CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL PREFAZIONE Nel presente lavoro mente simo e coscienziosamente di Boezio, mi proposi io eh' io fonda. — Al Capo veva larga, della stione (la I ma , lettore il chiamo tesi , io così, tuttora ne discutono) fornire tema di il : com' ho fatto E m'è di nome vedrà come da un esame comsi poteva e do- condotto a toccare della que- sia stato perchè di fatto alcuni autorevoli scrittori Boezio fu martire ? L' esame delle fonti senza nessuna idea preconcetta, potrà , a chi volesse trattare del martirio di Boezio sicuri elementi. più larga- del cristiane- convinzione intima e pro- meglio da una dimostrazione, quanto prensivo, condotto il dimostrando che egli fu cristiano non di professione esterna, solo, di trattare potessi , buoni e parso che, anche a prescindere da questo vantaggio, fosse utile offrire in questa Italia, dove ci moviamo quasi sempre tra apologia e critica, un saggio, modesto pur troppo, d'uno studio obbiettivo d'una ricerca metodica fonti numerose e sereno, e diverse. Sarà presunzione sperare che ristretto in cuno forse dirà troppo brevi, più efficace ? lui brevi, e qual- il lavoro abbia ad essere piccola soddisfazione, se in Italia ne dubitano ancora, che Boezio non solo fu veramente cristiano, quegli onori di pubblico culto pili me non limiti, Certo sarebbe per riuscissi a convincere quanti Chiesa ha a sulle , che la solennemente conferito. ma tale da meritare suprema autorità della 62 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO CAPO I. STORIA DELLA QUISTIONE 1 La quistione boeziana è una tra le più curiose che sieno mai sorte nel campo storico-letterario. Fino al sec. XVIII Boezio è nella Chiesa cattolica concordemente venerato come teologo, e in parecchie città eziandio onorato come martire quand' ecco ; XVIII proprio al principio del sec. contende la gloria non che Gottfried Arnold non solo ^ martire, di teologo, di in dubbio anche la semplice qualità di revoca il dubbio E cristiano. gli ma diventa negazione, e la negazione nuova provoca la difesa della tradizione antica, e un'altra quistione naturalmente eristico della Però 2. osservatore , lica pili già prima esistevano Boezio, giacché dovea saltare agli occhi di un per poco oculato teologici scritti disegna nel campo tanto elementi della quistione gli nelle opere di si storia. spiranti viva, e il che fosse un contrasto tra gli almeno supponenti la fede catto- od , Libro Philosophiae Consolationis, che alla fede non contrario, ma sia pure certo ad ogni soffio positivo di fede cristiana assolutamente estraneo. Quindi se stione, evo le non di una quiun problema Boeziano già troviamo nello stesso medio prime tracce. Bruno di Corvey, probabile autore di un com- mento di al L. Ili e. del sec. bus sed in et C, 9 del Ph. X, notava primo mirum >', e est, in his versi- quaedam catholicae fidei contraria : Trinitate valde praeclarum haereticos, alius eias llbris • non solum soggiungeva non senza critico acume « quod ideo quia libellum quemdam eiusdem auctoris de Sancta Nestorium scentia feci, « multis locis eiasdem operis, quod Consolationis philosophiae titulo praenotatar reperiri che A. Mai scoprì in un mss. fra tutti legi et alium contra Eutychen et quos ab eodem esse conscriptos quisquìs legendis operam impendit, ut ego ab adole- ex ipso elegantis styli quodam proprio Unparteiische Kirchen-und Kelzèrhistorie, 1700. nitore, in- Quod tamen iitcumque dubitanter agnoscit. eum est 63 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL in his libris nihil de docirina sed tantum jjhilosophoìmm haheat ^ certuni disputasse, maxime Platonicorum dogmata et ^ Le legentibus aperire iioluisse » se ecclesiastica quali ultime parole erano in sostanza una soluzione del problema, più profonda forse che l'Autore stesso noi sospettasse. Nel sec. XII anche Giovanni tiva di dover giustificare 1' di Salisbury (1110-1180) sen- assenza del Cristianesimo dal nostro libro col proposito filosofico dell'Autore. elogio del Ph. C. soggiungeva Dopo aver tatto un ampio Sì mihi non credis « : Con'solatione Pliilosojìhiae revolvatur attentìus , liber de pìanum et erit Verbum non exprimat incarnatum, tamen apud eos qui ratione nitimtur, non mediocris auctoritatis est: cimi ad. reprimendum quemlibet exulìiaec in contrarium cedere. Et licet liber ille ceratae mentis dolorem, congrua cuique medicamenta confidai. Nec ludaeus quidern dicinae declinet me- nec Graecus sub praetextu religionis usum, ctim sapientibus in fide et in perfidia rationis desìpientibus sic vividae confectio prò fidai artificiosa;, ut nulla relìgio quod mìscet abominari audeat , nisì quis tionis expers 3. I ra- est » ^. commentatori e scrittori dal rinascimento in poi fino "^ XVITI sono da Augusto Hildebrand ^ e da H. F. Stewart accusati di non avere né avvertita né cercato di risolvere la con- al sec. traddizione apparente tra il Ph. C. genere la fede cristiana di Boezio. il Vallino ^ notava il e gli scritti teologici o più in Ma hoc toto opere alìud fere Boetius Berti in una elaborata quam ' ' : « nihìl 7i>.aTcov^(^£i ». ingegno, che di E ^, enim Pietro Leida soste- prefazione alla edizione di neva con parecchi argomenti non privi ' intanto, a tacer d'altri carattere filosofico dell' opera il Ph. C, M. P. L. 64, 1239. M. P. L. 63, 569. zum Christenthum Regensburg Boethius und seine Slellung , 1885; opera eccel- lente e che verrò spesso citando. * Boethius: An Essay. Edimburgh, Blackwood, 1891 (altro lavoro eccellente che ado- pererò e criticherò anche con rispettosa libertà) p. * Il Murmellius (sec. XYI) e Amstelodami 1655) a testimonianza Ph. C. con la filosofia pagana. ® Comm. p. 8. il 4. Grozio (Prolog, ad dell' Hildebrand hisl. (p. 13) Gothorum, Vandalorum notano anch' essi i eie. rapporti del 64 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL senza una specie era opera di per sé e forse in so incompleta Theoloifiae consolatìonis, di movendo precisamente vazione deir inconveniente che della forza di Boezio con la filosofìa. strare la Ph. C. osser- argomenti per dimo- (tra gli opera incompleta) unicamente gingillato fosse in carcere si Nayn primum « dalla era a credere che un Cristiano e' noìi est verisimile j^artem islam (la parte filosofico-religiosa) a Christian o homine , 7nor~ tem oh oculos habente, fuisse praeteritam, eumque qui de Sancta Trinitate in carcere scripsit, consolationem in adversis non peex disciplina Christi tiisse sperandaruni Enrico Lorit storo vato COSI prefazione (nella , detto poco cristiano della rerum credendariim, doctrina et libris sacris explicata > E ^. ancor prima Laureanus o Glareanus , di et co- avea tro- contenuto del Ph. C. da negarne il 1546) a Boezio la edizione di Basilea, paternità. La sola cosa pertanto che possa dirsi è che si dalla atti- tudine di Boezio nel Ph. C. ninno avea creduto di poter dedurre un argomento sicuro per negare a Boezio convincimenti anche solo la paternità degli opuscoli teologici. 4. Questo ardimento ebbe V Arnold che, respinta ticità degli scritti teologici, nesimo di Boezio, un soluta in Halle (le gittò la auten- un dubbio sullo stesso Cristia- dubbio che divenne poi negazione certa e ri- articolo di Hand ^ che fa parte della Enciclopedia di Enciclopedie possono andar franche negare) e nella prefazione di Obbarius Ma cristiani ^ nell' affermare o alla sua critica edizione. più serio dei lavori contro la paternità Boeziana dei trat- il faceva un passo indietro ammetteva come indiscutibile il Cristianesimo, almeno esterno, di un uomo di Stato romano onorato di pubblici uffici sotto un re cristiano, amico di cristiani e con un nobile cristiano (Simtati teologici dovuto a F. Nitzsch ^ maco) strettamente imparentato. Tuttavia men ; il la quistione era stata condotta dal Nitzsch, blema ' decidere poi del più profondo sentimento cristiano di Boezio, al punto a cui insolubile. Berti, Praef. p. 20. * Hallesche Encyklopàdie von Ersch und Griiber, 1823. » Iena 1843. * Das system des Boethius, Berlin 1860. diventava un pro- IL CRISTIANESIMO DI Perciò Boezio ciutori gli G5 SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO convinti del Cristianesimo interiore di applicarono a difendere la autenticità delle opere teo- si logiche e a mostrare, poiché qui restava la difficoltà precipua, come a questa autenticità e al sentimento cristiano di Boezio non contrastasse la intonazione generale del Ph. C. Parecchi batterono a questo scopo la via aperta dal Berti, come il Richter \ il Suttner G. Baur lo ^, '^ SchUndelen Un ^. sistema inaugurava miglior nel 1841 insistendo sul carattere dialettico prevalente e quasi esclusivo degli opuscoli un verosimile la derivazione da teologici, che ne rende meno in- dialettico, quale appalesa nelle genuine sue opere, Boezio. nella sua edizione critica del Ph. C. sulla fede certo e fu Peiper Il ^ si (Rodolfo) dei manoscritti rivendicava a Boezio tre dei cinque opuscoli sacri che gli erano comunemente attribuiti. La quistione boeziana, in quei nei limiti quali era omai definitivamente circoscritta col lavoro del Nitzsch, entrò in una nuova dall' con la fase Usener ^' ; il ]}unctuYii saliens della autenticità àoiV Anecdoton controversia fu la del lavoro pubblicazione dell' Anecdoton Holderi fatta giacché da questa in poi m' accadrà , come nel corso di esporre. Degli studi del Peiper e dell' Usener approfittò per una so- dissima rivendicazione del Cristianesimo di Boezio nell'opera già citata; fur protesf. pendiando, p. in senso ss.). 5. Non , credo di dover insistere sulle vicende della quistione boeziana in Francia, giacché essa non il : Hildebrand analogo scriveva nel Jalirhuch poi, comTheologie 1886 (312 ss.) J. Dràseke N. Scheid in Stinimen aus Maria Laach (1890, II 374 pria 1' Le Clerc, il ludicis de vi Mirandol * Trad. del Ph. C. Leipzig 1755. * Progi-amm des Eichslàtter Lyceums, 1852 (io ebbe fisionomia e il ne ho avuta De Roure sotl' ^ proripe- occhio una Iraduz. manoscritta, mezzo francese mezzo italiana, favoritami dal Prof. R. Maiocchi). ' Theolog. Litteralurblatt. Bonn, 1862, 1870, 1871 (varii * De Boethio Christianae doctrinae assertore. Darmstadt, 1841. Anicii Mania Severini Boetii Philosophiae consolationis libri qulnque; nccedimt ' dem atque incertorum opuscula " Festschrift zur sacra. Lipsiae, Begriissung der Schulmànner zu Wiesbaden. Bonn, 1877. " Menzionati in Stewart, p. 5. articoli). eius- Teubner 1871. XXXII Versammlung deutscher Philologen und 66 IL CRISTIANESIMO DI terono a un dipresso (Charles) SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO negazioni germaniche. Solo le tentò di spiegare ' il Jourdain Boezio teologo e martire della il una confusione tra il nostro Boezio e un vescovo esigliato in Sardegna e quivi martirizzato duuna ipotesi arrante la persecuzione del re ariano Trasamondo tificiosa che non ha avuto quasi nessun seguito. In senso apologetico scrisse il Bourquard ^. Gaston Boissier % riassumendo in un geniale e succoso articolo gli studi tedeschi ed aggiungendo osservazioni sue, affermava Boezio cristiano e teologo. Di lavori inglesi non conosco che quello dello Stewart (il quale non cita nessuno dei connazionali suoi) buono, ma si occupa di Boezio solo inditroppo oscillante. L' Hodgkin tradizione, con omonimo africano ; "^ rettamente. Maggior interesse nazionale, ma, pur troppo, scarso inteha la storia della controversia in Italia, dove trascorse sovente, con notevole difetto o di metodo critico o 6. resse scientifico si di informazioni storiche, tuale dei dotti prima, poi , Biraghi il ad opinioni che, data la attitudine at- chiamare estreme. possono si ^ e da ultimo ad un suo studio del 1855) simo, ma il nome martirio di Boezio; e Quasi, dico , le ^, il Nulla zio il Cristiane- loro opere sono le più note di efficace contro i si ita- né dimenticato cui capitolo su Boezio é delle cose migliori e più sensate che ^ Puccinotti (facendo seguito non solo giacché non è ignorato Girolamo Tiraboschi di Bosizio sostennero Il dove pare rappresentino sole o quasi la scienza all' estero, liana. il ^ il una siano scritte in Italia. negatori del Cristianesimo di Boe- seppe dire Vincenzo Di Giovanni nei suoi studi dal titolo * Mémoires présentées à l'Académie des Inscriptions * De A. M. Lettres t. VI, 1860. Severino Boètio christiano viro philosopho ac theologo, 1877 Parisiis, L'Hil- (lebraad cita anche pag. 115 Quae de Providentia Boethius ' et Belles : un altro lavoro francese parziale e in senso antiapologetico in Consolatione philosophiae scripserit, : Nannct. 1865. Journal des Savants 1889. and her Invaders. * Italy " Il * Boezio ' a) Boezio e altri scritti filosofo, teologo, Memoria intorno b) Sul Gattolicismo di A. al M. T. storici e filosofici. Firenze, 1864. martire a Calvenzano. Milano, 1865. luogo S. del supplizio di Boezio. Pavia, 1867. Severino Boezio. Pavia, 1855. — e) — Sull'autenticità delle opere teologiche di A. M. T. S. Boezio. Pavia, 1869. * il Storia della letteratura italiana, T. Ili, p. Puccinotti, il Biraghi e il Bosizio, noti anche I. all' È citalo dallo Stewart p. 10, Hildebrand p. oltre 19-20 col Tiraboschi. IL CRISTIANESIMO DI Severino Boezio filosofo e ì stampando nel 1892 un suo di Boezio ^ degli ticità suoi imitatori ^ 67 Augusto Conti . ri- scritto a difesa della santità cristiana ignora, o certo non cita, in appoggio della autenteologici, scritti Prof. A. Graf nel 1882 nesimo di Boezio, tico di Monza. Un SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO V Anecdoton Holden; mentre il trattando in senso critico del cristia- ^, accettava la lezione data dal Biraghi del dit- buono studio, benché in senso soverchiamente tradizioil Prof. A. Malocchi di Pavia, nale, su Boezio aveva cominciato ma ^ lasciò interrotto e inedito lo ; promette dalla M* Teresa Venuti medesima mente r Italia. Più volte e da par suo, alla versione da lei , un lavoro complessivo fatta del ma toccò di punti attinenti a Boezio ci si che se riuscirà pari lavoro Ph. C. ^, onorerà certa- pur troppo solo indirettamente, il Prof. C. Cipolla : nelle Con- siderazioni sulle GETiCA di lordanes e sulle loro relazioni colla HiSTORiA GETARUM '^, ci ha data la prima e, eh' io sappia, unica edizione italiana dell' importantissimo Anecdoton Holderi: nelle Eicerche intorno alV Anon. Valesianus JI^, ha studiata anali- ticamente una delle più antiche ed autorevoli fonti sul processo e la morte di Boezio : negli Studi teodericiani ^ ha illustrata la figura con cui la catastrofe di Boezio è più intimamente connessa. Solo tardi e per poco ho potuto avere nelle mani la « Storia della Filosofìa rispetto alla conoscenza di Dio da Talete fino ai R. Bobba, dove giorni nostri » (Lecce 1873-4) del Prof. è un largo sunto delle idee di Boezio intorno a Dio espresse nel Ph. C. 7. Dopo aver sogna descriverne rifatta la storia passata della quistione, bi- lo stato presente, per determinare poi il mio compito, giacché a niuno piace acta agere. ' Palermo, 1880. ' Letteralura e patria. Collana di ricordi nazionali. Firenze 1892, p. 3-58. ' Roma * nella memoria e nelle immaginazioni del M. E. Torino, Loescher, 1885. Per sua cortesia ho potuto consultarlo, ma tratta appena della gioventù e dei gio- vanili lavori di Boezio. » Roma, Unione Cooperativa « Torino, Clausen, 1892. Editrice, 1896, 2. ediz. ' Bullettino dell'Istituto Storico italiano N. 11, a. 1892. * Inseriti nel Zanichelli, 1895. volume « Per la Storia d' Italia e dei suoi conquistatori ». Bologna, 68 SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI Un' opinione estrema ornai definitivamente abbandonata e su non metterebbe conto cui di discutere, si negava è quella che Boezio avesse appartenuto al Cristianesimo anche solo esterior- mente. Il merito d'aver confutata questa sentenza, indipenden- temente dalla controversia 3ugli scritti teologici, argomentando ambiente storico in cui Boezio visse, è dal Peiper dall' ^ attri- buito allo Schenkel; certo oggi non la tengono più né lo Zeller né Baur % né il La Teuffel il sua attività circoscritta al Cristiane- teologica, difficoltà non sul martirio ammettono, tra quelli può dire concorde si Funk il (così nel suo art. intorno a Boezio inserito nel Kirchenlexicon di Wetzer e Welte nella sua Storia della Chiesa''), ne prescinde 1' Hildebrand il Boissier ^, lo fascicolo dei Kirchengeschichtliche Studien sostiene che carattere religioso, bensì approvato in questa to di Boezio, dal Prof. PP. e dai bom, » Ediz. del Ph. C. p. XXII. Philosophie der Griechen * Romische Litteratur, Storia della » Voi. e. II, leti, il III, % ^^, dall' Ab. Duchesne ^* è affermato, oltreché dagli p. 857, su Boezio. al I latina, martirio propriamente det- Angelo Mercati * in un non ebbe ^ la persecuzione teodericiana, Per contrario Bollandisti. * politico, che esclude tesi, co- *', Stewart; Prof. Giorgio Pfeilschifter il ; Non la sentenza. che pur sono favorevoli al Cri- stessi stianesimo interiore di Boezio, me il 'precipua contenuto e la intonazione del Ph. C. il Ma ^, Graf ^ sarebbero 'prove perentorie rispetto al quale ; martirio di lui e la lo lo stesso controversia rimane pertanto simo interiore invece né ^, § 478, 18. * a*" ' Histoire de l'Eglise trad. p. Hemraer. Paris, Colin T. " Art. cil. * Der ostgolenkònig Theoderich der ediz. curata dal Kaulen. I, p. 531. Grosse und die Kalholische Kirche. Pader- 1896. *" Rivista bibliogr. " Bulletin critique, 1897, p. 599-601. ital. anno I, p. 313 ss. « Quant à Symmaque et Boèce, leur cas est nuUement la transformation en martyr Anche i PP. Bollandisti, Analecta BoUan- tout politique; l'étude des témoignages ne soutienl de l'un ou de l'autre de ces personnages » . XVI, p. 196) hanno una recensione favorevolissima al libro del Professore tedesco. « Le jugement d'ensemble qu'il (Pfeilschifter) porte sur son héros surprendra certaines personnes, mais en fait, ce jugement nous parali jusle et parfaitement diana {a. 1897 t. fonde Théoderic fut homme droit, loyal, moderò, ami de la paix et de la juslice. Durant son long règne, l'Eglise calholique eut grandemeut à se louer du monarque arien dont : , CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL men autori 69 recenti e più sopra citati, dal Maiocchi nelle note alla 2* edizione della Storia d'Italia del Balan, e ora dal P. Gri- Stando così sar \ che tirio è è, manifesto che non le cose, è come una /)ror« senz'altro E storicamente parlando, discusso. r autenticità degli può invocare si del Cristianesimo di Boezio teologici scritti mentre , un mar- discussa del pari la difficoltà del Ph. C. sussiste sempre. Donde 8. Quanto mio il compito né contra non ho da pronunciarmi né prò mi limiterò ad esporre come il processo e la morte di : sono presentati nelle varie fonti. lui ci da sé nettamente. descrive si al martirio di Boezio io Ph. C. cercherò di risolverla — meglio che il Poi la difficoltà del io possa, e con tanto maggior sollecitudine in quanto che 1' esame di essa costituisce Da ultimo, la parte- più veramente filosofica del mio lavoro. — poiché la autenticità degli opuscoli teologici , prova perentoria del Cristianesimo di sembra stabilita definitivamente dall' Anecdoton Holderi, ad Uno studio di questo consacrerò prin- Boezio , cipalmente se non unicamente la parte terza del presente lavoro. Il come certo quale, presupponendo il Cristianesimo intende a dimostrare che a questa riore di Boezio, esterna corrispose l' scoli teologici, anzi este- professione interior sentimento colla scorta degli (malgrado Consolazione della Filosofia le , e opu- contrarie apparenze) della stessa ricerca in pari tempo come la morte dell'ultimo dei Romani storia della tragica e luttuosa si atteggi nelle varie fonti. la en prudence politique et la ait dit (e si cita in nota bienveillance lui furenl parfois bien uliles. Jamais, quoiqu'on I. Minasi, M- A. Cassiodoro senatore. Napoli 1895) persécuteur; en particiilier, la condainnation capitale de Boèce el doric envers Jean soni des • I fails I n'ont rien à voir avec d'ordre purement politique Papi del M. E. Roma une hostililé ». 1897, II p. 102 ss. les il ne fot procédés de Théo- quelconque envers l'Eglise ; ce 70 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO CAPO II. LA PERSONALITÀ STORICA Non mi propongo direttamente 9. il al disegno del mio BOEZIO DI in questo capo , secondo lavoro, che lo studio della tradizione intorno La prima martirio di Boezio. fonte da esaminare è natural- Ph. C. Ma poiché quivi, insieme con le cause delle sue mente sventure che doveano metter capo a si luttuosa catastrofe, Boezio il ci parla dei suoi studi giovanili e delle sue cariche, non mi pare inutile dar di quelli e di queste una vita ciare del filosofo, ma Art. Studi un rapido cenno, non per tracil Ph. C. solo por illustrar meglio I. e cariche di Boezio. 10. Dipende in parte da una indicazione egli prigioniero cantava di sé medesimo (I del Ph. C. Verso signazione dell'anno in cui nacque Boezio ^ e. il la de- 524 d. C. 1): Intempestivi funduntur vertice cani. Et il i tremit effetto corpore lacca cutis: che prova che egli non aveva ancora cinquant' anni (età in cui capelli bianchi non era perciò nato dopo 473 ti ^ (al momento i 475. Tanto più che Ennodio nato verso ^) figli di scrive a Boezio in "^ tono paterno. Per Boezio essendo stati eletti consoli nel 522 e dovendo, per giovani che fossero allora * il della invasione di Teoderico coi suoi Ostrogo- avea circa 16 anni altra parte poi sarebbero potuti chiamare intempestivi) ed si il % avere almeno una ven- Anicius Manlius Severinus Boetius - cosi scrive Peiper; il ma il Mommsen scrive costantemente Boethius, « etsi Boetius est cum in libris litulisque plerisque tum apud Procopium Boìtio? » - Variae, index nominum v. Boelhius. - Vogel p. II. « Utrum anno 473 an 474 nalus sit in suspense relinquimus » Ennodi opera, ed. Vogel. p. 303. * Paraen. didascalica M. P. L. 63, 254. Leti. L. VII n. 13. Il Vogel (Mon. Germ. hist. Auct. antiquiss. T. VII, Ennodi opera p. XXIII) scrive tBoethius non ante annum 480 sed poslea est natus nam Ennodius qui ipse non ante 473 natus est ita de eo semper loquilur, ut Boethium aetate aliquanto inferiorem fuisse doceamur». " L. II p. 3 Boezio rammenta questo consolalo dei suoi figliuoli come il colmo della sua felicità, e un munus che la fortuna « nulli unquam privato commodaverat » * ' : ; , IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO tina di anni, ne segue che 71 padre fosse almeno sulla quaran- il nato cioè prima del 483. tina, Ancora dal Ph. C. sappiamo che rimase orfano assai Aurelius Manlius Boethius padre console ancora nel 487; ma lui « desolatum parente summoriDn virorum cura susceint » (II p. 3), cioè di Festo capo del Senato a par11. presto del , 482 tire dal , Simmaco che e di è poi da Boezio Ph. C. e nel nelle opere minori ricordato con grande affetto. La gioventù di lui trascorse in istudi filosofici. chiama sua nutrice infatti egli ribus observatas fueram » (I « in p. 3). La Piti filosofia, e. la fisica, Altra volta 2 dello stesso libro enumera altre V astronomia, da lui studiate. soleva far questione si tate le scuole filosofiche di Roma, la egli parti della avesse in Ma il libro De nacque specialmente da un passo del De confermata da un luogo di Cas- disciplina scholariicm è certamente spurio passo di Cassiodoro ridotto alla sua genuina lezione il frequen- sua educazione scientifica. L' idea di farlo pellegrinare giovinetto in Atene siodoro. s' si p. 1) e Atene o compiuta invece, stando disciplina scholariimi e parve e La- determinatamente dice « eleaticis atque academicis stiidiis innutritus » (I nella p. 4 e nel filosofia caìus ah adolescentia niensium scholas longe positiis (non positas) « introiisti » Athe^ ed esaminato nel suo contesto depone contro quella peregrina idea. 12. Un' altra quistione risolta è quella che riguarda oramai definitivamente un primo matrimonio di Boezio con anch' essa Elpis, oltre quello certissimamente stretto da lui con Rusticiana, una delle tre figlie di Simmaco. Siccome nel Ph. C. (II p. 3) dopo aver detto che Boezio era stato ddectus in affìnitatem principum civitatis (cioè di Festo e di Simmaco) si parla dello splen- dore socerorum, pigliando quel plurale nel senso più rigido, pensò ad un primo matrimonio di Boezio con una Fj la figlia di Festo, prima moglie di Boezio, si si figlia di Festo. trovò in una Elpis, (punto accennante a nozze con Boezio) leggiamo nelle antichissime sillogi epigrafiche palatina e corbeiese, che lo il cui epitafio riferiscono S. Pietro. ' Variae come esistente sotto il porticato dell'antica basilica Giacomo da Voragine (nei decennii tra il 1270 e I, 4S. di il 72 IL CRISTIANESIMO DI 1298) è moglie SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO primo autore che abbia il Boezio di queir epitafio alla riferito e la erronea attribuzione ' ; ^ fu diffusa larga- un bassorilievo scoperto a Palermo nel mente (la in dono alla falsificazione Quanto 13. 1 587 mandato e Messina come un busto antico, mentre è una moderna. città di all'attività letteraria di Boezio la miata da Prisciano da Ennodio troviamo enco- e in termini alquanto più, benché non ancora intieramente precisi, da Cassiodoro '. Magri i ^, "^ cenni dello stesso Boezio e nel Ph. C. e nelle altre sue opere ^. L' indirizzo generale di questa attività cosi per la testimonianza concorde di rimangono doctrinam Cassiodoro e di Boezio, come per è certo. « Romanam fecerìs programma Graecorum dor/mata, scientifico così : « » E ^. le stesse Boezio Ego omne opere che ne lodava Cassiodoro, lo esprimeva ^ Aristotelis il suo opus quod- citmque in maniis veyierit in Romanam stylum vertens omnesque Platonis dialogos vertendo vel etiam commentando in latìnam redigam fonnam ». Questo programma così consono all' indole d' una età impotente a creare e che sentivasi quasi chiamata ad archiviare, prima della notte barbarica imminente, scienza antica, è visibile nelle opere che di Boezio Leggendario dei Santi. De Sancto Pelagio Papa. già al princ. del sec. XI Y in Giovanni Mansionario ' * il La ritroviamo una Vita Boethii diversa Cipolla crede dipenda da polla p. ci Anon. Vales. II p. 63. in un passo che dalle sei raccolte dal Peiper. V. Ci- anche De Rossi Inscript. christianae urbis Romae Cfr. la rimangono. II, 1, 426-8. * De pond. et mensuris: « Boetius probitatis et omnium scientiarum verticem at- tigit ». * Paraen. didasc. Ep. VII, 13. " Ep. I, lo incarica di peditum « » . 45; Cassiodoro parla II, /lO. provvedere Lo scopo al fere 507-Sll..., Boezio anche in un'altra Ietterai, iOdove della lettera è controverso. epistulae regis Theoderici ad annos di regolare pagamento dello stipendio ai eum eum quae Mommsen, « protectores eguitum et Variae, index nom. v. extant scriptae a Cassiodoro quaestore, Boethius i. e. Inter appellant virum illustrem et palricium, ipsae dlrectae videntur ad privatum quippe a quo expetatur solidorum examinatio ad trutinam (18-23 seq. cioè 10), (ncque enim adsentior Usenero anecd. p. 38 id negotium revocanti ad ofTicium comi lis sacrarum largilionum) et citharoedi eleclio (70, 2 seq. cioè II, 40) et horologii ordinalo (40, 1 seq. cioè I, 45). Indirettamente si chiariscono gli studi di Boezio, poiché la lettera è in massima parte una esposizione della teoria del numero. * Usener op. cit. « Aber Boethius ist mit andeutungen auf scine Verhàltnisse sehr I, sparsam » p. 40. ' Ep. * In lib.'de interpr. ed. secunda I, 45. 1. 1. IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO 73 Se non che le versioni di Platone andarono perdute, e del lungo amore da lui posto nel più geniale ed alto dei filosofi greci non ci resta altro monumento, preziosissimo però, che la Ph. 0. 14. Quando V attività sua in questo campo scientifico cominciasse a dispiegarsi e qual guisa procedesse non possiamo di determinare con certezza. Nella sua Paraenesis didascalica, scritta 505 e il 509 Ennodio palliando di Boezio scrive: « est Boethius patncius in quo vix discendi annos respicis et intelligis peritiam sufjicere iam docendi : de quo emendatorum iiidicavit dove se il docendi si riferisce agli scritti, abbiamo un electio tra ^ il y> punto : partenza. di tera già citata 506 tionibus tuis Il La quale è confermato da Cassiodoro. 45) non può essere posteriore (date suppone tra zioni che essa derico) al (I, il re dei Burgundi Gundobaldo let- rela- le e Teo- Ora quivi Cassiodoro dice di Boezio: « TranslaPythagoras musicus „ Ptolemaeus astronomus le^. guntur Itaìis. Nicomachus arithmeticus , geometricus Euclides audiuntur Ausoniis. Plato tlieologus, Aristoteles logicus Quirinali voce disceptant. Mechanicum etiam Archimedem Latialem Siculis reddidisti ; et quascumque disciplinas rei artes foecunda Oraecia per singulos inros ediditj, te uno auctore, patrio sermone, Roma suscejnt. Quos tanta verhorum luculentia reddidisti claroSj, tanta linguae proprietate conspicuos, ut jiotuissent si utrumque didicissent ». A parte r amplificazione rettorica abituale a Cassiodoro e qui evidente, che non ci permette di ritenere sicuramente come esatta la enumerazione delle opsre e traduzioni Boeziane, resta sempre che la sua attività s' era già dispiegata prima del 506 cioè prima eh' egli compisse i trent' anni. Perciò Ennodio Ep. VII, 13 opus tuimi praeferre et illi , . (anteriore al consolato di Boezio cioè al 510) poteva sicuramente scrivere : « Quem in annis puerilibus sìne aetatis praeiudicio industria fecit antiquum, qui per diligentiam imples cogitur deliciae qua sudor alienuSj in cuius manibus duplicato igne veteres face fuherunt'>. ' Usener op. Boelhius. opusc. 6) * omne quod cui inter vitae exordia ludus est lectionis assiduitas ; cit. p. 6, 10 n. Vogel (Eqq. Op. Praef. scritta dopo il consolato. Il Ib, p. 39. Il 1, Nel 510, anno del suo consolato. seguito dal p. Mommsen, Variae et rutilai, Mommsen, Variae index nominum xoco XXIII) invece crede questa Paraenesis p. 39, dà la (op. 452, data 507. 10 74 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO sappiamo (ed è V unica determinazione precisa cronologica delle il commentario alle sue opere) da Boezio stesso eh' egli compose categorie di Aristotele 15. L' Usener ^ ha tentato ^ di lume per cavar qualche cronologia delle opere boeziane dalle soscrizioni dei inutilmente. Le opere che nei mss. portano non possono, come orci, 510 522, perchè, secondo sopra, anteriori in parte almeno al 507. composte tra il Puccinotti Il opere di Boezio i ^ e il credette due zione Boezio parla a poter di i Simmaco essere state calcoli fatti primi dimostrare de ar Uhm etica, perchè libri la ma , titolo di ex. cons. il titolo farebbe supporre, il codici di iirimìtias laboris nella tra Ma mei. le prefa- non ha posto mente che Boezio non chiama così i due libri, bensì le prore di questi libri radimenta novi operis, che egli mandava al suocero primizie non della sua attività letteraria in genere, ; ma queir opera in ispecie. di Possiamo bensì con certezza affermare che non tutto 16. prodotto dell'attività letteraria di Boezio è giunto sino a noi; non determinare quanto.se ne versioni di Pitagora, di di sia perduto. Se la enumerazione dovremmo deplorare Cassiodoriana fosse esatta, Tolomeo e di il ma la perdita delle Archimede ; e se il disegno Boezio riguardo a Platone divenne in tutto o in parte realtà, anche la perdita della traduzione di tutte o parte le opere pla- toniche. Di un commentario Topica di Aristotele parla ripe- alla tutamente Boezio nel De differentiis diamo. Un Carmen topicis , ma noi noi posse- hucoliciim è ricordato àdXV Anecdoton Hol- deri d'accordo in questo con un cenno del Ph. C. noi noi possediamo; (I e. 1), come pure una apologia che secondo Ph. C. Boezio aveva composto (I ma lo stesso p. 4). compenso - magro compenso -abbiamo opere a Boezio attribuite e che certamente non gli appartengono. Il « de disciplina scholarium » è certo opera assai più recente di Boezio. Anche il De Unitale et imo sembra un rifacimento posteriore di idee 17. In ' Praef. L. II (M. P. L. 64, 201) ininus in his sludiis : t Et si hoc ad aliquam reipublicae curani, eiucubratae « Op. * Il cit. p. 40, Boezio nos curae officii consularis impediunl quo omne otium plenamque operam consumimus, etc. 1. cap. 2 p. 6. rei pertinere doctrina cives inslruere tamen videtur » IL boeziane. CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO De Il Mario Vittorino ^ Il « Commic» e « locorum rethorisono un duplicato fatto da A. Mai del 4^ definitione è di nis specidatio de rethoricae corum distinctio tentico neanche di il Ora ecco 18. gono » Boezio cognatìone '^ opera autentica libro dell' 75 De dilf'erentiìs topicis. De Geometria 1' Non pare au- ^. elenco delle opere autentiche che riman- ci "^ : P. Commenti all'Organo di Aristotele: a) alle xaTYjyop^at quattro libri. b) al u£pi ép{XY)vaa; in due, ed una e) piii due forme, una elevata in sei piii elementare in libri, agli àvaXuTtxà TipéTepa ed OaTepa, libri due e due. d) ai Toutxà, sola versione. e) al uepi o-o^kttixwv èXéyj^cov. 2° Commentario alla Topica di Cicerone. Conservati e un fr. del 6°. 3° In Porphyrium e Victorino translatum, dialogi In Porphyrium a se translatum lib. 5. 1° De categoricis syllogismis lib. 2. De hypotheticis syllogismis lib. 2. De divisione. De difFerentiis topicorum lib. 4. 5° De institutione musica lib. 5. De institutione arithmetica lib. 2. 6° De S. Trini tate. Utrum Pater et Filius et Sp. S. de divinitate lib. 1-5 II. substan- tialiter praedicentur. Quomodo substantiae in eo quod sint bonae sint cum non sint substantialia bona. liiber 19. che geom. si centra Eutichen et Nestorium. Fa per amor della Filosofìa, dice egli (Ph. C. condusse alla vita pubblica. ' Usener, Anecd. Hold. cap. 5. * Class. Auct. 3, 317, 327. ' Cassiod. dice «Euclidea Iranslatum in In Romanam realtà nobile Desunto dalla St. della lett. latina del Teuffel p. 4), colto. linguam....Boelhius dedil». (De Questo non pare possa applicarsi alla geometria che va sotto Boezio. Si vedrà poi eh' è pseudepigrafo anche il De fide catholica. p. 577). " I e § 478. il nome di 76 SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI imparentato con un uomo così influente come Simmaco, poteva anche senza ragionamenti dovesse la sua attività dapprima corda (II p. 3) tra le campo questo Non facili allori. esserne allettato. Benché poi filosofici in essergli fatale , colse senza compiacenza Boezio stesso ri- sue fortune sumjìfas in adolescentia negatas senibus dìgnìtates. Nel 510 infatti, ventenne o poco più, era console e forse ^ verso quel torno di tempo copriva la carica di '^ Comes sacrarum largitionum, che gli avrebbe meritato il titolo di patricius. Nel 522 era il turno dei suoi figli pel consolato ed egli dopo aver assistito commosso al trionfo dei dopo aver recitato un panegirico di Teoderico niagister officiorunij alla persona del re due giovani, ne diveniva (ib.) una carica che lo attaccava direttamente (Settembre 522 -Agosto 523). Ma proprio in questa carica lo colse la disgrazia di Teoderico. Art. La 20. 