Il Mattinale Roma, martedì 6 gennaio 2015 06/01 a cura del Gruppo Forza Italia alla Camera www.ilmattinale.it GRANDE SUCCESSO! ABISSO ECONOMICO CRISI EUROPA Lo scivolamento di questa Europa, e dell'Italia con essa, in un abisso economico e nel disfacimento della sua sicurezza Un abisso economico i cui segnali si avvertono nel crollo della borsa, e oggi hanno il nome di Grecia e petrolio, ma che in realtà sono solo il documento del disastro provocato dall'egemonia tedesca sul continente DEMOCRAZIA E ECONOMIA LIBERTÀ Non c'è alcun trattato che sia valido se oltraggia la libera determinazione di chi ha aderito in buona fede ELEZIONI Le elezioni fanno bene. Bisogna avere il coraggio di dirlo e farlo diventare azione politica. Non sono mai valutabili come rischio, come oggi si ripete da parte di fior di presunti liberali Democrazia ed economia stanno insieme. Se l'economia crolla e viene meno la fiducia su cui si regge il progresso, è perché c'è il sentimento dell'inutilità della propria volontà, essendo tutto nelle mani di una dittatura tecnocratica SCONTRO DEMOCRATICO BERLUSCONI É il tempo di scontrarci in Italia e in Europa sulla base di programmi politici nazionali e internazionali. Questo fa bene al corpo sociale, mobilita energie, non annoia, non genera antipolitica, perché la fa coincidere con democrazia, libertà e benessere Manca la sua capacità di sintesi, di coesione in Italia e fuori dai nostri confini, la sua visione di una libertà globale capace di trovare alleanze e di costruire ponti tra avversari, come a Pratica di Mare. Finiamola di fare la politica dell'ombelico di se stessi DOSSIER per capire l’Italia e l’Europa oggi www.gruppopdl-berlusconipresidente.it Il Mattinale – 06/01/2015 EDITORIALE DEI MAGI L'Epifania ricorda a tutti che il mondo è grande. E il problema dell'Italia è che la politica guarda il proprio ombelico. Mentre l'Europa piomba nel buco nero della Grecia e del petrolio sotto il tallone tedesco. Unica soluzione positiva è la scelta dei popoli tramite elezioni contro la tecnocrazia dittatoriale. L'Italia a guida Renzi è precipitata nella totale impotenza. La necessità democratica e la necessità internazionale del ritorno di Berlusconi. O coesione nazionale o salta tutto. ROMANI: “Domani al Senato riprenderemo il cammino sull'Italicum. E a inizio seduta ribadirò che siamo contrari al premio di maggioranza alla lista e che occorrerà una norma di salvaguardia sull'entrata in vigore della riforma. Senza tentennamenti: il premier Renzi ci deve dire a inizio lavori che intenzioni abbia al riguardo” Il Mattinale – 06/01/2015 2 L e leggi elettorali sono importanti, come no? E così la riforma del bicameralismo paritario. Anche la scelta del Capo dello Stato, l'individuazione della manina e della manona, le intenzioni del premier sulla delega fiscale, sono roba grossa. Lo diciamo senza ironia. Ma mentre discutiamo di questioni ritenute essenziali, e del modo di uscire da un'agenda infernale che ingorga il Parlamento, oibò, c'è un'altra agenda arci-diabolica davanti a cui il nostro governo si è estraniato lasciando l'Italia in balìa di una debolezza infinita, nel ruolo di comparsa senza voce. Ed è la tragedia dello scivolamento di questa Europa, e dell'Italia con essa, in un abisso economico e nel disfacimento della sua sicurezza. È qualcosa di infinitamente più infernale che si imporrebbe come questione vitale all'Italia se avessimo un premier un po' meno provinciale e capace di saltar fuori dalla maschera di se stesso, vestito da Fonzie e attento solo ai suoi vezzi linguistici e all'effetto che fanno 80 euro regalati qua e là. L'Europa è finita in un gorgo da cui rischia di non sollevarsi più. Un abisso economico i cui segnali si avvertono nel crollo della borsa, e oggi hanno il nome di Grecia e petrolio, ma che in realtà sono solo il documento del disastro provocato dall'egemonia tedesca sul Continente. La Germania ha trasformato il diritto in una questione pura e semplice di potenza economica su partner trasformati in sudditi. La questione è gravissima, è di democrazia, è di identità dei popoli e del loro diritto a scegliere il proprio futuro. Denunciando la rottura della regola delle regole, senza cui non c'è trattato che tenga: ed è la libertà dei popoli. Non c'è alcun trattato che sia valido se oltraggia la libera determinazione di chi ha aderito in buona fede. Siamo qui a dire che democrazia ed economia stanno insieme. Il Mattinale – 06/01/2015 3 Se l'economia crolla e viene meno la fiducia su cui si regge il progresso, è perché c'è il sentimento dell'inutilità della propria volontà, essendo tutto nelle mani di una dittatura tecnocratica. Dinanzi alla violazione patente del sostrato della democrazia il rimedio che hanno in mano ancora i popoli (fino a quando?) è di votare. Esprimersi. Eleggere i propri rappresentanti con un mandato preciso. La libertà dei popoli è incomprimibile. Bisognerebbe recuperare un po' di sano mazzinianesimo, che è la versione laica della Provvidenza cattolica là dove scrive “vox populi, vox Dei”. Le elezioni fanno bene. Bisogna avere il coraggio di dirlo e farlo diventare azione politica. Non sono mai valutabili come rischio, come oggi si ripete da parte di fior di presunti liberali. Il rischio è quando il popolo deve sopportare decisioni contro cui è in disaccordo e non ha strumenti per cambiarle. Si chiama dittatura tecnocratica, ed il fatto che sventoli sotto il naso dei popoli trattati presuntamente irriformabili è una prova di tirannide. La speranza di ribellione democratica viene dal fatto che quest'anno voteranno 8 Paesi dell'Unione Europea: Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Polonia, Portogallo, Spagna, Regno Unito. Come al solito si fa credere che la questione centrale sia la lotta tra egoismi nazionalistici contro disegni di largo respiro europeo. Ma oggi i disegni di respiro europeo sono esattamente quelli che si oppongono allo strangolamento della democrazia, all'imposizione del tallone merkeliano sul collo dei popoli. Oltretutto non solo saremmo schiavi, ma pure schiavi senza neanche le cipolle e le rape d'Egitto. Oggi essere sottomessi coincide con una prospettiva di impoverimento di tutto: economico, democratico, di sicurezza. Un'Europa forte è un'Europa che vincola i popoli sulla base di un'adesione libera, paritaria e solidale. Se no siamo all'impero del Kaiser, che non a caso finì malissimo. Il Mattinale – 06/01/2015 4 Meditata gente, meditate – come chiedeva il saggio Arbore – che infatti è una figura che regge tutte le epoche. In questo momento non possiamo ridurci a guardarci