EMORRAGIE Si chiama emorragia una fuoriuscita di sangue dai vasi sanguigni (dal greco “emo” = sangue e “reo” = scorrere). Quando per emorragia un individuo normale arriva a perdere metà della massa sanguigna, si verifica la morte. Le emorragie prendono il nome di arteriose, venose o capillari a seconda del vaso sanguigno da cui sono originate; può verificarsi anche un’emorragia “mista” quando c’è la rottura contemporanea di un’arteria e di una vena. Il sangue arterioso zampilla ed è rosso vivo, il sangue venoso cola ed è rosso scuro. Le emorragie si possono dividere in tre gruppi: Esterne quando si vede uscire il sangue fuori del corpo Interne quando il sangue rimane all’interno del corpo Esteriorizzate quando il sangue proveniente dall’interno del corpo esce all’esterno da orifizi naturali (naso, bocca, orecchie, ecc.) Emorragie esterne Possono essere semplici (venose o miste): non vi è rischio per la vita gravissime (da arterie importanti o comunque da grossi vasi) vi è rischio di vita Ricordiamo sempre che: a) il caldo dilata i vasi b) il freddo restringe i vasi c) gli alcolici dilatano sempre i vasi d) l’agitazione aumenta l’emorragia perché aumenta i battiti del cuore, quindi il ferito deve rimanere calmo In caso di emorragie esterne semplici: 1) sdraiare il ferito 2) se si tratta di un arto, sollevarlo 3) compressione manuale sulla ferita con un tamponamento compressivo: si può usare un pacchetto di garza sterile o un fazzoletto pulito ripiegato più volte 4) bloccare il tampone con una fasciatura stretta ma non troppo con una benda lunga e larga (cravatta, stracci legati insieme…). Se continua a sanguinare non cambiare il tampone ma aggiungerne degli altri sovrapponendoli al primo 5) applicazioni di ghiaccio (il freddo restringe i vasi) possono essere utili 6) tranquillizzare il ferito: deve rimanere calmo 7) non dare alcolici da bere 8) una volta arrestata l’emorragia, se la ferita non è grave si dovrà provvedere alla medicazione ATTENZIONE non dimentichiamo l’autoprotezione! Di fronte ad un ferito “sconosciuto” il soccorritore deve sempre proteggersi o con guanti monouso oppure con protezioni di fortuna (sacchetto di plastica) In caso di emorragie esterne gravissime a volte non è sufficiente la compressione manuale sulla ferita, che va comunque effettuata immediatamente: la persona può morire dissanguata in pochi minuti. In alcuni punti le arterie sono affioranti, è quindi possibile comprimere l’arteria in questi punti e quindi arrestare il flusso di sangue nella zona interessata. La compressione va quindi effettuata non soltanto sulla ferita ma anche prima della ferita (tra la ferita e il cuore). Questo tipo di intervento si chiama compressione a distanza. Emorragie delle parti alte del corpo: posizione semiseduta, senza sollevare le gambe Emorragie delle parti basse del corpo: posizione supina con le gambe sollevate Emorragie del collo: si preme più in basso della ferita, nella parte bassa del collo, verso la colonna vertebrale e non di lato verso la trachea. (fig. a) Emorragie della spalla: si preme dietro la clavicola, verso la prima costa. (fig. 13 b) Emorragie del braccio: si preme sotto l’ascella con i due pollici tenendo sollevato l’arto. (fig. c) Emorragie dal gomito in giù: si preme sulla faccia interna del braccio. (fig. d) E’ inutile premere tra il gomito ed il polso perché l’arteria passa tra le due ossa (radio ed ulna) e quindi non è raggiungibile. Emorragie della coscia: premere con il braccio teso ed il pugno chiuso nell’inguine verso il bacino e non verso il terreno. (fig. e) Si spinge con tutto il peso del corpo e si continua, anche se molto faticoso, fino all’arrivo dell’ambulanza. Ricordarsi che un’emorragia