PRESIDI NON FARMACOLOGICI PER IL CONTROLLO
DELLA PRESSIONE ARTERIOSA
Se la pressione arteriosa si mantiene costantemente, o molto frequentemente alta, cioè al di
sopra di 140/90 mmHg, il rischio cardiovascolare è più alto, nel senso che aumenta, nel futuro più o
meno prossimo, la probabilità di comparsa di una malattia cardiovascolare, soprattutto a carico delle
arterie coronarie (angina pectoris, infarto miocardico).
Prima di iniziare una terapia farmacologica occorre modificare lo “stile di vita” e cioè:
1. Controllare il peso corporeo
2. Non fumare
3. Limitare l’alcol (vino, birra) ed evitare i superalcolici
4. Praticare attività fisica (camminare almeno mezzora al giorno)
5. Limitare l’uso di sodio. A tal proposito bisogna ridurre i cibi ricchi di sale:
 cibi in scatola (minestre in scatola)
 insaccati (salame, prosciutto, mortadella, salsicce)
 cibi sott’aceto e sott’olio (olive, capperi, sardine ecc.)
 condimenti a base di senape, mostarda, maionese, bianco d’uovo
 formaggi stagionati e latticini
 snack salati (patatine, pop corn, noccioline ecc.)
 crostacei, frutti di mare, molluschi, sogliole
 estratti, concentrati di carne, dadi per brodo, ketchup
Il sale da cucina può essere sostituito dal sale dietetico od anche da s ucco di limone,
aceto, erbe aromatiche (aglio, cipolla prezzemolo, basilico, rosmarino), spezie (pepe,
peperoncino, noce moscata, zafferano).
Inoltre dare la preferenza ad preferisci alimenti a basso contenuto di sale: pane senza
sale, tonno in scatola a basso contenuto di sale, patate, riso, pasta, legumi, pomodori,
insalata, pesci, frutta, noci, mandorle.
Questi accorgimenti sono spesso sufficienti, da soli, a normalizzare la pressione arteriosa in
quei soggetti con ipertensione arteriosa lieve, mentre negli altri soggetti si ottiene un buon controllo
pressorio con una posologia ridotta dei farmaci anti-ipertensivi.
ESAMI STRUMENTALI IN CARDIOLOGIA
ELETTROCARDIOGRAMMA (ECG)
Questo esame registra l’attività elettrica prodotta dal muscolo cardiaco durante la contrazione.Esso
è indicato soprattutto in caso di disturbi del ritmo cardiaco (palpitazioni) e di dolore toracico
sospetto per infarto miocardico ed angina pectoris. Altre indicazioni più frequenti sono:
ipertensione arteriosa; valvulopatie; cardiopatie congenite; preparazione ad interventi chirurgici, ad
esami semi-invasivi (es. gastroscopia) o ad esami radiologici con mezzo di contrasto per via
parenterale (es. urografia); motivi medico-legali (es. idoneità ad attività sportiva).
E’ l’unico esame strumentale che può essere eseguito da personale paramedico.
ELETTROCARDIOGRAMMA DA SFORZO O TEST ERGOMETRICO
Consiste nella registrazione dell’ECG durante l’esecuzione di uno sforzo fisico ad una cyclette
(cicloergometro) o su un tappeto scorrevole. Durante lo sforzo si possono evidenziare alterazioni
che non sono presenti nell’ECG a riposo, soprattutto nei soggetti portatori di alterazioni coronariche
asintomatiche: tali alterazioni sono frequenti nei soggetti con fattori di rischio coronarico (obesità,
fumo, diabete mellito, ipertensione arteriosa, dislipidemia, familiarità per cardiopatia ischemica).
Pertanto il test ergometrico è indicato nei soggetti con fattori di rischio coronarico ed in quelli con
dolore toracico sospetto.
ECOCARDIOGRAMMA
Questo esame sfrutta la proprietà degli ultrasuoni di attraversare i tessuti molli (rifrazione) e di
ritornare verso la sorgente che li emette (riflessione): tutto ciò viene trasformato in immagine da
uno speciale apparecchio (trasduttore) e quindi è possibile “vedere” il cuore in movimento. In tal
modo si possono misurare le dimensioni delle cavità cardiache (atri e ventricoli) e lo spessore
delle pareti, valutare il funzionamento delle valvole e del muscolo cardiaco (miocardio).