l'ombelico. É il tempo di scontrarci in Italia e in Europa sulla base di programmi politici nazionali e internazionali. Questo fa bene al corpo sociale, mobilita energie, non annoia, non genera antipolitica, perché la fa coincidere con democrazia, libertà e benessere. Dunque è giusto occuparci di legge elettorale e di riforme costituzionali e di elezione del Quirinale dentro questo slancio di cambiamento del nostro ruolo nel mondo. Oggi il premier si dimostra completamente inadatto. Ha sprecato malamente l'occasione del semestre europeo, senza avere alcuna incidenza sulle quattro riforme della governance europea, abbandona questo incarico lasciando la tecnocrazia filotedesca persino più arrogante perché ha dimostrato di non essere scalfibile neppure da Mister 40 per cento, che passava per un Capitan Rompicollo, ma l'unica cura che ha avuto è stata di non spezzare il proprio di collo e neppure di sporcarsi il colletto dell'immacolata camicia. Quest'anno renziano, in perfetta e pessima continuità con il servilismo di Il Mattinale – 06/01/2015 5 Monti e Letta, ha visto rattrappire con progressione geometrica negativa il nostro ruolo nel mondo. Su questioni energetiche, Russia, Medio Oriente, fino al disastro marò, abbiamo dimostrato la nostra inesistenza. Esistiamo solo per i pirati del mare, per gli schiavisti dell'immigrazione clandestina ed esportatori di terrorismo islamico. Non è un bel primato per il premier. In questo senso manca Berlusconi all'Italia. Manca la sua capacità di sintesi, di coesione in Italia e fuori dai nostri confini, la sua visione di una libertà globale capace di trovare alleanze e di costruire ponti tra avversari, come a Pratica di Mare. Finiamola di fare la politica dell'ombelico di se stessi. RIDATECI BERLUSCONI. Non con i codicilli, che servono a ingrassare i ricattatori professionisti e i mediatori oscuri, ma con la via maestra della giustizia e della necessità inderogabile di una democrazia compiuta. P.S. Ovvio che servono leggi elettorali e riforme costituzionali e opzioni quirinalizie che aiutino la democrazia delle scelte e non quella del proprio ombelico. Sono funzionali allo scopo delle regole senza trucchi e limpide, che non prevedano un percorso che aiuti una parte a discapito dell'altra. Il Mattinale – 06/01/2015 6 Per questo segnaliamo: l'imbuto clamoroso che intricherà la vita del Parlamento, rendendo le scelte convulse e soggette a prove di forza che contrastano o con l'idea di percorso condiviso. Alla Camera e al Senato avremo legge elettorale, bicameralismo riformato, Jobs Act in Commissione, consuntivo semestre europeo, dimissioni Capo dello Stato, e ora la questione delle deleghe fiscali... Troppo. Tanto più che diremo di no a ciò che è inaccettabile, ad esempio lo spostamento alla fine della fiera della clausola di salvaguardia e il premio alla lista invece che alla coalizione vincente. O c'è un soprassalto della leadership istituzionale di Renzi, una spinta netta alla coesione nazionale, o salta tutto. Meditate, gente, meditate. Aggiunta postuma. E Mario Monti? In un'intervista autocelebrativa per rimettersi in corsa per il Quirinale, rivendica il proprio ruolo storico di anti-Berlusconi. In questo modo dà un giudizio sullo spirito democratico e imparziale del novennato di Napolitano. E ci dà un nuovo motivo per chiedere la Commissione d'inchiesta sull'attacco speculativo sul debito sovrano dell'Italia e sulle dimissioni di Berlusconi, il fatale e oscuro 2011 di Merkel-Sarkozy-NapolitanoMonti. Il Mattinale – 06/01/2015 7 RIFORME Romani: “Domani al Senato riprenderemo il cammino sull’Italicum. E a inizio seduta ribadirò che siamo contrari al premio di maggioranza alla lista e che occorrerà una norma di salvaguardia sull’entrata in vigore della riforma. Senza tentennamenti: il premier Renzi ci deve dire a inizio lavori che intenzioni abbia al riguardo” Intervista a PAOLO ROMANI su la Repubblica P aolo Romani è appena uscito da Villa San Martino ad Arcore, Berlusconi ha fatto il punto con i capigruppo e Toti alla vigilia di questa ripresa ad alta tensione, tra riforme e Quirinale, col pasticcio sulla norma "salva-Silvio" sullo sfondo. Che idea vi siete fatti della norma fiscale che avrebbe avvantaggiato Berlusconi, capogruppo Romani? «È una disciplina di per sé condivisibile, la percentuale che era stata fissata al 3 per cento del reddito imponibile avrebbe potuto essere addirittura superiore. I grandi evasori di sicuro evadono per una percentuale largamente superiore, altrimenti non avrebbe senso il rischio dell`evasione stessa. Per farla breve, quella è una norma di civiltà. Sorprende che le organizzazioni imprenditoriali non ne abbiano chiesto la conferma». Norma di civiltà che avrebbe salvato anche Berlusconi. «Tutto da dimostrare. Come sempre, in Italia si pensa che una qualsiasi legge che possa favorire il leader di Forza Italia diventi per ciò stesso una norma del diavolo e perciò da depennare. Facendo scontare il tutto ai cittadini che avrebbero potuto beneficiare degli effetti positivi». Il Mattinale – 06/01/2015 8 Insomma, Renzi avrebbe dovuto confermare il decreto? «Avrebbe dovuto mantenere quella norma, certo. Spiegandone i legittimi motivi. Ora tutto è in mano al governo». Intende dire che confidate ancora nel suo mantenimento? «Intendo dire solo che la norma è destinata a tutti gli italiani che non possono rischiare la galera per una percentuale minima di tasse non pagate, magari per errore. Purtroppo il Parlamento lì non è sovrano, sarà il Consiglio dei ministri a decidere che fare, dopo l`elezione del Quirinale. Speriamo ancora che si possa agire nell`interesse di tutti». Pensate davvero sia stata una "trappola" per il patto del Nazareno e in vista del Quirinale? «Il patto regge, come ha retto l`8 agosto e il 20 dicembre, quando è stato tenuto in vita in Parlamento solo perché ci siamo impegnati a garantire gli accordi. Domani al Senato riprenderemo il cammino sull`Italicum. E a inizio seduta ribadirò che siamo contrari al premio di maggioranza alla lista e che occorrerà una norma di salvaguardia sull`entrata in vigore della riforma. Senza tentennamenti: il premier Renzi ci deve dire a inizio lavori che intenzioni abbia al riguardo». È quel patto che vi fa sperare in un capo dello Stato «non ostile»? «Nel momento in cui partecipiamo da protagonisti alle riforme, riteniamo ci sia bisogno a maggior ragione di una figura di garanzia, non etichettabile come uomo di parte. E che al più presto si arrivi a una complessiva pacificazione». Pacificazione è sinonimo di agibilità politica per Berlusconi? «L`ingiustizia che