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MONDOVI’ INFORMAZIONI TURISTICHE
Mondovì: i quartieri
Mondovì, con i suoi 559 metri di altezza, è una cittadina dai molteplici volti. La parte alta, detta
“Piazza”, sede del municipio, dell’università e delle prigioni, ha conosciuto un lungo declino prima di
essere riscoperta, soprattutto grazie al lavoro degli artigiani. Con i quartieri Breo, Piandellavalle e
Carassone e i loro portici, la parte bassa è il centro politico e dei servizi. Infine, dall’altra parte
dell’Ellero, l’altopiano è zona residenziale in continua espansione.
Cosa vedere: la città
A Piazza, sicuramente la parte più particolare grazie all’atmosfera che si respira, sono da visitare la
Cappella Santa Croce, con affreschi del XIV secolo, via Vico, la Sinagoga, via Misericordia e la chiesa
omonima di Gallo. Poi la cittadella – fatta erigere da Emanuele Filiberto sulle rovine della cattedrale
–, la chiesa Santa Teresa del XVII secolo, la casa di Giolitti in piazza Maggiore, la chiesa San Saverio
o della Missione, il palazzo del Tribunale e le dimore patrizie. Per finire la cattedrale San Donato,
opera di Gallo, i giardini del Belvedere – che offrono una bella vista sul territorio circostante – con la
torre municipale e la « pietra delle montagne » che indica le vette delle vicine montagne.
Nei dintorni: Vicoforte
Con una passeggiata di poco più di un’ora potete facilmente raggiungere Vicoforte (598 m), piccolo
centro celebre per il suo santuario e per la sua Fiera che ogni anno accoglie più di un milione di
visitatori. La costruzione dell’edificio risale al 1596, su progetto di Ascanio Vitozzi.
Eventi: mongolfiere
Due volte l’anno i cieli si colorano di mongolfiere lasciando i turisti a bocca aperta e con il naso
all’insù.
XXII raduno aerostatico internazionale dell’Epifania (3-6 gennaio 2009), appuntamento che
richiama ogni anno migliaia di turisti nella città monregalese. Un evento da non perdere, che
affascina grandi e piccoli. Per chi può permetterselo è possibile anche salire a bordo (nonostante i
costi proibitivi), per gli altri... si osserva lo spettacolo da terra, con il naso all’insù.
Mondovì
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Vista di Mondovì Piazza
Mondovì (in piemontese Ël Mondvì [əlmʊn'dwi]) è un comune italiano di 22.603 abitanti[1], che
diventano 35.000 nell'area urbana,della provincia di Cuneo in Piemonte. È la quinta città della provincia
per numero di abitanti dopo Cuneo, Alba, Bra e Fossano,e la ventisettesima della Regione Piemonte.
È stata sede delle Olimpiadi dell'aria 2009 insieme a Torino,Collegno ed Avigliana.
Il nome deriva dal fatto che il suo nucleo iniziale,oggi Rione "Mondovi' Piazza",venne costruito su un
colle vicino al preesistente comune di Vicoforte:dall'abbreviazione di "Mont ed vico"("monte di
vico"),sarebbe poi derivato l'attuale nome di Mondovi'
Geografia fisica
È situata tra montagna, collina, e pianura: da un lato, infatti, la città guarda la pianura segnata dal fiume Po
che conduce a Torino, distante 90 km, dall'altro è posta su un colle che segna il limitare delle Langhe, la
terra del tartufo e dei vini. Mondovì è a 63 km da Savona e dalla Riviera Ligure: la separano le Alpi
Marittime con le importanti stazioni turistiche per gli sport invernali (Lurisia, Frabosa, Artesina, Prato
Nevoso). Si raggiunge facilmente con l'Autostrada A6, la linea ferroviaria Torino-Savona e l'aeroporto di
Cuneo-Levaldigi.