dell’arteria femorale può portare alla morte per dissanguamento in pochi minuti. Emorragie della gamba: se la parte che sanguina è più bassa, si preme sulla faccia interna della coscia (fig. f); poiché l’arteria è molto grossa, bisogna premere col pugno chiuso a braccio teso. E’ inutile premere tra il ginocchio e la caviglia perché l’arteria passa tra due ossa (tibia e perone) e quindi non è raggiungibile. Uso del laccio emostatico Il laccio è uno strumento rischiosissimo e va usato solo in casi eccezionali. Il laccio emostatico blocca completamente la circolazione arteriosa e venosa, perciò i tessuti sono privati dell’ossigeno e possono subire gravissimi danni. Unici casi in cui si può farne uso 1) In caso di amputazione o semiamputazione di un arto 2) Se la compressione manuale a distanza non è stata efficace 3) In caso di schiacciamento di un arto: mettere il laccio prima di togliere il peso che sta schiacciando l’arto. In questo caso non bisogna stringere troppo 4) Nelle fratture esposte: non si può comprimere manualmente perché sono fratture da toccare il meno possibile 5) In caso di molti feriti: può essere indispensabile applicare il laccio per occuparci di un altro infortunato più grave Che cosa si usa come laccio: la cosa migliore sono strisce di gomma larga, ma in mancanza di queste si possono usare foulard ripiegato, cravatta, cintura, purché sia qualcosa di largo: NON spago, NON filo di ferro, NON calze di nylon, NON elastici Come si applica: il metodo più facile è di stringerlo come un cappio Dove si applica: Il braccio (tra la spalla e il gomito) e la coscia sono gli unici punti in cui si può mettere. NON serve e NON si applica mai all’avambraccio e alla gamba perché i grossi vasi passano tra due ossa e quindi stringere qui non serve, è solo dannoso. Il laccio va sempre posto a monte della ferita, cioè tra la ferita ed il cuore. Scrivere sempre sulla persona (la fronte, il colletto della camicia, o comunque dove sia molto visibile) l’ora esatta in cui è stato applicato il laccio e la parola LACCIO. Il laccio non deve essere tolto se non alla presenza di un medico Rischi di un brusco allontanamento del laccio: 1) Possono partire emboli formatisi da eventuali grumi o coaguli 2) Togliendo il laccio bruscamente si ha la ricomparsa dell’emorragia, che provoca scompenso tale da causare anche la morte del paziente 3) Possono andare in circolo sostanze tossiche accumulatesi a valle del laccio Un laccio può essere lasciato al massimo da 25 a 50 minuti circa, oltre questo limite si ha la necrosi (morte) dei tessuti a valle del laccio. Si spera che in questo tempo siano arrivati i soccorsi qualificati e l’infortunato sia già stato trasportato in ospedale; solo in casi estremi si potrà allentare, ma non togliere il laccio. Per questi motivi, il portatore di laccio emostatico è, nella scala delle urgenze, fra i primi ad essere trasportato all’ospedale. Casi di amputazione di arti o dita 1. Arrestare l’emorragia 2. Disinfettare con acqua ossigenata (in mancanza lavare bene con acqua e sapone): NON usare alcool, tintura di iodio o altri disinfettanti alcolici 3. Mettere la parte amputata in un sacchetto di plastica pulito, chiuderlo ermeticamente e sistemarlo in un contenitore con del ghiaccio 4. Trasportarlo al più presto al Pronto Soccorso Emorragie esteriorizzate L’emorragia è avvenuta all’interno dell’organismo, ma il sangue fuoriesce all’esterno attraverso un orifizio naturale (naso, bocca, ano, ecc.) 1. Dal naso (rinorragia o epistassi): le cause possono essere traumatiche o patologiche. Se c’è stato un trauma cranico o facciale NON si deve mai tamponare le cavità nasali per non aggravare eventuali fratture delle ossa del naso. Muovere l’infortunato il meno possibile Chiamare subito l’ambulanza Nei sanguinamenti comuni: Si comprime la narice che sanguina Si praticano impacchi freddi sulla fronte e sulla nuca Inclinare la testa in avanti: con la testa all’indietro, il sangue continua a uscire, ma finisce in gola NON utilizzare tamponi di cotone emostatico, perché si forma un grumo, e quando si toglie, l’emorragia riprende. Al massimo si può usare un pezzetto di cotone imbevuto di acqua ossigenata. 