ha subito il nostro leader, colpito da una parte minoritaria e militante della magistratura, esige che il vulnus venga sanato. Berlusconi è leader di un`area che rappresenta il 50 per cento del Paese e sta contribuendo, nonostante tutto, al processo di riforme più delicato degli ultimi decenni. Chi salirà al Colle non potrà che porsi il problema». Meglio un politico o un tecnico? «Ho sempre diffidato dai tecnici prestati alla politica. Il Paese ha bisogno di bravi politici che abbiano competenze tecniche tali da poter ricoprire incarichi importanti». Il Mattinale – 06/01/2015 9 POLITICA ESTERA Berlusconi vs Monti-Letta-Renzi. Dal prestigio internazionale all’inconsistenza GOVERNI BERLUSCONI GOVERNI MONTI-LETTA-RENZI Berlusconi è stato il Presidente del Consiglio italiano negli anni più turbolenti della politica mondiale. Il suo più grande merito: essere riuscito a fare sintesi tra le linee di fondo che avevano caratterizzato la politica estera italiana dalla Seconda Guerra Mondiale alla Caduta del Muro di Berlino. Dalla crisi ucraina al conflitto siriano, dal processo di pace in Medio Oriente, alla stabilizzazione della Libia, passando per la Turchia e il conflitto ucraino. Sono stati 20 anni di politica estera caratterizzati da: un europeismo esigente e protagonista; un rapporto stretto con gli Usa in condivisione di valori e interessi comuni; un’ostpolitik in netta rottura con quanto accaduto durante la Guerra Fredda (storiche aperture verso Russia e mondo arabo); fortissimi legami con Israele. Anni di politica estera distratta, debole, ininfluente. Il mondo alle porte di casa nostra è in subbuglio, e l’Italia negli ultimi tre anni non è mai intervenuta. Tre governi che hanno condotto l’Italia da una posizione di prestigio internazionale ad una condizione di sudditanza nei confronti di Europa e Stati Uniti. Il Mattinale – 06/01/2015 10 GOVERNI BERLUSCONI GOVERNI MONTI-LETTA-RENZI I FATTI Berlusconi unico leader politico ad aver presieduto per TRE VOLTE IL G8: Napoli nel 1994; Genova nel 2001; L’Aquila nel 2009. MARÒ. Da quasi 3 anni due nostri militari, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono detenuti in India. Il governo italiano non è stato in grado di riportarli a casa. INCONTRO DI CAMP DAVID, 13 settembre 2002: Iraq, Afghanistan, Medio Oriente e la difficile congiuntura economica mondiale i temi affrontati a Camp David tra George Bush e Silvio Berlusconi. STATI UNITI. Le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti di Obama sono a dir poco ininfluenti visto che non si tratta di un dialogo tra pari, ma di un rapporto subordinato. ACCORDO PER LA REALIZZAZIONE DEL GASDOTTO SOUTH STREAM, 23 giugno 2007: Eni e Gazprom firmano un memorandum d’intesa per la realizzazione del gasdotto South Stream. CRISI ENERGETICA. Crollo dell’estrazione degli idrocarburi nel Mediterraneo; dipendenza energetica dalla Russia che fa si che la crisi Ucraina si trasformi in arma di ricatto per l’Europa; sottovalutata e trascurata la strategica importanza delle forniture di gas e di greggio dalla Libia. INTESA NATO-RUSSIA, PRATICA DI MARE, 28 maggio 2002: Accordo storico che ha rafforzato la costruzione della difesa comune europea, sancendo la nascita del “Consiglio a 20” con l’ingresso della Russia nel vertice NATO attraverso la CRISI UCRAINA. Gestita malissimo. Più volte abbiamo suggerito di ostacolare un possibile isolamento del Cremlino, di trovare canali di mediazione per riportare il conflitto sui binari del dialogo. Invece l’Italia è stata emarginata dai Il Mattinale – 06/01/2015 11 firma della Dichiarazione di Roma sugli interventi comuni tra i quali il contrasto al terrorismo e la non proliferazione delle armi di distruzione di massa. tavoli decisionali, sotto scacco di Stati Uniti e Germania. ACCORDI CON LA LIBIA E LA TUNISIA per il controllo del traffico di migranti. Incontrollate partenze di massa dalle coste africane di profughi diretti in Italia. Fallimento di “MARE NOSTRUM”. CRISI RUSSIA-GEORGIA, Agosto 2008: Berlusconi facendo leva sui suoi ottimi rapporti con Putin, si adoperò per fare in modo di giungere a una soluzione equilibrata della questione. Il Consiglio Europeo straordinario tenutosi il 1 settembre 2008 a Bruxelles, fece propria la linea del “buon senso” fortemente auspicata dall’Italia. CASO SHALABAYEVA. Figuraccia di portata internazionale per l’Italia, per l’allora governo Letta, per il ministro Alfano. CONFLITTO ISRAELOPALESTINESE, 2009: Amico sia di Simos Peres che di Benjamin Netanyahu, rispettivamente presidente e primo ministro di Israele, da gennaio del 2009, appena termina l'offensiva israeliana a Gaza, il governo italiano sostenne con forza un’iniziativa per la pace in tutta la regione. 13 luglio 2013: Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania si incontrano per raggiungere una tregua nel CONFLITTO ISRAELOPALESTINESE. L’Italia, presidente di turno dell’Unione Europea, esclusa dal tavolo delle consultazioni. ARIDATECE BERLUSCONI! Il Mattinale – 06/01/2015 12 Berlusconi in campo, 20 anni di protagonismo internazionale B erlusconi è stato il Presidente del Consiglio italiano negli anni più turbolenti della politica mondiale. Il suo più grande merito: essere riuscito a fare sintesi tra le linee di fondo che avevano caratterizzato la politica estera italiana dalla Seconda Guerra Mondiale alla Caduta del Muro di Berlino. Sono stati 20 anni di politica estera caratterizzati da: un europeismo esigente e protagonista; un rapporto stretto con gli Usa in condivisione di valori e interessi comuni; un’ostpolitik in netta rottura con quanto accaduto durante la Guerra Fredda (storiche aperture verso Russia e mondo arabo); fortissimi legami con Israele. I fatti? Eccoli: BERLUSCONI UNICO LEADER POLITICO AD AVER PRESIEDUTO PER TRE VOLTE IL G8: Napoli nel 1994 Genova nel 2001 L’Aquila nel 2009 INCONTRO DI CAMP DAVID, 13 settembre 2002: Iraq, Afghanistan, Medio Oriente e la difficile congiuntura economica mondiale: questi i temi affrontati a Camp David tra George Bush e Silvio Berlusconi. Il presidente del Consiglio è stato il primo capo di governo italiano, dopo Alcide De Gasperi, a varcare la soglia della residenza presidenziale tra le montagne del Maryland. Quello fu il settimo incontro tra i due presidenti in poco meno di un anno. Il Mattinale – 06/01/2015 13 ACCORDO PER LA REALIZZAZIONE DEL GASDOTTO SOUTH STREAM, 23 giugno 2007: Eni e Gazprom firmano un memorandum d’intesa per la realizzazione del gasdotto South Stream. Progetto volto alla costruzione di un nuovo gasdotto in grado di connettere direttamente Russia ed Unione Europea, eliminando ogni Paese extra-comunitario dal transito. È un progetto sviluppato congiuntamente da Eni, Gazprom, EDF e Wintershall. INTESA NATO-RUSSIA, PRATICA DI MARE, 28 maggio 2002: Accordo storico fortemente voluto dal Presidente Berlusconi, che ha rafforzato la costruzione della difesa comune europea, sancendo la nascita del “Consiglio a 20” con l’ingresso della Russia nel vertice NATO attraverso la firma della Dichiarazione di Roma sugli interventi comuni tra i quali il contrasto al terrorismo e la non proliferazione delle armi di distruzione di massa. DISCORSO DI FRONTE AL CONGRESSO DEGLI STATI UNITI RIUNITO IN SESSIONE CONGIUNTA, 1 marzo 2006: Sono 94 i leader stranieri ad avere parlato di fronte a Camera e Senato degli Stati Uniti: tra di essi ci sono Winston Churchill, Yitzhak Rabin e Nelson Mandela. 