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Trimestrale di Salute e Cultura • PSICOLOGIA
con la consulenza del
Dott. Emanuel MIAN
Psicologo presso CIBO - Centro Interdisciplinare Bariatria e Obesità
Istituti Clinici Zucchi (MB)
PIACERE E NON PIACERSI
Cosa si cela nel sentirsi brutti?
© LPICTURES - FOTOLIA.COM
di Federico DURANTE
50 | GSD MAGAZINE • gennaio 2017
Avete mai notato che allo specchio
guardiamo per prime le parti che ci
piacciono di meno e quelle più gradevoli
quando osserviamo gli altri? Dalla
ricerca scientifica sull’immagine
corporea nei disturbi alimentari, alcuni
spunti per chi vorrebbe piacersi di più
e stare meglio con il proprio corpo (e
magari anche a tavola)
Il concetto di immagine corporea non
riguarda solo quello che noi vediamo
allo specchio: si tratta di un'immagine
mentale del nostro apparire corporeo.
Investe non solo l’autostima ma anche
il rapporto con le altre persone.
Il concetto di immagine corporea
risponde ad alcune domande: come
penso di apparire? Come penso che gli altri
mi vedano? Come sento di essere all'interno
del mio corpo? Quando un soggetto ha
una dispercezione corporea, sente e
vede il proprio corpo diversamente da
quello che vedono gli altri.
Nelle donne, in particolare, c'è
sempre una normale componente di
insoddisfazione corporea: non vi sono
donne che si piacciono al 100%. La
maggior parte vorrebbe pesare meno,
indipendentemente dal fatto che siano
sovrappeso, normopeso o sottopeso.
I motivi sono, in genere, legati al
periodo della crescita: nell'adolescenza,
c'è una modificazione del corpo più
marcata nella donna rispetto all'uomo.
Ecco perché i disturbi alimentari, negli
uomini, avvengono tardivamente
oppure sono legati ad altri fattori.
La “strategia” di un disturbo alimentare
è molto semplice: “Mi vedo grassa - si
pensa - voglio dimagrire, smetto di
mangiare”. Dall'altra parte, per quanto
riguarda la bulimia o il binge eating
(abbuffarsi in maniera incontrollata,
ndr), il soggetto prova delle emozioni
Zucchi (MB), la domanda che
cambia non è “come penso di
apparire?”, ma “come sento di
apparire?”. Il corpo viene, così,
percepito più emotivamente
che con gli occhi.
Le persone con disturbo
alimentare, inoltre, fanno quella
che è chiamata lettura del
pensiero. Poniamo il caso che
una persona abbia un naso
molto grande: non chiederà mai
a qualcun altro se pensa che abbia
il naso grande perché teme una
risposta affermativa. Ma anche in
caso di risposta negativa penserebbe
che ciò venga detto solo per
educazione. Nel dubbio sta zitta,
questo inesorabile processo naturale.
La reazione più elementare è, spesso,
quella di fare in modo che il corpo
ritorni a quello di una bambina. Ma non
è sempre così. Nel senso che lo è nei casi
in cui sono alte le “paure maturative”,
generalmente tra i più giovani quindi.
I disturbi alimentari sono multifattoriali,
cioè sono definiti sia da caratteristiche
genetiche, familiari/ambientali e sia
personologiche e socio-culturali.
La “perfezione” è mirata a evitare
il giudizio negativo altrui. Dunque,
il disturbo alimentare, tanto nelle
abbuffate quanto nelle restrizioni, ha
nell'ansia una grande connotazione.
Il peso rappresenta una sorta di falso
problema, in quanto più facilmente
misurabile di un’emozione, del “bene”
che gli altri ci vogliono e del
nostro successo o insuccesso.
La persona affetta da
anoressia
o
bulimia
utilizza a livello affettivo
il proprio corpo: in base
alle ricerche condotte
dal dottor Emanuel Mian,
psicologo presso CIBO - Centro
Interdisciplinare Bariatria e
Obesità degli Istituti Clinici
ma pensa che tutti costantemente
guardino il suo difetto.
Nei pazienti affetti da obesità, il
problema delle diete è anche
dato dal fatto che solitamente
ne hanno fatte tantissime
e di tutti i tipi senza
mai
raggiungere
risultati significativi.
Magari, per tre
mesi, il paziente
rispetta la dieta
(anche
troppo
rigidamente), poi
“sgarra” una volta
e
riguadagna
all'improv viso
parte dei chili
persi.
Allora
s o r g e
© SYLVIE BOUCHARD / SHUTTERSTOCK.COM
Dottor Emanuel Mian
che non riesce a contenere. Allora si
butta impulsivamente sul cibo, salvo
poi rendersi conto che questo provoca
aumento di peso e altre emozioni
come il senso di colpa.
Per questo la psicoterapia deve riuscire
a rendere più flessibili queste persone,
non focalizzandosi solo sul corpo. Per
esempio, l'anoressia ha ben poco a che
fare con l’estetica, poiché è una malattia
principalmente del controllo. Quando
la paura di maturare è troppo forte,
molte ragazze spesso non riescono
a sostenere questo cambiamento:
vedendo il proprio corpo cambiare
e crescere troppo in fretta, provano
angoscia e atterrimento e ciò le spinge
a trovare tutti i modi possibili per frenare
© COZY NOOK / SHUTTERSTOCK.COM
© archivio GSD
PSICOLOGIA • Trimestrale di Salute e Cultura
gennaio 2017 • GSD MAGAZINE |
51
Trimestrale di Salute e Cultura • PSICOLOGIA
© POZNYAKOV / SHUTTERSTOCK.COM
spontanea la domanda: “Chi me lo fa
fare?”. Questo andamento tipicamente
a yo-yo porta a una riduzione
dell'autostima e, a lungo termine,
persino a un aumento ponderale.