2. catastrofe di Boezio. La prima testimonianza che dobbiamo alle cause che provocarono la disgrazia, la di Boezio, Ph. C. (I studiare intorno condanna p. 4). procede quanto" ai Dove e la per quanto concitato nello egli, morte ha lasciata nel è quella che la stessa vittima ci si stile, concetti con quell' ordine logico che gli è abi- tuale nel resto del libro. Comincia rammentando programma, ispiratogli dalla Fi« nullum me ad magistratuni commime honorum omnium studium detidisse » programma nisi il della sua vita pubblica losofia, : , che attuato con energia e senza guardare non poteva a meno ' A epistolare 408 = 8, lui di creargli molte in e potenti nessuno faccia a inimicizie. Questa console Ennodio, con cui già prima egli avea voluto entrare in relazione (Enn. op. 318 31; 415 = 8, = ep. 56; 415 7, = 8, 15) indirizzava 57; 418 = cinque lettere 40) insistendo 8, Milano che poi in realtà non ottenne, di che pare si (op. 370 = ep. 8, 1; per avere una casa a guastasse con Boezio, e, in base a epigramma Ennodiano de Boetio spala « Languescit rigidi tecum substantia ferri, - Solvitur atque aneto (op. 559 e. 2, 152) chalybs more fluentis aquae.- Emollil gladios imbellis dextra Boeti. - Ensis erat dudum, credile, nunc colus est. - In thyrsum migrai quod gestas, improbe, pilum. - In Venerem ciò, il Vogel crede riguardi Boezio nostro anche = 1' : constans linque Mavortis opus». * È una congettura dell' Usener, fondata in Cassiod. Var. I, 10. IL CRISTIANESIMO DI la genesi prima e SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO profonda 77 della sua ruina. Perciò queste ini- ferma ad enumerare ed illustrare fino al punto dove conchiudendo, ripiglia: € Satisne in me magnas videor micizie egli si exaccrcasse discordiasì Rammenta dapprima gasto e Trigilla, prepotenti per rapacità contro Romani. Seguono, dopo alquante Una coemptio da Boezio ma coir assenso del re ^; ^ ciali. torio, avidi uomini di palazzo deboli ed inermi generiche, tre casi spe- impedita ad un prefetto del pre- Paolino exconsole difeso da finalmente e ; frasi due Goti, Conii altri Albino difeso dalle ac- cuse di Cipriano. Di Conigasto e Trigilla var nulla di più preciso la coemptio o : ma ^ non possiamo dalle fonti coeve rica- prefetto del pretorio che volea fare il compera forzata delle granaglie in Campania, in base ad alcune lettere di Cassiodoro che ne descrivono la disgrazia con Fausto è stato identificato ^^ preso di Paolino, ^. Questi casi, quello com- rassomigliano, perchè, in sostanza, casi di si meno legalmente opposizione, a rapine più o palliate; e differiscono ultimo che è invece un caso di difesa contro una calunnia. dall' Tanto più va mantenuta questa distinzione che negli i nemici che Boezio Goti : si sono, se si eccettui altri casi Fausto, dei e Boezio nella sua lotta per la giustizia è aiutato o certo non contraddetto dal ' crea, Il re ; laddove l' affare di Albino ebbe per Prof. Cipolla (Anon. Vales. p. 70) richiama l'attenzione sulla esalta spiegazione che della coemptio dà Giovanni diacono, benché non conoscesse le Variae di Cassiodoro, dove (V, 13; VII, 22; X. 18) l'avrebbe potuta trovare. Il passo di Giovanni diacono suona cosi: «Contigli autem eo tempore, quod fames gravissima tolaro Ytaliam invasit, ex qua multi Ytalicorum propter indigentiam morlui sunt. Rex autem Thcodoricus cum horrea piena frumento per civilales Ytaliae haberet, iussit ut nullus frumentum acciperet, de horreis regis, quibus praeposili crani officiales ad accedendum et carissimo pretio vendentos pecunias a miseris civibus quaedam coemptio ponerelur, quasi sub spe frumenti emendi. Do huius colicela terribili quantilale ipse Boetius in eodem libro sic refert: cum nisi acerbe.... Il Traube negli vincialibus indicta indici alle Variae definisce coemptio: specierum comparatio pro- Gothofred. ad G. Th. XI, 15 67, 14, 572, 6). Yogel (Enn. op. XXIV) identifica questo prefetto del pretorio col Fausto, amico Ennodio, a cui è indirizzata la 50 del IV Fame a. 507-511. «Campani Vesuvii montis * d; (v. Il hostilitate vastati clemenliae noslrae supplices lacrimas profuderunt, ut enudati sublcvenlur onere tribulariae funclionis... * = ep.9, 21 " fructibus Quanto a Vales. 14, 82 * agrorum ». » cum III, 20, Trigilla l'indice delle Variae porta: « Triwila saio III, 20; Cfr. Anon. agente Triwane praeposito cubiculi Boelhius cons. I, 4. - Ennod. op. 445 (ilio vestro drnnno Triggua, item praef. p. 21 e prob. 27. Hodgkin, Iialy and h. invad. Ili, p. 533. XL et Osi. St. N. Archi v 14, 512. 78 IL €RISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO \ L'anno 522, a l'infelice filosofo le piii disastrose conseguenze cui tutti questi casi, eccetto quello d' babilmente anteriori, segnò il il due suoi i (probabilmente simi e lui stesso , sono molto pro- colmo della potenza di Boezio presso che innalzò al consolato re, Albino il 1° figli ancora giovanis- Settembre) alla dignità di magister officiorum. 21. Un'atmosfera d'odio da parte dei tristi gere anche d' attorno : per d' invidia 1' ha descritta. Ma ?) come scatterà s' era soggiuncreato egli la scintilla fulmi- E il secondo punto Quibus autem deferentibus perculsi suìniis? > nea? quali saranno ch'egli svolge: sua potenza la sua per la energica ed inflessibile giustizia (e non potremmo noi delatori dell'odiato Boezio? i « Basilio licenziato dal servizio del re, per rimediare ai suoi de- Opilione e Gaudenzio condannati dal re stesso biti, per isfuggirvi, all' esigilo, fanno strumenti forse non ciechi di occhiuta si meglio delitti? Peuno è il principale aver voluto salvare il senato « Senatum dicimur salvum esse voltasse », salvarlo, s'intende, mentre era reo e salvarlo impedendo al delatore di presentare i documenti che ne avrebbero stabilito la reità « delatorem ne documenta deferretj, quibus se- vendetta. Questi i delatori: e rocché sono parecchi che gli delitto o il si ma appongono, i a) : natum maiestatis reum facereta imjfjedisse criminamur » stolta ; accusa, che appunto perchè principale Boezio s'arresta a confutare. P) Quanto all' altra di cennanti a tentativi di lettere a lui falsamente attribuite e ac- emancipazione italica è troppo stupida per respingerla, y) Si arrivò persino a parlar di sacrilegio: « ob ambitum dìgnitatis sacrilegio me conscientiam 2^olluisse mentiti sunt ». Ecco dunque come Boezio concepisce della sua condanna cioè fatti delittuosi : una serie veramente - Ordite contro buiti in sé, ma - calunnie, energia per la giustizia. compare affatto, l' accusa di Il si noti, a lui falsamente attri- di lui dai suoi nemici, irritati dalla flessibile né e ci presenta le ragioni di calunnie punto sua in- di vista religioso cattolicismo si sarebbe non potuta presentare come una calunnia, come un fatto indebitamente ap- * L' Hodgkin insiste a ragione passim su queste differenze. CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL posto è escluso nel senso che l'accusa di cattolico S anzi sarebbe stata calunnia. litico senatori, aver Il Il sacrilegÌLim terzo dei Ma noi possiamo gli eventi e delitti della apposti , Italia a libertà. non può alludere a un sacrllegiitm oh ambitiim diynitatis cattolicismo: è 22. il tentata la rivendicazione , non condanna è poSenato, cioè un certo numero di titolo giuridico della aver voluto salvare : 79 ^. meglio la serie de- coi dati boeziani rifar metter in luce altri moventi della sua condanna. La occasione di questa fu certo Albino. Verso la fine della sua apo- - che può logia dirsi tale la prosa 4 del L. che veniamo ana- I lizzando - spiega meglio quel che a principio, per render ragione Cipriano avea appena accennato. Questi - chiunque dell' odio di vedremo poi fosse e uomo potente presso chi, e certo anche dal nostro testo appare Teoderico tanto da mutarne animo rire come crmien maiestatis. Le di- spetto ad una persona così addentro nella era allora Boezio - accusò Albino di quando Cipriano movea sposizioni del re cominciavano a mutarsi. italiani tolici gli animi e gli • Il Impero verurleilt ; Pfeilschifler (op. cit. p. 179) scrive: worden, so halle er in eine Werden la dem l' del sua accusa (523) conclusa tra i cat- ravvicinava un nome questo che esercitava Nel Senato queste aspira- sui vecchi latini. Katholischen Glaubens iiber zeugung von Gescliichte, das religiosa scismatizzanti (519) orientali di quelli all' sempre un fascino La pace fiducia « VVàre Boelhius wegen seiner standhaften arianischen Katholikenverfolger Theoderich Schrift, in der er jenes Prozesses und seine nach eigener Aussage die ganze niederlegte damit die Durchfùhmng , Nachwelt selbst seine Schuld oder Unscliuld priifen Icònne, doch nolwendigerweise aucli von seinem Glaubensmute sprechen miissen. Es ist schlechterdings nicht begreiflich, Avas er evenluell fUr Griiade gehabl haben solile, das Hauplvergehen welches ihn so weil gebrachl, zu verschweigen oder durch anderes zu verdecken; fiir einen Chrislen der um seiner Religion willen verfolgung gelilten, musste doch gerade das Hervorhaben dieses Punkles im HinbUck auf eine spàlere zeil die schònsle Rechi ferligung sein. Nun fmdet sich aber in der ganzen Gonsolalio nicht eine einzige Silbe, mil der in diesem Sinne auf , Hàresie des Kònigs und àhnliches auch nur angespiell ware » * Hodgkin op. cit. p. 541 spiega cosi l'accusa che Boezio « praclised forbidden arts and sought io familiar spirits. Ridiculous as Ibis accusalion seems lo us, we can easily die Kalholische Religion des Verfassers oder auf die how the porsuils of so clever a mecanician as B. would in the eyes of Ihe ignoranl multitude give plausibilily to the charge. The Theodosian code (IX, 16, 12) tcemed wilh see malhematici, meanig, of course, primarily the impostors who caland cast horoscopes». E segue osservando che, come apparisce dal Ph. C., Boezio era astronomo , cosa che allora volea dire un poco astrologo, il che conferma con un passo del Ph. C. IV, 6. enaclemcnls against culeted nalivities 80 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO zioni politiche verso Impero, che l' volea dire rivolta contro i harhari Goti, violenta o cauta che fosse, doveano essere più vive, almeno L' accusa di Cipriano vi si poteano sospettare più vive. momento opportuno, contro Albino fatta abilmente in un neir animo sospettoso del re odio vago contro tutto il diviene Senato. cum rex avidus communis exitii delatum [cfr. odiis me Cipriani DELATORis opposui^ ad cuìictuni senatus ordinem transferre moliretur, universi innocentiam senatus quanta mei securitate.periculi defenderim ». Era il re che allargava al senato il crimen « Memmisti, Veroìiae inquanij, maiestatis crimen in albinum apposto ad Albino. Vindice del senato coinvolto o compromesso, per omai le del ostili disposizioni sorge Boezio. Ma allora i ideata da quest' ultimo, accusano egli re accusa di Albino, nella , ministri di Cipriano, con ardita mossa difensore d' Albino, Boezio il ha subornato o tentato subornare i delatori di Albino. : La parte presa dal filosofo nella difesa di quest' ultimo rende verosimile la calunnia larne animo all' del re. d' staurarne la libertà. Senato dal Il invito a cacciar d' Italia di Boezio caduto in disgrazia, è prova) a giudicare di lui in modo da sgombrar quella severità che il famose lettere, probabilmente sospetti, Cipriano inventa le i air imperator Giustino, animo giudizio preformato nella omai convinto della reità re, del sovrano ogni sospetto, con mente sempre i sui caduti, di Teoderico, colpevole. Questa volta non erano più erano Goti e re- chiamato (forse per metterlo alla vili esercitano i i ed esso per dimostrare la sua fedeltà ; dall' Tanto più che a rinfoco- i tristi conferma dichiara Boezio che per malizia, buoni che per viltà tramavano contro dell'infelice ^ La procedura che abbiamo giuridico della condanna : il non cambia descritta senato certo fu il titolo chiamato a pro- un delitto di alto tradimento. Ma questa procedura un movente della condanna che non va dimenticato nunziarsi su illustra : accusatore vero Cipriano, delatori Basilio, Opilione, Gaudenzio; giudice apparente mmiis ' nem Sed exilii. Sed È il senato, giudice vero la sola volta fas fuerit nefarios che il il re è homines, qui honorum re, il re avidus coni- nominato nella storia omnium loliusque Sonalos sangui- petunt, nos etiam quos propugnare bonis senatuique videranl, perdilum ire voluisse, num idem de patrìbus quoque merebamur ? I p. 4. IL CRISTIANESIMO DI SliVERINO BOEZIO RIVENDICATO ma del processo, 81 la parola di Boezio contro di lui severa. Boezio è, sente e si suona molto proclama vittima più che altro di si un indirizzo nuovo dell'animo, ossia delia j^oliiica del re. Questo è come il substrato di tutto il resto. L' accusa per cui fu condannato va distinta dalle passioni di elemento non va negletto ; cui fu vittima. 23. Condannato dove ? e a che enfasi « morti proscriptìonique Qui ì egli dice damnamur ». E eh' egli già attendesse la catastrofe che poi seguì Roma tanto era un esiglio da nostri solitudines lusso antico, « (I p. » 3), una solitudine squallida, almeno quam al paragone del etc. » Sappiamo che « (I p. 4), luogo distava il quingenfìs fere passicnm niillibus poca luce che dal quingentis cinquecento »; passuum ma qiiel miglia circa fere toglie che effettivamente questa la millibus potea trarsi per decidere tra Pavia, Calvenzano Milanese e Chiavenna è vero ma com- potesse ^ suo Ph. C. il per in- in has exilii pur sempre abbastanza comoda perchè Boezio vi porre ma , « e haeccine est hibliotheca con un po' di può benessere ^. Giacché 500 miglia da Roma, e Pavia solo 400, ma nell' itinerario di Antonino si calcola iter ab urbe Mediolanuni M. P. DXX Vili \ Tra Pavia poi e Calvenzano Milanese la diversità nella lontananza da Roma ultima dista : è relativamente piccola. 24. Del processo di Boezio abbiamo tre testimonianze che Usener op. ' cit. p.78: « Die Eroffnung der Anklage bis zum Urtheilstpruch des Eu- sebius dio Einholung des besiiitigenden Urthoils des feigcn Senats erforderlen Zeit Ihius wurde dann zu Galvenzan 2S richtig aus Gons. d. 0. S. est; vgl. I, 3) zulezl sage (vgl. Gons. La I, II, in haft gehalten (nicht eingel<erkert 4 hic ipse locus quem si ; ; Boe- das schliessl Biraglii tu exilium vocas incolentibiis patria nach langer Torlur, die ich nur aus seiner Verweigerung einer Aus4, 2 69 ss. 88) nur erklàren kann, hingerichtel». un ager Calvenche sarebbe slato vicino alla città, come luogo del supplizio (sec. la frase dell' An. Vales. II), e Pavia come prigione fino al 1584 si additava la torre che avrebbe servito a tale scopo. Questa irad. difesa dal Bosisio è seguita anche da R. Malocchi nelle note alla Storia d'Italia di Mgr P. Balan 1. 1. - Il Muratori (Ann. d' Italia all' a. 524) designa invece ' tradizione popolare dei Pavesi designa la loro cillà, o meglio tinnus, : Galvenzano del territorio milanese, d' accordo in ciò non solo coll'An. Vales. II, con Mario Aventicese (in Ghron.) - Fu il Quadrio (Diss. sulla Valtellina T, IV diss. ma I i anche XXIV) pensò a Chiavenna, supponendo un agro Clavennano ed è seguito anche oggi dal Romer p.l) mentre Io Stewart sta col Muratori e col Biraghl che ne illustrò ampiamente la sentenza. -che Suttner (Boethius der letzte ' Ilin. Anton, p. 125 Edit. Wesseling Amstel. 1735. 82 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO possono ritenere come contemporanee o quasi: Libar Pontificalis, il Procopio e V Anonimo Valesiano IL Nella loro analisi la nostra attenzione va principalmente diretta a del filosofo romano vedere la se come un fenomeno sia presentata catastrofe di perse- cuzione religiosa o di condanna politica. Vien primo Liber Pontificalis, il il cui racconto stando alle conclusioni dell' Ab. Duchesne, primo editore veramente critico di quel prezioso libro, risale Ecco infatti guito come questo punto in ces d'Anastase II, più tardi che sia all'anno 530. il esprime s' dagli più storici Symmaque comunemente illustre autore l' Hormisdas , recenti , Jean (496-530) sont l'oeuvre d'un contemporain, travail par de notice la commencé plus misdas » ^ La visuale tòt del narratore dal compito eh' egli figura centrale è si ^ dès « : et Felix IV termina son mais temps l'avait d' Hor- biografo dei Papi, per lui la il persecuzione contro gli ariani. Mentre re ariano il manda degli a Co- editti' di Papa compie è imprigionato e giustiziato, sua la cosa che al suo La condanna di Boezio è unita Simmaco con evidente contraddizione ritorno incontra anche al Papa. racconto a quella di se- Les noti- qui è naturalmente determinata è prefisso Papa Giovanni, che Simmaco , le stantinopoli per ottenere da Giustino la revoca missione, I qui IV (526-530) Felix vraisemblablement , : nel al racconto Valesiano (che "vedremo tosto) e per ciò stesso alla reale successione dei fatti, essendo di i una riconosciuta esattezza 25. Che il dati cronologici dell' Anon. Vales. ^. L. P. guardi e presenti la condanna Simmaco-Boe- ziana sotto un aspetto religioso io lo credo, verse da quelle che ordinariamente ' Liber PoQJif. Ed. Duchesne T. * Cilo la biografia di I p. Papa Giovanni si ma portano. per ragioni diIl Boissier "• ed XLL I in quella parie che m' interessa secondo la 1« ediz. restiluila dal Duchesne. " Cipolla, Ricerche int. all' A. V. II p. 96. «L'An. Vales. combina coi cronografi (Holder-Egger Neues Archiv l 364) in alcuni punti di molto rilievo. Boezio mori sotto il cons. di Opilione nel 524, Simmaco sotto il cons. di Probo nel 525, e papa Giovanni nel 526 (18 maggio) poco prima della morte di re Teoderico ^50 agosto) ». Art. cit. del Journal des savants 1889, p. 449 ss. Cfr. anche Révue hislorique "^ XLV, HO. mostra Il Cipolla Ricerche etc. p. 94 di accettarla. chiamando acuta la osservazione del Boissier CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO TL dopo altri dì fermò lui, si uopo sulT epiteto all' fibbiato a Teoderico nel!' ornai noto passo del L. di haereticus af- P. : Symmachum sifJes, et Boetìiium, et occidit Tlieodo- « rex haereticus tenuit ditos seìiatores j^^f^eclaros rii'us 83 et exeoìi- interpcÀens gladio », giudicandolo intenzionale. L' autore avrebbe voluto dipingerci due romani come vittime non del goto, ma litiche, religiose l' ; ma da questa inten- liaereticus nascerebbe zione e la dimostrerebbe. Ora, innanzi tutto 1' i non po- dell' ariano, haereticus a questo punto preciso manca nelle due forme più antiche in cui questa parte del L. P. forme che è pervenuta, ci Duchesne chiama il rispettivamente compendio Feliciano (F) e Cononiano (K), perciò il da Duchesne stesso non ha creduto di introdurlo nella P edizione ha posto solo inchiuso tra parentesi angolari lo restituita, lui a piò di pagina \ Poi il Pfeilschifter nota giustamente voler trovare in quel rex liaereticus fede nel- martirio del Filosofo è cosa , ^ che « il una testimonianza per al tutto incoerente. la La Teoderico è manifestamente ragione di questo epiteto dato a tutt' altra secondo Duchesne e Lipsius noi dobbiamo riguardare lohannis a cui quella frase appartiene, come un tutto a la vita sé. : Qui in opposizione spiccata perseguita gli ariani, t^eticus y>, il all' orthodoxus che parche con tutto l'ardore s'intromette A questa aperta suoi perseguitati fratelli di fede. posizione imperato)' nostro Teoderico è chiamato si deve in prima linea attendere e la spiegazione d' un argomento una in sé ci espressa Papa Simmaco dotti ricordati sopra , è stata , nella vita da tutto questo il due composta sotto Papa Hormisda, quindi prima della morte di Boezio Ma op- Chi volesse eppure questa biografia, a giudizio dei : liae- osservare che un simile epiteto è dato al re ariano, e proprio nella prima recensione di r^^ favore dei dà senza sforzo punto strana qualifica. di più potrebbe « a ». Pfeilschifter ha torto di concludere, come sembra fare, che nel L. P. la condanna di Boezio (o meglio Simmaco-Boezio) sia presentata sotto un aspetto semplicemente politico. La presentazione religiosa emerge infatti da tutta insieme la biografìa di ' Lib. Pontif. Voi. * Op. cit. p. I Giovanni p. 107, n. 29. i77, n. 4. I complessivamente riguardata. 84 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO Giacché questa si apre con l' destata ira dalle disposizioni di Giustino contro i inde iì'atus Theodoricus arrianus voluìt perdere ». E ariano Teoderico totaììi « : Italiani Ex- gladio truce proposito diviene minaccia fatta subito dopo il e ai nobili romani suoi compagni non mi par dubbio, Dimodoché legazione a Costantinopoli. dallo stesso Teoderico al di in suoi correligionari Papa di Teoderico L. P. prevalentemente religiose, per chi legga attentamente, che autore ariano sono per l' quella compresa di Boezio. 26. Ma se si del le rappresaglie voglia poi scrutare quanto valga in questo caso dapprima Boezio, come vittima della persecuzione religiosa il L. P. deve unirlo con Simmaco in una stessa catastrofe, mentre per l'An. Vales. e lo stesso Ph. C. risulta certo che Boezio subì prima e solo il processo e la condanna; deve collocare 1' uno e 1' altra dopo 1' editto di Giustino contro gli ariani, cosa discutibile e quasi esclusa dal Ph. C. Per quel che concerne Papa Giovanni, questo si può rimproverar sicuramente al L. P., una dicitura violenta, e quel che è peggio, una r concerne autorità del L. P., per quel che occorre riflettere che per presentarcelo visione unilaterale dei fatti. Invero a lui la persecuzione ordinata in Oriente da Giustino contro gli Ariani par tutta uno sfogo di zelo religioso , e rap- presaglia antireligiosa ciò che Teoderico fa in Occidente, laddove ai motivi religiosi, se vi furono, dose, se tiche. il fatto ci mostra unite in una non anche prevalente, notevolissima, le passioni Senza far torto a Giustino, quel suo perseguitare gli poli- Ariani possiamo crederlo anche noi un' abile manovra. Innanzi tutto infatti questa mescolanza della politica con la religione, o meglio l'occultamento dei biechi scopi di quella sotto le pie vesti di questa, erano all' ordine del giorno proprio contro gli Ariani ? i e poi perchè ; seguaci d' una forma d' errore che veniva illanguidendo nella vecchiaia e quasi spegnendosi al nuove ed ardenti quistioni cristologiche ? E questi sospetti d' un secondo fine politico da parte delle sia dell' pure soffio che ortodosso Giustino non siamo autorizzati a concepirli noi, non era naturale, molto naturale che proprio tutti i li concepisse torti se sospettava Teoderico ? Aveva egli che quel furore antiariano ar- tificialmente provocato in Oriente non fosse diretto un tantino CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL anche contro di lui fanatismo eccitato in Oriente non aveva Il ? 85 Ma qui ariano voleva dire goto, moti antiariani volevano dire moti antiostro- forse una sua naturai ripercussione gotici. La rappresaglia e riusciva nella realtà difesa politica si in Occidente ? presentava cosi alla coscienza del non solo una vendetta religiosa, re ma una difesa in Oriente con la revoca intimata dei nuovi : decreti antiariani (leggi: antigotici), difesa in Occidente col terrore incusso al partito bizantineggiante, mercè il supplizio di Simmaco. Alle vedute unilaterali, conseguenza della sua rozzezza in- capace di abbracciare la ricca e multiforme realtà, si congiunge nell'autore del L. P. una vera passione antiteodericiana non solo bile da alla violenza del linguaggio, lui introdotta nei Chi fatti. sorprende un hiatus^ ancora si confronti con quello dell' pili li ma segue così, come egli manifesto se visi- , alla disposizione il li narra, racconto di lui Anonimo Valesiano IL Nel L. P. Teoderico minaccia fuoco e fiamme se gli am- mandati a Costantinopoli non ottengono quanto basciatori da lui egli chiede, la revoca delle nuove disposizioni di Giustino contro mandatuni legationis ut redderentar ecclesias haereticis in partes Graeciarum ; quod si non fuerit faclani, omneni ItaHam ad gladium perderet >. 11 Papa Ariani gli « lioc : ottiene tutto: malgrado, « accipientes in omnem concessit (histinus) petitioneìu re al ritorno lo imprigiona il ; condotta rente e sleale che, per giustificarla in qualche è costretto a introdurre di rabbia, ma re di , 1' ciò autore malizia e riesce ancora più visibilmente inesatto se si tenga conto dell' An. Vales. Papa né può di quelli modo e, incoe- cuni dolo et gravide odio ». Tutto questo non è già « logico in sé, il un nuovo eccesso nel y>; così che si II, dove e' una cosa che è chiedere, né ottiene : il il re vuole e ritorno all' Arianesimo sono convertiti al Cattolicismo. Quindi la pri- gionia e morte conseguente del Papa. In conclusione il L. P. se ci a Simmaco, a Giovanni e a tutto lità antiromane ed quasi nulla ci anticattoliche illumina ed informa intorno 1' ulteriore periodo delle osti- di Teoderico, pochissimo e fa sapere intorno a Boezio, spostato fino ad unirlo con Simmaco, o meglio, nella intenzione dell'autore, di un interesse tanto secondario da conservarne appena, e anche fuor di posto, il nome. 86 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO 27. Al racconto del L. P. possiamo unire quello del cosìdetto Anonimo Valesiano \ II anch'esso sia perchè si riannoda alla sia perchè, grazie alla copia e all'esat- tradizione ecclesiastica; tezza dei particolari, riesce importante perchè se la batte sia ; ^ d' osserva giustamente il un frammento o cenuna piìi ampia cronaca non possiamo, Mommsen, malgrado che si arresti alla (a. 526) determinarne precisamente la età. per antichità con Procopio. Trattandosi tone di frammenti morte Teoderico di Ma, continua , Mommsen, il d' « et ad tranquillitatem regni Theo- dericiani ita respicit (e. 59) et de moribus regis cuius ait usqtce nunc durare memoriam tempora extrema tam 61), per (e. se- eversum Gothorum principatum inter turbas bellorum civilium novas sub impera- vere iudicat ut , videatur scripsisse toribus Constantinopolitanis cominciato al nel seguente e. mente concorda Va ' 83 e. , ^ ^ » racconto dell' An. Vales. Il post II interrotto intorno al processo di Boezio, bruscamente in quell' istesso e 84, ripreso e finito nei capi 85-87, sostanzialcol Ph. C. ne pare quasi una interpretazione e nome, derivatogli dai suoi primi sotto questo ^ Enrico Valois (1636) e editori Adriano Valois (1681) un esteso aneddoto storico che solitamente, nelle stampe, fa seguito ai libri storici di Ammiano Marcellino. Quando si avvertì che 1' opuscolo nella sua apparente unità abbracciava due parti da riportarsi a due autori diversi, si distinse un Ano- nymus e 1 un lasciando fermo II, 1' epiteto vellamente edito in Chronka minora comune Valesianus. Il Mommsen che lo ha no- preferirebbe chiamarlo (p. 259) Chronica Theode- I, nciana. «Non * ma poco legati Non * un brano preso tale e quale da alcuni come un insieme di brani presi di qua e di è (l'An. Vales. Il) vuol essere giudicato là e spesso slegali loro». Cipolla, Bicerche, eie. p. 82. fra so Libii chronìcorum, perchè il Pfleilschifter op. cit. 10 dica: p. wohl nach gebildeter Kalholischer Geistlicher, wird « Mommsen Der Verfasser, eio wenig meinl vor » « dem Slurze des Oslgolenreiches geschrieben haben». È una congettura del Wailz, acceliala dg, Holden-Egger ed anche dal Duchesne Hodgkin {Thmlorich the Goth; the barbarian champion of civilisation. New lork and London, Putnam, 1891) che l'An. Vales. II vada identificalo col celebre Massimiano, vescovo cattolico di Ravenna (546-556). * (L. P. I t. ' p. Credo 277 n. 2) e dall' utile dar qui per intiero i capi che si riferiscono a Boezio. Già fin dal e. 83 sommariamente accennala la catastrofe di Boezio cosi « Ex eo cnim invenit diabolus locum, quemadraodum hominem bene rempublicam sine querella gubernantem subriperel »: è : ma tosto l'argomento di Boezio è interrotto, e l'A. narra nel resto del sizioni anticattoliche date da Teoderico (distruzione di un oratorio e. di S. 83 alcune dispo- Stefano a Verona) ed antiromane (ut nuUus Romanus arma usque ad cullellum uteretur vetuit), e nel e. 84 dei segni meravighosi (parti mostruosi, cometa, terremoto); dopo di che al e. 85 seguita la narrazione min. I p. 326 melodica della catastrofe accennata ss.): al e. 85, cosi (ed. Mommsen Chron. IL Il CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO al principio del processo, è re, a Verona (fin dal scoppia la ribellione ravennate) come nel Ph. C. muove 103); è Cipriano che 1' 87 81 quando e. 4 ed. P. 14, accusa contro Albino patrizio, solo (I p. r An. aggiunge che Cipriano era allora referendarias, poi divenne Comes sacrar um largitionum. L' accusa mossa ad Albino sono lettere mandate a Giustino La opposizione di Teoderico. tizzata ed è lui Boezio, non, il re che fa solidale il imperatore il governo di Boezio a questa accusa è dramma- come nel Ph. C. contro (1. e. P. 14, 105), senato del delitto, se delitto d' e' è, Al- Allora l'accusa è da Cipriano, non senza esitazione, sporta anche contro Boezio. «Il re, osserva 1' An., tendeva lacci ai bino. romani e cercava ucciderli » di (ì^ex avidus conimunis exitii; 101); perciò accetta l'accusa e mette in carcere Albino e ivi, Boezio presso battistero il della Dove mi pare evidente che non carica presente e futura e' Chiesa in agro Calcentìano. è nulla nuovo di se Cipriano e la designazione di imperfetta per noi, del luogo della prigione. Il , non la molto resto è sviluppo dei dati Boeziani. Ciò che l'An. aggiunge è il manda re la narrazione della morte di Boezio: chiamare Eusebio prefetto a (dove dunque egli di Roma a Pavia trovava); pronunzia, senza ascoltarne si ^ le di- sentenza contro Boezio e poco appresso ordina che sia ucciso fese, 85. Post haec coepit advcrsus Romanos rcx subinde fremere inventa occasione. Cyprianus, qui tunc referendari us erat, postea comes sacrarum et magister, actus cupiditate insinuans de Albino patricio, eo quod lilteras adversus regnum eius imperatori lustino misissot: quod factum dum revocitus negaret, tunc Boethius patricius qui magisler ciorum erat in conspectu regis dixit « falsa est insinualio Cypriani sed si Albinus et ego et cunctus senatus uno Consilio fecimus; falsum est domne rex». : : offifecit, 86. Tunc Cyprianus haesitans non solum adversus Albinum, sed et adversus Boethium eius defensorem deducit falsos lestes. Sed rex dolum Romanis tendebat et quae- rebal quemadmodum 87. vero vocavit tentiam; eos interficeret quem mox La plus credidit falsis testibus quam senatoribus. in agro Calventiano, ubi in custodia habebalur, misere fecit occidi, qui accepta cliorda in fronte diutissime ad ultimum : Tunc Albinus et Boethius ducti in custodiam ad baptislerium ecclesiae; rex Eusebium praefectuni urbis Ticini el inaudito Boethio protulit in eum sen- cum lorlus, ila ut oculi eius creparent, sic sub tormenta fuste occidilur. comune Eusebium praefeclum urbis Ticini » va assai probabilmente Ticinum » un « praefectus urbis » noi lo conosciamo, non un « praefectus urbis Ticini » Cosi dal passo risulla unicamente che il re era a Pavia, mentre dalla lezione tradizionale si deduceva comunemente che ci stesse Boezio. Le indicazioni sul luogo della prigionia e morte di Boezio si ridurrebbero all' « ager Calventianus » dell'An. Vales. II e alla distanza di 500 miglia da Roma del Ph. C. (I p. 4. P. 15, 120). • corretta col lezione Mommsen in i « ; . 88 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO nello stesso « agro Calventiano uhi in custodia habebatur ». La esecuzione è minutamente descritta. Segue nei capi 88-93 il. racconto della forzata ambasceria Papa Giovanni a Costantinopoli, della sua azione presso Giustino, del ritorno, prigionia e morte, racconto interrotto al e. 92 dalla esecuzione di Simmaco. Qui è col L. P. che l'An. andrebbe confrontato, ma ciò esce dai limiti del mio lavoro K Solo mi importa notare che qui Papa Giovanni non è, come nel L. P., mandato a ridomandare le chiese degli Ariani consecrate al culto di ma cattolico, Papa Papa gli stessi convertiti si rifiuta di chiedere e è meno accentuata che al non cattolicismo Anche ottiene. , cosa la che il morte del nel L. P. Sulla bontà della disposizione cronologica data dall' An. agli avvenimenti (processo. Boezio, legazione Papa Giovanni, condanna Simmaco, ritorno e morte del Papa) non cade dubbio, sia perchè in sé stessa è molto plausibile, sia perchè concorda col racconto • Tullavia mi par utile soggiungere qui il toslo dell'An. anche perchè riescano più ha suggerite (Mommsen, Ghron. min. 1, p. 328): Retliens igilur rex Ravennam, tractans non ut ilei amicus sed legi eius osservazioni evidenti le inimicus, immemor 88. che factus esso mi omnis eius beneflcii eum brachio suo, item credens quod Ravennam lohannem quam Sedis Aposlolicac praesulem et dicit ad polim ad lustinum imperatorem, religione et gratiae, ei dederat, confidens in pertimesceret lustinus imperalor mittens et evocans eum : « ambula Constantino- et die ei inter alia, ut reconciliatos in calholica restituat » papa lohannes ila respondit quod facturus es, rex, fac citius: ecce in libi ego non promitto me facturum, nec illi dicturus sum, nani in aliis causis, quibus mihi iniunxeris, obtinere ab codem, annuente deo, poterò. 90. lubet ergo rex iratus navem fabricari et superimpositum eum eum aliis episcopis, idest Ecclesium Ravennatem et Eusebium Fanestrem et Sabinum Campanum et alios duos, simul et senatores Theodorum Inportunum Agapitum et alium Agapitum, sed 89. Cui : conspectu tuo adsto, hoc deus, qui fideles cultores suos non deserit, eum prosperitate perduxit. 91. Cui lustinus imperator, venienti ila occurrit ac si galione omnia repromisil facturum praeter reconciliatos, qui se bealo Petro: cui data fidei le- calholicae dederunl, Arrianis restituì nullatenus posse. 92. Sed, buil dum haec aguntur, Symmachus caput senati, cuius Roethius fdiam haRoma Ravennam. Metuens vero rex ne dolore generi aliquid uxorem, deducitur de adversus regnum eius tractaret, obiecto crimine iussil interrici- lohannes papa a Instino, quem Theodoricus eum dolo suscepil et esse iubet; qui post paucos dies defunctus est. Ergo cunies populi ante 93. Reverlens in offensa sua eum unus de turba adeplus dacmonio cecidil et dum pervenisset eum usque ad hominem, subito sanus surrexit et praecedebal in exequias. Quod videnles populi et senatores coeperunt reliquias de veste eius toUere, sic eum summo gaudio populi deductus est corpus eius foris civitatem. corpusculum eius, subito lectulo ubi lalus eral IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO personale di Boezio Simmaco 89 quale non avrebbe nel Ph. C. taciuto di (il se coinvolto con lui nella stessa fortuna), sia perchè ce ne sta garante la esattezza di altri particolari (Cipriano re- Comes, Eusebio ferendario e poi X ager Cai- i^raej'ectus urbis, ventianus). Che r An. Vales. 28. narra a partire dal e. governo Teodericiano e pili contro ; Simmaco presenti Il ci 83 quale prova insieme dei fatti che l' un nuovo indirizzo nel d' che gli eccessi contro Boezio prima, poi Papa Giovanni e concepisca quale li sultato d' una maligna, diabolica influenza ; che a esposizione dia un certo colore scritturale S sono cose e che si spiegano ottimamente data l' indole religiosa Ma volta anzi superstiziosa dell' A. vano ancora ch'egli di ci dia il persecuzione religiosa ; il qualche non proBoezio come un fenomeno contrario risulta dall'esame del Poiché ha innanzi delle buone fonti, l'An. testo. evidenti , tutte queste cose processo di anzi ri- tutta questa è condotto a distinguere nell'ultimo periodo della vita di Teoderico due fasi: r una di prevalentemente politica a cui appartiene ostilità il processo di Boezio e anche la condanna di Simmaco, l'altra di prevalentemente religiosa a cui appartiene ostilità missione di la Papa Giovanni. Persino quando al e. 83 1' A. ha cominciato a parlare di influssi diabolici, non ci presenta però questi rivolti « Ex eo enim contro un cattolico, ma contro un buon cittadino intenit diabohis ìocuììi, qaem ad niodam hominem bene remj^ubHcam sine querella giibernantem subriperet ». E al cap. 85 : dove riprende i-:ersiis il Romanos tingere che subinde fremere si ». dice che di corte; vi alludono fors3 i titoli ricordati di Cipriano, vi allude pili chiaramente ' Sono le osservazioni su cui qua e là torna è svolta a p. 93 n. 2; pera tolte dal frasi « V anonymus parlando Vangelo, in modo da Cristo e le sue vittime a Cristo stesso ». debat et quaerebat Mr. XIV, ; ad- l'at- quem ad modum eos il avvicinare E espressamente 1' actus cupidi- Cipolla nelle Ricerche etc. L' ultima del processo contro Albino e Boezio, ado- Teoderico cita cap. 86 inlerficeret » Lue. XXII, 2; poi i «falsos testes » e Boezio in confronto col « falsum tesiimonium 1 « coepit re il Anzi l'An., forse per direttamente o no, al Ph. C. non dimentica nep- fa, pure l'intrigo racconto di Boezio, (ivi) « in ai giudei sed rex dolum crocifissori di Romanis confronto con Mt. ten- XXVI, 4 ; che Cipriano addusse contro Albino » o « testimonium falsum » di Mt. XXVI, 59 e Mr. XIV, 56; poi « ex eo enim invenil diabolus locum » del e. 83 in confronto con Lue. XXII, 3 « intravit autem Satanas in ludam ». 