11 monarchi e 3 regine. Fra i leader italiani: Alcide de Gasperi (24 settembre 1951), Bettino Craxi (6 marzo 1985) e Giulio Andreotti (7 marzo 1990); Giovanni Gronchi (29 febbraio 1956) e Antonio Segni (15 gennaio 1964). Il Mattinale – 06/01/2015 14 CRISI RUSSIA-GEORGIA, Agosto 2008: Berlusconi facendo leva sui suoi ottimi rapporti con Putin tentò di fermare gli scontri e impedire una battaglia in campo aperto tra i due eserciti, si adoperò per fare in modo di giungere a una soluzione equilibrata della questione. Il Consiglio Europeo straordinario tenutosi il 1 settembre 2008 a Bruxelles, fece propria la linea del “buon senso” fortemente auspicata dall’Italia. CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE, 2009: Amico sia di Simos Peres che di Benjamin Netanyahu, rispettivamente presidente e primo ministro di Israele, da gennaio del 2009, appena termina l'offensiva israeliana a Gaza, il governo italiano sostiene con forza un’iniziativa per la pace in tutta la regione. NOMINA DELLA DANIMARCA ALLA NATO, 2009: Amico del premier turco Recep Tayyip Erdogan, Berlusconi è riuscito a mediare per far togliere il veto della Turchia alla nomina dell’ex premier della Danimarca, Anders Fogh Rasmussen, a capo della Nato. In Danimarca erano appena state pubblicate delle vignette anti-islamiche. Per approfondire BERLUSCONI: 20 ANNI DI POLITICA ESTERA leggi le Slide 573 www.gruppopdl-berlusconipresidente.it Il Mattinale – 06/01/2015 15 IL MEGLIO DEGLI EDITORIALI ‘VACANZE’…(II parte) 30 dicembre 2014 Il Mattinale – 06/01/2015 16 P recipitevolissimevolmente. La più lunga parola della lingua italiana è anche quella che invoca la assoluta brevità. É un azzardo morale concentrato in una parola. Così è Renzi. La sua conferenza stampa di ieri è stata come il suo governo: la perfetta esemplificazione di questa proclamazione di velocità lunghissimamente inefficace. É una bugia nel momento stesso in cui la pronuncia contraddicendosi. Schiantevolissima contro il muro della realtà e del tempo, che non è un dato mentale della testa di Fonzie e di Al Pacino, ma qualcosa scandito da qualcun altro, che si chiama Dio e non Matteo. Gennaio, maledetto gennaio. Il ritmo di Renzi urterà contro un'agenda parlamentare infernale e uno scadenzario internazionale terrificante. A meno che come il colonnello Tejero, che non crediamo sia un suo eroe, entri a Montecitorio e a Strasburgo con la pistola, anche armandosi di canguri non potrà riuscire a far coincidere la sua furia frettolosa di potere con il rispetto della democrazia. Opinioni nostre? Vediamo. Dal giorno 7 al Senato si discute e vota in Aula sulla legge elettorale, che ci rifiutiamo di chiamare Italicum perché quello era tutta un'altra Il Mattinale – 06/01/2015 17 cosa. Turbolenze in tutti gli schieramenti dinanzi alle 17 zampate leonine del premier. Alla Camera dal 7-8 gennaio si comincia a lavorare in assemblea sul bicameralismo e la riforma costituzionale, dopo che in Commissione Affari Costituzionali non un costituzionalista ha parlato bene del pastrocchio all'esame dei deputati. Nel contempo nelle Commissioni Lavoro di Camera e Senato ci si cimenta sui decreti legislativi del Jobs Act. Il parere è obbligatorio ma non vincolante per il governo? Vero. Ma ci si scannerà lo stesso tra diavolo ed acqua santa compresenti in maggioranza e governo. Arriverà un colonnello Matteo Tejero a mettere fine alla discussione facendo sdraiare tutti sotto il tavolo a colpi di revolver? Quello è un altro film, somiglia piuttosto al “Quel pomeriggio di un giorno da cani”. Un salto a Strasburgo. Il 13 Renzi è impegnato davanti al Parlamento europeo nel discorso di commiato dalla sua presidenza. Toccherà fare un bilancio. Se proprio una figura apparirà congrua nell'epica greca, dopo Telemaco, gli toccherà impersonare la parte di Tersite. Un semestre brutto e senz'anima. Il 14 ecco le dimissioni di Napolitano. Il Quirinale si staglierà lì, vuoto, con le incognite di sempre. Mentre sarà da risolversi il nodo al Senato della clausola di salvaguardia, che dovrebbe collocare le elezioni con lo pseudo-Italicum dopo l'estate del 2016. Prima la clausola e poi il resto. O viceversa? Nessuno si fida di nessuno. Nel frattempo l'euro starà lì appeso nell'attesa dei risultati delle elezioni greche del 25 gennaio. Con un'Italia in questa incertezza esistenziale e istituzionale, con Al Pacino che carica i suoi prodi per andare dove? A far che cosa? A fare riforme vere e serie? Ma dove. Ma quando. Il Mattinale – 06/01/2015 18 La pretesa di ritmo è un azzardo morale precipitevolissimevolmente disastroso per l'Italia. E se si metterà, per fare in fretta, ad usare il canguro con il consenso di Grasso (chiamasi canguro l'espediente para-regolamentare di annullare la grandissima parte degli emendamenti senza farli votare), sarà uno sbrego della democrazia gravissimo, aggravato dall'effetto Grecia. (A proposito, il Presidente Pietro Grasso eviti di accedere a questi sistemi, sarebbe la tomba di qualsiasi sua più alta aspirazione: sarebbe la garanzia della iniquità). C'è una soluzione? Se Renzi vuole c'è. Umiltà. Che non è diserzione dalle responsabilità, ma consente di gettare ponti, creando uno spirito di coesione nazionale che la sua arroganza annulla. A proposito. Si sentono, anche nelle file di Forza Italia, molti elogi per la frase di Renzi: “Non esiste Forza Italia senza Berlusconi”. É la perfetta verità. Ma da quando in qua i cattolici hanno bisogno di sentirsi dire da Scalfari che il Papa è Francesco per riconoscerlo come capo della Chiesa? É molto provinciale, segno di debolezza interiore, compiacersi di questa legittimazione opportunistica. “Timeo danaos et dona ferentes”, temo i greci anche quando portano doni. La saggezza di Virgilio dovrebbe valere anche