2. Dall’orecchio (otorragia): l’orecchio sanguina spontaneamente solo in via eccezionale. Le cause possibili sono due: un trauma locale, dovuto all’introduzione di un corpo estraneo o un trauma cranico. In questo secondo caso il sangue può essere misto a liquido cefalo-rachidiano (contenuto tra le membrane che circondano il cervello) ed avere quindi un aspetto oleoso. I primi soccorsi non sono necessari quando vi sia lesione locale: portare il ferito da un medico. Il secondo caso invece è piuttosto grave: NON tamponare assolutamente Lasciare uscire il sangue, per evitare che si fermi all’interno della scatola cranica, con conseguente possibilità che si formino ematomi cerebrali (tenere l’infortunato con l’orecchio che sanguina rivolto verso il basso) Borsa di ghiaccio sulla testa Portare subito in ospedale con l’ambulanza 3. Dalla bocca: possono avere origine diversa: ferite dal cavo orale o della gola, espettorazioni, vomito. Lesioni locali (emoftoe): il sangue è misto a saliva. Possono essere dovute a corpi estranei (coltello, forchetta), estrazioni dentarie, fratture al volto. Essendo una regione ricca di vasi, l’emorragia può essere duratura e abbondante. Ghiaccio in bocca Compressione con un tampone fatto di compresse di garza sterile ed imbevuto di acqua ossigenata In casi gravi trasportare il malato in posizione laterale di sicurezza Espettorazione di sangue (emottisi): il sangue proviene dall’apparato respiratorio; è roseo o rosso, schiumoso perché misto ad aria. Non ci sono conati di vomito, ma spesso un accesso di tosse iniziale. Tranquillizzare il paziente: non deve tossire né parlare Liberargli le vie respiratorie: slacciare tutto ciò che stringe e pulirgli la bocca Borsa di ghiaccio sul torace Posizione semi seduta per facilitargli la respirazione Vomito (ematemesi): sangue proveniente dallo stomaco, di colore scuro. Le cause più frequenti possono essere un’ulcera gastrica o duodenale. Malato immobile in Posizione Laterale di Sicurezza, ben coperto Non dare assolutamente niente da mangiare o da bere Borsa leggera di ghiaccio sullo stomaco Chiamare subito un medico o portare all’ospedale Emorragie interne Sono versamenti sanguigni che si effettuano negli organi e nelle cavità del corpo. Il sangue rimane all’interno. 1. Emorragie interne semplici: in seguito ad una contusione, il sangue è uscito dai vasi capillari rimanendo sotto la pelle. Sono le ecchimosi (lividi): presenza diffusa di sangue sotto la pelle e gli ematomi (bozzi o bernoccoli): un accumulo di sangue, una sacca che preme sui tessuti circostanti, il risultato è un gonfiore più o meno esteso. In entrambi i casi applicazioni di ghiaccio o impacchi di acqua fredda subito (arrestano il versamento) Dopo il secondo giorno, impacchi caldi favoriranno l’assorbimento Se l’ematoma non è diminuito di volume dopo una settimana e presenta i sintomi di un’infezione (rossore, calore, dolore), consultare un medico 2. Emorragie interne gravi: il sangue, per rottura di uno o più vasi o addirittura di organi interni, si versa e si raccoglie nelle cavità naturali del corpo (torace, addome, cranio, ecc.). Quello che si può vedere non è sangue, ma i sintomi di questa perdita interna di sangue che spesso è avvenuta tempo prima: Sintomi Pallore, pelle fredda e umida Respiro superficiale e affannoso Polso piccolo e frequente, senso di freddo Primo Soccorso Immobilizzare il paziente, possibilmente a letto Calmarne l’agitazione Coprirlo con coperte perché avrà freddo Non dare caffè, alcolici o stimolanti per il cuore: aumentano l’emorragia Portare velocemente all’ospedale LO SHOCK E’ un insieme di gravi sintomi che compare quando l’organismo subisce un’aggressione acuta. In tempi più o meno brevi si ha una caduta della Pressione Arteriosa: ne consegue una scarsa irrorazione dei tessuti che entrano in stato di sofferenza. L’organo che più risente dell’insufficienza circolatoria è il cervello che può andare incontro a danni irreparabili. E’ uno squilibrio che si crea tra contenitore (vasi sanguigni) ed il contenuto (sangue). Vari tipi di shock: Shock per perdita di liquidi: diminuisce la quantità di sangue circolante, il calibro dei vasi rimane invariato, e come avviene in qualsiasi sistema idraulico, la pressione tende a diminuire, proporzionalmente alla quantità di liquido perduta. Es.: emorragie, ustioni, disidratazioni gravi (vomito, diarrea, forte sudorazione) Shock neurogeno: il volume dei liquidi rimane invariato, ma si dilatano i vasi; a causa del trauma, per una scossa al sistema nervoso, le pareti dei vasi si rilasciano ed il calibro dei vasi stesi aumenta. E’ lo shock post-traumatico. Il dolore, il freddo, il caldo eccessivo, lo spavento sono fattori favorenti. Shock cardiogeno: è un cedimento del cuore, è “la pompa” che non funziona più e non spinge il sangue nei vasi. Es.: infarto del miocardio, collasso cardiocircolatorio. Shock anafilattico: l’organismo reagisce all’introduzione di una sostanza estranea (farmaci, sieri, punture di insetti). Si ha una dilatazione dei vasi. Sintomi: Pallore intenso – cianosi alle estremità e alle labbra (labbra, unghie e lobi della orecchie bluastre) Pelle fredda e umida – sudore freddo – brividi Polso debole e frequente Respiro superficiale e affannoso L’infortunato cosciente può essere sovraeccitato oppure apatico e torpido. Questi sintomi non sempre si instaurano immediatamente: possono comparire anche a ore di distanza. Chiariti questi meccanismi e valutati i sintomi, si capirà che lo shock non è solo quello che abitualmente si intende, cioè uno stato di stravolgimento psichico e nervoso che segue un comune spavento o una banale emozione, stato passeggero che si risolve pian piano, spontaneamente, magari con delle buone parole! In medicina si intende per “SHOCK” UNO STATO PARTICOLARE DEI FERITI E DEI TRAUMATIZZATI GRAVE E PROGRESSIVO. LO STATO DI SHOCK PUO’ AGGRAVARSI SEMPRE DI PIU’, DA SOLO, IN MANIERA INARRESTABILE, FINO ALLA MORTE. Ricordare che ogni infortunato è potenzialmente uno shockato. Di fronte ad un incidente grave, ad un evento traumatico, anche se non sono ancora comparsi i sintomi nelle vittime, il soccorritore deve prevedere e prevenire lo shock. Primo soccorso: Rimuovere ogni causa (es.: bloccare eventuali emorragie) Slacciare tutto quello che stringe Coricare la vittima in posizione antishock: sdraiato con le gambe sollevate: questa posizione permette il ritorno del sangue verso il sangue ed il cervello Coprire l’infortunato ma non troppo (non deve sudare) NON somministrare alcolici, caffè né stimolanti per il cuore NON applicare fonti di calore (borse d’acqua calda, termofori o altro) L’infortunato incosciente va posto in Posizione Laterale di Sicurezza con le gambe sollevate, coperto NON sollevare MAI le gambe al traumatizzato cranico. NON applicare MAI la Posizione Antishock al sospetto fratturato di colonna vertebrale; bisogna lasciarlo dove si trova e come si trova in attesa di soccorso qualificato.