Il Cristianesimo di Severino Boezio rivendicato

CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
PREFAZIONE
Nel presente lavoro
mente
simo
e coscienziosamente
di Boezio,
mi proposi
io
eh' io
fonda.
—
Al Capo
veva larga, della
stione (la
I
ma
,
lettore
il
chiamo
tesi
,
io
così,
tuttora ne discutono)
fornire
tema
di
il
:
com' ho fatto
E m'è
di
nome
vedrà come da un esame comsi
poteva e do-
condotto a toccare della que-
sia stato
perchè di fatto alcuni autorevoli scrittori
Boezio fu martire
?
L' esame delle fonti
senza nessuna idea preconcetta, potrà
,
a chi volesse trattare del martirio di Boezio
sicuri elementi.
più larga-
del cristiane-
convinzione intima e pro-
meglio da una dimostrazione, quanto
prensivo,
condotto
il
dimostrando che egli fu cristiano non
di professione esterna,
solo,
di trattare
potessi
,
buoni e
parso che, anche a prescindere da questo
vantaggio, fosse utile offrire in questa Italia, dove
ci
moviamo
quasi sempre tra apologia e critica,
un saggio, modesto pur troppo,
d'uno studio obbiettivo
d'una ricerca metodica
fonti
numerose
e sereno,
e diverse.
Sarà presunzione sperare che ristretto in
cuno forse dirà troppo brevi,
più efficace
?
lui
brevi, e qual-
il
lavoro abbia ad essere
piccola soddisfazione, se
in Italia ne dubitano ancora, che
Boezio non solo fu veramente cristiano,
quegli onori di pubblico culto
pili
me non
limiti,
Certo sarebbe per
riuscissi a convincere quanti
Chiesa ha a
sulle
,
che
la
solennemente conferito.
ma
tale
da meritare
suprema autorità della
62
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
CAPO
I.
STORIA DELLA QUISTIONE
1
La quistione boeziana è una tra le più curiose che sieno
mai sorte nel campo storico-letterario. Fino al sec. XVIII Boezio
è nella Chiesa cattolica concordemente venerato come teologo, e
in parecchie città eziandio onorato come martire
quand' ecco
;
XVIII
proprio al principio del sec.
contende la gloria non che
Gottfried Arnold
non solo
^
martire, di teologo,
di
in dubbio anche la semplice qualità
di
revoca
il
dubbio
E
cristiano.
gli
ma
diventa negazione, e la negazione nuova provoca la difesa della
tradizione antica, e un'altra quistione
naturalmente eristico della
Però
2.
osservatore
,
lica pili
già prima
esistevano
Boezio, giacché dovea saltare agli occhi di un
per poco oculato
teologici
scritti
disegna nel campo tanto
elementi della quistione
gli
nelle opere di
si
storia.
spiranti
viva, e
il
che fosse un contrasto tra gli
almeno supponenti la fede catto-
od
,
Libro Philosophiae Consolationis,
che alla fede non contrario,
ma
sia
pure
certo ad ogni soffio positivo di
fede cristiana assolutamente estraneo. Quindi se
stione,
evo
le
non di una quiun problema Boeziano già troviamo nello stesso medio
prime tracce. Bruno di Corvey, probabile autore di un com-
mento
di
al L. Ili e.
del sec.
bus sed
in
et
C,
9 del Ph.
X, notava primo
mirum
>',
e
est,
in
his
versi-
quaedam
catholicae fidei contraria
:
Trinitate valde
praeclarum
haereticos,
alius eias
llbris
•
non solum
soggiungeva non senza critico acume « quod ideo
quia libellum quemdam eiusdem auctoris de Sancta
Nestorium
scentia feci,
«
multis locis eiasdem operis, quod Consolationis
philosophiae titulo praenotatar
reperiri
che A. Mai scoprì in un mss.
fra tutti
legi et
alium contra Eutychen
et
quos ab eodem esse conscriptos quisquìs
legendis
operam impendit, ut ego ab adole-
ex ipso elegantis
styli
quodam proprio
Unparteiische Kirchen-und Kelzèrhistorie, 1700.
nitore, in-
Quod tamen iitcumque
dubitanter agnoscit.
eum
est
63
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
in his libris nihil de docirina
sed tantum jjhilosophoìmm
haheat ^ certuni
disputasse,
maxime Platonicorum dogmata
et
^ Le
legentibus aperire iioluisse »
se
ecclesiastica
quali ultime parole erano in
sostanza una soluzione del problema, più profonda forse che l'Autore stesso noi sospettasse.
Nel
sec.
XII anche Giovanni
tiva di dover giustificare
1'
di
Salisbury (1110-1180) sen-
assenza del Cristianesimo dal nostro
libro col proposito filosofico dell'Autore.
elogio del Ph. C. soggiungeva
Dopo aver
tatto
un ampio
Sì mihi non credis
«
:
Con'solatione Pliilosojìhiae revolvatur attentìus ,
liber de
pìanum
et
erit
Verbum non exprimat incarnatum, tamen apud eos qui ratione nitimtur, non
mediocris auctoritatis est: cimi ad. reprimendum quemlibet exulìiaec in
contrarium cedere. Et
licet
liber ille
ceratae mentis dolorem, congrua cuique medicamenta confidai.
Nec ludaeus quidern
dicinae
declinet
me-
nec Graecus sub praetextu religionis
usum,
ctim
sapientibus in fide et in perfidia
rationis
desìpientibus sic vividae
confectio
prò fidai
artificiosa;,
ut nulla relìgio quod mìscet abominari audeat , nisì quis
tionis
expers
3.
I
ra-
est » ^.
commentatori
e scrittori dal
rinascimento in poi
fino
"^
XVITI sono da Augusto Hildebrand ^ e da H. F. Stewart
accusati di non avere né avvertita né cercato di risolvere la con-
al sec.
traddizione apparente tra
il
Ph. C.
genere la fede cristiana di Boezio.
il
Vallino
^
notava
il
e gli scritti teologici o più in
Ma
hoc toto opere alìud fere Boetius
Berti in una elaborata
quam
'
'
:
« nihìl
7i>.aTcov^(^£i ».
ingegno, che
di
E
^,
enim
Pietro
Leida soste-
prefazione alla edizione di
neva con parecchi argomenti non privi
'
intanto, a tacer d'altri
carattere filosofico dell' opera
il
Ph. C,
M. P. L. 64, 1239.
M. P. L. 63, 569.
zum Christenthum Regensburg
Boethius und seine Slellung
,
1885; opera eccel-
lente e che verrò spesso citando.
*
Boethius:
An
Essay. Edimburgh, Blackwood, 1891 (altro lavoro eccellente che ado-
pererò e criticherò anche con rispettosa libertà) p.
*
Il
Murmellius
(sec.
XYI)
e
Amstelodami 1655) a testimonianza
Ph. C. con la filosofia pagana.
®
Comm.
p.
8.
il
4.
Grozio (Prolog, ad
dell'
Hildebrand
hisl.
(p. 13)
Gothorum, Vandalorum
notano anch'
essi
i
eie.
rapporti del
64
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
senza una specie
era opera di per sé e forse in so incompleta
Theoloifiae consolatìonis,
di
movendo precisamente
vazione deir inconveniente che
della forza di Boezio
con la
filosofìa.
strare la Ph. C.
osser-
argomenti per dimo-
(tra gli
opera incompleta)
unicamente
gingillato
fosse in carcere
si
Nayn primum
«
dalla
era a credere che un Cristiano
e'
noìi est verisimile j^artem
islam (la parte filosofico-religiosa) a Christian o
homine , 7nor~
tem oh oculos habente, fuisse praeteritam, eumque qui de Sancta
Trinitate in carcere scripsit, consolationem in adversis non peex disciplina Christi
tiisse
sperandaruni
Enrico Lorit
storo
vato
COSI
prefazione
(nella
,
detto
poco cristiano
della
rerum credendariim,
doctrina
et
libris sacris explicata >
E
^.
ancor prima
Laureanus o Glareanus
,
di
et
co-
avea tro-
contenuto del Ph. C. da negarne
il
1546) a Boezio la
edizione di Basilea,
paternità.
La
sola cosa pertanto che possa dirsi
è che
si
dalla
atti-
tudine di Boezio nel Ph. C. ninno avea creduto di poter dedurre
un argomento sicuro per negare a Boezio convincimenti
anche solo la paternità degli opuscoli teologici.
4. Questo ardimento ebbe V Arnold che, respinta
ticità degli scritti teologici,
nesimo
di Boezio,
un
soluta in
Halle
(le
gittò
la auten-
un dubbio sullo stesso Cristia-
dubbio che divenne poi negazione certa e ri-
articolo di
Hand
^
che fa parte della Enciclopedia di
Enciclopedie possono
andar franche
negare) e nella prefazione di Obbarius
Ma
cristiani
^
nell' affermare o
alla sua critica edizione.
più serio dei lavori contro la paternità Boeziana dei trat-
il
faceva un passo indietro
ammetteva come indiscutibile il Cristianesimo, almeno esterno,
di un uomo di Stato romano onorato di pubblici uffici sotto un
re cristiano, amico di cristiani e con un nobile cristiano (Simtati teologici
dovuto a F. Nitzsch
^
maco) strettamente imparentato. Tuttavia
men
;
il
la quistione era stata condotta dal Nitzsch,
blema
'
decidere poi del più
profondo sentimento cristiano di Boezio, al punto a cui
insolubile.
Berti, Praef. p. 20.
*
Hallesche Encyklopàdie von Ersch und Griiber, 1823.
»
Iena 1843.
*
Das system des Boethius, Berlin 1860.
diventava un pro-
IL CRISTIANESIMO DI
Perciò
Boezio
ciutori
gli
G5
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
convinti
del
Cristianesimo
interiore
di
applicarono a difendere la autenticità delle opere teo-
si
logiche e a mostrare, poiché qui restava la difficoltà
precipua,
come a questa autenticità e al sentimento cristiano di Boezio
non contrastasse la intonazione generale del Ph. C. Parecchi batterono a questo scopo la via aperta dal Berti, come il Richter \
il
Suttner
G. Baur
lo
^,
'^
SchUndelen
Un
^.
sistema inaugurava
miglior
nel 1841 insistendo sul carattere dialettico prevalente
e quasi esclusivo degli opuscoli
un
verosimile la derivazione da
teologici, che
ne rende meno in-
dialettico, quale
appalesa nelle genuine sue opere, Boezio.
nella sua edizione critica del Ph. C. sulla fede
certo e
fu
Peiper
Il
^
si
(Rodolfo)
dei manoscritti
rivendicava a Boezio tre dei cinque opuscoli sacri che gli erano
comunemente attribuiti.
La quistione boeziana,
in
quei
nei
limiti
quali era
omai
definitivamente circoscritta col lavoro del Nitzsch, entrò in una
nuova
dall'
con la
fase
Usener
^'
;
il
]}unctuYii saliens della
autenticità àoiV Anecdoton
controversia fu la
del lavoro
pubblicazione dell' Anecdoton Holderi fatta
giacché da questa in poi
m' accadrà
,
come
nel
corso
di esporre.
Degli studi del Peiper e dell' Usener approfittò per una so-
dissima rivendicazione del Cristianesimo di Boezio
nell'opera già citata;
fur protesf.
pendiando,
p.
in senso
ss.).
5.
Non
,
credo di dover insistere sulle vicende della quistione
boeziana in Francia, giacché essa non
il
:
Hildebrand
analogo scriveva nel Jalirhuch
poi, comTheologie 1886 (312 ss.) J. Dràseke
N. Scheid in Stinimen aus Maria Laach (1890, II
374
pria
1'
Le Clerc,
il
ludicis de
vi
Mirandol
*
Trad. del Ph. C. Leipzig 1755.
*
Progi-amm des Eichslàtter Lyceums, 1852
(io
ebbe fisionomia
e
il
ne ho avuta
De Roure
sotl'
^
proripe-
occhio una Iraduz.
manoscritta, mezzo francese mezzo italiana, favoritami dal Prof. R. Maiocchi).
'
Theolog. Litteralurblatt. Bonn, 1862, 1870, 1871 (varii
*
De Boethio Christianae doctrinae assertore. Darmstadt, 1841.
Anicii Mania Severini Boetii Philosophiae consolationis libri qulnque; nccedimt
'
dem atque incertorum opuscula
"
Festschrift
zur
sacra. Lipsiae,
Begriissung der
Schulmànner zu Wiesbaden. Bonn, 1877.
"
Menzionati in Stewart, p.
5.
articoli).
eius-
Teubner 1871.
XXXII Versammlung
deutscher Philologen und
66
IL CRISTIANESIMO DI
terono a un dipresso
(Charles)
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
negazioni germaniche. Solo
le
tentò di spiegare
'
il
Jourdain
Boezio teologo e martire della
il
una confusione tra il nostro Boezio e un vescovo
esigliato in Sardegna e quivi martirizzato duuna ipotesi arrante la persecuzione del re ariano Trasamondo
tificiosa che non ha avuto quasi nessun seguito. In senso apologetico scrisse il Bourquard ^. Gaston Boissier % riassumendo
in un geniale e succoso articolo gli studi tedeschi ed aggiungendo osservazioni sue, affermava Boezio cristiano e teologo.
Di lavori inglesi non conosco che quello dello Stewart
(il quale non cita nessuno dei connazionali
suoi) buono, ma
si occupa di Boezio solo inditroppo oscillante. L' Hodgkin
tradizione, con
omonimo
africano
;
"^
rettamente.
Maggior interesse nazionale, ma, pur troppo, scarso inteha la storia della controversia in Italia, dove
trascorse sovente, con notevole difetto o di metodo critico o
6.
resse scientifico
si
di informazioni storiche,
tuale dei
dotti
prima, poi
,
Biraghi
il
ad opinioni che, data la attitudine at-
chiamare estreme.
possono
si
^
e da ultimo
ad un suo studio del 1855)
simo,
ma
il
nome
martirio di Boezio; e
Quasi,
dico
,
le
^,
il
Nulla
zio
il
Cristiane-
loro opere sono le più note
di efficace
contro
i
si
ita-
né dimenticato
cui capitolo su Boezio é
delle cose migliori e più sensate che
^
Puccinotti
(facendo seguito
non solo
giacché non è ignorato
Girolamo Tiraboschi
di
Bosizio
sostennero
Il
dove pare rappresentino sole o quasi la scienza
all' estero,
liana.
il
^
il
una
siano scritte in Italia.
negatori del Cristianesimo di Boe-
seppe dire Vincenzo Di Giovanni nei suoi studi dal titolo
*
Mémoires présentées à l'Académie des Inscriptions
*
De A. M.
Lettres
t.
VI, 1860.
Severino Boètio christiano viro philosopho ac theologo, 1877 Parisiis, L'Hil-
(lebraad cita anche pag. 115
Quae de Providentia Boethius
'
et Belles
:
un
altro lavoro francese parziale e in senso antiapologetico
in Consolatione philosophiae scripserit,
:
Nannct. 1865.
Journal des Savants 1889.
and her Invaders.
*
Italy
"
Il
*
Boezio
'
a)
Boezio e
altri scritti
filosofo, teologo,
Memoria intorno
b) Sul Gattolicismo di A.
al
M. T.
storici e filosofici. Firenze, 1864.
martire a Calvenzano. Milano, 1865.
luogo
S.
del supplizio
di
Boezio. Pavia, 1867.
Severino Boezio. Pavia, 1855.
—
e)
—
Sull'autenticità delle opere
teologiche di A. M. T. S. Boezio. Pavia, 1869.
*
il
Storia della letteratura italiana, T. Ili, p.
Puccinotti,
il
Biraghi
e
il
Bosizio, noti anche
I.
all'
È
citalo
dallo Stewart p. 10,
Hildebrand
p.
oltre
19-20 col Tiraboschi.
IL CRISTIANESIMO DI
Severino Boezio filosofo e
ì
stampando nel 1892 un suo
di
Boezio
^
degli
ticità
suoi imitatori
^
67
Augusto Conti
.
ri-
scritto a difesa della santità cristiana
ignora, o certo non cita, in appoggio della autenteologici,
scritti
Prof. A. Graf nel 1882
nesimo
di Boezio,
tico di
Monza.
Un
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
V Anecdoton Holden; mentre
il
trattando in senso critico del cristia-
^,
accettava la lezione data dal Biraghi del dit-
buono studio, benché in senso soverchiamente tradizioil Prof. A. Malocchi di Pavia,
nale, su Boezio aveva cominciato
ma
^
lasciò interrotto e inedito
lo
;
promette dalla M* Teresa Venuti
medesima
mente r Italia.
Più volte e da par suo,
alla versione da lei
,
un lavoro complessivo
fatta del
ma
toccò di punti attinenti a Boezio
ci si
che se riuscirà pari
lavoro
Ph. C.
^,
onorerà certa-
pur troppo solo indirettamente,
il
Prof. C. Cipolla
:
nelle
Con-
siderazioni sulle GETiCA di lordanes e sulle loro relazioni colla
HiSTORiA GETARUM
'^,
ci
ha data
la
prima
e,
eh' io sappia, unica
edizione italiana dell' importantissimo Anecdoton Holderi: nelle
Eicerche intorno alV Anon.
Valesianus JI^, ha studiata anali-
ticamente una delle più antiche ed autorevoli fonti sul processo
e la
morte
di
Boezio
:
negli Studi teodericiani
^
ha illustrata
la
figura con cui la catastrofe di Boezio è più intimamente connessa.
Solo tardi e per poco ho
potuto avere
nelle
mani
la « Storia
della Filosofìa rispetto alla conoscenza di Dio da Talete fino ai
R. Bobba, dove
giorni nostri » (Lecce 1873-4) del Prof.
è
un
largo sunto delle idee di Boezio intorno a Dio espresse nel Ph. C.
7.
Dopo aver
sogna descriverne
rifatta la storia
passata della quistione, bi-
lo stato presente, per
determinare poi
il
mio
compito, giacché a niuno piace acta agere.
'
Palermo, 1880.
'
Letteralura e patria. Collana di ricordi nazionali. Firenze 1892, p. 3-58.
'
Roma
*
nella memoria e nelle immaginazioni del M. E. Torino, Loescher, 1885.
Per sua cortesia ho potuto consultarlo, ma tratta appena della gioventù e dei gio-
vanili lavori di Boezio.
»
Roma, Unione Cooperativa
«
Torino, Clausen, 1892.
Editrice, 1896, 2. ediz.
'
Bullettino dell'Istituto Storico italiano N. 11, a. 1892.
*
Inseriti nel
Zanichelli, 1895.
volume
«
Per
la Storia d' Italia e dei suoi conquistatori ».
Bologna,
68
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
Un' opinione estrema
ornai definitivamente abbandonata e su
non metterebbe conto
cui
di discutere,
si
negava
è quella che
Boezio avesse appartenuto al Cristianesimo anche solo esterior-
mente.
Il
merito d'aver confutata questa sentenza, indipenden-
temente dalla controversia 3ugli
scritti teologici,
argomentando
ambiente storico in cui Boezio visse, è dal Peiper
dall'
^
attri-
buito allo Schenkel; certo oggi non la tengono più né lo Zeller
né
Baur % né
il
La
Teuffel
il
sua attività
circoscritta al
Cristiane-
teologica, difficoltà
non
sul martirio
ammettono, tra quelli
può dire concorde
si
Funk
il
(così nel suo art. intorno
a Boezio inserito nel Kirchenlexicon di Wetzer e Welte
nella sua Storia della Chiesa''),
ne prescinde
1'
Hildebrand
il
Boissier
^,
lo
fascicolo dei Kirchengeschichtliche Studien sostiene che
carattere religioso, bensì
approvato in questa
to di Boezio, dal Prof.
PP.
e dai
bom,
»
Ediz. del Ph. C. p. XXII.
Philosophie der Griechen
*
Romische Litteratur,
Storia della
»
Voi.
e.
II,
leti,
il
III,
%
^^,
dall'
Ab. Duchesne
^*
è affermato, oltreché dagli
p. 857,
su Boezio.
al I
latina,
martirio propriamente det-
Angelo Mercati
*
in un
non ebbe
^
la persecuzione teodericiana,
Per contrario
Bollandisti.
*
politico,
che esclude
tesi,
co-
*',
Stewart;
Prof. Giorgio Pfeilschifter
il
;
Non
la sentenza.
che pur sono favorevoli al Cri-
stessi
stianesimo interiore di Boezio,
me
il
'precipua
contenuto e la intonazione del Ph. C.
il
Ma
^,
Graf ^
sarebbero 'prove perentorie
rispetto al quale
;
martirio di lui e la
lo
lo stesso
controversia rimane pertanto
simo interiore
invece
né
^,
§
478,
18.
*
a*"
'
Histoire de l'Eglise trad. p. Hemraer. Paris, Colin T.
"
Art. cil.
*
Der ostgolenkònig Theoderich der
ediz. curata dal
Kaulen.
I,
p.
531.
Grosse und die Kalholische Kirche. Pader-
1896.
*"
Rivista bibliogr.
"
Bulletin critique, 1897, p. 599-601.
ital.
anno
I,
p.
313
ss.
«
Quant à Symmaque et Boèce, leur cas est
nuUement la transformation en martyr
Anche i PP. Bollandisti, Analecta BoUan-
tout politique; l'étude des témoignages ne soutienl
de l'un ou de l'autre de ces personnages
»
.
XVI, p. 196) hanno una recensione favorevolissima al libro del Professore tedesco. « Le jugement d'ensemble qu'il (Pfeilschifter) porte sur son héros surprendra certaines personnes, mais en fait, ce jugement nous parali jusle et parfaitement
diana
{a.
1897
t.
fonde Théoderic fut homme droit, loyal, moderò, ami de la paix et de la juslice. Durant
son long règne, l'Eglise calholique eut grandemeut à se louer du monarque arien dont
:
,
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
men
autori
69
recenti e più sopra citati, dal Maiocchi nelle note
alla 2* edizione della Storia d'Italia del Balan, e ora dal P. Gri-
Stando così
sar \
che
tirio
è
è,
manifesto che non
le cose, è
come una /)ror«
senz'altro
E
storicamente parlando, discusso.
r autenticità
degli
può invocare
si
del Cristianesimo di Boezio
teologici
scritti
mentre
,
un mar-
discussa del pari
la
difficoltà del
Ph. C. sussiste sempre.
Donde
8.
Quanto
mio
il
compito
né contra
non ho da pronunciarmi né prò
mi limiterò ad esporre come il processo e la morte di
:
sono presentati nelle varie fonti.
lui ci
da sé nettamente.
descrive
si
al martirio di Boezio io
Ph. C. cercherò
di risolverla
—
meglio che
il
Poi la
difficoltà del
io possa, e
con tanto
maggior sollecitudine in quanto che 1' esame di essa costituisce
Da ultimo,
la parte- più veramente filosofica del mio lavoro.
—
poiché la autenticità degli
opuscoli teologici
,
prova perentoria
del
Cristianesimo di
sembra
stabilita
definitivamente
dall'
Anecdoton Holderi, ad Uno studio
di questo
consacrerò prin-
Boezio
,
cipalmente se non unicamente la parte terza del presente lavoro.
Il
come certo
quale, presupponendo
il
Cristianesimo
intende a dimostrare che a questa
riore di Boezio,
esterna corrispose
l'
scoli teologici, anzi
este-
professione
interior sentimento colla scorta degli
(malgrado
Consolazione della Filosofia
le
,
e
opu-
contrarie apparenze) della stessa
ricerca in
pari
tempo come
la
morte dell'ultimo dei Romani
storia della tragica e luttuosa
si
atteggi nelle varie fonti.
la
en
prudence politique
et la
ait dit (e si cita in
nota
bienveillance lui furenl parfois bien uliles. Jamais, quoiqu'on
I.
Minasi, M- A. Cassiodoro senatore. Napoli 1895)
persécuteur; en particiilier, la condainnation capitale de Boèce el
doric envers Jean
soni des
•
I
fails
I
n'ont rien à voir avec
d'ordre purement politique
Papi del M. E.
Roma
une
hostililé
».
1897, II p. 102 ss.
les
il
ne
fot
procédés de Théo-
quelconque envers l'Eglise
;
ce
70
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
CAPO
II.
LA PERSONALITÀ STORICA
Non mi propongo direttamente
9.
il
al
disegno del mio
BOEZIO
DI
in questo capo
,
secondo
lavoro, che lo studio della tradizione intorno
La prima
martirio di Boezio.
fonte da esaminare è natural-
Ph. C. Ma poiché quivi, insieme con le cause delle sue
mente
sventure che doveano metter capo a si luttuosa catastrofe, Boezio
il
ci
parla dei suoi studi giovanili e delle sue cariche, non mi pare
inutile dar di quelli e di queste
una vita
ciare
del filosofo,
ma
Art.
Studi
un rapido cenno, non per tracil Ph. C.
solo por illustrar meglio
I.
e cariche di Boezio.
10. Dipende in parte da
una indicazione
egli prigioniero cantava di sé
medesimo
(I
del
Ph. C.
Verso
signazione dell'anno in cui nacque Boezio ^
e.
il
la de-
524
d.
C.
1):
Intempestivi funduntur vertice cani.
Et
il
i
tremit effetto corpore lacca cutis:
che prova che egli non aveva ancora cinquant' anni (età in cui
capelli bianchi
non
era perciò nato dopo
473
ti
^
(al
momento
i
475. Tanto più che Ennodio nato verso
^)
figli di
scrive a Boezio
in
"^
tono paterno.
Per
Boezio essendo stati eletti consoli nel 522
e dovendo, per giovani che fossero allora
*
il
della invasione di Teoderico coi suoi Ostrogo-
avea circa 16 anni
altra parte poi
sarebbero potuti chiamare intempestivi) ed
si
il
% avere almeno una ven-
Anicius Manlius Severinus Boetius - cosi scrive
Peiper;
il
ma
il
Mommsen
scrive
costantemente Boethius, « etsi Boetius est cum in libris litulisque plerisque tum apud Procopium Boìtio? » - Variae, index nominum v. Boelhius.
- Vogel p. II.
« Utrum anno 473 an 474 nalus sit in suspense relinquimus »
Ennodi opera, ed. Vogel. p. 303.
* Paraen. didascalica M. P. L. 63, 254. Leti. L. VII n. 13. Il Vogel (Mon. Germ.
hist. Auct. antiquiss. T. VII, Ennodi opera p. XXIII) scrive
tBoethius non ante annum 480
sed poslea est natus nam Ennodius qui ipse non ante 473 natus est ita de eo semper
loquilur, ut Boethium aetate aliquanto inferiorem fuisse doceamur».
" L. II
p. 3 Boezio rammenta questo consolalo dei suoi figliuoli come il colmo della
sua felicità, e un munus che la fortuna « nulli unquam privato commodaverat »
*
'
:
;
,
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
tina di anni, ne segue che
71
padre fosse almeno sulla quaran-
il
nato cioè prima del 483.
tina,
Ancora dal Ph. C. sappiamo che rimase orfano assai
Aurelius Manlius Boethius
padre
console ancora
nel 487; ma lui « desolatum parente summoriDn
virorum
cura susceint » (II p. 3), cioè di Festo capo del Senato a par11.
presto del
,
482
tire dal
,
Simmaco che
e di
è
poi da Boezio
Ph. C. e
nel
nelle opere minori ricordato con grande affetto.
La gioventù
di lui trascorse in istudi filosofici.
chiama sua nutrice
infatti egli
ribus observatas
fueram
»
(I
« in
p.
3).
La
Piti
filosofia,
e.
la fisica,
Altra volta
2 dello stesso libro enumera altre
V astronomia, da lui studiate.
soleva far questione
si
tate le scuole filosofiche di
Roma,
la
egli
parti della
avesse
in
Ma
il
libro
De
nacque specialmente da un passo del
De
confermata da un luogo
di
Cas-
disciplina scholariicm è certamente spurio
passo di Cassiodoro ridotto alla sua genuina lezione
il
frequen-
sua educazione scientifica. L' idea di farlo pellegrinare
giovinetto in Atene
siodoro.
s'
si
p. 1) e
Atene o compiuta invece, stando
disciplina scholariimi e parve
e
La-
determinatamente
dice « eleaticis atque academicis stiidiis innutritus » (I
nella p. 4 e nel
filosofia
caìus ah adolescentia
niensium scholas longe
positiis
(non positas)
«
introiisti »
Athe^
ed
esaminato nel suo contesto depone contro quella peregrina idea.
12.
Un'
altra
quistione
risolta è quella che riguarda
oramai definitivamente
un primo matrimonio di Boezio con
anch' essa
Elpis, oltre quello certissimamente stretto da lui con Rusticiana,
una
delle tre figlie di Simmaco. Siccome nel Ph. C. (II p. 3)
dopo aver detto che Boezio era stato ddectus in affìnitatem principum civitatis (cioè di Festo e di Simmaco) si parla dello splen-
dore socerorum, pigliando quel plurale nel senso più rigido,
pensò ad un primo matrimonio di Boezio con una
Fj la figlia di
Festo, prima moglie di Boezio,
si
si
figlia di Festo.
trovò in una Elpis,
(punto accennante a nozze con Boezio) leggiamo
nelle antichissime sillogi epigrafiche palatina e corbeiese, che lo
il
cui epitafio
riferiscono
S.
Pietro.
'
Variae
come esistente sotto il porticato dell'antica basilica
Giacomo da Voragine (nei decennii tra il 1270 e
I,
4S.
di
il
72
IL CRISTIANESIMO DI
1298) è
moglie
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
primo autore che abbia
il
Boezio
di
queir epitafio alla
riferito
e la erronea attribuzione
'
;
^
fu diffusa larga-
un bassorilievo scoperto a Palermo nel
mente (la
in dono alla
falsificazione
Quanto
13.
1
587
mandato
e
Messina come un busto antico, mentre è una
moderna.
città di
all'attività letteraria di Boezio la
miata da Prisciano
da Ennodio
troviamo enco-
e in termini
alquanto più,
benché non ancora intieramente precisi, da Cassiodoro '. Magri
i
^,
"^
cenni dello stesso Boezio e nel Ph. C. e nelle altre sue opere
^.
L' indirizzo generale di questa attività cosi per la testimonianza
concorde
di
rimangono
doctrinam
Cassiodoro e di Boezio, come per
è certo.
«
Romanam
fecerìs
programma
Graecorum dor/mata,
scientifico così
:
«
»
E
^.
le stesse
Boezio
Ego omne
opere che ne
lodava Cassiodoro,
lo
esprimeva
^
Aristotelis
il
suo
opus quod-
citmque in maniis veyierit in Romanam stylum vertens
omnesque Platonis dialogos vertendo vel etiam commentando
in latìnam redigam fonnam ». Questo programma così consono
all' indole d' una età impotente a creare e che sentivasi quasi
chiamata ad archiviare, prima della notte barbarica imminente,
scienza antica, è visibile nelle opere che di Boezio
Leggendario dei Santi. De Sancto Pelagio Papa.
già al princ. del sec. XI Y in Giovanni Mansionario
'
*
il
La ritroviamo
una Vita Boethii diversa
Cipolla crede dipenda da
polla
p.
ci
Anon. Vales.
