L`HER2 sigla che indica la proteina prodotta da un gene specifico) è

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SINTESI DELL’INTERVENTO
DEL PROF. MARCO VENTURINI
Lo "Human Epidermal growth factor Receptor 2", fattore di crescita epidermico umano
2, abbreviato con l’acronimo HER2, è una proteina recettoriale, cioè in grado di legare
altre molecole, prodotta da un gene specifico e situata sulla superficie della cellula. In
quella tumorale è presente in quantità superiori alla norma. Il farmaco biologico diretto
contro il recettore HER2 è il trastuzumab, principio attivo ancora inimitato perchè è uno
dei più efficaci e meno tossici nell’ambito della cura del tumore della mammella: ha
superato tutte le fasi di prove cliniche, a partire dalla malattia metastatica fino alla fase
adiuvante, cioè quella di primo impiego, ed è quindi da anni indicato nei tumori precoci
della mammella. Per queste neoplasie, come emerge dalle stime dei tassi d’incidenza
standard dell’Istituto Superiore di Sanità per il 2008, corretti per l’età, nel nostro Paese
c’è un gradiente sud-nord. Le cause della più alta incidenza del carcinoma della
mammella nel nord e in particolare nelle regioni del Triveneto sono in gran parte ignote.
Ma la tendenza ad avere figli in età avanzata, più spiccata al settentrione, è uno dei
fattori più sospetti, così come stili di vita scorretti: poco movimento, abitudine al fumo,
errata alimentazione, eccessivo consumo di alcol. E, probabilmente, alla base del
gradiente sud-nord ci sono le diversità di questi fattori multipli.
Oggi le donne colpite da questo tumore possono comunque contare su cure più efficaci
e sicure, in particolare sul trastuzumab, uno dei primi farmaci biologici “intelligenti”
messi a punto contro il cancro. Una molecola dai risultati rivoluzionari che in un solo
decennio di pratica clinica ha cambiato in maniera radicale la storia naturale della
neoplasia. Le donne colpite da tumore HER2 positivo sono circa il 20%: un tempo la
loro prognosi era nettamente peggiore, oggi invece la speranza di vita è uguale per tutte
le pazienti e l’80% sconfigge la malattia. Inoltre sono stati da poco resi noti i risultati
preliminari di una formulazione chiamata T-DM1 che combina il trastuzumab con un
potente agente citotossico: indirizzando entrambi i farmaci soltanto contro il tumore,
abbassa di molto ogni effetto collaterale. Tra i vantaggi indiscutibili di questa nuova
formulazione vi è la riduzione ulteriore degli effetti secondari come perdita di capelli,
nausea e stanchezza che rendono così pesante da sopportare la chemioterapia. E già col
solo trastuzumab queste problematiche sono ridotte a un decimo. Inoltre il minimo
effetto cardiotossico oggi si può controllare egregiamente. Globalmente quindi i suoi
effetti collaterali sono modestissimi. Ciò permette di trattare le pazienti con trastuzumab
continuativamente anche per molti anni di seguito; ad esempio in donne con malattia
metastatica il farmaco anti-HER2 è stato somministrato per oltre 5 anni.
Attualmente nelle fasi più precoci del tumore del seno il trastuzumab è associato ai
chemioterapici in fase adiuvante per circa un anno; terminata la chemioterapia, si
continua la cura con trastuzumab, mentre in corso di malattia metastatica viene
somministrato fino a quando fornisce risultati terapeutici. Assieme alla chemioterapia,
ne aumenta l’efficacia in maniera chiara e pertanto rappresenta un’opzione rilevante
nell’armamentario farmaceutico dell’oncologo clinico.
Questo anticorpo monoclonale - ricavato da materiale vivente con tecniche di
ingegneria genetica - è anche servito a distinguere da un punto di vista biologico le
diverse tipologie di tumore alla mammella e ad iniziare a raggruppare tutte le altre
neoplasie in base a tali caratteristiche. La divisione in tumori HER2 positivi o negativi
ha permesso una migliore comprensione della biologia del carcinoma mammario e
successivamente anche di altre neoplasie (come lo stomaco) e bersagli molecolari.
Il trastuzumab è stato somministrato a centinaia di migliaia di donne e oggi è divenuto
uno standard terapeutico per le pazienti con carcinomi del seno HER2 positivi. Il test
per determinare se il tumore è HER2-positivo, da eseguire su un reperto ricavato da una
biopsia o dall’intervento chirurgico di rimozione del carcinoma, viene ormai praticato di
routine dalle anatomie patologiche dei principali ospedali italiani. L’AIOM è stata
impegnata nella recente promulgazione delle linee guida assieme alla Società Italiana di
Anatomia Patologica e Citologia diagnostica (SIAPEC) per controlli di qualità da
eseguire perché questo esame sia attendibile.
IL PROF. MARCO
DELL’OSPEDALE DON
DELL’ASSOCIAZIONE
CHAIRMAN DEL 4TH
CANCER
VENTURINI E’ DIRETTORE DELL’ONCOLOGIA
CALABRIA DI NEGRAR (VR), PRESIDENTE ELETTO
ITALIANA DI ONCOLOGIA MEDICA (AIOM) E
CONFERENCE WORKSHOP BREAST AND GASTRIC
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