12 90 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO tate introdotto a spiegare l'azione del delatore. che sistere su questo, Ph. C, i puramente cioè tutti sono capi d' accusa Inutile poi tali quali ligiosamente la il civili. Liquidato Boezio comincia l'altra fase riepilogata nel Papa Giovanni, ed di in- ha li nome è allora che l'An. Vales. qualifica più re- condotta del re: « Uaven- Jìediens igitur rex nam, tractans non ut dei amicxis, sed legi eìus inimicuSj, inunemor factus omnis eìus henepcii et cjratiae qtiam eì dederat etc. ». Eppure la figura di Simmaco si stacca dal nuovo sfondo. Mentre il — Papa agisce a Costantinopoli, « Symmachiis caput senati Roma Raveìinam: metuens vero rex ne dolore ge- dedacitur de neri aìiquid iiissit ndversus regniim eins tractaret, obiecto crimine Siamo dunque dinanzi nd un sospetto politico, iììterfici ». benché già sieno cominciate non proprio tutte gare e rappresaglie di colore, se le di sostanza, religiose. In conclusione l'An. Vales. Ph. zio dal il C, al dipende per II il processo di Boe- quale però aggiunge alcuni particolari esatti e racconto della esecuzione capitale. Nelle ultime vicende Teo- dericiane distingue, a diff'erenza del L. P., due fasi r uno prevalentemente politico l' , altro o aspetti, prevalentemente reli- gioso. 29. Procopio, compagno a partir dal 527, di Belisario nelle sue tre grandi guerre Persiana, Vandalica e Gotici, in qualità di assessore segretario o consultore legale ci Ypa^eù?), dei contemporanei ^ Giacché verso quello che di Boezio e di cratici : in istoria « ùuo- Simmaco 536 a il Roma potò udire diceva nei circoli aristo- si Boezio e Simmaco, perchè in un compendio, trascurando le piccole differenze alla (-jiàpe^po;;, (tù[x[3ouXoì;, rappresenta la tradizione che direi volentieri profana cronologiche, ce d'argomento Ph. C. : è « invidia la calunniose accuse civile » li manca. riunisce Il pessimi di ; Papa Giovanni racconto sembra ispirato maligni » che genera condanna i molto proba- sedotto Teoderico dalle quali quali macchinatori di novità ma due « bile che Procopio avesse a sua disposizione oltre la Ph. C. altre • » ; poiché è Dalla edizione del Comparetli della guerra Gotica di Procopio (P^nli per la sto- ria d'Italia. Istituto storico italiano, Roma Procopio, e di su quella stessa edizione do 189S. Prof.) ho tolte le poche cose che dico di il racconto che concerne Boezio e Simmaco. i CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL non fonti, fosse che orali, 30. morte Non inflitto diremo che ma una ripetizione semplice, il suo racconto non è una riconferma della versione boeziana. mio compito discutere qui è 91 genere di le notizie sul a Boezio (ed altre quistioni accessorie) secondo le tre contemporanee or ora esaminate, se non forse per riflettere quanto presto la leggenda si formò sulla realtà dei fatti, o forse, fonti meglio ancora, quanto presto la fantasia dovette lavorare per supplire la oscurità dei fatti. L' An. Vales. II è il più completo in queste notizie, e certo alcuni dati molto precisi (Eusebio prefetto di Pavia, l'agro Calvenzano) diflìcilmente credere inventati. Ma non si potrebbero si abbandonò anch' egli un poco a fantasia o a leggenda popolare, descrivendo lo schizzar degli occhi suo soccombere a colpi di bastone di Boezio e il suo racconto spadaj, che la di il si paragoni con quello specialmente se ? del L. P. che parla di mentre Procopio si tiene sul generalissimo è'xT£iv£? Anspada forse non è altro che una congettura, trattandosi due cittadini così illustri. 31. Mette conto in quella vece discutere una opinione che farebbe di Boezio una vittima più che altro della sua imprudenza, scemare se non a togliere intieramente fede e tenderebbe a al suo racconto nel Ph. 0. M. de una Blainville avea già accennata un suo viaggio manoscritto blioteca britannica. Secondo di cui lui « se e alcune altre persone distinte, tale tendenza in è dato l'estratto nella bi- ci Teoderico fece morire Boezio ciò fu per larmente perchè aveano congiurato contro buone ragioni, singodi lui ». Il Tiraboschi riferendo questo giudizio, potea facilmente sbrigarsene come di giudizio arbitrario, contrapponendo a quella del Blainville l'autorità stessa (contrastata) di Boezio. Ma oggi la tendenza riappare ben altrimenti seria nell'Hodgkin. Egli identifica Ph. C. latore di Boezio di cui è parola nel sono indirizzate le lettere 40, 41 siodoro. Questa identificazione del L. V ' storia Cfr. Cipolla, goiarum di delle Ammessa una Cipriano de- Vanae non ammette dubbio che di Cipriano sapp-amo dall' An. Vales. nemente accettata ^ il col Cipriano a cui II di Cas- in base a ciò ed è perciò comu- tale identificazione, noi ab- Considerazioni sulle Getica di lordanes e sulle loro relazioni colla Hi- Cassiodoro senatore. Tor. 1892, p. 14. Stewart p. 42. Ulteriormente 92 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO biamo in mano una fonte preziosa per informarci meglio sul conto di Cipriano: ora le informazioni di Cassiodoro sembrano all'Hodgkin assai favorevoli a Cipriano e piti attendibili che non quelle di Boezio, agitato da una passione da cui Cassiodoro era immune. Questi in sostanza concetti che l'Hodgkin svolge a lungo per i gettare poi, concludendo, un' ombra di sospetto sulla equanimità dei giudizi di Boezio. ancora Pili severo Hodgkin dell' tara alle affermazioni di Boezio, vittime altro le » « : ' è G. Schneege ^, quale il pur facendo la , quale arriva ad affermare senza il Teoderico fu costretto a punire Simmaco e Boezio per loro relazioni coli' Oriente ». 32. Ora la prima cosa che mi par da discutersi Boezio che altra volta lità di taluni cosi arditamente si respinge. Certo e Boezio violento nei suoi giudizi nel Ph. suo socio in scurra » qualche e officio e « deìator » (Ph. C. C: che Boezio si lagna che r accusarono di tramare per Ha il nemo iiuhx in causa appare almeno un poco informi p. 4) Ili il caso di Decorato chiama ^. Ma « ìieqaissimus ora non si tratfa bensì della sostanza di essere straniera dominazione dei Goti. ci egli singoli e parziali apprezzamenti, dei fatti. è l'attendibi- accettava ad occhi chiusi ed oggi da si propria non va mai scordato, di , arresta reverente dinanzi alle « si stato calunniato libertà la stessa da quelli romana contro la ragione in questo od ha torto ^ meglio, prescindendo per ora dalle testimonianze di Cassiodoro su Cipriano ed Opilione, sono motivi per dargli piuttosto ra- ci Tliat is the question. Ora io non ì non basta per dar ragione ad uomo in gione che torto, o viceversa dimentico che per sé cose di tal fatta né la scienza, né la onestà del carattere mini d'un carattere per altro onesto e leale (come p. : uo- es. il Settembrini) hanno mentito o per difesa propria o per passione politica. 1' Ma il Opilione del Ph. C. Ph. C. é una vera (I p. 4) e propria apologia fatta con viene a identificarsi col fratello di Cipriano a cui sono in- dirizzate le epistole 16, 17 L. Vili delle Variae e che fu dopo Cipriano romes sacrarum largitionum. Cipolla, Per la storia d' Italia dei suoi conquistatori nel M. E. piìi antico, p. 687. Theoderich der Grosse in der Kirchlichen Tradition des Miltelalters (Deutsches Zeitschr. fiir Geschichtswissenschaft XI, 18-45) cii. da Cipolla op. cil. ' * ^ Noto che il Cipolla op. contro Cassiodoro, Var. V, 3-4. cit. p. 513 accetta il giudizio di Boezio III p. 4 su Decorato CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL un 93 propaganda politica contro i Goti da sé una condanna, o nell'inattizzare odio contro il Goto, ha avuta Boezio una spinta intento pratico tento di è ? libro di 'i istinto di deprecar ha avuto neir a mentire, a tacere la verità? Il Ph. C. non è apologia pratica intesa a deprecar da sè la la è perchè, se mai, questo si può pensare Boezio condanna: non cui come ad opera già composta alstylo etiam 4 « cuius rei seriem atque veritatem memoriaeque mandavi », benché anche lì dica « ne latere j)onon lo é, perché non avrebbe in termini severi steros qiceat » facesse lude I coir autodifesa a p. : ; e provocanti parlato del re, da cui dipendeva sua morte. Invece non solo é chiamato fminis il ma exitiij velame a di versi (I p. IV riprese (I e. 4; pili la sua vita 4) rex acidus e. 1 ; ib. e. la e coììi- 2) sotto poco strani, è preso di mira. Ninna speranza di liberazione trapela, sì piuttosto l'aspettativa, forse crescente \ ^. del supplizio Boezio dunque non scriveva per ingraziarsi i contemporanei, almeno non i suoi nemici, non i potenti nelle cui mani erano le sue sorti. Né credo si possa il Ph. C. considerare come un libro di propaganda politica contro i Goti, nel qual caso poteva giovare a Boezio l' atteggiarsi a vittima di una palese e violenta ò ingiustizia osta : il carattere così serio e filosofico del Resta che Boezio scriveva pensando ai posteri : libro. ora dinanzi a costoro che interesse aveva ad atteggiarsi piuttosto a vittima che ad eroe giacché non sarebbe forse stato eroismo ? in mano contro si fa 33. A) Ma lo straniero la causa di Roma prendere ? poiché é dell' autorità di Cassiodoro nelle Varìae che uso per combattere Boezio e le sue affermazioni, vediamo quali sono le testimonianze Cassiodoriane intorno ai delatori B) e quali conseguenze dello sventurato filosofo, se ne possano ragionevolmente dedurre. Nelle Variae abbiamo quattro lettere concernenti Cipriano; due (V, 40, 41) scritte a nome di Teoderico nell' anno 524 (prima del I Settembre) e due (Vili, 21, 22) a nome di Atalarico nel ' Ph. G. * Stewart II p. p. 5 8 n. tamtin aliquid relihare nente condanna. f. 1 « tu.... qui nunc cotitum gladiumque solicilus perlimescis nel Ph. G. conabimur » IV p. 6 « quamquam vede espresso il » angusto limite lemporis saepti timore e il sospetto di una immi- 94 IL CRISTIANESIMO DI 527. Colla prima (V, 40) viene conferita carica la SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO a lui ancora semplice referendario comes sacrarum largitionum di ; la seconda (V, 41) annuncia al senato questa graziosa nomina reale: e queste due lettere riaccostate a ciò che del Cipriano delatore di Boezio attesta provano l' TAn. Vales. A cui, non bastando i favori 527 (Vili, 21) accorda il concessi da Teoderico, Atakrico nel titolo di patrizio, ragione dei tempi (a. 524) II e fatta identità del personaggio. comunicando poi (Vili, 22) L' annuncio di per sé già onorifico di queste viene accompagnato da lodi quali non si la cosa al senato. cariche e potrebbero dignità desiderare più lusinghiere. Creandolo comes sacrarum largitìonuni (così in sostanza la lettera Y , 40) coni' è , il pur non concede suo un re solito , una grazia no, ricompensa dei servizi. E i servizi che Cipriano ha resi come referendario sono rettoricamente amplificati. Essi gli hanno già acquistata tanta fiducia da parte del legationis officimn... ad siimsuo signore che ne QhhQ Eoae favore, mae ; peritiae viros^ disimpegnandosi anche qui mirabilmente così per la sua perizia nelle lingue (instructus trifariis linguis) come per la sua abilità diplomatica in mezzo a gente pur così astuta. Ma quello su cui insiste di più è la sua fedeltà al re si laudibus pretiosior cessit meritis tuis cunctis diliguntj, inortaHa venerantur etc. », fides, quam « : Ac- divina dove, sapendo quello che noi sappiamo intorno al presunto tradimento di Boezio, alla parte avuta da Cipriano nel deferirlo, cose tutte, quando veniva scritta questa lettera, freschissime, si è tratti irresistibilmente a pen- sare che queste lodi alla fedeltà di Cipriano copertamente allual fatto in cui essa s' era recentemente esplicata, e contengano anche una punta contro qualche altro che se ne era mo- dano strato così sfornito. di -Lo stesso tono panegirico nella lettera reale E un onore nane profecto presentazione del nuovo cornes al senato (V, 41). che il senato riceve col nuovo collega virum (quem et nos elegisse deceat cui sicut fortunatum fuit a nohis stilo coettìi honorum dovinato di chi quis si lege sociari ». tratta : « et « habetis ros suscepisse I senatori debbono aver in- Cognoscitis profecto quae loquimur, enim vestrorum a Cypriani devotione summotus qui solacia eius petiit, mox conveniate erigi, ita laudabile erit ve- beneficia nostra est? suscepit », il nam che IL CRISTIANESIMO DI nuovo (li ci SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO 95 fa pensare alla parte rappresentata dal senato nel- l'affare di Boezio quando stette concorde per il delatore contro il Cipriano sono qui estese alla sua famiglia, padre Opilione che sparge sul neo-eletto una luce di nobiltà. collega. al E le lodi di Tre anni dopo, dargli la vena delle lodi Atalarico titolo di patrizio, il non è punto esaurita. Nel nuovo ne enumera le di benemerenze, cominciando da quelle che nelle due lettere precedenti erano state neglette, prime in ordine di tempo, le bene- merenze militari anteriori alla stessa migrazione gotica in Italia. ricordatene brevemente le benemerenze civili sotto il padre E come referendario e conte, rallegra che si come al padre della florida età, così tocchino a lui quelli della età modo trova lodar anche di tica in tutto e per tutto. « Primum^ qiwd non niinimae praeslat initium, infantia eorum frutti ; e squisitamente educati alla go- figli i i matura laudis nota palatio. Sic fetus tuù more aquilae se prohantes, regales oculos ab ipsis paene cunaest bulis pertiderunts relucent etiam gratta gentili nec cessant ar- moruììi imhui fortibus institutis. Pueri stirpis ronianae nostra lingua loquuntiir, eximie iudicantes exliibere se nobis futuram fidem (il solito motivo della fides), quorum iam videntur aff'ectasse sermonem ; habemus unde tihi, felix pater ^ praem^iam detuorum nobis animos optidisti ». beat referri, qui et filiorum Tutte queste lodi sono ribadite nella lettera con cui patrizio è presentato al senato vi si insiste : sull' nuovo il onore che fa a Cipriano l'aver goduta costantemente la fiducia di due re, avan- zando negli onori rapido ed assiduo. 34. Ancora più significante mi sembra nuazione del panegirico concernenti Ph. del il C, sia pure che non si possa argomento, appare intuitivamente certa. si dice marito d' ritrovare la conti- dimostrare con E una donna della famiglia probabile che abbiamo qui trigo di cui Boezio a. il Cipriano nelle due lettere (Vili, 16, 17) fratello suo Opilione, la cui identità coli' Opilione di si un terzo di Basilio, membro non riflessa ; si im- è dice vittima. Colla lettera Vili, 16 in data che era stata già di suo fratello. tutte, non della congiura o in- 527/528 Opilione riceve quella stessa carica rum nessun poiché quest' Opilione certo le principali lodi direbbe quasi, come ; Ma di comes sacra- a questo vanno , se Opilione splende di una luce altra volta.il cardinal fratello o 96 SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI un comes- fratello. Le cariche più insigni sono come nipote, così un patrimonio nella famiglia di Opilione lione (com'è chiamato, non (^ui, ma V, ebbe le ; 41), (Cipriano). Opilione è cresciuto alla scuola di luì dinem sub fraterna lamie didicisti, implebas laborìbus socium et num... cui il fratello milUiae or- « : mutuo conexus affectu consiliorum j^artìcipatione (jerrna- e vi è cresciuto così bene da spiegare » padre Opi- il ebbe le una fedeltà che nei primordii incerti del regno di Atalarico fu utilissima. Questa dignità di conte è un compenso per una risposta telli, i « servizi resi ed anche, pare, ai due fra- Avrai, dice la lettera, tutti una vantaggi della ca- i enim ut aliqua calumniae machinatione quatiantur abstt : i nemici che non dovevano mancare quali nel pensiero del redattore della lettera formano cosa sola. rica ai qui actionis suae firmitate consìstunt. fuit enim tempus , cimi per delatores venarentur pone la solidarietà dei deponite (plurale che sup- et iudices. due presente allo spirito di chi fratelli, scrive) iani formidinem^ qui non habetis errorem : fructibus restrarum utimini dignitatuni; nani quod vobis etc. >. E qui torna « Conferimus tibi honoin campo il fratello e la sua fedeltà rem germani ; sed tu fidem eius imitare servita » Due concetti : . questi, il fratello e la fedeltà che tornano nella lettera nato (Vili, 17). Dopo aver lodato il padre di al se- Opilione, l'epi- « Sed quid antiquam parentum eius restolografo si riprende petimus nobilitatem, cum vicina resplendeat luce germani? cuius non dicam p)rooGÌmitati sed vel amicitiae coniunctum fuisse potest : Huius esse laudabile. hoc potius E « si sit virtuti ita se sociavit atque conexuit, ut incertumj qui magis praedicetur ex altero ». torna anche qui ad un panegirico cumulativo della fedeltà: hinc est quod norunt regibiis serrare fidem, quia nesciunt vel inter aequales exercere 35. rite, Da perpdiam ». tutte queste testimonianze che ho distesamente rife- perchè mi pare ci introducano un poco nello spirito e nei costumi del tempo, per prima cosa mi pare loro materialità i fatti esposti si riconfermino nella da Boezio nel Ph. C, la parte cioè presa da Cipriano e da Opilione nella sua caduta. Giacché è ben vero che del servizio (presunto servizio) reso per narca, nelle lettere analizzate non ma innanzi tutto le- ampie si fa tal via al mo- mai espressa menzione ; lodi di cui Cipriano è oggetto coni- SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI 97 baciano a meraviglia coi fatti attestati da Boezio e riescono, supponendoli, e poi la concatenazione degli eventi si pili intelligibili; presenta di per sé stessa assai eloquente. Alla disgrazia di Boezio vediamo immediatamente succedere noi Non e dei suoi. è naturale la elevazione di sospettare il 1' Cipriano cui profuit? is fecit non sarebbe assai più inverosimile supporre che Cipriano quale della disgrazia di Boezio neo, di quel che sia partecipato un ma po' dappertutto, come là si e magisterium col il più attivamente officioriim e nuove, tenda sempre, come a scavalcarsi l'un l'altro. Ora Boezio giunto con figli , rimasto estra- ambiente delle corti vecchie all' sa di quante invidie sia pieno e del resto le sia credere, sulla fede di Boezio, che vi abbia il Chi ripensi ? avvantaggia, si all'apice che altrove, consolato dei il grandezza, della dovea essere a tali invidie più d' ogni altro soggetto che ne sia caduto vittima sarebbe la ipotesi che dinanzi alla serie dei : fatti ci offrirebbe più spontanea, si anche quando non fosse la spiegazione che Boezio ce ne dà come certa. 36. che si Ma non è la materiale esattezza dei fatti narrati da Boezio contesta, bensì sul loro carattere morale che si disputa; non si nega che Cipriano abbia avuta parte nella catastrofe del ma sofo, si doro, che 1' nega o si tende a negare , sulla parola abbia fatto per quei bassi motivi e di filo- Cassio- quei loschi in- Orbene a questo riguardo mi pare tenti che Boezio gli rimprovera. innegabile che le lettere analizzate costituiscano una vera e propria apologia di Cipriano Non e dell'opera sua, una smentita alla così ampiaun uomo che ha fatto quello che noi sappiamo aver fatto Cipriano, che ha deferiti come rei d' alto tradimento due personaggi, quali erano Albino e Boezio, se non versione Boeziana. mente si la fedeltà si loda così senza riserva monarchica , d' crede alla lealtà, alla giustizia del suo operato. Stewart dello per conciliare ^ le Il tentativo due versioni Boeziana senso critico. Ben è vero che il Cas- e siodoriana mostra la sua buona volontà, non onora troppo il suo giudizio favorevole a Cipriano, sfavorevole a Boezio risultante dalle Variae va direttamente rife- * Op. cit. irreconciliable » p. 44 ; « the two accounts (di Boezio e di Cassiodoro) perchè Cassiodoro loderebbe quasi unicamente catesca di Cipriano, mentre Boezio ne biasima la disonestà. l' are not absolutely abilità, si direbbe, Lo Stewart avvo- s'è, io credo, per giudicar cosi, arrestato troppo esclusivamente a Variae V, 40. 13 98 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO rito alla cancelleria ostrogota ; là si dovea credere e credeva si che l'uomo colpito cosi duramente dal re fosse un traditore, e chi r avea deferito il salvatore coraggioso della monarchia. Ma non solo non e' è ragione nessuna per negare che Cassiodoro personalmente dividesse le idea della cancelleria, sì ve ne sono parecchie per recisamente affermarlo ^ Posto pure infatti che la sua carica di segretario anche quando non lo obbligasse a comunicare onorificenze era convinto della loro giustizia obbligava a diffondersi tanto nelle lodi a Cipriano bligava a tornare su questa figura del delatore r onorificenza regale andava a suo fratello ? ma , anche , chi lo chi ? lo ob- quando V obbligava ad chi insistere tanto sulla fedeltà dei due al monarca, a prenderne le difese? (Vili, 16, p. 247, 16 ss.). Tutto questo non si fa senza almeno mostrare di mettersi dalla parte di coloro che si lodano ^. Fu semplice mostra o convinzione ? per debolezza e viltà d' animo abbondò Cassiodoro in lodi che interiormente credeva immeritate, fu realmente convinto di doverle tributar così ampie ? Ecco una quistione che noi non possiamo risolvere. Questo però mi sembra si possa dire, che anche accettandole come sincere sulle labbra di Cassiodoro, la sua autorità morale non è tanta da farcele accettar come vere e giuste in sé. Cassiodoro non è tal carattere da smentire poter neggia la sua volubilità. Il efìScacemente Boezio suo epistolario alla collezione di certi giornali, dove si lo : rassomiglia dan- molto può trovare una lode costante, una approvazione assidua degli uomini politici che coi criteri più diversi, al potere. coi Cassiodoro piìi ci opposti programmi sono succeduti si apparisce un adoratore del successo. suo entusiasmo, anche se sincero , per Cipriano si Il spiega suffi- cientemente col fatto, che egli era riuscito, non basta a provare • Perciò non ha luogo l' altra osservazione dello stesso conciliazione Boezio-Cassiodoro. Questi * is Stewart per rian monarch, and that the letters of his Miscellany, far ali their and modem character * Il op. » instances do not curry much cit. wealth of wise saws p. 51. quae vere dicitur alle lodi per II in lode della famiglia Anicia nobilis, p. 69 n. 1) che non manche- Cipriano un biasimo, per quanto coperto, di Boezio, «familiaj dice, foto orbe prae- quando ab ea adionis probitas non recediti. La lettera è eloquenza di questa riserva nelle lodi agli Anicii spicca ancor meglio quando confronti coli' entusiasmo per la famiglia di Cipriano. del 535 e si vagheggiata conviction with them on questions of moi'al Cipolla anzi osserva giustamente (An. Vales. rebbe nelle Variac accanto Scrivendo X, 12 al senato dicata, la writing merely as the mouthpiece of a barba- l' IL CRISTIANESIMO DI che egli avesse ragione. « A epistulae scriptae publico summo magistrata et in nem movent exilitate sua a SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO 09 buon diritto T. Mommsen scrisse nomine per tempora turbulentissima rerum fluctibus collocato admiratio: Sylloge Cassiodo- vaniloquentia. et rana in ipso de imperio Italiae Gothorum Byzantiorumque con- propemodum internecivo bello furente flictu nuUum quod edita verbum habet, quo aut Germani ofFendantur vel lustinianus, ingenium auctoris testatur et pavidum et callidum et ita umbratile, ut ne ii quidem laudare queant qui imitantur. hoc certe ne mente imperio ipse auctor adsecutus est calamistri s suis , una caderet licet ditissimus et summo loco constitutus. sed experimentum antea fecerat ob provectum ab Amalasuntha impetratum laudibus eam magnifìcis extoUens, deinde caesa ea interfectori eius Theodahatho non minorem verborum copiam subministrans, itemque omnes stigias has mox sibi successori huius Witigi regi, denique prae- contrarias uno volumine coniunctas palam proponens, quasi adulationis scholam exemplorum varietate com- mendaturus 37. » Ma \ una circostanza speciale che getta sulla figura vi è non solo di Cassiodoro, bensì di Cipriano e del* fratello Opilione una luce sinistra e, pur sinistra coni' è, atta a farci penetrar più addentro ragioni riposte le dramma del vien data lode (Vili, 21) d'aver suoi figli ; 1' e educazione gotica si ma vano apostasia dalla romanità loda non me d' si e della lingua. alla A Cipriano foggia gotica estendeva non solo delle armi, rei di boeziano. educati Col che padre e ; figli all' rende- si un Cassiodoro che ne rialza certo ai nostri sguardi, si i uso li rimpicciolisce e a pare che sia altra gloria per Boezio l'essere caduto per opera uomini che rinnegavano Di qui noi possiamo più addentro le ragioni la romanità. farci strada della a catastrofe comprendere meglio e di Cipriano, Boezio. Opilione e fino ad un certo punto insieme con essi Cassiodoro non rappresentano solo degli interessi individuali, rappresentano un indirizzo politico. La conquista d' Italia fatta coi suoi Goti creava un grosso problema a Teoderico: come tratterebbe ma ancora numerosi e per certi * Pref. alle Varine p. XXII ss. lati possenti Romani ? i vinti, userebbe 100 una SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO TL CRISTIANESIMO DI una politica di simpatia o di terrore? salvo r inevitabile sudditanza ad una d' uguaglianza coi Goti, od una peso della sconfitta politica che mettesse, li un piede dinastia gotica, su che facesse loro sentire tutto il Teoderico stette francamente per la politica ? della simpatia, vi stette vincendo ogni pregiudizio di razza e di La religione. politica conciliativa coi Romani agevolata dai gli fu dissensi in cui questi erano al punto di vista religioso con TOriente un carat- bizantino, dall' aver trovati uomini di una cultura e di tere morale superiore limiti, Ma Cassiodoro. litica conciliativa come , non Boezio Simmaco ed , entro , certi capisce agevolmente che a questa po- si tutti dovessero essere favorevoli pisce che parecchi, molti dei Goti bramassero una ca- si ; politica piìi gotica, più sfruttatrice della vittoria, che costoro formassero partito a Corte, che anche qualche romano a loro In mancanza di un accostasse. si basterebbe a dimostrarlo quella rivoluzione d' altro Palazzo che strappò ad Amalasunta, accusata (continuatrice in questo della di romanizzare la educa- di Teoderico), politica zione e la tutela di Atalarico. Questo partito gotico spalleggiava manifestamente i soprusi a carico Romani dei a ; questo par- ammiratore sincero della politica conciliatrice tito Boezio, Teoderico, tanto più sincero quanto questa meglio coi suoi sentimenti e i suoi interessi, virilmente La pose, impedendone caso per caso varie prepotenze. riuscì perchè partito era debole. il Ma il partito gotico cominciò il malinteso religioso e perciò stesso fu resa una intesa politica, e crebbe via via che si meno futuro cessore Giustiniano. Questa luce che splendeva ognor in Oriente die derico, fin buon giuoco di Il Romani, che doli. Il si e' era, e viva fossero omai nelle circostanze a rendere per tristezza e per sconforto sospettoso tentati non era accarezzandoli 1' ma serie di sven- triste, animo i atterren- suo appoggio il Tanto più facilmente in quanto che una ture e di contrarietà contribuiva vasuc- propenso, in so- poteva quel pericolo scongiurare, partito gotico avea e saliva. Romani e loro i Romani pericolo che guardar verso Bisanzio ora piìi il gotico per mettere Teo- al partito qui così fiducioso dei spetto contro di essi. dissi- difficile chiarì meglio Giustino e quello del suo nipote e lore politico di op- si cosa gli a rafforzarsi dal giorno in cui tra V Italia e Bisanzio fu pato di coincideva politica sfiduciato -e del re. Il Pfeil- SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI schifter ne ^ una diligente enumerazione fa genero Eutharico erede del nipote Sigerico , presuntivo del figlio : prima trono del re de' Burgundii la morte del V assassinio poi , 101 per cui , questi nuovo indirizzo bizantino che ih seguito alla morte di Trasamondo (estate 523) prendeva la politica dei Vandali, la morte stessa di Papa Hormisda (6 Agosto 523) che gli era stato sempre amico. L' ascensione del partito gotico dovea segnar la mina di coloro che lo aveano sempre principale tra combattuto, che ne aveano attraversate le mene godeva Corte che a e azione fiducia l' franca spiequesti, per la alienavano ancora più gli si ; il ; gata in senso romano, Boezio. Fu lui stesso che prestò porse il Era veramente reo egli partito ostile ? Ecco ciò Fu Albino e con maggior fervore lui stesso il tra lui e delatori d' Albino, i una partito gotico, Vinse facilmente romani o che ^, che sembrassero il lui il si ten- senato. Allora fu rappresentante e perchè lotta corpo a corpo, vindice si voglia del lotta suprema. partito gotico e per opera dei suoi elementi 1' apostasia riesca di per sé i pili mala consigliera, o opportuni per trascinare nel nuovo r animo del rizzo politico tra Boezio giorno in cui vide che rappresentanti o agenti che dir i ma che assunse la difesa deva a coinvolgere con Albino nel processo della romanità e Bi- o le lettere una invenzione del ? che non potremmo decidere, non era implicato nella accusa. d' fianco, una corrispondenza con sato di alto tradimento, in base ad sanzio. il destro alla calunnia dei nemici. Albino era stato accu- re. indi- Forse giungevano anche dall' 0- riente le prime voci confuse o dei progetti o dei decreti di Giustino, e se non provocavano tavano la morte di il processo, nò la prigionia, politiche e in parte anche religiose, che goto-ariano; il afi*ret- Boezio vittima di quelle passioni e tendenze partito che se vedeva di costituivano mal occhio le il partito condiscen- denze romane di re Teoderico, non dovea neppure contemplarne serenamente • * Op. cit. la tolleranza religiosa. p. i69 ss. anche Ludo Moritz Harlmann Band (Leipzig, Wigand 1897). A p. 223 Der Referendar Gyprianus, einer von der Ròmern, welche sich ganz an dio Cosi come ho esposto, mostra di guardar le cose nella sua recente Geschichte Italims scrive: « im Mittelaltcr, I Golhen angeschlossen halten, klagte den Patricier Albinus etc. ». 102 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO Art. La 38. 3. tradizione storica sulla morte di Boezio. Dopo aver esaminate è giusto dare le testimonianze dei contemporanei, uno sguardo rapido alla opinione vedere come e quando formasse si la posteri, dei tradizione che per riguarda espressamente e saluta Boezio qual martire. Gregorio di Tours (538-593) Papa Giovanni tirio di senza molta confusione si : mostra informato del mar- attribuendosi tra vanni quella persecuzione contro il L. P. non altro a Papa Gio- che ricordano in termini, gli 1' Ariani che fu opera di Giu- stino e tacendosi completamente della missione pontificia a Co- stantinopoli. mentati Ma Simmaco e Boezio non sono in nessun modo ram- . Più significante ancora GregorioM. (540-601). 2 dei suoi Dialoghi unicamente per narrare due miracoli occorsigli nel viaggio, a Costantinopoli uno, e r altro nell' ingresso suo in città. Nel L. IV e. XXX narra dell' annuncio della morte di Teoderico dato miracolosamente da un solitario dell' isola di Lipari al padre del suocero di Giuliano (morto sette anni prima che Gregorio conè l'attitudine di Questi parla di Papa Giovanni al L. segnasse allo scritto il Ili e. racconto avuto da lui) con queste pa- Etiam mortitus est: nam hesterno die ìiora nona inter Ioannem Papam et Symmachuyn patricium discinctus atque discalceatus et vinctis manihus deductus, in hanc vicina,m Vulcani ollani iactatus est. Quod UH audientes sollicite conscripserunt role : < , diem atque in Italiam reversi, eo die Theodoricum regem invenerunt fuisse mortuum, quo eius exitus atque supplicium Dei famulo fuerat ostensurn. Et quia Ioannem papam affligendo in custodia occidity Symmachum quoque patricium ferro trucidavit, ab illis iuste et in ignem missus apparuit quos in ìiac vita Ì7iiuste iudicavit ». Una ragione di simmetria è troppo poco per CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL credere che Boezio sia stato soppresso (Inter machum): tanto religioso, me Gregorio a Sym- non menziona punto Boezio tra L' ignorava, o concependo la persecuzione sot- le vittime di questa. un aspetto et che poi l'A. viene a parlare per conto suo piti della persecuzione teodericiana e to Ioannem 103 pare non credette Boezio in questa compreso? abbiam riferisca al racconto del L. P.: ora si visto già che parte affatto secondaria tocchi in questo a Boezio e com' egli vi stia fuori di quel posto che secondo verità crono- logicamente compete. gli 39. Con Gregorio M. connette un si monumento di cui è pur necessario dir qui una parola, perchè la fantasia del Biraghi ne ha tratto per martirio di Boezio e l'autenticità d'uno tra il opuscoli teologici senza mento che vedo accolto A. Graf^ Nel notissimo dittico II, 1755 tav. 8 voi. 3 p. 14) e dypt. voi. 1794 ed. di nel ma margine il Biraghi nel del libro le mani ^ (Thes. vet. credette leggere a stento volume che sta al piede al piede de- ANICI SEVE RINI BOETII ve EX CONSUL PATRIO L U M E N V V DEFENSION SUE ms MENEA « E(/o, locis Prof. ma a sinistra stro del console sedtito M MAL11 ANIC1 TORQUAT SEVER . CONTRA liibito edito dal Gori dal leggere: che tiene fra IN FID Monza persino suoi p. 243) e dal Frisi (Mem. di Monza che dal Gori stesso, per congettura, fu interpretato di Boezio, sì, discussione i un argo- solo che sia certamente spurio!) (il scrive però il Mommsen, qui BOETII OP CONSOLATION V. C. (I>HEIAIOSOPHI E BASILEIV in re praesenti exeniplo INI l'idi Biraghiano ^ ipse diptychum ad- testar lineolas illis exaratas tales esse qaalibas caiusvis aetatis pictores scul- ptoresque utantar ad scriptarae speciem repraesentandam, vere nuUatn ibi litteram Op. cil. Voi. Op. cit. p. 36. I p. cernia 342. nedum cocabulam ullum , id quod 104 SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI duo qaae adieci specimina satis declarabunt. Diptychon aiitem cum optime conservatum sit, ut ociili non ìiehetes singulos dactits certissime ibi deprehendantj, haec qui protulit addens legIl GESI, UN po' A STENTO, PUR LEGGESI, non falUtuT sed falUt ^ . quale giudizio è forse troppo severo per quel che riguarda per- sonalmente quanto oggettività all' me autorità ^ ma ma Biraghi, anima ingenua incapace di mentire, il capacissima di esaltarsi sino a vedere quello che non esiste cosa è della Per tacere esatto. confermava a voce lo compianto il : d' altre Comm. Giov. Battista de Rossi. 