Un’altra proprietà degli ultrasuoni è il cosiddetto “effetto Doppler” sul sangue: in tal modo è
possibile visualizzare il flusso sanguigno attraverso le valvole, che può presentarsi con un codice
di colori a seconda della direzione (ecocardio-color-Doppler).
L’effetto Doppler viene utilizzato anche per visualizzare il flusso sanguigno attraverso le arterie e
le vene (eco-color-Doppler arterioso e venoso). Per una corretta prevenzione cardiovascolare è
consigliabile, nei soggetti sani dopo i 50 anni, un eco-color-Doppler dei vasi del collo almeno unadue volte nella vita. Nei soggetti con fattori di rischio la frequenza di tale esame e l’esplorazione
di altri distretti, soprattutto arti inferiori, viene stabilita dal medico curante.
Nei casi sospetti di ischemia miocardica con prova da sforzo negativa l’ecocardiogramma si
effettua insieme ad un test provocativo di ischemia (eco-stress): durante l’esame si inietta una
sostanza che provoca ischemia miocardica (dobutamina, dipiridamolo) e quindi alterazioni
transitorie della contrattilità miocardica, che si visualizzano con gli ultrasuoni.
ELETTROCARDIOGRAMMA DINAMICO DI HOLTER
Con quest’esame (inventato da Holter alla fine degli anni ’50 e successivamente perfezionato
dallo stesso Holter e da altri ricercatori) si registra l’ ECG per un periodo di tempo più o meno
prolungato (in genere 24-48 ore) su di un nastro magnetico che scorre in un piccolo registratore a
batteria provvisto di orologio. Il registratore si applica all‘altezza della vita o su una spalla con
l'aiuto di un cerotto ed è collegato ad alcuni elettrodi applicati sul torace. In tal modo l'attività
cardiaca viene registrata durante le normali attività quotidiane svolte dal paziente e soprattutto
quando si presenta un disturbo (palpitazioni, dolore al torace e/o in altre parti del corpo, capogiro,
dispnea, ecc):il paziente annoterà qualsiasi evento sull’apposito diario, indicando l’ora. Dopo la
registrazione il nastro viene analizzato da un lettore in 10-20 minuti: sarà compito del cardiologo
stabilire l’esatta correlazione tra i reperti ECG e quanto riportato sul diario.
L’ ECG dinamico di Holter risulta utile essenzialmente nella rilevazione dei disturbi del ritmo
sintomatici e non), meno frequentemente nell’ individuazione di episodi di ischemia miocardica
transitoria.
SCINTIGRAFIA MIOCARDICA
Quest’esame si basa sul principio che alcune sostanze radio-attive, dette radionuclidi (tallio,
tecnezio), sono captate dal muscolo cardiaco (miocardio), il quale viene visualizzato con una
specifica apparecchiatura (gamma-camera). In caso di infarto del miocardico e di ischemia
miocardica transitoria il radionuclide iniettato per via endovenosa non viene captato dalla zona
infartuata o ischemica, che quindi appare diversa rispetto alle zone circostanti sane.
La sicintigrafia miocardica risulta utile quando gli altri esami strumentali non consentono una
diagnosi certa di infarto del miocardio (acuto, subacuto, pregresso) o di ischemia miocardica
transitoria.
Inoltre la scintigrafia miocardica consente di evidenziare aree di “miocardio ibernato”, le quali
non si contraggono a causa dell’ischemia prolungata, ma sono ancora vitali: queste zone di
“miocardio vitale” riprenderanno la loro funzione di contrarsi non appena sarà ripristinata la
rivascolarizzazione mediante angioplastica coronarica o by-pass aorto-coronarico.
CORONAROGRAFIA
Con quest’esame vengono visualizzate le arterie coronariche mediante un liquido di contrasto che
viene iniettato attraverso un catetere introdotto nell’ arteria femorale (al livello dell’inguine) o
nell’arteria omerale (nell’avambraccio): in tal modo si visualizzano le cosiddette “placche”
aterosclerotiche che determinano ostruzioni al flusso sanguigno più o meno gravi. In caso di
ostruzioni superiori al 75% viene effettuata contestualmente l’angioplastica coronarica
(dilatazione della parte ristretta ed inserimento di una gabbietta metallica, detta stent), mentre in
caso di lesioni diffuse si effettua l’intervento chirurgico di rivascolarizzazione miocardica
mediante by-pass aorto-coronarico.