La città ha la peculiarità di essere distribuita su più livelli: il rione Piazza, posto sulla collina (559 m
s.l.m.) denominata del Monte Regale (da cui il nome dei suoi abitanti), è il nucleo originario; i rioni di
Breo, Pian della Valle, Carassone, Borgato e Rinchiuso sono collocati in basso, lungo il torrente Ellero, ed
ebbero il loro massimo sviluppo tra Settecento e Ottocento, con la nascita delle attività manifatturiere,
delle fabbriche e l'arrivo della ferrovia; infine il rione dell'Altipiano, ultimo ad essere nato, accoglie la
zona residenziale e moderna della città.
Storia
Il nome deriva da "Ël Mont ëd Vi", cioè "il monte di Vicoforte" ("Vico" o "Vi" abbreviato): il quartiere
denominato Piazza (che è il più antico della città) si trova infatti molto vicino al comune limitrofo
chiamato Vicoforte, e in passato ne era dipendente.
La città è stata fondata nel 1198, dopo la distruzione della città di Bredolo. I superstiti si unirono in una
nuova comunità, libera dal potere feudale. L'indipendenza della cittadina fu breve poiché il vescovo di
Asti unitosi al marchese di Ceva, riuscì nel 1200 ad espugnarla ed in seguito, nel 1231, a distruggerla.
Risorse nel 1232 e formando una lega con il comune di Milano, Cuneo e Savigliano resistette ad un nuovo
attacco degli astigiani. Nel 1260 fu occupata da Carlo I d'Angiò che aveva ormai esteso i suoi domini in
gran parte del Piemonte. Nel 1274 ritornò sotto la sudditanza dei vescovi di Asti. Nel 1290, dietro
pagamento in denaro ottenne il riconoscimento dell'autonomia comunale. Gli ampi diritti e privilegi
sovrani ottenuti dalla città diedero origine al nome con cui essa fu chiamata per tutto il Medioevo, Mons
Regalis, donde il nome odierno dei suoi abitanti, "monregalesi".
Nel 1305 avvenne la seconda dominazione angioina a cui successero i Visconti, i marchesi del
Monferrato, gli Acaja e dal 1418, i Savoia. Da quel giorno Mondovì crebbe fino a divenire nel XVI secolo
la città più popolosa del Piemonte: qui fu pubblicato il primo libro stampato in Piemonte (1472) e fu sede
dell'Università piemontese dal 1560 al 1566.
Nel 1537 fu occupata dai francesi e con alterne vicende rimase nelle loro mani fino al 1559. Nel 1560
Emanuele Filiberto restaurò il dominio sabaudo nei territori monregalesi. Occupata nel 1796 dalle truppe
napoleoniche, tornò ai Savoia nel 1814.
Città natale di Giovanni Giolitti, Mondovì è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di
Liberazione; insignita della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per i sacrifici subiti della sua
popolazione e per la sua attività nella Resistenza partigiana durante la Seconda guerra mondiale.
Per ovviare alle difficoltà di collegamento tra la parte alta e quella bassa, nel 1880 venne costruita una
funicolare, sulla scia di quelle costruite a Torino verso Superga e il monte dei Cappuccini. Funzionante
inizialmente a contrappeso d'acqua, quindi a vapore e infine con motore elettrico, la funicolare è stata
chiusa nel 1976. Dopo un accurato lavoro di ripristino è stata ricostruita e inaugurata il 16 dicembre del
2006.
A partire dai primi anni del Novecento, la città si è espansa sull'altopiano fronteggiante la collina, al di là
dell'Ellero. Con la localizzazione della nuova stazione ferroviaria sull'altipiano, la città ha visto spostare il
proprio baricentro industriale e residenziale verso i nuovi quartieri Altipiano e Ferrone. Attualmente
l'Altipiano conta circa 4500 abitanti: è il quartiere più popoloso ed economicamente uno dei più operativi
della città.