II p. 63.
in
un passo che
dalle sei raccolte dal Peiper. V. Ci-
anche De Rossi Inscript. christianae urbis Romae
Cfr.
la
rimangono.
II, 1,
426-8.
*
De pond.
et
mensuris:
«
Boetius probitatis et
omnium
scientiarum verticem at-
tigit ».
*
Paraen. didasc. Ep. VII, 13.
"
Ep.
I,
lo incarica di
peditum
«
»
.
45;
Cassiodoro parla
II, /lO.
provvedere
Lo scopo
al
fere 507-Sll...,
Boezio anche in un'altra Ietterai, iOdove
della lettera è controverso.
epistulae regis Theoderici ad
annos
di
regolare pagamento dello stipendio ai
eum
eum quae
Mommsen,
«
protectores eguitum et
Variae, index nom.
v.
extant scriptae a Cassiodoro quaestore,
Boethius
i.
e.
Inter
appellant virum illustrem et palricium, ipsae dlrectae videntur
ad privatum quippe a quo expetatur solidorum examinatio ad trutinam (18-23 seq. cioè
10), (ncque enim adsentior Usenero anecd. p. 38 id negotium revocanti ad ofTicium comi lis sacrarum largilionum) et citharoedi eleclio (70, 2 seq. cioè II, 40) et horologii ordinalo (40, 1 seq. cioè I, 45). Indirettamente si chiariscono gli studi di Boezio, poiché la
lettera è in massima parte una esposizione della teoria del numero.
* Usener op. cit.
« Aber Boethius ist mit andeutungen auf scine Verhàltnisse sehr
I,
sparsam
»
p.
40.
'
Ep.
*
In lib.'de interpr. ed. secunda
I,
45.
1.
1.
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
73
Se non che le versioni di Platone andarono perdute, e del lungo
amore da lui posto nel più geniale ed alto dei filosofi greci non
ci resta altro monumento, preziosissimo però, che la Ph. 0.
14. Quando V attività sua in questo campo scientifico cominciasse a dispiegarsi e
qual guisa procedesse non possiamo
di
determinare con certezza. Nella sua Paraenesis didascalica, scritta
505 e il 509 Ennodio palliando di Boezio scrive: « est Boethius patncius in quo vix discendi annos respicis et intelligis
peritiam sufjicere iam docendi : de quo emendatorum iiidicavit
dove se il docendi si riferisce agli scritti, abbiamo un
electio
tra
^
il
y>
punto
:
partenza.
di
tera già citata
506
tionibus tuis
Il
La
quale è confermato da Cassiodoro.
45) non può essere posteriore (date
suppone tra
zioni che essa
derico) al
(I,
il
re dei
Burgundi Gundobaldo
let-
rela-
le
e
Teo-
Ora quivi Cassiodoro dice di Boezio: « TranslaPythagoras musicus „ Ptolemaeus astronomus le^.
guntur Itaìis. Nicomachus arithmeticus , geometricus Euclides
audiuntur Ausoniis. Plato tlieologus, Aristoteles logicus Quirinali voce disceptant. Mechanicum etiam Archimedem Latialem
Siculis reddidisti ; et quascumque disciplinas rei artes foecunda
Oraecia per singulos inros ediditj, te uno auctore, patrio sermone, Roma suscejnt. Quos tanta verhorum luculentia reddidisti claroSj,
tanta linguae proprietate conspicuos, ut jiotuissent
si utrumque didicissent ». A parte
r amplificazione rettorica abituale a Cassiodoro e qui evidente,
che non ci permette di ritenere sicuramente come esatta la
enumerazione delle opsre e traduzioni Boeziane, resta sempre
che la sua attività s' era già dispiegata prima del 506 cioè
prima eh' egli compisse i trent' anni. Perciò Ennodio Ep. VII, 13
opus tuimi praeferre
et illi
,
.
(anteriore al consolato di Boezio cioè al 510) poteva sicuramente
scrivere
:
«
Quem
in annis puerilibus
sìne aetatis praeiudicio
industria fecit antiquum, qui per diligentiam imples
cogitur
deliciae
qua
sudor alienuSj in cuius manibus duplicato igne
veteres face fuherunt'>.
'
Usener op.
Boelhius.
opusc. 6)
*
omne quod
cui inter vitae exordia ludus est lectionis assiduitas
;
cit.
p.
6,
10
n.
Vogel (Eqq. Op. Praef.
scritta dopo il consolato.
Il
Ib, p. 39. Il
1,
Nel 510, anno del suo consolato.
seguito dal
p.
Mommsen, Variae
et
rutilai,
Mommsen, Variae index nominum xoco
XXIII) invece crede questa Paraenesis
p. 39,
dà
la
(op. 452,
data 507.
10
74
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
sappiamo (ed è V unica determinazione precisa cronologica delle
il commentario alle
sue opere) da Boezio stesso eh' egli compose
categorie di Aristotele
15. L'
Usener
^
ha tentato
^
di
lume per
cavar qualche
cronologia delle opere boeziane dalle soscrizioni dei
inutilmente. Le opere che nei mss. portano
non possono, come
orci,
510
522, perchè, secondo
sopra, anteriori in parte almeno al 507.
composte tra
il
Puccinotti
Il
opere di Boezio
i
^
e
il
credette
due
zione Boezio parla a
poter
di
i
Simmaco
essere
state
calcoli
fatti
primi
dimostrare
de ar Uhm etica, perchè
libri
la
ma
,
titolo di ex. cons.
il
titolo farebbe supporre,
il
codici
di iirimìtias laboris
nella
tra
Ma
mei.
le
prefa-
non
ha posto mente che Boezio non chiama così i due libri, bensì
le prore di questi libri radimenta novi operis, che egli mandava
al suocero primizie non della sua attività letteraria in genere,
;
ma
queir opera in ispecie.
di
Possiamo bensì con certezza affermare che non tutto
16.
prodotto dell'attività letteraria di Boezio è giunto sino a noi;
non determinare quanto.se ne
versioni di Pitagora, di
di
sia perduto.
Se la enumerazione
dovremmo deplorare
Cassiodoriana fosse esatta,
Tolomeo
e di
il
ma
la perdita delle
Archimede
;
e se
il
disegno
Boezio riguardo a Platone divenne in tutto o in parte realtà,
anche
la perdita della traduzione di tutte o parte le opere pla-
toniche. Di
un commentario
Topica di Aristotele parla ripe-
alla
tutamente Boezio nel De differentiis
diamo.
Un Carmen
topicis ,
ma
noi noi posse-
hucoliciim è ricordato àdXV Anecdoton Hol-
deri d'accordo in questo con un cenno del Ph. C.
noi noi possediamo;
(I e. 1),
come pure una apologia che secondo
Ph. C. Boezio aveva composto
(I
ma
lo stesso
p. 4).
compenso - magro compenso -abbiamo opere a Boezio
attribuite e che certamente non gli appartengono. Il « de disciplina scholarium » è certo opera assai più recente di Boezio. Anche
il De Unitale et imo sembra un rifacimento posteriore
di idee
17. In
'
Praef. L. II (M. P. L. 64, 201)
ininus in his sludiis
:
t
Et
si
hoc ad aliquam reipublicae curani, eiucubratae
«
Op.
*
Il
cit.
p. 40,
Boezio
nos curae
officii
consularis impediunl quo
omne otium plenamque operam consumimus,
etc.
1.
cap. 2 p. 6.
rei
pertinere
doctrina cives inslruere
tamen videtur
»
IL
boeziane.
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
De
Il
Mario Vittorino ^ Il « Commic» e « locorum rethorisono un duplicato fatto da A. Mai
del 4^
definitione è di
nis specidatio de rethoricae
corum
distinctio
tentico neanche
di
il
Ora ecco
18.
gono
»
Boezio
cognatìone
'^
opera autentica
libro dell'
75
De
dilf'erentiìs topicis.
De Geometria
1'
Non
pare au-
^.
elenco delle opere autentiche che
riman-
ci
"^
:
P. Commenti all'Organo
di Aristotele:
a) alle xaTYjyop^at quattro libri.
b) al u£pi ép{XY)vaa; in
due, ed una
e)
piii
due forme, una
elevata in sei
piii
elementare in
libri,
agli àvaXuTtxà TipéTepa ed OaTepa,
libri
due e due.
d) ai Toutxà, sola versione.
e) al uepi o-o^kttixwv
èXéyj^cov.
2°
Commentario alla Topica di Cicerone. Conservati
e un fr. del 6°.
3° In Porphyrium e Victorino translatum, dialogi
In Porphyrium a se translatum lib. 5.
1° De categoricis syllogismis lib. 2.
De hypotheticis syllogismis lib. 2.
De divisione.
De difFerentiis topicorum lib. 4.
5° De institutione musica lib. 5.
De institutione arithmetica lib. 2.
6° De S. Trini tate.
Utrum Pater
et Filius et Sp.
S. de divinitate
lib.
1-5
II.
substan-
tialiter praedicentur.
Quomodo
substantiae in eo quod sint bonae sint
cum non
sint substantialia bona.
liiber
19.
che
geom.
si
centra Eutichen et Nestorium.
Fa per amor
della Filosofìa, dice egli (Ph. C.
condusse alla vita pubblica.
'
Usener, Anecd. Hold. cap. 5.
*
Class. Auct. 3, 317, 327.
'
Cassiod. dice «Euclidea Iranslatum in
In
Romanam
realtà nobile
Desunto dalla
St. della lett. latina del Teuffel
p. 4),
colto.
linguam....Boelhius dedil». (De
Questo non pare possa applicarsi alla geometria che va sotto
Boezio. Si vedrà poi eh' è pseudepigrafo anche il De fide catholica.
p. 577).
"
I
e
§ 478.
il
nome
di
76
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
imparentato con un uomo così influente come Simmaco, poteva
anche senza ragionamenti
dovesse la sua attività
dapprima
corda (II p. 3) tra
le
campo
questo
Non
facili allori.
esserne allettato. Benché poi
filosofici
in
essergli fatale
,
colse
senza compiacenza Boezio stesso
ri-
sue fortune sumjìfas in adolescentia negatas
senibus dìgnìtates. Nel 510 infatti, ventenne o poco più, era console
e forse
^
verso quel torno di tempo copriva la carica di
'^
Comes sacrarum largitionum, che gli avrebbe meritato il titolo
di patricius. Nel 522 era il turno dei suoi figli pel consolato
ed egli dopo aver assistito commosso al
trionfo dei
dopo aver recitato un panegirico di Teoderico
niagister officiorunij
alla persona del re
due giovani,
ne diveniva
(ib.)
una carica che lo attaccava direttamente
(Settembre 522 -Agosto 523). Ma proprio in
questa carica lo colse la disgrazia di Teoderico.
Art.
La
20.
2.
catastrofe di Boezio.
La prima testimonianza che dobbiamo
alle cause che provocarono la disgrazia, la
di Boezio,
Ph. C.
(I
studiare intorno
condanna
p.
4).
procede quanto"
ai
Dove
e la
per quanto concitato nello
egli,
morte
ha lasciata nel
è quella che la stessa vittima ci
si
stile,
concetti con quell' ordine logico che gli è abi-
tuale nel resto del libro.
Comincia rammentando
programma, ispiratogli dalla Fi« nullum me ad magistratuni
commime honorum omnium studium detidisse » programma
nisi
il
della sua vita pubblica
losofia,
:
,
che attuato con energia e senza guardare
non poteva a meno
'
A
epistolare
408
=
8,
lui
di creargli
molte
in
e potenti
nessuno
faccia a
inimicizie.
Questa
console Ennodio, con cui già prima egli avea voluto entrare in relazione
(Enn. op. 318
31; 415
=
8,
= ep.
56; 415
7,
=
8,
15)
indirizzava
57; 418
=
cinque
lettere
40) insistendo
8,
Milano che poi in realtà non ottenne, di che pare
si
(op.
370
= ep.
8, 1;
per avere una casa a
guastasse con Boezio,
e,
in base a
epigramma Ennodiano de Boetio spala
« Languescit
rigidi tecum substantia ferri, - Solvitur atque
aneto (op. 559
e. 2, 152)
chalybs more fluentis aquae.- Emollil gladios imbellis dextra Boeti. - Ensis erat dudum,
credile, nunc colus est. - In thyrsum migrai quod gestas, improbe, pilum. - In Venerem
ciò,
il
Vogel crede riguardi Boezio nostro anche
=
1'
:
constans linque Mavortis opus».
*
È una
congettura
dell'
Usener, fondata in Cassiod. Var.
I,
10.
IL CRISTIANESIMO DI
la genesi
prima
e
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
profonda
77
della sua ruina. Perciò queste ini-
ferma ad enumerare ed illustrare fino al punto
dove conchiudendo, ripiglia: € Satisne in me magnas videor
micizie egli
si
exaccrcasse
discordiasì
Rammenta dapprima
gasto e Trigilla, prepotenti per rapacità contro
Romani. Seguono, dopo alquante
Una coemptio da Boezio
ma coir assenso del re ^;
^
ciali.
torio,
avidi uomini di palazzo
deboli ed inermi
generiche, tre casi spe-
impedita ad un prefetto del pre-
Paolino exconsole difeso da
finalmente
e
;
frasi
due Goti, Conii
altri
Albino difeso dalle ac-
cuse di Cipriano.
Di Conigasto e Trigilla
var nulla
di più preciso
la coemptio o
:
ma
^
non possiamo dalle
fonti coeve rica-
prefetto del pretorio che volea fare
il
compera forzata
delle granaglie in
Campania,
in
base ad alcune lettere di Cassiodoro che ne descrivono la disgrazia
con Fausto
è stato identificato
^^
preso di Paolino,
^.
Questi casi, quello com-
rassomigliano, perchè, in sostanza, casi di
si
meno legalmente
opposizione, a rapine più o
palliate; e differiscono
ultimo che è invece un caso di difesa contro una calunnia.
dall'
Tanto più va mantenuta questa distinzione che negli
i
nemici che Boezio
Goti
:
si
sono, se
si
eccettui
altri casi
Fausto, dei
e Boezio nella sua lotta per la giustizia è aiutato o certo
non contraddetto dal
'
crea,
Il
re
;
laddove
l'
affare
di
Albino ebbe per
Prof. Cipolla (Anon. Vales. p. 70) richiama l'attenzione sulla esalta spiegazione
che della coemptio dà Giovanni diacono, benché non conoscesse
le Variae di Cassiodoro,
dove (V, 13; VII, 22; X. 18) l'avrebbe potuta trovare. Il passo di Giovanni diacono
suona cosi: «Contigli autem eo tempore, quod fames gravissima tolaro Ytaliam invasit,
ex qua multi Ytalicorum propter indigentiam morlui sunt. Rex autem Thcodoricus cum
horrea piena frumento per civilales Ytaliae haberet, iussit ut nullus frumentum acciperet,
de horreis regis, quibus praeposili crani officiales ad accedendum et carissimo pretio
vendentos pecunias a miseris civibus quaedam coemptio ponerelur, quasi sub spe frumenti
emendi. Do huius colicela terribili quantilale ipse Boetius in eodem libro sic refert: cum
nisi
acerbe....
Il
Traube negli
vincialibus indicta
indici alle Variae definisce coemptio:
specierum comparatio pro-
Gothofred. ad G. Th. XI, 15 67, 14, 572,
6).
Yogel (Enn. op. XXIV) identifica questo prefetto del pretorio col Fausto, amico
Ennodio, a cui è indirizzata la 50 del IV Fame a. 507-511. «Campani Vesuvii montis
*
d;
(v.
Il
hostilitate vastati clemenliae noslrae supplices lacrimas profuderunt, ut
enudati sublcvenlur onere tribulariae funclionis...
*
= ep.9, 21
"
fructibus
Quanto a
Vales. 14, 82
*
agrorum
».
»
cum
III, 20,
Trigilla l'indice delle Variae porta: « Triwila saio III, 20; Cfr. Anon.
agente Triwane praeposito cubiculi Boelhius cons. I, 4. - Ennod. op. 445
(ilio
vestro drnnno Triggua, item praef. p.
21 e prob. 27.
Hodgkin,
Iialy
and
h. invad. Ili, p. 533.
XL
et Osi. St.
N. Archi v 14, 512.
78
IL
€RISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
\ L'anno 522, a
l'infelice filosofo le piii disastrose conseguenze
cui tutti questi casi, eccetto quello d'
babilmente anteriori, segnò
il
il
due suoi
i
(probabilmente
simi e lui stesso
,
sono molto pro-
colmo della potenza di Boezio presso
che innalzò al consolato
re,
Albino
il
1°
figli
ancora giovanis-
Settembre) alla dignità di
magister officiorum.
21. Un'atmosfera
d'odio da parte dei
tristi
gere anche
d'
attorno
:
per
d' invidia
1'
ha descritta.
Ma
?)
come scatterà
s'
era
soggiuncreato
egli
la scintilla fulmi-
E il secondo punto
Quibus autem deferentibus perculsi suìniis? >
nea? quali saranno
ch'egli svolge:
sua potenza
la
sua
per la
energica ed inflessibile giustizia (e non potremmo noi
delatori dell'odiato Boezio?
i
«
Basilio licenziato dal servizio del re, per rimediare ai suoi de-
Opilione e Gaudenzio condannati dal re stesso
biti,
per isfuggirvi,
all' esigilo,
fanno strumenti forse non ciechi di occhiuta
si
meglio
delitti? Peuno è il principale
aver voluto salvare il senato « Senatum dicimur salvum
esse voltasse », salvarlo, s'intende, mentre era reo e salvarlo impedendo al delatore di presentare i documenti che ne avrebbero
stabilito la reità « delatorem ne documenta deferretj, quibus se-
vendetta. Questi
i
delatori: e
rocché sono parecchi che gli
delitto o
il
si
ma
appongono,
i
a)
:
natum
maiestatis
reum facereta
imjfjedisse
criminamur
»
stolta
;
accusa, che appunto perchè principale Boezio s'arresta a confutare.
P)
Quanto
all' altra
di
cennanti a tentativi
di
lettere a lui falsamente attribuite e ac-
emancipazione italica è troppo stupida
per respingerla, y) Si arrivò persino a parlar di sacrilegio: « ob
ambitum dìgnitatis sacrilegio me conscientiam 2^olluisse mentiti
sunt
».
Ecco dunque come Boezio concepisce
della sua condanna
cioè fatti delittuosi
:
una serie
veramente
- Ordite contro
buiti
in sé,
ma
- calunnie,
energia per la giustizia.
compare
affatto,
l'
accusa di
Il
si
noti,
a lui falsamente attri-
di lui dai suoi nemici, irritati dalla
flessibile
né
e ci presenta le ragioni
di calunnie
punto
sua in-
di vista religioso
cattolicismo
si
sarebbe
non
potuta
presentare come una calunnia, come un fatto indebitamente ap-
*
L'
Hodgkin
insiste a ragione
passim su queste differenze.
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
posto
è escluso nel senso che l'accusa di cattolico
S anzi
sarebbe stata calunnia.
litico
senatori, aver
Il
Il
sacrilegÌLim
terzo
dei
Ma noi possiamo
gli eventi e
delitti
della
apposti
,
Italia a
libertà.
non può alludere a
un sacrllegiitm oh ambitiim diynitatis
cattolicismo: è
22.
il
tentata la rivendicazione
,
non
condanna è poSenato, cioè un certo numero di
titolo giuridico della
aver voluto salvare
:
79
^.
meglio la serie de-
coi dati boeziani rifar
metter in luce altri moventi della sua condanna. La
occasione di questa fu certo Albino. Verso la fine della sua apo-
- che può
logia
dirsi tale la
prosa 4 del L.
che veniamo ana-
I
lizzando - spiega meglio quel che a principio, per render ragione
Cipriano avea appena accennato. Questi - chiunque
dell' odio di
vedremo poi
fosse e
uomo potente
presso
chi,
e certo
anche dal nostro testo appare
Teoderico tanto
da mutarne
animo rire come
crmien maiestatis. Le di-
spetto ad una persona così addentro nella
era allora Boezio - accusò Albino di
quando Cipriano movea
sposizioni del re
cominciavano a mutarsi.
italiani
tolici
gli
animi
e
gli
•
Il
Impero
verurleilt
;
Pfeilschifler (op. cit. p. 179) scrive:
worden, so halle er in eine
Werden
la
dem
l'
del
sua accusa (523)
conclusa tra
i
cat-
ravvicinava
un nome questo che esercitava
Nel Senato queste aspira-
sui vecchi latini.
Katholischen Glaubens iiber zeugung von
Gescliichte, das
religiosa
scismatizzanti (519)
orientali
di quelli all'
sempre un fascino
La pace
fiducia
«
VVàre Boelhius
wegen
seiner standhaften
arianischen Katholikenverfolger Theoderich
Schrift, in der er
jenes Prozesses und seine
nach eigener Aussage die ganze
niederlegte damit die
Durchfùhmng
,
Nachwelt selbst seine Schuld oder Unscliuld priifen Icònne, doch nolwendigerweise aucli
von seinem Glaubensmute sprechen miissen. Es ist schlechterdings nicht begreiflich, Avas
er evenluell fUr Griiade gehabl haben solile, das Hauplvergehen welches ihn so weil
gebrachl, zu verschweigen oder durch anderes zu verdecken; fiir einen Chrislen der um
seiner Religion willen verfolgung gelilten, musste doch gerade das Hervorhaben dieses
Punkles im HinbUck auf eine spàlere zeil die schònsle Rechi ferligung sein. Nun fmdet
sich aber in der ganzen Gonsolalio nicht eine einzige Silbe, mil der in diesem Sinne auf
,
Hàresie des Kònigs und àhnliches
auch nur angespiell ware »
* Hodgkin op. cit.
p. 541 spiega cosi l'accusa che Boezio « praclised forbidden arts
and sought io familiar spirits. Ridiculous as Ibis accusalion seems lo us, we can easily
die Kalholische Religion des Verfassers oder auf die
how the porsuils of so clever a mecanician as B. would in the eyes of Ihe ignoranl
multitude give plausibilily to the charge. The Theodosian code (IX, 16, 12) tcemed wilh
see
malhematici, meanig, of course, primarily the impostors who caland cast horoscopes». E segue osservando che, come apparisce dal
Ph. C., Boezio era astronomo , cosa che allora volea dire un poco astrologo, il che conferma con un passo del Ph. C. IV, 6.
enaclemcnls
against
culeted nalivities
80
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
zioni politiche verso
Impero, che
l'
volea dire rivolta contro
i
harhari Goti, violenta o cauta che fosse, doveano essere più vive,
almeno
L' accusa di Cipriano
vi si poteano sospettare più vive.
momento opportuno,
contro Albino fatta abilmente in un
neir animo sospettoso del re odio vago contro tutto
il
diviene
Senato.
cum rex avidus communis exitii
delatum [cfr. odiis me Cipriani
DELATORis opposui^ ad cuìictuni senatus ordinem transferre moliretur, universi innocentiam senatus quanta mei securitate.periculi defenderim ». Era il re che allargava al senato il crimen
«
Memmisti,
Veroìiae
inquanij,
maiestatis crimen in albinum
apposto ad Albino. Vindice del senato coinvolto o compromesso,
per
omai
le
del
ostili disposizioni
sorge Boezio.
Ma
allora
i
ideata da quest' ultimo, accusano
egli
re
accusa di Albino,
nella
,
ministri di Cipriano, con ardita mossa
difensore d' Albino, Boezio
il
ha subornato o tentato subornare
i
delatori di Albino.
:
La
parte presa dal filosofo nella difesa di quest' ultimo rende verosimile la calunnia
larne
animo
all'
del re.
d'
staurarne la libertà.
Senato dal
Il
invito a cacciar d' Italia
di Boezio caduto in disgrazia, è
prova) a giudicare di lui
in modo da sgombrar
quella severità che
il
famose lettere, probabilmente
sospetti, Cipriano inventa le
i
air imperator Giustino,
animo
giudizio preformato nella
omai convinto della reità
re,
del sovrano ogni sospetto, con
mente
sempre
i
sui caduti,
di Teoderico,
colpevole. Questa volta non erano più
erano
Goti e re-
chiamato (forse per metterlo alla
vili esercitano
i
i
ed esso per dimostrare la sua fedeltà
;
dall'
Tanto più che a rinfoco-
i
tristi
conferma
dichiara Boezio
che per malizia,
buoni che per viltà tramavano contro dell'infelice ^
La procedura che abbiamo
giuridico della condanna
:
il
non cambia
descritta
senato
certo
fu
il
titolo
chiamato a pro-
un delitto di alto tradimento. Ma questa procedura
un movente della condanna che non va dimenticato
nunziarsi su
illustra
:
accusatore vero Cipriano, delatori Basilio, Opilione, Gaudenzio;
giudice apparente
mmiis
'
nem
Sed
exilii.
Sed
È
il
senato, giudice vero
la sola volta
fas fuerit nefarios
che
il
il
re è
homines, qui honorum
re, il re
avidus coni-
nominato nella storia
omnium
loliusque Sonalos sangui-
petunt, nos etiam quos propugnare bonis senatuique videranl, perdilum ire voluisse,
num idem
de patrìbus quoque
merebamur
?
I
p. 4.
IL
CRISTIANESIMO DI SliVERINO BOEZIO RIVENDICATO
ma
del processo,
81
la parola di Boezio contro di lui
severa. Boezio è,
sente e
si
suona molto
proclama vittima più che altro di
si
un indirizzo nuovo dell'animo, ossia delia j^oliiica del re. Questo
è come il substrato di tutto il resto.
L' accusa per cui fu condannato va distinta dalle passioni di
elemento non va negletto
;
cui fu vittima.
23. Condannato dove
?
e a che
enfasi « morti proscriptìonique
Qui
ì
egli dice
damnamur
».
E
eh' egli già attendesse la catastrofe che poi seguì
Roma
tanto era un esiglio da
nostri solitudines
lusso antico,
«
(I p.
»
3),
una solitudine
squallida, almeno
quam
al
paragone del
etc. »
Sappiamo che
«
(I p. 4),
luogo distava
il
quingenfìs fere passicnm niillibus
poca luce che dal quingentis
cinquecento
»;
passuum
ma
qiiel
miglia circa
fere toglie
che effettivamente questa
la
millibus potea trarsi per
decidere tra Pavia, Calvenzano Milanese e Chiavenna
è vero
ma
com-
potesse
^
suo Ph. C.
il
per in-
in has exilii
pur sempre abbastanza comoda perchè Boezio vi
porre
ma
,
«
e
haeccine est hibliotheca
con un po' di
può benessere
^.
Giacché
500 miglia da
Roma, e Pavia solo 400, ma nell' itinerario di Antonino si calcola
iter ab urbe Mediolanuni M. P. DXX Vili \ Tra Pavia
poi e Calvenzano Milanese la diversità nella lontananza da Roma
ultima dista
:
è relativamente piccola.
24. Del processo di Boezio abbiamo tre testimonianze che
Usener op.
'
cit.
p.78:
«
Die Eroffnung der Anklage bis
zum
Urtheilstpruch des Eu-
sebius dio Einholung des besiiitigenden Urthoils des feigcn Senats erforderlen Zeit
Ihius
wurde dann zu Galvenzan
2S richtig aus Gons.
d. 0. S.
est; vgl.
I,
3) zulezl
sage (vgl. Gons.
La
I,
II,
in haft gehalten (nicht eingel<erkert
4 hic ipse locus
quem
si
;
;
Boe-
das schliessl Biraglii
tu exilium vocas incolentibiis patria
nach langer Torlur, die ich nur aus seiner Verweigerung einer Aus4, 2 69 ss. 88) nur erklàren kann, hingerichtel».
un ager Calvenche sarebbe slato vicino alla città, come luogo del supplizio (sec. la frase dell' An.
Vales. II), e Pavia come prigione fino al 1584 si additava la torre che avrebbe servito a
tale scopo. Questa irad. difesa dal Bosisio è seguita anche da R. Malocchi nelle note alla
Storia d'Italia di Mgr P. Balan 1. 1. - Il Muratori (Ann. d' Italia all' a. 524) designa invece
'
tradizione popolare dei Pavesi designa la loro cillà, o meglio
tinnus,
:
Galvenzano del territorio milanese, d' accordo in ciò non solo coll'An. Vales. II,
con Mario Aventicese (in Ghron.) - Fu il Quadrio (Diss. sulla Valtellina T, IV diss.
ma
I i
anche
XXIV)
pensò a Chiavenna, supponendo un agro Clavennano ed è seguito anche oggi dal
Romer p.l) mentre Io Stewart sta col Muratori e col Biraghl
che ne illustrò ampiamente la sentenza.
-che
Suttner (Boethius der letzte
'
Ilin.
Anton,
p.
125 Edit. Wesseling Amstel. 1735.
82
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
possono ritenere come contemporanee o quasi:
Libar Pontificalis,
il
Procopio e V Anonimo Valesiano IL Nella loro analisi la nostra
attenzione va principalmente diretta a
del filosofo
romano
vedere
la
se
come un fenomeno
sia presentata
catastrofe
di
perse-
cuzione religiosa o di condanna politica.
Vien primo
Liber Pontificalis,
il
il
cui racconto stando alle
conclusioni dell' Ab. Duchesne, primo editore veramente critico
di
quel prezioso libro, risale
Ecco
infatti
guito
come
questo punto
in
ces d'Anastase II,
più tardi che sia all'anno 530.
il
esprime
s'
dagli
più
storici
Symmaque
comunemente
illustre autore
l'
Hormisdas
,
recenti
,
Jean
(496-530) sont l'oeuvre d'un contemporain,
travail
par
de
notice
la
commencé plus
misdas » ^
La visuale
tòt
del narratore
dal compito eh' egli
figura centrale è
si
^
dès
«
:
et Felix
IV
termina son
mais
temps
l'avait
d'
Hor-
biografo dei Papi, per lui la
il
persecuzione contro gli ariani. Mentre
re ariano
il
manda
degli
a Co-
editti' di
Papa compie
è imprigionato e giustiziato,
sua
la
cosa che al suo
La condanna di Boezio è unita
Simmaco con evidente contraddizione
ritorno incontra anche al Papa.
racconto a quella di
se-
Les noti-
qui è naturalmente determinata
è prefisso
Papa Giovanni, che
Simmaco
,
le
stantinopoli per ottenere da Giustino la revoca
missione,
I
qui
IV (526-530)
Felix
vraisemblablement
,
:
nel
al
racconto Valesiano (che "vedremo tosto) e per ciò stesso alla reale
successione dei fatti, essendo
di
i
una riconosciuta esattezza
25.
Che
il
dati cronologici dell'
Anon. Vales.
^.
L. P. guardi e presenti la condanna Simmaco-Boe-
ziana sotto un aspetto religioso io lo credo,
verse da quelle che ordinariamente
'
Liber PoQJif. Ed. Duchesne T.
*
Cilo la biografia di
I
p.
Papa Giovanni
si
ma
portano.
per ragioni diIl
Boissier
"•
ed
XLL
I
in quella parie
che m' interessa secondo
la
1« ediz. restiluila dal Duchesne.