ENZIMI MIOCARDICI
Nell’infarto miocardico acuto fuoriescono dalla cellula miocardica vari enzimi, i quali possono
essere evidenziati con un semplice prelievo di sangue. In tal modo viene confermata la diagnosi di
infarto miocardico, che, nella maggior parte dei casi è possibile con l’analisi dei sintomi (dolore
toracico, eventualmente accompagnato da pallore, sudorazione fredda, ecc.) e soprattutto con
l’ECG e l’ecocardiogramma.
Talvolta però i sintomi sono atipici e le alterazioni caratteristiche dell’infarto miocardico non
vengono evidenziate dall’ECG e dall’ecocardiogramma: in tali casi solo l’aumento degli enzimi
miocardici nel sangue può consentire una diagnosi di certezza. Tali enzimi (Troponina, Copeptina,
CPK, LDH, Transaminasi) sono presenti anche in altri tessuti, per cui non è sempre possibile una
diagnosi certa nelle prime ore. Tra essi la Troponina e la Copeptina hanno una specificità molto
superiore rispetto agli altri, ai quali si ricorre sempre più raramente: la Troponina si innalza dopo
alcune ore dall’inizio dei sintomi e si abbassa gradualmente in pochi giorni, mentre la Copeptina ha
un comportamento opposto, cioè aumenta all’inizio del dolore e diminuisce successivamente.
ANGIO-TC-CORONARICA MULTISTRATO
E’ un tipo particolare di TAC (tomografia assiale computerizzata) che riesce a visualizzare le
arterie coronarie attraverso l’iniezione del mezzo di contrasto in vena, anzicchè in arteria
(femorale od omerale), come nella coronarografia.
Nei casi sospetti (esami strumentali negativi o di dubbia interpretazione in soggetti con dolore
toracico tipico o atipico, soprattutto in presenza di fattori di rischio) questo esame consente di
identificare o escludere una coronaropatia aterosclerotica, perchè ha una specificità più alta degli
altri test non invasivi (99-100%).
Nei pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica o ad intervento chirurgiuco di
rivascolarizzazione miocardica l’angio-TC-coronarica consente di valutare la pervietà dello stent o
del by-pass aorto-coronarico.
Da aggiungere al paragrafo “che cosa è l’edema”
Un tipo particolare di edema molto frequente e pericoloso è l’edema polmonare: esso consiste
nella trasudazione di liquido negli alveoli polmonari per un’insufficienza cardiaca acuta, cioè
per un’improvvisa e brusca incapacità del cuore a pompare il sangue, che quindi ristagna nel
circolo polmonare e trasuda negli alveoli polmonari, impedendo il normale scambio tra
l’ossigeno inspirato e l’anidride carbonica proveniente dal sangue. Il paziente si sente
soffocare e deve essere ricoverato subito in ospedale.
Che cosa è il pacemaker?
Il pacemaker (dall’inglese pace = stimolo, maker = colui che fa) è un apparecchio composto da
una batteria e da un catetere. La batteria viene impiantata generalmente sotto un muscolo del petto
vicino all’ascella destra quando lo stimolatore umano (“nodo del seno”) comincia a dare segni di
malfunzionamento: essa emette impulsi ad una frequenza variabile a seconda delle modalità di
stimolazione. Alla batteria è collegato un catetere che conduce gli impulsi attraverso la vena cava
superiore fino alla punta del ventricolo destro. Dal ventricolo destro l’impulso si propaga al
muscolo cardiaco, che in tal modo può contrarsi.
Con il passare del tempo la batteria del pacemaker si esaurisce gradualmente e dà segni di
malfunzionamento che possono essere agevolmente individuati in centri specialistici, dove il
paziente deve effettuare controlli periodici.