Nel Piano regolatore 2005 è prevista la costruzione di nuovi edifici residenziali (l' Altipiano "bis") dietro a
quelli già esistenti per accogliere circa 3000 nuovi abitanti. La città sta attualmente attraversando un
momento cruciale di profondo rinnovamento sociale e di impetuosità economica, grazie soprattutto alla
costruzione del parco commerciale più vasto d'Europa, denominato Mondovicino, facilmente raggiungibile
da tutto il Nord Italia e dal Sud Est della Francia tramite l'Autostrada, esso è infatti posto sul casello della
A6 Torino-Savona, appositamente ampliato con 15 uscite per favorire il flusso di traffico in transito.
Altri importanti progetti ed eventi che stanno avviando la città ad una distinta prosperità economica sono
l'interporto, le Olimpiadi dell'aria 2009,il nuovo ospedale policlinico e il retroporto di Savona.
Monumenti e luoghi d'interesse
Rione Piazza
La torre civica sul Belvedere
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i capolavori pittorici di Andrea Pozzo (Chiesa di San Francesco
Saverio, detta "La Missione" 1664 - 1678),
le architetture di Francesco Gallo (Cattedrale di San Donato 1743
- 1757),
i cicli degli affreschi gotici (Cappella di Santa Croce - XIV
secolo)
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le mura e le torri medioevali (Il Belvedere e la Torre Civica del Belvedere - XIII secolo),
le antiche piazze e le scenografiche facciate (la gotica piazza Maggiore XIV - XVI secolo).
la Torre Civica del Belvedere detta anche torre dei Bressani (eretta tra il XIII e il XIV secolo in
forme gotiche poi modificate lungo i secoli, la Torre del belvedere è alta 29,10 metri e presenta
monofore ogivali e merli. Venne usata anche come campanile della ora distrutta chiesa di S.
Andrea. Come ricorda una lapide, nel 1762 essa servì a Giovanni Battista Beccaria come punto
trigonometrico per la determinazione della lunghezza di un arco meridiano in Piemonte. Notevole
è il panorama con i suoi il borghi antichi formati da edifici storici, sacri e profani offrendo un
panorama a 360º sulla langa e la pianura coronata dalle montagne.
Altri interessanti edifici sono la chiesa di santa Chiara, la chiesa della Misericordia, il convento di Nostra
Donna, la settecentesca sinagoga, il Vescovado, l'antico ospedale di Santa Croce, la manierista Casa
Jacod, la Chiesa delle teresiane, il Palazzo dei Bressani, quello del governatore e quello di città, Palazzo
Fauzone, la cappella di San Rocco delle Carceri e la porta di Carassone.
Nella chiesa di San Giuseppe dei Carmelitani il pittore Giovan Francesco Gaggini dipinge di affreschi la
cupola in collaborazione con il quadraturista Pietro Antonio Pozzi e con lo stuccatore Domenico
Beltramelli. Nel centro della cupola è raffigurata la Santissima Trinità attorno a cui ruotano San Giuseppe,
San Giovanni Battista, angeli e Santi Carmelitani rivolti verso Santa Teresa d'Avila in Gloria ai piedi
della Vergine; nei pennacchi: angeli che recano gli attributi della Santa; sulla volta dell'arco del
presbiterio: la Gloria di San Giuseppe.
Di rilevante interesse è la funicolare, completamente rinnovata nel 2006, che unisce il centro storico di
Piazza a quello di Breo.
Rione Breo
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo, in Piazza San Pietro
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la cappella di San Rocco,
la cappella della Madonna delle Grazie,
la chiesa di sant'Agostino,
la santi Pietro e Paolo (detta anche chiesa del Moro),
la barocca san Filippo,
la chiesa sconsacrata di santo Stefano, ora adibita a sala mostre.
Rione Carassone
Borgo di antichissima origine che conserva qualche resto di epoca
medioevale. Altimetria m 408.
