ECONOMIA Crescita infinita: solo un'illusione l'economia potesse crescere per sempre, che anche i nostri guadagni in borsa potessero crescere all' infinito. CONTINUA A PAGINA 5 5 ANTONIO ZECCA e idee esposte da Serge Latouche al Festival L dell'Economia sembrano giuste per scandalizzare qualcuno. Eppure.... I nostri politici, la televisione, i media, auspicano una crescita dell'1% l'anno -per sempre. Equivale a dire crescita infinita, senza un limite superiore. La crescita infinita non è possibile fisicamente; è una semplificazione utile per quei grezzi che gestiscono il destino di sette miliardi di persone. È una illusione ottica, un errore di prospettiva: la scuola economica, i politici che ci hanno pilotato finora non sembrano andare molto oltre l'aritmetica. Non si sono accorti che il mondo è limitato, che le risorse sono limitate, che finora abbiamo bruciato petrolio, carbone e gas come se ce ne fosse per 1' eternità. Questo terribile errore di prospettiva ha portato a credere che E che potesse continuare all' infinito la corsa al consumo fine a se stesso, che potesse continuare all' infinito la depredazione irrazionale delle risorse della Terra. L'economia è effettivamente cresciuta - con slanci e con rallentamenti, ma tendenzialmente verso l'alto - per circa due secoli. Economisti e politici non hanno capito che questo è stato possibile solo perché abbiamo avuto in quei duecento anni una disponibilità «illimitata» di energia. Illimitata nel senso che non era limitata dalle risorse della terra, semmai da altri fattori. La crescita dell' economia negli ultimi due secoli - fino a ieri - è stata possibile solo grazie a una disponibilità «illimitata» di combustìbili fossili. Oggi sappiamo che stiamo consumando i combustibili fossili a una velocità tale che entro pochi anni (uno o due decenni, secondo le stime più ottimistiche) arriveremo al cosiddetto «picco» della produzione: da allora la produzione - e quindi la disponibilità - di petrolio, gas e carbone comincerà a diminuire. Già prima di quella data (e quindi tra pochissimo) si sentiranno effetti pesanti sulle nostre vite di questa scarsità. La grande crisi economica iniziata nel 2008 è stata in parte generata dalla consapevolezza che l'era della scarsità energetica è già cominciata. Ora è importante richiamare un concetto che risulta ancora sconosciuto ai più: tutto quello che facciamo richiede energia. Pensate una qualsiasi azione, dal mangiare, al fabbricare una scarpa o un grattacielo: richiede energia, come qualsiasi altra cosa. Oggi questa energia viene fornita per quasi ottanta percento dai combustibili fossili e per il venti dalle fonti rinnovabili. Ma quell'ottanta per cento è destinato a ridursi presto; certamente nell' arco della nostra vita. Lo sanno tutti quelli che decidono: polìtici, economisti, petrolieri, ma ce lo hanno nascosto per molti anni e si affannano ancora a fare fumogeni e disinformazione. A fronte di questa realtà l'Europa, gli Stati Uniti di Obama, Monti, Passera, ci vengono a dire che bisogna rilanciare la crescita, la produzione, i consumi.... Viene da chiedersi se sono tutti scemi: forse si, o forse no: probabilmente conoscono solo quella ricetta sbagliata, non sanno che pesci prendere e si attaccano al rilancio della crescita. Ma come si fa a crescere, cioè ad aumentare produzione e consumi, se manca l'elemento base - l'energia - per produrre? Lo stesso governo Monti (che ha grandi meriti per il risanamento che sta operando) ha appena iniziato ad affrontare debolmente il problema del rifornimento energetico dell'Italia. Se entro pochi anni ci troveremo in una scarsità di petrolio, di gas e di carbone, è irrimediabilmente necessario preparare entro pochi anni un piano di emergenza, che permetta all'economia italiana di girare anche con forniture energetiche ridotte. In altre parole Monti dovrebbe mettere alla priorità più alta un programma «urto» di efficienza energetica è un programma massiccio sulle energie rinnovabili. Quello che trovate su questi argomenti nei programmi del Governo è poco meno che «pannicelli caldi». Ma torniamo alla «crescita». Non ci può essere «crescita economica» se non c'è crescita della disponibilità di energia. E se la disponibilità invece decresce, allora è totalmente inevitabile una «decrescita economica». Siamo arrivati ai concetti di «decrescita felice» o di «abbondanza frugale» di cui ha parlato Serge Latouche al Festival. Eccovi un riassunto ultramagro per quelli che non conoscono le idee sulla decrescita. La «crescita economica» che ha contraddistinto gli ultimi 50 anni è stata possibile per la disponibilità di energia a prezzo stracciato. Ma è stata provocata da un modo di pensare e di agire che è riassunto nel termine «consumismo». È un modo di pensare infantile che ci portiamo dietro anche in età adulta. Mangiare fino a scoppiare, anche quando uno è sazio: per fare un solo esempio, comprare cianfrusaglie cinesi anche quando ne hai la casa piena, anche quando non ti servono. Latouche e tutta una scuola di pensiero che sta crescendo rapidamente nel mondo ritiene che non c'è futuro senza una revisione profonda di queste pulsioni infantili. Quando questo sarà gradualmente fatto, l'umanità andrà gradualmente, senza grandi sofferenze e privazioni verso una decrescita. Al termine «decrescita felice» io preferisco un diverso modo di vedere la stessa cosa: io parlo di «decrèscita pilotata». È inoppugnabile (anche se domani qualcuno scriverà una lettera dicendo che non è vero; che possiamo continuare a consumare petrolio come gli scemi); è inoppugnabile che ci sarà entro pochi anni una situazione di scarsità energetica mondiale. È inoppugnabile che Cina e le altre economie emergenti vorranno una fetta crescente della torta energetica. Quindi all'Italia ne toccherà di meno. È inevitabile andare verso una decrescita. Aggiungo che una decrescita è inevitàbile qualunque siano le azioni prese da Monti e dall'Europa e dagli USA. Allora per uscire dalla crisi in cui siamo rimangono tre possibilità che possono essere visualizzate meelio ricorrendo a una similitudine. Siamo su un aereo e il pilota si accorge di avere già consumato metà del carburante, ma non siamo ancora a metà del volo. Il pilota ha tre possibilità: continuare a velocità costante e schiantarsi prima di arrivare all'aeroporto; ridurre la velocità per consumare meno e riuscire così a atterrare; o infine «pestare sull' acceleratore» e schiantarsi presto. L'ultima scelta è quella che il mondo politico economico sta perseguendo: chiedere una produzione sempre crescente, cioè sempre più Pil (cioè consumare sempre più benzina) fin quando il sistema Terra (economia più risorse naturali) collasserà. Chi ci guadagnerebbe in questa prospettiva? Quelli che vendono benzina. Tutti gli altri si schiantano. Vogliamo un atterraggio morbido, vogliamo una decrescita pilotata. Non so se sarebbe felice, come dice Latouche certamente bisognerà rinunciare a molte cose superflue e stupide con cui riempiamo la nostra noia esistenziale. Si tratta di accettare gradualmente che la decrescita è inevitabile: pensate a un dente marcio: meglio affrontare il dentista che aspettare che degeneri in un tumore. Ma una cosa è certa al cento per cento: la decrescita è inevitabile e una decrescita pilotata sarà sempre meglio che schiantarsi.