa è non tanto la nostrana Drosophila melanogaster, in grado di infestare per lo più frutti già deliquescenti, quanto l’esotica Drosophila suzukii : quest’ultima, originaria dell’Asia sud-orientale, sta divenendo da breve tempo ubiquitaria; comparsa dapprima in Nord-America e successivamente in Europa tra Spagna, Trentino (2009) ed Alto Adige (2010), è dotata di un ovopositore più potente e rostrato, in grado di perforare attivamente la buccia dei frutti integri in via di maturazione, deponendo le uova al loro interno. Si comporta quindi come una specie parassita a tutti gli effetti, essendo in grado di produrre danni diretti alle colture; dal punto di vista della morfologia generale l’insetto è abbastanza simile alla nostrana D. melanogaster, i maschi sono però più facilmente riconoscibili presentando due macchie nere poste, esternamente, sull’estremità distale delle ali (Fig. 4). La lotta all’insetto fondata su presidi sanitari non è di semplice attuazione, soprattutto per le difficoltà legate ai tempi di carenza dei possibili principi attivi utilizzabili (piretroidi ed esteri fosforici, principalmente), considerato il momento nel Fig.4 - Drosophila suzukii - (John Davis) quale il trattamento sarebbe da praticare, e per le resistenze che si verrebbero a creare rapidamente dato l’elevato numero di generazioni che si susseguono in breve tempo. Altre possibilità concrete di contrasto sono legate al posizionamento di adeguate trappole (al riguardo vedere al link http:// www4.ti.ch/fileadmin/DFE/DE-SA/fito/ fito_ric_trappole_d_suzukii.pdf; od anche - in lingua francese - http://www.bioactualites.ch/fr/cultures/viticulture/suzukiivigne.html), all’eliminazione ed allontanamento rapido quando possibile - dei residui di frutti caduti, evitandone il 3 compostaggio ed il sotterramento, ed alla ricerca di possibili iperparassiti. Candida e Kloeckera, successivamente, attaccano, fermentandoli, i succhi che fuoriescono dalle lesioni provocate dagli insetti, ed Acetobacter si installa sui successivi metaboliti, contribuendo al progredire ed all’aggravarsi dell’alterazione. Un diffuso attacco di marciume acido rende l’uva praticamente impossibile da vinificare correttamente; non sono attualmente registrati in Italia presidi di lotta diretta nei confronti di Candida e Kloeckera, ed i residui di quelli esistenti si comportano, nei mosti, come potenti antifermentativi: va quindi gestita in maniera molto attenta la prevenzione, in vigneto, soprattutto sulle varietà più sensibili (Pinot nero, Pinot grigio, Pinot bianco, Chardonnay, ...), intervenendo in maniera mirata con opportuno contrasto allo sviluppo degli insetti e di altri patogeni in grado di provocare lesioni della buccia, regolando inoltre la vigoria con corrette e non eccessive concimazioni azotate ed interventi irrigui mirati e regolari. Va detto infine che la diffusione del marciume acido tende ad essere più virulenta, a parità di altre condizioni, laddove le uve hanno ricevuto una elevata protezione antibotritica, venendo meno la naturale pressione della concorrenza tra diversi agenti patogeni; vi sono anche però situazioni nei quali marciume acido e Botrytis cinerea coesistono. ⇒ Un caso molto particolare infine è quello che, a seguito dell’installarsi di Pennicillium expansum sui succhi metacinerea, porta alla formazione, tra gli bolizzati da Botrytis cinerea altri composti, della Geosmina, Geosmina metabolita dal tipico e pervasivo odore di terra bagnata, che può alterare gravemente il profilo organolettico dei vini contaminati. A chiarire le singolari e complesse dinamiche di formazione di questo composto è stato, fra gli altri, l’attuale direttore del Laboratoire SARCO Stéphane La Guerche (lavoro citato in bibliografia). Ulteriori approfondimenti al riguardo sono reperibili sul Laffort Info n° 54. 