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la parrocchiale di San Giovanni ed Evasio (originariamente detta San Giovanni in Lupazzanio) con
abside poligonale e campanile cuspidato a monofore e bifore di stile romano gotico.. Sulla facciata
è presente un affresco del Vinai e alcune statue di Stefano Brilla. L'interno è a tre navate (con
quella mediana assai ampia), ricche di decorazioni a stucco e dorature. Notevoli due affreschi del
sec. XVII nella Cappella della Beata Vergine del Rosario; due statue lignee di Antonio Roasio: S.
Luigi e Madonna delle Grazie; una statuetta argentea di S. Evasio; organo dei Fratelli Vittino di
Centallo (sec. XIX)
la chiesa sconsacrata di sant'Evasio,
la splendida cappella di santa Maria delle Vigne, eretta nel secolo XIV e adorna di affreschi della
fine del '400 (molti dei quali deperiti o rimaneggiati in epoca successiva) attribuiti a Giovanni
Mazzucco. Questa chiesa è presente nell'elenco dei monumenti nazionali.
Rione Borgato
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la cappella dell'Annunziata,
la Madonna della neve,
la cappella di san Rocco,
la parrocchiale dedicata a Maria Vergine Assunta.
Rione Altipiano
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la chiesa della Riconciliazione,
la parrocchia del Sacro Cuore.
Rione Ferrone
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la cappella di san Bernolfo.
Splendido esempio di pittura gotica è la cappella di San Bernardo delle Forche.
Foto panorama
La comunità ebraica di Mondovì
Mondovì fu sede, dal XVI secolo fino alla Seconda guerra mondiale, di una piccola ma fiorente comunità
ebraica. A testimonianza del sua storia rimangono l'area del vecchio ghetto con la bella sinagoga
settecentesca e il cimitero a Mondovì-Breo.
Cultura
Mondovì è sede decentrata del Politecnico di Torino dal 1990. La città attualmente è sede di tre facoltà del
Politecnico di Torino (II Facoltà di Architettura e I e III di Ingegneria).
Chiesa di San Francesco Saverio
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La Chiesa di san Francesco Saverio, detta anche Chiesa della Missione, si trova a Mondovì (CN).
La prima pietra di questa chiesa fu posata il 14 maggio 1665. Per la costruzione dell'edificio, progettata
dall'architetto fossanese Giovenale Boetto, furono abbattute le case del lato meridionale della piazza
Maggiore con sei arcate dei portici che circondavano originariamente l'intera piazza. La facciata è in pietra
arenaria ed è opera del Boetto per la metà inferiore e di sconosciuti (forse il Gallo) la parte superiore. Del
Pozzo è la balconata esterna che aiuta a superare il dislivello della piazza.
La chiesa ha una sola navata ed è riccamente decorata all'interno. Spesso le decorazioni scultoree e quelle
pittoriche si confondono. La straordinaria decorazione pittorica interna, come per esempio la finta
doratura, le statue in finto bronzo e le colonne pitturate a marmo, è opera del confratello laico dei Gesuiti
Andrea Pozzo. La spettacolare finta cupola rappresenta la glorificazione di san Francesco Saverio. Ai
pennacchi sono rappresentate quattro gigantesche figure femminili, allegorie dei quattro continenti dove
allora si svolgeva l'opera di evangelizzazione dei Gesuiti. Una particolarità è che il soffitto è piatto, ma
dall'entrata la cupola sembra innalzarsi veramente verso il cielo.
Nel catino absidale è rappresentato san Francesco Saverio nell'atto di battezzare gli infedeli. Di Andrea
Pozzo è anche l'altare destro, dedicato alla Vergine Addolorata. La statua in legno è di Antonio Roasio.
L'altare sinistro è dedicato al fondatore dell'ordine dei Gesuiti, sant'Ignazio di Loyola. Esso è attribuito
alla scuola genovese e viene datato all'inizio del Settecento. La pala d'altare rappresenta il santo che invia
san Francesco Saverio a predicare nelle Indie Orientali.