40. Al sec. VII abbiamo il Ven. Beda. Di lui il Biraghi ^ cita un Commentarius in libram Boetii de Trinitate. Sciaguratamente esso è spurio: « redolet, scrive l'Oudin ^, recentem scìiolasticae palestrae methodum ; unde longe distai ab ipsis Bedae temporibus. Iure igitur ab omnibus inter spuria ad scholasticam balbutiem proìicitur ». Nelle Chronica maiora di "* leggiamo sotto Giovanni a Costantinopoli e poi 511. eum cum Qui « dum rediens 1' a. 510 1' andata : Bavennam venissety Theodoricus comitìbus carceris adflictione peremit, invidia ductus, quia cathoHcae p)ietatis defensor lustinus eum honorifice susce- pisset ». 512. Quo anno, « i. e. cons. Probi iunioris, et Sgnima- chum patricium Bavennae occiderat^ et ipse anno seguente dem subita morte periit , succedente in regnum Athalarico pote eius ibi- ne- ». manca il ricordo di Boezio come mancanza è tanto piìi notevole osservano concordemente il Graf ^ e l'Hildebrand ^, che 1' A. si mostra in« Quinta Kalendas luformato del martirio di Papa Giovanni nii. Natale Sancti Ioannis Papae, quo tempore Theodoricus rex Anche nel Martirologio santo martire e la ; , : ' mare Mgr. Riboldi nihil in ipsis « cum dare dyplicha moedicenlia attente speclavimus, non dubitamus el securc inscriptum praestiti servo Dei Sev. Boet. St. d' Italia t. Roma » Tip. Guerra e Mirri 1883 p. 81), Maiocchi in Balan 68-9. Op. * M. P. L. XG, 96. Mon. Gerra. hist. Chron. min. cil. p. * Op. cit. p. 333. * Op. cit. p. 46. aftìr- (Papien. Gonfimi, cultus ab irara. I. * * legi ed. Mommsen III p. 307. CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL duos senatores praeclaros occidit » consules Sijmmachiim et Boetium et ^ 41. Nel sec. Vili Biraghi cita, qual testimone del martirio il Ma Paolo Diacono. di Boezio, nel L. VII aggiunto alle istorie di Eutropio egli scrive semplicemente Boetium seniorem trucidavit » dove : cotistdem ac patritiam, ex considem catholicos viros gladio et martirio il Tlieodoricus rex rabie suae « : Symmacliam ex ìniquUatis stiniulatuSy et 105 può riguardare solo come indi- si rettamente insinuato nelle parole catholicos viros. Al sec. IX Agnello ravennate (che scriveva circa 1' 840) « Simmachus et Boee. 39 Theodorico iahente, carne propinqui civesque Eo- non accenna ancora del martirio, tiiis patriciij, cum tnani : securibus capitibus amputati sunt La prima chiara ed esplicita Adone trova nel martirologio di : > ^. affermazione martirio del Quo tempore « si morte (della di Papa Giovanni) Symmachum atque Boetium consulares viros prò catholica pietate idem Theodoricus occidit ». Allo stesso tempo circa andrebbe riferito anche Rabano Mauro Crux \ ' di mari, di Il n. Beda a noi summo stemmate natum dum tibi Gothe placet. Floro (M. P. L. 94, 928-9). 1) t è giunto nel ralTazzona mento di Floro suddiacono lionese circa). L' editio Colon, ma, dice uno non di loro, satis cerlis manca. Noto poi che al il P. E la ed. Boll. « me da I citala rappresenta De Smedt » . Nelle loro ediz. giorno 23 Ottobre (in cui ora ha « testo di Iraclandam ricordo di Simmaco Beda p. 138 e Boezio celebra la festa di S. Severino Boezio) Coloniae Sancti Severini archiepiscopi et confesso- Severini colon. Archiep. Agnellus presbyter Ravennas si il il critice (Introd. in Hisl. ecclcs. argumentis nixi S. appunto questo raffazzonamento BoUandisti hanno cercato di ripristinare lo stesso martirologio edit. Colon, ris ». elogio di Christi sequitur de Exilium meruit (anno 830 1' : » librum pontificalem ecclesiae RaAdhibuit Agnellus passim chronica haec ipsa indeve excerpta... ea supra (p. 257) diximus ab eo tribui Maximiano episcopo Ravennati, sed esse in excerptis Agnellianis etiam res post eius mortem (556-7) geslas » Mommseu Ghron. min. I, 27, 3. Il curioso si è * « 840 e. a. scripsit vennatis.... . ohe egli ritiene sepolti a Ravenna insieme con Giovanni Papa, benché in un'arca distinta, i due patrizi. Infatti dopo aver detto (subito dopo le già citate parole) che « lohannes papa Romanus nam cum post legationem de oriente Ecclesie episcopo Ravennae iussu regis Raven- ductus, ab Theodorico coactus est et tamdiu detentus est, carcere publico in arca marmorea quamdiu mortuus et infra est», soggiunge: «et supradicti palricii in alia arca sepulti sunt, quae permanet usque in praesentem diem»; notizia che ha la sua verosimiglianza per Simmaco giustiziato, secondo l'anonimo Valesiano, a Ravenna, ma inverosimile per Boezio, a meno a Ravenna sotto Amalasunta (p. di sepultiis pensare col Pfeilschifler ad un trasporto delle ceneri 182). 14 106 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO A( Christo placuit cum non Ubi Gothe piacerei Et meniit vitmn perpetiiamque sophus. Instruit in terris virtute latina In coelum sequitiir crux ina Ma se fosse certamente suo. Diimmler (Poetae Hymni gli mio « : di Rabano 258) lo mette tra II p. t. Ma universale. carmina tribuenda Quibiis poetis haec me de re, penes exìstimatores 42. nuova edizione il incertae originis e dice a proposito di essi nel proe- 159 p. nella latini aevi Carolini ancora al peritiores iudicium està IX sec. e X la idea del martirio Peiper ha premesse alla sua edizione Il sint , ea y>. non era critica sei vite di Boezio, delle quali « nulla superior esse potest carolina aetate di » (p. XXX). ma Boezio, quantunque Tutte, eccetto la quarta, accennano alla morte nessuna assegna causa religiosa, bensì politica, anche alla persecuzione teodericiana la sesta accenni contro papa Giovanni. Nel suo elogio Gerberto, poi papa Silvestro II (999-1003), sembra consideri Boezio piuttosto come martire della libertà, che della religione, giacché morte del v. ^ mi pare criticamente cristiana Non Boezio ^ l' interpretare 7 esclusivamente nel senso Ciel in elogio oro d' per fosse la tomba eretta , Luitprando in occasione della traslazione delle ossa stino dalla Sardegna in Italia, e che ritoccata ai tempi rata al sec. XII Ottone di monumenta statuit laboris?). in e quel la fede insostenibile. che questo è probabile in S. Pietro praeclara il morte per di nulla ci tomba di pare da di S. , Ago- vieta di credere (Aeternumque Silvestro II e , tui Certo la basilica intiera fu restaurestauro la tomba dovette essere compresa. 43. Allora forse alla tomba fu apposto l'elogio: sarcofago iacet ecce Boethius arto Ticinese che scriveva nel 1330 trucidatus occubuit, qui ptis, il dicunt ' Una ' Tertius Olho sua ' Tic. sic sicttt : Rerum ital. rammentata te iudicat ^, parole che fanno in Riv. bibliogr. ital. p. aula, fa pensare ad scriptores XI, 13. La forma in cui l' un busto nuncup. ed. Basii. MDLXX fol. a, b). t cre- 314 anno I. o statua. elogio è riferito dall' An. Peiper la ritiene come genuina a preferenza di quella offerta da (in epist. Hoc in Anonimo « dall' urbe ipsa Boetius « et in ìiac : in s... etc. tale ialerpretazione trovo Murat. riferito patet in versibus in eius tumulo scrì- Hoc dignum etc. » Martianus Rota Ecce Boethus adesl in coelo magnus, IL CRISTIANESIMO DI V An. dere Tic. abbia letti SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO lui questi versi 107 tumulo sul e se : tutto ci porta a credere che l'epitaffio dati dall'ul- ciò è vero, timo restauro (sec. XII), ed è perfettamente arbitrario riferirlo VII. al sec. Nel XIII sec. nell' Inventario delle reliquie dei Santi della Rodoaldo Vescovo, 1236, leggiamo In Ecclesia ... S. Petri in coelo aureo ... iacet corpus S. Auiacet corpus S. Severini i. e. g usimi ; item Boetii philocittà di Pavia, compilato da : ^ sophi. Al XVI sec. un nuovo fu epitaffio composto dal pavese Baldassarre Sacconi et latta lingua etc. che il P. Be- Maeoìiia : (Lychnus chronol. retta iurid. etc. Pavia 1700 p. 57) lesse sulla tomba. L'il Maggio 1782 (Atto rog. notaio G. B. Lucca cancell. tomba di Boezio venne aperta e ristorata insieme alle vescovile) la ossa vennero raccolte in cassettina di legno nero iscrizioni : ornata argento ed esposte alla pubblica Venerazione, prima in S. d' le Pietro in Ciel d'oro, quindi (1799) nella Cattedrale ove trovano 43. Da questo studio io non traggo nessuna conclusione né prò né contro Ho posta. si ^. il martirio di Boezio, perchè ninna me ne sono pro- voluto solo serenamente interrogare le fonti ed esporre dolente solo di non aver potuto far piìi e mio lavoro ha per tema la quistione boedirò che a risolverla non si può trarre gran partito dalla lo stato dì ciascuna meglio. Siccome ziana, , il martirio tradizione intorno al , appunto perchè tale tradizione non presenta, a un punto di quella solidità che sarebbe necessaria vista puramente critico-storico, per adoperarla gomento convincente contro chi non crede al come ar- Cristianesimo di Boezio. et omni perspectus mando n. 1381 saec. XIII. Queli't. ' e., specie se etc. si » e dell'amplificazione che ce ne offre liber sospello di una confusione Severino e Severino Boezio. * Debbo parecchie Trecensis mette insieme col fallo analogo segnalalo a proposito del martirologio del Beda, potrebbe far nascere qualche S. il di queste notizie al dolio e cortese Prof. Majocchi. tra un 108 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO CAPO LA TRAMA 44. Per quanto irecciato com' è ammetta una date philosophiae consolationis DEIj libro della Consolazione della P'ilosofìa, in- di poesie e passabilmente rettoriche, prose di certa libertà di orditura, non è tuttavia possibile, dialettiche abitudini le il III. dell' che A., sia stato concepito Ed senza un armonico e quasi simmetrico disegno. ciarlo è cosa che importa moltissimo profonda ed esatta del noi vi bene ma libro, disegno dell' opera, dipende il piuta in sé medesima o, come solo rintrac- il conoscenza alla eziandio delle quistioni che per riannodano. Così, a tacer si non d' altro, solo dal il decidere Berti il s' s' determinar ella ingegna sia com- provare, di monca. Eppure eh' io sappia, ninno s' è mai addentrato in questo I più dei commentatori e scrittori vecchi e nuovi si con- esame. tentano di esporre in compendii più o nuto ma di ciascun libro, meno succinti senza ricercare punto se vi il conte- sia, oltre una partizione ideale e nello Tra i vecchi nuovi 1' Hildebrand accennano con poche frasi un copioso ma inorganico riasciascun libro quella tutta materiale dei libri , , svolgimento di ciascuna parte quale nesso logico. il Berti, tra r argomento i di sunto ne offrono costato ad Ph. C. , : il Gervaise e un vero studio è Pietro Cally, sul disegno pleMtar artificiali. Giacché afjlictioneni Boetii, tertia contraria, quae Uliiis le solo che siasi ace speciale del al concetto stesso operis, totiiis tre parti « ma con divisioni quarum prima com- secunda consolationem philosopjhiaey consolationis vini ìninuere videntur, argumenta ciim responsionihus ramente Il generale autore della edizione ùi ìtsitm delpìiini. Alla quale ha premessa un' idea un poco Stewart. lo », non corrispondono certo che Boezio si intie- formava dell'opera sua. A me pare infatti che non si debba sezionar noi 1' opera secondo un concetto logico nostro, ma ricercare come all' autore medesimo si presentò distribuita nelle parti e procedente in ciascuna. 45. Mentre l'afflitto Boezio si consola con le Muse (I e. 1) gli appare la Filosofia (p. 1) simbolicamente rappresentata, che, cac- IL ciate le CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO Muse e deplorato l'abbattimento di Boezio (e. 2) gli si dà a conoscere (p. 2, e. ed a lui, meravigliato di vedersela 3), accanto in quel luogo, spiega per lui, come il motivo della persecuzione che stantemente sostenuta nimo (e. 4), la Filosofia i cosi della propria pietà suoi Dopo una (p. 3). invita mali perchè ella possa curarli cultori hanno suo alunno a scoprirgli il (p. 4). Il discorso maggior problema intellettuale co- lode della fortezza d'a- Boezio è dalla Filosofia stessa, dopo un carme il 109 che allora (e. 5) i suoi (ib.) fa che propone e sentimentale del libro Ph. C, mondo morale, tanto più grave per la contraddizione in cui è coir ordine del mondo fisico, alla p. 5 riassunto così: « (le tuis in coiwniune honum meritis vera quidem sed prò multitudine gestoruni panca dixisti. De obiectorum Ubi vel honestate vel falsitate cunctis nota memorasti. De sceleribus fratidibusqiie delatorum recte tu quidem strictini attingendum putasti, quod ea nieliuSj uberiusque recognoscentis omnia vulgi ore cioè il disordine del celebrentur. Increpuisti etiam vehementer iniusti tus. De damna nionis factum Sena- nostra etiam criminatione doluistì, laesae quoque opi- Dostremus adversus fortunam dolor innon aequa meritis praeynia pensari. saevieììiis uti quae coelum terras quoque ftevisti. canduit, conquestusque es In extremo pax regeret, Musa e , vota posuisti > . 46. Dopo di che la Filosofia così traccia il metodo della cura: Sed quoniam plurimus tihi affectuum tumultus incuhuitj, diversimique te dolor, ira^ maeror distrahunt, uti mene mentis es^ nondum te validiora remedia contingunt. Ttaque lenioribus pauLisPER utemur, ut quae in tumorem perturbationibus influentibus induruerunt^ ad acrioris vim ìiiedicaminis recìpiendam, tactu blandiore mollescant y>. Questo metodo progressivo costituisce già di per sé una prima divisione dell'opera, divisione « però il cui concetto è precisato alla fine della p. 6, cioè del libro primo. Quivi la Filosofia, dopo aver riconosciuto che Boezio am- mette la Divina Provvidenza, traccia così in cui « , malgrado quella fede Quare p)lenissime , i vel aegritudinis tuae reconciliandae sospitatis inveni. a) et exulem te et quoniam vero quis confunderis ìuisti; P) le cause dell'afflizione recenti fatti Nam l' hanno gettato vel aditum : rationem, quoniam tui oblivione expoliatum propriis bonis esse dosit rerum finis ignoras, nequam HO IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO homineSj atque nefarìos potenteis, felicesque arhitraris. y) Quoniam vero quibus gubernaculis mundus regatur, ohlitus es, lias vices existimas sine rectore fiidtare ».• forlimarum primo questo L' analisi dei libri seguenti, a cui introduzione, chiarirà che in queste tre proposizioni il concetto e la partizione fondamentale di tutta 47. Il 1' si serve di racchiude opera. libro II infatti è tutto inteso a dimostrare che Boezio non che lagnarsi della fortuna, come per fa, ultime sue le vicende, se ne deve chiamare contento. Essa dapprima non accusare per tali vicende come volubile che anzi j, nula, cangiando, coerente alla sua volubile natura né come ingiusta, perchè agli che loro di proprio e pien appartenga diritto può mante- (p. 1, e. 1); toglie mai cosa (p. 2). In parti- non sfortunati è si tristi si colare poi Boezio dei beni di fortuna fu altra volta largamente provvisto (p. 3) ed anche oggi, almeno relativamente, ne rimane ricco (p. 4). Fin qui rettorica, bandona la Filosofìa si è aiutata « colle dolci persuasioni della la quale procede per diritto sentiero, allorché le filosofiche dottrine » Boezio ha somministrato Ma 48. mano puto (II p. 5). siderarsi i E s' all' ; qualcosa di soave e di gradito fin « i^aullo non ab- infermo e fiacco » (ib.). qui proficui, ora pon utendum validioribus accinge infatti a mostrare che i beni da beni di fortuna, non danno diritto a Boezio di con- come sfortunato , la semplice apparenza, nome le « farmachi adoperati i ad altri alquanto più forti » lui perduti, ma vedendo (II. p. 1) (p. 5-7). perchè anzi il beni non hanno la realtà, di puro e perciò stesso Lo prova successivamente per dignità e la potenza (p. 6). Men le mentito ricchezze (p.5), fallace sembrerebbe la gloria meritamente per pubblici servizi conquistata ma questa gloria che è mai ? quando si pensi alla piccolezza dello spazio a cui si estende è del tempo per cui dura ? (p. 7). Rettoricamente ; conclude poi la Filosofia, che non vuole né essere né parere irreconciliabile quando nemica della fortuna : e' è un caso in cui essa giova, è avversa, perchè allora si scopre e scoprendosi dissipa ogni illusione, allora riconduce al bene, allora svela i veri amici. Boezio adunque più che sfortunato è e deve reputarsi fortunato. Per tutto intiero questo libro il filosofo dalla sua maestra fu richiamato a conoscenza o meglio riconoscimento di sé medesimo e IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO sua vera condizione, affine di mostrargli (iella insussistenza la dei suoi lamenti pei beni di che si trova spogliato parte della divisione generale exidem derìs et (I p. 6). Il te Quornam « : prima è la : tui oblivione conftin- expoliatum propriis honis et 111 doluisti > esse discorso è gradualmente innalzato da una forma torica (p. 1-4) ad una forma retriguardata come rimedio dialettica^ più vigororo e robusto. 49. Al principio del L. Ili è messo in rilievo tico di tutto il Boezio libro precedente. da resistere quindi innanzi non rabbrividisce « al piìi pensiero di risultato pra- il sente « forte abbastanza fortuna della colpi ai si » : non solo acerbi rimedii di quegli ha parlato, ma istantemente li chiede ». Il dioramai in modo definitivo a rimedii tali che quìdem ynordeant , interiiis autem recepta didce- cui la Filosofia scorso « si eleva degustata scant « quis sit lo svolgimento della seconda parte del rerum finis ». Boezio muove da questa omnis mortalium cura... diverso quidem calle sed ad unwìi tamen heatitudinis finem nititur pervenire ». osservazione che procedit, comincia e (p. 1), y> tema generale « Ciò posto, comincia la Filosofìa dal definire « liqiiet igitur esse \s. felicità in gregatione perfectum » Ma (p. 2). uomini in concreto muovono per astratto: omnium heatitudinem statuni honorum con- a questa astratta felicità gli vie diverse che la Filosofia enu- mera approssimativamente così ricchezzej, onori, potenza j gloria, piacere; nel che un lato di vero non manca, perchè e' è del bene : in ciascuna di queste cose, ma nessuna di esse valent efficere « id quod promittunt et honis plurimis careni » (p. 3). La Filosofia prova ciò lungamente e distintamente per ciascuno degli enumerati beni (p. 3-7). E bastasse l'essere queste « ad heatitudiad nem viae deviae », incapaci di condurre chicchessia « eo — quod perducturas esse promittunt se » ; ma sono « implicitae mahaec lis » che la Filosofia brevemente descrive per concludere quae nec p)raestare quae pollicentur hona possimi, nec omnium « : honorum congregatione pjerfecta sunt, ea nec ad heatitudinem quasi quidam calles ferunt, nec heatos ipsa pjerftciunt » (p. 8). Confutati lire il le i falsi concetti concreti della felicità, vero (p. 9); ma cause per cui ninna delle enumerate cose felicità. s' ha da stabi- la Filosofia a questo si fa strada studiando Gli è che gli uomini separano quello basta che alla umana sarebbe per IL CRISTIANESIMO DI 112 SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO medesimo unito. Donde consegue che vera felicità sia quella che « sufficientem, potentem, reverendum, celehrem ^ laetumque SO perfìcìat (hominem) » (ih). Anzi, poiché tutte queste cose, ric- chezza, potenza etc. che noi distinguiamo, non ne fanno in realtà che una sola haìic esse quae « unum horum... veraciter praestare potest, plenam beatitudinem sine amhiguitate cognosco Definita la vera felicità, rimane a vedere dove essa mundum ratione guòenias etc. » » (ib). trovi. La « qui strada invocando Dio col celebre carme Filosofia vi si fa perpetua si : (e. 9). 50. C'è un bene sommo, dacché c'è un bene o meglio ci sono dei beni imperfetti. Ora questo bene non é altri che Dio. Dun- que verani beatitudinem in « E (p. 10). non ricevuto dal di fuori, La felicità. Dio esiste in summo Deo la felicità quale identità tra la ma, : messe, è bene Dio e la sommo Non questo corollario, ma senza, per partecipazione non partecipando s' che ogni uomo bene alla , sommo Dal che la non quale , Iddio. amDunque trae la Filosofia Dio non per es- felice è Dio, giacché ; felicità possono dare due beni si date e universalmente la felicità ed è sono una cosa sola. felicità Dio è riconfermata felicità e forza di definizioni in eh' Egli abbia piuttosto Egli é essenzialmente la stessa sì con questo specioso ragionamento. sommi sitani esse necesse est » come cosa diviene si per le se felici cose stabilite, con Dio. identifica Continuando al corollario, la Filosofia agita il problema: ^cum utrumne haec omnia unum quadam partium varietate coniungant, multa beatitudo continere videatur, veluti corpus beatitudinis an sit eorum aliquid qiiod beatitudinis substantiam compleatj, ad hoc vero caetera referantur » provando falsa la prima e vera ; la seconda parte del sere felici è cità e il dilemma. Ciò che bene, il s' es- identifica con la feli- con Dio. S' identifica inoltre idem tutti desiderano per bene che perciò esse unum atque il bene bonum con la unità : « oportet igitur E poiché simili ratione concedas » . tutte le cose desiderano la unità (desiderando la loro esistenza, di cui la unità è condizione indispensabile), siderano il bene e questo può definirsi Arrivato qui l'A. stesso il secondo dei punti che ci si richiama a « ciò ne consegue che deche tutti bramano riflettere essere era proposto. A ». omai svolto Boezio dalla Filosofia CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL era stata rimproverata « quis rerum Dopo sit è guarita. runtu/r, et quid est mum » imo (I p. 6). tutte di cose le « vel ad nìhilum cuncta refe- vehit vertice destituta sine rectore fliiitabimt, aut ad quod universa festinent honorum fine Ora, questa ignoranza dimostrazioni, che abbiamo esposte, della Fi- le Boezio (p. 11) conclude: losofia, si ignoranza del la ignoras finis 113 ». , omnium id erit sicm- Alle quali parole di Boezio la Filosofia risponde rallegrandosi che egli abbia colta nel suo punto centrale la verità, quella stessa eh' egli dianzi diceva di ignorare, cioè esset rerum omnium a quella eh' io finis » formola : piìi « quis chiara, per richiamarsi ho considerata e considero come partizione fonda- mentale, non saprei ritrovare. 51. Ed ora, dopo aver richiamata la teoria platonica della reminiscenza, la Filosofia svolge ultima parte 1' « : Si su^oeriora concessa respicias, ne illud quidem longius aherit quin recorderis, quod .te dudum nescire MUNDUS regatur 6 p. : oblitus È « confessus gubernaculis quibus es che richiamano di nuovo la formola del L. »; I quoniam vero quibus gubernaculis mundus regatur has fortunaruìn vices existimas sine rectore fluitare eSj, Dio che governa tutte governa con la bontà ; le cose la quale , e le governa essendo il per sé e di ». le naturai desiderio di ogni cosa, ne consegue che nulla vi sia che, restando fedele alla sua natura, contraddica a Dio. Dio quindi tutte con forza e soavità lagnando, è, in il , se le cose governa male, quel male di cui Boezio buona sostanza, un rebbe qualche cosa Con un ; Dio bel nulla. che può tutto , , Come non lo viene si infatti sa- può fare ? riepilogo di ciò che fu discorso nella seconda parte del L. Ili (p. 9-12) intorno alla natura ed alla sede della felicità vera e ai mezzi del divino governo, il libro si conclude, e l'opera potrebbe quasi parer compiuta, a meno che non se ne sia falsamente in quel trinomio del L. 52. che il Ma I p. 6 riposta la trama. appunto un esame attento di quel trinomio dimostra tema generale dell' aveva osservato che per reputava < opera non era esaurito. la sua nequam homines ignoranza La Filosofia del fine delle cose Boezio atqiie nefarios potenteis felicesque ». Ora snebbiata quella ignoranza, bisognava alla luce della verità combattere anche questo errore, ed a ciò è consecrata una parte del L. IV. L'A. vi si introduce prendendo occasione da ciò che la 15 114 IL CRISTIANESIMO DI Filosofìa ha discorso SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO governo di Dio. Gli è mondo, che l'A. si cruccia e concluso intorno al appunto perchè un Dio buono governa il pensando alla prepotenza dei malvagi sovente impunita e mentre i buoni, deboli, nò ricevono premio delle loro il felice, virtìi, a casaccio tutto questo non farebbe un mondo che andasse meraviglia, ma in un mondo governato da un Dio che sa tutto può tutto né la cui sarebbero degni. In felicità di vamente il bene... La , e vuole , esclusi- dapprima quelle affermafondamento allo scandalo Filosofia combatte zioni di fatto che servono di base e che Boezio prova ed esprime. Sono cattivi che debbono dirsi ve- i non raggiungono quel bene a cui naturalmente aspirano, o certo non lo raggiungono per la via e coi ramente deboli, perchè mezzi naturali, sviandoli sono deboli che , si la ignoranza o può dire non sieno quanto cattivi, xm^-hel nulla: e si ma dice forza, potenza, la loro, nel è in realtà mentre, per la ragion dei contrarli, debbono riguardare come le passioni. E tanto o certo non sieno, in , fare il male, pare e una deplorabile debolezza i buoni essi ed essi forti e potenti ; si buoni in forza I (p. 2). soli hanno un premio che mai non falla, un tormento che mai non li abbandona (p. della loro stessa bontà e cattivi nei loro vizi 3). È vero che ma è i cattivi è concesso di infierire a rovina dei buoni, ai questa pei malvagi una infelicità nuova peggiore e quella onde sembrano vittime coloro che patiscono da essi dì vio- lenza ed ingiuria. 53. Con e debolezza, tutto questo discorso sui buoni e cattivi, la loro forza ricompeìise e castighi felicità j, ed (asso- infelicità luta e relativa) potrebbe sembrar compiuta la giustificazione della Provvidenza divina, per eliminazione dei dubbi boeziani a riguardo di essa tata se a lìHori soddisfa , a iwsteriori non giacché è un fatto che, talora almeno, veri ed oscuri mangono mentre , in patria, e i malvagi ricchi ninno sano r solo per una considerazione essere ricchi e bene agli altri e potenti in impedire di i completa appare ; buoni sono esuli, po- i , onorati potenti ri- e mente preferisce egoistica, patria di onde mossero 1' esigilo, rimanere sul suolo natio. la povertà alla ricchezza ed al non fatti senonchè la eliminazione ten- ; ma possono molto male i E ciò anche perchè colbuoni (p. 5). 11 fiire assai problema della Provvidenza rimane di tal guisa nella sua crudezza, e bi- CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL sogna, per risolverlo alla mente angustiata dell' uomo 1 1 5 tentare , altra via. E 54. ciò che ora fa la Filosofia nell'ultima parte dell'opera IV (resto del L. e tutto L. V) che il si può riguardare come ulte- mundus riore illustrazione del qiiibus giibernaculis modo che regatur^ a quel prima parte del L. IV fu illustrazione piena del secondo punto qins sit renim finis. anche tutti insieme i due ultimi libri si possono riguardare come un tentativo di giula : Provvidenza da quell' accusa che stificazione della tanea sulle labbra d' Dio lascia trionfare fin qui i malvagi e calpestare come cercò, si un innocente oppresso dissi, d' attenuare il spon- è così : perchè mai e come i giusti Ma 'ì mentre fatto scandalizzante, qui Boezio assorge ad uno studio della Provvidenza in sé mede- sima! Assistiamo qui ad un notevole cangiamento di visuale e di La intonazione. blema infatti comprende Fato, treccio del problema Filosofia accenna alia complessità del verso di cui Boezio con la sua curiosità lo sospinge. « la Un tal pro- semplicità della Provvidenza, Vin- casi fortuiti., la cognizione e predestinazione i umana divina, la libertà facile a scorgersi. Così mane è tracciato e noi lo il » tutte cose d' un' importanza (p. 6), programma minuto vediamo svolto della parte che ri- in tutta la sua ampiezza. 55. Comincia la Filosofia dal distinguere con mirabile chia- rezza tra Provvidenza e Fato. Fato: il Fato ma ordine però, La Provvidenza la esecuzione dell'ordine di è l'ordine ideale del Provvidenza, non d'ogni dell'ordine imposto da Dio alle creature prive di li- bertà. Quella perciò è eterna, questo temporaneo; quella semplice, questo complesso 1' ; una immobile tutte le cose nel suo ordine 1' , abbraccia altro e mutevole comprende , ; quella questo le sole soggette a necessità di natura. nuova giustificazione della nuova davvero, perchè, mentre prima la Fiaffannava a provare, senza un gran successo, la felicità, Di qui la Filosofia si fa strada a Provvidenza losofia si la grandezza, di Dio, la potenza dei buoni, la infelicità e la miseria dei malvagi, qui (ammessa la realtà vera delle cose) dimandare se sieno poi mini giudichiamo lo. sembrano tali, si fa piuttosto a davvero buoni quelli che noi poveri uoo certo se lo sieno intimamente quei che al di fuori. E prosegue di tal metro con delle con- siderazioni basate tutte o quasi sulla imperscrutabilità -dei divini 116 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO consigli, in forza della quale accade che ne e sfuggano molti perchè molti scopi delle divine disposizioni. Dio sa volgere, Egli solo, in bene anche male il dobbiamo credere e noi , anche quando , non paia, alla bontà delle sue disposizioni ^ Alla luce Provvidenza che involge tutto in un' atmosfera questa di di bene, che ogni prospera od avversa fa servire a ricompensa od a prova sorte emendazione dei malvagi, ninna for- dei buoni, a castigo o ad tuna può apparire cattiva. Dopo 56. Fato, il caso, il quale, data la universalità as- il soluta della Provvidenza, non esiste. Si mare caso un avvenimento che ha bensì proporzionate, ma libertà, Ma (V fine misura per tutti gli es- questa libertà sottostà anch' essa alla Provvidenza, con- che insieme esistano la prescienza l' sfugge al Fato, benché non e con la stessa come universale. Ora, come mai cepita più chia- p. 1). figlia della ragione, sempre in egual modo seri. tutt' al sue cause proprie e diverse da quelle che alcuno recavasi in mente operando per qualche La può le uomo? « sario che di ciò Dio e ? non ripugna forse libero arbitrio del- il Se Dio prevede tutto e non può ingannarsi, è neces- avvenga ciò eh' Egli prevede dover succedere. Ora dalla non solo voleri degli uomini; così il ma anche eternità Dio conobbe le i libero arbitrio si riduce a nulla... Che azioni, i consigli e diversamente da quello se le cose potessero succedere che sono prevedute, la prescienza del futuro non sarebbe sicura, incerta, quasi opinione... » (p. 3). la certezza della cognizione di Dio o la libertà dei ma sacrificare fatti umani. giova manifestamente, a togliere questo cruccioso dilemma, Né il Insomma bisogna dire che le cose Dio le ipotesi si abbracci da Dio non avvengono prevede perchè avvengono le cose « è ; , perchè Dio le ; che debbono accadere , o che ma accadano perchè il libero arbi- e del resto è assurdo pensare che le cose sieno esse causa della prescienza di Dio. Senonchè, posta la scienza di Dio causa delle cose, sembra ancor ' , necessario tuttavia o che sieno prevedute sono prevedute da Dio, e ciò basta per distruggere trio » prevede giacché qualunque delle due Sola est enim divina vis, cui alicuius boni elicit effectuin (p. 6). pili come logicamente fatale quella ne- mala quoque bona sint, cum eis competenler utendo, IL CRISTIANESIMO DI gazione del libero SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO arbitrio che è feconda dei piìi 117 gravi incon- venienti. Le prose 4-6 sono destinate a risolvere V arduo pro3 ha fatta sentire tutta la difficoltà. Innanzi prescienza non porta nessuna necessità essa alle cose se la prescienza, invero non fosse le cose a confes- 57. blema di cui la pr. tutto la future , : sione di tutti, accadrebbero mente posto che la prescienza sia : , , (nelle ragionevoli ma non nature) libera- T ìnflaìsca con es- sere suo realmente sulle cose, queste liberamente continueranno ad accadere. Si dirà la prescienza, : cessità alle cose avvenire, è segno Ma mente succedere. scienza, c'è, e si è, a questo conto, pur prescindendo dalla pre- perchè un segno gli avvenimenti non fa essere quello che significa. Per cui dimostra che (gli atti tale necessità ; o ne- di stanno per necessaria- sarebbero necessarii mostra quello che vengono senza essere causa che ; v' è necessità in tutte le cose che av- umani compresi) e si può parlar di segno d' una non e' è questa necessità in tutte le cose, ed non ve ne può essere nessun segno, nessuno, neanche la Come può essere non accada divina prescienza. Si dice, è vero quello che s' è previsto con certa scienza ? Ma noi non si dice che non accadrà ciò che fu previsto, bensì che non accadrà neallora : cessariamente, non accadrà per necessità intima di natura. Quando avvengono molte cose senza alcuna intima necessità che fatalmente le produca. Ora ciò che, nel mentre che accade, accade senza necessità, anche prima che accada è per accadere senza necessità. A quel modo che non crea nesnoi stiamo a guardare, suna necessità alle cose presenti la scienza, così ninna alle li- beramente future la prescienza. 58. Senonchè il dubbio : si aggiunge : gli è appunto qui il e sicura prescienza. ; ma 1' umano dell' oggetto, , di questa intelletto bene spesso si avvolge, secondo Boezio, nel credere che la , della ferma a dimostrare facoltà (p. 4). sta, cognizione risponda alla natura mentre invece risponde alla condizione del meglio le pare non se libere in futuro, possano essere oggetto di scienza. Orbene, la ragione difficoltà in cui certa Se la scienza è sicura, pare non possano cose essere libere, in futuro getto problema, se delle cose liberamente future si possa dare conoscitrice Ed appunto , cosa che 1' sog- A. si perchè vi è come una 118 IL CRISTIANESIMO DI gerarchia di facoltà, tali va notato che deve da sé stessa misurare come ad es. senso non il SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO può contendere capacità di assorgere agli universali che umana trimenti la ragione superano, la all' intelletto manca a impossibilità dalla non può né la inferiore forze di quelle che le in cui quella Non lui. al- trova si liberi non può dedurre i futuri una eguale impossibilità anche in Dio (p. 5). Anzi assorgendo a studiare quantiimque fas est, qaae sit divinae substantiae status, vedremo quella impossibilità che sussiste per noi sparire in Dio. essa di conoscere con certezza Ed a confessione infatti Iddio, non solo privo , di tutti, è eterno, di il che importa principio e di fine (come, a giudizio tone e di Aristotele potrebbe essere anche il mondo), Pla- tli ma estraneo ad ogni successione di tempo, padrone in un quasi unico istante di tutta la sua vita. L' essere di Dio è Appunto perchè tinuo. apparteniamo noi) il come un presente contempo (a cui è fuori della categoria del suo essere, è anche fuori di tal quelle cose che rispetto a noi sono future ^ scienza, è scienza. futuri liberi, il categoria rispetto alla cui semplice infinità sono la sua scienza, ma E presenti La sua non è prenon già come Dio conosca i così chiarito che non gli ripugna il conoscerli, so ne illustra punto fondamentale della questione, cioè la libertà del nostro arbitrio, malgrado a quel modo che la certezza della divina scienza che noi Giacché prescienza. abbiamo un fatto, per certa che sia, non turba la libertà con cui esso accade, così non la la turba la prescienza, o meglio scienza di d' Dio. Che se insista dover pure accadere, cioè essere necessario quello che altri Dio di certa scienza ha previsto, la Filosofìa di Boezio risponde che queir evento non di Dio, si in sì può chiamar necessario relativamente alla scienza sé, necessario d' una necessità condizionale e re- non semplice ed assoluta. A quel modo che, se io vedo muoversi un uomo, è necessario, relativamente a me (o sub tali conditione) che si muova, così se Dio vede un mio atto futuro lativa, questo relativamente a Dio e sub tali conditione libero, si può omne iuJicium secundum sui natui-ara quac sibi subiecla sunl comDeo semper aeternus ac praesentarius status scientia quoque eius omnem temporis supergi-essa nolionem in suae manet simplicitale praesentlae, infinitaque • Quoniam prehenilit : igitur esl auteni praeterila ac futura spatia... : CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL senza che diventi perciò realmente necessario in dir necessario, sé 119 medesimo. E ma possiamo ben noi a capriccio mutar proposito, posito nostro con tutte le sue mutazioni soggiace pro- il ampiezza all' della divina cognizione, la quale, per fluttuare che noi fecciamo, non muta. Né questa perspicacia ma cose, sua semplice dalla d' intuito ed Dio dalle viene a rimane Così infinita natura. salva da un canto la libertà, e vero dall' altro canto controllo il divino universale ed assiduo, controllo che suggerisce a Boezio una parenetica conclusione del libro e dell' opera. 