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Appunti di Filosofia: Cartesio, Malebranche e Spinoza
CARTESIO
DIO
A differenza di tutti gli altri esseri, l’uomo è colui nel quale si trovano insieme due sostanze
nettamente distinte tra loro, la res cogitans e la res extensa. Tuttavia l’uomo non è perfetto.
L’idea di Dio è così grande che non può essere stata creata dall’uomo in quanto egli stesso
dovrebbe essere perfetto. Comprende ciò attraverso il confronto con la realtà. Lo scopo di
Cartesio dunque è quello di dimostrare perché considera l’essere umano prodotto da Dio: Dio è
dentro di noi per guidarci (gli atei sostengono di essersi autoprodotti). Cartesio considera l’uomo
come fosse “marchio dell’artigiano”: Dio è stato incommensurabilmente buono, infatti lo arma
di ragione e razionalità. Se Dio ci guida, l’uomo non può sbagliare. L’uomo è costituito da:
 INTELLETTO: capacità di costruire idee
 GIUDIZIO: espressione del proprio pensiero
Quando l’uomo si impone di dover trarre conclusioni da ciò che sta studiando cade nell’errore;
l’errore sussiste nel giudizio affrettato. Per Cartesio non si può immaginare nulla che non abbia a
che fare con il mondo esterno: Cartesio giustifica l’uomo. Afferma che possiamo immaginare
solo ciò che ha un riscontro nella realtà e quindi nel mondo esterno ovvero tutto ciò che
risponde alle leggi della meccanica e quindi non le sensazioni. Il mondo materiale risponde a tre
principi della meccanica:
 PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE: il moto rimane costante all’interno del corpo quando è
sottoposto ad energia/entropia. L’entropia è, appunto, il punto di equilibrio che si
raggiunge quando si è verificato un disordine.
 PRINCIPIO DI INERZIA: ogni cosa persevera nel suo stato
 TUTTO SI MUOVE IN MOTO RETTILINEO
Deve ispirarsi a solo questi principi meccanici, quindi è un mondo semplice che deve rispettare
la chiarezza.
ANIMA E CORPO
L’uomo è una sorta di punto di incontro di due mondi o, in termini tradizionali, di anima e di
corpo. L’anima non va concepita in rapporto alla vita. L’anima è pensiero, e non vita, e la sua
separazione dal corpo non provoca la morte, che è determinata da cause fisiologiche. L’anima
è una realtà inestesa, mentre il corpo è esteso. Sono due realtà che non hanno nulla in comune.
Il corpo si muove perché si trova su un piano fisico, mentre l’anima no: sopravvive. Prende,
dunque, distanza dalla filosofia rinascimentale. Gli uomini, in Cartesio, sono paragonati ad
AUTOMI, ovvero dei robot (in contrario al Cartesio-religioso). Egli spiega l’uomo immaginando
che Dio abbia formato una statua di terra simile al nostro corpo con gli stessi organi e le stesse
funzioni: è una sorta di modello o di ipotesi con cui tentare la spiegazione della nostra realtà
biologica, con particolare attenzione alla circolazione del sangue. Senza abbandonare l’ipotesi,
egli spiega il calore del sangue come una sorta di fuoco senza luce che, penetrando nelle
cavità del cuore, contribuisce a conservarlo rigonfio ed elastico. Le arterie, che veicolano il
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sangue al cervello, si ramificano in tanti tessuti che si raccolgono poi intorno a una piccola
ghiandola, detta pineale, situata al centro del cervello, dove ha sede l’anima. La parte del
corpo in cui l’anima esercita immediatamente le sue funzioni non è affatto il cuore, nemmeno
tutto il cervello, ma solo la parte interna di questo, che è una certa ghiandola molto piccola,
situata in mezzo alla sua sostanza. È un quadro assai complesso e fine di analisi delle azioni,
poste dalla volontà, e delle affezioni che sono percezioni, sentimenti o emozioni, provocate dal
corpo e recepite dall’anima. L’obbiettivo morale di tale studio è di dimostrare che l’anima può
vincere le emozioni o almeno frenare quelle sollecitazioni sensibili che la distraggono dall’attività
intellettuale, proiettandola tra le strettoie delle passioni. L’uomo però non ha per guida le
emozioni o in genere i sentimenti, ma la ragione che sola può valutare e quindi indurre ad
accogliere o a respingere certe emozioni. Elabora, quindi, una morale che risponde a delle
leggi:
 OBBEDIRE ALLE LEGGI DELLO STATO E ALLA RELIGIONE DELLO STATO: qualunque esse
siano perché, obbedendo, uno studioso era capace di studiare e non avrebbe avuto
problemi nella ricerca
 L’ESSERE UMANO DEVE ESSERE CONVINTO DELLE PROPRIE IDEE: quando sceglie di
intraprendere una scelta, una persona deve essere convinta di ciò che ha scelto se
sceglie questa strada, sarà la strada che seguirà per sempre
 Per Cartesio l’uomo che deve rispettare una morale deve azzerare i suoi desideri
piuttosto che stravolgere ordine del mondo  non credere ai propri desideri
Perciò Cartesio invita ad impegnare tutta la nostra vita nello studio. Bisogna coltivare la ragione
per tutta la vita  conoscere il bene equivale a conoscere il vero.