" Cipolla,
Ricerche int. all' A. V. II p. 96. «L'An. Vales. combina coi cronografi
(Holder-Egger Neues Archiv l 364) in alcuni punti di molto rilievo. Boezio mori sotto
il cons. di Opilione nel 524, Simmaco sotto il cons. di Probo
nel 525, e papa Giovanni
nel 526 (18 maggio) poco prima della morte di re Teoderico ^50 agosto) ».
Art. cit. del Journal des savants 1889, p. 449 ss. Cfr. anche Révue hislorique
"^
XLV, HO.
mostra
Il
Cipolla Ricerche etc. p. 94
di accettarla.
chiamando acuta
la
osservazione
del
Boissier
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
TL
dopo
altri
dì
fermò
lui, si
uopo sulT epiteto
all'
fibbiato a Teoderico nel!' ornai noto passo del L.
di
haereticus af-
P.
:
Symmachum
sifJes,
et
Boetìiium,
et occidit
Tlieodo-
«
rex haereticus tenuit ditos seìiatores j^^f^eclaros
rii'us
83
et
exeoìi-
interpcÀens gladio »,
giudicandolo intenzionale. L' autore avrebbe voluto dipingerci
due romani come vittime non del goto,
ma
litiche,
religiose
l'
;
ma
da questa inten-
liaereticus nascerebbe
zione e la dimostrerebbe. Ora, innanzi tutto
1'
i
non po-
dell' ariano,
haereticus a questo
punto preciso manca nelle due forme più antiche in cui questa
parte del L. P.
forme che
è pervenuta,
ci
Duchesne chiama
il
rispettivamente compendio Feliciano (F) e Cononiano (K), perciò
il
da
Duchesne stesso non ha creduto
di introdurlo nella
P
edizione
ha posto
solo inchiuso tra parentesi angolari lo
restituita,
lui
a piò di pagina \ Poi
il
Pfeilschifter nota giustamente
voler trovare in quel rex liaereticus
fede nel- martirio del Filosofo
è cosa
,
^
che
« il
una testimonianza per
al tutto incoerente.
la
La
Teoderico è manifestamente
ragione di
questo epiteto dato a
tutt' altra
secondo Duchesne e Lipsius noi dobbiamo riguardare
lohannis a cui quella frase appartiene, come un tutto a
la vita
sé.
:
Qui
in
opposizione
spiccata
perseguita gli ariani,
t^eticus
y>,
il
all'
orthodoxus che
parche con tutto l'ardore
s'intromette
A
questa aperta
suoi perseguitati fratelli di fede.
posizione
imperato)'
nostro Teoderico è chiamato
si
deve in prima linea attendere e
la spiegazione d'
un argomento
una in
sé
ci
espressa
Papa Simmaco
dotti ricordati
sopra
,
è
stata
,
nella vita
da tutto questo
il
due
composta sotto Papa Hormisda,
quindi prima della morte di Boezio
Ma
op-
Chi volesse
eppure questa biografia, a giudizio dei
:
liae-
osservare che un simile epiteto è
dato al re ariano, e proprio nella prima recensione
di
r^^
favore dei
dà senza sforzo
punto strana qualifica.
di più potrebbe
«
a
».
Pfeilschifter ha torto di concludere,
come sembra fare, che nel L. P. la condanna di Boezio (o meglio
Simmaco-Boezio) sia presentata sotto un aspetto semplicemente
politico. La presentazione religiosa emerge infatti da tutta insieme la biografìa di
'
Lib. Pontif. Voi.
*
Op.
cit.
p.
I
Giovanni
p. 107, n. 29.
i77, n. 4.
I
complessivamente riguardata.
84
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
Giacché questa
si
apre con
l'
destata
ira
dalle disposizioni di Giustino contro
i
inde iì'atus Theodoricus arrianus voluìt
perdere
».
E
ariano
Teoderico
totaììi
«
:
Italiani
Ex-
gladio
truce proposito diviene minaccia fatta subito dopo
il
e ai nobili romani suoi compagni
non mi par dubbio,
Dimodoché
legazione a Costantinopoli.
dallo stesso Teoderico al
di
in
suoi correligionari
Papa
di
Teoderico
L. P. prevalentemente
religiose,
per chi legga attentamente, che
autore
ariano sono per
l'
quella compresa
di Boezio.
26.
Ma
se
si
del
le
rappresaglie
voglia poi scrutare quanto valga in questo caso
dapprima Boezio,
come vittima della persecuzione religiosa il L. P. deve unirlo con Simmaco in una
stessa catastrofe, mentre per l'An. Vales. e lo stesso Ph. C. risulta certo che Boezio subì prima e solo il processo e la condanna;
deve collocare 1' uno e 1' altra dopo 1' editto di Giustino contro
gli ariani, cosa discutibile e quasi esclusa dal Ph. C. Per quel
che concerne Papa Giovanni, questo si può rimproverar sicuramente al L. P., una dicitura violenta, e quel che è peggio, una
r
concerne
autorità del L. P., per quel che
occorre riflettere che per presentarcelo
visione unilaterale dei fatti.
Invero a
lui
la persecuzione ordinata in
Oriente da Giustino
contro gli Ariani par tutta uno sfogo di zelo religioso
,
e
rap-
presaglia antireligiosa ciò che Teoderico fa in Occidente, laddove
ai
motivi religiosi, se vi furono,
dose, se
tiche.
il
fatto ci
mostra unite in una
non anche prevalente, notevolissima,
le passioni
Senza far torto a Giustino, quel suo perseguitare
gli
poli-
Ariani
possiamo crederlo anche noi un' abile manovra.
Innanzi tutto infatti questa mescolanza della politica con la
religione, o meglio l'occultamento dei biechi scopi di quella sotto
le
pie vesti di questa, erano all' ordine del giorno
proprio contro gli Ariani
?
i
e poi perchè
;
seguaci d' una forma d' errore che
veniva illanguidendo nella vecchiaia
e quasi
spegnendosi al
nuove ed ardenti quistioni cristologiche ? E
questi sospetti d' un secondo fine politico da parte
delle
sia
dell'
pure
soffio
che
ortodosso
Giustino non siamo autorizzati a concepirli noi, non era naturale,
molto naturale che
proprio tutti
i
li
concepisse
torti se sospettava
Teoderico
?
Aveva
egli
che quel furore antiariano ar-
tificialmente provocato in Oriente non fosse diretto
un tantino
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
anche contro
di lui
fanatismo eccitato in Oriente non aveva
Il
?
85
Ma
qui ariano
voleva dire goto, moti antiariani volevano dire moti
antiostro-
forse
una sua naturai ripercussione
gotici.
La
rappresaglia
e riusciva nella realtà
difesa politica
si
in Occidente
?
presentava cosi alla coscienza del
non solo una vendetta
religiosa,
re
ma una
difesa in Oriente con la revoca intimata dei nuovi
:
decreti antiariani (leggi: antigotici), difesa in Occidente col terrore
incusso al partito bizantineggiante, mercè
il
supplizio di
Simmaco.
Alle vedute unilaterali, conseguenza della sua rozzezza in-
capace di abbracciare la ricca e multiforme realtà,
si
congiunge
nell'autore del L. P. una vera passione antiteodericiana
non solo
bile
da
alla violenza del linguaggio,
lui introdotta nei
Chi
fatti.
sorprende un hiatus^ ancora
si
confronti con quello dell'
pili
li
ma
segue così, come egli
manifesto se
visi-
,
alla disposizione
il
li
narra,
racconto di lui
Anonimo Valesiano IL
Nel L. P. Teoderico minaccia fuoco e fiamme se
gli
am-
mandati a Costantinopoli non ottengono quanto
basciatori da lui
egli chiede, la revoca delle
nuove disposizioni
di
Giustino contro
mandatuni legationis ut redderentar ecclesias haereticis in partes Graeciarum ; quod si non
fuerit faclani, omneni ItaHam ad gladium perderet >. 11 Papa
Ariani
gli
« lioc
:
ottiene tutto:
malgrado,
«
accipientes in
omnem
concessit (histinus) petitioneìu
re al ritorno lo imprigiona
il
;
condotta
rente e sleale che, per giustificarla in qualche
è costretto a introdurre
di rabbia,
ma
re
di
,
1'
ciò
autore
malizia e
riesce ancora più visibilmente inesatto se si tenga
conto dell' An. Vales.
Papa né può
di quelli
modo
e,
incoe-
cuni dolo et gravide odio ». Tutto questo non è già
«
logico in sé,
il
un nuovo eccesso nel
y>;
così
che
si
II,
dove
e'
una cosa che
è
chiedere, né ottiene
:
il
il
re vuole e
ritorno all' Arianesimo
sono convertiti al Cattolicismo. Quindi la pri-
gionia e morte conseguente del Papa.
In conclusione
il
L. P. se
ci
a Simmaco, a Giovanni e a tutto
lità
antiromane ed
quasi nulla
ci
anticattoliche
illumina ed informa intorno
1'
ulteriore periodo delle osti-
di
Teoderico, pochissimo
e
fa sapere intorno a Boezio, spostato fino ad unirlo
con Simmaco, o meglio, nella intenzione dell'autore, di un interesse tanto secondario da conservarne appena, e anche fuor di
posto,
il
nome.
86
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
27. Al racconto del L. P. possiamo unire quello del cosìdetto
Anonimo Valesiano
\
II
anch'esso
sia perchè
si
riannoda alla
sia perchè, grazie alla copia e all'esat-
tradizione ecclesiastica;
tezza dei particolari, riesce importante
perchè se la batte
sia
;
^
d'
osserva giustamente
il
un frammento o cenuna piìi ampia cronaca non possiamo,
Mommsen, malgrado che si arresti alla
(a.
526) determinarne precisamente la età.
per antichità con Procopio. Trattandosi
tone di frammenti
morte
Teoderico
di
Ma, continua
,
Mommsen,
il
d'
« et
ad tranquillitatem regni Theo-
dericiani ita respicit (e. 59) et de moribus regis cuius ait usqtce
nunc durare memoriam
tempora extrema tam
61), per
(e.
se-
eversum Gothorum
principatum inter turbas bellorum civilium novas sub impera-
vere iudicat
ut
,
videatur
scripsisse
toribus Constantinopolitanis
cominciato al
nel seguente
e.
mente concorda
Va
'
83
e.
,
^
^
»
racconto dell' An. Vales.
Il
post
II
interrotto
intorno al processo di Boezio,
bruscamente in quell' istesso e
84, ripreso e finito nei capi 85-87, sostanzialcol
Ph. C.
ne pare quasi una interpretazione
e
nome, derivatogli dai suoi primi
sotto questo
^
Enrico Valois (1636) e
editori
Adriano Valois (1681) un esteso aneddoto storico che solitamente, nelle stampe, fa seguito
ai libri storici di Ammiano Marcellino. Quando si avvertì che 1' opuscolo nella sua apparente unità abbracciava due parti da riportarsi a due autori diversi, si distinse un Ano-
nymus
e
1
un
lasciando fermo
II,
1'
epiteto
vellamente edito in Chronka minora
comune
Valesianus.
Il
Mommsen
che
lo
ha no-
preferirebbe chiamarlo (p. 259) Chronica Theode-
I,
nciana.
«Non
*
ma
poco legati
Non
*
un brano preso tale e quale da alcuni
come un insieme di brani presi di qua e di
è (l'An. Vales. Il)
vuol essere giudicato
là e spesso slegali
loro». Cipolla, Bicerche, eie. p. 82.
fra
so
Libii chronìcorum,
perchè
il
Pfleilschifter
op.
cit.
10 dica:
p.
wohl nach
gebildeter Kalholischer Geistlicher, wird
«
Mommsen
Der Verfasser, eio wenig
meinl
vor
»
«
dem
Slurze
des Oslgolenreiches geschrieben haben».
È una
congettura del Wailz, acceliala
dg, Holden-Egger ed anche dal Duchesne
Hodgkin {Thmlorich the Goth; the barbarian champion of
civilisation. New lork and London, Putnam, 1891) che l'An. Vales. II vada identificalo
col celebre Massimiano, vescovo cattolico di Ravenna (546-556).
*
(L. P.
I
t.
'
p.
Credo
277
n. 2) e dall'
utile
dar qui per intiero
i
capi che
si
riferiscono a Boezio. Già fin dal
e.
83
sommariamente accennala la catastrofe di Boezio cosi « Ex eo cnim invenit diabolus
locum, quemadraodum hominem bene rempublicam sine querella gubernantem subriperel »:
è
:
ma
tosto l'argomento di Boezio è interrotto, e l'A. narra nel resto del
sizioni anticattoliche date
da Teoderico (distruzione di un oratorio
e.
di S.
83 alcune dispo-
Stefano a Verona)
ed antiromane (ut nuUus Romanus arma usque ad cullellum uteretur vetuit), e nel e. 84
dei segni meravighosi (parti mostruosi, cometa, terremoto); dopo di che al e. 85 seguita
la
narrazione
min.
I
p.
326
melodica della catastrofe accennata
ss.):
al
e.
85, cosi
(ed.
Mommsen
Chron.
IL
Il
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
al principio del processo, è
re,
a Verona (fin dal
scoppia la ribellione ravennate) come nel Ph. C.
muove
103); è Cipriano che
1'
87
81 quando
e.
4
ed. P. 14,
accusa contro Albino patrizio, solo
(I p.
r An. aggiunge che Cipriano era allora referendarias, poi divenne Comes sacrar um largitionum. L' accusa mossa ad Albino
sono lettere mandate a Giustino
La opposizione
di Teoderico.
tizzata ed è lui Boezio, non,
il
re che fa solidale
il
imperatore
il
governo
di Boezio a questa accusa è
dramma-
come
nel Ph. C.
contro
(1. e.
P. 14, 105),
senato del delitto, se delitto
d'
e' è,
Al-
Allora l'accusa è da Cipriano, non senza esitazione, sporta
anche contro Boezio. «Il re, osserva 1' An., tendeva lacci ai
bino.
romani
e
cercava
ucciderli »
di
(ì^ex
avidus conimunis exitii;
101); perciò accetta l'accusa e mette in carcere Albino e
ivi,
Boezio
presso
battistero
il
della
Dove mi pare evidente che non
carica presente e futura
e'
Chiesa in agro Calcentìano.
è nulla
nuovo
di
se
Cipriano e la designazione
di
imperfetta per noi, del luogo della prigione.
Il
,
non la
molto
resto è sviluppo
dei dati Boeziani.
Ciò che l'An. aggiunge è
il
manda
re
la
narrazione della morte di Boezio:
chiamare Eusebio prefetto
a
(dove dunque egli
di
Roma
a Pavia
trovava); pronunzia, senza ascoltarne
si
^
le di-
sentenza contro Boezio e poco appresso ordina che sia ucciso
fese,
85. Post haec coepit advcrsus Romanos rcx subinde fremere inventa occasione.
Cyprianus, qui tunc referendari us erat, postea comes sacrarum et magister, actus cupiditate
insinuans de Albino patricio, eo quod lilteras adversus regnum eius imperatori lustino
misissot: quod factum dum revocitus negaret, tunc Boethius patricius qui magisler
ciorum erat in conspectu regis dixit « falsa est insinualio Cypriani sed si Albinus
et ego et cunctus senatus uno Consilio fecimus; falsum est domne rex».
:
:
offifecit,
86. Tunc Cyprianus haesitans non solum adversus Albinum, sed et adversus
Boethium eius defensorem deducit falsos lestes. Sed rex dolum Romanis tendebat et quae-
rebal
quemadmodum
87.
vero vocavit
tentiam;
eos interficeret
quem mox
La
plus credidit falsis testibus
quam
senatoribus.
in agro Calventiano, ubi in custodia habebalur, misere fecit occidi, qui
accepta cliorda in fronte diutissime
ad ultimum
:
Tunc Albinus et Boethius ducti in custodiam ad baptislerium ecclesiae; rex
Eusebium praefectuni urbis Ticini el inaudito Boethio protulit in eum sen-
cum
lorlus, ila ut oculi eius creparent, sic
sub tormenta
fuste occidilur.
comune
Eusebium praefeclum urbis Ticini » va assai probabilmente
Ticinum » un « praefectus urbis » noi lo conosciamo, non
un « praefectus urbis Ticini » Cosi dal passo risulla unicamente che il re era a Pavia,
mentre dalla lezione tradizionale si deduceva comunemente che ci stesse Boezio. Le indicazioni sul luogo della prigionia e morte di Boezio si ridurrebbero all' « ager Calventianus »
dell'An. Vales. II e alla distanza di 500 miglia da Roma del Ph. C. (I p. 4. P. 15, 120).
•
corretta
col
lezione
Mommsen
in
i
«
;
.
88
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
nello stesso « agro Calventiano uhi in custodia habebatur ».
La
esecuzione è minutamente descritta.
Segue nei capi 88-93 il. racconto della forzata ambasceria
Papa Giovanni a Costantinopoli, della sua azione presso Giustino, del ritorno, prigionia e morte, racconto interrotto al e. 92
dalla esecuzione di Simmaco. Qui è col L. P. che l'An. andrebbe confrontato, ma ciò esce dai limiti del mio lavoro K Solo
mi importa notare che qui Papa Giovanni non è, come nel L. P.,
mandato a ridomandare le chiese degli Ariani consecrate al culto
di
ma
cattolico,
Papa
Papa
gli
stessi convertiti
si
rifiuta di chiedere e
è
meno accentuata che
al
non
cattolicismo
Anche
ottiene.
,
cosa
la
che
il
morte del
nel L. P.
Sulla bontà della disposizione cronologica data dall' An. agli
avvenimenti (processo. Boezio, legazione Papa Giovanni, condanna
Simmaco, ritorno
e
morte del Papa) non cade dubbio,
sia perchè
in sé stessa è molto plausibile, sia perchè concorda col racconto
•
Tullavia mi par utile soggiungere qui
il toslo dell'An. anche perchè riescano più
ha suggerite (Mommsen, Ghron. min. 1, p. 328):
Retliens igilur rex Ravennam, tractans non ut ilei amicus sed legi eius
osservazioni
evidenti
le
inimicus,
immemor
88.
che
factus
esso mi
omnis eius beneflcii
eum
brachio suo, item credens quod
Ravennam lohannem
quam
Sedis Aposlolicac praesulem et dicit ad
polim ad lustinum imperatorem,
religione
et gratiae,
ei
dederat, confidens in
pertimesceret lustinus imperalor mittens et evocans
eum
:
«
ambula Constantino-
et die ei inter alia, ut reconciliatos in calholica restituat
»
papa lohannes ila respondit quod facturus es, rex, fac citius: ecce in
libi ego non promitto me facturum, nec illi dicturus sum, nani
in aliis causis, quibus mihi iniunxeris, obtinere ab codem, annuente deo, poterò.
90. lubet ergo rex iratus navem fabricari et superimpositum eum eum aliis episcopis, idest Ecclesium Ravennatem et Eusebium Fanestrem et Sabinum Campanum et
alios duos, simul et senatores Theodorum Inportunum Agapitum et alium Agapitum, sed
89. Cui
:
conspectu tuo adsto, hoc
deus, qui fideles cultores suos
non
deserit,
eum
prosperitate perduxit.
91. Cui lustinus imperator, venienti ila occurrit ac
si
galione omnia repromisil facturum praeter reconciliatos, qui se
bealo Petro: cui data
fidei
le-
calholicae dederunl,
Arrianis restituì nullatenus posse.
92. Sed,
buil
dum haec aguntur, Symmachus caput senati, cuius Roethius fdiam haRoma Ravennam. Metuens vero rex ne dolore generi aliquid
uxorem, deducitur de
adversus regnum eius tractaret, obiecto crimine
iussil interrici-
lohannes papa a Instino, quem Theodoricus eum dolo suscepil et
esse iubet; qui post paucos dies defunctus est. Ergo cunies populi ante
93. Reverlens
in offensa sua
eum
unus de turba adeplus dacmonio cecidil et dum pervenisset eum
usque ad hominem, subito sanus surrexit et praecedebal in exequias.
Quod videnles populi et senatores coeperunt reliquias de veste eius toUere, sic eum summo
gaudio populi deductus est corpus eius foris civitatem.
corpusculum
eius, subito
lectulo ubi lalus eral
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
personale di Boezio
Simmaco
89
quale non avrebbe nel Ph. C. taciuto di
(il
se coinvolto con lui nella stessa
fortuna), sia perchè
ce ne sta garante la esattezza di altri particolari (Cipriano re-
Comes, Eusebio
ferendario e poi
X ager Cai-
i^raej'ectus urbis,
ventianus).
Che r An. Vales.
28.
narra a partire dal
e.
governo Teodericiano
e pili contro
;
Simmaco
presenti
Il ci
83 quale prova
insieme dei fatti che
l'
un nuovo indirizzo nel
d'
che gli eccessi contro Boezio prima, poi
Papa Giovanni
e
concepisca quale
li
sultato d' una maligna, diabolica influenza
;
che a
esposizione dia un certo colore scritturale S sono cose
e che si spiegano ottimamente data l' indole religiosa
Ma
volta anzi superstiziosa dell' A.
vano ancora ch'egli
di
ci dia il
persecuzione religiosa
;
il
qualche
non proBoezio come un fenomeno
contrario risulta dall'esame del
Poiché ha innanzi delle buone fonti, l'An.
testo.
evidenti
,
tutte queste cose
processo di
anzi
ri-
tutta questa
è condotto
a
distinguere nell'ultimo periodo della vita di Teoderico due fasi:
r una
di
prevalentemente politica a cui appartiene
ostilità
il
processo di Boezio e anche la condanna di Simmaco, l'altra di
prevalentemente religiosa a cui appartiene
ostilità
missione di
la
Papa Giovanni. Persino quando al e. 83 1' A. ha cominciato a
parlare di influssi diabolici, non ci presenta però questi rivolti
« Ex eo enim
contro un cattolico, ma contro un buon cittadino
intenit diabohis ìocuììi, qaem ad niodam hominem bene remj^ubHcam sine querella giibernantem subriperet ». E al cap. 85
:
dove riprende
i-:ersiis
il
Romanos
tingere che
subinde fremere
si
».
dice che
di corte;
vi alludono fors3
i
titoli
ricordati di Cipriano, vi allude pili chiaramente
'
Sono
le
osservazioni su cui qua e là torna
è svolta a p. 93 n. 2;
pera
tolte dal
frasi
«
V
anonymus parlando
Vangelo, in
modo da
Cristo e le sue vittime a Cristo stesso ».
debat et quaerebat
Mr. XIV,
;
ad-
l'at-
quem ad modum
eos
il
avvicinare
E
espressamente
1'
actus cupidi-
Cipolla nelle Ricerche etc. L' ultima
del processo contro Albino e Boezio, ado-
Teoderico
cita cap.
86
inlerficeret
»
Lue. XXII, 2; poi i «falsos testes »
e Boezio in confronto col « falsum tesiimonium
1
« coepit
re
il
Anzi l'An., forse per
direttamente o no, al Ph. C. non dimentica nep-
fa,
pure l'intrigo
racconto di Boezio,
(ivi)
«
in
ai
giudei
sed rex dolum
crocifissori di
Romanis
confronto con Mt.
ten-
XXVI,
4
;
che Cipriano addusse contro Albino
»
o « testimonium falsum » di Mt. XXVI,
59 e Mr. XIV, 56; poi « ex eo enim invenil diabolus locum » del e. 83 in confronto con
Lue. XXII, 3 « intravit autem Satanas in ludam ».
12
90
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
tate introdotto a spiegare l'azione del delatore.
che
sistere su questo,
Ph.
C,
i
puramente
cioè tutti
sono
capi d' accusa
Inutile poi
tali quali
ligiosamente
la
il
civili.
Liquidato Boezio comincia l'altra fase riepilogata nel
Papa Giovanni, ed
di
in-
ha
li
nome
è allora che l'An. Vales. qualifica più re-
condotta del re:
«
Uaven-
Jìediens igitur rex
nam, tractans non ut dei amicxis, sed legi eìus inimicuSj, inunemor factus omnis eìus henepcii et cjratiae qtiam eì dederat etc. ».
Eppure la figura di Simmaco si stacca dal nuovo sfondo. Mentre
il
—
Papa agisce a Costantinopoli, « Symmachiis caput senati
Roma Raveìinam: metuens vero rex ne dolore ge-
dedacitur de
neri aìiquid
iiissit
ndversus regniim eins tractaret, obiecto
crimine
Siamo dunque dinanzi nd un sospetto
politico,
iììterfici ».
benché già sieno cominciate
non proprio tutte
gare e rappresaglie di colore, se
le
di sostanza,
religiose.
In conclusione l'An. Vales.
Ph.
zio dal
il
C,
al
dipende per
II
il
processo di Boe-
quale però aggiunge alcuni particolari esatti e
racconto della esecuzione capitale. Nelle ultime vicende Teo-
dericiane distingue, a diff'erenza del L. P., due fasi
r uno prevalentemente
politico
l'
,
altro
o
aspetti,
prevalentemente
reli-
gioso.
29. Procopio, compagno a partir dal 527, di Belisario nelle
sue tre grandi guerre Persiana, Vandalica e Gotici, in qualità di
assessore segretario o consultore legale
ci
Ypa^eù?),
dei
contemporanei ^
Giacché verso
quello che di Boezio e di
cratici
:
in istoria
«
ùuo-
Simmaco
536 a
il
Roma
potò udire
diceva nei circoli aristo-
si
Boezio e Simmaco, perchè in un compendio, trascurando
le piccole differenze
alla
(-jiàpe^po;;, (tù[x[3ouXoì;,
rappresenta la tradizione che direi volentieri profana
cronologiche, ce
d'argomento
Ph. C.
:
è
«
invidia
la
calunniose accuse
civile
»
li
manca.
riunisce
Il
pessimi
di
;
Papa Giovanni
racconto sembra ispirato
maligni
»
che
genera
condanna i
molto proba-
sedotto Teoderico
dalle quali
quali macchinatori di novità
ma
due
«
bile
che Procopio avesse a sua disposizione oltre la Ph. C. altre
•
»
;
poiché è
Dalla edizione del Comparetli della guerra Gotica di Procopio (P^nli per la sto-
ria d'Italia. Istituto storico italiano,
Roma
Procopio, e di su quella stessa edizione do
189S. Prof.) ho tolte le poche cose che dico di
il
racconto che concerne Boezio e Simmaco.
i
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
non
fonti,
fosse che orali,
30.
morte
Non
inflitto
diremo che
ma una
ripetizione semplice,
il
suo racconto non è una
riconferma della versione boeziana.
mio compito discutere qui
è
91
genere di
le notizie sul
a Boezio (ed altre quistioni accessorie) secondo
le tre
contemporanee or ora esaminate, se non forse per riflettere
quanto presto la leggenda si formò sulla realtà dei fatti, o forse,
fonti
meglio ancora, quanto presto la fantasia dovette lavorare per
supplire la oscurità dei fatti. L' An. Vales. II è
il
più completo
in queste notizie, e certo alcuni dati molto precisi (Eusebio prefetto di
Pavia, l'agro Calvenzano) diflìcilmente
credere inventati.
Ma
non
si
potrebbero
si
abbandonò anch' egli un poco a
fantasia o a leggenda popolare, descrivendo lo schizzar degli occhi
suo soccombere a colpi di bastone
di
Boezio e
il
suo racconto
spadaj,
che la
di
il
si
paragoni con quello
specialmente se
?
del L.
P. che parla
di
mentre Procopio si tiene sul generalissimo è'xT£iv£? Anspada forse non è altro che una congettura, trattandosi
due cittadini così
illustri.
31. Mette conto in quella vece discutere una opinione che
farebbe di Boezio una vittima più che altro della sua imprudenza,
scemare se non a togliere intieramente fede
e tenderebbe a
al
suo
racconto nel Ph. 0.
M. de
una
Blainville avea già accennata
un suo viaggio manoscritto
blioteca britannica.
Secondo
di cui
lui « se
e alcune altre persone distinte,
tale tendenza in
è dato l'estratto nella bi-
ci
Teoderico fece morire Boezio
ciò fu per
larmente perchè aveano congiurato contro
buone ragioni, singodi lui ».
Il
Tiraboschi
riferendo questo giudizio, potea facilmente sbrigarsene
come
di
giudizio arbitrario, contrapponendo a quella del Blainville l'autorità stessa (contrastata) di Boezio.
Ma
oggi la tendenza riappare
ben altrimenti seria nell'Hodgkin. Egli identifica
Ph. C.
latore di Boezio di cui è parola nel
sono indirizzate
le
lettere 40, 41
siodoro. Questa identificazione
del L.
V
'
storia
Cfr. Cipolla,
goiarum
di
delle
Ammessa una
Cipriano de-
Vanae
non ammette dubbio
che di Cipriano sapp-amo dall' An. Vales.
nemente accettata ^
il
col Cipriano a cui
II
di
Cas-
in base a ciò
ed è perciò comu-
tale identificazione,
noi ab-
Considerazioni sulle Getica di lordanes e sulle loro relazioni colla Hi-
Cassiodoro senatore. Tor. 1892,
p.
14.
Stewart
p. 42.
Ulteriormente
92
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
biamo in mano una fonte preziosa per informarci meglio sul conto
di Cipriano: ora le informazioni di Cassiodoro sembrano all'Hodgkin assai favorevoli a Cipriano e piti attendibili che non quelle
di Boezio, agitato
da una passione da cui Cassiodoro era immune.
Questi in sostanza
concetti che l'Hodgkin svolge a lungo per
i
gettare poi, concludendo, un' ombra di sospetto sulla equanimità
dei giudizi di Boezio.
ancora
Pili severo
Hodgkin
dell'
tara alle affermazioni di Boezio,
vittime
altro
le
»
«
:
'
è
G. Schneege
^,
quale
il
pur facendo la
,
quale arriva ad affermare senza
il
Teoderico fu costretto a punire Simmaco e Boezio per
loro relazioni coli' Oriente ».
32.
Ora
la
prima cosa che mi par da discutersi
Boezio che altra volta
lità di
taluni cosi arditamente
si
respinge. Certo
e
Boezio
violento nei suoi giudizi nel Ph.
suo socio in
scurra
»
qualche
e
officio
e « deìator »
(Ph. C.
C:
che
Boezio
si
lagna
che r accusarono di tramare
per
Ha
il
nemo iiuhx
in causa
appare almeno un poco
informi
p. 4)
Ili
il
caso di Decorato
chiama
^.
Ma
«
ìieqaissimus
ora non
si
tratfa
bensì della sostanza
di essere
straniera dominazione dei Goti.
ci
egli
singoli e parziali apprezzamenti,
dei fatti.
è l'attendibi-
accettava ad occhi chiusi ed oggi da
si
propria non va mai scordato,
di
,
arresta reverente dinanzi alle
« si
stato
calunniato
libertà
la
stessa
da quelli
romana contro
la
ragione in questo od ha torto
^
meglio, prescindendo per ora dalle testimonianze di Cassiodoro
su Cipriano ed Opilione,
sono motivi per dargli piuttosto ra-
ci
Tliat is the question. Ora io non
ì
non basta per dar ragione ad uomo in
gione che torto, o viceversa
dimentico che
per sé
cose di tal fatta né la scienza, né la onestà del carattere
mini d'un carattere per altro onesto e
leale
(come
p.