59. Giunti alla fine possiamo con uno sguardo sintetico ab- bracciarne e con breve formola esporne il disegno. Il tema ge- nerale è la consolazione dell' afflitto Boezio, consolazione rappre- nn infermo sentata simbolicamente come la cura d' graduale; prima (L. della cura è una rettorica informata a d' facile e quasi rettorica, cura sono leggeri e rimedii i e sublime. energici ; metodo il soavi rimedii una una filosofia d' filosofia Le tappe successive della prova a Boezio ch'egli non può lagnarsi tre: la Filosofia di essere a) i principii filosofici o d' poi grado a grado più profonda II) sfortunato (L. II), dalla Divina Provvidenza o j3) in né infelice, nò y) abbandonato La collera con Lei (L. III-V). conciliazione di Boezio con la fortuna (L. II) e la determinazione del concetto vero della felicità (L. III, p. 1-11) servono piìi che altro alla giustificazione della Provvidenza, giustificazione in cui r intelletto ed il cuore di Boezio posano con uguale fermezza. 60. L' opera appare compiuta perché quello che ne sembra il programma è intieramente svolto, idea che anche ad certe formolo il programma Tratto tratto Boezio meno notevole vati p. 5, I di quel e III p. si afi'accia di di riassum,ere : tali ci offrono le chiuse delle prose uno schema-programma che la insussistenza ed il rimanente una parte piìi o riassunti abbiamo tro- Cosi III p. 2 sono il medesimo dell' opera. si fa 4 e 5 precede lo enumerati i mano mano proalla p. 6, IV per varii concetti della felicità, di cui poi si viene tutto la irovare in del libro. dà cura svolgimento di qualche parte. vando conferma 9 per brani notevolissimi dell'opera; rias- Altra volta é III. si che precede sunti di una sola prosa L. e lo sviluppo una prima lettura 120 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO 61. Ciò comincia a farne sospettare che, malgrado la ap- programma gene- parente unità che T A. ha tentato darle col una giusta-posizione di trattati diversi, piuttostochè un trattato organicamente uno. Ed in questo sospetto ci conferma un'altra serie di osservazioni. Chi ben guardi trova che una volta il medesimo soggetto è quasi rale della prosa 6, L. I, opera l' sia ripetuto, e un' altra volta lo stesso problema è guardato da due punti di vista così diversi, che fanno pensare a tendenze rispecsorgenti in chiantisi nell' A. da due fonti diverse, piuttostochè pure in momenti diversi della composizione lui sia unica. Nel L. II p. 5-7 e nel L. Ili p. 3-7 il medesimo identico soggetto, III, delle 3), dignità della gloria (II, È 7; vero che per 6; (II, III, 4) del potere (II, 6; III, 5) 6). ricchezze, e specie per le dignità le per la gloria, onde non si Noi poi nel III. può dire trattato si la vanità delle ricchezze (II, 5; III, potere la trattazione è più breve al L. is volgere un' opera d' II, ma può ritenere che accenni ci ed il molto più lunga è L. II per troviamo dinanzi a due serie di al osservazioni sul medesimo soggetto, serie attinte forse (e indi- pendentemente dal rincalzo che viene a questa ipotesi dallo studio che farò piìi ci conduce il — A due fonti confronto tra la giustifi- sotto di II, 7), a due fonti diverse. ancora più visibilmente P parte del L. IV quella accennata nella 2^ metà della p. 6 del medesimo libro, prosa che è intimamente legata resto cazione della Provvidenza contenuta nella così da fare una cosa sola. Se è visibile vero il con contrasto con quello che programma il dell' precede, si apre opera in cui con un speciale che è poi fedelmente eseguito (in hac enim de provideìitiae sinipUcUate casihuSj, tutto noti che questa parte, si e , de fati serie, de repentinis de cognitione ac praedestinntione divina, de arbitrii hertate quaeri solet) non apparirà inverosimile la congettura, li- che qui abbiamo un quasi opuscolo speciale che potrebbe stare, che forse stava da sé dinanzi a Boezio come fonte, e che è saldato al resto dell' opera piuttosto che fuso con essa datura ci sono tutti. Ma di quel che : i riguarda segni della salle fonti imme- diate del Ph. C. e alcune altre quistioni di indole generale trat- terò nel seguente capitolo, a cui spianata la via. mi sono con questo aperta e CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CAPO 121 IV. QUESTIONI GENERALI INTORNO AL phuosophiae consolationjs 62. prima lj?i quistione che ci si offre è di sapere se Ph. C. il possa riguardare come un' opera completa od incompleta. In- si al Berti e ad altri dopo di lui, ma la loro senpuò intendere in due sensi eh' essi medesimi non hanno a dovere distinti. Si può credere incompleta come prima parte completa parve tenza d' si ampia che Boezio non potò eseguire e si può monca ed incompleta in sé medesima. crederla incompleta nel primo senso porterebbero alcune un' opera piii ; credere invece che sia A delle ragioni svolte dal Berti, ed a crederla incompleta nel se- condo senso altre. Che accanto 63. volesse scrivere PhUoFophiae alla una specie di Boezio Consolationis Theologiae Consolationis il Berti lo argomenta a priori dal Cristianesimo di lui. Del quale argomento certo io non posso qui giovarmi perchè, secondo la tessitura logica del mio lavoro, il Cristianesimo di Boezio non è considerato come un assioma, bensì come un jjroblema di fronte a coloro che tuttora lo negano argomento in sé. : del resto vinto e fervente, ne deriva bensì eh' fede ricorrere per consolare sé di non tiene neppure come Giacché posto che Boezio fosse un cristiano conei dovesse medesimo, ai pensieri della ma non eh' ei dovesse A quei conforti di fede scrivere per pubblico vantaggio. sterioì'i po- questa intenzione di una Theologiae Consolationis sarebbe manifesta dal noto passo IV p. 4, dove la Filosofìa richiesta da Boezio se non ammetta animar am supplicia post morteni risponde: Et magna, qiiidem.... quorum alia poenali acerhitate, alia vero pmrgatoria dementia exerceri puto; e soggiunge: Sed nunc de his non est. Non ora, dunque p)oi; poi, non in medesimo che è strettamente filosofico ma in un disserere consiliuni questo libro , altro teologico, giacché alla teologia appartengono le dottrine qui accennate sulla varia natura dei supplizii nella vita nire, fila ; certo la solo il teologia punto di his disserere consilium sola ne può disserere. partenza sembra un po' fiacco. non est avve- L' argomento Il nunc de può voler dire semplicemente che 16 122 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO non entrano nel piano quelle dottrine può esprimere dell* opera, la causa della loro omissione qui senza alcun proposito per altro tempo ed altro luogo. Insussistente affatto così per dimostrare il proposito di una Cons. come per dimostrare incompleto in sé Thcol. il Ph. C. è l'argomento dedotto dai validiora remedia a cui la Filosofìa accenna I Giacché questi remedia validiora sono rimedii p. 5. filosofici anzi della filosofìa in quest'opera stessa somministrati: cfr. Ili p. Anche più inutilmente s' affanna Ph. C. sia incompleto, monco in sé 64. che il dell' opera è la miglior risposta 1 Berti a dimostrare il L'esame stesso. preventiva fatto suoi argomenti. ai Valga per saggio questo: Boezio (IV, 1 fin.) scrive: « Decursis omnibus qaae praemittere necessarium pitto, ziani Uhi qitae te domum rezehat, ostendam. Pennas etiam taae menti qiiibus se afflgam, ut perturhatione depulsa sospes in aitimi tollere jwssit, in patrianij taris meo ductUj mea etc». Ora, osserva pjraemissurum ma semita, meis etiam vehiculis rever- Berti, noi troviamo nel il Ph. C. ea quae desideramus alteram partem ; mentre mi pare abbastanza chiaro che le premesse sono costituite dalla prima parte del L. IV (p. 1-4) e la trattazione che segue sulla Provvidenza è considerata da Boezio come il colmo della Filosofia se ait, e delle sue spiegazioni. L' incertezza di pensiero del Berti è rivelata ancora meglio dall' argomento che a libri quinti sic loquitur 7tisque « Sed quid cesso argumento idem prohareì Initio pare più conclusivo lui valido et inconcusso anctoritatis : Boethius de Philosophia. Dixerat, oratio- cursum ad alia quaedam tractanda Quaenam^ possunt et expedienda vertebat... quae ex Christianae religionis mysteriis peti La Filosofia che si volge ad expedienda mysteria illa scilicet »... Christianae religionis ! ma quando mai provare con questo argomento il Berti E ? ? del resto che vuole che manca la consola- zione della Teologia o che quella stessa della Filosofia é incompleta e del monca ? problema da Egli non si é reso conto di questo doppio aspetto lui sollevato e di qui confusione degli la ar- gomenti. Quel volgersi della Filosofia ad alia quaedam tractanda m' ha tutta generale e 1' l' aria di una ordine del L. nella p. 6 del L. IV. finta V rettorica era già , perché stato 1' fissato argomento appuntino CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL Delle due ipotesi pertanto, che cioè parte d' un' opera che Ph. C. il incompleto e monco in sé medesimo, la seconda è sia ma della prima, neanche questa La seconda 65. si prima sia la dovea integrare con una Th. si 123 C, o che men vera può dire dimostrata. quistione d' indole generale è quella delle può tanto meno trascurare in quanto che il resto attività letteraria di Boezio ci mostra un uomo piuttosto di fonti, ed essa si dell' imitazione che di iniziativa nel ha non lasciato di filosofico se la quistione delle fonti qui la diato non noi : ci sotto - pili nel comporre pia suo libro il ma il libro si informa - una tal quistione si agi- bensì quali opere avesse direttamente presenti Ph. C. Ed anche intesa presenta, e donde ci ci Ma commentario. intendiamo nel suo senso più imme- pili dop- così, la quistione è forma speciale che cioè, gli suggerisse la idea della chi, : Quant'egli intellettuale. è traduzione, è chiediamo, cioè, a quali scuole filosofiche attin- gesse le idee a cui terà campo direttamente dipenda il con- il tenuto. 66. Quanto alla forma, questa miscela di prosa e di verso era propria della Satyraj, un genere letterario eminentemente la- Menippaea tino e di cui gli esempi abbondano, dalla Satyra Terenzio quanto Varrone all' fino esemplare immediato, Boetius Martianum I : qiiaeiiue v. il di Peiper si ^ esprime così 10, sic Capellam quod Mart. elementa 1 I, liget v. 7 recto dementa , et 1, 92 dissona nexio transierunt in Booti nec minus illud cum nostri carmino III, 12 (cfr. Boet. v. : ipse , animadvertit auctor lùjas cum quo carmino Martiani hymnus conferendus sunt di Ma Petronio Arbitro. Multi Consolationis librorum formam imitati « vitae Satyrìcon al II, v. 31 9 185-193 totus III, alterum Martiani Villi, 907 quamquam quae leguntur v. 9 s. ss. 10-12): Impune accubuit rictibus agna lupi, et lepus inmiti contulit ora cani similia apud multos poetas, Ovidium Senecam Claudianum in- veniuntur. Extant versus Plato nis ah qaodayn Tiberiaìio de graeco • Peiper id. B. p. LVI. 124 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL ^ Eorum magnani cum Boeti e. 9, III qiiod quandam Platonis Timaei £TriTO(jtY]v dixit Vallinus, Hauagnovit similitudinem. At ne quis Boefi Carmen poetam in latinum translati velati ptiiis imitatum esse suspicetur, prohibet Martiani ^ comparatio, ad quem etiam v. 28 propius accedit qiiam ad nostrum. 28 Tiberiani est v. causas Da « pater augustas ut passim noscere ». Martiani II, 193 « Da pater aetherios 22 « Da pater mentem conscendere coetus ». Boeti III, 9, sedem >. Nec magis de Eucleri ^ augustam menti conscendere cuiusdam imitatione constat ». un Priscillianista (Teuffel 422, 8. Hier. de vir. ili. 111-112) di cui qui non mette conto di occuparci, ne conosciamo due. L' uno praefecfus urbi, a quanto 67. Di Tiberiani, 303 pare, nel Aurelian. (1, (Teuffel p. C. Tiberlanus, vir disertics, Gallias regit. cam nel 392, 7; 402, 2) di cui parla Vopisco menzionato da S. Girolamo al- 1); l'altro e. 2, l'anno 2352=335 torio oltre È il 336 (Cod. Theod. Questi, dice il praefectus ^jrae- medesimo che troviamo comes per Afri3, 5, 6; 12, 5, 1: Teuffel (401, 8) « ist Cod. lust. 6, 1, 6). warscìieinlich der Dichter welchen icir aus Anfùhrungen and einigen Gediehten kennen ». Tra queste poesie (raccolte dal Baehrens IJnedirte lateiniscìie Gedichte Leipzig Teubner 1877) vi è il nostro carme « Omnìpotens annosa poli queni suscipit aetas » (Baehrens p. 28, è il primo di quelli eh' egli riporta) ^. Se il carme a lui appartiene , Nota del Peiper. ' 1838 lica Lips. rum mi 1842 cui nimis * ille et 43 ' II p. « Ex vindobonensi libro a M. Hauplio edilo (post Ovidii Halieuex Parisiensi 2772 a Quicheralio (in Bibliotheca scholae charta267 ss.) novissime a Riesio ex eodem atque altero Paris. 4883 A, « Anlhol, n. 490». Tiberianus Martiani popularis videtur esse, unde explicatur inler se et illi Fulgentius alia Riesius s.) confidii, Quicheratii nescius in Dello slesso. quam liludo 65 p. quaedam X». cum Apuleio et simi- habent, qua de re exposuit Quicheratius, et cur Tiberiani carmina laudet, de quibus accuratius Quicheralio egil praef. p. Dello stesso. « Riesi Anlh. n. 789 ad cuius v. 2 o terrae pelagique sator qui etc. Terrarum coelique sator qui etc. ^ Seguono o) un esametro (vv. 28) sulla vanità dell'oro una fiera invettiva contro un verso di essa è citato dell' oro considerato quale causa precipua degli umani delitti da Serv. Aen. 6, 136 aurum quo prelio reserantur limina Ditis; b) un bel quadretto di cfr. Boet. Ili, 9 v. : 2: : : scena naturale. Anmis ibat inler herbas valle fusus frigida (20 trochei sett.); e) de avicula Avis dum madidis gravala pennis (12 endecasillabi); ma se appartengano a Tiberiano è incerto. IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO 125 flavvero, siamo certi della anteriorità non già per pella e di esso su Marziano Caforma del verso citato dal Peiper. L'in- la tonazione panteistica lo riannoda ben più e meglio a Marziano Capella 185 che a Boezio II, non tatti III, e. 7. riducono al verso si citato Col quale tuttavia Peiper. dal Cito con- i inoltre vv. 7-8: Tu sol US tu multus item, tu et j:)n>?i?/5 idem Postremiis medrusqife simul mundoque superstans ^ da confrontarsi con Prmcqnum, dux semita termimis idem rector e ricordano frasi e concetti boeziani questi altri 9 v. (III, ult.) : vv. 10-11. Altus et aeterno spectans fera turbine certo Rerum fata rapi vitasque involvier aevo 29: Mundanas olim moles quo foedere rerum. e V. Talché come per il pensiero è più stretta la parentela tra Tiberiano e Marziano, così per la forma è più stretta quella tra Tiberiano e Boezio. 68. Peiper esagera quanto agli influssi di Marziano sul Il nostro libro della Consolazione filosofica. vada confrontato con con esso per 907 di t' di comune con Boezio dei più usuali, ma derable Stewart quando scrive < Nor was his mi sembra deht consi- moments the » ^. Cito dall' ediz. del Baehrens. 75. « Consolation » duriny the early marked hy an extravayance and pedantry to wnter offers no parallel even in his least happy is wliich the later p. : immediate predecessor in the Satura Menippaea, whose extraordinary hook « T)e nwptiis merPltHologiae » ichich, hy the way j enjoyed an ahnost equal popularity with * 12 Caiìella middle ayes, » Villi, his to Martianus curìi et il III e. introdotto in Boezio con tut- altro scopo da Marziano. Perciò meglio del Peiper ispirato lo far nulla E ricordo della meravigliosa efficacia dei carmi d'Or- il un soggetto feo, 185, ch'egli dice II, non ha da concetto e pochissimo per la forma. il Marziano Capella non ha altro che Il in realtà III, e. 9, 126 IL CRISTIANESIMO DI Meglio avvisato fu zioni di Seneca che il SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO Peiper studiando in appendice riscontrano nelle poesie del si guirlo su questo terreno mi trarrebbe troppo le fuori del Possiamo concludere che, salvo l'alternare della prosa coi versi, che forma Boezio avesse un immediato modello 69. Più importante per noi è lo studio delle se- mio campo. era proprio del genere satirico (uso Satura Menippaea) non sta se per la imita- Ph.C, mail ci con- e quale. fonti imme- Ph. C. Su tal quistione la ipotesi più determinata è quella emessa per la prima volta dal Bywater {Journal of philology II, 1869 p. 59) svolta dall' Usener nel Rhein. Mus. 28, 400 ss. e da lui stesso nel suo commento aldiate della sostanza del Y Anecdoton Holderi riassunta darauf hingewiesen, dass die così : « Ingram By water hat zuerst consolatio schen protrepticos zeige. In wahrheit des Aristoteli- reflexe ist der schonste theil des buchs nichts als die wahrscheinlich jLingste umarbeitung jenes unzerstdrbaren dialogs des Stagiriten. Die stelle, wo die benut- zung beginnt, hebt sich von den einleitenden und vorbereitenden abschnitten leicht ab, II, 4 z. 38 P. Qais est enim tmn compositae felicitatis, - und der punkt wo er cine neue quelle vornahm, ist von dem verfasser selbst deutlich durch die worte bezeichnet: Tuni veliti ab alio orsa principio ita dissertcit (IV, 6 z. 20, 6): es war ein Neuplatoniker, wie schon zu anfang der mystische Orakel spruch zeigt. - Naturlich hat Boethius weder den Aristotelischen protreptikos noch Ciceros Hortensius als vorlage benutzt, denn beide citiert er sondern in scine hànden war ein jiingerer auszug, wie ein solcher, auch gewiss nicht aus erster band, dem protreptikos des lamblichos einverleibt ist. Eben darum wàre e^ : vorwitzig entscheiden zu wollen , ein Platoniker, den er benutzte, dem dem jungeren Le ob erst Boethius oder bereits Aristotelischen antheil mit verbindung gesetzt habe in fonti del ». Ph. C. sarebbero pertanto due : l'' il Protrep- tikos di Aristotele rispecchiato nell' Hortensius di Cicerone per II, 2" 4 - IV, 6; uno scritto neoplatonico per mostrerebbe esso medesimo come a IV, 6 : ; certo la prima genuina, ma il resto. Il Ph. C. tracce della giuntura così a rimarrebbe solo incerto se state contaminate la lui le le prima volta da Boezio o da due fonti Boezio non delle in qualche posteriore imitazione. II, 4 due fonti fossero altri l' prima di ebbe dinanzi CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL La 70. 127 parentela spirituale dell' Hortensius di Cicerone col Protreptikos di Aristotele è molto ingegnosamente provata dall' Usener nel citato Museum. art. del Wiein. confronto Il un d' passo di Censorino (de die nat. 18, 11) con uno di Tacito (dial. 16) prova che Cicerone nell' Hortensius parlava al pari di Aristotele nel Protrept. mente forma di obbiezione o difficoltà, Lo losofìa. De dell' probabil- e , sotto origine assai recente della fi- Scijnonis prova che questo con- anno massimo era adoperato da Cicerone nel republica per provare la inanità della fama, insieme con la considerazione estende dello esiguo spazio a concerne 274, 5) e per ciò dilatari ipotesi, La probabile. spazio, lo certo è che concei'ne il esistenza poi d' entrambi fama umana la nell' tempo i fr. 87 (Non. nomen vestrufn terris (1' si Hortensius per base al in quidem continentibns in 7ie cui anche e che questi riflessi fossero : che ciò p. 1' somnium studio del medesimo cetto anno massimo o mondiale dell' in entrambi quel concetto era introdotto a provare, anno massimo) riflessi nel Protreptikos un passo di Giamblico (2° libro delia sua opera sulla Pitagorica ^). Ora Boezio (II, p. 7) adopera a provare la è certa per setta inanità della gloria questi medesimi ricordano Cicerone Ma 71. ^, il basta da solo questo Soniniuni ScijnoniSy vago punto certo col solo probabile e e a farci additare in questo e nel Protreptikos la fonte del Ph. C. e di una parte esso che frasi contatto di Protreptikos col coW Hortensius congetturale raziocinii e con quale del resto è espressamente citato. determinata di ? Quanto al Protreptikos, dei frammenti che il Rose ha racuno solo, oltre al già citato, (Ti(Jt,al Sé xat Só^at etc.) cioè il 59, ofl're una analogia di pensiero e una imitazione di frase col Ph. C. Ili, p. 8. In entrambi i luoghi è espresso il concetto colti • Ti[i.ai 8È xa\ Só^ai rà ^rjXoujiEva jjiaXXov xaOoptovTi Twv Tòiv àvOportivwv aì3itov ; ti àXXà rjXtOtov ;rsp\ tòjv Xoitcwv aStrjYirjTou Tt TaUra gjiouBaCEiv. san 8' Y«H-^' [laxpòv cpXuapta?. r) ti tw yàp TtoXuypóvtov 8tà t^v f,[i,STlpav àaOlvstav, oìfiai xa\ ptou ^^ajiizr^za, xai touto ^aivETai rtoXuTt. * L' Usener visa est ut me insiste su questi passi del imperii nostri, puncti conslat obtinere rationem. Però mantibus incolatur portio, a meno che di il Somnium quo quasi punctum il non salvi. 16: quarta fere portio Boezio non coincide col fere § S « iam ipsa terra ila eius atlingimus poeniteret 21, est, secondo il mihi parva » . Boezio : quae a nobis cognitis aniquale sarebbe quinta 128 che presunta bellezza la con esattezza vedere ^ ^ l una cosa nasce dal non poterla noi d' : ^ / ^ ^ ' ' / Igitur te pulclirum videri non { sua natura sed oculorum spec- f tantium reddit infìrmitas.... ^ "^ ' SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI ed è rammentata da Aristotele, a cui Boezio espressamente rimette, la vista di lince. si, ut Aristoteles € aitj, Il Vallino a questo luogo di Boezio Lynceis oculis lioniines uterentur locum illum summi Philosophi sicut A noi rende probabile che sia si frammento non in questo nuovo xaì yéXco;.... yeOo;.... et la bellezza solo, à^ta où^svòc; sono ma In base a queste ulteriori riflessioni, considerare come una ìo-j^ùc; Ph. il » piìi che it xaì fxé- dichiarati; che il di Ph. C. coincide con altre parti del L. Ili del delle fonti del quod librum desiderari puto Protreptikos: tanto il « notava » si può direi con Protreptikos C, ma non 4 r Usener che ne derivi tutto il mi sembra d' aver dimostrato più sopra (Gap. Ili) II, 4-7 fa un duplicato con III, 3-7 e paiono derivare da due tratto da a IV, 6, e ciò li, perchè, come fonti diverse. La influenza del Protreptikos, appunto perchè mi pare non possa estendersi spiega sul L. Ili, poi il trovar citato (III, p. 8) il chiama misteri della di ^ di quelli che il Freeman ^ critica tedesca 72. L' Hortensius si Perchè Protreptikos, escluda che Boezio uno direttamente se ne giovasse, è al L. II. Cicerone è anch' esso sciaguratamente 103 frammenti ne ha raccolti nella sua ediz. il Muller W.-Teubner). Ora, scorrendoli, ben scarsi punti di con(C. F. tatto si raccolgono col nostro Ph. C. Innanzi tutto l'argomento generale mi par diverso da quello che tratta Boezio. Era una esorperduto : tazione allo studio della filosofia potuimus ad philosopliiae : « Cohortatt siwiuSj ut studium eo libro, maxime qui est inscriptus il Protreptikos mi pare si possa trarre una unione dell' anima col corpo in pena di colpe d' una vita anteriore in quel frammento rammentata, non ricorre mai in Boezio per quanto egli, come vedremo e spiegheremo, sembri credere ad una certa preesistenza delle anime e dipinga d'un colore fosco e pessimista la unione di esse al corpo. * Bene inteso che io qui studio 1' Hortensius indipendentemente dai riflessi del Pro• dal fr. Nessun 60. costruito pei rapporti tra Giacché treptikos che in esso si in Hortensio, il Ph. C. e la dottrina specifica di contenevano per quem ad exemplar menti che ne abbiamo ci la testimonianza di Treb. PoUio Gallien. 20, Protreplici scripsit. Io voglio vedere quanta luce forniscono sui suoi rapporti col Ph. G. i 1, fram- CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL Hortensius la » (fr. tacciavano resjjonsum est eo laudata est. accusata esset Certo tra (fr. 2). Pliilosophiae vitiqjcratoribus satis « quo a nobis philosoplua defensa libro, Clini et un animo ;k1 ma Ph. C. è svolto; et col- ah Hortensio vituperata altro è ben naturale che vi 1' conforti che la filosofìa può dare ciò che nel una difesa contro quei che e perciò stesso 1), inutilità: di 129 » toccasse dei si afflitto, ossia di era secondario ciò che qui di- venta principale. Alla (letìnizione della beatitudo e del boriimi data da Boezio come III, p. 10, deW Norteìisius « Cicero qua cum nullus di ciò che tutti desiderano, si accosta quello che riferisce S. (De Trin. XIII, 4, 7): Agostino vellet in Hortensio dialogo ab aliqua re certa, de ambigeret sumere , suae A ciò che Boezio si : ^ sulla impotenza dei sottilmente ragiona dovrebbe desiderare (IV (Aug. De vita beata T. autem, ait, Fahum p. p. 4 princ.) rassomiglia il fr. 39 225 F.): « Tullius in Hortensio fecit: Ecce non philosophi quidam sed prompti tamen ad pjutandum omnes aiunt id quideni serrinium I defensione phihsopìiiae libruni queni de laude ac quam » sulla infelicità speciale che c'è a raggiungere quello che cattivi, non exordium disputationis Beati certe, inquit, omnes esse rohimifs : esse beatos qui vivant, ut quod velie enini no'n deceat, id nec tani miseruin est non est, adiprisci velie ipjsi adipisci dis- velini. ipsum nii- quod velis, quod non oporteat: plus enini mali pjravitas cuiquam boni ». Un lungo fram- voluntatis affert quani fortuna mento, rSl, è consecrato a combattere i piaceri del corpo ^: « An vero voluptates corporis expetendae, quae vere et (jraviter a Platoìie dictae sunt illecebrae atipie escae ìnalorumì quae enim confectio est (inquit) vaìetadinis, • ftìsa Poiché questo era della filosofia, a dimostrare che rente. non l' exordmm dezza, della bellezza disputationis è improbabile che la filosofia sola ci La somiglianza dà il i beni si rammenli felicità vera, le altre comunemente si e, nerbo del discorso col Prolreptikos dove, lo nella ipotesi che altrettanto quae deformatio vedemmo, cercati dagli la di nell' coloris et cor- una dispulatio cose solo una felicità appavanità della forza, della gran- uomini era svolta, ci conferma allora, ritletlendo che da questa il L. Ili p. 2, si confermerebbe Ed muove facesse nell' Hortensius. in di- Horiensius tendesse medesima osservazione: tutti vogliamo essere felici la mia idea che il Protreptikos-Hortensius sia la fonte speciale alla 1' parte del L. III. * Questo frammento conferma la congettura fatta nella noia precedente sulla trama dell' Hortensius. I piaceri sono una dello false e apparenti forme di felicità che Cicerone dovea combattere. 17 130 IL CRISTIANESIMO qnod turpe (ìamnuìn, quod dedecus quad non porìs, atqiie eliciatur C Ph. SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO DI' 7 III p. volnptateì Quantos « : Intonazione > illae (volaptatcii) tolerahiles dolores, quasi queudcuìi fructurn solent referre corporibiis E (lue altri, 74 il pacità che hanno del qudin lìiorbos, m- iwi^iiiHac /'rticiiliinii ! >. e T 80, panni piaceri di darci la i crocetifr analoga a quella si riferiscano felicità alla inca- noi desi- che è derio di tutti ^ Così r Hortensius da solo non aggiunge un gran che quistione delle fonti di Boezio nel Ph. C. essendo pochi i alla punti contatto e non hen chiari. Ma, posta la sua affinità col Pro- di treptikos, si ribadisce la congettura che questo scritto Aristotelico ispirasse una parte assegnati (L. dall' del C, Ph. anziché 2-7) Ili, sempre però nei quelli in pili limiti da me larghi accennati Usener. Col quale invece consento nel credere che a IV, 6 cominci una fonte nuova che babilmente IV, ispira tutto resto dell' opera (salvo pro- il 7 che è come un cuneo infitto nell' opuscolo- fonte da Boezio); e quanto dovrò dire sui rapporti del Ph. C. colle scuole filosofiche anteriori chiarirà che la fonte nuova buon dritto ritenere fosse qualche 73. Si sogliono De neca C, fonti del Ph. C. additare (ad Helviam), i si fu di trarre epperciò non mediate che noi si ' bus » Il e » . fr. il 80 : « ci piii cercando, bensì tra quelle fonti esposto « aà imenilem lubidinem copia vohiptatum, gliscit illa ut ignis mluptates mitem nulla ad res neccssarias invilnmenta adferunt seni- Sembrano due né pei vecchi il possono computare tra quelle fonti im- ora andiamo 74 suona cosi fr. Se- tran- qualcuno dei pensieri svolti nel remote del pensiero boeziano che studieremo dopo aver il contenuto dottrinale del Ph. C. oleo può a libri di De Procidentia, De animi. De vita beata. Dai quali nondimeno Boezio quìllitate che abbia fatto Ph. come Coììsoìatione si scritto neoplatonico. : parli di un ragionamento inteso a dimostrare che né pei giovani può essere segreto di felicità nei piaceri. [L CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO CAPO V. CONTENUTO DOTTRINALE DEL philosophiae IL 74. A 131 risolvere la questione boeziana CONSOLATIONIS nocciolo cui il , in fondo consiste nella pretesa assenza di Cristianesimo, anzi ostilità C, contro di esso del Ph. terminarne con precisione il vuol essere qui, come sempre, od j^nsamenti i filosofici sue delle antitetici La ma de- qui più che altrove, obbiet- di dottrine Boezio. rapporti I filosofiche amichevoli dogmi coi cristiani saranno esaminati poi, e questo esame in tanto appunto compiere con serietà e con frutto, in quanto tamente stabilito Boezio. Perciò mi sembra uno termini del confronto, dei meno opportuno del sistema nella esposizione sia si filosofico di anticristiana, e V altro la cristiana : almeno si potrà filosofia di Boezio dallo Stewart unendo sistema alla determinazione dell' indole la si prima esat- metodo adottato il e dall' Hildebrand, che rappresentano in sostanza obbedire, od il ricerca senza preconcetti, ed esponendo quali sono real- tiva e serena, mente nulla importa tanto come contenuto dottrinale. di uno la tendenza la esposizione del esso , finiscono per può sospettare che obbediscano, pur espo- nendolo, alle loro tendenze. Per procedere con ordine, credo potermi giovare della vecchia enumerazione dei tre grandi oggetti della filosofia mondo e 1' Art. La 75. La suo oggetto : Dio, il uomo. teodicea del Pli. teodicea, come ogni C: , così ogni teodicea Dio in scienza, e poiché Dio è tal cosa, ; dente per sé 1. sé. suppone la cui la realtà realtà non del è evi- comincia dalla dimostrazione 132 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO della esistenza di Dio, o certo cominciare di più dei i mentre pochi lì, s' filosofi ingegnano credono provare di si debba evi- la una evidenza provata !) della realtà delper Boezio non è nel gruppo di questi filosofi l' Essere Infinito. lui la esistenza di Dio è oggetto di dimostrazione, come gli sco- denza {sit venta i^ó'r/vo... : per contraddistinguere lastici, stenza di Dio dal tentativo dimostrazione la una rendere di tal vera dell' esi- dimostrazione superflua, ebbero a chiamarla, a posteriori. La sua dimostrazione Boezio comincia dall' impostarla bene. Lo Stewart con un' aria, se non m' inganno, quasi di critica, osserva che Boezio does not attempt to prove the existence of God, « but rather the existence of a perfect Good wich must be iden- with God tified » (p. 86). Ora, questo precisamente ciò che è bisogna fare. Dio è una parola di un senso troppo vasto, attesa la quantità di attributi che all'Essere uno od altro realtà di Divino appartengono: attributi di tali è termine logico il la di ogni dimostrazione della esistenza di Dio. Così gli stessi argo- menti raccoHi da Tommaso S. nella sua Somma concludono alla una Prima causa efficiente, di un Essere necessario..., alla realtà, insomma, di uno od altro degli attributi che gli uomini concepiscono come proprii e caratteristici dell'Essere Divino. Coerentemente a questo, Boezio scrive (III p. 12) « HOC QUiDQUiD EST quo condita manent atque agitantur, usitato cnnctis rocahulo Deiirn nomino ». L'argomento che precede queste parole è il fisico-teologico, che è pur sempre esistenza di un Primo Motore, di : argomenti della esistenza tra gli Un di Dio più popolare. il più filosofico argomento Boezio svolge al L. Ili p. 10, là dove dimostra la esistenza o realtà di un bene perfetto. La dimostrazione in sostanza si regge su di un principio: « Si in quolibet genere imperfectum quid esse videatur, in eo perfectum quoque alìquid al mondo niuSy est esse, dei beni quaedam boni clusione è evidente. illustrato così : Il : « : e su di un Uti paulo fatto, che vi sono ante demonstravi- fragilis imperfecta felicitas >. La con- principio è da Boezio in questo stesso passo Tolto un che di perfetto (in ciascun ordine di può neanche immaginare donde derivi ciò che non perfetto. Si può infatti, astrattamente, il processo della na- cose), è necesse est > imperfetti non si tura concepire così: o che dall'imperfetto si svolga via via ciò IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO che è perfetto, o che dal perfetto è meno perfetto primo processo Ncque eìiiiìi si discenda via via a ciò che più o dal più al meno. al manifestamente assurdo è principio di causalità « meno o dal : ab per cui resta , duniìnitis 133 Ma perchè contrario , solo possibile mcoìisiininiatisque ti il iì al secondo. atara remai coepìt exonìiaai, sei ab ìnlegrls ahsolatisqae ]jrocelenSy in haec extrcma atqua dilabifur ». effeta Con questo processo 76. di dimostrazione della realtà di un che perfettamente buono, non va confuso 1' che a questo altro, immediatamente segue, della identificazione di questo ente perfettamente buono con Dio. Questo secondo processo muove dalla che idea di Dio, dalla idea che tutti se ne formano, dal senso honiiìn esse, Deam rerum omnium principium co/nauinis hitnianoruai conceptio probat animoram >. danno a questa parola tutti : « Lui appunto, segue a dire Boezio, l'Ente da tutti concepito deve essere quel tal Bene Se questo è già stata dimostrata. un processo ontologico si ritenga, non apparirà suo quando soggiunge il così, perfetto, la cui realtà (lo si noti bene) con frasi , pili che rammentano il celebre argomento di S. Anselmo < Nani cum Dea nilìil melias excogitari ([ueat, id, quo meliiis niìiil est, bonuìu esse quìs d ubiteli ita vero bonum esse Deum ratio demonstraty ut perfectum quoque bonum in co esse conrincat. Nani ni tale sii rerum omnium Princeps (quale tutti gli uomini, posto che già sia, lo concepiscono) esse non poterit y>. : Ha dunque ragione lo Stewart perfetto e non si realtà; l' Nitzsch che di osservare col anche questa seconda prova della esistenza di Dio , basata sul imperfetto, è in fondo una prova cosmologica. Boezio appoggia sulla ilea della perfezione per ma muove mostrarne dalla esistenza del bene imperfetto strare la esistenza del bene perfetto, e dalla idea per identificare con Lui il bene perfetto per comune di la moDio dimostrato realmente esistente. 