per noi. Rispediamo al mittente questa dichiarazione di fede, a chi a suo tempo gli ha gridato “Game Over”. Faccia mea culpa sul consenso dato alla sua decadenza, e ci basta. Di meno, serve solo alla lusinga da quattro soldi. C'è un'altra affermazione del premier che potrebbe somigliare a lusinga ma è un trucco acrobatico. Accade quando Renzi fa il Brunetta sui fannulloni annidati e impuniti nella pubblica amministrazione. Qui bisogna riconoscere in Renzi una sorta di genialità da baro da saloon western. Tutto il mondo capisce che è fuori da ogni logica stabilire una riforma del mercato del lavoro che estirpa privilegi inveterati che danneggiano i giovani, e poi lasciare intatto il santuario dei privilegi più smaccati, quello degli statali. Sia chiaro non parliamo di chi lavora bene e sono Il Mattinale – 06/01/2015 19 tanti, ma di chi parassitariamente si accomoda nell'indolenza sapendo che è intoccabile. La riforma Brunetta-Berlusconi, rimasta inattuata a causa dello stop del governo Monti, premiava il merito, lasciava a casa i lazzaroni. Ora il Jobs Act, come stabilito con i relatori, penetrava nel regno incantato dei fannulloni statali per estirparli. Invece niente. Renzi rivendica di aver eliminato questo allargamento giusto e ovvio. Perché? Perché si farà dopo, in una legge apposita - dice. Più in là. Astuzia malsana. Tutta questa invocazione del ritmo, e poi nel caso più interessante, per ragioni opportunistiche, sposta in fondo all'agenda questo shampoo salutare per ripulire la pubblica amministrazione. E lo fa senza competenza, prendendo della riforma Brunetta solo le caricature giornalistiche. Come sempre. Come se la vita fosse un cartone animato. E la politica è ridotta a comunicazione furbetta, tutta tattica, niente cuore. Non sfugge a questo proposito il modo come Renzi si è posto dinanzi al naufragio del traghetto. Non dubitiamo minimamente dei suoi sentimenti profondi (chi siamo noi per giudicare?). Ma analizziamo gli atti. Il Tg1 il giorno 28 ha mostrato un'auto che entrava precipitosamente in Roma nel buio sotto la pioggia. Naturalmente a Roma non pioveva, ma questo è un problema di servilismo altrui. Ma che ha fatto Renzi: ha inondato di tweet nella nottata per mostrare che veglia, che la luce è sempre accesa. Poi ha enfatizzato eroismo e successo dell'operazione. Ci associamo all'elogio dei nostri militari. Ma poi ha lasciato la conferenza stampa su cui pesava l'incertezza dei dispersi, lasciandoli esporre alla contraddizione, ai ministri Lupi e Pinotti. Renzi non fa mai l'annunciatore dei lutti, ne sta sempre lontano, la contabilità della morte la lascia ai comprimari. Lui è già da un'altra parte, in fuga. Come a Genova, come sempre. Il Mattinale – 06/01/2015 20 Qui forniamo la controcronaca, sia pure in differita, della conferenza stampa di Renzi con il commento dei tweet di Renato Brunetta. @matteorenzi in conferenza stampa: superficiale, retorico...che barba che noia, che noia che barba generico e @matteorenzi noioso e ripetitivo in conferenza stampa: "ritmo"; "ce la possiamo fare"; "rivoluzione copernicana"...ghost writer in ferie? @matteorenzi su partecipate: se sapeva che difficile tagliarle perché ha fatto annunci pomposi? E quando non sa rispondere rinvia a ddl Madia Conferenza stampa @matteorenzi: il vuoto cosmico. Ce la poteva anche risparmiare #ghostwriterinferie @matteorenzi non risponde a domanda diretta su vuoto cosmico sua conferenza stampa. Che ridere! Aria fritta. Più che una conferenza stampa, quello di @matteorenzi è monologo davanti allo specchio, quasi per convincersi di quanto sia bravo @matteorenzi minaccia canguri al Senato. Grasso non ha nulla da dire? Che tristezza! Su #spendingreview @matteorenzi spudorato: caccia Cottarelli e conferma obiettivi...machiglicrede??!!! Il Mattinale – 06/01/2015 21 Su privatizzazioni Lapalisse Catalano non avrebbe detto meglio! Forza @matteorenzi sei imbattibile nel luogocomune! @matteorenzi: quelli su #jobsact non sono decreti attuativi, ma decreti delegati. Studia, ce la puoi fare Sui Marò @matteorenzi imbarazzante: si aggrappa sugli specchi. Senza vergogna! Imbattibile @matteorenzi: vuoto cosmico dura da due ore. E suo #factchecking ridicolo Conferenza stampa @matteorenzi: batte in durata discorsi Fidel Castro. #forzarenzicelapuoifare Conferenza stampa @matteorenzi finita: aiutoooooooooooooo! *** Segnaliamo come ci sia stata una domanda molto puntuale su quanto detto e non fatto durante i dieci mesi e mezzo di Renzi (Wall Street Journal). Al che Matteo ha risposto con la solita fumisteria d'oppio colorato di date e provvedimenti depositati ma non funzionanti (nessuno escluso). Tanto per fare un paragone al niente, dopo il fact-checking pubblicato ieri, mettiamo qui in fila le 40 (quaranta) riforme fatte dai governi Berlusconi. Tanto per fornire un termine di paragone... Il Mattinale – 06/01/2015 22 31 dicembre 2014 EDITORIALE DI SAN SILVESTRO E di Re Giorgio. Che per fortuna se ne va. Bilancio di un novennato nefasto. La stabilità dei poteri forti ha sterilizzato la democrazia e ci ha fatti prigionieri della Germania. Ma quest'epoca per fortuna è finita. Con tanti auguri a Napolitano di una serena vecchiaia di espiazione. E agli italiani di saper approfittare di questa liberazione S iamo certi che Napolitano sarà commosso stasera, quando saluterà gli italiani. E non dubitiamo della sincerità dei suoi sentimenti di rimpianto. Noi no. Nessun rimpianto. Gli auguriamo cent'anni di vita serena. Ma siccome li auguriamo soprattutto agli italiani, non ci esimiamo da un bilancio amarissimo perché non ci sia nessuno che raccolga l'eredità quirinalizia di questo elegante signore delle nostre sventure. Il Mattinale – 06/01/2015 23 Così no, così mai più: è stato un novennato fuori dalla Costituzione. Le grandi qualità intellettuali dell'uomo sono state spese per consacrare un'idea di Stato il cui riferimento morale e materiale non è stata la democrazia occidentale e liberale, dove si vota ed a scegliere è il popolo, ma un manipolo aristocratico di ottimati intrisi di comunismo o ad esso proni, il cui scopo supremo è il perpetrare se stessi. Questo è stato il valore supremo, la stella polare di Giorgio Napolitano: la stabilità. Ma non la stabilità nel segno della democrazia. Ma la stabilità del cimitero dove a essere seppellita è stata la sovranità popolare. Per parafrasare Tacito: hanno fatto il deserto e l'hanno chiamato democrazia. E quel deserto di anime morte e potenti ha avuto per corona la stabilità. Da che cosa è stata caratterizzata questa stabilità? Sin dall'inizio c'è stata una parola