Una particolarità della chiesa è la macchina d'altare, interamente in legno. La figura del santo al centro è
di lamiera. Il tutto è dipinto e si trattava presumibilmente di un'opera di carattere provvisorio, poi
mantenuta forse per mancanza di fondi. Essa è l'unica macchina d'altare sopravvissuta in Europa. Vi sono
anche sei tribune in legno magnificamente intagliate. L'organo fu trafugato da Napoleone e venduto
all'asta sulla piazza Maggiore per colpa delle sue grandi dimensioni. Ora si trova nella parrocchiale di
Pianfei. Sopra l'entrata vi è l'autoritratto del Pozzo, nascosto tra le finte
Chiesa di Sant'Evasio
La chiesa di Sant'Evasio è una chiesa romanica che si trova a Mondovì, un tempo consacrata a
Sant'Evasio.
L'edificio si trova precisamente in località Carassone[1] ed è sconsacrata fin dal XVIII secolo, periodo in
cui venne anche abbandonata.
Il primo nucleo risale con tutta probabilità al XIII secolo; il periodo di massimo splendore fu il XVII
secolo, durante il quale la chiesa contava diciassette altari.
La chiesa presenta ancora oggi il campanile romanico[2], un tabernacolo in marmo, lastre tombali sul
pavimento ed un sistema di cripte sottostante il presbiterio.
Cappella di Santa Croce
Le origini della Cappella di Santa Croce a Mondovì (CN) si perdono nel tempo: l'esistenza della
costruzione è documentata per la prima volta agli inizi del Duecento. La parte centrale è databile attorno
alla prima metà del Trecento, il piccolo campanile triangolare ed il portico risalgono al Sei-Settecento. Nel
1394 faceva parte di un convento Domenicano. All'interno vi sono affreschi risalenti al 1470 circa e sono
uno dei migliori esempi di pittura gotica europea. Le pitture sono attribuite al pittore Antonio 'Dragone' da
Monteregale, artista presente a Molini di Triora e nelle vallate monregalesi nella metà del Quattrocento.
L'affresco centrale rappresenta la cosiddetta Croce Brachiale, iconografia rarissima. La Croce possiede
quattro braccia animate, con la superiore apre la porta del paradiso, con quella sinistra pugnala la
Sinagoga, donna assisa su di una capra con le gambe spezzate e senza testa. Con la destra incorona la
figura della Chiesa. Il quarto braccio, cancellato dall'apposizione di un altare nel tardo Seicento,
probabilmente apriva le porte degli inferi. Sulla volta sono rappresentate quattro differenti scene. Sopra
all'altare vi è il Cristo Pantocratore nell'atto di mostrare le piaghe. Nelle altre vele vi sono la Deposizione,
ambientata nel Piemonte del Quattrocento, la Salita al Calvario e la Flagellazione. Sulla parete destra è
rappresentato il Cristo in Pietà, in quella destra la Resurrezione. Al di sotto, racchiusi in dodici
medaglioni, sei per parete, vi sono gli Apostoli. Nella parte interna di un arco sono rappresentati i santi
Stefano, Domenico, Francesco e Lorenzo. Nella nicchia della parete destra vi è rappresentata sant'Elena,
madre di Costantino I, ritrovatrice della Croce. Nella nicchia della parete destra invece vi sono una
Vergine con Bambino attorniati da san Pietro Martire e da san Bernardino da Siena.
Durante una pestilenza di bestiame nell'Ottocento la cappella venne ridedicata a San Magno. Solo
ultimamente ha ripreso il suo nome originario.
Chiesa di Santa Chiara (Mondovì)
La chiesa di Santa Chiara si trova a Mondovì.