:
uo-
es.
il
Settembrini) hanno mentito o per difesa propria o per passione
politica.
1'
Ma
il
Opilione del Ph. C.
Ph. C. é una vera
(I
p. 4)
e propria apologia fatta
con
viene a identificarsi col fratello di Cipriano a cui sono in-
dirizzate le epistole 16, 17 L. Vili delle
Variae e che fu dopo Cipriano romes sacrarum
largitionum.
Cipolla, Per la storia d' Italia dei suoi conquistatori nel M. E. piìi antico, p. 687.
Theoderich der Grosse in der Kirchlichen Tradition des Miltelalters (Deutsches
Zeitschr. fiir Geschichtswissenschaft XI, 18-45) cii. da Cipolla op. cil.
'
*
^
Noto che
il
Cipolla op.
contro Cassiodoro, Var. V, 3-4.
cit.
p.
513 accetta
il
giudizio di Boezio III
p.
4 su Decorato
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
un
93
propaganda politica contro i Goti
da sé una condanna, o nell'inattizzare odio contro il Goto, ha avuta Boezio una spinta
intento pratico
tento di
è
?
libro di
'i
istinto di deprecar
ha avuto neir
a mentire, a tacere la verità?
Il
Ph. C. non è apologia pratica intesa a deprecar da sè la
la è perchè, se mai, questo si può pensare Boezio
condanna: non
cui come ad opera già composta alstylo etiam
4 « cuius rei seriem atque veritatem
memoriaeque mandavi », benché anche lì dica « ne latere j)onon lo é, perché non avrebbe in termini severi
steros qiceat »
facesse
lude
I
coir autodifesa a
p.
:
;
e provocanti parlato del re,
da cui dipendeva
sua morte. Invece non solo é chiamato
fminis
il
ma
exitiij
velame
a
di versi
(I p.
IV
riprese (I e. 4;
pili
la
sua vita
4) rex acidus
e. 1
;
ib. e.
la
e
coììi-
2) sotto
poco strani, è preso di mira. Ninna speranza
di liberazione trapela, sì piuttosto l'aspettativa, forse crescente
\
^.
del supplizio
Boezio dunque non scriveva per ingraziarsi i contemporanei,
almeno non i suoi nemici, non i potenti nelle cui mani erano
le sue sorti. Né credo si possa il Ph. C. considerare come un
libro di propaganda politica contro i Goti, nel qual caso poteva
giovare a Boezio l' atteggiarsi a vittima di una palese e violenta
ò
ingiustizia
osta
:
il
carattere così serio e filosofico del
Resta che Boezio scriveva pensando
ai posteri
:
libro.
ora dinanzi
a costoro che interesse aveva ad atteggiarsi piuttosto a vittima
che ad eroe
giacché non sarebbe forse stato eroismo
?
in
mano contro
si
fa
33.
A)
Ma
lo straniero la
causa di
Roma
prendere
?
poiché é dell' autorità di Cassiodoro nelle Varìae che
uso per combattere Boezio e
le
sue affermazioni, vediamo
quali sono le testimonianze Cassiodoriane intorno ai delatori
B) e quali conseguenze
dello sventurato filosofo,
se
ne possano
ragionevolmente dedurre.
Nelle
Variae abbiamo quattro lettere concernenti Cipriano;
due (V, 40, 41) scritte a nome di Teoderico nell' anno 524 (prima
del I Settembre) e due (Vili, 21, 22) a nome di Atalarico nel
'
Ph. G.
*
Stewart
II
p.
p.
5
8 n.
tamtin aliquid relihare
nente condanna.
f.
1
« tu....
qui nunc cotitum gladiumque solicilus perlimescis
nel Ph. G.
conabimur
»
IV
p. 6
«
quamquam
vede espresso
il
»
angusto limite lemporis saepti
timore e
il
sospetto
di
una immi-
94
IL CRISTIANESIMO DI
527. Colla prima (V, 40)
viene conferita
carica
la
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
a
lui
ancora semplice
referendario
comes sacrarum largitionum
di
;
la
seconda (V, 41) annuncia al senato questa graziosa nomina reale:
e queste due lettere riaccostate a ciò che del Cipriano delatore di
Boezio attesta
provano
l'
TAn.
Vales.
A
cui, non bastando i favori
527 (Vili, 21) accorda il
concessi da Teoderico, Atakrico nel
titolo di patrizio,
ragione dei tempi (a. 524)
II e fatta
identità del personaggio.
comunicando poi (Vili, 22)
L' annuncio di per sé già onorifico di queste
viene accompagnato da lodi quali non
si
la cosa al senato.
cariche e
potrebbero
dignità
desiderare
più lusinghiere.
Creandolo comes sacrarum largitìonuni
(così in sostanza la lettera
Y
,
40)
coni' è
,
il
pur
non concede
suo
un
re
solito
,
una grazia no, ricompensa dei servizi. E i servizi che
Cipriano ha resi come referendario sono rettoricamente amplificati. Essi gli hanno già acquistata tanta fiducia da parte del
legationis officimn... ad siimsuo signore che ne QhhQ Eoae
favore,
mae
;
peritiae viros^ disimpegnandosi anche qui mirabilmente così
per la sua perizia nelle lingue (instructus trifariis linguis) come
per la sua abilità diplomatica in mezzo a gente pur così astuta.
Ma
quello su cui
insiste di più è la sua fedeltà al re
si
laudibus pretiosior
cessit meritis tuis cunctis
diliguntj,
inortaHa venerantur
etc. »,
fides,
quam
«
:
Ac-
divina
dove, sapendo quello
che
noi sappiamo intorno al presunto tradimento di Boezio, alla parte
avuta da Cipriano nel deferirlo, cose tutte, quando veniva scritta
questa lettera, freschissime,
si
è tratti irresistibilmente a
pen-
sare che queste lodi alla fedeltà di Cipriano copertamente allual fatto in cui essa s' era recentemente esplicata, e contengano anche una punta contro qualche altro che se ne era mo-
dano
strato così sfornito.
di
-Lo
stesso tono panegirico nella lettera reale
E un onore
nane profecto
presentazione del nuovo cornes al senato (V, 41).
che
il
senato riceve col nuovo collega
virum (quem et nos elegisse deceat
cui sicut fortunatum fuit a nohis
stilo
coettìi
honorum
dovinato di chi
quis
si
lege sociari ».
tratta
:
«
et
«
habetis
ros suscepisse
I
senatori debbono aver in-
Cognoscitis profecto quae loquimur,
enim vestrorum a Cypriani devotione summotus
qui solacia eius
petiit,
mox
conveniate
erigi, ita laudabile erit ve-
beneficia
nostra
est?
suscepit »,
il
nam
che
IL CRISTIANESIMO DI
nuovo
(li
ci
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
95
fa pensare alla parte rappresentata dal senato nel-
l'affare di Boezio
quando
stette concorde per il delatore contro il
Cipriano sono qui estese alla sua famiglia,
padre Opilione che sparge sul neo-eletto una luce di nobiltà.
collega.
al
E
le
lodi di
Tre anni dopo,
dargli
la
vena delle
lodi
Atalarico
titolo di patrizio,
il
non è punto esaurita. Nel
nuovo ne enumera le
di
benemerenze, cominciando da quelle che nelle due lettere precedenti erano state neglette, prime in ordine di tempo, le bene-
merenze militari anteriori alla stessa migrazione gotica in Italia.
ricordatene brevemente le benemerenze civili sotto il padre
E
come referendario
e conte,
rallegra che
si
come
al
padre
della florida età, così tocchino a lui quelli della età
modo
trova
lodar anche
di
tica in tutto e per tutto.
«
Primum^ qiwd non niinimae
praeslat initium, infantia eorum
frutti
;
e
squisitamente educati alla go-
figli
i
i
matura
laudis
nota palatio. Sic fetus tuù
more aquilae se prohantes, regales oculos ab ipsis paene cunaest
bulis pertiderunts relucent etiam gratta gentili nec cessant ar-
moruììi imhui fortibus institutis. Pueri stirpis ronianae nostra
lingua loquuntiir, eximie iudicantes exliibere se nobis futuram
fidem (il solito motivo della fides), quorum iam videntur aff'ectasse
sermonem ; habemus unde tihi, felix pater ^ praem^iam detuorum nobis animos optidisti ».
beat referri, qui et filiorum
Tutte queste lodi sono ribadite nella lettera con cui
patrizio è presentato al senato
vi si insiste
:
sull'
nuovo
il
onore che fa
a Cipriano l'aver goduta costantemente la fiducia di due
re,
avan-
zando negli onori rapido ed assiduo.
34. Ancora più significante mi sembra
nuazione del panegirico
concernenti
Ph.
del
il
C,
sia
pure che non
si
possa
argomento, appare intuitivamente certa.
si
dice marito d'
ritrovare la conti-
dimostrare con
E
una donna della famiglia
probabile che abbiamo qui
trigo di cui Boezio
a.
il
Cipriano nelle due lettere (Vili, 16, 17)
fratello suo Opilione, la cui identità coli' Opilione
di
si
un
terzo
di Basilio,
membro
non
riflessa
;
si
im-
è
dice vittima. Colla lettera Vili, 16 in data
che era stata già di suo fratello.
tutte,
non
della congiura o in-
527/528 Opilione riceve quella stessa carica
rum
nessun
poiché quest' Opilione
certo le principali lodi
direbbe quasi,
come
;
Ma
di
comes sacra-
a questo vanno
,
se
Opilione splende di una luce
altra volta.il cardinal fratello o
96
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
un comes- fratello. Le cariche più insigni sono come
nipote, così
un patrimonio nella famiglia di Opilione
lione (com'è chiamato, non
(^ui,
ma V,
ebbe
le
;
41),
(Cipriano). Opilione è cresciuto alla scuola di luì
dinem sub fraterna lamie
didicisti,
implebas laborìbus socium
et
num...
cui
il
fratello
milUiae or-
«
:
mutuo conexus
affectu
consiliorum j^artìcipatione (jerrna-
e vi è cresciuto così bene da spiegare
»
padre Opi-
il
ebbe
le
una
fedeltà che
nei primordii incerti del regno di Atalarico fu utilissima. Questa
dignità di conte è un compenso per
una risposta
telli,
i
«
servizi resi ed anche, pare,
ai
due fra-
Avrai, dice la lettera, tutti
una
vantaggi della ca-
i
enim ut aliqua calumniae machinatione quatiantur
abstt
:
i
nemici che non dovevano mancare
quali nel pensiero del redattore della lettera formano
cosa sola.
rica
ai
qui actionis suae firmitate consìstunt. fuit enim tempus , cimi
per delatores venarentur
pone
la solidarietà dei
deponite (plurale che sup-
et iudices.
due
presente allo spirito di chi
fratelli,
scrive) iani formidinem^ qui non habetis errorem : fructibus restrarum utimini dignitatuni; nani quod vobis etc. >. E qui torna
« Conferimus tibi honoin campo il fratello e la sua fedeltà
rem germani ; sed tu fidem eius imitare servita » Due concetti
:
.
questi,
il
fratello e la fedeltà che tornano nella lettera
nato (Vili, 17). Dopo aver lodato
il
padre
di
al
se-
Opilione, l'epi-
« Sed quid antiquam parentum eius restolografo si riprende
petimus nobilitatem, cum vicina resplendeat luce germani? cuius
non dicam p)rooGÌmitati sed vel amicitiae coniunctum fuisse potest
:
Huius
esse laudabile.
hoc potius
E
«
si
sit
virtuti ita se sociavit atque conexuit, ut
incertumj qui magis praedicetur ex altero
».
torna anche qui ad un panegirico cumulativo della fedeltà:
hinc est quod norunt regibiis serrare fidem, quia nesciunt vel
inter aequales exercere
35.
rite,
Da
perpdiam
».
tutte queste testimonianze che ho distesamente rife-
perchè mi pare
ci
introducano un poco nello spirito e nei
costumi del tempo, per prima cosa mi pare
loro materialità
i
fatti esposti
si
riconfermino nella
da Boezio nel Ph.
C,
la parte cioè
presa da Cipriano e da Opilione nella sua caduta. Giacché è ben
vero che del servizio (presunto servizio) reso per
narca, nelle lettere analizzate non
ma
innanzi tutto
le-
ampie
si
fa
tal via al
mo-
mai espressa menzione
;
lodi di cui Cipriano è oggetto coni-
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
97
baciano a meraviglia coi fatti attestati da Boezio e riescono, supponendoli,
e poi la concatenazione degli eventi si
pili intelligibili;
presenta di per sé stessa assai eloquente. Alla disgrazia di Boezio
vediamo immediatamente succedere
noi
Non
e dei suoi.
è naturale
la elevazione di
sospettare
il
1'
Cipriano
cui profuit?
is fecit
non sarebbe assai più inverosimile supporre che Cipriano
quale della disgrazia di Boezio
neo, di quel che sia
partecipato
un
ma
po' dappertutto,
come
là si
e
magisterium
col
il
più attivamente
officioriim
e
nuove,
tenda sempre, come
a scavalcarsi l'un l'altro. Ora Boezio giunto con
figli
,
rimasto estra-
ambiente delle corti vecchie
all'
sa di quante invidie sia pieno e
del resto
le sia
credere, sulla fede di Boezio, che vi abbia
il
Chi ripensi
?
avvantaggia,
si
all'apice
che altrove,
consolato dei
il
grandezza,
della
dovea essere a tali invidie più d' ogni altro soggetto che ne
sia caduto vittima sarebbe la ipotesi che dinanzi alla serie dei
:
fatti
ci
offrirebbe più spontanea,
si
anche quando non fosse
la
spiegazione che Boezio ce ne dà come certa.
36.
che
si
Ma
non
è la materiale esattezza dei fatti narrati da Boezio
contesta, bensì sul loro carattere morale che
si
disputa; non
si
nega che Cipriano abbia avuta parte nella catastrofe del
ma
sofo,
si
doro, che
1'
nega o
si
tende a negare
,
sulla
parola
abbia fatto per quei bassi motivi e
di
filo-
Cassio-
quei loschi
in-
Orbene a questo riguardo mi pare
tenti che Boezio gli rimprovera.
innegabile che le lettere analizzate costituiscano una vera e propria apologia di Cipriano
Non
e
dell'opera
sua, una smentita alla
così ampiaun uomo che ha fatto quello che
noi sappiamo aver fatto Cipriano, che ha deferiti come rei d' alto
tradimento due personaggi, quali erano Albino e Boezio, se non
versione Boeziana.
mente
si
la fedeltà
si
loda così senza riserva
monarchica
,
d'
crede alla lealtà, alla giustizia del suo operato.
Stewart
dello
per conciliare
^
le
Il
tentativo
due versioni Boeziana
senso critico.
Ben
è vero che
il
Cas-
e
siodoriana mostra la sua buona volontà, non onora troppo
il
suo
giudizio favorevole a Cipriano,
sfavorevole a Boezio risultante dalle Variae va direttamente rife-
*
Op.
cit.
irreconciliable
»
p.
44
;
«
the
two accounts
(di
Boezio e di Cassiodoro)
perchè Cassiodoro loderebbe quasi unicamente
catesca di Cipriano,
mentre Boezio ne biasima
la disonestà.
l'
are not absolutely
abilità, si direbbe,
Lo Stewart
avvo-
s'è, io credo, per
giudicar cosi, arrestato troppo esclusivamente a Variae V, 40.
13
98
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
rito alla cancelleria ostrogota
;
là si
dovea credere e
credeva
si
che l'uomo colpito cosi duramente dal re fosse un traditore, e chi
r avea deferito il salvatore coraggioso della monarchia. Ma non
solo non e' è ragione nessuna per negare che Cassiodoro personalmente dividesse le idea della cancelleria, sì ve ne sono parecchie per recisamente affermarlo ^ Posto pure infatti che la
sua carica di segretario
anche quando non
lo obbligasse
a comunicare onorificenze
era convinto della loro giustizia
obbligava a diffondersi tanto nelle lodi a Cipriano
bligava a tornare su questa figura del delatore
r onorificenza regale andava a suo
fratello
?
ma
,
anche
,
chi lo
chi
?
lo ob-
quando
V obbligava ad
chi
insistere tanto sulla fedeltà dei due al monarca, a prenderne le
difese? (Vili, 16, p. 247, 16 ss.). Tutto questo non si fa senza
almeno mostrare di mettersi dalla parte di coloro che si lodano ^.
Fu semplice mostra o convinzione ? per debolezza e viltà d' animo abbondò Cassiodoro in lodi che interiormente credeva immeritate,
fu realmente convinto di doverle tributar così ampie ?
Ecco una quistione che noi non possiamo risolvere. Questo però
mi sembra si possa dire, che anche accettandole come sincere
sulle labbra di Cassiodoro, la sua autorità morale non è tanta
da farcele accettar come vere e giuste in sé. Cassiodoro non è
tal carattere
da
smentire
poter
neggia la sua volubilità.
Il
efìScacemente Boezio
suo epistolario
alla collezione di certi giornali, dove
si
lo
:
rassomiglia
dan-
molto
può trovare una lode
costante, una approvazione assidua degli uomini politici che coi
criteri più diversi,
al potere.
coi
Cassiodoro
piìi
ci
opposti
programmi
sono succeduti
si
apparisce un adoratore del successo.
suo entusiasmo, anche se sincero
,
per Cipriano
si
Il
spiega suffi-
cientemente col fatto, che egli era riuscito, non basta a provare
•
Perciò non ha luogo
l'
altra osservazione dello stesso
conciliazione Boezio-Cassiodoro. Questi
* is
Stewart per
rian monarch, and that the letters of his Miscellany, far ali their
and
modem
character
*
Il
op.
»
instances do not curry much
cit.
wealth of
wise saws
p. 51.
quae vere dicitur
alle lodi per
II
in lode della famiglia Anicia
nobilis,
p.
69
n.
1)
che non manche-
Cipriano un biasimo, per quanto coperto, di Boezio,
«familiaj dice, foto orbe prae-
quando ab ea adionis probitas non recediti. La
lettera è
eloquenza di questa riserva nelle lodi agli Anicii spicca ancor meglio quando
confronti coli' entusiasmo per la famiglia di Cipriano.
del 535 e
si
vagheggiata
conviction with them on questions of moi'al
Cipolla anzi osserva giustamente (An. Vales.
rebbe nelle Variac accanto
Scrivendo X, 12 al senato
dicata,
la
writing merely as the mouthpiece of a barba-
l'
IL CRISTIANESIMO DI
che egli avesse ragione.
«
A
epistulae scriptae publico
summo magistrata et in
nem movent exilitate sua
a
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
09
buon diritto T. Mommsen scrisse
nomine per tempora turbulentissima
rerum fluctibus collocato admiratio:
Sylloge Cassiodo-
vaniloquentia.
et
rana in ipso de imperio Italiae Gothorum Byzantiorumque con-
propemodum internecivo
bello furente
flictu
nuUum
quod
edita
verbum habet, quo aut Germani ofFendantur vel lustinianus, ingenium auctoris testatur et pavidum et callidum et ita umbratile, ut ne ii quidem laudare queant qui imitantur. hoc certe
ne mente imperio ipse
auctor adsecutus est calamistri s suis
,
una caderet licet ditissimus et summo loco constitutus. sed experimentum antea fecerat ob provectum ab Amalasuntha impetratum laudibus eam magnifìcis extoUens, deinde caesa ea interfectori eius Theodahatho non minorem verborum copiam subministrans, itemque
omnes
stigias has
mox
sibi
successori huius Witigi regi, denique prae-
contrarias uno volumine coniunctas palam
proponens, quasi adulationis scholam exemplorum varietate com-
mendaturus
37.
»
Ma
\
una circostanza speciale che getta sulla figura
vi è
non solo di Cassiodoro, bensì di Cipriano e del* fratello Opilione
una luce sinistra e, pur sinistra coni' è, atta a farci penetrar più
addentro
ragioni
riposte
le
dramma
del
vien data lode (Vili, 21) d'aver
suoi
figli
;
1'
e
educazione gotica
si
ma
vano
apostasia dalla romanità
loda non
me
d'
si
e della lingua.
alla
A
Cipriano
foggia
gotica
estendeva non solo
delle armi,
rei di
boeziano.
educati
Col che padre e
;
figli
all'
rende-
si
un Cassiodoro che ne
rialza certo ai nostri sguardi,
si
i
uso
li
rimpicciolisce e a
pare che sia altra gloria per Boezio l'essere caduto per opera
uomini che rinnegavano
Di qui noi possiamo
più addentro
le
ragioni
la
romanità.
farci strada
della
a
catastrofe
comprendere meglio e
di
Cipriano,
Boezio.
Opilione e fino ad un certo punto insieme con essi
Cassiodoro
non rappresentano solo degli interessi individuali, rappresentano
un indirizzo politico. La conquista d' Italia fatta coi suoi Goti
creava un grosso problema a Teoderico: come tratterebbe
ma
ancora numerosi e per certi
*
Pref. alle
Varine
p.
XXII
ss.
lati
possenti
Romani
?
i
vinti,
userebbe
100
una
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
TL CRISTIANESIMO DI
una
politica di simpatia o di terrore?
salvo r inevitabile sudditanza ad una
d'
uguaglianza coi Goti, od una
peso della sconfitta
politica che
mettesse,
li
un piede
dinastia gotica, su
che facesse loro sentire tutto
il
Teoderico stette francamente per la politica
?
della simpatia, vi stette vincendo ogni pregiudizio di razza e di
La
religione.
politica conciliativa coi
Romani
agevolata dai
gli fu
dissensi in cui questi erano al punto di vista religioso con TOriente
un carat-
bizantino, dall' aver trovati uomini di una cultura e di
tere
morale superiore
limiti,
Ma
Cassiodoro.
litica conciliativa
come
,
non
Boezio
Simmaco ed
,
entro
,
certi
capisce agevolmente che a questa po-
si
tutti dovessero essere favorevoli
pisce che parecchi, molti dei Goti bramassero una
ca-
si
;
politica piìi
gotica, più sfruttatrice della vittoria, che costoro formassero
partito a Corte, che anche qualche romano a loro
In mancanza
di
un
accostasse.
si
basterebbe a dimostrarlo quella rivoluzione
d' altro
Palazzo che strappò ad Amalasunta, accusata
(continuatrice in questo
della
di
romanizzare
la educa-
di Teoderico),
politica
zione e la tutela di Atalarico. Questo partito gotico spalleggiava
manifestamente
i
soprusi a carico
Romani
dei
a
;
questo par-
ammiratore sincero della politica conciliatrice
tito Boezio,
Teoderico, tanto più sincero
quanto questa
meglio coi suoi sentimenti e
i
suoi interessi, virilmente
La
pose, impedendone caso per caso varie prepotenze.
riuscì perchè
partito era debole.
il
Ma
il
partito gotico cominciò
il
malinteso religioso e perciò stesso fu resa
una intesa
politica,
e crebbe via via che
si
meno
futuro
cessore Giustiniano. Questa luce che splendeva ognor
in Oriente die
derico,
fin
buon giuoco
di
Il
Romani, che
doli.
Il
si
e'
era,
e
viva
fossero
omai nelle circostanze
a rendere
per tristezza e per sconforto sospettoso
tentati
non era accarezzandoli
1'
ma
serie di sven-
triste,
animo
i
atterren-
suo appoggio
il
Tanto più facilmente in quanto che una
ture e di contrarietà contribuiva
vasuc-
propenso, in so-
poteva quel pericolo scongiurare,
partito gotico avea
e saliva.
Romani e loro
i
Romani
pericolo che
guardar verso Bisanzio ora
piìi
il
gotico per mettere Teo-
al partito
qui così fiducioso dei
spetto contro di essi.
dissi-
difficile
chiarì meglio
Giustino e quello del suo nipote e
lore politico di
op-
si
cosa gli
a rafforzarsi dal giorno in cui tra V Italia e Bisanzio fu
pato
di
coincideva
politica
sfiduciato -e
del re.
Il
Pfeil-
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
schifter
ne
^
una diligente enumerazione
fa
genero Eutharico erede
del nipote Sigerico
,
presuntivo del
figlio
:
prima
trono
del re de' Burgundii
la
morte del
V
assassinio
poi
,
101
per cui
,
questi
nuovo indirizzo bizantino che ih
seguito alla morte di Trasamondo (estate 523) prendeva la politica dei Vandali, la morte stessa di Papa Hormisda (6 Agosto 523) che gli era stato sempre amico. L' ascensione del partito gotico dovea segnar la mina di coloro che lo aveano sempre
principale tra
combattuto, che ne aveano attraversate le mene
godeva
Corte
che
a
e
azione
fiducia
l'
franca spiequesti, per la
alienavano ancora più
gli si
;
il
;
gata in senso romano, Boezio. Fu lui stesso che prestò
porse
il
Era
veramente reo
egli
partito ostile
?
Ecco
ciò
Fu
Albino e con maggior fervore
lui stesso
il
tra lui e
delatori d' Albino,
i
una
partito gotico,
Vinse facilmente
romani
o che
^,
che sembrassero
il
lui
il
si
ten-
senato. Allora fu
rappresentante e
perchè
lotta corpo a corpo,
vindice
si
voglia del
lotta
suprema.
partito gotico e per opera dei suoi elementi
1'
apostasia riesca di per sé
i
pili
mala
consigliera, o
opportuni per trascinare nel nuovo
r animo del
rizzo politico
tra
Boezio
giorno in cui vide che
rappresentanti o agenti che dir
i
ma
che assunse la difesa
deva a coinvolgere con Albino nel processo
della romanità e
Bi-
o le lettere una invenzione del
?
che non potremmo decidere,
non era implicato nella accusa.
d'
fianco,
una corrispondenza con
sato di alto tradimento, in base ad
sanzio.
il
destro alla calunnia dei nemici. Albino era stato accu-
re.
indi-
Forse giungevano anche dall' 0-
riente le prime voci confuse o dei progetti o dei decreti di Giustino, e se
non provocavano
tavano la morte
di
il
processo, nò la prigionia,
politiche e in parte anche religiose, che
goto-ariano;
il
afi*ret-
Boezio vittima di quelle passioni e tendenze
partito che se vedeva di
costituivano
mal occhio
le
il
partito
condiscen-
denze romane di re Teoderico, non dovea neppure contemplarne
serenamente
•
*
Op.
cit.
la tolleranza religiosa.
p.
i69
ss.
anche Ludo Moritz Harlmann
Band (Leipzig, Wigand 1897). A p. 223
Der Referendar Gyprianus, einer von der Ròmern, welche sich ganz an dio
Cosi
come ho
esposto, mostra di guardar le cose
nella sua recente Geschichte Italims
scrive:
«
im
Mittelaltcr,
I
Golhen angeschlossen halten, klagte den Patricier Albinus
etc. ».
102
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
Art.
La
38.
3.
tradizione storica sulla morte di Boezio.
Dopo aver esaminate
è giusto dare
le
testimonianze dei contemporanei,
uno sguardo rapido alla opinione
vedere come e quando
formasse
si
la
posteri,
dei
tradizione
che
per
riguarda
espressamente e saluta Boezio qual martire.
Gregorio
di
Tours (538-593)
Papa Giovanni
tirio di
senza molta confusione
si
:
mostra informato del mar-
attribuendosi tra
vanni quella persecuzione contro
il
L. P. non
altro a
Papa Gio-
che ricordano
in termini,
gli
1'
Ariani che fu opera
di
Giu-
stino e tacendosi completamente della missione pontificia a Co-
stantinopoli.
mentati
Ma Simmaco
e Boezio
non sono
in nessun
modo ram-
.
Più significante ancora
GregorioM. (540-601).
2 dei suoi Dialoghi unicamente per narrare due miracoli occorsigli nel viaggio, a Costantinopoli uno, e r altro nell' ingresso suo in città. Nel L. IV
e. XXX narra dell' annuncio della morte di Teoderico dato miracolosamente da un solitario dell' isola di Lipari al padre del
suocero di Giuliano (morto sette anni prima che Gregorio conè l'attitudine di
Questi parla di Papa Giovanni al L.
segnasse allo scritto
il
Ili e.
racconto avuto
da
lui)
con queste pa-
Etiam mortitus est: nam hesterno die ìiora nona inter
Ioannem Papam et Symmachuyn patricium discinctus atque discalceatus et vinctis manihus deductus, in hanc vicina,m Vulcani
ollani iactatus est. Quod UH audientes
sollicite conscripserunt
role
:
<
,
diem atque in Italiam reversi, eo die Theodoricum regem invenerunt fuisse mortuum, quo eius exitus atque supplicium Dei
famulo fuerat ostensurn. Et quia Ioannem papam affligendo in
custodia occidity Symmachum quoque patricium ferro trucidavit,
ab illis iuste et in ignem missus apparuit quos in ìiac vita Ì7iiuste iudicavit ».
Una
ragione di simmetria è troppo
poco
per
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
credere che Boezio sia stato soppresso (Inter
machum):
tanto
religioso,
me
Gregorio a
Sym-
non menziona punto Boezio tra
L' ignorava, o concependo la persecuzione sot-
le vittime di questa.
un aspetto
et
che poi l'A. viene a parlare per conto suo
piti
della persecuzione teodericiana e
to
Ioannem
103
pare
non credette Boezio
in questa
compreso?
abbiam
riferisca al racconto del L. P.: ora
si
visto già che parte affatto secondaria tocchi in questo a Boezio
e com' egli vi stia fuori di quel posto che secondo verità crono-
logicamente
compete.
gli
39. Con Gregorio M.
connette un
si
monumento
di cui è
pur
necessario dir qui una parola, perchè la fantasia del Biraghi ne
ha tratto per
martirio di Boezio e l'autenticità d'uno tra
il
opuscoli teologici
senza
mento che vedo accolto
A. Graf^
Nel notissimo dittico
II,
1755 tav. 8
voi.
3 p. 14) e
dypt. voi.
1794
ed.
di
nel
ma
margine
il
Biraghi
nel
del libro
le
mani
^
(Thes. vet.
credette leggere a stento
volume che sta
al piede
al piede de-
ANICI SEVE
RINI BOETII ve
EX CONSUL PATRIO
L U M E N
V V
DEFENSION SUE
ms MENEA
« E(/o,
locis
Prof.
ma
a sinistra
stro del console sedtito
M
MAL11 ANIC1
TORQUAT SEVER
.
CONTRA
liibito
edito dal Gori
dal
leggere:
che tiene fra
IN FID
Monza
persino
suoi
p. 243) e dal Frisi (Mem. di Monza
che dal Gori stesso, per congettura,
fu interpretato di Boezio,
sì,
discussione
i
un argo-
solo che sia certamente spurio!)