54 Per ovviare alla contaminazione da Geosmina è stato sviluppato e proposto nella gamma Laffort uno specifico prodotto: il GEOSORB® (maggiori informazioni al link http:// www.laffort.com/it/i-prodotti/trattamento-specifico/162). Globalmente, di fronte tali situazioni, uno dei possibili metodi per razionalizzare le strategie da intraprendere potrebbe essere quello di monitorare accuratamente in via preliminare lo stato sanitario delle uve, distinguendo tra: - uve rosse; - uve bianche - o da vinificare in bianco - in presenza di aromi varietali ; - uve bianche - o da vinificare in bianco - in assenza di aromi varietali. La scelta dei protocolli di lavorazione più adeguati può essere operata in funzione della valutazione combinata dei parametri prima considerati, tenendo conto della scala del rapporto costi-benefici in ogni specifica situazione. Considerando cioè l’effettiva situazione sanitaria e la tipologia di uve da lavorare è possibile dosare la pesantezza e l’onere legato agli interventi da porre in essere per salvaguardare il patrimonio proprio delle stesse. Migliore è lo stato sanitario, minori saranno gli sforzi da mettere in atto per salvaguardare la matrice compositiva originale dell’uva; matrice da preservare in via assolutamente prioritaria sulle uve rosse, poi sulle bianche varietali, meno prioritariamente in assenza di aromi varietali. Nella concreta gestione delle vinificazioni la pratica che in simili situazioni si è rivelata più efficace è quella di avviare le fermentazioni in modo estremamente rapido, eventualmen- NUMERO 94 - Settembre - Ottobre 2014 LAFFORT-INFO te con l’ausilio di un pied de cuve e di condurle in modo che si concludano rapidamente. Così durante la fermentazione parte dell’acidità volatile viene consumata e ci si ritrova a fine FA con livelli generalmente minori di quelli riscontrati sui mosti di partenza. 2.2 Le problematiche legate alla scarsa maturità. Dopo parecchi anni si evidenzia nuovamente, in molte situazioni, la necessità di procedere a ritocchi sul grado alcolico con arricchimenti. arricchimenti 2.2.1 Gli arricchimenti. Da considerare come spesso le necessità burocratiche si scontrino con la logica delle buone pratiche enologiche: nel caso dei mosti bianchi la difficoltà può essere legata principalmente alla convenienza di riunire le operazioni in modo da concentrarle - dal punto di vista contabile e dei controlli; la “fiammata” fermentativa che ne deriva può però mettere in crisi gli impianti di refrigerazione meno dimensionati. Nel caso dei vini rossi - anche per i bianchi, ma la cosa non crea nel caso problema - sarebbe preferibile operare l’arricchimento entro la prima metà di fermentazione alcolica, mentre in genere si preferisce procedere dopo la svinatura quando è maggiormente sicuro e controllabile il volume di prodotto da trattare: questo spesse volte si traduce nella necessità di operare vere e proprie riprese di fermentazione su mosti già praticamente a secco, con le difficoltà del caso. In queste situazioni un inoculo con un ceppo idoneo (es. Actiflore BO213 nella gamma Laffort) può essere utile per assicurare una fine di FA netta e pulita ed evitare le deviazioni organolettiche che frequentemente si presentano in tali frangenti. 2.2.2 La gestione delle acidità elevate. Altro capitolo da affrontare è certamente quello della gestione delle acidità elevate: elevate elevati contenuti in acido tartarico ma anche in acido malico. Sui rossi, o comunque sui vini nei quali la malolattica è prevista, visti i pH generalmente favorevoli, può essere quest’anno praticabile la via del coinoculo precoce, o quantomeno quella dell’inoculo sequenziale, i dettagli al riguardo sono sviluppati nei Laffort Info n° 66 e 74. Un’altra possibile metodologia per la riduzione dei tenori in acido malico è la disacidificazione del vino mediante l'utilizzo di CaCO3 in condizioni di elevato pH, nota anche come “disacidificazione disacidificazione equilibrata” disacidificazione con equilibrata o “disacidificazione sali doppi”. doppi E' noto da tempo (WÜRDIG & KIELHÖFER, 1963; HAUSHOFER, 1972; VIALATTE, 1982 e 1987) che in situazioni di pH elevato (ottimale teorico attorno a 9) è