MALEBRANCHE
FILOSOFIA
Il razionalismo cartesiano è segnato dalla gnoseologia, ovvero dal criterio di verità per
conoscere: è un filone che considera la conoscenza a priori. Dopo Spinoza ci sarà la
conoscenza guidata dall’esperienza, ovvero conoscenza a posteriori e questo filone prenderà il
nome di EMPIRISMO. L’evoluzione della teoria cartesiana ci porta alla causa prima. Prima era
Dio. Perciò l’anima pensa il suo corpo, ma è intimamente unita a Dio. Tutte le attività dell’anima
che ci sembrano causare effetti sul corpo, sono, in realtà, cause occasionali, che non agiscono
se non per l’efficacia della volontà di Dio. Questo introduce l’OCCASIONALISMO. Malebranche
si occupa della risoluzione del rapporto tra res cogitans e res extensa. Cerca di stabilirne
l’unione ed è convinto che la ragione cartesiana debba essere a servizio della fede.
Malebranche trovò esattamente rivelativa la netta distinzione operata da Cartesio fra anima e
corpo: alla prima erano attribuiti l’intelletto puro e la volontà pura, mentre tutte le altre funzioni
fisiche e psicofisiche erano attribuite al corpo e spiegate meccanicisticamente. La soluzione di
Malebranche si ispira ad Agostino: l’anima, che è separata da tutte le altre cose, ha un unione
diretta ed immediata con Dio, e, quindi, conosce tutte le cose mediante la visione in Dio. Da
Cartesio, Malebranche ricava la convinzione secondo cui ciò che noi conosciamo è solo “idea”
Appunti di Filosofia: Cartesio, Malebranche e Spinoza
(contenuto morale). Noi conosciamo solo “idee”, perché solo esse sono visibili alla nostra mente
per se stesse: tutte le cose che vediamo sono idee e solo idee. Dio, quindi, manifesta le idee e
ce le fa vedere, ci mostra gli archetipi secondo come sviluppare le nostre idee. Gli archetipi si
possono identificare nelle idee platoniche. Ci fa credere in Dio in 4 modi:
 Conosciamo le cose attraverso le idee che Dio ci fa venire in mente
 Conosciamo per fede
 Conosciamo per conoscenza: conoscenza da sé
 Conosciamo per analogia (non sono sicuro ma per analogia con me stesso penso che
tutti abbiano un'anima)
SPINOZA
ORDINE GEOMETRICO E "SOSTANZA"
Spinosa fu considerato il “filosofo maledetto”, i suoi libri vennero bruciati. Per Spinoza Dio è
ovunque:
 Dio è nella natura
 Dio è causa di tutto
 Dio è necessario perché da lui si deduce tutto
 Dio è colui che crea ma è anche causa si sé stesso
Tutto ciò è pericoloso se Dio è causa di tutto, da lui deriverebbe anche il male. Dio, quindi, ha a
che fare con una necessità matematica che Spinoza chiamerà “geometria euclidea”. Lo stile di
Cartesio e in generale il gusto del procedimento scientifico proprio del Seicento hanno
grandemente influenzato Spinoza in positivo. Tuttavia, il metodo e il procedimento adottato da
Spinoza nell’Ethica non costituiscono un semplice rivestimento formale. Infatti, i nessi che
spiegano la realtà, come la intende Spinoza sono l’espressione di una necessità razionale
assoluta. Cartesio insistette nel considerare sostanze la res cogitans e la res extensa, ma la
definizione generale di sostanza da lui fornita era tale da non poter concordare con questa
ammissione. Perciò Cartesio cadde nell’aporia. Spinoza trae le conseguenze estreme: esiste una
sola sostanza, che è appunto Dio. È evidente che l’originario, il fondamento primo e supremo,
appunto in quanto tale, è ciò che non rimanda più ad un ulteriore, ed è, quindi, autofondamento, causa di sé, “causa sui”, e tale realtà non può essere concepita se non come