(il
scrive però
il
Mommsen, qui
BOETII
OP
CONSOLATION
V. C.
(I>HEIAIOSOPHI
E
BASILEIV
in re praesenti exeniplo
INI
l'idi
Biraghiano ^
ipse
diptychum ad-
testar
lineolas
illis
exaratas tales esse qaalibas caiusvis aetatis pictores scul-
ptoresque utantar ad scriptarae speciem repraesentandam, vere
nuUatn
ibi litteram
Op.
cil.
Voi.
Op.
cit.
p. 36.
I
p.
cernia
342.
nedum cocabulam ullum ,
id
quod
104
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
duo qaae adieci specimina satis declarabunt. Diptychon aiitem
cum optime conservatum sit, ut ociili non ìiehetes singulos dactits certissime ibi deprehendantj, haec qui protulit addens legIl
GESI, UN po' A STENTO, PUR LEGGESI, non falUtuT sed falUt ^
.
quale giudizio è forse troppo severo per quel che riguarda per-
sonalmente
quanto
oggettività
all'
me
autorità ^
ma
ma
Biraghi, anima ingenua incapace di mentire,
il
capacissima di esaltarsi sino a vedere quello che non esiste
cosa è
della
Per tacere
esatto.
confermava a voce
lo
compianto
il
:
d' altre
Comm.
Giov.
Battista de Rossi.
40. Al sec. VII abbiamo
il
Ven. Beda. Di
lui
il
Biraghi
^
cita
un Commentarius in libram Boetii de Trinitate. Sciaguratamente esso è spurio: « redolet, scrive l'Oudin ^, recentem scìiolasticae palestrae methodum ; unde longe distai ab ipsis Bedae
temporibus. Iure igitur ab omnibus inter spuria ad scholasticam
balbutiem proìicitur
».
Nelle Chronica maiora
di
"*
leggiamo sotto
Giovanni a Costantinopoli e poi
511.
eum cum
Qui
«
dum
rediens
1'
a.
510
1'
andata
:
Bavennam
venissety Theodoricus
comitìbus carceris adflictione peremit, invidia ductus,
quia cathoHcae
p)ietatis
defensor lustinus
eum
honorifice susce-
pisset ».
512.
Quo anno,
«
i.
e.
cons. Probi iunioris, et
Sgnima-
chum patricium Bavennae occiderat^ et ipse anno seguente
dem subita morte periit , succedente in regnum Athalarico
pote eius
ibi-
ne-
».
manca il ricordo di Boezio come
mancanza è tanto piìi notevole osservano
concordemente il Graf ^ e l'Hildebrand ^, che 1' A. si mostra in« Quinta Kalendas luformato del martirio di Papa Giovanni
nii. Natale Sancti Ioannis Papae, quo tempore Theodoricus rex
Anche
nel Martirologio
santo martire
e la
;
,
:
'
mare
Mgr. Riboldi
nihil in ipsis
«
cum
dare
dyplicha moedicenlia attente speclavimus, non dubitamus
el securc inscriptum
praestiti servo Dei Sev. Boet.
St. d' Italia
t.
Roma
»
Tip. Guerra e Mirri 1883 p. 81), Maiocchi in Balan
68-9.
Op.
*
M. P. L. XG, 96.
Mon. Gerra. hist. Chron. min.
cil.
p.
*
Op.
cit.
p. 333.
*
Op.
cit.
p. 46.
aftìr-
(Papien. Gonfimi, cultus ab irara.
I.
*
*
legi
ed.
Mommsen
III p.
307.
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
duos senatores praeclaros
occidit »
consules Sijmmachiim et Boetium
et
^
41. Nel sec. Vili
Biraghi cita, qual testimone del martirio
il
Ma
Paolo Diacono.
di Boezio,
nel L. VII aggiunto alle istorie di
Eutropio egli scrive semplicemente
Boetium seniorem
trucidavit
»
dove
:
cotistdem ac patritiam,
ex considem catholicos viros gladio
et
martirio
il
Tlieodoricus rex rabie suae
«
:
Symmacliam ex
ìniquUatis stiniulatuSy
et
105
può riguardare solo come indi-
si
rettamente insinuato nelle parole catholicos viros.
Al
sec.
IX Agnello ravennate (che scriveva circa 1' 840)
« Simmachus et Boee. 39
Theodorico iahente, carne propinqui civesque Eo-
non accenna ancora del martirio,
tiiis patriciij,
cum
tnani
:
securibus capitibus amputati sunt
La prima chiara
ed esplicita
Adone
trova nel martirologio di
:
> ^.
affermazione
martirio
del
Quo tempore
«
si
morte
(della
di Papa Giovanni) Symmachum atque Boetium consulares viros
prò catholica pietate idem Theodoricus occidit ».
Allo stesso tempo circa andrebbe riferito anche
Rabano Mauro
Crux
\
'
di
mari, di
Il
n.
Beda a noi
summo stemmate natum
dum tibi Gothe placet.
Floro (M. P. L. 94, 928-9).
1)
t
è giunto nel ralTazzona mento di Floro suddiacono lionese
circa). L' editio Colon,
ma, dice uno
non
di
loro,
satis cerlis
manca. Noto poi che
al
il
P.
E
la ed. Boll.
«
me
da
I
citala rappresenta
De Smedt
»
.
Nelle loro ediz.
giorno 23 Ottobre (in cui ora
ha
«
testo di
Iraclandam
ricordo di
Simmaco
Beda
p.
138
e Boezio
celebra la festa di S. Severino Boezio)
Coloniae Sancti Severini archiepiscopi et confesso-
Severini colon. Archiep.
Agnellus presbyter Ravennas
si
il
il
critice
(Introd. in Hisl. ecclcs.
argumentis nixi
S.
appunto questo raffazzonamento
BoUandisti hanno cercato di ripristinare
lo stesso martirologio edit. Colon,
ris ».
elogio di
Christi sequitur de
Exilium meruit
(anno 830
1'
:
»
librum pontificalem ecclesiae RaAdhibuit Agnellus passim chronica haec ipsa indeve excerpta... ea supra (p. 257)
diximus ab eo tribui Maximiano episcopo Ravennati, sed esse in excerptis Agnellianis
etiam res post eius mortem (556-7) geslas » Mommseu Ghron. min. I, 27, 3. Il curioso si è
*
«
840
e. a.
scripsit
vennatis....
.
ohe egli ritiene sepolti a Ravenna insieme con Giovanni Papa, benché in un'arca distinta, i
due patrizi. Infatti dopo aver detto (subito dopo le già citate parole) che « lohannes papa
Romanus
nam
cum
post legationem de oriente
Ecclesie episcopo Ravennae iussu regis Raven-
ductus, ab Theodorico coactus est et tamdiu detentus est,
carcere
publico in arca
marmorea
quamdiu mortuus
et infra
est», soggiunge:
«et supradicti palricii in
alia arca sepulti sunt, quae permanet usque in praesentem diem»; notizia che ha la sua
verosimiglianza per Simmaco giustiziato, secondo l'anonimo Valesiano, a Ravenna, ma
inverosimile per Boezio, a
meno
a Ravenna sotto Amalasunta
(p.
di
sepultiis
pensare col Pfeilschifler ad un trasporto delle ceneri
182).
14
106
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
A( Christo placuit cum non Ubi Gothe piacerei
Et meniit vitmn perpetiiamque sophus.
Instruit in terris
virtute latina
In coelum sequitiir crux ina
Ma
se fosse certamente suo.
Diimmler (Poetae
Hymni
gli
mio
«
:
di
Rabano
258)
lo
mette tra
II p.
t.
Ma
universale.
carmina tribuenda
Quibiis poetis haec
me
de re, penes exìstimatores
42.
nuova edizione
il
incertae originis e dice a proposito di essi nel proe-
159
p.
nella
latini aevi Carolini
ancora al
peritiores iudicium està
IX
sec.
e
X
la idea del martirio
Peiper ha premesse alla sua edizione
Il
sint , ea
y>.
non era
critica
sei
vite di Boezio, delle quali « nulla superior esse potest carolina
aetate
di
» (p.
XXX).
ma
Boezio,
quantunque
Tutte, eccetto la quarta, accennano alla morte
nessuna assegna causa
religiosa,
bensì politica,
anche alla persecuzione teodericiana
la sesta accenni
contro papa Giovanni. Nel suo elogio Gerberto, poi papa Silvestro II
(999-1003), sembra consideri Boezio piuttosto come martire della
libertà,
che della religione, giacché
morte
del v.
^
mi pare criticamente
cristiana
Non
Boezio
^
l'
interpretare
7 esclusivamente nel senso
Ciel
in
elogio
oro
d'
per
fosse
la
tomba eretta
,
Luitprando in occasione della traslazione delle ossa
stino dalla Sardegna in Italia, e che
ritoccata ai tempi
rata
al
sec.
XII
Ottone
di
monumenta
statuit
laboris?).
in
e
quel
la fede
insostenibile.
che questo
è probabile
in S. Pietro
praeclara
il
morte per
di
nulla
ci
tomba
di
pare
da
di S.
,
Ago-
vieta di credere
(Aeternumque
Silvestro II
e
,
tui
Certo la basilica intiera fu restaurestauro
la
tomba dovette essere
compresa.
43. Allora forse alla tomba fu apposto l'elogio:
sarcofago iacet ecce Boethius arto
Ticinese che scriveva nel 1330
trucidatus occubuit,
qui
ptis,
il
dicunt
'
Una
'
Tertius Olho sua
'
Tic.
sic
sicttt
:
Rerum
ital.
rammentata
te iudicat
^,
parole che fanno
in Riv. bibliogr. ital. p.
aula, fa pensare ad
scriptores XI, 13.
La forma
in cui
l'
un busto
nuncup.
ed. Basii.
MDLXX
fol.
a,
b).
t
cre-
314 anno
I.
o statua.
elogio è riferito dall' An.
Peiper la ritiene come genuina a preferenza di quella offerta da
(in epist.
Hoc in
Anonimo
«
dall'
urbe ipsa Boetius
« et in ìiac
:
in s... etc.
tale ialerpretazione trovo
Murat.
riferito
patet in versibus in eius tumulo scrì-
Hoc
dignum
etc. »
Martianus Rota
Ecce Boethus adesl in coelo magnus,
IL CRISTIANESIMO DI
V An.
dere
Tic. abbia letti
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
lui
questi
versi
107
tumulo
sul
e se
:
tutto ci porta a credere che l'epitaffio dati dall'ul-
ciò è vero,
timo restauro
(sec. XII),
ed è perfettamente arbitrario riferirlo
VII.
al sec.
Nel
XIII
sec.
nell'
Inventario delle reliquie dei Santi della
Rodoaldo Vescovo, 1236, leggiamo
In Ecclesia ... S. Petri in coelo aureo ... iacet corpus S. Auiacet corpus S. Severini i. e.
g usimi ; item
Boetii philocittà di Pavia, compilato da
:
^
sophi.
Al
XVI
sec.
un nuovo
fu
epitaffio
composto dal pavese Baldassarre Sacconi
et latta lingua etc. che il P. Be-
Maeoìiia
:
(Lychnus chronol.
retta
iurid. etc.
Pavia 1700
p. 57) lesse sulla
tomba.
L'il Maggio 1782 (Atto rog. notaio G. B. Lucca cancell.
tomba di Boezio venne aperta e ristorata insieme alle
vescovile) la
ossa vennero raccolte in cassettina di legno nero
iscrizioni
:
ornata
argento ed esposte alla pubblica Venerazione, prima in
S.
d'
le
Pietro in Ciel d'oro, quindi (1799) nella Cattedrale ove
trovano
43.
Da
questo studio io non traggo nessuna conclusione né
prò né contro
Ho
posta.
si
^.
il
martirio di Boezio, perchè ninna
me
ne sono pro-
voluto solo serenamente interrogare le fonti ed esporre
dolente solo di non aver potuto far piìi e
mio lavoro ha per tema la quistione boedirò che a risolverla non si può trarre gran partito dalla
lo stato dì
ciascuna
meglio. Siccome
ziana,
,
il
martirio
tradizione intorno al
,
appunto perchè tale tradizione
non presenta, a un punto
di
quella solidità che sarebbe
necessaria
vista
puramente
critico-storico,
per adoperarla
gomento convincente contro chi non crede
al
come
ar-
Cristianesimo di
Boezio.
et
omni perspectus mando
n.
1381 saec. XIII.
Queli't.
'
e.,
specie se
etc.
si
»
e dell'amplificazione che ce ne offre
liber
sospello
di
una confusione
Severino e Severino Boezio.
*
Debbo parecchie
Trecensis
mette insieme col fallo analogo segnalalo a proposito del
martirologio del Beda, potrebbe far nascere qualche
S.
il
di queste notizie al dolio e cortese Prof. Majocchi.
tra
un
108
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
CAPO
LA TRAMA
44. Per quanto
irecciato com' è
ammetta una
date
philosophiae consolationis
DEIj
libro della Consolazione della P'ilosofìa, in-
di poesie
e
passabilmente rettoriche,
prose
di
certa libertà di orditura, non è tuttavia possibile,
dialettiche
abitudini
le
il
III.
dell'
che
A.,
sia stato concepito
Ed
senza un armonico e quasi simmetrico disegno.
ciarlo è cosa che importa moltissimo
profonda ed esatta del
noi vi
bene
ma
libro,
disegno dell' opera, dipende
il
piuta in sé medesima o, come
solo
rintrac-
il
conoscenza
alla
eziandio delle quistioni che per
riannodano. Così, a tacer
si
non
d' altro, solo dal
il
decidere
Berti
il
s'
s'
determinar
ella
ingegna
sia
com-
provare,
di
monca. Eppure eh' io sappia, ninno s' è mai addentrato in questo
I più dei commentatori e scrittori vecchi e nuovi si con-
esame.
tentano di esporre in compendii più o
nuto
ma
di ciascun libro,
meno
succinti
senza ricercare punto se vi
il
conte-
sia, oltre
una partizione ideale e nello
Tra i vecchi
nuovi 1' Hildebrand accennano con poche frasi
un copioso ma inorganico riasciascun libro
quella tutta materiale dei libri
,
,
svolgimento di ciascuna parte quale nesso logico.
il
Berti,
tra
r argomento
i
di
sunto ne offrono
costato ad
Ph. C.
,
:
il
Gervaise e
un vero studio
è Pietro Cally,
sul
disegno
pleMtar
artificiali.
Giacché
afjlictioneni Boetii,
tertia contraria,
quae
Uliiis
le
solo che siasi ace
speciale del
al concetto stesso
operis,
totiiis
tre parti
«
ma
con divisioni
quarum prima com-
secunda consolationem philosopjhiaey
consolationis vini ìninuere videntur,
argumenta ciim responsionihus
ramente
Il
generale
autore della edizione ùi ìtsitm delpìiini.
Alla quale ha premessa un' idea
un poco
Stewart.
lo
»,
non corrispondono certo
che Boezio
si
intie-
formava dell'opera sua.
A me
pare infatti che non si debba sezionar noi 1' opera secondo
un concetto logico nostro, ma ricercare come all' autore medesimo si presentò distribuita nelle parti e procedente in ciascuna.
45. Mentre l'afflitto Boezio si consola con le Muse (I e. 1) gli
appare la Filosofia
(p. 1)
simbolicamente rappresentata, che, cac-
IL
ciate le
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
Muse
e deplorato l'abbattimento di Boezio (e. 2) gli si
dà a conoscere
(p. 2,
e.
ed a lui, meravigliato di vedersela
3),
accanto in quel luogo, spiega
per
lui,
come
il
motivo
della persecuzione che
stantemente sostenuta
nimo
(e. 4), la Filosofia
i
cosi della propria pietà
suoi
Dopo una
(p. 3).
invita
mali perchè ella possa curarli
cultori
hanno
suo alunno a scoprirgli
il
(p. 4). Il discorso
maggior problema intellettuale
co-
lode della fortezza d'a-
Boezio è dalla Filosofia stessa, dopo un carme
il
109
che allora
(e. 5)
i
suoi
(ib.) fa
che propone
e sentimentale del libro
Ph.
C,
mondo morale, tanto più grave per la contraddizione in cui è coir ordine del mondo fisico, alla p. 5 riassunto
così: « (le tuis in coiwniune honum meritis vera quidem sed prò
multitudine gestoruni panca dixisti. De obiectorum Ubi vel honestate vel falsitate cunctis nota memorasti. De sceleribus fratidibusqiie delatorum recte tu quidem strictini attingendum putasti, quod ea nieliuSj uberiusque recognoscentis omnia vulgi ore
cioè
il
disordine del
celebrentur. Increpuisti etiam vehementer iniusti
tus.
De
damna
nionis
factum Sena-
nostra etiam criminatione doluistì, laesae quoque opi-
Dostremus adversus fortunam dolor innon aequa meritis praeynia pensari.
saevieììiis
uti quae coelum terras quoque
ftevisti.
canduit, conquestusque es
In extremo
pax
regeret,
Musa e
,
vota posuisti
>
.
46. Dopo di che la Filosofia così traccia il metodo della cura:
Sed quoniam plurimus tihi affectuum tumultus incuhuitj, diversimique te dolor, ira^ maeror distrahunt, uti mene mentis es^
nondum te validiora remedia contingunt. Ttaque lenioribus pauLisPER utemur, ut quae in tumorem perturbationibus influentibus induruerunt^ ad acrioris vim ìiiedicaminis recìpiendam,
tactu blandiore mollescant y>. Questo metodo progressivo costituisce già di per sé una prima divisione dell'opera, divisione
«
però
il
cui concetto è precisato alla fine della p. 6, cioè del libro
primo. Quivi la Filosofia, dopo aver riconosciuto che Boezio am-
mette la Divina Provvidenza, traccia così
in cui
«
,
malgrado quella fede
Quare p)lenissime
,
i
vel aegritudinis tuae
reconciliandae sospitatis inveni. a)
et exulem te et
quoniam vero quis
confunderis
ìuisti; P)
le
cause dell'afflizione
recenti fatti
Nam
l'
hanno gettato
vel aditum
:
rationem,
quoniam
tui oblivione
expoliatum propriis bonis esse dosit
rerum
finis ignoras,
nequam
HO
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
homineSj atque nefarìos potenteis, felicesque arhitraris. y) Quoniam vero quibus gubernaculis mundus regatur, ohlitus es, lias
vices existimas sine rectore fiidtare ».•
forlimarum
primo
questo
L' analisi dei libri seguenti, a cui
introduzione, chiarirà che in queste tre proposizioni
il
concetto e la partizione fondamentale di tutta
47.
Il
1'
si
serve
di
racchiude
opera.
libro II infatti è tutto inteso a dimostrare che Boezio
non che lagnarsi della fortuna, come
per
fa,
ultime sue
le
vicende, se ne deve chiamare contento. Essa dapprima non
accusare per
tali
vicende come volubile
che anzi
j,
nula, cangiando, coerente alla sua volubile natura
né come ingiusta, perchè agli
che loro di proprio e pien
appartenga
diritto
può
mante-
(p. 1, e. 1);
toglie
mai cosa
(p. 2).
In parti-
non
sfortunati
è
si
tristi
si
colare poi Boezio dei beni di fortuna fu altra volta largamente
provvisto (p. 3) ed anche oggi, almeno relativamente, ne rimane
ricco (p. 4).
Fin qui
rettorica,
bandona
la Filosofìa si è aiutata « colle dolci persuasioni della
la quale procede per diritto sentiero, allorché
le filosofiche dottrine »
Boezio ha somministrato
Ma
48.
mano
puto
(II p. 5).
siderarsi
i
E
s'
all'
;
qualcosa di soave e di gradito
fin
« i^aullo
non ab-
infermo e fiacco
»
(ib.).
qui proficui, ora pon
utendum
validioribus
accinge infatti a mostrare che
i
beni da
beni di fortuna, non danno diritto a Boezio di con-
come sfortunato
,
la semplice apparenza,
nome
le
«
farmachi adoperati
i
ad altri alquanto più forti
»
lui perduti,
ma
vedendo
(II. p. 1)
(p. 5-7).
perchè
anzi
il
beni non hanno la realtà,
di
puro
e perciò stesso
Lo prova successivamente per
dignità e la potenza (p. 6).
Men
le
mentito
ricchezze (p.5),
fallace sembrerebbe la gloria
meritamente per pubblici servizi conquistata
ma questa gloria
che è mai ? quando si pensi alla piccolezza dello spazio a cui
si estende è del tempo per cui dura ? (p. 7).
Rettoricamente
;
conclude poi la Filosofia, che non vuole né essere né parere irreconciliabile
quando
nemica della fortuna
:
e'
è
un caso
in cui essa giova,
è avversa, perchè allora si scopre e scoprendosi dissipa
ogni illusione, allora riconduce al bene, allora svela
i
veri amici.
Boezio adunque più che sfortunato è e deve reputarsi fortunato.
Per tutto intiero questo libro il filosofo dalla sua maestra fu richiamato a conoscenza o meglio riconoscimento di sé medesimo e
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
sua vera condizione, affine di mostrargli
(iella
insussistenza
la
dei suoi lamenti pei beni di che si trova spogliato
parte della divisione generale
exidem
derìs et
(I p. 6).
Il
te
Quornam
«
:
prima
è la
:
tui oblivione conftin-
expoliatum propriis honis
et
111
doluisti >
esse
discorso è gradualmente innalzato da
una forma
torica (p. 1-4) ad
una forma retriguardata come rimedio
dialettica^
più vigororo e robusto.
49. Al principio del L. Ili è messo in rilievo
tico di tutto
il
Boezio
libro precedente.
da resistere quindi innanzi
non rabbrividisce
« al
piìi
pensiero di
risultato pra-
il
sente « forte abbastanza
fortuna
della
colpi
ai
si
»
:
non solo
acerbi rimedii di
quegli
ha parlato, ma istantemente li chiede ». Il dioramai in modo definitivo a rimedii tali che
quìdem ynordeant , interiiis autem recepta didce-
cui la Filosofia
scorso
«
si
eleva
degustata
scant
«
quis
sit
lo
svolgimento della seconda parte del
rerum
finis ».
Boezio muove da questa
omnis mortalium cura... diverso quidem calle
sed ad unwìi tamen heatitudinis finem nititur pervenire ».
osservazione che
procedit,
comincia
e
(p. 1),
y>
tema generale
«
Ciò posto, comincia la Filosofìa dal definire
« liqiiet igitur esse
\s.
felicità in
gregatione perfectum
»
Ma
(p. 2).
uomini in concreto muovono per
astratto:
omnium
heatitudinem statuni honorum
con-
a questa astratta felicità gli
vie diverse che la Filosofia
enu-
mera approssimativamente così ricchezzej, onori, potenza j gloria,
piacere; nel che un lato di vero non manca, perchè e' è del bene
:
in ciascuna di queste cose,
ma
nessuna di esse
valent efficere
« id
quod promittunt et honis plurimis careni » (p. 3). La Filosofia
prova ciò lungamente e distintamente per ciascuno degli enumerati beni (p. 3-7). E bastasse l'essere queste « ad heatitudiad
nem viae deviae », incapaci di condurre chicchessia « eo
—
quod
perducturas esse promittunt
se
»
;
ma
sono
«
implicitae
mahaec
lis » che la Filosofia brevemente descrive per concludere
quae nec p)raestare quae pollicentur hona possimi, nec omnium
«
:
honorum congregatione pjerfecta sunt, ea nec ad heatitudinem
quasi quidam calles ferunt, nec heatos ipsa pjerftciunt » (p. 8).
Confutati
lire il
le
i
falsi concetti concreti della felicità,
vero (p. 9);
ma
cause per cui ninna delle enumerate cose
felicità.
s'
ha da
stabi-
la Filosofia a questo si fa strada studiando
Gli è che gli uomini separano quello
basta
che
alla
umana
sarebbe
per
IL CRISTIANESIMO DI
112
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
medesimo unito. Donde consegue che vera felicità sia quella
che « sufficientem, potentem, reverendum, celehrem ^ laetumque
SO
perfìcìat
(hominem)
»
(ih).
Anzi, poiché tutte queste cose, ric-
chezza, potenza etc. che noi distinguiamo, non ne fanno in realtà
che una sola
haìic esse
quae
«
unum
horum... veraciter praestare potest,
plenam beatitudinem
sine amhiguitate cognosco
Definita la vera felicità, rimane a vedere dove essa
mundum
ratione guòenias
etc.
»
» (ib).
trovi.
La
«
qui
strada invocando Dio col celebre carme
Filosofia vi si fa
perpetua
si
:
(e. 9).
50. C'è un bene sommo, dacché c'è un bene o meglio ci sono
dei beni imperfetti. Ora questo bene non é altri che Dio. Dun-
que
verani beatitudinem in
«
E
(p. 10).
non
ricevuto dal di fuori,
La
felicità.
Dio
esiste in
summo Deo
la felicità
quale identità tra la
ma,
:
messe, è bene
Dio e la
sommo
Non
questo corollario,
ma
senza,
per partecipazione
non partecipando
s'
che ogni uomo
bene
alla
,
sommo
Dal che
la
non
quale
,
Iddio.
amDunque
trae
la Filosofia
Dio non per es-
felice è Dio,
giacché
;
felicità
possono dare due beni
si
date e universalmente
la felicità ed è
sono una cosa sola.
felicità
Dio è riconfermata
felicità e
forza di definizioni
in
eh' Egli abbia
piuttosto Egli é essenzialmente la stessa
sì
con questo specioso ragionamento.
sommi
sitani esse necesse est »
come cosa
diviene
si
per
le
se
felici
cose stabilite,
con Dio.
identifica
Continuando
al corollario, la Filosofia agita
il
problema:
^cum
utrumne haec omnia unum
quadam partium varietate coniungant,
multa beatitudo continere videatur,
veluti corpus beatitudinis
an sit eorum aliquid qiiod beatitudinis substantiam compleatj,
ad hoc vero caetera referantur » provando falsa la prima e vera
;
la seconda parte del
sere felici è
cità e
il
dilemma. Ciò che
bene,
il
s'
es-
identifica con la feli-
con Dio.
S' identifica inoltre
idem
tutti desiderano per
bene che perciò
esse
unum
atque
il
bene
bonum
con la unità :
«
oportet
igitur
E
poiché
simili ratione concedas »
.
tutte le cose desiderano la unità (desiderando la loro esistenza,
di cui la unità è condizione indispensabile),
siderano
il
bene e questo può definirsi
Arrivato qui l'A. stesso
il
secondo dei punti che
ci
si
richiama a
« ciò
ne consegue che deche tutti bramano
riflettere essere
era proposto.
A
».
omai svolto
Boezio dalla Filosofia
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
era stata rimproverata
«
quis
rerum
Dopo
sit
è guarita.
runtu/r,
et
quid
est
mum
»
imo
(I p. 6).
tutte
di
cose
le
« vel
ad nìhilum cuncta
refe-
vehit vertice destituta sine rectore fliiitabimt, aut
ad quod universa festinent
honorum
fine
Ora, questa ignoranza
dimostrazioni, che abbiamo esposte, della Fi-
le
Boezio (p. 11) conclude:
losofia,
si
ignoranza del
la
ignoras
finis
113
».
,
omnium
id erit
sicm-
Alle quali parole di Boezio la Filosofia risponde
rallegrandosi che egli abbia colta nel suo punto centrale la verità,
quella stessa eh' egli dianzi diceva di ignorare, cioè
esset
rerum omnium
a quella eh'
io
finis »
formola
:
piìi
«
quis
chiara, per richiamarsi
ho considerata e considero come partizione fonda-
mentale, non saprei ritrovare.
51.
Ed
ora, dopo aver richiamata la teoria platonica della
reminiscenza, la Filosofia svolge
ultima parte
1'
«
:
Si su^oeriora
concessa respicias, ne illud quidem longius aherit quin recorderis,
quod
.te
dudum
nescire
MUNDUS regatur
6
p.
:
oblitus
È
«
confessus
gubernaculis
quibus
es
che richiamano di nuovo la formola del L.
»;
I
quoniam vero quibus gubernaculis mundus regatur
has fortunaruìn vices existimas sine rectore fluitare
eSj,
Dio che governa tutte
governa con
la
bontà
;
le cose
la quale
,
e le
governa
essendo
il
per sé e
di
».
le
naturai desiderio di
ogni cosa, ne consegue che nulla vi sia che, restando fedele alla
sua natura, contraddica a Dio. Dio quindi tutte
con forza e soavità
lagnando,
è,
in
il
,
se
le
cose governa
male, quel male di cui Boezio
buona sostanza, un
rebbe qualche cosa
Con un
;
Dio
bel nulla.
che può tutto
,
,
Come
non
lo
viene
si
infatti sa-
può fare
?
riepilogo di ciò che fu discorso nella seconda parte del
L. Ili (p. 9-12) intorno alla natura ed alla sede della felicità
vera e ai mezzi del divino governo, il libro si conclude, e l'opera potrebbe quasi parer compiuta, a
meno che non
se ne
sia
falsamente in quel trinomio del L.
52.
che
il
Ma
I p. 6 riposta la trama.
appunto un esame attento di quel trinomio dimostra
tema generale
dell'
aveva osservato che per
reputava
<
opera non era esaurito.
la sua
nequam homines
ignoranza
La
Filosofia
del fine delle cose
Boezio
atqiie nefarios potenteis felicesque ».
Ora snebbiata quella ignoranza, bisognava
alla luce della verità
combattere anche questo errore, ed a ciò è consecrata una parte
del L. IV. L'A. vi si introduce prendendo occasione da ciò che la
15
114
IL CRISTIANESIMO DI
Filosofìa
ha discorso
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
governo di Dio. Gli è
mondo, che l'A. si cruccia
e concluso intorno al
appunto perchè un Dio buono governa
il
pensando alla prepotenza dei malvagi sovente impunita e
mentre
i
buoni, deboli, nò ricevono
premio delle loro
il
felice,
virtìi,
a casaccio tutto questo non farebbe
un mondo che andasse
meraviglia, ma in un mondo
governato da un Dio che sa tutto
può tutto
né la
cui sarebbero degni. In
felicità di
vamente
il
bene...
La
,
e vuole
,
esclusi-
dapprima quelle affermafondamento allo scandalo
Filosofia combatte
zioni di fatto che servono di base
e
che Boezio prova ed esprime. Sono
cattivi che debbono dirsi ve-
i
non raggiungono quel bene a cui naturalmente aspirano, o certo non lo raggiungono per la via e coi
ramente
deboli, perchè
mezzi naturali, sviandoli
sono deboli
che
,
si
la
ignoranza o
può dire non sieno
quanto cattivi, xm^-hel nulla: e
si
ma
dice forza, potenza,
la loro, nel
è in realtà
mentre, per la ragion dei contrarli,
debbono riguardare come
le
passioni.
E
tanto
o certo non sieno, in
,
fare
il
male, pare e
una deplorabile debolezza
i
buoni essi ed essi
forti e potenti
;
si
buoni in forza
I
(p. 2).
soli
hanno un premio che mai non falla,
un tormento che mai non li abbandona (p.
della loro stessa bontà
e
cattivi nei loro vizi
3).