possibile nei mosti e nei vini la cristallizzazione dell'acido malico sotto forma di sali di calcio utilizzando come reagente il carbonato di calcio addizionato di piccole quantità di sale doppio di calcio di acido tartarico e malico. Studi eseguiti mediante diffrazione di raggi X hanno permesso l'identificazione delle numerose specie saline che si formano, a seconda delle differenti condizioni di grado alcolico, pH e saturazione; esse sono, nel dettaglio cinque sali dell'acido malico: malato di calcio bi idrato(MCa*2H2O); il malato di calcio tri idrato (MCa*3H2O); il di-idrogenomalato di calcio esaidrato (MH2Ca*6H2O) e due forme polimorfiche del tartaromalato di calcio octaidrato (TMCa2*8H2O). Da un punto di vista praticopratico - operativo sono state definite le seguenti condizioni favorevoli alla precipitazione dei malati e tartaromalati: - temperatura attorno agli 0°C - pH > 4,5 4 - agitazione forte e continua - grado alcolico elevato (è quindi preferibile, da questo punto di vista, operare su vini anziché su mosti). Questa metodica si presta bene nel riequilibrio organolettico di vini molto ricchi in acido malico per i quali non si voglia, per diversi motivi, ricorrere alla fermentazione malolattica. Su vini bianchi si preferisce operare dopo la sfecciatura e prima della fermentazione alcolica, nel caso si voglia favorire la produzione di esteri fermentativi da parte dei lieviti, più rilevante a pH non troppo bassi; sui vini rossi al contrario si preferisce procedere a fermentazione alcolica avvenuta per la già menzionata maggiore resa della reazione. Per ottenere le poco enologiche condizioni idonee alle complesse reazioni di salificazione si procederà pertanto ad una disacidificazione molto spinta su di una aliquota parziale della massa da trattare, addizionando rapidamente, sotto agitazione, in apposita vasca di reazione il vino – preventivamente raffreddato attorno agli 0°C - alla sostanza disacidificante, e mantenendo continua agitazione, e reincorporando successivamente l'aliquota disacidificata nella massa previa eliminazione dei cristalli formatisi. Espresso con M il volume totale – in hL - della massa da trattare sarà Md l'aliquota da sottoporre a trattamento intensivo ricavata in base alla formula (T1 − T2) Md = ------------ * M T1 dove T1 è l'acidità titolabile – espressa in g/L di acido tartarico - del mosto/vino prima del trattamento, e T2 è l'acidità desiderata dopo il trattamento. Al volume Md del mosto/vino da trattare si dovrà aggiungere la quantità teorica di carbonato di calcio ottenuta – in grammi - dalla seguente formula: 0,67 * (T1 − T2) * M Nella pratica questo procedimento di disacidificazione è però estremamente complesso: quando infatti l'acido malico si presenta in forte eccesso nel mosto/vino da disacidificare la reazione complessiva è spostata, nell'aliquota sottoposta a trattamento intensivo - verso l'ottenimento del malato di calcio – particolarmente solubile, che quindi non precipita, con scarsa formazione di sali doppi T-M, insolubili. Quindi al momento della reincorporazione della massa trattata il calcio in eccesso tende a reagire con l'acido tartarico del mosto/vino non trattato, e praticamente si ottiene una disacidificazione in due tempi, esclusivamente a carico dell'acido tartarico, come si sarebbe ottenuta aggiungendo il CaCO3 alla massa totale. Per ottenere perciò una REALE diminuzione dell'acido malico nel mosto/vino con l'effettiva formazione di un sale doppio è necessario quindi equilibrare le proporzioni tra AT ed AM nella massa da trattare, operando con una miscela di carbonato di calcio, tartrato di calcio e piccole quantità di sale doppio di calcio di acido tartarico e malico come cristallizzante. E' importante infatti operare in condizioni nelle quali il vino possa effettivamente neutralizzare la miscela CaCO3/CaT e non viceversa, in quanto come si è visto la formazione dei tartaromalati, sali doppi cristallizzabili ed insolubili, avviene solamente sopra pH 4,5. L'aggiunta del tartrato di calcio alla miscela non è solo importante per assicurare la desiderata eliminazione dell'AM, NUMERO 94 - Settembre - Ottobre 2014 LAFFORT-INFO ma anche per conservare, nel mosto/vino, un buon equilibrio tra il residuo acido malico e l'acido tartarico. Il rapporto CaCO3/CaT nella miscela disacidificante, fondamentale per la reale efficacia e la buona riuscita del trattamento, orientativamente ipotizzabile in ragione di 1:2 è nella pratica da determinarsi, caso per caso, per mezzo di saggi di laboratorio di non immediata realizzazione. 