Facciata concava di Santa Chiara
Storia
La chiesa di Santa Chiara fu costruita tra il 1712 ed il 1724 su progetto
dell'architetto Francesco Gallo nel luogo dove sorgeva una precedente
chiesa.
Fece parte del convento delle monache Clarisse fino al 1802, anno della
soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone I. Successivamente
passò alla confraternita delle monache Benedettine.
Descrizione
La facciata, decorata con due ordini di lesene sovrapposti, è pesantemente curvata verso l'interno. La
balaustra convessa conduce al semplice portale. La concavità della facciata ingrandisce un poco lo spazio
della strada.
La decorazione interna (opera di ignoti artisti) è eseguita con grande maestria. Nelle colonne in finto
marmo, addossate alle pareti, si possono scorgere scorci di paesaggi e figure fantastiche. La cupola
rappresenta l' Assunzione di Maria tra gli angeli ed i papi Celestino V, Gregorio VII, Gregorio Magno e
Leone III.
Nelle due cappelle laterali sono rappresentati quattro episodi di vita di una santa benedettina, e nel
presbiterio si possono ammirare San Paolo e San Pietro (opere di Andrea Vinaj, chiamato dalle monache
benedettine).
Durante la spoliazione napoleonica lo splendido altare maggiore di marmi policromi venne asportato
assieme ai due altari laterali. Rimangono gli stucchi e la decorazione pittorica dell'intero edificio.
L'edificio appartiene al momento di maggior accentuazione barocca del Gallo.
Ora la chiesa è sconsacrata ed appartiene al comune di Mondovì dalla metà dell'Ottocento, dopo la
soppressione delle benedettine cassinesi (1867) assieme all'adiacente convento, che ospita la scuola media
Francesco Gallo', il liceo Rosa Govone e la scuola comunale di Musica.
Convento di Nostra Donna
La Chiesa e il convento di Nostra Donna sono sorti tra il 1470 ed il 1480 su di un antico oratorio in cui si
venerava un'immagine miracolosa di Santa Maria delle Grazie, ed appartenevano all'ordine dei Minori
osservanti di San Francesco, detti, alla francese, di Nostra Donna.
La chiesa venne consacrata il 21 settembre 1535.
L'architettura originaria
La chiesa originariamente aveva quattro navate, di cui una
sopraelevata di due gradini rispetto alle altre, e l'ingresso
posto verso levante. Era grande circa 47 per 21 metri.
Nel 1583 vi erano otto altari per parte con diritto di sepoltura
da parte delle più eminenti famiglie di Mondovì.
Complesso del convento di Nostra Donna visto dall'alto
Le modifiche successive
Nel 1711-1712 fu creata la sagrestia nuova riducendo la lunghezza della navata di sinistra.
Nel 1740-1741 venne ricostruito il campanile eliminando una cappella della stessa navata. Entrambi gli
interventi furono opera di Francesco Gallo. La volta della terza navata fu rifatta nel 1740 con sette arconi
di sostegno esterni, quella della navata centrale nel 1761.
Nel 1764 vennero murati i sette archi della quarta navata, che rimase esclusa dall'edificio sacro e venne
utilizzata per le sepolture. Rimasero solo quattro altari per parte, sopraelevati di un gradino rispetto alla
navata centrale.
I lavori vennero a lungo osteggiati dalle famiglie nobili della città, che vedevano i loro altari tagliati fuori
dalla chiesa.
Il chiostro
Il convento aveva un chiostro interno di 127 metri quadrati, con un portico con pilastri ottagonali. Vi era
anche un secondo chiostro esterno senza portico. Esso conteneva una ricchissima biblioteca, che venne
dispersa dopo la spoliazione vandalica di Napoleone I. Nel chiostro era compresa la cappella di San Rocco
delle Carceri.
Con l'arrivo di Napoleone I la chiesa venne abbandonata e chiusa al culto, ed il convento trasformato in
magazzino e stalla.