È
vero che
ma
è
i
cattivi è concesso di infierire a rovina dei buoni,
ai
questa pei
malvagi una
infelicità
nuova
peggiore
e
quella onde sembrano vittime coloro che patiscono da essi
dì
vio-
lenza ed ingiuria.
53.
Con
e debolezza,
tutto questo discorso sui buoni e cattivi, la loro forza
ricompeìise e castighi
felicità
j,
ed
(asso-
infelicità
luta e relativa) potrebbe sembrar compiuta la giustificazione della
Provvidenza divina, per eliminazione dei
dubbi boeziani a riguardo di essa
tata se
a lìHori soddisfa
,
a iwsteriori non
giacché è un fatto che, talora almeno,
veri ed oscuri
mangono
mentre
,
in patria,
e
i
malvagi ricchi
ninno sano
r
solo per
una considerazione
essere ricchi e
bene agli altri
e
potenti
in
impedire
di
i
completa
appare
;
buoni sono esuli, po-
i
,
onorati
potenti ri-
e
mente preferisce
egoistica,
patria
di
onde mossero
1'
esigilo,
rimanere sul suolo natio.
la povertà alla ricchezza ed al
non
fatti
senonchè la eliminazione ten-
;
ma
possono
molto male
i
E
ciò
anche perchè colbuoni
(p. 5).
11
fiire
assai
problema
della Provvidenza rimane di tal guisa nella sua crudezza, e bi-
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
sogna, per risolverlo alla mente angustiata dell'
uomo
1
1
5
tentare
,
altra via.
E
54.
ciò che ora fa la Filosofia nell'ultima parte dell'opera
IV
(resto del L.
e tutto
L. V) che
il
si
può riguardare come ulte-
mundus
riore illustrazione del qiiibus giibernaculis
modo che
regatur^ a quel
prima parte del L. IV fu illustrazione piena del
secondo punto
qins sit renim finis.
anche tutti insieme i
due ultimi libri si possono riguardare come un tentativo di giula
:
Provvidenza da quell' accusa che
stificazione della
tanea sulle labbra
d'
Dio lascia trionfare
fin
qui
i
malvagi e calpestare
come
cercò,
si
un innocente oppresso
dissi,
d'
attenuare
il
spon-
è così
:
perchè mai e come
i
giusti
Ma
'ì
mentre
fatto scandalizzante,
qui Boezio assorge ad uno studio della Provvidenza in sé mede-
sima! Assistiamo qui ad un notevole cangiamento di visuale e di
La
intonazione.
blema
infatti
comprende
Fato,
treccio del
problema
Filosofia accenna alia complessità del
verso di cui Boezio con la sua curiosità lo sospinge.
« la
Un
tal pro-
semplicità della Provvidenza, Vin-
casi fortuiti., la cognizione e predestinazione
i
umana
divina, la libertà
facile
a scorgersi. Così
mane
è tracciato e noi lo
il
»
tutte cose d' un' importanza
(p. 6),
programma minuto
vediamo svolto
della parte che ri-
in tutta la sua ampiezza.
55. Comincia la Filosofia dal distinguere con mirabile chia-
rezza tra Provvidenza e Fato.
Fato:
il
Fato
ma
ordine però,
La Provvidenza
la esecuzione dell'ordine di
è l'ordine ideale del
Provvidenza, non d'ogni
dell'ordine imposto da Dio alle creature prive di
li-
bertà. Quella perciò è eterna, questo temporaneo; quella semplice,
questo
complesso
1'
;
una immobile
tutte le cose nel suo ordine
1'
,
abbraccia
altro
e
mutevole
comprende
,
;
quella
questo
le
sole soggette a necessità di natura.
nuova giustificazione della
nuova davvero, perchè, mentre prima la Fiaffannava a provare, senza un gran successo, la felicità,
Di qui
la Filosofia si fa strada a
Provvidenza
losofia si
la grandezza,
di Dio,
la potenza dei buoni,
la infelicità e la miseria dei
malvagi, qui (ammessa la realtà vera delle cose)
dimandare
se sieno poi
mini giudichiamo
lo.
sembrano
tali,
si fa
piuttosto a
davvero buoni quelli che noi poveri uoo certo se lo sieno intimamente quei che
al di fuori.
E
prosegue di
tal
metro con delle con-
siderazioni basate tutte o quasi sulla imperscrutabilità
-dei
divini
116
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
consigli, in forza della quale accade che ne
e
sfuggano molti perchè
molti scopi delle divine disposizioni. Dio sa volgere, Egli solo,
in bene anche
male
il
dobbiamo credere
e noi
,
anche quando
,
non paia, alla bontà delle sue disposizioni ^ Alla luce
Provvidenza che involge tutto in un' atmosfera
questa
di
di bene,
che ogni
prospera od avversa fa servire a ricompensa od a prova
sorte
emendazione dei malvagi, ninna for-
dei buoni, a castigo o ad
tuna può apparire cattiva.
Dopo
56.
Fato,
il
caso,
il
quale, data la universalità as-
il
soluta della Provvidenza, non esiste.
Si
mare caso un avvenimento che ha bensì
proporzionate,
ma
libertà,
Ma
(V
fine
misura per
tutti gli
es-
questa libertà sottostà anch' essa alla Provvidenza, con-
che insieme esistano la prescienza
l'
sfugge al Fato, benché non
e con la stessa
come universale. Ora, come mai
cepita
più chia-
p. 1).
figlia della ragione,
sempre in egual modo
seri.
tutt' al
sue cause proprie e
diverse da quelle che alcuno recavasi in mente
operando per qualche
La
può
le
uomo?
«
sario che
di
ciò
Dio e
?
non ripugna
forse
libero arbitrio del-
il
Se Dio prevede tutto e non può ingannarsi, è neces-
avvenga
ciò eh'
Egli prevede dover succedere. Ora dalla
non solo
voleri degli uomini; così il
ma
anche
eternità Dio conobbe
le
i
libero arbitrio si riduce a nulla...
Che
azioni,
i
consigli e
diversamente da quello
se le cose potessero succedere
che
sono prevedute, la prescienza del futuro non sarebbe sicura,
incerta, quasi opinione...
»
(p. 3).
la certezza della cognizione di
Dio o la libertà dei
ma
sacrificare
fatti
umani.
giova manifestamente, a togliere questo cruccioso dilemma,
Né
il
Insomma bisogna
dire che le cose
Dio
le
ipotesi si abbracci
da Dio
non avvengono
prevede perchè avvengono
le
cose
« è
;
,
perchè Dio
le
;
che debbono
accadere
,
o che
ma
accadano perchè
il
libero arbi-
e del resto è assurdo pensare che le cose sieno esse causa
della prescienza di Dio. Senonchè, posta la scienza di Dio
causa delle cose, sembra ancor
'
,
necessario tuttavia o che sieno prevedute
sono prevedute da Dio, e ciò basta per distruggere
trio »
prevede
giacché qualunque delle due
Sola est enim divina
vis, cui
alicuius boni elicit effectuin (p. 6).
pili
come
logicamente fatale quella ne-
mala quoque bona
sint,
cum
eis
competenler utendo,
IL CRISTIANESIMO DI
gazione del libero
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
arbitrio
che è feconda dei
piìi
117
gravi incon-
venienti.
Le prose 4-6 sono destinate a risolvere V arduo pro3 ha fatta sentire tutta la difficoltà. Innanzi
prescienza non porta nessuna necessità essa alle cose
se la prescienza, invero
non fosse le cose a confes-
57.
blema
di cui la pr.
tutto la
future
,
:
sione di tutti, accadrebbero
mente
posto che la prescienza sia
:
,
,
(nelle
ragionevoli
ma non
nature)
libera-
T
ìnflaìsca con
es-
sere suo realmente sulle cose, queste liberamente continueranno
ad accadere. Si dirà
la prescienza,
:
cessità alle cose avvenire, è segno
Ma
mente succedere.
scienza,
c'è,
e si
è,
a questo conto, pur prescindendo dalla pre-
perchè un segno
gli avvenimenti
non fa essere quello che significa. Per cui
dimostra che
(gli atti
tale necessità
;
o
ne-
di
stanno per necessaria-
sarebbero necessarii
mostra quello che
vengono
senza essere causa
che
;
v' è necessità in
tutte le cose che av-
umani compresi) e si può parlar di segno d' una
non e' è questa necessità in tutte le cose, ed
non ve ne può essere nessun segno, nessuno, neanche la
Come può essere non accada
divina prescienza. Si dice, è vero
quello che s' è previsto con certa scienza ? Ma noi non si dice
che non accadrà ciò che fu previsto, bensì che non accadrà neallora
:
cessariamente, non accadrà per necessità intima di natura. Quando
avvengono molte cose senza alcuna intima necessità che fatalmente le produca. Ora ciò che, nel mentre
che accade, accade senza necessità, anche prima che accada è
per accadere senza necessità. A quel modo che non crea nesnoi stiamo a guardare,
suna necessità
alle cose presenti
la scienza,
così
ninna alle
li-
beramente future la prescienza.
58. Senonchè
il
dubbio
:
si
aggiunge
:
gli è
appunto qui
il
e sicura prescienza.
;
ma
1'
umano
dell' oggetto,
,
di
questa
intelletto bene spesso si avvolge,
secondo Boezio, nel credere che
la
,
della
ferma a dimostrare
facoltà
(p. 4).
sta,
cognizione risponda alla natura
mentre invece risponde alla condizione del
meglio
le
pare non
se libere in futuro,
possano essere oggetto di scienza. Orbene, la ragione
difficoltà in cui
certa
Se la scienza è sicura, pare non possano
cose essere libere, in futuro
getto
problema,
se delle cose liberamente future si possa dare
conoscitrice
Ed appunto
,
cosa che
1'
sog-
A.
si
perchè vi è come una
118
IL CRISTIANESIMO DI
gerarchia di
facoltà,
tali
va notato che
deve da sé stessa misurare
come ad
es.
senso non
il
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
può contendere
capacità di assorgere agli universali che
umana
trimenti la ragione
superano,
la
all' intelletto
manca a
impossibilità
dalla
non può né
la inferiore
forze di quelle che
le
in
cui
quella
Non
lui.
al-
trova
si
liberi
non può dedurre
i futuri
una eguale impossibilità anche in Dio (p. 5). Anzi assorgendo
a studiare quantiimque fas est, qaae sit divinae substantiae status,
vedremo quella impossibilità che sussiste per noi sparire in Dio.
essa di conoscere con certezza
Ed
a confessione
infatti Iddio,
non solo privo
,
di
tutti, è eterno,
di
il
che importa
principio e di fine (come, a giudizio
tone e di Aristotele potrebbe essere anche
il
mondo),
Pla-
tli
ma
estraneo
ad ogni successione di tempo, padrone in un quasi unico istante
di
tutta la sua vita. L' essere di Dio è
Appunto perchè
tinuo.
apparteniamo noi)
il
come un presente contempo (a cui
è fuori della categoria del
suo essere, è anche fuori di tal
quelle cose che rispetto a noi sono future ^
scienza, è scienza.
futuri liberi,
il
categoria
rispetto alla cui semplice infinità sono
la sua scienza,
ma
E
presenti
La sua non
è prenon già come Dio conosca i
così chiarito
che non gli ripugna
il
conoscerli, so ne illustra
punto fondamentale della questione, cioè la libertà del nostro
arbitrio,
malgrado
a quel modo
che
la certezza della divina
scienza
che
noi
Giacché
prescienza.
abbiamo
un
fatto,
per
certa che sia, non turba la libertà con cui esso accade, così
non
la
la turba la prescienza,
o meglio
scienza di
d'
Dio.
Che
se
insista dover pure accadere, cioè essere necessario quello che
altri
Dio di
certa scienza ha previsto, la Filosofìa di Boezio risponde che
queir evento
non
di Dio,
si
in
sì
può chiamar necessario relativamente alla scienza
sé, necessario d' una necessità condizionale e re-
non semplice ed assoluta. A quel modo che, se io vedo
muoversi un uomo, è necessario, relativamente a me (o sub tali
conditione) che si muova, così se Dio vede un mio atto futuro
lativa,
questo relativamente a Dio e sub tali conditione
libero,
si
può
omne iuJicium secundum sui natui-ara quac sibi subiecla sunl comDeo semper aeternus ac praesentarius status scientia quoque eius
omnem temporis supergi-essa nolionem in suae manet simplicitale praesentlae, infinitaque
•
Quoniam
prehenilit
:
igitur
esl auteni
praeterila ac futura spatia...
:
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
senza che diventi perciò realmente necessario in
dir necessario,
sé
119
medesimo.
E
ma
possiamo ben noi a capriccio mutar proposito,
posito nostro con tutte le sue mutazioni soggiace
pro-
il
ampiezza
all'
della divina cognizione, la quale, per fluttuare che noi fecciamo,
non muta. Né questa perspicacia
ma
cose,
sua semplice
dalla
d' intuito
ed
Dio dalle
viene a
rimane
Così
infinita natura.
salva da un canto la libertà, e vero dall' altro canto
controllo
il
divino universale ed assiduo, controllo che suggerisce a Boezio
una parenetica conclusione
del libro e dell' opera.
59. Giunti alla fine possiamo con uno sguardo sintetico ab-
bracciarne e con breve formola esporne
il
disegno.
Il
tema ge-
nerale è la consolazione dell' afflitto Boezio, consolazione rappre-
nn infermo
sentata simbolicamente come la cura d'
graduale; prima (L.
della cura è
una rettorica informata a
d'
facile e quasi rettorica,
cura sono
leggeri e
rimedii
i
e sublime.
energici
;
metodo
il
soavi
rimedii
una
una
filosofia
d'
filosofia
Le tappe successive
della
prova a Boezio ch'egli non può lagnarsi
tre: la Filosofia
di essere a)
i
principii filosofici o d'
poi
grado a grado più profonda
II)
sfortunato (L.
II),
dalla Divina Provvidenza
o
j3)
in
né
infelice,
nò y) abbandonato
La
collera con Lei (L. III-V).
conciliazione di Boezio con la fortuna (L. II) e la determinazione
del concetto vero della felicità (L. III, p. 1-11) servono piìi che
altro alla giustificazione della Provvidenza, giustificazione in cui
r
intelletto ed
il
cuore di Boezio posano
con uguale fermezza.
60. L' opera appare compiuta perché quello che ne sembra
il
programma
è intieramente svolto,
idea che anche ad
certe formolo
il
programma
Tratto tratto Boezio
meno notevole
vati
p. 5,
I
di quel
e III p.
si
afi'accia di
di riassum,ere
:
tali
ci
offrono
le
chiuse
delle prose
uno schema-programma che
la insussistenza ed
il
rimanente
una parte
piìi
o
riassunti abbiamo tro-
Cosi III p. 2 sono
il
medesimo
dell' opera.
si
fa
4
e
5
precede lo
enumerati
i
mano mano proalla p. 6, IV per
varii concetti della felicità, di cui poi si viene
tutto
la
irovare in
del libro.
dà cura
svolgimento di qualche parte.
vando
conferma
9 per brani notevolissimi dell'opera; rias-
Altra volta é
III.
si
che precede
sunti di una sola prosa
L.
e lo sviluppo
una prima lettura
120
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
61. Ciò comincia a farne sospettare che, malgrado la ap-
programma gene-
parente unità che T A. ha tentato darle col
una giusta-posizione di
trattati diversi, piuttostochè un trattato organicamente uno. Ed
in questo sospetto ci conferma un'altra serie di osservazioni.
Chi ben guardi trova che una volta il medesimo soggetto è quasi
rale della prosa 6, L.
I,
opera
l'
sia
ripetuto, e un' altra volta lo stesso problema è guardato da due
punti di vista così diversi, che fanno pensare a tendenze rispecsorgenti in
chiantisi nell' A. da due fonti diverse, piuttostochè
pure in momenti diversi della composizione
lui sia
unica. Nel L. II p. 5-7 e nel L. Ili p. 3-7
il
medesimo identico soggetto,
III,
delle
3),
dignità
della gloria (II,
È
7;
vero che per
6;
(II,
III,
4) del potere
(II,
6;
III,
5)
6).
ricchezze, e specie per le dignità
le
per la gloria, onde non
si
Noi
poi nel III.
può dire trattato
si
la vanità delle ricchezze (II, 5;
III,
potere la trattazione è più breve al L.
is volgere
un' opera
d'
II,
ma
può ritenere che accenni
ci
ed
il
molto più lunga
è
L.
II
per
troviamo dinanzi a due serie
di
al
osservazioni sul medesimo soggetto, serie attinte forse
(e
indi-
pendentemente dal rincalzo che viene a questa ipotesi dallo studio
che farò
piìi
ci
conduce
il
—
A
due fonti
confronto tra la
giustifi-
sotto di II, 7), a due fonti diverse.
ancora più visibilmente
P
parte del L.
IV
quella accennata nella 2^ metà della p. 6 del
medesimo
libro,
prosa che è intimamente legata
resto
cazione della Provvidenza contenuta nella
così
da fare una cosa sola. Se
è visibile
vero
il
con
contrasto con quello che
programma
il
dell'
precede,
si
apre
opera
in cui
con un
speciale che è poi fedelmente eseguito (in hac
enim de provideìitiae sinipUcUate
casihuSj,
tutto
noti che questa parte,
si
e
,
de fati serie, de repentinis
de cognitione ac praedestinntione divina, de arbitrii
hertate quaeri solet)
non apparirà inverosimile
la congettura,
li-
che
qui abbiamo un quasi opuscolo speciale che potrebbe stare, che
forse stava da sé dinanzi a Boezio
come
fonte, e che è saldato al
resto dell' opera piuttosto che fuso con essa
datura
ci
sono tutti.
Ma
di quel che
:
i
riguarda
segni della salle
fonti
imme-
diate del Ph. C. e alcune altre quistioni di indole generale trat-
terò nel seguente capitolo, a cui
spianata la via.
mi sono con questo aperta
e
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
CAPO
121
IV.
QUESTIONI GENERALI INTORNO AL phuosophiae consolationjs
62.
prima
lj?i
quistione che
ci si offre è di
sapere se
Ph. C.
il
possa riguardare come un' opera completa od incompleta. In-
si
al Berti e ad altri dopo di lui, ma la loro senpuò intendere in due sensi eh' essi medesimi non hanno
a dovere distinti. Si può credere incompleta come prima parte
completa parve
tenza
d'
si
ampia che Boezio non potò eseguire
e si può
monca ed incompleta in sé medesima.
crederla incompleta nel primo senso porterebbero alcune
un' opera
piii
;
credere invece che sia
A
delle ragioni svolte dal Berti, ed a crederla incompleta nel se-
condo senso altre.
Che accanto
63.
volesse scrivere
PhUoFophiae
alla
una specie
di
Boezio
Consolationis
Theologiae Consolationis
il
Berti lo
argomenta a priori dal Cristianesimo di lui. Del quale argomento certo io non posso qui giovarmi perchè, secondo la tessitura logica del mio lavoro, il Cristianesimo di Boezio non è
considerato come un assioma, bensì come un jjroblema di fronte
a coloro che tuttora lo negano
argomento
in sé.
:
del resto
vinto e fervente, ne deriva bensì eh'
fede ricorrere per consolare sé
di
non tiene neppure come
Giacché posto che Boezio fosse un cristiano conei
dovesse
medesimo,
ai pensieri della
ma non
eh' ei dovesse
A
quei conforti di fede scrivere per pubblico vantaggio.
sterioì'i
po-
questa intenzione di una Theologiae Consolationis sarebbe
manifesta dal noto passo IV p. 4, dove la Filosofìa richiesta da
Boezio se non ammetta animar am supplicia post morteni risponde:
Et magna,
qiiidem....
quorum
alia poenali acerhitate, alia vero
pmrgatoria dementia exerceri puto;
e soggiunge: Sed nunc de his
non est. Non ora, dunque p)oi; poi, non in
medesimo che è strettamente filosofico ma in un
disserere consiliuni
questo libro
,
altro teologico, giacché alla
teologia
appartengono
le
dottrine
qui accennate sulla varia natura dei supplizii nella vita
nire,
fila
;
certo la
solo
il
teologia
punto
di
his disserere consilium
sola
ne può
disserere.
partenza sembra un po' fiacco.
non
est
avve-
L' argomento
Il
nunc de
può voler dire semplicemente che
16
122
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
non entrano nel piano
quelle dottrine
può esprimere
dell* opera,
la causa della loro omissione qui senza alcun proposito per altro
tempo ed altro luogo.
Insussistente affatto così per dimostrare
il
proposito di una
Cons. come per dimostrare incompleto in sé
Thcol.
il
Ph. C.
è
l'argomento dedotto dai validiora remedia a cui la Filosofìa accenna
I
Giacché questi remedia validiora sono rimedii
p. 5.
filosofici
anzi della filosofìa in quest'opera stessa somministrati: cfr. Ili p.
Anche più inutilmente s' affanna
Ph. C. sia incompleto, monco in sé
64.
che
il
dell'
opera è la miglior risposta
1
Berti a dimostrare
il
L'esame
stesso.
preventiva
fatto
suoi argomenti.
ai
Valga per saggio questo: Boezio (IV, 1 fin.) scrive: « Decursis
omnibus qaae praemittere necessarium pitto, ziani Uhi qitae te
domum rezehat, ostendam. Pennas etiam taae menti qiiibus se
afflgam, ut perturhatione depulsa sospes
in aitimi tollere jwssit,
in patrianij
taris
meo ductUj mea
etc». Ora, osserva
pjraemissurum
ma
semita, meis etiam vehiculis rever-
Berti, noi troviamo nel
il
Ph. C. ea quae
desideramus alteram partem
; mentre
mi pare abbastanza chiaro che le premesse sono costituite dalla
prima parte del L. IV (p. 1-4) e la trattazione che segue sulla
Provvidenza è considerata da Boezio come il colmo della Filosofia
se ait,
e delle sue spiegazioni.
L' incertezza di pensiero del Berti è rivelata ancora meglio
dall'
argomento che a
libri quinti sic loquitur
7tisque
« Sed quid cesso
argumento idem prohareì Initio
pare più conclusivo
lui
valido et inconcusso anctoritatis
:
Boethius de Philosophia. Dixerat, oratio-
cursum ad alia quaedam tractanda
Quaenam^
possunt
et expedienda vertebat...
quae ex Christianae religionis mysteriis peti
La Filosofia che si volge ad expedienda mysteria
illa scilicet
»...
Christianae religionis
!
ma
quando mai
provare con questo argomento
il
Berti
E
?
?
del resto che vuole
che manca la consola-
zione della Teologia o che quella stessa della Filosofia é incompleta e
del
monca
?
problema da
Egli non
si é
reso conto di questo doppio aspetto
lui sollevato e di
qui
confusione degli
la
ar-
gomenti. Quel volgersi della Filosofia ad alia quaedam tractanda
m' ha tutta
generale e
1'
l'
aria di
una
ordine del L.
nella p. 6 del L. IV.
finta
V
rettorica
era già
,
perché
stato
1'
fissato
argomento
appuntino
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
Delle due ipotesi pertanto, che cioè
parte d' un' opera che
Ph. C.
il
incompleto e monco in sé medesimo, la seconda è
sia
ma
della prima,
neanche questa
La seconda
65.
si
prima
sia la
dovea integrare con una Th.
si
123
C,
o che
men vera
può dire dimostrata.
quistione d' indole generale
è quella
delle
può tanto meno trascurare in quanto che il resto
attività letteraria di Boezio ci mostra un uomo piuttosto di
fonti, ed essa si
dell'
imitazione che di iniziativa nel
ha
non
lasciato di filosofico se
la quistione delle fonti qui la
diato
non
noi
:
ci
sotto -
pili
nel comporre
pia
suo libro
il
ma
il
libro si
informa - una
tal quistione si agi-
bensì quali opere avesse direttamente presenti
Ph. C. Ed anche intesa
presenta, e donde
ci
ci
Ma
commentario.
intendiamo nel suo senso più imme-
pili
dop-
così, la quistione è
forma speciale che
cioè, gli suggerisse la idea della
chi,
:
Quant'egli
intellettuale.
è traduzione, è
chiediamo, cioè, a quali scuole filosofiche attin-
gesse le idee a cui
terà
campo
direttamente dipenda
il
con-
il
tenuto.
66. Quanto alla forma, questa miscela di prosa e di verso
era propria della Satyraj, un genere letterario eminentemente la-
Menippaea
tino e di cui gli esempi abbondano, dalla Satyra
Terenzio
quanto
Varrone
all'
fino
esemplare immediato,
Boetius Martianum
I
:
qiiaeiiue
v.
il
di
Peiper
si
^
esprime così
10,
sic
Capellam quod
Mart.
elementa
1
I,
liget
v.
7
recto
dementa
,
et
1,
92
dissona nexio transierunt in Booti
nec minus
illud
cum
nostri carmino III, 12
(cfr.
Boet. v.
:
ipse
,
animadvertit auctor
lùjas
cum quo carmino Martiani hymnus
conferendus
sunt
di
Ma
Petronio Arbitro.
Multi Consolationis librorum formam imitati
«
vitae
Satyrìcon
al
II,
v.
31
9
185-193 totus
III,
alterum Martiani Villi, 907
quamquam quae leguntur
v.
9
s.
ss.
10-12):
Impune accubuit
rictibus
agna
lupi,
et lepus inmiti contulit ora cani
similia apud multos poetas,
Ovidium Senecam Claudianum
in-
veniuntur.
Extant versus Plato nis ah qaodayn Tiberiaìio de graeco
•
Peiper
id.
B. p.
LVI.
124
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
^ Eorum magnani cum Boeti e. 9, III qiiod
quandam Platonis Timaei £TriTO(jtY]v dixit Vallinus, Hauagnovit similitudinem. At ne quis Boefi Carmen poetam
in latinum translati
velati
ptiiis
imitatum esse suspicetur, prohibet Martiani ^ comparatio, ad
quem etiam v. 28 propius accedit qiiam ad nostrum.
28
Tiberiani est v.
causas
Da
«
pater augustas ut passim noscere
».
Martiani
II,
193
«
Da
pater aetherios
22
«
Da
pater
mentem conscendere
coetus ».
Boeti
III,
9,
sedem >.
Nec magis de Eucleri
^
augustam
menti conscendere
cuiusdam imitatione constat
».
un Priscillianista (Teuffel 422, 8.
Hier. de vir. ili. 111-112) di cui qui non mette conto di occuparci, ne conosciamo due. L' uno praefecfus urbi, a quanto
67. Di Tiberiani,
303
pare, nel
Aurelian. (1,
(Teuffel
p. C. Tiberlanus, vir disertics,
Gallias regit.
cam
nel
392, 7; 402, 2) di cui parla Vopisco
menzionato da S. Girolamo al-
1); l'altro
e. 2,
l'anno 2352=335
torio
oltre
È
il
336 (Cod. Theod.
Questi, dice
il
praefectus ^jrae-
medesimo che troviamo comes per Afri3, 5, 6; 12, 5, 1:
Teuffel (401, 8)
«
ist
Cod. lust. 6,
1, 6).
warscìieinlich der Dichter
welchen icir aus Anfùhrungen and einigen Gediehten kennen ».
Tra queste poesie (raccolte dal Baehrens IJnedirte lateiniscìie
Gedichte Leipzig Teubner 1877) vi è il nostro carme « Omnìpotens annosa poli queni suscipit aetas » (Baehrens p. 28, è il
primo di quelli eh' egli riporta) ^. Se il carme a lui appartiene
,
Nota del Peiper.
'
1838
lica Lips.
rum
mi
1842
cui nimis
*
ille
et
43
'
II
p.
« Ex vindobonensi libro a M. Hauplio edilo (post Ovidii Halieuex Parisiensi 2772 a Quicheralio (in Bibliotheca scholae charta267 ss.) novissime a Riesio ex eodem atque altero Paris. 4883 A,
«
Anlhol, n. 490».
Tiberianus Martiani popularis videtur esse, unde explicatur
inler se et
illi
Fulgentius alia
Riesius
s.)
confidii, Quicheratii nescius in
Dello slesso.
quam
liludo
65
p.
quaedam
X».
cum Apuleio
et
simi-
habent, qua de re exposuit Quicheratius, et cur
Tiberiani carmina laudet, de quibus accuratius Quicheralio egil
praef. p.
Dello stesso.
«
Riesi Anlh. n. 789
ad cuius
v.
2 o terrae pelagique sator qui
etc.
Terrarum coelique sator qui etc.
^
Seguono o) un esametro (vv. 28) sulla vanità dell'oro una fiera invettiva contro
un verso di essa è citato
dell' oro considerato quale causa precipua degli umani delitti
da Serv. Aen. 6, 136 aurum quo prelio reserantur limina Ditis; b) un bel quadretto di
cfr.
Boet.
Ili,
9
v.
:
2:
:
:
scena naturale. Anmis ibat inler herbas valle fusus frigida (20 trochei sett.); e) de avicula
Avis dum madidis gravala pennis (12 endecasillabi); ma se appartengano a Tiberiano è
incerto.
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
125
flavvero, siamo certi della anteriorità
non già per
pella e
di esso su Marziano Caforma del verso citato dal Peiper. L'in-
la
tonazione panteistica lo riannoda ben più e meglio a Marziano
Capella
185 che a Boezio
II,
non
tatti
III, e. 7.
riducono al verso
si
citato
Col quale tuttavia
Peiper.
dal
Cito
con-
i
inoltre
vv. 7-8:
Tu
sol US tu
multus item, tu
et
j:)n>?i?/5
idem
Postremiis medrusqife simul mundoque superstans
^
da confrontarsi con
Prmcqnum,
dux semita termimis idem
rector
e ricordano frasi e concetti boeziani questi altri
9 v.
(III,
ult.)
:
vv. 10-11. Altus et aeterno spectans fera turbine certo
Rerum
fata rapi vitasque involvier aevo
29: Mundanas olim moles quo foedere rerum.
e V.
Talché come per
il
pensiero è più stretta la parentela tra
Tiberiano e Marziano, così per la forma è più stretta quella tra
Tiberiano e Boezio.
68.
Peiper esagera quanto agli influssi di Marziano sul
Il
nostro libro della Consolazione filosofica.
vada confrontato con
con esso per
907
di
t'
di
comune con Boezio
dei più usuali,
ma
derable
Stewart quando scrive
<
Nor was
his
mi sembra
deht consi-
moments
the
» ^.
Cito dall' ediz. del Baehrens.
75.
«
Consolation
»
duriny
the
early
marked hy an extravayance and pedantry to
wnter offers no parallel even in his least happy
is
wliich the later
p.