2.2.3 Altre anomalie compositive. Oltre ai già accennati possibili valori anomali in acidità volatile, dovuti all’insorgenza di marciumi acidi di cui abbiamo trattato nelle pagine precedenti, possono evidenziarsi altre anomalie compositive, sempre legate all’azione della microflora. Fra queste una delle più evidenti è l’elevato contenuto in Acido gluconico. Normalmente presente nei vini prodotti da uve sane nell’ordine di pochi decimi di g/L, può raggiungere in mosti prodotti da grappoli pesantemente botritizzati valori dell’ordine di oltre il g/L. Questo composto, chimicamente discendente dall’ossidazione incompleta degli zuccheri, in assenza di fo- TEST ALL’ALCOL per rilevare la presenza delle PECTINE Test rapido per verificare la presenza di pectine: MATERIALE Alcool etilico al 96% acidificato con 1 % di HCl al 37% 1 provetta in vetro trasparente. METODO Introdurre in provetta: 5 mL di vino o di mosto e 10 mL di alcool etilico acidificato. Agitare la provetta dolcemente applicando un movimento rotatorio. Attendere qualche minuto, la comparsa di FLOCCULATO più o meno fitto a seconda della quantità residua, segnala la presenza di PECTINE. Un corretto enzimaggio per l’accurata depectinizzazione dei mosti, preliminare alla chiarifica di sfecciatura, è essenziale per una corretta eliminazione dei torbidi e delle impurità, operazione di capitale importanza soprattutto lavorando uve in situazioni sanitarie compromesse. specifica capacità di ossidarlo in vario modo portando alla formazione di Acidi cheto-5 gluconico, cheto-2 gluconico e di-cheto-2,5 gluconico (Vedi Fig. 5, qui a fianco). Tutte queste molecole chetoniche presentano, fra l’altro, caratteri energicamente combinanti nei confronti dell’Anidride solforosa. Quanto appena descritto rende l’idea di come i vini con elevato contenuto in acido gluconico siano di problematica conservaD-Glucosio - Acido D-Gluconico - Acidi Cheto-5 gluconico; Cheto-2 gluconico; Di-cheto-2,5 zione, anche per la tendenza a combinare l’SO2. gluconico 2.2.4 La protezione del patrimonio Fig. 5: i termini dell’ossidazione da D-Glucosio ad Acido D-Gluconico (operata normalpolifenolico. mente da B. cinerea) ed ai successivi chetoni acidi (operabile da Gluconobacter sp.) In situazioni di più o meno marcata alte(Handbook of Enology: vol.1 - The Microbiology of Wine and Vinifications - MODIF.) razione delle uve - nella vinificazione in rosso - è fondamentale proteggere efficasforilazione, conduce alla formazione dei chetoni corrispon- cemente il patrimonio polifenolico dalle alterazioni ossidasidenti; per questa via gli aldosi sono ossidati ad acidi aldonici, che: una delle strategie applicabili prevede, in luogo della la funzione aldeidica dello zucchero è trasformata in una classica successione Enzima - Tannino - Inoculo LSA la vafunzione acida carbossilica. In questo modo il D-Glucosio riante Tannino - Inoculo LSA - Enzima, descritta nel protoviene ossidato in Acido D-gluconico, la reazione è catalizzacollo per vinificazione in rosso riportato a pag. 7. ta dalla Glucoso-ossidasi. Lo scopo di questa sequenza modificata è quello di creare Un contenuto molto elevato in Acido gluconico può appenel mosto-vino una situazione ampiamente protettiva e santire i caratteri organolettici del vino, ed essere pregiudiriducente con l’aggiunta dei tannini e l’avvio della FA con zievole alla sua serbevolezza, in quanto il composto è attacproduzione di CO2 prima di favorire l’estrazione del colore cabile dai batteri del genere Gluconobacter i quali hanno la dalle bucce con l’intervento di enzimaggio. PROTOCOLLO PER IL DOSAGGIO DELL’ATTIVITÀ LACCASI USANDO IL “BOTRYTEST” 1 – Utilizzando la pipetta in dotazione, prelevare 5 mL di mosto o vino da analizzare con la siringa. 