Altre destinazioni d'uso
Nel 1825 il complesso divenne sede del Liceo Classico. I lavori di restauro stravolsero completamente
l'edificio. La navata centrale e quella sinistra divennero un cortile. Sulla navata di destra e sulla quarta
vennero costruite delle aule.
Dal presbiterio sopravvissuto ai lavori di restauro, dopo averne capovolto l'orientamento, venne ricavata la
cappella attuale e parte della sagrestia. Gli arredi vennero venduti al pubblico incanto.
Il magnifico altare è ora conservato nella parrocchiale di Rocca de' Baldi, un paese limitrofo a Mondovì.
Resta la decorazione pittorica cinquecentesca rappresentante in due grandi affreschi l'adorazione dei Magi
e dei pastori. La decorazione della volta venne ripresa a fine Ottocento dal pittore monregalese Nino
Fracchia.
Negli anni Venti vennero riportati alla luce gli affreschi delle lunette del chiostro, rappresentanti la vita di
San Francesco, dipinte da un ignoto monaco nel 1639. Purtroppo molte di esse erano state
irrimediabilmente cancellate dalle scalpellature, dalle lapidi e dai busti apposti alle pareti del chiostro,
divenuto ateneo della città. Sotto agli affreschi vi era una fascia affrescata, di cui si possono ancora vedere
le vestigia, e gli stemmi dei donatori.
Sinagoga di Mondovì
La Sinagoga di Mondovì fu realizzata nella seconda metà del XVIII secolo.
Dopo la confinazione degli ebrei decretata nei primi decenni del Settecento da Vittorio Amedeo II, non
avrebbe dovuto avere elementi architettonici visibili dall'esterno. Venne perciò allestita ristrutturando un
alloggio al secondo piano.
Essa è composta da quattro differenti camere: la sala delle celebrazioni, l'aula scolastica, la terrazza a
veranda ed il matroneo. Piccola e riccamente arredata, conserva tuttora gli originali arredi barocchi in
legno dorato e laccato. Pregevoli sono le cornici, i pannelli e le colonne tortili, intagliate a mano. L'Arca
Santa, contenente le tavole della legge, ed il Menorah (candelabro con sette braccia), era posta nella parete
rivolta verso Gerusalemme. Erano custoditi i quattorici rotoli delle Sacre Scritture ed i cinque libri della
Torah, scritti in caratteri ebraici. I lampadari sono di cristallo. Piacevole a vedersi è anche il pulpito
ottagonale (Bimah), scolpito in legno dorato. Lungo le pareti sono disposti alcuni banchi. Pregevoli sono
le sei finte finestre dipinte riportanti passi della Bibbia e la finta trabeazione floreale del soffitto.
Nei primi anni trenta la sinagoga di Mondovì divenne parte della comunità israelitica di Torino, dove
venne traslato quasi tutto il materiale di archivio ed i rotoli della legge. Attualmente ne rimane uno
soltanto. Nel 1924 venne celebrato l'ultimo matrimonio.
Cappella di San Rocco delle Carceri
San Rocco delle Carceri facciata
San Rocco delle Carceri è la chiesetta di san Rocco di Mondovì (Cuneo),
detta impropriamente delle Carceri a causa dell'istituto di pena che sorgeva
di fronte alla stessa fino a pochì anni fa. Il piccolo edificio a pianta
esagonale venne costruito tra il 1630 ed il 1640 per voto popolare, con
finanziamenti del Comune di Mondovì e di privati cittadini. All'epoca era
inclusa nel chiostro a giardino dei frati zoccolanti.
La cappella è in stile rinascimentale, e da parecchi anni è chiusa al culto.
All'interno è piacevole osservare il cornicione finemente decorato e
l'originale pavimento di cotto del Seicento. Sulla parete vi era un affresco
rappresentante la città di Mondovì all'epoca, con lo stemma del Comune,
purtroppo andato perduto con il tempo.
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