77. Di qual guisa concepisce Boezio questo Iddio di cui ha gli attributi e le facoltà, quelli , La teodicea distingue giustamente in Dio non perchè sieno altra cosa, ma perchè sono concepiti da noi come proprietà dell' Essere Divino dimostrata la esistenza? come principio d'operazione. Vediamo come pensi e ragioni Boezio. e queste altre degli uni e delle 131 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL Attributo fondamentale della Divinità fu dagli scolastici guardata la sempHdtà, che è la identificazione reale con sostanza divina di quelle cose che di Dio distintamente senza si concepiscono e predicano. Ora, a questa semplicità dell'Es- si sere Divino assorge Boezio là dove mostra pravvenga come bontà non so- la Essere Divino dal di fuori, nò in Lui stesso sia all' ma •qualcosa di diverso dall' essere suo, la ri- la es- Da sua essenza (IV p. 10). questo Essere medesimo, questa semplicità dell' Essere Di- vino deduce la singoiar natura della sua cognizione qiiam com- « prehendeìidi omnia visewlique praesentianìy non ex fataroìnim pìroventu (V rerum sed ex propria Deus simf licitate sor titus accompagna della perfezione che 1' È senso morale della benignità. imperitans amor civium frequentia non depulsione laetatur (II e. 8), Esso è immutabile aeteraus et nel coeh communis amor cunctis (I p. e questa immutabilità (III p. 12) ma essere in quanto tale, ìv-ors carens (III e. 9), è (IV p. 6), est > Dio di Boezio è buono non solo nel senso metafisico 11 p. 6). 5), comu- si nica alla sua scienza, che non varia coli' avvicendarsi dei nostri atti traspare ; secondo la giustissima dottrina degli scolastici, , nella sua eternit?). Questo della eternità di Dio è uno dei concetti che Boezio ha saputi meglio definire ed applicare. Ha giustamente rifiettuto che proprio della eternità non consiste nel mancare di prin- il cipio e di termine nella tutta come propria esistenza un punto solo in simul « : , ma nel A^temitas igitur possederla intermi- est (V 6): ha tempo come un presente sempre stabile ad un presente che sempre si muove. « Rune.... vitae immobilis praesentarium statum infinitus ille temporaliuni rerum nabilis vitae contrapposta motu siti tota 1' imitai ur ; cumque eum. ex immobilitate è pili deficit in antico delle stessa linea di tempo, € Neque enim Deus p)oris quantitate, 78. perfecta p)ossessio » p. eternità al tiae decrescit in infìnitani Dio et effingere atquc 'motam aequare ìion pos- ex simplicitate praesen- j, futuri ac ptraeteriti quantitatem cose , non come chi ma come è di conditis rebus di Dio, : antiquior videri debet tem- Dio risulta non solo stantemente Boezio, nel parlar nella colui che questa linea trascende sed simplicis potius proprietate naturae La unità > (ih.). collocato il dall' » (ib.). adoperar che singolare Deus, ma fa co- dalle r I CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL sue dottrine sulla identità del bene e dell' uno idem esse unuiìi atipie honnm simìH Anche" V ultimo vestigio Dà non è scomparso, e dove la « Oportet igitar vatione concedas politeismo di : » rispecchiato solo nella prosa boeziana, 135 (Hip. 11). nel ma plurale nei carmi, licenza poetica avrebbe potuto concederlo, anche senza Siamo dunque dinanzi ad nota di biasimo o sospetto d'errore. una vera cautela monoteista. Perciò Y accusa di politeismo, nota r Ilildebrand \ non fu sollevata contro Boezio. Quasi in compenso si è parlato istantemente e si parla L'Obbarius scrive francamente: del panteismo di lui. qaas de Beo tlae posuft, phUosoph e sunt christianaìu indicant r unico, è » ^. et pantìieismum non reluponem eias L' argomento principale, per non dire la frase (III p. 10): « omnis ijiitar ìjeatus questo argomento basta da solo a mostrare quanto tesi. la Boezio è cosi poco panteista, che giungere subito: « nthil prohibet esse r uomo divinizzi naturale tra mente 1' lo quam phirimos dimostra uomo e . E del »; poco valga di sog- par ticipatione vero ch'egli non resto parlare che fa di una somiglianza d' intelletto (vos autem Deo ed' una somiglianza acquisibile per via ut consùìiilem Deo faceres > (I p. 4). Dio per via consiniiles II p. 5) Ma per il ^ ma Deus dà premura si sed natura (luideru iwus, esercizio filosofico « di Senten- « In svis de consolatioììc pliilosophiae libris ex- cura di distinguere Dio ed la tutto il libro (p. e. Dio eterno, il il Provvidenza in Dio e il Nitzsch lo Stewart mondo è tale e tanta mondo perpetuo; la V p. 6; IV p. 6) che il Fato nelle cose, ha mossa a Boezio l'accusa di dualismo, accusa che ^ "^ tranquillamente ripete e che noi pili sotto esami- neremo. 79. Qui, per concludere, accennerò che Boezio non nega a Dio di quelle facoltà che noi gli attribuiamo e che integrano nessuna il concetto della personalità divina. Queste facoltà sono raccolte in tre parole ed elevate alla massima potenza, quando Dio sa tutto, può tutto e vuole solamente Dio abbraccia tutte le cose, anche gli atti ' p. 79. » Edit. Inlrod. p. » Op. '* p. 8't-5, cil. p. 62. 100. XX.XV. il bene. La si dice che scienza di liberi futuri, l'oggetto 136 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL ad attribuirsi alla scienza di Dio, tanto il piti difficile difficile, che la filosofìa antica spesso e volentieri glielo aveva negato. Boezio è ben lontano su questa difficoltà: se ne rende conto dall' illudersi « Sed hoc iijsum dubitaiur, inquìes, an earum rerum qaae necessarios exit iis non habent lilla possit esse praenotio... jrntas, si necessltas desit, minime praesciri, niInique scientia comprchendi posse nisi certuni, quod si quae in- e chiaramente la illustra. certi sunt exitus ea quasi certa pjraevidentur, opinionis id esse caliyinem non scientiae verilatem (V » La doppia condi- p. 4). zione di futuro e di libero rende o sembra rendere impossibile trattandosi di cosa non determinata nò in sé (perchè la scienza, futura) nò nelle sue cause un oggeito indeterminato nata cognizione. - E come (perchè libera), e non potendovi di essere scienza, cioè certa determi- e nettamente intuita e pro- la difficoltà è posta, COSI è genialmente risolta, ricorrendo, come vide, alla si condizione della Divinità, rispetto alla cui scienza eterna, cioè trascendente ogni tempo come suo essere, nulla può dirsi fu- il tutto deve dirsi presente. Col che non è già che noi ve- turo, niamo a comprendere in modo tostia alla scienza divina , come positivo ma dere che la cosa non ripugna che , il ragionamento fatto per il provare impossibile a Dio la scienza dei futuri dalla considerazione di quello che è la scienza per Dio, la cui scienza nostre ; come si liberi, movendo umana, non tiene svolge in condizioni ben diverse dalle ragionamenti i futuro libero sot- negativamente a compren- solo fatti per provare impossibile al senso la cognizione degli universali non varrebbero per provarla impossibile anche 80. E come all' intelletto (V Iddio sa tutto, p. 4). per Boezio, così può ogni cosa, e questa onnipotenza è cosi certa per tere Iddio fare « Malum nihil non Dio è (V p. 2), il igitur... potest » male, conclude che nihil est, cum le il filosofo, che dal non poè una cosa: non possit, qui male non id facere ille (Ili p. 12). libero, giacché la libertà per e il Boezio consegue la ragione creature stesse tanto sono più realmente libere, quanto più vicine a Dio (ih.), e chiaramente è detto che ninna causa esterna Lo ha spinto alla formazione del mondo « Quem non externae pepulerunt fingere causae, Materiae fluitantis opus...y> (III e. 9). Questa libertà di Dio poi è sottintesa in : CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL 137 FA. dice a giustificazione della Provvidenza diun essere intrinsecamente determinato ad operare è inutile chiedere perchè operi in un modo piuttostochè in un altro: la giustificazione d' un tal essere è nella fatalità stessa delle sue tiittociò vina : che d' deliberazioni. Art. 2. Dìo nei suoi rapi^ortì 81. Quando studiano si primo problema che cioè tratto dal nulla rapporti tra Dio e i il mondo, il il : Dio ha Egli creato, mondo, o non ha fatto invece che atteg- affaccia s' mondo. col questo è giare in forme nuove la preesistente materia? Nella seconda ipotesi abbiamo dicemmo, « nihil ex il dualismo. Boezio ne fu accusato dal Nitzsch, come e dallo Stewart. Il vetcrum refragatus est, qaam([iiam id cipio sed de materiali suhiecto, h. e. num j, quasi quoddam questo sembra « affermi il illi cui non de fundamentum ojperante iirin- omnium de natura Allo •». ratio- Stewart a cruciai test by which the Chris tianity of our author must stand or si iecerit (V p. 1): nemo imquam passo fondamentale è nihilo exìstere vera sententia est, E fall ». a lui pare che cada, cioè che qui dualismo accettando V assioma « ex nihilo nihil fit » un senso anticreazionista, nel senso degli antichi, nel senso che senza una causa materiale (ex nihilo) neanche una forza inin può far qualche cosa. Senonchò qui è il punto forte: certo gli antichi quell'assioma r hanno inteso in questo senso dualistico ma Boezio lo finita : accetta o non piuttosto lo ripudia questo senso ? La forinola con quamquam, depone piuttosto per la seconda che per la prima ipotesi. Ed al medesimo punto ne conduce il riflettere lo scopo per cui cui il ricordo della interpretazione dualistica è introdotto, quest' assioma è da Boezio citato. Egli vuol provare che il caso non c'è, è nulla; e il mezzo termine della dimostrazione è questo, che non ha causa alcuna produttrice. Giacché per definizione caso vorrebbe dire della Provvidenza » « : evento ma , fenomeno estraneo questa si alla causalità una mezzo estende a tutto, talché cosa estranea ad essa è senza causa produttrice. Ma un tal 18 138 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL termine suppone una maggiore che affermi la necessità una di causa efficiente, la impossibilità di far senza, non già della causa materiale, bensì della efficiente.- L'ex niliUo niliU ft Boezio dunque, per le esigenze logiche del suo discorso soggiunge « : quamquam UH lealtà che riferisce, non già lo , eh' egli vi sottoscriva fermato dal modo con cui Boezio At ortum esse videbitur » che significa eh' ei piuttosto si esprime in questa medesima orìatur, id ex niìiìlo si chiamano casi, antichi. respinge la interpretazione degli più sotto, dopo aver portato soggiunge : 1' « esempio Hoc chè ha una causa materiale no: ? chiarendo così che per lui ex d' uno di quei fatti igitur fortuito ditur accidisse, veruni non de nihilo est » : e perchè <nnm proprias niìiilo niìiil principio di causalità (ogni fenomeno : ; : E zionate e se , dunque de niliUo o ex nihilo per lui vale cuiiiscumque catisae, non della sola causa materiale, ex nihilo il si si nullis ex causis aliqaid « così Ciò del resto ò con- la respinge questa vecchia interpretazione. prosa: intende etc, è unicamente per debito di » che quidem cre? forse per- causas habet>, è o l'equivalente del deve aver cause propor- proprias) o l'affermazione della necessità assoluta, im- prescindibile d' un principio efficiente , non d' una causa mate- riale. Il di dualismo non può dunque dire implicito nel si sistema Boezio per una sua accettazione del vecchio pagano ex nihilo (causae materialis) ìiihil. Né anche servono a dimostrarlo quei luoghi dove Boezio parla di Dio come ordinatore o formatore dell' universo : basti ad es. il niateriae fluitantis opus ». « fingere... Giacché Dio è anche ordinatore delle cose, e 1' affermare questo di Lui non è affermare questo solo, non è un escludere qualcosa di più e di meglio. Lo Stewart ^ trova una traccia di dua- lismo nel conditor applicato più d'una volta a Dio. Ora innanzi tutto giova qui avvertire che chè anche il più schietto il conditor non prova nulla, per- cristiano poeta, il più fervente cri- stiano scrittore potrebbe benissimo, con tutte le sue convinzioni creazioniste, parlare di Dio, come di un conditor dell' universo. We bave seen that B. does not exclude from bis syslem a cerlain subsirate, jpnwa divinitas did not « in the beginning create k Ihe worid, but buill it up from preexisling maUer». E a proposito di edificare (buill) cita conditor rerum (ed artifex) I e. S, IV p. 6, IV e. 6. * Ihat bis « CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL Ed Hildebrand osserva che 1* infatti setzang des Hirten Schrìften ffìschen anzufanfjen ttnd es durfte dock loohl etwas Werhen dasselbe auch in don der lateìnischen Ueher- hegcgnet uns in don , Wort, dìeses « roìi 139 theolo- der geldafiyste Ausdrack, als mehr als Zafall wenn wir sein, des Boetliiiis lesen » ^ 82. Se mai accennerebbero piuttosto ad una concezione creazionista come espressioni meglio salar ][)riìiceps anche (III e. 9) o piii rerum anche p. 10) o (III chiaramente 10: la frase III p. dedit providentia creatis a se rebus, giacché è ben vero che in senso ampio mente possono si ma fatte, stiana (ossia per che non piìi 1/ Hildebrand contro un argomento ingegnoso Al L. lore. Ili p. di anche delle cose semplice- per sé uria consecrazione nostro caso creazionista) il abbia dualistica l' create dir certo ha la parola cri- creare, conditor. il preteso dualismo di Boezio adopera il e sottile, se vuoisi, 12 Boezio da ciò che il ma non privo di va- male non può è (né essere) termine della divina efficiente causalità, conclude che è argomento bel nulla, tutto, assolutamente tutto, fosse fatta da Dio, un ziano, provenga. Anche la materia, se non sarebbe, in forza di quel ragionamento boe- bel nulla. Dio creatore non è dunque mai escluso nel Ph. a più un quale suppone che dalla causalità divina il riprese e per varii modi è abbastanza C, anzi chiaramente in- ^. sinuato . Creatore del mondo. Dio ne è la causa esemplare o ideale, ma r idea del mondo Dio la trova in se stesso. Tu cuncta superno - Ducìs ab exeniphy pulclwmn pulcherrimus ipse - Mun~ dum mente gerens siniilique in imagine formans (III e. 9): col che anche quell'ideale dualismo al tutto ingiustamente, sospetto Platone, rimane escluso. e fare il mondo Dio non dalla sua intima bontà come Dio « potè essere, e non di cui è determinato dal di fuori, rerum insita è principio da cui escono, summi forma così é il A ma creare spinto bonìi^. fine a cui E tendono tutte le cose (III p. 12). 87-8. ' p. * III e. 6 V. velalioti (lislincty (p. 85) e 3 u/iMS... slales thal « The Chrisiian rcest. Lo Stewart p. 8S noia: beginning God crealed ihe heaven and Ihe eailh » rerum pater in Ihe che Boezio non ha nulla di simile, ma III e. 9 è dello Iddio terrariim coelique sator. 140 IL CRISTIANESIMO DI 83. Creato SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO mondo. Dio provvidamente il La governa. lo Provvidenza per Boezio è un dogma, una convinzione intuitiva e profonda. « Verum operi suo conditorem praesidere Deuni scio; me nec unquatH faerit dies qui pellat >; dogma quel si ah hac sententiae verifate de- tanto più che non ignora (I p. 6), appoggia i su raziocinii, cui Fedele al suo teismo perso- (III p. 12). nale distingue la Provvidenza dal Fato, la Provvidenza che è in Dio dal Fato che è nel mondo summo vina ratio in fatam vero inhaerens rebus mobilibus disjwnil: quam Providentia est « : , ler Ma, contrario tra di loro, come providentia suis quaeque nectit ordinibus modello e copia (IV dispositio ». ad ogni dualismo, Provvidenza e Fato ricollega CLiusa ed effetto, ipsa di- illa oniniitm jìrincipa constitutor quac cuncta p. 6). Della Provvidenza a cui crede non ignora tuttavia coltà meglio, , e. 5) Nel morale. neir ordine (l la difficoltà per eccellenza, filosofo poeta il : mondo modo molto o certo Hominum guhernans — bere , , Ma nel solatum - Lin- leije : « problema che scuote certo dem Deus unde mala^ bona vero unde, nella esistenza stessa di non fede la ma est, mondo nel Omnia nella Provvidenza, (I canta ordine, è mondo umano, è disordine male il fine solos respuis actus - Merito rector cohi- Terribile ». tutto Nihìl antiqua « quit propriae statìonis opus ». morale tutto fisico le diffi- male, il solo Si qui- Dio. « si non estì » 4). p. Alla soluzione di questo problema tutta, pera, crati. ma singolarmente La risposta i due ultimi problema al -nóOsv : si di libri può dire , T o- essa sono conse- xaxòv preso nel senso metafisico è data implicitamente con la teoria intorno alla nonentità del male. È carne in un essere un non essere il male il , quindi è vano cer- principio efficace ed attivo (III p. 12). Però questo aspetto metafisico del problema del male è appena considerato, per arrestarsi invece I plesso delle sue osservazioni Provvidenza vigile, efficace, problema stesso moralmente sul buoni soffrono ed considerato. perversi i per buona trionfano. ispiegare in di Dio un tal IV p. 7 : « Cum rei la il caso di medesimo riassunto iucunda vel aspera tum re- sopra) è dall' Autore omnis fortuna com- fatto, osser- vazioni distribuite in una doppia serie su cui non è insistere pili oltre (v. Il armonia con IL CRISTIANESIMO DI munerandi iucanda) exercendive (se (se aspera) bonos, (iucanda o aspera corrùjendive niendi SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO eh' essa sia , 141 tum pugiacché r aspera evidentemente o punisce o corregge, o fa 1' una e l'altra cosa insieme, e la iacunda può essere anch' essa castùjo stimolando il cattivo a malfare davvantaggio, o emendatrice richia- mandolo soavemente a hen fare) improhos causa deferatur ; omnis bona est quam vel iustam constat esse (la fortuna iacunda che premia i buoni, e quella o aspera o iucunda (^q punisce i malvagi) vel utilem (la fortuna che buoni e cattivi exercet La et corri(jit). giustificazione Provvidenza pertanto sta il male stesso lo fa ser- della qui per Boezio, che Dio con la sua forza vire al bene sint, curii « : eis Sola enim divina est vis, non (IV p. 6). Del resto Provvidenza da un punto di vista (ib.).. metafìsico A morale leggera deviazione metafisica sul Fato, studio elicit effectum » è dimenticata la riserva razionale della imperscrutabilità dei divini consigli seguito uno mala quoque bona cui competenter utendo alicuius boni sulla si questo studio della in cui, malgrado una riassume Provvidenza il L. IV, fa medesima al L. V, per provare sovrattutto che la Provvidenza di Djo non lede punto la libertà dell' uomo, benché questa dimostrazione si compia studiando piuttosto 1' aspetto gnoseologico che non spetto causativo coinvolto nella Provvidenza. E 1' a- non sarà fuor di proposito notare, che sfugge a Boezio o certo egli neglige quello che è il più riposto mistero della Provvidenza, cioè la permis- sione stessa del male morale. crucciato dal vedere Celso tes » - Mores (I e. 5): solio, Lo spirito del perversi in alto: i < filosofo At romano è peri' ersi resident sanctaque calcant - Iniusta vice colla nocen- ma non è crucciato dal vedere puramente e sem- plicemente degli uomini perversi. Art. La Se cosmologia di Boezio. La cosmologia 84. coltà e non esige il mondo cosi 3. di Boezio non presenta così gravi lunga esposizione come diflS- la teodicea. abbia cominciato o no è una questione che Boezio, forse per ossequio ai suoi due grandi maestri Aristotele e Pia- 142 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL tone, lascia sospesa nella ipotesi che finire, il (V p. 6) contentandosi di notare clie anche mondo non abbia cominciato e non sia per come stenza p. 6: e. 9) non s' ma stabile: piii forma anche di esi- tem/pus ah il ha a intendere d' una precedenza analogamente a ciò che è detto di questo su quello, Neque enùn Deus « eterno (ib.). Dalla eternità tempOj, la piìi mobile il l'eternità è la aero ire hibes (III temporanea V ma non può dire ]perpetuo si procede T ero e dall' ero conditis rebus antiquior via eri deh et temporis cptantHate, sed simpUcis potius ptroptrietate naturae Nulla di cui Dio origine preciso sulla è poeticamente fluitantis opus. del descritto La materia mondo ci atto di in fluitans cessità logica del nostro pensiero, è una massa confusa. ci illumina e. il 9 Gli elementi sono tra loro congiunti in proporzioni aritme- III. tiche: tu nmneris elenienta ligas. Il mondo intiero ha una sua ani- versi che la riguardano non peccano di soverchia chiarezza i e tuttavia ne traspaiono manifesti questi due concetti nima materiae fingere quale non può raffigurarsi il 85. Sulla cosmologia adottata da Boezio ma; ». con l'espressione d'una ne- e concepir Dio in atto di ordinare altro che L. dice la frase risulta terza di due sostanze diverse gli estremi di cui essa rappresenta il , le : che l'a- quali sono come termine medio. Dove è evidente, più che la ispirazione Platonica, la traduzione dei concetti espressi nel ture (oùdiat) Timeo. Da questo apprendiamo che estreme àjxéptaTo? e la oOai'a che nell' (xepKTTT^;. E anima si fondono le due na- sono 1' où(Tia pure sul Timeo è ricalcata la un organismo adatto alle facoltà e funzioni di questa < per consona memhra resolvis ». Quest'anima un moto circolare che è il pili perfetto fra tutti « in di dotata è semet reditura meat », grazie al quale essa « rnentem profundam circuit et simili convertit im^igine coelum ». Noi ci troviamo così dinanzi ad un colossale antropomorfismo. Giacché questa grande anima del mondo non è che il risultato della proiezione su vastissima scala dell'anima umana. Il mondo è tutto una serie fatale di vicende. Tuttavia Boezio idea di anima universale: è ben lontano dal nostro determinismo scientifico e nella conce- zione della natura degli agenti cui questa fatai vicenda deve ri- un eclettismo ferirsi, preferisce che ordine cosmico concorrano delle Ostai all' collettivista. Per lui è probabile '^u^^aì e 1' anima CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL mondo del moni e la natura stoica e gli astri e gli Ne 86. angeli ed de- i (IV, 6) \ (^ai'fjLovsc;) lezza del 143 risulta un che di veramente è piìi che altro affermata xó<T{xoc; bello, ma questa bel- a 2^rion: è bello il mondo, perchè è bellissimo quel Dio che lo ha in sé e da sé medesimo concepito: l'ottimismo di questa formola € pidchrimi ptdcherrimus ipse - Mundimi mente (jerens simìlùiue in imagine formans (III e. 9) é piuttosto fisico che morale. Quanto al mondo morale la concezione di Boezio sembra pessimista non solo per disordine che vi ravvisa ma nei castighi, primo aspetto) nelle ricompense (a anche perché a lui numero il dei cattivi il e ri- sulta stragrande « Quod quideni cuip'iani mirum forte videatur, ut malos QUI PLURES HOMINUM suNT, eosdem ìion esse dicamus » : (IV p. 2). E tuttavia la fede a priori nella bontà della Provvidenza di Dio converte in un ottimismo finale questo incipiente pessimismo. Non solo la Provvidenza regno quanto è da sé la frequenza dei qiientia non depuìsione V ordine ristabilisce confusione apparente dei beni e dei mali, ma nella Dio vuole nel suo cittadini civium frc- : laetatur. Art. 4. L* antropologia del Ph. C. 87. Nella psicologia di Boezio ricalcata fedelmente su quella anima è intimamente non parliamo della origine dell' anima per creazione o no questo non è che un aspetto della questione generale trattata a proposito del mondo. È vero che r animo ci é presentato come qualcosa di specialmente divino nella sua origine animi sono detti celsa sede petiti (III di Platone, il problema della origine dell' connesso col problema della conoscenza ; ; ; ' Sive igitur famulantibus quibusdam providentiae divinis spiritibus fatum exercea- anima, seu tota inserviente natura, seu coelestibus siderum motibus, seu angelica viRTUTE, seu DAEMONUM VARIA SOLERTIA, seu iilìquibus hovum seu omnibus eie. IV p. 6. tur, seu Quanto « ai divini spiritus che paiono qui distinti dagli angeli e dai daemones cfr. V. 2, NASI SL'PERMS DiviNiSQUE suBSTANTiis et pevsficax iudicium et incorrupta voluntas, et ef- ficax optatorum praesto est poteslas...... vilissimornm spirituum praesidia captare, similem Deo redderes » Quanto quem ai daemones cfr. I p. 4: * Nec conveniebat tu in hanc excellentiam componebas ut con- 144 ma c. 6), sapere se giunge La CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL non implica nessun panteismo. Piuttosto importa anima comincia ad esistere per Boezio quando si con- ciò l' corpo al se, in quella vece, preesiste a questa unione. fraseologia dell' A., prescindendo ora da ogni desiderio e ten- sua della conciliazione tativo di Cristianesimo, è filosofìa col certo nel senso di una preesistenza. Dico a bello studio è direttamente trattato, la fraseologia, ma T perchè problema non il A. ne tocca ed accenna alla so- luzione che dicevo, a proposito di altri problemi. Al noscenza. V 3 del e al e. III Il II, e. poeticamente svolto è III 11 e. del problema della co- il conclude una faticosa e ben riuscita cerca intorno al fine delle cose. Chi è studioso ri- verità della il poeta lo invita a cercarla in sé medesimo e la troverà. Poiché, continua, invehens <non omne... mente depuUt lumen- Obliciosam corpus mo^em » dove sembra che, a parer dell' A., all'anima : già attiva nel conoscere e perciò già esistente sopravvenga, apportatore di tenebre e di oblio, il corpo. E la dottrina platonica della reminiscenza è poi formalmente professata Musa tonis cordatur personal veruni con la sua classica prova », Ni mersus recta censetis - ha discoperto ei : « dixit, Quod si Pia- inimemor l' fomes corde? ». Ed alla A. riconosce che quanto la Filosofia lo ritrova dopo di averlo per ben due volte perduto, se ne risovviene dopo averlo due volte dimenticato prima volta corporea conta gione , animi. Sa 1' all' re- cur rogati sponte « ISlani alto viveret poesia fa eco la prosa, dove gli Quod quisque - entrare nel corpo la : moerore pressus seconda la anima dimentica, par chiaro che prima sapesse. Il che r V e. 3, precede la discussione del dilemma tra cui pare umano ingegno sia costretto dei nostri atti futuri o a noi L' antitesi, dice nizzano, ma a noi obruta memhris noscere nexiis il sapere che « quis il - ». il poeta, non ne sfugge o negare a Dio la scienza è tra le verità il nesso reale. « Eppure ne non sapere medesimi. queste : si Sed mens Nequit oppressi lurninis igne - Rerum armocoecis tenueis Come mai? giacché tanto una cosa esclude la curio- è curiosa. al tutto nota scire laboratì At sità : Ma forse la soluzione é qui, samente ricorda : la libertà di questi atti si nescit quid coeca peliti » che sapeva altra volta, ora confu- e vorrebbe tornare alla chiarezza antica. « An CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL cum meniem lita cernerei altam - Pariter sui - V Al 2 p. è discusso Hwnanas... animas > ma non a tutte in egual grado. necesse Uberiores... esse cum cum est, mentis divinae specidatione conservant ^ minus vero buntur ad corpoym, minusque ligantur vant Quel ». « cum cum etiaìn tale unione » (V ciò sia se si confronta col « : e. dilacol- se in mentis divinae speculatione conser- 3) o con ciò che segue : T anima faccia Dio, stando già unita al corpo, bensì ad uno stato altam se in artubus terrenis non pare che alluda ad un contemplar che » no- et singiila in totum est oh- problema della libertà che compete il a tutte le creature ragionevoli, « summam memhrorum condita nube - Non Siimmamque tenet singuìa perdens? Niinc ratì - 145 anteriore a cum mentem cernerei minus cum dilabunlur « ad corpora, minusque etiam cum terrenis artubus colligantur ». 88. La percezione anche nella sua forma più elementare (percezione sensitiva) non è per Boezio una pura passività, come parve agli stoici (V e. 4), ma attività dell' animo, sia pure che in seguito ad azione esercitata dagli oggetti esterni e nel corpo passivamente ricevuta. Essa si svolge per quattro gradi, ossia Boezio riconosce e distingue quattro facoltà diverse per gli oggetti a cui si riferiscono e gli esseri a cui la fantasia, appartengono : senso, il Sia pure che la ragione e la intelligenza. tutti si appuntino nella conoscenza di un medesimo uomo, è ben altro Sensus enim fìguram in subiecta materia constitutam. Lnag inalio vero solam sine materia indicai formam. Ratio vero hanc quoque Iranscendit, speciemque ipsam l'aspetto che ne colgono. « quae singuìaribus universali consideratione perpendii. In- inest, telligentiae vero celsior oculas exislit. versitatis Supergressa namque uni- ambilum\ ipsam illam simplicem formam pura mentis ade conluelur » (V E p. 4).- animali immobili come le il senso (da solo) appartiene agli conchiglie marine od altri che trono aderendo agli scogli. La immaginazione ai si possono già sentir voglia di fuggire o di bramare qualcosa. ragione è propria solo del genere vini » (V La « intelligentia sola di- è da trascurare per l'importanza che ebbe storia della filosofia così anteriore L ; p. 5). Dove non riguarda umano nu- semoventi che l' come posteriore a Boezio, tmiversale, oggetto della ragione. La ragione nella ciò che umana 19 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO 146 IL specieìu ipsam quae singutaribiis U perpendit. inest universali consideratione universale è perciò considerazione della frutto il mentale, ma applicata alle cose ma cum fundamento in re ; è la cosa ma sotto un aspetto ideale, come la cosa risponde alla idea ma concretamente e singolardella mente, : ha un' esistenza mente. La species inest singularibus ed è nella considerazione della mente, là sotto una, qui sotto altra forma : temperato o, come da fuggirsi : si non e di pene, sabile Dio, vana non speranza e la capisce, contro vizi, da p. 2). farsi e il Di questa non più giustizia : di virtù, di quelli autore e responla un fatalismo preghiera ; argomenti validi, che è la forma di de- teistico, terminismo da Boezio in questo luogo (V p. 3) La combattuta. dedotta dalla scienza sicura che Dio ha dei liberi atti difficoltà umani è sciolta muta la natura riflettendo che la scienza delle cose che apprende Dio conoscendoli (o prima o vengono che monta?) non li scientia pyraesentium futurorum (V (V il prove negli inconvenienti che seguirebbero nella le vita individua e sociale la sua negazione premi giudica, libertà; sua propria iniziativa lui di qui è la radice della sua libertà Boezio fornisce un realismo conviene di chiamarlo, aristotelico. si 89. In forza della ragione l'uomo ha la perchè ragionevole, forma là sotto individuale, qui universale. Noi siamo di fronte ad nihil his , : in quanto tale, non se gli atti sono liberi. avvengano o mentre av- poi che fa diventar necessarii. « Ncdìi sicut rerum nihil his quae fiunt, ila praescientia quae ventura sunt necessitatis importai » p. 4). libertà 1' uomo è un animale divinum merito rationis animai » (11 p. 5), simile a Dio per la mente (ib.), principe per divina disposizione delle cose (ib.). Ma può avvilire la sua dignità disconoscendola « humanae quip)pe naturae ista conditio estj, ut tum tantum cae- 90. Fornito di ragione e di divino « : teris stias rebus cmn redi(jatur coijnoscit se, si se nosse ex celiai abusa della libertà, l'uomo la perde: tus, cuìn vitiis deditae rationis (V p. 2). si (ib.). « extrema vero p. est servi" propriae pjossessione ceciderunt uomo uomo o L' avvilimento brutale dell' ricamente amplificato IV virtù eadem tamen infra beQuando col vizio ; desierit > 3. imbestialisce col vizio L' : « ita fit per si il » vizio è retto- divinizza con le ut qui, probitate de- CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL homo seria, non esse desierit, cum dìvinam conditionem transìre in possiti vertatur in belhiani » (ib.). Ciò ne mostra che per Boezio umana La è essenzialmente etico. ralmente ammonisce V uomo, il fine ed il valore della vita figura stessa che ebbe, natu- verso dritto la fronte come a meta dei suoi sforzi sulla terra (V terrenus male desipis, admonet figura - Qui tendervi nisi 147 X)ultu petis, ex erisque fronte m - In sublime feras il cielo « e. 5): , recto coelum animum quoque, ne gravata pessum — Inferior fidai mens corpore Celsius levato Veder Dio e il è il cielo è la uomo. « Te cernere finis » patria dell' uomo, patria donde mosse fine dell' cuius oriundus tornare « Ilìtc patriae sis te si reminiscaris Ma ». (ITI e. 9), « Si enim e patria a cui deve » reducem referat via quam nunc requiris immemor - Haec, dices, memini, sistam gradmn » (IV e. 6). 91. a Haec patria hinc ortus hic est mihi, trattando del fine dell' uomo, importa conoscere ci il pensiero di Boezio sulla immortalità dell'anima e sulla sanzione Quanto alla immortalità non v' è dubbio r abbia ammessa. Basta la testimonianza che ne rende « tu idem et cui persuasum atque insitimi Filosofia II p. 4 della vita avvenire. eh' egli la : per^nultis demonstrationibus scio, menteis esse niortales... » E hominum questa convinzione è ribadita modo ìndio II p. 7. Senon- come alla vita avvenire chè quanta efficacia attribuiva Boezio sanzione e conclusione della vita presente Bisogna confessare ? che Boezio ricorre poco o punto al concetto della vita avvenire per ispiegare le anomalie etiche della vita presente. Preferisce, for- zando la realtà delle cose, trovare che i per merito ed efficacia intima della loro rabili qui per colpa dei che la virtù il vizi, Non vita o la diversità di essa per (chiede Boezio alla Filosofia IV i p. 4, strato la impotenza e la infelicità dei tali) felici mise- cattivi 1' avrà in una vita realtà buoni e pei malvagi « : su Quaeso, inquam, dopoché questa ha dimo- malvagi come tali e perché nulla ne animariini supplicia post defuncttim morte corpjus relinquisì Et magna quidem, acerbitate, alia vero « i è però eh' egli non ammetta la questo punto la sua testimonianza è esplicita. te , insistere osservando anziché suo vero e definitivo castigo ulteriore e futura. di tal loro buoni sono qui virtù nunc de essa risponde, quorum alia poenali purgatoria clementia exerceri pitto his disserere consiliwm non est ». » : ma 148 IL CRISTIANESIMO DI La SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO dunque conosce questo punto di vista e sa quali il problema delle morali ano- Filosofia risorse se ne potrebbero cavare per malie di quaggiù liberazione ma : E deliberatamente lo trascura. comprende anche si di tal de- perchè, inquantochè la Filosofia il da sola sulle condizioni precise e minute della vita futura può che affermare con piuttosto congetturare con probabilità Non strativa certezza. La accidentale per Boezio finisce con la morte. non che sarà inutile avvertire ogni dimofelicità dell'uomo felicità consiste in questa felicità estrinseca, appunto perchè, se con- finendo essa con la morte, sistesse in questa, cam darum morte miserabilissimo, colla tem corporis morte r anima Ogni idea finirì. di 1' uomo diverrebbe fortidtani felicita- sit ricongiungimento del- col corpo è estranea alla visuale del nostro filosofo. 92. Un' ultima parola Dio e sui rapporti tra 1' uomo .e sui uomo per concetti speciali di certe virtù. L'azione di Dio sull' È Boezio è profonda. mana: « Tu Dio che infonde la sapienza mihi (dice Boezio alla Filosofia tium mentihus inseruit nell'anima u- 4) ^^ qui I p. te sapien- L'aiuto di Lui è in- DeiiSj, conscii eie. ». vocato come necessario anche nelle cose più piccole (III p. 9) questo buoni aiuto ascrive si sempre sono felici, L' azione di Dio sull' r intelletto Boezio se ma per l'acquisto della verità, « : quis la necessità della si e a i estende alla vo- autem alias honorum vel malorum depulsory quam tium Deus^ » (IV p. 6). V : conoscere che sempre infelici i malvagi (IV p. 1). uomo non è limitata al campo del- lontà per la pratica del bene Di qui nasce a arriverà vel servator rector ac medicato)^ men- preghiera ^ che è affermata homines Deumque colloqui homines p>osse videntur » (ib.) ciò senza di cui « quid erit quo stemmo illi rerum principd connecti atque adhaerere possimusì ». Anche energicamente commercium », p. 3, il solo come modo « unicum « quo inter cum Deo ; la efficacia di essa è esattamente definita vina grazia vìnae gratiae « iiistae essa impetra la di- : humilitati pjretio inaestimabilem vicem promeremur », ma ha inoltre e sua intima efficacia come unione dell'anima con Dio modus est quo cum Deo colloqui que inaccessae luci prius quoque candì ratìone coniungi ». homines quam di- più ancora una : « qui solus pjosse videantur^ illi- impetrent, ipsa supplì" SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI CAPO 149 VI. RAPPORTI DEL philosophiae consolationis Art. Con Che 93. 