2 –Mettere la siringa nella parte superiore del tubo e lasciare percolare fino che la resina contenuta nella siringa sia bagnata alla base (da 3 a 10 minuti). Successivamente inserire il pistone nella siringa e premere leggermente e lentamente. Raccogliere i primi millimetri (fino alla prima tacca) nel tubo. 3 - Aggiungere 1,4 mL di soluzione tampone (fino alla seconda tacca), poi 0,6 mL del reattivo “BOTRYTEST laccasi” (fino alla terza tacca del tubo). Mescolare il contenuto agitando il tubo. 4 - Dopo esattamente 3 minuti (usare un cronometro od un timer), l’attività laccasi può essere determinata confrontando il colore sviluppato con la scala cromatica. 5 3. Riferimenti documentali e bibliografici Laffort Info - Indice ragionato Fermentazione alcolica (FA): N° 5 - N° 14 - N° 24 - N° 37 N° 55 - N° 67 - N° 73 Inibizione attività laccasica - Stabilizzazione del colore - Uso Tannini in vinificazione: N° 43 - N° 61 Fermentazione malolattica (FML): N° 66 - N° 74 Alterazione delle uve: N° 54 - N° 89 Riferimenti bibliografici (documenti disponibili a richiesta). Origin of (-)geosmin on grapes: on the complementary action of two fungi, Botrytis cinerea and Penicillium expansum - Stéphane La Guerche , Sophie Chamont, Dominique Blancard, Denis Dubourdieu and Philippe Darriet - Antonie van Leeuwenhoek (2005) 88:131–139 DOI10.1007/s10482-005-3872-4 Description et caracterisation de la diversuté microbienne durant l’elaboration du vin; incteractions et equilibre - relation avec la qualité du vin. - Vincent RENOUF , These de doctorat - Institut National Politechnique de Toulouse. NUMERO 94 - Settembre - Ottobre 2014 Proposta protocollo vinificazione Vinificazione tradizionale in bianco Vendemmia alterata (grandine/marciumi) (> 2 ULAC/mL) Inattivazione degli enzimi esogeni ossidanti (Laccasi) - Sfecciatura prepre - fermentativa elevata FASE PRE-FERMENTATIVA Stabilizzazione e controllo dei rischi ossidativi - Limitazione dei rischi di anomalie organolettiche Alla raccolta: proteggere con SUPRAROM 40 g/100 Kg uva direttamente sull’uva (40 g di Suprarom liberano 10 g di SO2). A seconda della situazione aggiustare eventualmente il solfitaggio sul mosto alla pigiatura. Diraspatura e pigiatura immediata Aggiunta di enzimi e tannini in base alle condizioni sanitarie: 2 - 5 U LAC (lieve alterazione) 5 - 10 U LAC (media alterazione) >10 U LAC (elevata alterazione) TANIN GALALCOOL 5 – 8 g/hL 8 – 12 g/hL 12 – 15 g/hL EXTRALYSE 1 – 2 g/hL 2 – 4 g/hL 4 – 6 g/hL Sfecciatura del mosto: è molto importante operare una sfecciatura spinta allo scopo di eliminare particelle in sospensione che su uve alterate apportano sentori negativi ed enzimi ossidasici (laccasi) : TORBIDITA’ POLYMUST PRESS SILIGEL LAFAZYM CL 50 – 60 NTU 40 g/hL 20 mL/hL 30 – 40 NTU 60 g/hL 25 mL/hL >30 NTU 80 g/hL 30 mL/hL 1 – 2 g/hL 2 – 3 g/hL 3 – 4 g/hL Abbassamento della temperatura a circa 8 - 10°C e sosta per decantazione fino al raggiungimento della torbidità programmata (attenzione ad evitare assolutamente avvio fermentazione); FASE FERMENTATIVA Avvio rapido della FA – Controllo ed eliminazione eventuali residui ossidanti Inoculo di LSA: impiegare Actiflore RMS2 o Actiflore Arom o Zymaflore X16 dose 30 g/hL dopo reidra-tazione con SUPERSTART Blanc 20 g/hL; (su mosto a 8 - 10°C fare attenzione a bruschi salti di tem-peratura tra lievito/mosto). Se necessario regolare la torbidità con TURBICEL (30 – 60 g/hL). Eventualmente fermentare in presenza di Nobile American Fresh granular (1 – 1,5 g/hL) Profilo Nutrizionale: all’inoculo apportare Nutristart Org (20 g/hL) più THIAZOTE PH (10 g/hL) a circa 1/3 FA aggiungere NUTRISTART (10 g/hL) THIAZOTE PH 10 – 15 g/hL Profilo termico: gestire la FA con