:
immediate predecessor in the Satura Menippaea,
whose extraordinary hook « T)e nwptiis merPltHologiae » ichich, hy the way j enjoyed an ahnost
equal popularity with
*
12
Caiìella
middle ayes,
»
Villi,
his
to
Martianus
curìi et
il
III e.
introdotto in Boezio con tut-
altro scopo da Marziano. Perciò meglio del Peiper
ispirato lo
far nulla
E
ricordo della meravigliosa efficacia dei carmi d'Or-
il
un soggetto
feo,
185, ch'egli dice
II,
non ha da
concetto e pochissimo per la forma.
il
Marziano Capella non ha
altro che
Il
in realtà
III, e. 9,
126
IL CRISTIANESIMO DI
Meglio avvisato fu
zioni di Seneca che
il
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
Peiper studiando in appendice
riscontrano nelle poesie del
si
guirlo su questo terreno
mi trarrebbe troppo
le
fuori del
Possiamo concludere che, salvo l'alternare della prosa
coi versi, che
forma Boezio avesse un immediato modello
69. Più importante per noi è lo studio delle
se-
mio campo.
era proprio del genere satirico (uso Satura Menippaea) non
sta se per la
imita-
Ph.C, mail
ci
con-
e quale.
fonti
imme-
Ph. C. Su tal quistione la ipotesi più
determinata è quella emessa per la prima volta dal Bywater
{Journal of philology II, 1869 p. 59) svolta dall' Usener nel
Rhein. Mus. 28, 400 ss. e da lui stesso nel suo commento aldiate della sostanza del
Y Anecdoton Holderi riassunta
darauf hingewiesen, dass die
così
:
«
Ingram By water hat zuerst
consolatio
schen protrepticos zeige. In wahrheit
des Aristoteli-
reflexe
ist
der schonste theil des
buchs nichts als die wahrscheinlich jLingste umarbeitung jenes
unzerstdrbaren dialogs des Stagiriten. Die stelle,
wo
die benut-
zung beginnt, hebt sich von den einleitenden und vorbereitenden
abschnitten leicht ab, II, 4 z. 38 P. Qais est enim tmn compositae felicitatis, - und der punkt wo er cine neue quelle vornahm,
ist von dem verfasser selbst deutlich durch die worte bezeichnet:
Tuni veliti ab alio orsa principio ita dissertcit (IV, 6 z. 20, 6):
es war ein Neuplatoniker, wie schon zu anfang der mystische
Orakel spruch zeigt. - Naturlich hat Boethius weder den Aristotelischen protreptikos noch Ciceros Hortensius als vorlage benutzt,
denn beide citiert er sondern in scine hànden war ein jiingerer
auszug, wie ein solcher, auch gewiss nicht aus erster band, dem
protreptikos des lamblichos einverleibt ist. Eben darum wàre e^
:
vorwitzig entscheiden zu wollen
,
ein Platoniker, den er benutzte,
dem
dem jungeren
Le
ob erst Boethius oder bereits
Aristotelischen antheil mit
verbindung gesetzt habe
in
fonti del
».
Ph. C. sarebbero pertanto due
:
l''
il
Protrep-
tikos di Aristotele rispecchiato nell' Hortensius di Cicerone per
II,
2"
4 - IV, 6;
uno
scritto neoplatonico per
mostrerebbe esso medesimo
come a IV, 6
:
;
certo la prima
genuina,
ma
il
resto.
Il
Ph. C.
tracce della giuntura così a
rimarrebbe solo incerto se
state contaminate la
lui
le
le
prima volta da Boezio o da
due fonti Boezio non
delle
in qualche posteriore imitazione.
II,
4
due fonti fossero
altri
l'
prima
di
ebbe dinanzi
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
La
70.
127
parentela spirituale dell' Hortensius di Cicerone col
Protreptikos di Aristotele è molto ingegnosamente provata dall'
Usener nel citato
Museum.
art. del Wiein.
confronto
Il
un
d'
passo di Censorino (de die nat. 18, 11) con uno di Tacito (dial. 16)
prova che Cicerone nell' Hortensius parlava al pari di Aristotele nel Protrept.
mente
forma
di obbiezione o difficoltà,
Lo
losofìa.
De
dell'
probabil-
e
,
sotto
origine assai recente della
fi-
Scijnonis prova che questo con-
anno massimo era adoperato da Cicerone nel
republica per provare la inanità della fama, insieme con la
considerazione
estende
dello
esiguo
spazio
a
concerne
274, 5)
e per ciò
dilatari ipotesi,
La
probabile.
spazio,
lo
certo
è
che concei'ne
il
esistenza poi d' entrambi
fama umana
la
nell'
tempo
i
fr.
87 (Non.
nomen
vestrufn
terris
(1'
si
Hortensius per
base al
in
quidem
continentibns
in
7ie
cui
anche
e che questi riflessi fossero
:
che
ciò
p.
1'
somnium
studio del
medesimo
cetto
anno massimo o mondiale
dell'
in entrambi quel concetto era introdotto a provare,
anno massimo)
riflessi nel
Protreptikos
un passo di Giamblico (2° libro delia sua opera sulla
Pitagorica ^). Ora Boezio (II, p. 7) adopera a provare la
è certa per
setta
inanità della gloria questi medesimi
ricordano Cicerone
Ma
71.
^,
il
basta da solo questo
Soniniuni ScijnoniSy vago
punto
certo
col
solo probabile e
e
a farci additare in questo e nel
Protreptikos la fonte del Ph. C. e di una parte
esso
che
frasi
contatto
di
Protreptikos
col
coW Hortensius
congetturale
raziocinii e con
quale del resto è espressamente citato.
determinata di
?
Quanto al Protreptikos, dei frammenti che il Rose ha racuno solo, oltre al già citato, (Ti(Jt,al Sé xat Só^at etc.) cioè
il 59, ofl're una analogia di pensiero e una imitazione di
frase
col Ph. C. Ili, p. 8. In entrambi i luoghi è espresso il concetto
colti
•
Ti[i.ai
8È xa\ Só^ai rà ^rjXoujiEva jjiaXXov
xaOoptovTi Twv
Tòiv
àvOportivwv
aì3itov
;
ti
àXXà
rjXtOtov ;rsp\
tòjv Xoitcwv
aStrjYirjTou
Tt
TaUra gjiouBaCEiv.
san
8'
Y«H-^'
[laxpòv
cpXuapta?.
r)
ti
tw yàp
TtoXuypóvtov
8tà t^v f,[i,STlpav àaOlvstav, oìfiai xa\ ptou ^^ajiizr^za, xai touto ^aivETai
rtoXuTt.
*
L'
Usener
visa est ut
me
insiste su questi passi del
imperii nostri,
puncti conslat obtinere rationem. Però
mantibus incolatur
portio, a
meno che
di
il
Somnium
quo quasi punctum
il
non
salvi.
16:
quarta fere portio
Boezio non coincide col
fere
§
S
«
iam ipsa terra
ila
eius atlingimus poeniteret
21,
est,
secondo
il
mihi parva
»
.
Boezio
:
quae a nobis cognitis aniquale sarebbe quinta
128
che
presunta bellezza
la
con esattezza vedere
^
^
l
una cosa nasce dal non poterla noi
d'
:
^
/
^
^
'
'
/
Igitur te pulclirum videri non
{
sua natura sed oculorum spec-
f
tantium reddit infìrmitas....
^
"^
'
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
ed è rammentata da Aristotele, a cui Boezio espressamente rimette,
la vista di lince.
si,
ut Aristoteles
€
aitj,
Il
Vallino a questo luogo di Boezio
Lynceis oculis lioniines uterentur
locum illum summi Philosophi sicut
A
noi
rende probabile che sia
si
frammento non
in questo
nuovo
xaì
yéXco;....
yeOo;....
et
la bellezza solo,
à^ta
où^svòc;
sono
ma
In base a queste ulteriori riflessioni,
considerare come una
ìo-j^ùc;
Ph.
il
»
piìi
che
it xaì
fxé-
dichiarati;
che
il
di
Ph. C.
coincide con altre parti del L. Ili del
delle fonti del
quod
librum desiderari puto
Protreptikos: tanto
il
«
notava
»
si
può
direi
con
Protreptikos
C, ma non
4
r Usener che ne derivi tutto il
mi sembra d' aver dimostrato più sopra (Gap. Ili)
II, 4-7 fa un duplicato con III, 3-7 e paiono derivare da due
tratto da
a IV, 6, e ciò
li,
perchè, come
fonti diverse.
La
influenza del Protreptikos, appunto perchè
mi pare non possa estendersi
spiega sul L. Ili,
poi
il
trovar citato
(III, p. 8)
il
chiama misteri della
di
^
di
quelli
che
il
Freeman
^
critica tedesca
72. L' Hortensius
si
Perchè
Protreptikos, escluda che Boezio
uno
direttamente se ne giovasse, è
al L. II.
Cicerone è anch' esso sciaguratamente
103 frammenti ne ha raccolti nella sua ediz. il Muller
W.-Teubner).
Ora, scorrendoli, ben scarsi punti di con(C. F.
tatto si raccolgono col nostro Ph. C. Innanzi tutto l'argomento
generale mi par diverso da quello che tratta Boezio. Era una esorperduto
:
tazione allo studio della filosofia
potuimus ad
philosopliiae
:
«
Cohortatt siwiuSj ut
studium
eo libro,
maxime
qui est inscriptus
il Protreptikos mi pare si possa trarre
una unione dell' anima col corpo in pena di
colpe d' una vita anteriore in quel frammento rammentata, non ricorre mai in Boezio per
quanto egli, come vedremo e spiegheremo, sembri credere ad una certa preesistenza delle
anime e dipinga d'un colore fosco e pessimista la unione di esse al corpo.
* Bene inteso che io qui studio 1' Hortensius indipendentemente dai riflessi del Pro•
dal
fr.
Nessun
60.
costruito pei rapporti tra
Giacché
treptikos che in esso si
in Hortensio,
il
Ph. C. e
la dottrina specifica di
contenevano per
quem ad exemplar
menti che ne abbiamo
ci
la
testimonianza di Treb. PoUio Gallien. 20,
Protreplici scripsit. Io voglio vedere quanta luce
forniscono sui suoi rapporti col Ph. G.
i
1,
fram-
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
Hortensius
la
»
(fr.
tacciavano
resjjonsum
est eo
laudata est.
accusata
esset
Certo tra
(fr. 2).
Pliilosophiae vitiqjcratoribus satis
«
quo a nobis philosoplua defensa
libro,
Clini
et
un animo
;k1
ma
Ph. C. è svolto;
et col-
ah Hortensio
vituperata
altro è ben naturale che vi
1'
conforti che la filosofìa può dare
ciò che nel
una difesa contro quei che
e perciò stesso
1),
inutilità:
di
129
»
toccasse dei
si
afflitto,
ossia di
era secondario ciò che qui di-
venta principale.
Alla (letìnizione della beatitudo e del boriimi data da Boezio
come
III,
p. 10,
deW
Norteìisius
«
Cicero
qua
cum
nullus
di ciò che tutti desiderano, si accosta quello che
riferisce
S.
(De Trin. XIII, 4, 7):
Agostino
vellet in Hortensio dialogo ab aliqua re certa, de
ambigeret
sumere
,
suae
A
ciò che Boezio
si
:
^
sulla impotenza dei
sottilmente ragiona
dovrebbe desiderare (IV
(Aug. De
vita beata T.
autem,
ait,
Fahum
p.
p. 4 princ.) rassomiglia il fr. 39
225 F.): « Tullius in Hortensio
fecit:
Ecce
non philosophi quidam sed prompti tamen ad
pjutandum omnes aiunt
id quideni
serrinium
I
defensione phihsopìiiae libruni
queni de laude ac
quam
»
sulla infelicità speciale che c'è a raggiungere quello che
cattivi,
non
exordium
disputationis
Beati certe, inquit, omnes esse rohimifs
:
esse beatos
qui vivant, ut
quod
velie enini
no'n
deceat, id
nec tani miseruin est non
est,
adiprisci velie
ipjsi
adipisci
dis-
velini.
ipsum
nii-
quod velis,
quod non oporteat: plus enini mali pjravitas
cuiquam boni ». Un lungo fram-
voluntatis affert quani fortuna
mento, rSl, è consecrato a combattere i piaceri del corpo ^:
« An vero voluptates corporis expetendae, quae vere et (jraviter
a Platoìie dictae sunt illecebrae atipie escae ìnalorumì quae enim
confectio est (inquit) vaìetadinis,
•
ftìsa
Poiché questo era
della filosofia,
a dimostrare che
rente.
non
l'
exordmm
dezza, della bellezza
disputationis
è improbabile che
la filosofia sola ci
La somiglianza
dà
il
i
beni
si
rammenli
felicità vera, le altre
comunemente
si
e,
nerbo del discorso
col Prolreptikos dove, lo
nella ipotesi che altrettanto
quae deformatio
vedemmo,
cercati
dagli
la
di
nell'
coloris et cor-
una dispulatio
cose solo una felicità appavanità della forza, della gran-
uomini era svolta, ci conferma
allora, ritletlendo che da questa
il L. Ili p. 2, si confermerebbe
Ed
muove
facesse nell' Hortensius.
in di-
Horiensius tendesse
medesima osservazione: tutti vogliamo essere felici
la mia idea che il Protreptikos-Hortensius sia la fonte speciale alla 1' parte del L. III.
*
Questo frammento conferma la congettura fatta nella noia precedente sulla trama
dell' Hortensius. I piaceri sono una dello false e apparenti forme di felicità che Cicerone
dovea combattere.
17
130
IL
CRISTIANESIMO
qnod turpe (ìamnuìn, quod dedecus quad non
porìs,
atqiie eliciatur
C
Ph.
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
DI'
7
III p.
volnptateì
Quantos
«
:
Intonazione
>
illae (volaptatcii)
tolerahiles dolores, quasi queudcuìi fructurn
solent referre corporibiis
E
(lue altri,
74
il
pacità che hanno
del
qudin
lìiorbos,
m-
iwi^iiiHac /'rticiiliinii
! >.
e
T 80, panni
piaceri di darci la
i
crocetifr
analoga a quella
si
riferiscano
felicità
alla
inca-
noi
desi-
che è
derio di tutti ^
Così r Hortensius da solo non aggiunge un gran che
quistione delle fonti di Boezio nel Ph. C. essendo pochi
i
alla
punti
contatto e non hen chiari. Ma, posta la sua affinità col Pro-
di
treptikos, si ribadisce la congettura che questo scritto Aristotelico ispirasse
una parte
assegnati (L.
dall'
del
C,
Ph.
anziché
2-7)
Ili,
sempre però nei
quelli
in
pili
limiti
da
me
larghi accennati
Usener.
Col quale invece consento nel credere che a IV, 6 cominci
una fonte nuova che
babilmente IV,
ispira tutto
resto dell' opera (salvo pro-
il
7 che è come un cuneo
infitto nell'
opuscolo-
fonte da Boezio); e quanto dovrò dire sui rapporti del Ph. C. colle
scuole filosofiche anteriori chiarirà che la fonte nuova
buon dritto ritenere fosse qualche
73. Si sogliono
De
neca
C,
fonti del
Ph. C. additare
(ad Helviam),
i
si
fu di trarre
epperciò non
mediate che noi
si
'
bus
»
Il
e
»
.
fr.
il
80
:
«
ci
piii
cercando, bensì
tra quelle
fonti
esposto
« aà imenilem lubidinem copia vohiptatum, gliscit illa ut ignis
mluptates mitem nulla ad res neccssarias invilnmenta adferunt seni-
Sembrano due
né pei vecchi
il
possono computare tra quelle fonti im-
ora andiamo
74 suona cosi
fr.
Se-
tran-
qualcuno dei pensieri svolti nel
remote del pensiero boeziano che studieremo dopo aver
il contenuto dottrinale del Ph. C.
oleo
può a
libri di
De Procidentia, De
animi. De vita beata. Dai quali nondimeno Boezio
quìllitate
che abbia fatto
Ph.
come
Coììsoìatione
si
scritto neoplatonico.
:
parli di un ragionamento inteso a dimostrare che né pei giovani
può essere segreto di felicità nei piaceri.
[L
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
CAPO
V.
CONTENUTO DOTTRINALE DEL philosophiae
IL
74.
A
131
risolvere la questione
boeziana
CONSOLATIONIS
nocciolo
cui
il
,
in
fondo consiste nella pretesa assenza di Cristianesimo, anzi ostilità
C,
contro di esso del Ph.
terminarne con precisione
il
vuol essere qui, come sempre,
od
j^nsamenti
i
filosofici
sue
delle
antitetici
La
ma
de-
qui più che altrove, obbiet-
di
dottrine
Boezio.
rapporti
I
filosofiche
amichevoli
dogmi
coi
cristiani
saranno esaminati poi, e questo esame in tanto appunto
compiere con serietà e con frutto, in quanto
tamente
stabilito
Boezio.
Perciò mi sembra
uno
termini del confronto,
dei
meno opportuno
del sistema
nella esposizione
sia
si
filosofico di
anticristiana, e
V
altro
la
cristiana
:
almeno
si
potrà
filosofia di
Boezio dallo Stewart
unendo
sistema alla determinazione dell' indole
la
si
prima esat-
metodo adottato
il
e dall' Hildebrand, che rappresentano in sostanza
obbedire, od
il
ricerca
senza preconcetti, ed esponendo quali sono real-
tiva e serena,
mente
nulla importa tanto come
contenuto dottrinale.
di
uno
la tendenza
la esposizione del
esso
,
finiscono
per
può sospettare che obbediscano, pur espo-
nendolo, alle loro tendenze.
Per procedere con ordine, credo potermi giovare della vecchia enumerazione dei tre grandi oggetti della filosofia
mondo
e
1'
Art.
La
75.
La
suo oggetto
:
Dio,
il
uomo.
teodicea del Pli.
teodicea,
come ogni
C:
,
così
ogni
teodicea
Dio in
scienza,
e poiché Dio è tal cosa,
;
dente per sé
1.
sé.
suppone
la cui
la realtà
realtà
non
del
è evi-
comincia dalla dimostrazione
132
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
della esistenza di Dio, o certo
cominciare di
più dei
i
mentre pochi
lì,
s'
filosofi
ingegnano
credono
provare
di
si
debba
evi-
la
una evidenza provata !) della realtà delper
Boezio non è nel gruppo di questi filosofi
l' Essere Infinito.
lui la esistenza di Dio è oggetto di dimostrazione, come gli sco-
denza
{sit
venta
i^ó'r/vo...
:
per contraddistinguere
lastici,
stenza di Dio
dal tentativo
dimostrazione
la
una
rendere
di
tal
vera
dell' esi-
dimostrazione
superflua, ebbero a chiamarla, a posteriori.
La sua dimostrazione Boezio comincia dall' impostarla bene.
Lo Stewart con un' aria, se non m' inganno, quasi di critica, osserva che Boezio
does not attempt to prove the existence of God,
«
but rather the existence of a perfect Good wich must be iden-
with God
tified
»
(p. 86).
Ora, questo
precisamente ciò che
è
bisogna fare. Dio è una parola di un senso troppo vasto, attesa
la quantità di attributi che all'Essere
uno od altro
realtà di
Divino appartengono:
attributi
di tali
è
termine logico
il
la
di
ogni dimostrazione della esistenza di Dio. Così gli stessi argo-
menti raccoHi da
Tommaso
S.
nella sua
Somma
concludono alla
una Prima causa efficiente,
di un Essere necessario..., alla realtà, insomma, di uno od altro
degli attributi che gli uomini concepiscono come proprii e caratteristici dell'Essere Divino. Coerentemente a questo, Boezio scrive
(III p. 12)
« HOC QUiDQUiD EST quo condita manent atque agitantur, usitato cnnctis rocahulo Deiirn nomino ». L'argomento
che precede queste parole è il fisico-teologico, che è pur sempre
esistenza di
un Primo Motore,
di
:
argomenti della esistenza
tra gli
Un
di
Dio
più popolare.
il
più filosofico argomento Boezio svolge al L. Ili p. 10, là
dove dimostra la esistenza o realtà di un bene perfetto. La dimostrazione in sostanza si regge su di un principio: « Si in
quolibet genere imperfectum quid esse videatur, in eo perfectum
quoque alìquid
al
mondo
niuSy
est
esse,
dei beni
quaedam boni
clusione è evidente.
illustrato così
:
Il
:
«
:
e su di
un
Uti paulo
fatto, che vi sono
ante demonstravi-
fragilis imperfecta felicitas >.
La con-
principio è da Boezio in questo stesso passo
Tolto un che di perfetto (in ciascun ordine
di
può neanche immaginare donde derivi ciò che non
perfetto. Si può infatti, astrattamente, il processo della na-
cose),
è
necesse est >
imperfetti
non
si
tura concepire così: o che dall'imperfetto
si
svolga via via ciò
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
che è perfetto, o che dal perfetto
è
meno
perfetto
primo processo
Ncque
eìiiiìi
si
discenda via via a ciò che
più o dal più al meno.
al
manifestamente assurdo
è
principio di causalità
«
meno
o dal
:
ab
per cui resta
,
duniìnitis
133
Ma
perchè contrario
,
solo
possibile
mcoìisiininiatisque
ti
il
iì
al
secondo.
atara remai
coepìt exonìiaai, sei ab ìnlegrls ahsolatisqae ]jrocelenSy in haec
extrcma atqua
dilabifur ».
effeta
Con questo processo
76.
di
dimostrazione della realtà di un
che perfettamente buono, non va confuso
1'
che a questo
altro,
immediatamente segue, della identificazione di questo ente perfettamente buono con Dio. Questo secondo processo muove dalla
che
idea di Dio, dalla idea che tutti se ne formano, dal senso
honiiìn esse,
Deam rerum
omnium principium
co/nauinis hitnianoruai conceptio probat animoram >.
danno a questa parola
tutti
:
«
Lui appunto, segue a dire Boezio, l'Ente da tutti concepito
deve essere quel
tal
Bene
Se questo
è già stata dimostrata.
un processo ontologico
si
ritenga,
non apparirà
suo quando soggiunge
il
così,
perfetto, la cui realtà (lo si noti bene)
con frasi
,
pili
che
rammentano il celebre argomento di S. Anselmo < Nani cum
Dea nilìil melias excogitari ([ueat, id, quo meliiis niìiil est, bonuìu esse quìs d ubiteli ita vero bonum esse Deum ratio demonstraty ut perfectum quoque bonum in co esse conrincat. Nani
ni tale sii rerum omnium Princeps (quale tutti gli uomini, posto
che già sia, lo concepiscono) esse non poterit y>.
:
Ha dunque
ragione
lo
Stewart
perfetto e
non
si
realtà;
l'
Nitzsch che
di osservare col
anche questa seconda prova della esistenza
di
Dio
,
basata
sul
imperfetto, è in fondo una prova cosmologica. Boezio
appoggia sulla ilea della perfezione per
ma muove
mostrarne
dalla esistenza del bene imperfetto
strare la esistenza del bene perfetto, e dalla idea
per identificare con Lui
il
bene
perfetto
per
comune
di
la
moDio
dimostrato realmente
esistente.
77. Di qual guisa concepisce Boezio questo Iddio di cui ha
gli
attributi e le facoltà,
quelli
,
La
teodicea distingue giustamente in Dio
non perchè sieno altra cosa, ma perchè
sono concepiti da noi come proprietà dell' Essere Divino
dimostrata la esistenza?
come principio d'operazione. Vediamo
come pensi e ragioni Boezio.
e queste
altre
degli uni e delle
131
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
Attributo fondamentale della Divinità fu dagli scolastici
guardata la sempHdtà, che è la identificazione reale con
sostanza divina di quelle cose che di Dio distintamente
senza
si
concepiscono e
predicano. Ora, a questa semplicità dell'Es-
si
sere Divino assorge Boezio là dove mostra
pravvenga
come
bontà non so-
la
Essere Divino dal di fuori, nò in Lui stesso sia
all'
ma
•qualcosa di diverso dall' essere suo,
la
ri-
la es-
Da
sua essenza (IV p. 10).
questo Essere medesimo,
questa semplicità dell' Essere Di-
vino deduce la singoiar natura della sua cognizione
qiiam com-
«
prehendeìidi omnia visewlique praesentianìy non ex fataroìnim
pìroventu
(V
rerum sed ex propria Deus simf licitate sor titus
accompagna
della perfezione che
1'
È
senso morale della benignità.
imperitans
amor
civium frequentia non depulsione laetatur
(II e. 8),
Esso è immutabile
aeteraus
et
nel
coeh
communis amor
cunctis
(I p.
e questa immutabilità
(III p. 12)
ma
essere in quanto tale,
ìv-ors carens (III e. 9), è
(IV
p. 6),
est >
Dio di Boezio è buono non solo nel senso metafisico
11
p. 6).
5),
comu-
si
nica alla sua scienza, che non varia coli' avvicendarsi dei nostri
atti
traspare
;
secondo la giustissima dottrina degli scolastici,
,
nella sua eternit?).
Questo della eternità di Dio è uno dei concetti che Boezio
ha saputi meglio definire ed applicare. Ha giustamente rifiettuto
che
proprio della eternità non consiste nel mancare di prin-
il
cipio e di termine nella
tutta
come
propria esistenza
un punto solo
in
simul
«
:
,
ma
nel
A^temitas igitur
possederla
intermi-
est
(V
6): ha
tempo come un presente sempre stabile ad un presente che sempre si muove. « Rune.... vitae immobilis praesentarium statum infinitus ille temporaliuni rerum
nabilis
vitae
contrapposta
motu
siti
tota
1'
imitai ur ;
cumque eum.
ex immobilitate
è pili
deficit in
antico
delle
stessa linea di tempo,
€
Neque enim Deus
p)oris quantitate,
78.
perfecta p)ossessio
»
p.
eternità al
tiae decrescit in infìnitani
Dio
et
effingere atquc
'motam
aequare ìion pos-
ex simplicitate praesen-
j,
futuri ac ptraeteriti quantitatem
cose
,
non come chi
ma come
è
di
conditis rebus
di Dio,
:
antiquior videri debet tem-
Dio risulta non solo
stantemente Boezio, nel parlar
nella
colui che questa linea trascende
sed simplicis potius proprietate naturae
La unità
> (ih.).
collocato
il
dall'
» (ib.).
adoperar che
singolare Deus,
ma
fa co-
dalle
r
I
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
sue dottrine sulla identità del bene e dell' uno
idem
esse unuiìi atipie
honnm simìH
Anche" V ultimo vestigio
Dà
non
è scomparso, e
dove
la
«
Oportet igitar
vatione concedas
politeismo
di
:
»
rispecchiato
solo nella prosa boeziana,
135
(Hip. 11).
nel
ma
plurale
nei carmi,
licenza poetica avrebbe potuto concederlo, anche
senza
Siamo dunque dinanzi ad
nota di biasimo o sospetto d'errore.
una vera cautela monoteista. Perciò Y accusa di politeismo, nota
r Ilildebrand \ non fu sollevata contro Boezio.
Quasi in compenso si è parlato istantemente e si parla
L'Obbarius scrive francamente:
del panteismo di lui.
qaas de Beo
tlae
posuft, phUosoph e
sunt
christianaìu indicant
r unico, è
»
^.
et
pantìieismum non reluponem
eias
L' argomento principale, per non dire
la frase (III p. 10):
«
omnis
ijiitar ìjeatus
questo argomento basta da solo a mostrare quanto
tesi.
la
Boezio è cosi poco panteista, che
giungere subito:
«
nthil prohibet esse
r uomo
divinizzi
naturale tra
mente
1'
lo
quam phirimos
dimostra
uomo
e
.
E
del
»;
poco
valga
di sog-
par ticipatione
vero
ch'egli
non
resto
parlare che fa di una somiglianza
d' intelletto (vos autem Deo
ed' una somiglianza acquisibile per via
ut consùìiilem Deo faceres > (I p. 4).
Dio per via
consiniiles II p. 5)
Ma
per
il
^
ma
Deus
dà premura
si
sed natura (luideru iwus,
esercizio filosofico «
di
Senten-
«
In svis de consolatioììc pliilosophiae libris ex-
cura di distinguere Dio ed
la
tutto
il
libro
(p.
e.
Dio eterno,
il
il
Provvidenza in Dio e
il
Nitzsch
lo
Stewart
mondo è tale e tanta
mondo perpetuo; la
V p. 6; IV p. 6) che
il Fato nelle cose,
ha mossa a Boezio l'accusa di dualismo, accusa che
^
"^
tranquillamente ripete e che noi
pili
sotto esami-
neremo.
79. Qui, per concludere, accennerò che Boezio non nega a Dio
di quelle facoltà che noi gli attribuiamo e che integrano
nessuna
il
concetto della personalità divina. Queste facoltà sono raccolte
in tre parole ed elevate alla
massima potenza, quando
Dio sa tutto, può tutto e vuole solamente
Dio abbraccia tutte le cose, anche gli atti
'
p. 79.
»
Edit. Inlrod. p.
»
Op.
'*
p. 8't-5,
cil.
p.
62.
100.
XX.XV.
il
bene.
La
si
dice che
scienza di
liberi futuri, l'oggetto
136
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
ad attribuirsi alla scienza di Dio, tanto
il piti difficile
difficile,
che
la filosofìa antica spesso e volentieri glielo aveva negato. Boezio è
ben lontano
su questa difficoltà: se ne rende conto
dall' illudersi
« Sed hoc iijsum dubitaiur, inquìes,
an earum rerum qaae necessarios exit iis non habent lilla possit
esse praenotio... jrntas, si necessltas desit, minime praesciri, niInique scientia comprchendi posse nisi certuni, quod si quae in-
e chiaramente la illustra.
certi
sunt exitus ea quasi certa pjraevidentur, opinionis id esse
caliyinem non scientiae verilatem
(V
»
La doppia condi-
p. 4).
zione di futuro e di libero rende o sembra
rendere
impossibile
trattandosi di cosa non determinata nò in sé (perchè
la scienza,
futura) nò nelle sue cause
un oggeito indeterminato
nata cognizione. - E come
(perchè libera), e non potendovi di
essere scienza, cioè certa
determi-
e
nettamente intuita e pro-
la difficoltà è
posta, COSI è genialmente risolta, ricorrendo,
come
vide, alla
si
condizione della Divinità, rispetto alla cui scienza eterna, cioè
trascendente ogni tempo come
suo essere, nulla può dirsi fu-
il
tutto deve dirsi presente. Col che non è già che noi ve-
turo,
niamo a comprendere
in
modo
tostia alla scienza divina
,
come
positivo
ma
dere che la cosa non ripugna
che
,
il
ragionamento fatto per
il
provare impossibile a Dio la scienza dei futuri
dalla considerazione di quello che è la scienza
per Dio, la cui scienza
nostre
;
come
si
liberi, movendo
umana, non tiene
svolge in condizioni ben diverse dalle
ragionamenti
i
futuro libero sot-
negativamente a compren-
solo
fatti
per
provare
impossibile
al
senso la cognizione degli universali non varrebbero per provarla
impossibile anche
80.
E come
all' intelletto
(V
Iddio sa tutto,
p. 4).
per Boezio, così può ogni cosa,
e questa onnipotenza è cosi certa per
tere Iddio fare
«
Malum
nihil
non
Dio è
(V
p. 2),
il
igitur...
potest
»
male, conclude che
nihil est,
cum
le
il
filosofo,
che dal non poè
una cosa:
non
possit, qui
male non
id facere ille
(Ili p. 12).
libero, giacché la libertà per
e
il
Boezio consegue
la
ragione
creature stesse tanto sono più realmente
libere,
quanto più vicine a Dio
(ih.),
e
chiaramente è detto che ninna
causa esterna Lo ha spinto alla formazione del mondo
« Quem
non externae pepulerunt fingere causae, Materiae fluitantis
opus...y> (III e. 9). Questa libertà di Dio poi è sottintesa in
:
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
137
FA. dice a giustificazione della Provvidenza diun essere intrinsecamente determinato ad operare è inutile chiedere perchè operi in un modo piuttostochè in un altro:
la giustificazione d' un tal essere è nella fatalità stessa delle sue
tiittociò
vina
:
che
d'
deliberazioni.