esistente necessariamente. E se la sostanza è “ciò che è in sé ed è concepita per sé”, ossia ciò
che per esistere e per essere concepita non ha bisogno di altro, la sostanza coincide con la
“causa sui”. Quelle che per Cartesio erano sostanze in senso secondario e derivato, ossia res
cogitans e res extensa in generale, diventano in Spinoza due degli infiniti "attributi” della
sostanza, mentre i singoli pensieri e le singole cose estese e tutte le manifestazioni empiriche
diventano affezioni della sostanza, “modi”, vale a dire cose che sono nella sostanza e che non
possono concepirsi se non per mezzo della sostanza. Questa sostanza-Dio è libera, nel solo senso
che esiste e agisce per necessità della sua natura, ed è eterna, perché la sua essenza involve
necessariamente la sua esistenza. Non è possibile pensare Dio (o la sostanza) come "causa sui"
senza pensarlo come necessariamente esistente. Le cose derivano necessariamente
Appunti di Filosofia: Cartesio, Malebranche e Spinoza
dall’essenza di Dio così come i teoremi procedono necessariamente dall’essenza delle figure
geometriche. La differenza tra Dio e le figure geometriche sta nel fatto che queste ultime non
sono "causa sui".
ATTRIBUTI
La sostanza (Dio), che è infinita, manifesta ed esprime la propria essenza in infinite forme. E
questi sono gli “attributi”. Gli “attributi”, in quanto esprimono, ciascuno, l’infinitudine della
sostanza divina, devono essere concepiti “per sé, vale a dire l’uno senza l’aiuto dell’altro ma
non come entità per sé stanti: entità in sé e per sé è solo la sostanza. Pertanto, è evidente che
ciascuno e tutti questi attributi sono eterni e immutabili, sia nella loro essenza sia nella loro
esistenza, in quanto espressioni della realtà eterna della sostanza. Di questi infiniti attributi noi
uomini ne conosciamo solo due: il “pensiero” e l’”estensione”. Sono queste le due sostanze
create (res cogitans e res extensa) riconosciute da Cartesio, e che Spinoza riduce ad attributi.
Spinoza, anziché privilegiare il pensiero, innalza l’estensione e la “divinizza”; infatti, se
l’estensione è attributo di Dio ed esprime la natura divina, Dio è e può essere detto realtà estesa.
Il che non significa affatto che Dio sia “corpo”, ma solo che è “spazialità”: il corpo, infatti, non è
un attributo, ma un modo finito dell’attributo di spazialità.
MODI
Oltre alla sostanza e agli attributi vi sono i “modi”. Spinoza fornisce la seguente definizione:
“Intendo per “modo” le affezioni della sostanza, ossia ciò che è in altro, per il cui mezzo è pure
concepito”. I “modi” conseguono gli attributi, e sono determinazioni degli attributi. Egli non
trapassa immediatamente dagli “attributi” infiniti ai “modi” finiti, ma ammette “modi” pure
“infiniti”, che stanno a mezzo fra gli attributi e i modo finiti. “Modo infinito” dell’attributo infinito
del pensiero è, ad esempio, “l’intelletto infinito”, e la “volontà infinita”, modi infiniti dell’attributo
infinito dell’estensione sono “il movimento e la quiete”. A questo punto ci aspetteremmo da
Spinoza la spiegazione circa l’origine dei “modi finiti”, ossia la spiegazione del come avviene il
passaggio dall’infinito al finito, invece, ciò non accade. La risposta di Spinoza è che ciò che
segue alla natura di un attributo di Dio, che è infinito, non può che essere un modo altrettanto
infinito. L’infinito genera solo l’infinito e il finito è generato dal finito.
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