partenza la più rapida possibile, temperatura 18°C da mantenere fino a fine FA. FASE POST-FERMENTATIVA Eliminazione residui FA – Gestione morbidezza ed eliminazione residui glucanici Travaso in ambiente protetto con eliminazione rapida e completa delle fecce di fermentazione, sul pulito fare aggiunta anidride solforosa 4-5 g/hL Affinamento: OENOLEES 40 g/hL per 30 gg. a 18°C in presenza di EXTRALYSE 3 g/hL con batonage settimanale. LAFFORT ITALIA s.r.l. Strada Ronco Riccarda 2/4 15057 TORTONA Al - tel. +39 0131 863 608 fax +39 0131 821 305 www.laffort.com Proposta protocollo vinificazione Vinificazione tradizionale in rosso Vendemmia alterata (grandine/marciumi) (> 2 ULAC/mL) Inattivazione degli enzimi esogeni ossidanti (Laccasi) – S alvaguardia alvaguardi a del patrimonio polifenolico - Limitazione degli interventi di estrazione – Ricerca caratteri di pulizia, freschezza e morbidezza FASE PRE-FERMENTATIVA Maturità fenolica carente (raccolta forzatamente anticipata); presenza di laccasi, elevati rischi di casse ossidasica, carenza di colore e tannini della buccia, rischi di sentori di muffa e/o fungini. Valutare su campioni rappresentativi delle masse preventivamente raccolti in vigneto il grado di contaminazione laccasica: test di tenuta all'aria o BOTRYTEST, prevedere le operazioni successive sulla base dei risultati ottenuti (vedi di seguito). Raccolta uva e conferimento celere alla cantina (evitare assolutamente soste e ritardi nella consegna in cantina dell'uva raccolta). Eventualmente intervenire ponendo sul fondo dei recipienti di raccolta OENOSTERYL EFF 5g (1 pastiglia / 100 kg) e spargendo sull’uva TANIN VR SUPRA 5 g/100 kg. Diraspatura e pigiatura. A seconda della situazione aggiustare eventualmente il solfitaggio con aggiunta di SO2. (Valutare, se praticabile, opzione TERMOVINIFICAZIONE). Inoculo di LSA: subito dopo l'inizio del riempimento vasca aggiungere la dose totale di LSA necessario per inoculare l’intera vasca; impiegare ZYMAFLORE F15, ZYMAFLORE RX60, ACTIFLORE F33, alla dose di 30 g/hl, dopo reidratazione con SUPERSTART Rouge (20 g/hl) per una maggiore vigoria della biomassa. Durante il riempimento apportare NOBILE FRESH Granular (1-1,5 g/hL) Prima di metà vasca aggiunta di TANIN VR SUPRA / TANIN GALALCOOL indicativamente sulla base delle ULAC rilevate con BOTRYTEST, come segue: TANIN GALALCOOL TANIN VR SUPRA 2 - 5 U LAC (lieve alterazione) 5 - 10 U LAC (media alterazione) >10 U LAC (elevata alterazione) 5 – 10 g/hL 10 – 15 g/hL 15 – 20 g/hL 25 g/hL 40 g/hL 60 g/hL Enzimaggio dopo l'avvio della FA (alzata di cappello) con LAFASE FRUIT 4 - 5 g/100 Kg in maniera da estrarre rapidamente colore e tannini già in ambiente non ossidativo. Se APA naturale < 120 mg/L apportare THIAZOTE 15-20 g/hL FASE DI FERMENTAZIONE E MACERAZIONE Rimontaggi ridotti e di breve durata, limitarsi eventualmente a bagnature del cappello, evitare i délestage. Profilo termico: gestire la fermentazione mantenendo la temperatura intorno a 25 - 28° C, Aerazione al minimo e solo dopo deciso sviluppo di CO2 nella massa A circa 1/3 FA aggiungere THIAZOTE 30 g/hl in concomitanza di un rimontaggio (breve) all’aria. Macerazione breve 3-4 gg: svinare non appena il colore è sufficiente, proseguire la FA in bianco. Quando densità scende a 1010 inoculare FML con Lactoenos 450 PreAC fermando i rimontaggi per 12h. Alla svinatura: TANIN VR COLOR 40 g/hL FASE POSTFERMENTATIVA 4-5 gg. dopo fine FML, fare travaso per eliminare fecce grossolane e solfitare. EXTRALYSE 3 – 5 g/hL, mantenere la temperatura sui 18 – 20 °C per la rimozione dei colloidi da alterazione. Nuovo travaso dopo 10 – 15 giorni, affinamento in acciaio (o legno) con aggiunta di OENOLEES 40-50 g/hL; Eventuali aggiunte di TAN VR GRAPE – TAN COR GRAND CRU – TANIN PLUS per l'ottimizzazione della struttura polifenolica decise sulla base di prove scalari con degustazione. LAFFORT ITALIA s.r.l. Strada Ronco Riccarda 2/4 15057 TORTONA Al - tel. +39 0131 863 608 fax +39 0131 821 305 www.laffort.com