Post-infarto ed attività sessuale
Nel post-infarto l’attività sessuale può essere ripresa tranquillamente dopo un ciclo di
riabilitazione intensiva, perchè lo sforzo ad essa connesso è di intensità moderata e quindi è
sopportabile dal paziente che ha già effettuato esercizi più intensi senza disturbi significativi.
L'intensità dello sforzo può essere maggiore con un partner non abituale, dopo un pasto
abbondante o l'assunzione di quantita eccessive di alcol.
Comunque la questione della ripresa dell’attività sessuale dopo un infarto miocardico od un altro
evento acuto (per esempio edema polmomare) o dopo un intervento cardiochirurgico o dopo
angioplastica coronarica deve essere trattata sistematicamente nel contesto del programma di
riabilitazione, attraverso colloqui individuali o di coppia, preferibilmente con l’ausilio di uno
psicologo.
I pazienti affetti da angina stabile dovrebbero assumere un nitrato per via sublinquale o in spray
prima del rapporto sessuale.
Viaggi in aereo
Il paziente post-infartuato può effettuare un viaggio in aereo dopo 2 settimane dalla dimissione, se
non si sono verificate complicazioni durante la degenza, ma deve portare con sè:
- nitrati a somministrazione sublinguale
- lettera di dimissione
- l’ultimo ECG
- i farmaci prescritti
Va ricordato che, per legge, tutti gli aerei con oltre 30 passeggeri devono avere l’occorrente per la
rianimazione cardiopolmonare, compreso un defibrillatore portatile.
Adattamento alle condizioni ambientali
Il paziente post-infartuato, o con angina pectoris, deve stare molto attento quando soggiorna in un
ambiente troppo caldo o troppo freddo.
L’esposizione ad un ambiente particolarmente caldo-umido può comportare il rischio di
disidratazione, soprattutto durante un’attività fisica. Per tali motivi è preferibile svolgere attività
fisica nelle prime ore del mattino, quando la temperatura è più bassa, dopo assunzione di
un’adeguata quantità di liquidi. Se la pressione arteriosa tende ad abbassarsi, sarà opportuna una
riduzione del dosaggio dei farmaci.
Nelle località marine si sconsiglia, durante l’estate, il soggiorno alla spiaggia nelle ore più calde:
infatti l’eccesso di calore comporta una notevole vasodilatazione periferica, con aumento della
frequenza cardiaca e diminuzione della pressione arteriosa.
L’eccessivo freddo ambientale provoca un aumento del metabolismo basale, della portata cardiaca e
del consumo miocardico di ossigeno, nonché vasocostrizione: ciò predispone alla comparsa di
episodi anginosi. Il rischio aumenta quando si passa da un ambiente interno riscaldato ad uno
esterno particolarmente freddo, come durante una nevicata: in tal caso non si deve camminare a
passo svelto e si devono evitare le bevande alcoliche perché esse, dopo una sensazione di calore
temporaneo, determinano una vasodilatazione periferica con ulteriore perdita di calore ed aumento
della portata cardiaca.
Riguardo ai viaggi o soggiorni in montagna il paziente post-infartuato può soggiornare
tranquillamente fino a 1800 metri di altitudine, svolgendo attività fisica moderata, con
l’accorgimento di iniziarla in maniera graduale. Il soggiorno a quote comprese fra 1800 e 3000
metri può essere consentito al paziente coronaropatico, purchè esso sia asintomatico da almeno un
mese, limiti gli sforzi fisici ed eviti gli impianti di risalita (per il rischio di sbalzi pressori).
Guida di autoveicoli
Dopo un infarto miocardico non complicato od un intervento di by-pass aorto-coronarico il paziente
può riprendere a guidare dopo circa un mese dalla dimissione dall'ospedale, mentre è sufficiente una
settimana dopo angioplastica coronarica.
La guida è controindicata se sono presenti sintomi da insufficienza cardiaca o aritmie importanti.
I pazienti portatori di defibrillatore automatico devono attendere sei mesi dall'impianto, in assenza
di aritmie registrate o scariche del defibrillatore e possono guidare solo veicoli con massa < 3,5
tonnellate.
I guidatori "professionali" di veicoli con massa > 3,5 tonnellate devono effettuare periodicamente
un test ergometrico ed un ecocardiogramma, dal quale risulti una frazione di eiezione > 40%.