un sentimento impalpabile - Federazione Trentina della Cooperazione

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LA FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI
UN SENTIMENTO
IMPALPABILE
di MICHELE AINIS
* ,\ "l i guardi attorno e
|
incontri facce ratI
tristate, umori tor.JL vi, occhi disillusi. Il
futuro non è più quello
d'una volta, diceva Valéry;
specialmente qui in Italia.
Una ricerca dell'istituto tedesco Iw, appena diffusa,
mostra come in Europa la
povertà reale sia di gran
lunga minore rispetto a
quella percepita; e gli italiani (al 73%) si percepiscono
poverissimi, molto più degli altri popoli europei. Perché sono poveri di speranze, d'ottimismo, di fiducia.
Ecco, lafiducia.Quel sentimento volubile- e impalpabile come volo di farfalla
che nutre l'economia non
meno della politica, non
meno delle istituzioni. Se
pensi che il peggio arriverà
domani, non spenderai un
centesimo dei tuoi pochi risparmi, neanche gli 80 euro
che t'ha messo in tasca il
governo; e il crollo dei consumi farà inabissare il sistema produttivo. Se vedi tutto
nero, qualsiasi inquilino di
Palazzo Chigi indosserà ai
tuoi occhi una camicia nera, meglio combatterlo, con
le buone 0 con le cattive.
C'è un farmaco per curare questa malattia ? A suo
tempo Berlusconi dispensò
sorrisi e buoni auspici, raccontò di ristoranti pieni e
aerei con i posti in piedi,
promise di soffiare in cielo
per scacciarne via le nuvole.
Renzi rischia di ripeterne
L'errore, se alle sue tante
promesse non seguiranno
presto i fatti. Perché una
promessa mancata è un tradimento, e nessun tradimento si dimentica. Vale
nelle relazioni amorose: se
lo fai una volta, non riavrai
mai più quella fiducia vergine e incondizionata che
t'accompagnava durante i
primi passi della tua vicenda di coppia. E vale, ahimè,
nei rapporti con lo Stato.
Che ci ha buggerato troppe
volte, e ancora ce ne ricordiamo. Nella memoria nazionale campeggia, per
esempio, il prelievo del 6
per mille sui depositi bancari deciso nottetempo dal
governo Amato, fra il 9 e il
10 luglio 1992. Fruttò 11.500
miliardi di lire, una manna
per i nostri conti perennemente in rosso; ma «'1 modo ancor m'offende», direbbe il poeta. E l'offesa si
traduce in un riflesso di paura ormai diventato atavico, che si gonfia a ogni crisi.
Le cassette di sicurezza delle banche sono piene di
contanti, lo sanno tutti, e la
ragione sta proprio in quel
remoto precedente.
Adesso, a quanto pare,
tocca alle pensioni. Come
se non fossero bastati gli
esodati, gente mandata in
pensione senza pensione
dallo Stato: un'altra truffa, e
3 anni dopo non sappiamo
nemmeno quanti siano.
Speriamo almeno che l'esecutivo sappia d'una sentenza costituzionale (n. 116 del
2013) che ha già bocciato il
prelievo introdotto dal governo Berlusconi, perché
colpiva i pensionati, la-
sciando indenni le altre categorie di cittadini. L'ennesimo colpo alla fiducia collettiva, come le bugie di
Stato, come le rapine fiscali, come le leggi ingannevoli che parlano ostrogoto per
non farsi capire, neanche
dai parlamentari che le votano. Eppure è la fiducia, è
l'affidamento nella lealtà
delle istituzioni, che dà
benzina alle democrazie:
non a caso il primo termine
conta 485 ricorrenze nelle
decisioni della Consulta, il
secondo 500. Mentre il diritto civile tutela l'«aspettativa» circa la soddisfazione
dei propri legittimi interessi. E in effetti un'aspettativa
ce l'avremmo, per ritrovare
qualche grammo di fiducia. Ci aspettiamo dal governo — quale che sia il governo — il linguaggio della
verità, non le favole che si
raccontano ai bambini. E ci
aspettiamo che ogni sua
decisione sia leale, affinché
sia legale.
michele.ainis@uniroma3. tt
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