d'ordine implicita, sottaciuta: eliminare Berlusconi. Stabilità contro Berlusconi. Ci ricordiamo bene il 2006. Ci ricordiamo Piero Fassino annunciare in diretta televisiva, prima che fosse Il Mattinale – 06/01/2015 24 ultimato lo spoglio, la vittoria dell'Ulivo. In realtà sappiamo bene che il risultato vero non fu quello, lo dice la tradizione del partito comunista nelle sezioni elettorali. Di certo un risultato tanto esiguo avrebbe richiesto una condivisione di responsabilità, almeno di quelle istituzionali. Non fu così. Napolitano fu Capo dello Stato grazie a quel furto di democrazia. Stabilità contro Berlusconi. Consacrò un governo Prodi senza maggioranza reale, pur di affermare il principio anzidetto. Berlusconi no, Berlusconi fuori. La nettissima vittoria elettorale di Berlusconi fu da lui ostacolata in ogni modo. Bisognava opporre, dal punto di vista di Napolitano, al voto del popolo quello della nomenklatura dei poteri forti e conservatori. Ostacolò in ogni modo l'approvazione di decreti, non combattè le forze oscure che reggevano il corso della finanza internazionale e avevano nel loro dominio i media italiani. Provocò scissioni, lusingò le ambizioni di Fini e Tremonti. Infine in nome della stabilità degli assetti di poteri imperniati su se stesso, impose il tecnocrate Monti. Le dimissioni coattive del Cavaliere nel novembre 2011, su spinta telefonica della Merkel e di Sarkozy, dopo aver mandato Berlusconi a mani nude al G20, erano previste sin dal giugno precedente. Il proprio potere discrezionale (espresso con la nomina di Monti senatore a vita poi trasferito a Palazzo Chigi) come unica fonte di stabilità, in sostituzione al voto democratico, è stata la garanzia di Il Mattinale – 06/01/2015 25 fedeltà fornita all'Europa germanica. Monti, trasformatosi da arbitro in giocatore con l'unico dichiarato scopo di far perdere Berlusconi, è stata la conseguenza plastica di quella decisione da signorotto del Colle. Questo ha determinato l'estrema debolezza dinanzi alla crisi e alla egemonia tedesca in Europa dei tre governi di Napolitano. Governi non legittimati dal voto dei sessanta milioni di italiani ma dal voto unico e concentrato di essenze forti e stabili. Forma contemporanea di comunismo identificato con l'accaparramento delle leve del potere per il nucleo di ottimati della scuola di Stalin e Togliatti. Per conseguire questa stabilità cimiteriale era necessario liquefare l'ostacolo democratico su questa strada: Berlusconi, che non è il vertice di un coagulo di interessi, ma espressione del popolo che liberamente lo vota. Da qui, dopo essere stato scelto grazie a un premio di maggioranza divenuto abnorme e incostituzionale, l'avallo tragico e ancora una volta incostituzionale alla sua decadenza. Ora Napolitano se ne va lasciandoci un governo che, come i due precedenti, ha una fragilità intrinseca, e lo ha dimostrato durante il semestre di guida Ue. Il Mattinale – 06/01/2015 26 Non ha condotto a termine nessuna riforma, non ha chiuso nulla, e l'Italia è in una crisi economica profondissima. Ma è una crisi che ha origine nell'annichilimento della democrazia in nome della stabilità. Finora le strategie per modificare il dominante rigore cieco della Merkel, imposto a viva forza, ha cercato di far leva sui ragionamenti e i risultati di altri Paesi, specie l'America. Angela se n'è fatta beffe. Poi con i discorsi forti, i pugni sbattuti sul tavolo. Idem. Quindi con ricerca di alleanze tra Paesi mediterranei contro quelli a sovranità nibelungica. Fiasco. L'unica cosa che fa ragionare la Germania è la forza. E la forza è avere alle spalle un popolo che ti ha eletto in tempo di crisi con lo specifico compito di rinnegare la logica dell'austerità stremante. In questo senso ha ragione Tsipras. La Grecia non è commissariabile se il suo popolo dice no. Che fai? Mandi le cannoniere? Ne provochi la disperazione tagliando viveri? Bisogna stare attenti alla disperazione dei popoli. Può essere commissariato un Paese spaccato, è invece impotente un premier che ha un 40 per cento di voti raccolti con una mancia, con l'avversario messo fuori gioco da una squalifica incostituzionale. Questo ci lascia Napolitano. Giorgio volle farsi Re, e ci lascia dopo aver estenuato la democrazia. Questo è un bilancio. Ma quell'età è finita. Ne viene una nuova. Difficile, impervia. Ma il futuro si è liberato di un bel peso. A cui facciamo tanti auguri di una serena e silente vecchiaia. Il Mattinale – 06/01/2015 27 1 gennaio 2015 AUGURI DI CUORE, DI LIBERTÀ, DI PROSPERITÀ E DI SPERANZA PER IL NUOVO ANNO! "Dopo tanta nebbia a una a una si svelano le stelle. Respiro il fresco che mi lascia il colore del cielo. Mi riconosco immagine passeggera, presa in un giro immortale" (Giuseppe Ungaretti) Il Mattinale – 06/01/2015 28 L'anno vecchio se n'è andato con il suo Re. Senza rimpianti Q uasi nove anni senza alcuna autocritica. Quasi nove anni da una parte sola, dalla parte della sinistra. Quasi nove anni ad affermare il suo ruolo di protagonista, il ruolo del Presidente della Repubblica, non previsto dalla Costituzione. Questo, in sintesi, il bilancio di Napolitano. Questo ultimo messaggio conferma attraverso le sue stesse parole, con retorica e con coerenza, il suo fallimento. Nella memoria degli italiani, dopo le dimissioni forzate di Berlusconi in quel novembre 2011, Napolitano è visto come colui che ha voluto pervicacemente tre governi non legittimati dal popolo: Monti, Letta, Renzi. Era stato chiamato, nell'aprile del 2013, eccezionalmente dal Parlamento per un secondo mandato, per realizzare la pacificazione, per favorire le riforme costituzionali, e contribuire a far uscire l'Italia dalla crisi economica. Nessuno di questi tre obiettivi, a partire dal primo, è stato raggiunto. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma di tutti questi fallimenti non una sola traccia, non una sola autocritica, nel suo messaggio agli italiani. Nove anni, dunque, da dimenticare. Ora, finalmente, si volta pagina. Il Mattinale – 06/01/2015 29 3 gennaio 2015 EDITORIALE Sfida pubblica a Renzi sui fannulloni e le leggi per combatterne il vizio. Come e perché c'è già tutto nella riforma Brunetta-Berlusconi e le ragioni di puro potere per cui oggi il premier racconta balle. Come si fa a fidarsi di uno così? Scelga lui luogo e armi (dialettiche) per il duello Q uesto testo Renzi è pregato di considerarlo una sfida a duello. Un guanto sulle sue belle gote rosee. Su parole, contenuti, intenzioni è stato ed è, al solito, tutta chiacchiera mediatica e niente sostanza etica. Stendhal e Dumas non avrebbero dubbi a considerare la sfida seria. La scelta dell'arma è sua. Dibattito pubblico, sfida con la clessidra, due minuti a testa? Faccia lei, presidente. Il tema? Facile. Si legga da qui in poi. Dopo lo scandalo dei vigili urbani di Roma datisi in massa malati per lasciare la Capitale senza sicurezza la notte di Capodanno, ora Renzi e Madia dicono che faranno, agiranno, proporranno leggi, eccetera, anzi le hanno già pronte, maledetto Parlamento che non lavora, altrimenti ci sarebbero già. Hanno al fianco Repubblica, la Stampa e il Corriere, tutti i tg del mondo a plaudirne la determinazione. Il sindaco Ignazio Marino incapace di tutto è Il Mattinale – 06/01/2015 30 capacissimo, con una faccia tosta incredibile, di sostenere che l'assenteismo è nato contro di lui. Il vizio dell'ozio ad personam. Poveretto, è pure megalomane. Qui siamo davanti a un caso di disonestà intellettuale pura e consapevole. C'era e c'è tutto per combattere l'assenteismo nella legge n.133 del 2008. Si noti la data: 2008. Appena il governo Berlusconi si insediò, d'intesa con il suo presidente, il ministro della Funzione pubblica, invece di vellicare clientele o far chiasso senza costrutto, si mise dalla parte dei cittadini. Si chiamano “norme Brunetta sull'assenteismo nella Pubblica amministrazione”. Con l'impulso del premier l'esecutivo si schierò da una parte sola: l'interesse della gente, l'idea che la burocrazia fosse per servire e non per succhiare risorse e tradire la buona fede di chi paga con le tasse. Dalla parte anche degli statali onesti e capaci, da incentivare e premiare per merito e non per aderenza sindacale. Lo ammette Pietro Ichino su “Repubblica” (nel titolo questa frase decisiva ovviamente non compare): “...ha ragione Brunetta: le regole per impedire questi abusi evidenti e gravissimi già ci sarebbero. Il problema sono i dirigenti pubblici che non le applicano”. E che cosa fa, anzi twitta, Renzi mollando un attimo gli sci? "Ecco perché nel 2015 cambiamo le regole sul pubblico impiego”. Come al solito, simpaticamente spudorato. Prima rifiuta di inserire gli statali nel Jobs Act, facendoli orwellianamente più uguali degli altri. E ora ne cavalca l'impopolarità evitando di dire la pura e semplice verità: c'è la riforma Brunetta-Berlusconi, applichiamola. Le norme ci sono già, caro Matteo. Falle applicare. Figuriamoci. Renzi e Madia pretendono di essere in procinto di inventare la scopa per spazzare via i “fannulloni”, come se fosse la macchina del tempo. Usano proprio questa espressione “fannulloni”, rubano anche le parole, da giovanilmente spudorati quali essi sono. Il Mattinale – 06/01/2015 31 Fannulloni... La definizione era stata data da Brunetta agli sfaccendati della Pubblica amministrazione il cui ozio retribuito grava sul morale della gente comune e sull'erario. Non furono solo parole. Ci furono più leggi! Ci furono riforme organiche (penalizzazioni economiche per le assenze, norme anti assenteismo, trasparenza, meritocrazia, premi e punizioni, incentivi alla produttività, digitalizzazione della Pubblica amministrazione, certificati di malattia online, ricette online, sanzioni per i medici conniventi, e tanto altro ancora). I governi Monti, Letta e ora quello Renzi non hanno trasformato questa riforma promossa a pieni voti da tutti gli organismi internazionali, come l'Ocse (vero Pier Carlo Padoan?), sempre severissimi con l'Italia. Il trio dei premier non votati da nessuno l'ha messa in freezer. Basterebbe un atto di onestà. Zero. Duello. Siccome però la realtà non è cancellabile del tutto, si osservi la sintassi di legno - piena di “non” e di “in” negativi – con cui aggiusta la pratica “Il Corriere della Sera”. Scrive Antonella Baccaro: “Sarebbe ingeneroso non ammettere che le norme Brunetta sulla malattia che nel 2008 hanno previsto la decurtazione del trattamento accessorio della retribuzione nei primi dieci giorni di malattia, non abbiano segnato una svolta nell`assenteismo della Pa”. Traduzione. Caro Renzi, cari colleghi, non posso proprio fare a meno di ammettere che la legge a firma Brunetta non solo c'è, ma ha anche funzionato contro l'assenteismo. Ma come avete visto sono riuscita a non farlo capire. Ora la guerra ai fannulloni è salutata con i fuochi d'artificio, perché la voce che fintamente la dichiara è gradita ai padroni del vapore. Quando fu lanciata dal governo Berlusconi ci fu un'ostilità assoluta da parte dei maître à penser della sinistra cigiellina e di quella radical-chic, custodi delle intenzioni profonde dei poteri forti, che sempre coincidono con quelli editoriali. Brunetta fu messo simbolicamente al rogo. Francesco Merlo, in una serie di articoli poi confluiti in un libro, invece di far sua la battaglia contro i Il Mattinale – 06/01/2015 32 fannulloni italiani (lui del resto sta a Parigi) se la prese con il “fantuttone” Brunetta. Si chiama girare il cannone come fa comodo al committente. Allora occorreva sollevare tutti contro il governo di centrodestra, esibire folle, contumelie, ironie, satire dalla parte dei privilegiati. Un mestiere sempre caro alla sinistra. Brunetta altro che “fantuttone”: aveva fatto il suo lavoro, fare riforme, renderle applicabili, occuparsi del bene comune invece che delle botteghe elettorali. Gli sguinzagliarono contro, a favore di telecamera, provocatori d'ogni genere, per ridurre la popolarità istintiva che il ministro insieme al governo aveva conquistato per la sua azione decisa e tecnicamente competente. In un ricevimento nei giardini del Quirinale, il medesimo Eugenio Scalfari che ora sostiene Renzi e la guerra ai fannulloni, al saluto cortese del ministro Brunetta rispose con l'anatema della borghesia dei rentier conservatori: “Non mi piace per niente quello che fa; non mi piace per nulla la sua politica”. Con la divertita condiscendenza mediatica della sinistra, fu organizzata anche la contestazione delle nozze di Brunetta, grazie a manipoli di teppisti. Che bella civiltà, che bella stampa. A quel tempo ci fu un'eccezione tra gli amministratori locali di sinistra. Matteo Renzi a Firenze applicò le norme Brunetta. Riuscendo però con la sua doppiezza scientifica a dar corso ai provvedimenti intitolati al ministro e a parlarne contemporaneamente malissimo. Un genio del contrabbando politico, del furto ideologico con destrezza. Già allora iniziò a rivelarsi come il signore delle promesse fasulle. Quando era presidente della Provincia di Firenze, Brunetta gli propose una scommessa: “Se con la mia riforma tra i tuoi dipendenti l'assenteismo si riduce più del 40% mi regali una Montblanc; se meno del 40% te la regalo io". Brunetta vinse la