1. la filosofìa delle scuole anteriori. questa che abbiamo esposta? Certo non di filosofia è Boezio, ossia non trovata nò per la prima volta esposta da lui, sia perchè Boezio dal complesso della sua attività letteraria ci apparisce piuttosto raccoglitore diligente che inventore ardito, sia perchè egli appartiene ad un periodo che in ogni ramo di cultura appare estenuato per produrre del nuovo e capace a mala pena conservare di 1' antico. Intanto egli per conto «e Ma delle scuole hanno preceduto quale rose e floride che lo suo si dice filosofiche nume- egli segue qui da principio fin ? I, 1 : V Eleaticis rimane che Eleatìcis atque Academicis studiis innutritus » dove stando indubbiamente a significare gli studi logici, egli si presenta come un accademico. In epicurea e la stoica mostra, si I p. 3, realtà contro la scuola molto severo esse : hanno usurpata la eredità genuina di Socrate e di Platone. Questi sen-timenti contrarli allo stoicismo sito della teoria della tone sono vivissime come ad deferente, ; (V p. non es. Ili ripercotono le V solo è citato spesso e con p. 9, e. 9 e p. 10 a propo- e. 4, per simpatie ^ ; ma Pla- reverenza la Filosofia chiama suo (I p. 3; III p. 9); una sola 6) che l'A. non sembra seguirne, ne spiega però e con singolare affetto volta si conoscenza. Invece lo giustifica la sentenza. Anche Aristotele è citato con onore, la Fi- chiama meiis (V p. 1 III p. 8) ma meno spesso ^, e ad ogni modo noi sappiamo d' altra parte che Aristotele per Boezio losofia lo ' Cfr. III ; anche e. 11: p. 2: I « p. 4 Quod : « si Atqui lu liane sentenliam Platonis ore Platonis musa personal verum», dove sanxisti... il si è rq^ lorica. h IV Ili p. ' Cfr. V 12: p. « veramque illam Platonis esse senlenliam liquet...» quod admirare cum Platone sancientc didiceris». «nihil est 1, V p. 6. » una dubitazione 150 IL CRISTIANKSIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO faceva una cosa sola con Platone. Stando dunque alla testimo- nianza ed alle citazioni del Ph. C. è ad una contemperata qua e derci filosofìa platonica, là d' Aristotelismo, che noi dobbiamo atten- ^ Altri sono però anche e scrittori filosofi ma citati. Così I p. 4, un aforisma che era divenuto famigliare « instillabas... auribus, cogitationibusfiue (laotidie ìneis Pythagorìcum illud sTTou 0£(p ». Lucano pure è citato come un famigliare della filosofia (IV p. 6), poi Cicerone nei suoi libri J)e dìvinatione (V p. 4) e De Republica (Il p. 7). Piìi importante, al nostro punto di vista, la citazione di Parmenide con cui si chiude l'ulPitagora, in tima prosa (12) del L. Ili: « Ea est divinae forma siibstantiae, ut neque in extenia dilabatar, nec in se externum aliquid ipsa suscipiat , sed j sicut de ea a^ai'pa? ivaXt'yxtov ò'yxw ». Parmenìdes Un aitj T:7.vn:oQs.v eùxuxXou faniiliarìs della Filosofia ò citato come autore di questo dilemma: Siqaideìn Deus estj unde mala? bona vero unde, sì non estì Lo Stewart cita Epicuro (De ira divina Il un e. XIII) Peiper . ha vista una nuova citazione ^ altro passo indeterminato : « Nam ut Parmenide di in quidam me quoque ex- ispoO (5é[Jt.a; aì'Gipe^ oìxo^ófxTQcrav (IV p. 6). ^-t] quidam, sine dubio Parmcni'ìes, cuius reliquiis hunc versum addas: cfr. uspì ^lio-ewc v. 116 et 13G ss. Ma questi due luoghi non contengono la minima prova in favore della sua asserzione. È vero che il contenuto del verso può in qualche modo collimare con le dottrine Parmenidiane sulla ori- cellentior Il : 'Av(5pà? Peiper nota gine dell' : uomo : secondo egli affermava yévco-tv Teofrasto àvOpcó-rrcov i\ (presso La. Diog. IX, 22) r[kioii TipwTov ysvéo-Oai (dove è da correggere probabilmente ìXuo;. Cfr. Diels, Doxographi Graeci p. 482) e ciò bero formato combinerebbe col nostro frammento il corpo umano : i venti avreb- dal fango della terra. Tutto questo Ego onine Aristolelis opus quodcumque in manus venerit in Romanum slylum omnesque Plalonis dialogos vertendo vel etiam commenlando in latinam redigam formam. His peractis non equidem contempserim Aristolelis Piatonisque sententias in unam quodainmodo revocare concordiam el in his eos non ut plerique dissentire in omnibus, sed in plerisque quae sunl in philosopliia maxime consentire demonstrem: hagc * « verlens.... si vita otiumque supererit, cum multa operis huius uliliiate necnon etiam laude conten- derim, qua in re faveant oportet quos nulla co(}uit invidia». In * Ediz. crii, a questo luogo nota. lib. de interpr. ed. sec. 1. II. IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO è vero e per debito di lealtà zione del Peiper e armonia tutto in andava notato ma a) questa le- senso che porta con sé non sembrano del il col contesto con l'autorità che : 151 giacché : adduce, che si alle vicende stesse della malattia; si trattava di provare corpo dei buoni è superiore il TA. P) quel che più importa, questa sentenza la Filosofia lo considera come superiore a sé medesima: me excellentiorj il che di niun filosofo si potea dire. Per di mi pare abbia qui ragione l' Usener di credere citato un oracolo. Le citazioni da sole non ci provano punto un largo eclet- cui tismo nel nostro libro. Scendendo 94. esposte, ora Platonismo il concepito come bene II l' : esame all' amore chiato nelle amor cose [o hominum genus, felix vi riconosce un'eco della e. 8) (piX^a furono appare evidente. Dio Lui [coelo di regiiur regat II qiios coeliim niche-: di esse amor iniperitaiìs communìs amor IV 8; aeterniis et citnctis e. che dottrine delle molte fra di p. rispec- 6) si vestros animos sono dottrine Plato- platonica anche 1' Hil- debrand (p. 77) pur così propenso a trovare delle reminiscenze cristiane. La teoria della bellezza del mondo derivante da quella di Dio {pulchrum pulcheiTimus ipse Timeo tolta dal la potè donde tutto quel ^ chiamar giustamente versificirt ^, : e del resto già gli etc. e. direttamente il Nitzsch ganzer Abschnitt des Timaeus antichi commentatori sotto questo ein aspetto lo aveano largamente illustrato. anima III e. 9) é 9 dipende, talché Lì é espressa la dot- mondo. Platonico anche il cone piìi chiaracetto del male considerato come un non essere ^ mente ancora dal filosofo greco é dedotta la dottrina della cognizione - reminiscenza, dell' oscuramento intellettivo e dell' infiacchimento di volontà prodotto nell' animo dalla sua unione trina platonica dell' del ; col corpo. Né è del tutto estraneo a Platone medicinali nella vita avvenire ' 01 av J^òiov Év óparòv... Citato da Stewai't p. 83. ' Cfr. Stewart Lo Stewart : £131 SÉ '!aat[j.a xai 01 p, p. il concetto di pene la dottrina stessa della p. ó[J.oi(Jigai 26 Tim.). 91. 98-9 [aÌv àjj.apTr,[j.aTa l'vOotòe (Bekker ?jviarr;cr£ * più sotto Xj'.a, mentre Tto Y^P ''^v vooufxivtov xaXX'.aio) xa\ xarà Tzavra teXsw [xaXiar' aùròv ó 0cò? Po'jXtjOc'k; '* *, àjxapTwatv xa\ év A"8o'j" où y^p T£ dovrò occuparmi anche ó-ò 0£wv Te xai àvO'^(i');:wv o^TOt àXyrjOÓvojv xa\ òSuvwv ytyvaTai aùioT? f) w^e- passo del Gorgia cita questo oj.j>£Xoj[i.£V0'. xai ojaoj; ''^^'^v oì ~z S'.xrjv 3t' di cui oiSóvTSc aXXw; àSixta; azaXXaTTe-jOai, 152 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO immortalità dell' anima prescindimento nell' intero è presentata, da ogni risurrezione corporea, in forma platonica. Ma Boezio non è cosi schiavo di Platone che non ne modifichi e corregga Così sentenze. le non mostra mai imbarazzato si dalla esistenza della materia, o proclive a sottrarne alla azione di Dio lai Le la esistenza. mondo sono da idee stesse esemplari del recisamente collocate nella divinità 7-8) e (III e. 9, v. ^ il realismo platonico è temperato in senso aristotelico. Né a Platone 95. strettamente ed unicamente così tiene che ignori le posteriori Stewart ha ragione guarda at- Lo con costoro per ciò che ri- di riannodarlo concetto della divinità come pura, inaccessibile e sem- il plice essenza sione si speculazioni dei neoplatonici. ^. Ma problema per cui il neoplatonici è quello coi aveano identificato intieramente connes- è in più stretta Provvidenza. della 1' £ì[jiap|jiévr], Gli stoici universale ne- la cessità delle cose, con la irpóvoia o Provvidenza, la quale veniva così ridotta ad un puro nomen sine Fu re. tonici subordinare la eìfxapjxévY] alla upóvoia, merito dei neopla- concependo fatai il andare delle cose quale conseguenza del supremo volere divino. ' Quanto alla materia o a quella che noi chiamiamo Platone non viene da Dio, piuttosto non è certo ben chiaro che cosa mondo non essere: noi, sia. Platone distingue che sensibile che diviene e si il sente. se sia mondo delle idee che ò e che si pensa, dal mondo sensibile partecipa di essere e di Il il non essere da quello che chiamiamo materia. Questo secondo principio è chiamato da aristotelico, Platone stesso xò aTisipov (Philos. oixk. In alcuni luoghi del quest' ultim-a caratteristica 24 A). Altrove è detto àvjparov aòo? ti xai a;i.op^ov, Ttav- Timeo è considerata come una massa caotica; probabilmente è, come molte altre cose del Timeo, destinala semplicemente esposizione dell' origine del mondo. Lo Zeller II 1, 605 sqq., a rendere più plastica la ritiene che la materia platonica sia semplicemente danno luogo al mondo lo spazio e che certa l' ne è servila nel creare i Einleitung in die Philosophie Handbuch tazione estrinsecandosi ha trovato questo Timeo afioptpov quattro elementi. - Quanto alle idee io ritengo qui come interpretazione data alla dottrina di Platone da Aristotele, a cui avviso esse sono /^wpiTTà separate dalla divinità, interpretazione accettata oggi neir le idee sensibile in quanto ricevono la dimensione. Nel è accennato ripetutamente (30 A, 52 D, 69 B) che la divinità sISo? e se cerio che nel sistema di l'essere gli viene dalla partecipazione delle idee, con termine nello spazio tale, è qualche cosa, e certo non appare si di Ivan MùUer sono mosse e presso a poco i come si si i't4 sgg. v. 1 p. 229. Non ignoro possono muovere. Platone esprime per comunemente. Zeller Phil. der Griechen la idea del si bello II l\ p. 662. le difTicoltà che a esprime intorno nel Symp. 211. Cfr, Herbart Windelband tale interpre- sempre Ora chi rilegga alle idee può giudicare se ne venga esclusa la esistenza della idea del Bello Ma resta sempre il grande argomento ex silentio (svolto dall' Herbart). Se per Platone le idee esistevano nella mente divina, non v'è dubbio che si sarebbe espresso su questo punto con maggior chiarezza. espressioni quelle nella mente divina. * De Providentia 50-52. CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL Però Proclo mantenne ancora distinta mente dalla vou; o maggior precisione la irpóvoia essenza laddove Boezio creatrice, e verità ai suoi 153 suprema dando le identifica ^ E non concetti solo pei rapporti della Provvidenza col Fato Boezio potè utilmente ispi- De rarsi al monizzare Proi'identia et Fato di Proclo Dio e la prescienza di la libertà ma , anche per aral Liber de umana decem dubitationibus circa Pr-ovìdentlam. Giacché quivi è chiaramente insinuato di il problema e risolverlo, osservando che la cognizione prende sua dall' ma oggetto conosciuto, ciò Iddio « cognoscit la via forma non dal soggetto conoscente, e che per- indeterminatam determinate, siciit et incor- poraliter et indistanter distensiun 2^ost ipsam et corporatam > ^. Di neoplatonismo risente anche la classificazione degli esseri spigelica virtiis, daemonum varia sollertia (m'issimi sptiritns); nò in Boezio è ben chiara '', nondimeno anche sito deliberato, il neoplatonismo é corretto, di propo- nella sua dottrina della eternità del mondo, della coesistenza di esso alla divinità. lo « Theg Stewart, imagined (basati su una Timeo 41 ma né coincide intieramente colle neo- ^. platoniche E dimnaeque suhstantiae) , an- dioini spiritas (supernae rituali ^: (i neoplatonici) scrive interpretazione falsa del world a co-eternity with Godj, whereas he had only predicated of it a life of endless duration and not at ali that simultaneous and complete compree.) that Plato assigned to the ^ hension of ali time whìch is the characteristic of ete^nity Un' ultima traccia di neoplatonismo è il tentativo di cony> ciliazione che ' V. Stewart ' Lo sappiamo fatto (o voluto fare) espressamente al- p. 88. Zeller op. Ili cit. 856 sgg., dove parla di Boezio e del Ph. C. a proposito della conciliazione della scienza divina con la libertà umana, osserva che Nitzsch avea già tro- valo contatto con Proclo (System, des Boelhius 75 il ' Zeli. op. 1. e. ss.). dice solo che «Boelhius Iheilt hierOber die allgemeinen Vorslellungen seiner Zeil». ^ Non come da un passo filosofia intendo molto chiaramente che cosa siano s' tiae dislinle, pare, dagli angeli e dai daemones. dell'In Porphyr. a Victor, translat. teoretica comprehendit quae sunt caussae (die Sterngeister) stantia valet (i et Proclo distingue « P. 89. citato le supernae divinaeque substana questo viene luce sufficiente da Zeller, dove è detto che la supernae divinitatis operum coelestium quidquid sub lunari globo beatiore animo atque puriore sub- demoni); postremo ' omnium Né humanarum animarum tre classi di demonii : conditionem et statum. Angeli, demonii propriamente detti, 20 ed eroi. 154 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL trove da Boezio, Giacché tele. « Suìdas il ma che trapela anche qui, tra Platone ed Aristo- Cousin llXàTwvof; xal Apio-ioTéXou? eivat TY]v ad Tììuaeum Porphyrium là? nXaTwvtxà? Xtj£tv edizione nella di Oayópou xaì llXaTcovo; osserva Proclo scptem Itbros dcperditos Porphyrii citai irepi Necnon a'ipsaiv. et che tou [xtav Proclus ait u£ptuaT/]Tixà? aTio^óo-st; irapsKrpépovTa àuopt'a;. 0<«2i^ ùpiorat Oppéto; xai là;; Ilu- Syrlani, Procli et aliar ani? a-ufxpcovi'a;; 96. Minori sono le tracce di Aristotelismo, pure non » ^ man- Da Aristotele è espressamente dedotta tutta la d;eoria del (V p. 1). Lo Zeller nota che da Aristotele pure deriva la divisione della filosofia in teoretica e pratica (I p. 1). M' è già cano. caso accaduto di notare altrove, e qui occorre solo rammentare, che anche la dottrina degli universali è esposta da Boezio in senso ari- con un realismo temperato. stotelico, Lo Stewart nota con ragione che 97. Boethius' taste « as a Roman and education could not help having an mate knowledge of Cicero and Seneca, there is nothing surpri- sing in the strong dash of Stoicism that tinges the whole E quanto a Cicerone e' è citazione del T)e divAnatione e già i of inti- ». accaduto di rammentare la punti di contatto coli' Horten- Somnium Scipionis. Duolmi che il tempo non mi un largo confronto colle molte opere filosofiche dell'oratore romano. Un esame un po' rapido della Consolatio mi ha dati risultati negativi. Per»la medesima ragione non ho potuto approfondire i rapporti con Seneca. Lo Stewart medesimo off*re alcuni punti di contatto. Il famoso passo del IV, 4, dove si parla di supplizi sius e col abbia consentito dopo morte purgatoria clementia richiama la Consolatio ad Marciam e. 25, dove del figlio morto si dice < hiteger ille inflitti : nihiliiae in terris relinquens fugìt et totiis excessit ; paulimiq^ue saprà nos commoratas , dum expurgatur et inhaerentia vitia sitamque omnis mortaUs aevì excutit, deinde ad excelsa sublatus est y>. Le che non riflessioni si Beneficiis III, Voi. I p. (II p. 6) sulla vanità d'un potere come sempre accade del potere d' un uomo non al corpo, trovano un riscontro in Seneca De XX « Errat si qicis existimat servitatem in to- sugli altri, se • che Boezio fa estende, XI. : CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL 155 hominem descendere : pars melior eius excepta est... Corpus quod domino fortuna tradidit > benché il pensiero è tanto comune e il proposito in Boezio e Seneca è abbastanza di- ttim itaqae est : verso (Boezio parla della sovranità e Seneca della proprietà) per- chè parlar di derivazione piuttostochè di incontro sia arbitrario. il A me pare possa confrontare Boezio si summa frenis atque ohtemperare iustitiae De XV vita beata est-». La cano ai 5 cuius (Dei) agi « con Sen. /n regno nati sumus: Deo parere libertas « riflessione che fa Boezio IV, 6 che le fortune le quali toctristi persuadono Seneca De Prov. 5: buoni a disprezzare una felicità i anche fatta che corteggia spesso di I, libertas est> « Hoc sif- perversi, arieggia al pensiero i est propositum Deo ^ quod sa- pienti viro, ostendere haec quae vulgus appetit quae reformidat, nec bona esse nec mala: apparebunt autem non nisi bonis trihuerit, et vivis mala bona esse si illa ^ tantum esse , si malis irrogaverit ». Indipendentemente da parziali riscontri, certo una delle più fondamentali e caratteristiche dottrine della morale stoica è seguita da Boezio, quando insiste tanto, quanto accaduto di riflettere, sulla felicità mamente connessa lelamente seconda sieris Va ultorem: è volta male. « Studium ad tu te Melioribus artimum conformaveris; praemiam in ipse deferente^ tu te ipse excellentio- pìeiora deflexerìs; extra te deteriora dctrusisti » ne quae- (IV p. 4). tanto lontano in questo Boezio da crearsi al pari degli Stoici tutti delle illusioni sulla realtà delle cose, illusioni corrette, come vedemmo, che poi sono nella 2* parte del L. IV, quando non si sempre bene e male ma si investiga e si dichiara come la Provvidenza suoi fini permettere parziali trionfi di malvagi e tri- cerca più di mostrare che i altra col bene morale, e della sciagura che paralil nihil opus est iudice ribus addidisti. ci che accompagna, anzi è inti- cattivi, possa pei i buoni stanno bolazioni di giusti. Un menti platonismo con aggiunte aristotelici e infiussi stoici, stro libro la filosofia studiare i di Boezio , neoplatoniche, con temperaecco come filosofia di si presenta nel no- cui ora rapporti col Cristianesimo oggettivo. dobbiamo 156 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL Art. 2. Col Cristianesimo oggettino. 98. Noi giungiamo C, studio sul Pli. importante più parte alla a quella per lo nostro del meno che ricongiunge quanto abbiamo scritto intorno a quest' opera col tema generale del CriNotisi bene che noi non abbiamo qui da stianesimo di Boezio. esaminare soli i dati del Ph. C. Se questo scritto solo di Boezio noi conoscessimo e in base a questo solo dovessimo risolvere dubbio fu Boezio Cristiano : rilildebrand, Ma sarebbe forse la risposta ì bensì , il osserva giustamente logicamente questa: Non Uquet, non parlo qui degli opuscoli quanto concerne l' ambiente storico in cui a noi consta per altra via teologici , di (e Boezio visse) che egli fu Cristiano di professione esterna, e dob- biamo solo risolvere questo problema: il Ph. C. di credere che fosse tale anche di convinzione intima permette ci ? o ci sforza a ritenere, contro la presunzione storica, che non lo fosse? Quelli che abbracciano questa seconda ipotesi argomenti , chi ben guardi loro i sono mossi da due ordini di considerazioni diverse , : credono innanzi tutto che una o parecchie convinzioni dottrinali espresse nel Cristianesimo ; dogmi del e poi, indipendentemente da questi contrasti, par dottrine, coi le inverosimile che un Cristiano di cuore scrivesse un libro, loro sia Ph. C. contrastino con pur anche al Cristianesimo pletamente estraneo in punto di morte. , non contrario, certo ad esso com- e specialmente Ecco perchè scrivesse per consolarsi lo lo studio oggettivo e soggettivo mi paiono da separarsi. Guardando il Ph. C. oggettivamente, cioè nelle dottrine che vi si professano, v' hanno due sentenze estreme alcuni vedono : il Cristianesimo per queste dottrine positivamente escluso, altri lo ritengono positivamente e direttamente affermato. di discutere prima 1' una, poi 1' altra sentenza E il jler istabilire caso nella discussione la verità. 99. Lo Stewart, così riepiloga « We find him i in cui si rispecchia il pensiero del Nitzsch, contrasti dottrinali del Ph. C. col Cristianesimo: in strenuous opposition, notwithstanding ali that IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO 157 Hildebrand has to say to the contrary, to the Christian theory of creation, and his Dualism \Ve find at least as apparent as Plato's. is him coquetting with the antichristian doctrine of the immortality of world and assuming a position with regard to sin which is ultra - Pelagian and utterly untenable by a Chri- \ stian theology » Ora tutto ciò che ho esposto, analizzando a mostrare quanto di Boezio, basta sieno qui superficiali. la forma Ben lungi le il sistema filosofico osservazioni dello Stewart dal professare il dualismo (o sotto mondo quella d' un di eternità della materia, o sotto ideale realmente distinto dalla divinità) Boezio è cauto a pre- ventivamente escluderlo, quando potrebbe come conseguenza appiattarsi in un principio che il bisogno una dimostrazione di estranea afiatto ad ogni questione sulla origine delle fa invocare (V Stewart parla p. 1). Ed- di eternità, il medesimo dicasi del cose mondo: gli questa Boezio così poco concede al mon- do, che anzi apertamente dice Dio eterno e il mondo perpetuo, ed certamente non anticristiano, interpreta in questo senso, , se lo il pen- Quanto alla immortalità, propriamente detta, del mondo, cioè al suo non cessar mai, dove essa sia formalmente insegnata nel Ph. C. ignoro (la perpetuità del mondo ha siero di Platone. più r non è aria di concessione che di affermazione), ma so certo che punto in antitesi col Cristianesimo. Più grave sembra con r altra che Boezio, che cioè 1' attitudine pelagiana, accusa da unirsi medesimo Stewart muove coli' istesso scopo a egli non parli della risurrezione dei corpi, ma il solo della immortalità dell' anima, ^. Griacchè anche la cosidetta non consiste in altro che in una lacuna una corruzione della natura umana, non d' un attitudine pelagiana Boezio non parla d' : soccorso di grazia redentrice necessario alla pratica della virtù Ma egli è evidente che tutte queste cose sono fuori della ^. vi- un uomo anche cristiano, il quale si metta ad un punto vista puramente filosofico. Si potrà quistionare se tale posi- suale d' di ' ' p. 100. p. 95. « Boezio chooses ralher to confess the wickedaess of the maiorily of mankind 92 Ihan to include, with Augustine the whole worid in one sweeping condamnation. Indeed, he recognises the possibility of man's altaining to perfection, and that wilhout any assi- » p. : slance from divine grace. 158 SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI filosofica sia possibile ad un Cristiano, e noi lo discuteremo più sotto, ma non già che, data tale posizione, tutte queste sieno puramente lacune e legittime lacune. zione Ed naturali e logiche è tanto più strano in queste lacune, per chiunque collochi ad si un punto di puramente vista filo- trovare opposizioni e contrasti al Cristianesimo, in quan- sofico, tochè Boezio, come lo Stewart stesso osserva, crede alla cattiveria della umanità, ponendosi così in un indirizzo di pensiero geneo a quello che di chiamare stiano terla rendere E omocri- identica, almeno la rende zione della umanità, il parallela al Cristiane- questo parallelismo, non solo per la cattiveria o corru- ma continua per la necessità male un soccorso il bene. Dio è presentato medico della umanità \ ed il nome stesso eminentemente il non è evitato ^. 100. Bensì lo Stewart ha dimsnticato superficiale e frettolosa un punto che crea difficoltà al guarda d' e praticare divino a fuggire come pessimismo la direzione del suo pensiero qui Boezio certo, senza po- : simo. convenne si di grazia^ cristiano, Cristianesimo di Boezio la preesistenza delle : tutto in quella sua sintesi forse cioè maggiore la quello che ri- anime. Senza negare la intonazione fortemente platonica di questi luoghi che ho altrove citati ed mi esposti, sia lecita una serie di riflessi. a) Quest' ordine Platonico di idee, senza coincidere col Cri- stianesimo, vi arieggiava. L' unione penale di anime preesistenti ai dogma corpi arieggiava al mento intellettuale, l' del peccato originale unione coincideva per un lato con la corruzione della tura (insegnata da S. Agostino e che lo Stewart in Boezio) per zione del corpo 1' ; e 1' oscura- infiacchimento volitivo prodotto da questa altro con le si umana na- duole manchi tendenze cristiane alla mortifica- come nemico dell'anima, alla spirituale emanci- pazione dalla schiavitù corporea, motivi ricorrenti da S. Paolo in poi in tutta la teologia cristiana. h) Perciò Origene, * il primo dei teologi cristiani nel senso Quid vero aliud animorum salus videtur esse qaam probitas ? quid aegritudo quam autem alius vel servator bonorum vel malorum depulsor quam rector ac me- vilia? quis diator * mentium Deus ? IV. p. 6. Siquidem iuslae humilitatis prelio inaesUmabilem vicem divinae gratiae promere- mur. V. p. 3. CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL che oggi diamo alla parola teologo y plesso di dottrine platoniche sofica delle dottrine cristiane contrasti avessero V sec. potè adottare 159 questo com- come una buona spiegazione ; e già sollevati i pensamenti Oriente tra in e nuovi ne sollevassero al principio erano stati su questo punto oggetto filo- di lui, per quanti il del IV e il VI \ non sec. sec. formale esplicita condanna di da parte della Chiesa. La e) concerne la origine teologia anzi, per ciò che delle anime individuali, procedeva ancora con singolare incertezza ai che contrastatempi stessi di S. Girolamo e di S. Agostino vano fra di loro se 1' anima venisse per creazione da Dio o per , dogma crianime umane è qui, se generazione dai parenti. Stante questa incertezza del stiano sulla precisa origine delle singole mai, caso di ammettere un contrasto tutt'al il piìi inconsciente di Boezio col Cristianesimo, contrasto di cui gli esempi abbondano nella storia dei pensatori cristiani. d) Ma forse le frasi di Boezio non sono tali da non ammettere una interpretazione cristiana. Tutto sta a vedere se esprimano necessariamente una reale preesistenza delle anime alla unione col corpo. La quistione, per sottile che possa parere, non è né strana né assurda, giacché vi sono senza dubbio delle precedenze di natura da non confondersi con precedenze di tempo : così per Boezio stesso Dio sarebbe per natura prima del mondo, posto pure che questo non avesse mai avuto principio (V p. 6). Non altri- menti Boezio parlando dell'anima umana come esistente, prima della unione, fuori del corpo, potrebbe reale, ma di una esigenza logica ; non intendere e descrivendo di uno stato ciò che all' a- nima separata conviene e ciò eh' ella perde nell' unirsi alla teria, potrebbe alludere ad una serie di esigenze, ma- quantunque ef- fettivamente non realizzate. Allora la teoria della reminiscenza andrebbe intesa non già nel senso di cognizioni luppatesi neir unione, ma anima di realmente svi- un periodo di esistenza anteriore alla cognizioni che all' anima come pura intelligenza in il cui sviluppo resta impedito dal realizzarsi per unione di essa col corpo e viene poi aiutato, malgrado questa competerebbero, la unione, dall' insegnamento esteriore e dalla ' V. Punk, Hist. de l'Eglise, irad. per Hemmer I § 53. interna riflessione. 160 CRISTIANÉSIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL Ed anche la non di anima separata andrebbe inanima abbia realmente avuta in una esistenza anteriore alla presente, ma di una libertà che, in V anima dovrebbe avere. La quanto pura sostanza spirituale quale interpretazione io sono lontano dal dare come certa e dimostrata, ma non le si può negare una certa probabilità, e ad ogni tesa, maggior libertà una libertà che dell' 1' , modo per salvare la obbiettiva ortodossia dell' A. non è necessaria. 101. Esclusa una positiva antitesi tra nel Ph. C. ed Cristianesimo, il ammesso che dia? non Cristianesimo il escluso né contraddetto, dottrine di Boezio le può pensare a positiva concor- si modo è in positivo né può sostenere che é in modo positivo si affermato ed espresso? Siamo, io penso, dinanzi ad un altro estre- mo, e non é difficile dimostrarlo, esaminando quei luoghi che sono parsi una positiva dichiarazione di Cristianesimo. tutto una, secondo C'è innanzi lusione a questo. del se IV p. non il 1' quidam me quoque Il « 6 é la rivelazione divina ; Hildebrand ^, esplicita al- ANAPOS...» excellentior: giacché qual principio mai, principio di rivelazione e di fede, la Filosofia potrebbe dire superiore a sé medesima ? Noi però abbiamo già visto che altri in quel quidam me quoque excellentior vedono un oracolo. Delle due interpretazioni quale si é piìi in criticamente probabile Intanto la seconda presenta piìi armonia col carattere generale del libro, essenzialmente ed esclusivamente filosofico. La ? filosofia, e tal filosofia quale Boezio ce la presenta, era ben più naturale che, conforme alle sue tra- non dizioni storiche, appellasse ad oracoli che neppure ad un la cosa disdiceva santi. ai libri Né filosofo cristiano, se si pensi la fede che ebbero nei libri Sibillini - pretesi oracoli pagani - e l'uso che ne fecero gli apologisti più antichi del Cristianesimo. Inoltre qual passo della Scrittura bile trovare, neanche se con citi si qui lo Schiindelen (cit. non è possi- da Hildebrand) ^ si ricorra alle congetture. Giacché queste congetture medesime ci conducono a commi, » p. 141. * ivi, nota. Le il cui senso, ma congeltiire nello Schiindelen sono due im^ non : 'upoio Tispiarspat oixoSo[j.ouaiv. wxooó[j.7)a£v e P) 'Avopò; questi due casi abbiamo frasi scritturali o pensieri. Cfr. Sap. frasi scritturali, solo allusioni, e 3, 1. 5, la forma, a) 'AvSpò? Ma Oau[j.' è chiaro è scrit- lepoTo Sawcr^p Che in niiino di anche un po' stiracchiate, a 1-7, 20. 8, 1-9, 17. Dan. 3, 50. I SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI turale ora qui mi pare evidente che, qualunque cosa : scrittura o oracolo o filosofo, lo quindi che qui Né cita letteralmente. si si citi, principio cristiano sia espressamente invocato. il praecia luminìs, o Non mi par a rendere probabile la cosa valgono altre frasi che debrand richiama. È ma l' Hil- vero che la Filosofia è detta (IV p. 1) veri ciò non significa necessariamente eh' ella sia scienza propedeutica a scienza superiore, ma 161 cioè alla teologia, può anche esprimere semplicemente che la filosofìa conduce E quando (V p. 5) r animo, guida alla luce della verità. lo summae la cacumen illic enim ratio videhit quod in se non si jJossa/mtSj erigamur potest intaeriy>^ questo non vuol dire che « Boethius wohl noch Filosofia dice « : quare in illias intellìgentiae : ein anderes Gebiet des Wissens, als die Lehren der Philosophie anerkannte prio » cioè la teologia - giacché, a fcxrlo apposta, la Filosofia lei problema role dischiuso -; bensì che la soluzione del compongano libertà è pro- che entra nel nuovo terreno colle citate pa- umana « come si e prescienza divina », è nello studio della divina intelligenza. Come una 102. espressa e formale allusione al Cristiane- simo, COSI r Hildebrand trova nel Ph. C. una dottrina espressa- mente cristiana. Si tratta del IV p. 4 : quella distinzione di supplizi della vita avvenire in definitivi e medicinali « alia 'poenali acerhitate, alia vero pjiirgatoria puto y> sono il dogma cristiano Ora quorum dementia exerceri dell' inferno e (e' è persino la non insisterò sull' essere qui la Filosofìa che parla ed esprime una sua convinzione, la quale dovrebbe dunque essere convinzione filosofica. Siccome la Filosofìa personifica qui un poco anche Boezio, non è necessario che parli sempre, per usare una frase scolastica, formaliter qua Philosopìiia est : e il « puto » potrebbe anche credersi allusivo ad un atto di fede in un dogma superiore fatto da una Filosofìa meno filosofica e più umana. Ma il nocciolo della quistione è vedere se parola) del purgatorio. io ciò che qui la Filosofìa dice ecceda la portata della Filosofìa, se quella distinzione di pene nella vita avvenire la possa congetturare anch' essa e non l' la Filosofìa, non avesse di fatto prima di Boezio congetturata. Or bene Platone, come abbiamo già visto, nel Gorgia avvenire i 525 B, e nel Fedone 113 D, distingue nella vita quantunque e nel castighi medicinali dai definitivi , 21 162 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL Fedone 114 D, Gorgia 527 A, faccia intendere e nel proposito essere piuttosto congetture che affermazioni neca (Cons. ad Marciam Non sembra purgare. manca neppure non 2.5) quindi provato che qui sue in le : e in Se- la formola troviamo ci di una dottrina esclusivamente cristiana. 103. Segue una serie di reminiscenze o implicite citazioni scritturali, rispetto alle quali il meglio mi pare esporle prima fronte ad ad una ad una tutte, e poi vedere che cosa se ne possa logi- camente concludere rispetto al Cristianesimo dell' Autore. a) III p. 12: €Est ùjitiir summum honum, quod regit cimcta Ora Sap.VIII, fortiter suaviterque disponiti. usque ad fìnem fine « 1: scenza biblica, senza potersi dire certa, è del III, 12, soggiunge: « ris, summa La remini- molto probabile. Suttner osserva con insistenza che Boezio, dopo estj Attingit vero a fortiter et disponit suaviter ». Qaam... me non modo Il parole citate le ea quae conclusa ratiomim, rerum multo magis haec ipsa quihus ute- verba delectant... » E la ragione del diletto sarebbe il ca- rattere scritturale della frase. h) € Huc omnes par iter bido » III e. venite capti qaos ligat fallax . 10 ricorda Mt. XI, 28: laboratis et onerati estis »; ma sendo da Boezio alla applicato è « Venite . . li- ad me omnes qui pura reminiscenza Filosofìa ciò che di il forma, esCristo dice medesimo. di sé e) IV p. 1: < Esset infiniti staporis .s7' in tanti vehiti domo, vilin vasa colerentur, preUosa sordescerent » L' immagine dei vasi con la loro distinzione di preziosi e vili e la casa richiama 2 Tini. II, 20: « Jn magna autem domo non solum stmt vasa aurea et argentea, sed et lignea et fictilia : et quaedam quidem in honorem, quaedam autem in contumeliam >. Cfr. anche Rom. IX, 21-23, quantunque sia vero che per Boezio la casa è il mondo, per Paolo (2 Tim.) patrisfamilias dispositissima . la Chiesa. 104. Queste sono reminiscenze bibliche dallo Stewart (p. 101-4) concordemente ammesse. Altre vanno e dall' Hildebrand (p. 143-1) insieme con loro respinte. a) II p. 6 nisi in possit : « Quo solum corpus exercere ì » et quisquam ius aliquod in quempiam quod infra corpus est, fortunam loquor vero richiama assai piìi Seneca Be Benef, III CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL XX, cap. che non Mt. X, 28, dove parla si « qui Ipotesi et Similmente J>) II e. 7: ha proprio nulla da fare spegne anch'essa e' è - col pura coincidenza « e) e sul corpo: mors manet ras secanda Oàvaio; ^tùiz^o^ dell'Apocalisse, ó di frase, non le per cui non probabile reminiscenza. Tnlit crimen miqiii iustus » e. 5, I esaminato nel con- anomalie del mondo morale, ha senso ben diverso dal principio cristiano di riversabilità. Piuttosto vi sono alcune altre reminiscenze che mi paiono aver trascurate lenti autori » - si tratta della vita della gloria che si dove sono esposte testo, lam « ha potere chi di ma ad ogni modo) suU' mìima ammani et corpus i.erdere >. (certo in altro senso, 163 i due va- non hanno dato o a cui nessun peso. a) I Jiomines I, e) richiama y> 9 : « (in patria Tim. I 2, 4: ad agnitionem salcos fieri et viiìt ^) III n. Gen. ckiam p.5: «(Deus) freqaentia non depidsione laetatur e. in i. coelo) «(Deus) omìies veritatis venire >. terrariim coelique sator richiama » noto il 1. I p. 5: <i^iiti posuisti » ricorda quae coelum terras quoque pax regeret vota il Pater noster Fiat voluntas tua sicut in « : coelo et in terra ». d) II p. 5: ^vos aiitem Deo niente consimUes-». Cfr. (len.V, 1 ad siniilitudinem Dei fecit illuni ». e) « llle (Deus) yenus hmnanum terrenis omnibus pjraestare voluit » II p. 5. Cfr. Gen. I, 28 e Salm. 8, 8: « Omnia suhiecisti « sub pedibus eius f) autem //) 9 III e. : ». « te cernere finis ». vita aeterna: ut coynoscant te soluni ^ P* ^' ^J^^tremà vero tionis propria^' possessione est servitus ceciderunt facit peccatuni serrus est peccati h) scritto IV p. 3. L' imbestialire richiama Salm. 31, 9 48, 13: est Cfr.Ioa. « Homo cum : « 3: « Ilaec est Deum cum citiis ma te tutti insieme non ». deditae ra- Cfr. Ioa. 8, 31: « Qui ». uomo analiticamente deferi sicut equus et mulus » esset non intellexit, comparatus olite et siniilis factus est Abbiamo, illis ». concludendo, alcuni incontri di pensiero e di forma tra la Scrittura, incontri veruni dell' N in lionore iumentis insipientihus ». XVII, il Ph. C. e nessuno dei quali forse da solo proverebbe, è facile credere sieno puramente fortuiti. 