Il binge eating è la sindrome da
alimentazione incontrollata: chi ne
soffre si abbuffa almeno una volta
alla settimana per almeno tre mesi,
mangiando molto velocemente, da solo,
anche se non affamato e sentendosi
poi in colpa. Non funziona ammonire le
persone che ne sono colpite sul senso
di colpa che proveranno, perché questa
è un'emozione più gestibile rispetto
a quella da cui stanno fuggendo. Da
IL BODY REVEALER E LA MODELLAZIONE
TRIDIMENSIONALE
Nei casi di pazienti che si sottopongono a
intervento in chirurgia bariatrica, il dottor
Emanuel Mian utilizza la modellazione
3D per verificare il corpo percepito
e quello desiderato al fine valutare
che le aspettative siano realistiche
e compatibili con il calo ponderale
atteso in base alla tipologia di chirurgia
bariatrica (palloncino, bendaggio
gastrico, sleeve gastrectomy, ecc.). In
tutti i casi con disturbo alimentare, il
dottor Mian utilizza la modellazione 3D
per valutare la presenza di una visione
particolareggiata/focalizzata di parti del
corpo invece di una visione totale del
corpo (prerequisito indispensabile per
un primo passo verso la guarigione)
e per fare in modo di rendere meno
traumatica la visione di esso usando
un modello frutto di sintesi rispetto
alla videosimulazione, che si avvale
dell’utilizzo di una foto reale.
52 | GSD MAGAZINE • gennaio 2017
questo punto di vista, la persona affetta
da obesità e il binge eater richiedono
due trattamenti diversi. Il primo è di tipo
quasi puramente comportamentale
(regolare
abitudini
alimentari,
porzioni e così via), il secondo lavorerà
maggiormente sulla gestione delle
emozioni.
Normalmente, le nostre emozioni
durante la giornata seguono
un andamento morbido, non
eccessivamente brusco: l’umore va su
e giù, ci preoccupiamo o ci vediamo
più tristi o malinconici in maniera
abbastanza fluida. Invece, nelle persone
con una difficoltà nella tolleranza
delle emozioni,
ci troviamo di
fronte alla stessa
forma d’onda di
un
sismografo:
provano
dei
picchi di eccessiva
ansia o tristezza
e frustrazione, e
sono
talmente
repentini
che,
senza una cura
adeguata
per
questi pazienti, è
difficile venirne
a capo e agire
ef f icacemente
di conseguenza. Non ci piacciamo
anche per via di fattori socio-culturali:
gli ideali di bellezza occidentali che
vediamo nei mass media sono
difficilmente
raggiungibili.
Quei
corpi “perfetti” che vediamo nelle
pubblicità possono essere raggiunti
solamente dal 5% della popolazione.
Inoltre, le immagini non parlano dei
sacrifici necessari per avere quel corpo
(allenamento, dieta, integrazione
costanti, essere seguiti da esperti) e non
mostrano le numerose manipolazioni al
computer. In questo senso, l’immagine
pubblicitaria rappresenta una sorta di
finta realtà cui tutti siamo ormai abituati.
Social network come Instagram hanno
successo anche perché migliorano,
con i propri filtri, foto che altrimenti
potrebbero sembrare molto banali o i
cui volti potrebbero mostrare maggiori
imperfezioni: una scorciatoia, insomma.
Non si può dire, invece, che gli interventi
bariatrici siano una scorciatoia poiché,
presso CIBO - Centro Interdisciplinare
Bariatria e Obesità, il paziente ha a
disposizione un’équipe multidisciplinare
che lo segue da tutti i punti di
vista: chirurgico, endocrinologico,
nutrizionale e psicologico. Il problema
non è solo cosa si mangia, ma come,
perché, quando e con chi si mangia.
Le persone con disturbo alimentare
hanno una visione particolare del proprio corpo piuttosto generalizzata: non
vedono l'interezza ma tendono a
guardare i dettagli, che vivono come
difetti reali e amplificati o supposti.
Chi ha un naso grosso non vede magari
il bel viso nell’interezza o altre caratteristiche del corpo che possono compensare questo inestetismo o asimmetria.
Inoltre, tendiamo a guardare prima ciò
che non ci piace, rispetto a quello che
ci piace di noi: come se volessimo prima darci la “notizia cattiva” e poi quella
“buona”, senza che quest’ultima vada a
lenire quella cattiva. È innegabile che,
nell’era del digitale, si renda necessario
l’utilizzo delle nuove tecnologie per poter essere d’aiuto ai nostri pazienti, al fine
di poter gestire l’immagine corporea in
maniera clinicamente più adeguata. Per
fare questo il dottor Mian, unico in Italia, utilizza il Body Image Revealer e la
modellazione tridimensionale, insieme
ad altre tecniche cognitivo-comportamentali di recente generazione che
permettono di capire in fase diagnostica la gravità della distorta percezione
corporea e aiutare la psicoterapia ad affrontare un tema difficile ma trasversale
quale verso il proprio corpo.
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