scommessa, ma la Montblanc Renzi non gliel`ha mai regalata. Un bel duello, pacifico, leale, pubblico. Sarebbe – vero Rai? – un bel servizio pubblico! Il Mattinale – 06/01/2015 33 4 gennaio 2015 EDITORIALE Rinnoviamo la sfida a Renzi su fannulloni e statali. Applichi la riforma Berlusconi-Brunetta. O spieghi perché no. Finora tace. Preferisce rispondere alle accuse dei grillini di aver scroccato voli di Stato. Noi non c'immischiamo, siamo persone serie: per questo non ci risponde? Su, forza Matteo, un colpo d'ala. Intanto Psycho Travaglio manifesta terrore per il ritorno in campo del Cavaliere. Buon segno L a riforma della pubblica amministrazione e le leggi contro l'assenteismo degli statali firmate da Berlusconi e Brunetta nel 2008 e approvate nel corso del governo del Cavaliere sono un patrimonio italiano. Una volta approvate sono di tutti, non hanno colore, valgono per il popolo italiano in quanto tale. Basta poco. Basta volerle applicare. Nel frattempo basterebbe un soprassalto di onesta e di decenza. Sarebbe sufficiente dire (e per una volta anche fare, almeno una volta agire!): ehi, ragazzi, abbiamo qui il tesoretto di queste leggi, non perdiamo tempo a sfornare nuove inutili scartoffie e funambolismi legislativi, per poi trovare compromessi con l'ala cigiellina del Partito democratico e l'ostruzionismo che le renderebbe carta straccia. Il Mattinale – 06/01/2015 34 C'è un problema ostativo a quanto pare. Ha il nome di Berlusconi, porta l'impronta del suo governo. Allora nulla. Neanche una risposta nel merito. Si ignora. Abbiamo sfidato a tenzone dialettica Renzi sul tema di assenteismo e “guerra ai fannulloni” (ci ha rubato persino gli slogan, a tal punto il rottamatore ha rottamato la memoria). In replica ha avuto un nuovo attacco di annuncite: faremo, agiremo, in fretta, in frettissima, come no? Ha bensì risposto ai grillini che lo accusavano di aver fatto lo scroccone dei voli di Stato. Noi siamo persone serie, non ci associamo certo a questa polemica di basso populismo. Ma vogliamo stare sulla sostanza del benessere degli italiani. Se invece di intraprendere un cammino di riforma sgarrupata, come quella ancora da discutere, a firma Madia-Renzi, si procedesse subito a far valere efficacemente le norme esistenti, intraprendendo anche la strada dei nuovi contratti per gli statali, così da poter premiare il merito e punire il demerito, allora quella coesione nazionale delle cose e dei fatti sarebbe realtà. Una cosa che agli occhi dei mercati e dell'Europa mostrerebbe un Paese più efficiente e liberale. E consentirebbe di procedere più serenamente alla scelta del Capo dello Stato con caratteristiche condivise di garanzia e di equanimità. C'è un problema ideologico grande come una casa, che ad oggi impedisce tutto questo. Ed è la decisione cosciente, protratta, meticolosa di ciò che si chiama “damnatio memoriae” di Berlusconi e dell'eccellente lavoro effettuato dalla sua squadra di governo. Guai a ricordare qualcosa, a riconoscere un qualsiasi merito a Berlusconi. Sarebbe un precedente rischioso per i cultori della sua negazione morale e morte politica, e che sono disposti al massimo a usarlo come oggetto di sì ricattatori. Dire anche un solo grazie, equivarrebbe alla negazione del dogma sulla negatività passata presente e futura di ciò che si riferisce a Berlusconi. Per questo non contrastano nel merito le nostre affermazioni. Contano sul fatto che l'Italia abbia subito e interiorizzato l'ossessivo lavaggio del cervello. Parliamo della sinistra e in particolare dei due Partiti Il Mattinale – 06/01/2015 35 democratici, divisi su tutto, ma uniti nel combattimento per loro di vita o morte contro Berlusconi e le sue opere (ma su questo aspettiamo una smentita sostanziale nei fatti da Renzi, nella scelta per il Quirinale, e sarebbe un bel ricominciare davvero un cammino di pacificazione). Così negano la Commissione di inchiesta parlamentare sui fatti del 2011, che portarono al complotto contro Berlusconi e l'Italia da parte di Merkel e Sarkozy denunciato dal ministro del Tesoro di Obama, Tim Geithner. Non si vuol cercare la verità per svicolare vilmente di dover ammettere che fu la speculazione internazionale avallata da una condotta politica irresponsabile di Napolitano e della sinistra a scrivere una delle pagine più buie della storia della nostra Repubblica. A noi viene in mente un motto di Gandhi, che di persecuzioni e di lotta per la pacificazione si intendeva. “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”. In questo momento, a seconda dei personaggi, è in vigore una o l'altra delle fasi di questa guerriglia della sinistra. Di certo l'ultima e positiva si avvicina. Campione assoluto dell'antiberlusconismo, come unica ragione di vita e di auto affermazione, è Marco “Psycho” Travaglio (impressionante la somiglianza con l'Anthony Perkins-Norman Bates specialmente quando ride). Non esiste materia, ma la si inventa, pur di innalzare lo slogan esistenziale: uccidiamo Berlusconi. Si devono sempre inventare nuovi argomenti per coalizzare le truppe della resistenza antiberlusconiana. Noi abbiamo fiducia nell'Europa, nella Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che saprà valutare come contro Silvio Berlusconi non si sia celebrato un giusto processo, con la negazione dei diritti di difesa, tranciando brutalmente e illegittimamente la possibilità stessa di presentare testimoni decisivi per documentare l'innocenza di Berlusconi. Questa è la via maestra, la via diritta. Che consentirà a Berlusconi di guidare il centrodestra unito a contendere vittoriosamente il governo del Paese a una sinistra che annuncia il sol dell'avvenire e prepara il disastro. Berlusconi in campo, e ne vedremo delle belle. Siamo in viaggio come i Magi. Presto arriviamo al traguardo. Ci guida la stella dei nostri ideali e dei nostri affetti. Il Mattinale – 06/01/2015 36 Per saperne di più Twitter ufficiale del Mattinale: @IlMattinale Sito: www.ilmattinale.it La grande speculazione La guerra dei vent’anni Per approfondire vedi il link Per approfondire vedi il link www.gruppopdlberlusconipresidente.it/?p=12567 www.gruppopdlberlusconipresidente.it/?p=12797 L’Osservatorio Renzi Renzi-pensiero Per approfondire vedi il link Per approfondire leggi le Slide 603 www.gruppopdlberlusconipresidente.it/?p=12659 Grillo-pensiero www.gruppopdl-berlusconipresidente.it Gli euroscetticismi Per approfondire leggi le Slide 122-190-351-358-359 -361-362-363 Per approfondire vedi il link http://www.gruppopdlberlusconipresidente.it/?p=18339 www.gruppopdlberlusconipresidente.it Il Mattinale – 06/01/2015 37