164 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL 105. Senonchè che cosa provano in ordine al Cristianesimo (li Boezio? Direttamente provano che l'A. del Ph. C. non igno- rava la S. Scrittura. Ciò non basterebbe ancora a provare che ei ma, ripeto che non fosse cristiano, Noi sappiamo che lo era anche interiormente è quistione di questo qui. esteriormente e a credere che lo fosse la difficoltà, la quale nasce tutta dal minore per queste reminiscenze riesce bibliche del C, Ph. Né libro. vale r osservare con lo Stewart che assai più di quel che val- gano j5gr il Boezio (nel Cristianesimo di vere e proprie. senso dichiarato) le mancamento completo di citazioni Giacché un tal mancamento é naturalissimo an- reminiscenze, vale contro il che in un autore profondamente cristiano messosi di proposito deliberato a far della filosofia Le reminiscenze nulla. dizi e tracce del : un tal mancamento non prova invece, senza potersi dir prove, sono in- Cristianesimo anche messosi a far della A., dell' il quale, se non pò tea agli filosofia, cristiano, del influssi Cristianesimo intieramente sottrarsi. E 106. scenze, si questi influssi, ancor meglio che in queste remini- appalesano nel carattere generale così negativo come Negatwaynente parlando questa mostrammo, non ha nessuna opposizione al domma positivo della filosofia dell' A. lo filosofia, cristiano ; il che, dati mente connessi e col i punti che tocca così numerosi e varia- dogma, sarebbe meraviglioso molto più in un cristiano ribelle. Ma in un pagano per di più quella filo- così in ha una certezza e precisione che non troviamo nessun filosofo pagano e che richiede e dimostra l' influsso domsofia , , matico del Cristianesimo. Della certezza e precisione anche quando tocca le ardue più quistioni di Boezio della filosofia - esi- stenza di Dio, suoi attributi, sua scienza e provvidenza, immortalità dell'anima, sanzioni della vita futura - credo superfluo dar qui una dimostrazione : il essa risulta dalla esposizione che di quella filosofia sopra abbiamo fatta. Quanto poi queste doti velino r influsso cristiano, lo dimostra filosofia pagana. Quali oscillazioni ce insegna lo , per di pensiero sofl'rissero « della anche i ri- migliori il caso di Cicerone che, parlando anima esposta nel Fedone Platonico, Nescio quomodo chmi lego assentior; iiuum posui della immortalità dell' : storia accennar qui cosa che merita ed ha del resto avuto maggiore sviluppo, ferma la afli- IL briim et CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO mecum elahitur (Tusc. quaest. Lo 11, 24). I, stoi- nelT epoca imperiale era giunto a tanta morale, non avea saputo liberarsi da mille incer- da errori metafìsici. tezze e qualche volta punto » Roma cismo, che pure a perfezione di de immortaUtate animar mn coepi cogitare, ij^se omnino assensio 165 la testimonianza di Invoco per questo ma due uomini assai diversi fra loro, concordi nell' amore della verità. legga Si notevole il Saggio consecrato da Gaetano Negri ai Ricordi di Marco Aurelio vedrà la esattezza di ciò che 1' A. afferma « : e si Marco Aurelio ha in fondo la coscienza vivissima della incertezza di ogni afferma- zione, di ogni principio trascendentale. s' come per abitudine induce, ma seri reali e personali, , Egli talvolta, è vero, a parlar degli Dei più spesso ipotesi opposte, senza riuscire a metter piede su 11 Mgr. Salvatore Talamo libro di simo e il pensiero stoico » Le « una è tutto simo senso della metafisica non già come , nessuna sponda origini » ^ del Cristiane- questo critica in ma dei più antichi, recenti discepoli dello Stoa. Platone, es- di suo pensiero oscilla fra il mededei più divino Platone, lasciamo il stare se fosse, certo parea ai lettori romani incostante appunto perchè incerto nel suo pensiero longiim esset disserere » « lam de Platonis inconstantia (De nat. deor. lib. 1). Grazie a queste osservazioni storiche , quello che avevamo notato circa l'attitudine negativa della filosofìa di Boezio rispetto al (non contraddizione) Cristianesimo trasforma si più dire che non è anticristiana, bisogna dire che stesso, cristiana: l'assenza di antitesi pò tea parere che una difficoltà è una ragione d' ogni di di il non contraddire Boezio al Cristianesimo fosse : affermazione si dommatica cristiana cancellare quella , d' ogni appello alla qualifica a dimostrare gli influssi religiosi che sofico dell' A. ha C, di cristiana, tratta di filosofia: la correttezza cristiana di tal filo- sofìa basta Ph. per questo suona concordia: e se prima meno per credernelo convinto, ora si vede che più. La filosofìa di Boezio è cristiana l'assenza Scrittura non basta a perchè non basta : è, subiti. Più cristiano di quello il pensiero che riesce Boezio non potea mostrarsi, per rimanere filosofo: Meditazioni vagabonde. Milano, Hocpli, 1897 p. 127. filo- nel ma non 106 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL sarebbe riuscito ad apparir cristiano quanto eiFettivamente ap- pare, se non lo fosse stato. La piega 107. altrimenti cristiana suo del spirito indicata è anche : movendo prende il suo pensiero una affermazione quasi dommatica che poi si conforta di argomenti e si libera da difficoltà, una specie di credo ut intel1) dal giro che talvolta , cioè da Un lUjam. esempio di questo processo spirituale così tipico del Cristianesimo ce T offre la sua attitudine mentale del libro, è sicuro: Verum « unquam nec pellai » ficoltà ma 1' operi suo conditoreni praesidere me un ma è in e' ^ il ragioni e scioglie le dif- le tipici del Cristianesimo e e credo Ph. C. una certa compiacenza là nel Humiles preces ittstae huinaestimabilem vicem divinae gratiae promere- sentimento della umiltà verso Dio militatis pyretio » scio: po' soverchia degli onori avuti da lui e dai suoi figli, coelum porrùjite mur Deum abbia ragione di segnalare tra questi la umiltà. non nego qua io fonda- ah hac sententiae veritate de- Altrove poi espone 2) Certi sentimenti sono forse problema animo muove da una certezza. che rilildebrand Ora, nel problema della Provvidenza. Di questa egli fuerit dies, qui (I p. 6). : il (V (De cons.V e' è p. 6): « : « Si qttidem p. 3). 3) Finalmente l'A. parla » di grafia un (ib.), po' di di fraseologia praedestinatio cristiana e di quando arbitrii li- bertas. Concludendo, al la filosofìa del Ph. C. non contraddice punto Cristianesimo come ad altri parve; e, più che altri non cre- dano, del Cristianesimo nei suoi aspetti negativi e positivi su- non vi è esplicitamente professato, opponendovisi il punto di vista filosofico scelto dall' A., ma si insinua. Restano a studiare i rapporti col Cristia- bisce e tradisce gli influssi. Il Cristianesimo nesimo soggettivo p. 159. dell' Autore. CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL Art. 167 3. Col Cristianesimo soggettivo dell' A. Può un Cristiano convinto 108. collocarsi in un suo libro puramente filosofico ? svolgere perciò il suo argomento senza mai contraddire alla fede bensì, ma anche senza mai professarla, invocarla ? Porre così il problema è già un averlo risolto. Perchè un Cristiano se è obbligato a non ad un punto di vista , smentir mai, per conservarsi di medesima ispirarsi alla stiano può fare sivo in tutti filosofo, e il sua fede, non è obbligato la tale, anche un Cristiano può proporsi e cercare ; sto quesito : quali elementi, a giustificazione ed a conforto di un animo Ma sola. il afflitto, Anche un Cri- suoi atti. i filosofo severo, il il filosofo esclu- que- di risolvere della Provvidenza possa fornire la ragione da sé proposito - non può negarsi - singolare di Boezio, po- teva a lui essere suggerito da varie circostanze. Innanzi tutto dal sempre un filosofo, suo passato cessato d' esserlo anche quando giche. Il Egli scientifico. era stato a tendenze spiccatamente dialettiche, né avea s' era applicato a materie teolo- dogma lato dialettico del lo raviglia che eziandio nel carcere, a Qual meanimo afflitto, avea attirato. confortar 1' continuasse negli studi che aveano rallegrata la sua giovinezza e che negli anni di sollievo cure alle -v^irili pubbliche gli aveano servito ? Inoltre a mantenerlo in quella tale attitudine negativa ri- spetto al Cristianesimo, che riesce a prima giunta così strana, contribuiva il passato stesso della filosofia. La parlo ora storicamente, non ritura dello spirito suo sofia , adottò erano repugnanti filosofia stiani, ai suoi dogmi. era naturale serbasse appunto perchè origini e la fioritura nell' , l' eh' essa fosse. Il , fio- la filo- quale adat- eliminare quelle dottrine che Ora, di questa sua origine la impronta. la poesia tra ben adattandola a sé , pagana platonica o aristotelica tamento consistè più che altro Questo, creò una metafisica che fosse si ma come filosofia scienza era nata pagana, nata fuori del Cristianesimo. i E come i poeti pagani avea avute cri- le raramente riuscirono ad avvivar sue di 168 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL Cristianesimo V arte loro, anzi subirono parecchie cose del ganesimo che pareano pa- forme pagane indissolubilmente congiunte cosi un filosofo cristiano non è meraviglia che apparisse, come filosofo, erede e continuatore di pagana filosofia, men crialle ; stiano di quello che la religione da professata lui avrebbe ri- chiesto. come reazione Infine al confusionismo gione, onde erano sorte e di che stiche, si tra filosofia e reli- gno- s' erano nutrite le sette disegnava una corrente che tendeva a distinguere le funzioni dell' una e dell' altra. 109. Sia pure, si dice, che ad un Cristiano non discon- venga trattare un problema, che potreijbe anche religiosamente risolversi, ad ma come un punto spiegare che di vista puramente filosofico: sia pure, un Cristiano, alla vigilia della sua morte, cerchi conforto fuor d' ogni idea cristiana nella filosofia qui si ? Forse giuoca molto su di una metafora. Certo Boezio non dovea nutrir molta fiducia nella sua frettarla il libro che liberazione abbiamo esaminato, pure alla vigilia della sua morte : , né scriveva per af- ma non e morali, da permettergli la composizione d' elaborato nell'insieme e nelle sue parti. meditasse come si credeva nep- era in tali condizioni fisiche E seguito alla Ph. C. una Th. un libro abbastanza poi C, la ipotesi che non si può 'ritener punto dimostrata, come dichiarai altrove, non è impossibile. E ad una ipotesi possibile niente ci vieta di ricorrere per ispiegare un fatto. Il caso d' un Cristiano che si conforta in prigione con uno scritto filosofico non è un caso frequente, ma non è neppure un caso che involga una contraddizione psicologica, Al postutto non dobbiamo noi costruire degli uomini a priori, ma prenderli come sono: a priori un tal uomo non è impossibile, dunque non si può dal Ph. C. come fatto trarre nessuna conclusione contro la fede intima e sincera di Boezio. se I IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO CAPO 169 VII. GLI OPUSCOLI TEOLOGICI. 110. Nel Ph. C. vi è la precipua difficoltà al Cristianesimo interiore di Boezio; negli opuscoli teologici la miglior prova di Senonchè bisogna esso. all' uopo stabilirne la autenticità, perchè essa pure viene discussa. L' Usener ^ ha, credo, ragione di osservare che dicale degli argomenti contro scoli teologici ^ 1' autenticità boeziana il ra- opu- non sarebbe stato cristiano come non sia stato cristiano, o certo non è che Boezio poi alla sua volta che Boezio più degli ; quanto era necessario per scrivere di teologia, lo si deduce prin- cipalmente dal Ph. C. Ora noi abbiamo dimostrato, o meglio oggi non nega più da nessuno che Boezio fosse Cristiano si di pro- fessione esterna, e che a questa professione corrispondesse l' in- terno sentimento è cosa che la Ph. C. non basta a dimostrare falsa. Con ciò la precipua obbiezione contro la autenticità degli opuscoli boeziani casca. Era Cristiano Boezio scrivere gli opuscoli che gli Ma si : dunque ha potuto attribuiscono. innanzi tutto potere non è sinonimo di essere: che Boe- zio abbia potuto scrivere gli opuscoli teologici è abbia scritti è un altro. E poi degli scritti teologici trovare Boezio dobbiamo dunque : noi una conferma del Cristianesimo })) : «) di certo, del grande filosofo. mezzi che abbiamo in mano per tale dimostrazione principalmente tre li stabilire questa autenticità prescindendo dal Cristianesimo, sia pure aliiiruìe I un conto, che vogliamo nella autenticità la tradizione storica r Anecdoton Holderi; e) l'esame interno. 111. Cominciando da quest' ultimo si giovò e sono manoscritta di esso il ; Nitzsch per negare la autenticità di tutti e cinque gli opuscoli che vanno • Op. cit. p. 50. nome comprendono cinque trattati che nei manoscritti compaiono I. De Trinitate. II. Ulrum P. et F. et Sp. S. de Trinilate subslantiaiiter praedicentur. III. Quomodo substantiao bonae sint. IV. De Fide calholica. V. Liber contra Eutychen et Nestorium. Il IH è un opuscolo di argomento puramente filosofico. * Sotto questo si quasi invariabilmente in quest'ordine: 22 170 SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI nelle edizioni sotto il nome di Boezio. Il difensore della autenticità non può certo giovarsi di questo esame per provare la sua tesi, ma deve discuterlo come una specie di pregiudiziale discuterlo per giungere ad un iiihil ohstat, che gli opuscoli sieno di Boezio : quando altri fatto. Una mente fare, argomenti stieno a dimostrazione positiva discussione però, tale di questo minuta- se io la volessi qui non solo mi porterebbe troppo in lungo, ma anche dominio filosofico nel campo teologico o letterario. Mi fuori del contenterò pertanto di trascrivere quello che al Nitzsch rispon- deva il gliam Peiper difensore della autenticità dei primi tre, o, vo- dire, dei primi due, che quanto al terzo esso come filosofico ha nella quistione minor importanza. « Qitae ille (Nitzsch) exposHÌt de primo tractata p. 100-11, 113, 116, 119, de altero p. 126 quae nolo transcribere , vel maxime prrobant a Boetio qualem ex Consolatione et caeteris philosopjhis scriptis experti sumics, minime potidsse scribi, nam quaecaraque ibi congessit N. ex scribeìidi ratione atque conditione et ingenio, immo ex moribiis auctoris petita , indicia simt hominis non solum pjarum exercitati, verum adidescentis (talem produnt etiam qaae p. 80 auclori obiecit), sed non mediocri ingenio pn^t editi adolescentis atque ex quo maiora et meliora spjerari poterant: talem autem qualem auctor in hisce op)eribus se prodit, Boefium fuisse olìm, cum studiorum primitias emitteret, cui videatur alienum a vero? et quis miretur adolescentem, qui sumpsisset dignitates senibus negatas, Sgmmacìio atque lohanne suasorìbus, ni fallor (hunc autem eundem crediderim) ad rum esse qui pjostea pjapa fuit, non inanem theologicas res tractandas sese maxime cognitio senatori poterai brevi philosophìs studiis haec rumorem apjpMcasse, qua- prodesse, abrepdum autem quibus parurn se vidisset aptum prorsus abiecisse? De tertio autem opusculo quod est de bono (quomodo substantiae) ne N. quidem (p. 24 n. 1) neqae lordanus (p. 11) quidquam se habere fatentur quare non possit a Boetio scriptum esse ». 112. fra gli Il Peiper, ad ammettere l'autenticità di alcuni almeno opuscoli teologici, sbarazzatasi la via dalle Nitzschiane, fu indotto dall' esame della tradizione Lo Stewart. stato di I essa è rappresentato difficoltà manoscritta. nella Appendice A dello manoscritti da lui distribuiti in cinque categorie sono CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL numero 171 primi tre opuscoli si trovano, si può dire, 32 contengono il solo trattato quinto. Questo manca quasi per compenso in due dei 30 codici che possiamo chiamare compioti ma in uno di questi due è perduto, secondo 1' osservazione dell' Usener per mero caso. È il in di 32. 1 in tutti, giacché due dei , , : , quarto opuscolo, esso ed esso solo eccezionali e che depongono uno solo codici completi, 1' ma col suo bravo titolo, che , contro la si trova in condizioni sua autenticità. Einsielden 235 (sec. X fuor di posto, cioè dopo Dei 30 o XI) lo ha il 1° trattato. Degli altri 29, 7 ne mancano e 22 lo hanno, ma La quale Peiper ebbe bensì esposizione basta a dimostrare che ragione di non accettare respingere La sua presenza trattato quinto. il il ma non trattato IV, il in senza titolo. altrettanta 28 man- completi col suo bravo titolo equilibra assai bene la sua canza due o meglio in un solo dei codici completi in questa mancanza codice da cui probabilmente dici esistenti) sec. XIV Paris. Bibliot. Reg. Mss. Lat. il IV senza il tacendo e che e' è L' Usener che un compenso ha ragione quanto è da , questo alla unico mancanza codice di del è esso trat- nella sua presenza speciale e soliVatic. Alex. di prova sé, credere che la tradizione mano- la autenticità dei trattati I, TI, V. linee (p. 109). il di sono essa riassunte non c'è da insistere molto. Usener e dallo Stewart dall' . Sedulio grammatico di non ancora determinata epoca, Trattato V. Alenino (735-804) fa menzione del Tr. Hincmaro vi attinge. l'a. 1919 deriva, titolo (coni' è nella piìi parte dei co- inoltre 113. Sulla tradizione storica cita nel , (XI). scritta, Le dove , per questo che seguiva , due manoscritti Vattc. Urbm. 532 (X), taria in III, può spiegare un codice completo tato in 160 si di codici dei di 844) è famigliare coi attribuisce I e V alcuni passi del I, e Reims (vescovo di questa città dopo Tr. I lì e V. Bruno di Corvey (sec. X) a Boezio. Notker di S. Gallo (f 1022) traduce Haimone (sec. X) accoppia il I col Ph. C. 1. Abelardo (f 1142) rammenta il Tr. I e V. Dove é notevole di la mancanza di testimonianze che ascrivano il IV a Boe- nuovo zio, mentre il silenzio sul III si spiega assai meglio per la na- tura speciale e filosofica dell' argomento. 172 IL Ho CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO riassunte le altre prove dell' autenticità degli appunto per trattenermi un poco teologici è certo oggi la noi, opuscoli più su quella che di prova più classica e relativamente, almeno fra meno conosciuta: V Aìiecdoton HolderL la di Carlsruhe è un mss. del scc. X Auglends n. CVI) che contiene le Institutìones hic/nanarum rerum di Cassiodoro nella più recente e più ampia lor 114. Nella Biblioteca (cod. forma. Neil' ultima sua pagina (f. da una didascalia tre biografie, una 53) di 1' Holder trovò precedute Simmaco, l'altra di Boezio, la terza di Cassiodoro ^ Secondo la didascalia, tre biografie le sarebbero estratte da un' opera dello stesso Cassiodoro, e la biografia di Boezio a lui attribuisce la paternità di alcuni opuscoli teologici. La didascalia infatti suona così (secondo la ediz. dell' Use- Excerpta ex libello Cassiodori senatoris monachi servi Dei ex patricio^ ex consule ordinario qudestore et magisfro officiornm» quem, scripsit ad Rufiam Petroniiim Nicomachum ex consiih ordinario patriciam et niayistrum offlciorum. ordo ge^ ner) : « neris Cassiodoriormn : qui scriptores extiterint ex eormn pro- genie vel ex civibus eraditis E la vita di Boezio « : ». Boethius dignitatibus smnmis excel- utraque lingua peritissimus orator fuit qui regem Theodori- luitj, cum inSenatu prò consulatu filiorum luculenta oratione laudavit. Scripsit librum de Sancta Trinitate et capita tica et librum contra Nestorium ; condidit et quaedam dogmacarmen bitcolictim, ma- sed in opere artis logicae idest dialecticae transferendo ac thematicis disciplinis talis fuit ut antiquos auctores aut aequi- pararet aut vinceret ». Anecdoton fu 115. V che lo pubblicò Holder comunicato dall' di illustrare il testo ed estrarne anche indirettamente • Nota il Usener all' con un eruditissimo commento, dove egli cerca Mommsen op. di lume confermarne cit. p. V: « 1' di notizie storiche , ma autenticità, dimostrando Reliqui institutionum earum libri scripti excerpta haec non habent». ' Oltre questa ediz. che qui seguo, ne abbiamo ora una mitatosi ad osservazioni critiche parziali nella ha novellamente edito l' prefazione alla del Anecdoton in testa alla ediz. dalle Varicie r ediz. del Cipolla in calce alle Considerazioni etc. Mommsen, ediz. di di il quale, li- lordanes p. XLI, Cassiodoro; in Italia I IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO r esattezza qua e là tanta da escludere Così ad es. thegus veramente notevole del contenuto tale opera d' un autore tardivo e falsario. ; 1' V per fasti i a. 504 ci e danno come console Ce- C(a)eth(a)eus senz' altro. KeO/jyoc; 173 Ma raven- papiri dai CXIII tra i diplomatici, datato p. 172: Rufio Petronio Nicomago Cethego ile consule sub die nonarum februariarum) il Marini avea già dedotti gli altri nomi di Cetego, Rufius Petronius Nicomachus che qui precisamente ritroviamo. È vero che il Cetego manca, ma per pura oblivione del compilanati (pap. n. perchè nel tore Cetego prima solite le simum) ìibelìo ond'egli estraeva le sue notizie divenuto illeggibile tego era et ini. certo : ha egli omesso il formole v(irtim) inl(ustrem) o v(irum) c(larìs- — titoli I convengono a dati a Cassiodoro lui monaco e anche prima che fosse prefetto Giacché da monaco egli si segnava semplicemente eh' egli fosse del pretorio. Cassiodorus senator, e se avesse pure voluto enumerare completi, non avrebbe titoli Ce- il oltre tura del pretorio. allora monachi Il lazione dell' epitomatore, ma ciò che riguarda Boezio: anche resto suoi dunque una interpo- servi Dei è il i omettere la prefet- potuto apparisce esatto. Esatto perchè la perizia che l'A. gli at- tribuisce nelle due lingue greca e latina, che lode la non gli lesina per le sue opere scientifiche concordano con ciò che sap- piamo, per altre fonti, di lui : e del panegirico fatto in Senato a re Teoderico nella occasione del consolato dei stesso nel Ph. C. II, parla Boezio figli 3: eisdem in curia curules insidentibus tu regiae laudis orator ingenii gloriam facundiaeque merlasti. notizia nuova di nncarmen cide con quella più dam studio etc. (I Eziandio La ligiose che turbarono ' « riguardanti Simmaco ^ hanno questa im- parte eh' egli ebbe nelle controversie re- Roma sulla fine del l'essere a lui indirizzato Symmaohus Carmina qui quon- : 1). le notizie pronta di storicità. VI sec, generica del Ph. C. e. il V e il principio trattato boeziano de del Tri- patricius et consul ordinarius, vir philosophus, qui antiqui Catonis full novellus imitalor, sed virtutes veterum sanclissima religione transcendil prò allecliciis in senatu, parentesque suos imilatus historiam quoque libris edidit » La òiicolicum composto da Boezio coin- ; dixil senlentiam Romanam septem 174 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL \ attestano nitate ali ed idis prò della sua sanctissima religìo: ma (una parola nuova con molta verosimiglianza storica il 490) per il mutato governo mana da il dubbio La notizia sulla storia un Simmaco » che alludesse; e l'Usener di quell' attività letteraria attribuita ai e del padre tono un po' laudatorio di B. Hasensteb è dell' esattamente riferito Anecdoton^ stando non sarebbe fuor *^, ro- lordanes ut didt Si/m- « Simmachi con la frase parentesque suos iniitatus ^. Quanto a Cassiodoro (Flavius Magnus Aurei ius) honorinn suo il e la illustra, togliendo Simmaco qui esistito, a qual fin prova a lungo la verità in cui (forse circa la citazione quinto suae ìmtoriae libro in trasporta ci adiedi di Odoacre correvano ^. composta, coincide con lui nelle sue Getica (e. 15) faceva di madius momento al gli pericolo di essere dichiarati nulli suo discorso il ben formata) controverso è quello che riguarda di la il cursus ed anche % il osservazioni alle carattere. '* 11 punto più storia gotica che Cassio- doro avrebbe scritta per ordine di Teoderico, praedpiente Theodoricho rege. Secondo da cui deriva il perchè * Usener p. Umfang musste Verfasser aus) lordanes •^ dum dell' Usener , ist p. e. il libellus, Boethius' lob- Er (Boethius) hat him (Symmachus) und einem andern, den unsre dem diaconus lohannes, den gewidmet (Usener ' conclusioni jungste ereigniss dessen es gedenkt, a) « nen, vermulhlich * le nostro Anecdoton non sarebbe posteriore al 522, ersten theologischen hss, nichl nen- Tractat de trinitate 26). 29 noia « In einer symmachischen Geschiclile Roms von doni angegebnon Punkl angelangt halle der storia di Simmaco, citato da die ihronbeislung Maxirninus (denn an diesem dem V Biich zufallen». Il frammento della 13 concerne «die vorgeschichte des Kaisers Maxirninus y>. 29. Cassiodorus senator vir eruditissimus et multis dignitatibus pollens, iuvenis adeo, palris Cassiodori palricii et praefecti pretorii consiliarius fieret et laudes Theodorichi Gothorum facundissime recilasset, ab eo quaeslor est factus, patricius et consul orpostmodum dehinc magister officiorum (et praefuisset formulas dictionum, quas in duodecim libris ordinayit et Variarum titulum superposuil) scripsil praecipiente Theodoricho rege historiam Gothicam, originem eorum et loca moresque XII libris annimtians. * Il Mommsen (Cass. Sen. Variae Praef.) fa solo una eccezione, quanto al patriziato. « Quod in anecdoto legitur patricialum eum obtinuisse aut ante consulatum aut simul cum eo, potest in dubium vocari, non tam quod culmen illud honorum parum convenil homini primos administrationum gradus non supergresso sed quod in variarum opere nusquam ne in inscriptionibus quidem epistularum ad Senatorem vel a Senatore datarum rogis dinarius, , palrìciatus mentio fit, cum is in aliis hominibus saepenuniero ita enuntietur. eius honoris cum praeter anecdoton solus variarum index mentionem faciat, possis conicere patricium eum factum esse, sub fìnem praefecturae » p. XI. ® Cipolla Studien zur Variensanmlung des Cassiodorus Senator, Miinchen 1863 « Considerazioni sulle Getica di lordanes etc. » p. 37. p. 8. cil. da i SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL CRISTIANESIMO DI rede auf Theodorich aus an Cethegus des j. 522; P) Cassiodorus wahrend dieser mag. offlc. war verwaltete dies amt unmittelbar ver seinem progeschrieben, liat Boethius selbst dem anfang 175 ; dh. nach den zuverlassigsten berichten, die seinen tod ins cess, 524 setzen \ 522/3; das magisterium des Cethegus kann also nur in das indictionsjahr 521/2 fallen. Damit sind fUr die abfassung j. des sendscreibens die zeitgrenzen nach zusammengeriickt, sie fàllt den kiirzen zeitraum von januar bis august 522. Die darin erwanhte Gothengeschichte also, in welcher der stammbaum der Amaler bis auf Athalaric herabgefurht war, schloss frlihestens in mit 518, spatenstens mit 521 ab ^ ». Senza addentrarmi in una controversia estranea al mio sog- getto, debbo però notare che le conclusioni dell' Ilsener sulla data della storia gotica di Cassiodpro sono respinte dal il quale per conseguenza sposta dopo donde lihellum, il nostro Anecdoton deriva il Mommsen 526 anche la ^, data del ^. Usener composto verso il 522, spiega agevolmente il silenzio dell' Anecdoton sul processo ed supplizio così di Simmaco, come di Boezio "\ Lo storico non Se si il il libelliis la potea far ritiene coli' si da profeta. giacché pensare che Nota ' dell' Usener: « il Ma se no, am p, omesse queste no- e. lustino II et Opilione, ind. II... ol; Roncalli Vet. chron. 2, W. Arndt, 40-6): eo anno interfectus est Boetius palricius mediolancnse. e. Probo iuniore et Filoxeno, ind. III: Ravennae (unter 526 nur Tbeodorich tod) » 525 patrieius lui gelrensten Marius von Avenches bewhart (bei Bischof Marius von Avenlicum, Leipz. i875, 521 silenzio riesce misterioso: Unsere Quelle sind hier die Ravennatischen faslen: ihre zeitliche disposition der erignisse hat in territorio il compilatore abbia * p. 74. ' Cassiod. bis consulibus occisus est Simacus Vnriae p. XI, Historiae Gothicae libros XII a Cassiodoro editos viquo Theodoricus obiil, et 534, quo eorum meminit in variis, ad lordaad lordanem p. XLI) estendi. Eorum epitome extat conscripta a lordam; Seti. deri Inter a. 526, nem a. (Praef. 551 superstite Cassiodoro. " Op. cit. p. XI. Posterior item variis est libellus de ordine generis Cassiodororum, quippe in quo variae commemorentur neque enim adseulior Usenero llbellum adiudicanti et breviatoris magis quam aucloris quod praefecturam non habet, nequaquam ostendit libellum ante susceptam eam scriptum esse in sequentibus autem raihi dubium non est mentionem eius latere in corrupto vocabulo praefuisset et abstinendum esse a violento remedio, quo usus est Usenerus, locum a. 523, nam ; principium epitomae perturbatum totum ; quo tractatur de est, variis, insilicium esse constat advixisse ad " a. 546 totum; denique Gethegum, ad Nel qual silenzio Usener scorge una prova nel 522. quem liber dlrectus et ultra. di più della composizione del libellus 176 CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO IL lihelìus esistenti nel tizie molto arbitrario è ed inverosimile, per quanto in genere bisogni ammettere delle lacune in un cerptara o centone di excerpta. come generale, È però un mistero vide sopra quando si d' trattava dell'attitudine di si Cassiodoro verso Boezio, Simmaco e Papa Giovanni, 1' antichità e vittime le A me preme notare che quel esattezza dell' Anecdotoìì. Per della politica bellicosa di Teoderico. silenzio riconferma e,v- ordine più 1' uno scrittore o compilatore medievale sarebbe certo stato molto naturale il dire una parola almeno del Ph. C. e della catastrofe di Boezio. 116. Ora per ciò che concerne gli opuscoli teologici, questo Anecdoton Holderi, che nella copia ed esattezza delle notizie ha tanti caratteri di autenticità, attribuisce manifestamente a Boezio dogmatica. Quest' ultima il I ed il V ed inoltre capnta cpiaedam frase è manifestamente generica almeno due essere tre, e ad ogni IV III, essa ci obbliga ad ammettere : altri opuscoli teologici, ma non modo non designa esclude che possano quali fra gli opuscoli II, sieno boeziani. Siccome del II e del III non stione tra quelli che IV da in massima fa si qui- la possibile auten- boeziani, bisogna dire che la que- teologici ticità degli scritti stione del ammettono parte dell' A. Holderi rimane ancora aperta ; quella intorno agli altri definitivamente risolta. Giacché pensare, per eludere la forza qui svolto, pensare che essendo autentico 1' dell' argomento fin Anecdoton sia in, terpolata proprio questa frase che concerne gli opuscoli teologici boeziani, sarebbe cosa del tutto arbitraria ed appunto perchè non tentata ch'io sappia da nessuno ^ tale, 117. Quello che invece fu tentato si è di gittare un dubbio universale sul l' Anecdoton, come ha fatto lo Schepps in un del ticolo vemente Neues Archiv XI, 123 discuterò afiin di vedere ss. che qui riassumo e qual valore abbiano arbre- i suoi dubbi. Lo Schepps osserva che alla Consolatio di Boezio • Ora che rileggo trovo in len. Literaturz. 1877, 714. testimonianza siodor's». dell' A. H. « si in Teuffel in tre codici contenenti trova su § 478 6 che Simmaco il tentativo Egli ha cercalo vergebens, dice durch Annahme il commentari la notizia fu fatto Teuffel, di stessa da F. Nilzsch indebolire la eines spàteren Einschiebsels in die Worte Cas- IL CRISTIANESIMO DI che ne dà 1' Anec. Hold. SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO 1, Tenuto 7-11. dee, a suo avviso, escludere che si conto delle varianti tre codici (S. i 177 E. M.) della Consolatio dipendano qui dal codice dell' Anecdoton Holderi. può spiegare con fatto si tre ipotesi : P I commentatori di Il Boezio hanno attinto ad altro codice della Epitome. In questa ipotesi come essi insieme al paragrafo su Simmaco è difficile a spiegare non il paragrafo su Boezio, così comodo per loro un tempo aljbastanza ricco di particolari. 2^ I commentadi Boezio hanno usato l'originale di Cassiodoro. Siccome in a))biano trascritto e ad tori questo il paragrafo su Simmaco stava distanza da quello su Boezio, si forse a varie pagine di può spiegare come sia stato tra- primo e non il secondo. 3^ L' epitomatore dell' Anec. Hold., non ostante la sua promessa- di dare excerpta di Cassioscritto il doro, fin dal primo nome, ossia da sciata da parte la sua fonte per quello di Simmaco, ha la- ricorrere al commentario del Lo Schepps osserva giustamente che questa prediletto Boezio. terza ipotesi riaprirebbe la quistione della autenticità degli opuscoli teologici, E 118. ma della verosimiglianza di essa ogni si mostra per verità ciascuna delle due ipotesi precedenti mostra più verosimile, Ad non gran fatto convinto. egli stesso modo la si seconda poi singolarmente, della terza. omissione in alcuni codici, per quanto non se la ne possa assegnare la causa precisa, non vale, potendo da parecchie cause dipendere, contro ruhe. E 1' ammissione in quello più facile e naturale supporre una causa 2^ accennata dallo Schepps o anche amanuense al codici, che dotto in altri. apprezzamento di la un una notizia su Boezio priva morte) per cui manchi in al- I Ph. C. e alla un processo artificioso, per cui si sia intro- tre codici dello Schepps con la loro notizia su massima la autenticità àeW exce)ytum; quella «di Simmaco appartenessero anche le Simmaco confermano al falso sulla poca importanza d' d'ogni accenno cuni il di Carls- (poniamo quale che oltre in biografìe di Boezio e Cassiodoro riesce verisimile e per l'affinità di entrambi, di Boezio specialmente, con lui, e per la omogeneità della struttura e dello stile (qualità generali di ciascuno dei tre autori, poi attività letteraria. Per Boezio come per Simmaco ri- cordo di un discorso prima, poi degli scritti. Per entrambi dopo il 1*^ k periodo un secondo col qui, - incisi semplici). 178 IL CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO L' autenticità dell' Anecdoton perciò è dallo Zeller e dal Teuffel, da Teodoro niuno ignori si i ammessa dubbi sollevati dallo Schepps e mostrino gran che propensi a far di , oltreché Mommsen, malgrado i che due primi non Boezio un pensatore cri- stiano. 119. Concludendo: credo poter dire che a provare nesimo interiore di il Cristia- Boezio (V esteriore è fuor di quistione) non si può, criticamente e storicamente parlando, farsi forti delle tradizioni sul martirio di lui ; bensì le difficoltà che contro quel Cristianesimo parvero sorgere dal Ph. C. con una analisi minuta e serena s' appianano, mentre una prova positiva e perentoria a favore di esso si scoli teologici. al ha nella omai dimostrata autenticità La lavoro critico fattovi sec. XIX, si degli opu- quistione boeziana aperta al sec. XVIII, grazie intorno per tutto il corso del nostro può oramai considerare come chiusa. G. Semeria,