Art.
2.
Dìo nei suoi rapi^ortì
81.
Quando
studiano
si
primo problema che
cioè tratto dal nulla
rapporti tra Dio e
i
il
mondo,
il
il
:
Dio ha Egli creato,
mondo, o non ha
fatto invece che atteg-
affaccia
s'
mondo.
col
questo
è
giare in forme nuove la preesistente materia? Nella seconda ipotesi
abbiamo
dicemmo,
« nihil ex
il
dualismo. Boezio ne fu accusato dal Nitzsch, come
e dallo
Stewart.
Il
vetcrum refragatus
est,
qaam([iiam
id
cipio sed de materiali suhiecto, h. e.
num
j,
quasi quoddam
questo sembra
«
affermi
il
illi
cui
non de
fundamentum
ojperante iirin-
omnium
de natura
Allo
•».
ratio-
Stewart
a cruciai test by which the Chris tianity of our
author must stand or
si
iecerit
(V p. 1):
nemo imquam
passo fondamentale è
nihilo exìstere vera sententia est,
E
fall ».
a lui pare che cada, cioè che qui
dualismo accettando V assioma
«
ex nihilo nihil
fit »
un senso anticreazionista, nel senso degli antichi, nel senso
che senza una causa materiale (ex nihilo) neanche una forza inin
può far qualche cosa.
Senonchò qui è il punto forte: certo gli antichi quell'assioma r hanno inteso in questo senso dualistico
ma Boezio lo
finita
:
accetta o non piuttosto lo ripudia questo senso
?
La
forinola con
quamquam, depone piuttosto per la seconda che per la prima ipotesi. Ed al medesimo punto ne conduce il riflettere lo scopo per cui
cui
il
ricordo della interpretazione dualistica è introdotto,
quest' assioma è da Boezio citato.
Egli vuol provare che
il
caso
non c'è, è nulla; e il mezzo termine della dimostrazione è questo, che non ha causa alcuna produttrice. Giacché per definizione
caso vorrebbe dire
della Provvidenza »
«
:
evento
ma
,
fenomeno estraneo
questa
si
alla
causalità
una
mezzo
estende a tutto, talché
cosa estranea ad essa è senza causa produttrice.
Ma
un
tal
18
138
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
termine suppone una maggiore che affermi la necessità
una
di
causa efficiente, la impossibilità di far senza, non già della causa
materiale, bensì della efficiente.- L'ex niliUo niliU ft Boezio dunque,
per
le
esigenze logiche del suo discorso
soggiunge
«
:
quamquam UH
lealtà che riferisce,
non già
lo
,
eh' egli vi sottoscriva
fermato dal modo con cui Boezio
At
ortum
esse videbitur »
che significa eh'
ei
piuttosto
si
esprime in questa medesima
orìatur, id
ex
niìiìlo
si
chiamano
casi,
antichi.
respinge la interpretazione degli
più sotto, dopo aver portato
soggiunge
:
1'
«
esempio
Hoc
chè ha una causa materiale
no:
?
chiarendo così che per lui ex
d'
uno
di quei fatti
igitur fortuito
ditur accidisse, veruni non de nihilo est
»
:
e perchè
<nnm proprias
niìiilo
niìiil
principio di causalità (ogni fenomeno
:
;
:
E
zionate
e se
,
dunque de niliUo o ex nihilo per lui vale
cuiiiscumque catisae, non della sola causa materiale,
ex nihilo
il
si
si
nullis ex causis aliqaid
«
così
Ciò del resto ò con-
la respinge questa vecchia interpretazione.
prosa:
intende
etc, è unicamente per debito di
»
che
quidem cre?
forse per-
causas habet>,
è o l'equivalente del
deve aver cause propor-
proprias) o l'affermazione della necessità assoluta, im-
prescindibile d' un principio
efficiente
,
non
d'
una causa mate-
riale.
Il
di
dualismo non
può dunque dire implicito nel
si
sistema
Boezio per una sua accettazione del vecchio pagano ex nihilo
(causae materialis)
ìiihil.
Né anche servono a dimostrarlo
quei
luoghi dove Boezio parla di Dio come ordinatore o formatore dell'
universo
:
basti ad es.
il
niateriae fluitantis opus ».
« fingere...
Giacché Dio è anche ordinatore delle cose, e 1' affermare questo
di Lui non è affermare questo solo, non è un escludere qualcosa di più e di meglio.
Lo Stewart
^
trova una traccia di dua-
lismo nel conditor applicato più d'una volta a Dio. Ora innanzi
tutto giova qui avvertire che
chè anche
il
più schietto
il
conditor non prova nulla, per-
cristiano
poeta,
il
più fervente
cri-
stiano scrittore potrebbe benissimo, con tutte le sue convinzioni
creazioniste, parlare di Dio,
come
di
un conditor
dell' universo.
We bave seen that B. does not exclude from bis syslem a cerlain subsirate,
jpnwa divinitas did not « in the beginning create k Ihe worid, but buill it up
from preexisling maUer». E a proposito di edificare (buill) cita conditor rerum (ed artifex) I e. S, IV p. 6, IV e. 6.
*
Ihat bis
«
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
Ed
Hildebrand osserva che
1*
infatti
setzang des Hirten
Schrìften
ffìschen
anzufanfjen
ttnd es durfte dock loohl etwas
Werhen
dasselbe auch in don
der lateìnischen Ueher-
hegcgnet uns in don
,
Wort,
dìeses
« roìi
139
theolo-
der geldafiyste Ausdrack,
als
mehr
als
Zafall
wenn wir
sein,
des Boetliiiis lesen
»
^
82. Se mai accennerebbero piuttosto ad una concezione creazionista
come
espressioni
meglio salar
][)riìiceps
anche
(III e. 9) o
piii
rerum
anche
p. 10) o
(III
chiaramente
10:
la frase III p.
dedit providentia creatis a se rebus, giacché è ben vero che in
senso ampio
mente
possono
si
ma
fatte,
stiana (ossia per
che non
piìi
1/ Hildebrand contro
un argomento ingegnoso
Al L.
lore.
Ili
p.
di
anche delle cose semplice-
per sé uria consecrazione
nostro caso creazionista)
il
abbia dualistica
l'
create
dir
certo ha
la
parola
cri-
creare,
conditor.
il
preteso dualismo di Boezio adopera
il
e sottile, se vuoisi,
12 Boezio da ciò che
il
ma non
privo di va-
male non
può
è (né
essere) termine della divina efficiente causalità, conclude che è
argomento
bel nulla,
tutto, assolutamente tutto,
fosse fatta da Dio,
un
ziano,
provenga. Anche
la materia, se
non
sarebbe, in forza di quel ragionamento boe-
bel nulla.
Dio creatore non è dunque mai escluso nel Ph.
a più
un
quale suppone che dalla causalità divina
il
riprese
e
per varii
modi
è
abbastanza
C,
anzi
chiaramente in-
^.
sinuato
.
Creatore del mondo. Dio ne è la causa esemplare o ideale,
ma r idea del mondo Dio la trova in se stesso. Tu cuncta superno - Ducìs ab exeniphy pulclwmn pulcherrimus ipse - Mun~
dum mente gerens siniilique in imagine formans (III e. 9):
col che
anche quell'ideale dualismo
al tutto
ingiustamente, sospetto Platone, rimane escluso.
e fare
il
mondo Dio non
dalla sua intima bontà
come Dio
«
potè essere, e non
di cui
è determinato dal di fuori,
rerum
insita
è principio da cui escono,
summi forma
così é
il
A
ma
creare
spinto
bonìi^.
fine a cui
E
tendono
tutte le cose (III p. 12).
87-8.
'
p.
*
III e.
6
V.
velalioti (lislincty
(p. 85) e
3
u/iMS...
slales thal
« The Chrisiian rcest. Lo Stewart p. 8S noia:
beginning God crealed ihe heaven and Ihe eailh »
rerum pater
in Ihe
che Boezio non ha nulla
di simile,
ma
III e.
9 è dello Iddio terrariim coelique sator.
140
IL CRISTIANESIMO DI
83. Creato
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
mondo. Dio provvidamente
il
La
governa.
lo
Provvidenza per Boezio è un dogma, una convinzione intuitiva e
profonda. « Verum operi suo conditorem praesidere Deuni scio;
me
nec unquatH faerit dies qui
pellat >;
dogma
quel
si
ah hac sententiae verifate de-
tanto più che non ignora
(I p. 6),
appoggia
i
su
raziocinii,
cui
Fedele al suo teismo perso-
(III p. 12).
nale distingue la Provvidenza dal Fato, la Provvidenza che è in
Dio dal Fato che è nel mondo
summo
vina ratio in
fatam vero inhaerens rebus mobilibus
disjwnil:
quam
Providentia est
«
:
, ler
Ma, contrario
tra di loro, come
providentia suis quaeque nectit ordinibus
modello e copia (IV
dispositio
».
ad ogni dualismo, Provvidenza e Fato ricollega
CLiusa ed effetto,
ipsa di-
illa
oniniitm jìrincipa constitutor quac cuncta
p. 6).
Della Provvidenza a cui crede non ignora tuttavia
coltà
meglio,
,
e.
5)
Nel
morale.
neir ordine
(l
la difficoltà per eccellenza,
filosofo poeta
il
:
mondo
modo
molto
o certo
Hominum
guhernans —
bere
,
,
Ma
nel
solatum - Lin-
leije
:
«
problema
che
scuote
certo
dem Deus
unde mala^ bona vero unde,
nella esistenza stessa
di
non
fede
la
ma
est,
mondo
nel
Omnia
nella Provvidenza,
(I
canta
ordine,
è
mondo umano,
è disordine
male
il
fine
solos respuis actus - Merito rector cohi-
Terribile
».
tutto
Nihìl antiqua
«
quit propriae statìonis opus ».
morale tutto
fisico
le diffi-
male,
il
solo
Si qui-
Dio.
«
si
non
estì »
4).
p.
Alla soluzione di questo problema tutta,
pera,
crati.
ma
singolarmente
La
risposta
i
due ultimi
problema
al
-nóOsv
:
si
di
libri
può dire
,
T o-
essa sono conse-
xaxòv preso nel
senso
metafisico è data implicitamente con la teoria intorno alla nonentità del male.
È
carne in un essere
un non essere
il
male
il
,
quindi è vano
cer-
principio efficace ed attivo (III p. 12). Però
questo aspetto metafisico del problema del male è appena considerato, per arrestarsi
invece
I
plesso delle
sue osservazioni
Provvidenza
vigile,
efficace,
problema stesso moralmente
sul
buoni soffrono ed
considerato.
perversi
i
per
buona
trionfano.
ispiegare in
di
Dio un
tal
IV
p.
7
:
«
Cum
rei
la
il
caso
di
medesimo riassunto
iucunda vel aspera tum re-
sopra) è dall' Autore
omnis fortuna
com-
fatto, osser-
vazioni distribuite in una doppia serie su cui non è
insistere pili oltre (v.
Il
armonia con
IL CRISTIANESIMO DI
munerandi
iucanda) exercendive
(se
(se aspera) bonos,
(iucanda o aspera
corrùjendive
niendi
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
eh' essa
sia
,
141
tum pugiacché
r aspera evidentemente o punisce o corregge, o fa 1' una e l'altra
cosa insieme, e la iacunda può essere anch' essa castùjo stimolando
il
cattivo a malfare davvantaggio, o
emendatrice richia-
mandolo soavemente a hen fare) improhos causa deferatur ;
omnis bona est quam vel iustam constat esse (la fortuna iacunda che premia i buoni, e quella o aspera o iucunda (^q punisce i malvagi) vel utilem (la fortuna che buoni e cattivi exercet
La
et corri(jit).
giustificazione
Provvidenza pertanto sta
il male stesso lo fa ser-
della
qui per Boezio, che Dio con la sua forza
vire al bene
sint,
curii
«
:
eis
Sola
enim divina
est
vis,
non
(IV p. 6). Del resto
Provvidenza da un punto
di vista
(ib.)..
metafìsico
A
morale
leggera deviazione metafisica sul Fato,
studio
elicit
effectum
»
è dimenticata la riserva razionale della
imperscrutabilità dei divini consigli
seguito uno
mala quoque bona
cui
competenter utendo alicuius boni
sulla
si
questo studio della
in cui,
malgrado una
riassume
Provvidenza
il
L. IV, fa
medesima
al
L. V, per provare sovrattutto che la Provvidenza di Djo non
lede punto la libertà dell' uomo, benché questa dimostrazione si
compia studiando piuttosto
1'
aspetto gnoseologico che non
spetto causativo coinvolto nella Provvidenza.
E
1'
a-
non sarà fuor
di
proposito notare, che sfugge a Boezio o certo egli neglige quello
che è
il
più riposto mistero della Provvidenza, cioè la permis-
sione stessa del male morale.
crucciato dal vedere
Celso
tes »
- Mores
(I e. 5):
solio,
Lo
spirito del
perversi in alto:
i
<
filosofo
At
romano
è
peri' ersi resident
sanctaque calcant - Iniusta vice colla nocen-
ma non
è crucciato dal vedere
puramente
e
sem-
plicemente degli uomini perversi.
Art.
La
Se
cosmologia di Boezio.
La cosmologia
84.
coltà e
non esige
il
mondo
cosi
3.
di
Boezio non presenta così gravi
lunga esposizione come
diflS-
la teodicea.
abbia cominciato o no è una questione che Boezio,
forse per ossequio ai suoi
due grandi maestri Aristotele e Pia-
142
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
tone, lascia sospesa
nella ipotesi che
finire,
il
(V p. 6) contentandosi di notare clie anche
mondo non abbia cominciato e non sia per
come
stenza
p. 6:
e.
9) non
s'
ma
stabile:
piii
forma
anche
di
esi-
tem/pus ah
il
ha a intendere d' una precedenza
analogamente a ciò che è detto
di questo su quello,
Neque enùn Deus
«
eterno (ib.). Dalla eternità
tempOj, la piìi mobile
il
l'eternità è la
aero ire hibes (III
temporanea
V
ma non
può dire ]perpetuo
si
procede T ero e dall' ero
conditis rebus antiquior via eri deh et
temporis cptantHate, sed simpUcis potius ptroptrietate naturae
Nulla
di
cui Dio
origine
preciso sulla
è
poeticamente
fluitantis opus.
del
descritto
La materia
mondo
ci
atto
di
in
fluitans
cessità logica del nostro pensiero,
è
una massa confusa.
ci
illumina
e.
il
9
Gli elementi sono tra loro congiunti in proporzioni aritme-
III.
tiche: tu
nmneris elenienta
ligas. Il
mondo
intiero
ha una sua ani-
versi che la riguardano non peccano di soverchia chiarezza
i
e tuttavia ne traspaiono manifesti questi due concetti
nima
materiae
fingere
quale non può raffigurarsi
il
85. Sulla cosmologia adottata da Boezio
ma;
».
con
l'espressione d'una ne-
e concepir Dio in atto di ordinare altro che
L.
dice la frase
risulta terza di due sostanze diverse
gli estremi di cui essa
rappresenta
il
,
le
:
che
l'a-
quali sono come
termine medio.
Dove
è
evidente, più che la ispirazione Platonica, la traduzione dei concetti espressi nel
ture (oùdiat)
Timeo. Da questo apprendiamo che
estreme
àjxéptaTo? e la oOai'a
che
nell'
(xepKTTT^;.
E
anima
si
fondono
le
due na-
sono
1'
où(Tia
pure sul Timeo è ricalcata la
un organismo adatto alle facoltà e funzioni di questa
< per consona memhra resolvis ». Quest'anima
un
moto
circolare che è il pili perfetto fra tutti « in
di
dotata
è
semet reditura meat », grazie al quale essa « rnentem profundam
circuit et simili convertit im^igine coelum ». Noi ci troviamo
così dinanzi ad un colossale antropomorfismo. Giacché questa
grande anima del mondo non è che il risultato della proiezione
su vastissima scala dell'anima umana.
Il mondo è tutto una serie fatale di vicende. Tuttavia Boezio
idea di
anima universale:
è ben lontano dal nostro determinismo scientifico e nella conce-
zione della natura degli agenti cui questa fatai vicenda deve ri-
un eclettismo
ferirsi,
preferisce
che
ordine cosmico concorrano delle Ostai
all'
collettivista.
Per
lui è probabile
'^u^^aì
e
1'
anima
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
mondo
del
moni
e la natura stoica e gli astri e gli
Ne
86.
angeli ed
de-
i
(IV, 6) \
(^ai'fjLovsc;)
lezza del
143
risulta
un che
di
veramente
è piìi che altro affermata
xó<T{xoc;
bello,
ma
questa bel-
a 2^rion: è bello
il
mondo, perchè è bellissimo quel Dio che lo ha in sé e da sé
medesimo concepito: l'ottimismo di questa formola € pidchrimi
ptdcherrimus ipse - Mundimi mente (jerens simìlùiue in imagine
formans (III e. 9) é piuttosto fisico che morale. Quanto al mondo
morale
la
concezione di Boezio sembra pessimista non solo per
disordine che vi ravvisa
ma
nei castighi,
primo aspetto) nelle ricompense
(a
anche perché a
lui
numero
il
dei
cattivi
il
e
ri-
sulta stragrande
« Quod quideni cuip'iani mirum forte videatur,
ut malos QUI PLURES HOMINUM suNT, eosdem ìion esse dicamus »
:
(IV p. 2). E tuttavia la fede a priori nella bontà della Provvidenza di Dio converte in un ottimismo finale questo incipiente
pessimismo.
Non
solo la
Provvidenza
regno quanto è da sé la frequenza dei
qiientia
non depuìsione
V ordine
ristabilisce
confusione apparente dei beni e dei mali,
ma
nella
Dio vuole nel suo
cittadini
civium frc-
:
laetatur.
Art. 4.
L* antropologia del Ph. C.
87. Nella psicologia di Boezio ricalcata fedelmente su quella
anima è intimamente
non parliamo della origine dell' anima per creazione o no
questo non è che un aspetto
della questione generale trattata a proposito del mondo. È vero
che r animo ci é presentato come qualcosa di specialmente divino nella sua origine
animi sono detti celsa sede petiti (III
di Platone,
il
problema della origine
dell'
connesso col problema della conoscenza
;
;
;
'
Sive igitur famulantibus
quibusdam providentiae divinis spiritibus fatum exercea-
anima, seu tota inserviente natura, seu coelestibus siderum motibus, seu angelica
viRTUTE, seu DAEMONUM VARIA SOLERTIA, seu iilìquibus hovum seu omnibus eie. IV p. 6.
tur, seu
Quanto
«
ai
divini spiritus
che paiono qui
distinti
dagli angeli e dai
daemones
cfr.
V. 2,
NASI SL'PERMS DiviNiSQUE suBSTANTiis et pevsficax iudicium et incorrupta voluntas, et ef-
ficax
optatorum praesto
est poteslas......
vilissimornm spirituum praesidia captare,
similem Deo redderes
»
Quanto
quem
ai
daemones
cfr. I p.
4:
*
Nec conveniebat
tu in hanc excellentiam componebas ut con-
144
ma
c. 6),
sapere se
giunge
La
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
non implica nessun panteismo. Piuttosto importa
anima comincia ad esistere per Boezio quando si con-
ciò
l'
corpo
al
se,
in quella vece, preesiste a questa unione.
fraseologia dell' A., prescindendo ora da ogni desiderio e ten-
sua
della
conciliazione
tativo di
Cristianesimo, è
filosofìa col
certo nel senso di una preesistenza.
Dico a bello studio
è direttamente trattato,
la fraseologia,
ma T
perchè
problema non
il
A. ne tocca ed accenna alla so-
luzione che dicevo, a proposito di altri problemi. Al
noscenza.
V
3 del
e al e.
III
Il
II,
e.
poeticamente svolto
è
III
11
e.
del
problema della co-
il
conclude una faticosa e ben riuscita
cerca intorno al fine delle cose. Chi è studioso
ri-
verità
della
il
poeta lo invita a cercarla in sé medesimo e la troverà. Poiché,
continua,
invehens
<non omne... mente depuUt lumen- Obliciosam corpus
mo^em » dove sembra che, a parer dell' A., all'anima
:
già attiva nel conoscere e perciò già esistente sopravvenga, apportatore di tenebre e
di oblio, il
corpo.
E
la dottrina platonica
della reminiscenza è poi formalmente professata
Musa
tonis
cordatur
personal veruni
con la sua classica prova
»,
Ni mersus
recta censetis -
ha discoperto
ei
:
«
dixit,
Quod
si
Pia-
inimemor
l'
fomes corde? ». Ed alla
A. riconosce che quanto la Filosofia
lo ritrova
dopo
di
averlo per ben due volte
perduto, se ne risovviene dopo averlo due volte dimenticato
prima volta corporea conta gione
,
animi. Sa
1'
all'
re-
cur rogati sponte
« ISlani
alto viveret
poesia fa eco la prosa, dove
gli
Quod quisque
-
entrare nel corpo
la
:
moerore pressus
seconda
la
anima dimentica, par chiaro
che prima sapesse.
Il
che r
V
e. 3,
precede la discussione del dilemma tra cui pare
umano ingegno
sia costretto
dei nostri atti futuri o a noi
L' antitesi, dice
nizzano,
ma
a noi
obruta memhris
noscere nexiis
il
sapere che
« quis
il
-
».
il
poeta,
non
ne sfugge
o negare a Dio la scienza
è tra le verità
il
nesso reale.
«
Eppure ne
non sapere
medesimi.
queste
:
si
Sed mens
Nequit oppressi lurninis igne -
Rerum
armocoecis
tenueis
Come mai? giacché tanto
una cosa esclude la curio-
è curiosa.
al tutto
nota scire laboratì At
sità
:
Ma
forse la soluzione é qui,
samente ricorda
:
la libertà di questi atti
si nescit
quid coeca peliti
»
che sapeva altra volta, ora confu-
e vorrebbe tornare alla chiarezza antica.
«
An
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
cum meniem
lita
cernerei altam - Pariter
sui -
V
Al
2
p.
è discusso
Hwnanas... animas
>
ma non
a tutte in egual grado.
necesse
Uberiores... esse
cum
cum
est,
mentis divinae specidatione conservant ^ minus vero
buntur ad corpoym, minusque
ligantur
vant
Quel
».
«
cum
cum
etiaìn
tale unione
»
(V
ciò sia se si confronta col «
:
e.
dilacol-
se in mentis divinae speculatione conser-
3) o con ciò che segue
:
T anima
faccia
Dio, stando già unita al corpo, bensì ad uno stato
altam
se in
artubus
terrenis
non pare che alluda ad un contemplar che
»
no-
et singiila
in totum est oh-
problema della libertà che compete
il
a tutte le creature ragionevoli,
«
summam
memhrorum condita nube - Non
Siimmamque tenet singuìa perdens?
Niinc
ratì -
145
anteriore a
cum mentem
cernerei
minus cum dilabunlur
«
ad corpora, minusque etiam cum terrenis artubus colligantur ».
88. La percezione anche nella sua forma più elementare
(percezione sensitiva) non è per Boezio una pura passività, come
parve agli stoici (V e. 4), ma attività dell' animo, sia pure che
in seguito ad azione esercitata dagli oggetti esterni e nel corpo
passivamente ricevuta.
Essa
si
svolge per quattro
gradi,
ossia
Boezio riconosce e distingue quattro facoltà diverse per gli oggetti
a cui
si
riferiscono e gli esseri a cui
la fantasia,
appartengono
:
senso,
il
Sia pure che
la ragione e la intelligenza.
tutti si
appuntino nella conoscenza di un medesimo
uomo, è ben altro
Sensus enim fìguram in subiecta materia constitutam. Lnag inalio vero solam sine materia indicai
formam. Ratio vero hanc quoque Iranscendit, speciemque ipsam
l'aspetto che ne colgono.
«
quae singuìaribus
universali consideratione perpendii. In-
inest,
telligentiae vero celsior oculas exislit.
versitatis
Supergressa namque uni-
ambilum\ ipsam illam simplicem formam pura mentis
ade conluelur
»
(V
E
p. 4).-
animali immobili come
le
il
senso (da solo) appartiene agli
conchiglie marine od altri che
trono aderendo agli scogli.
La immaginazione
ai
si
possono già sentir voglia di fuggire o di bramare qualcosa.
ragione è propria solo del genere
vini »
(V
La
« intelligentia sola di-
è da trascurare per l'importanza che ebbe
storia della filosofia così anteriore
L
;
p. 5).
Dove non
riguarda
umano
nu-
semoventi che
l'
come posteriore a Boezio,
tmiversale, oggetto della ragione.
La
ragione
nella
ciò che
umana
19
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
146
IL
specieìu
ipsam quae singutaribiis
U
perpendit.
inest universali consideratione
universale è perciò
considerazione
della
frutto
il
mentale,
ma applicata alle cose
ma cum fundamento in re ; è la cosa ma sotto un aspetto ideale,
come la cosa risponde alla idea ma concretamente e singolardella mente,
:
ha un' esistenza
mente. La species inest singularibus ed è nella considerazione
della mente, là sotto una, qui sotto altra forma
:
temperato
o,
come
da fuggirsi
:
si
non
e di pene,
sabile Dio,
vana
non
speranza e
la
capisce, contro
vizi,
da
p. 2).
farsi e
il
Di questa
non più giustizia
:
di
virtù, di quelli autore e responla
un fatalismo
preghiera
;
argomenti validi,
che è la forma di de-
teistico,
terminismo da Boezio in questo luogo (V
p. 3)
La
combattuta.
dedotta dalla scienza sicura che Dio ha dei liberi atti
difficoltà
umani è sciolta
muta la natura
riflettendo che la scienza
delle cose che apprende
Dio conoscendoli (o prima o
vengono che monta?) non li
scientia pyraesentium
futurorum
(V
(V
il
prove negli inconvenienti che seguirebbero nella
le
vita individua e sociale la sua negazione
premi
giudica,
libertà;
sua propria iniziativa
lui di
qui è la radice della sua libertà
Boezio fornisce
un realismo
conviene di chiamarlo, aristotelico.
si
89. In forza della ragione l'uomo ha la
perchè ragionevole,
forma
là sotto
individuale, qui universale. Noi siamo di fronte ad
nihil his
,
:
in quanto tale,
non
se gli atti sono liberi.
avvengano o mentre av-
poi che
fa diventar necessarii. « Ncdìi sicut
rerum
nihil his quae fiunt, ila praescientia
quae ventura sunt necessitatis importai »
p. 4).
libertà 1' uomo è un animale
divinum merito rationis animai » (11 p. 5), simile a
Dio per la mente (ib.), principe per divina disposizione delle
cose (ib.). Ma può avvilire la sua dignità disconoscendola
« humanae quip)pe naturae ista conditio estj, ut tum tantum cae-
90. Fornito di ragione e di
divino
«
:
teris
stias
rebus
cmn
redi(jatur
coijnoscit se,
si
se
nosse
ex celiai
abusa della libertà, l'uomo la perde:
tus, cuìn vitiis deditae rationis
(V
p. 2).
si
(ib.).
«
extrema vero
p.
est servi"
propriae pjossessione ceciderunt
uomo
uomo o
L' avvilimento brutale dell'
ricamente amplificato IV
virtù
eadem tamen infra beQuando col vizio
;
desierit >
3.
imbestialisce col vizio
L'
:
« ita
fit
per
si
il
»
vizio è retto-
divinizza
con
le
ut qui, probitate de-
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
homo
seria,
non
esse desierit,
cum
dìvinam conditionem transìre
in
possiti vertatur in belhiani » (ib.).
Ciò ne mostra che per Boezio
umana
La
è essenzialmente etico.
ralmente ammonisce V uomo,
il
fine ed
il
valore della vita
figura stessa che ebbe, natu-
verso
dritto la fronte
come a meta dei suoi sforzi sulla terra (V
terrenus male desipis, admonet figura - Qui
tendervi
nisi
147
X)ultu petis,
ex erisque fronte m - In sublime feras
il
cielo
«
e. 5):
,
recto
coelum
animum
quoque,
ne gravata pessum — Inferior fidai mens corpore Celsius levato
Veder Dio
e
il
è
il
cielo è la
uomo. « Te cernere finis »
patria dell' uomo, patria donde mosse
fine dell'
cuius oriundus
tornare
« Ilìtc
patriae
sis
te
si
reminiscaris
Ma
».
(ITI e. 9),
«
Si enim
e patria a cui deve
»
reducem referat via quam nunc requiris
immemor - Haec, dices, memini,
sistam gradmn » (IV e. 6).
91.
a
Haec
patria
hinc ortus hic
est mihi,
trattando del fine dell' uomo,
importa conoscere
ci
il
pensiero di Boezio sulla immortalità dell'anima e sulla sanzione
Quanto alla immortalità non v' è dubbio
r abbia ammessa. Basta la testimonianza che ne rende
« tu idem et cui persuasum atque insitimi
Filosofia II p. 4
della vita avvenire.
eh' egli
la
:
per^nultis demonstrationibus scio, menteis
esse niortales... »
E
hominum
questa convinzione è ribadita
modo
ìndio
II p. 7.
Senon-
come
alla vita avvenire
chè quanta efficacia attribuiva Boezio
sanzione e conclusione della vita presente
Bisogna confessare
?
che Boezio ricorre poco o punto al concetto della vita avvenire per
ispiegare le anomalie etiche della vita presente. Preferisce, for-
zando la realtà delle cose, trovare che
i
per merito ed efficacia intima della loro
rabili qui per colpa dei
che la virtù
il
vizi,
Non
vita o la diversità di essa per
(chiede Boezio alla Filosofia
IV
i
p. 4,
strato la impotenza e la infelicità dei
tali)
felici
mise-
cattivi
1'
avrà in una vita
realtà
buoni e pei malvagi
«
:
su
Quaeso, inquam,
dopoché questa ha dimo-
malvagi come
tali e
perché
nulla ne animariini supplicia post defuncttim morte corpjus
relinquisì
Et magna quidem,
acerbitate, alia vero
«
i
è però eh' egli non ammetta la
questo punto la sua testimonianza è esplicita.
te
,
insistere osservando
anziché
suo vero e definitivo castigo
ulteriore e futura.
di tal
loro
buoni sono qui
virtù
nunc de
essa risponde,
quorum
alia poenali
purgatoria clementia exerceri pitto
his disserere consiliwm
non
est ».
»
:
ma
148
IL CRISTIANESIMO DI
La
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
dunque conosce questo punto di vista e sa quali
il problema delle morali ano-
Filosofia
risorse se ne potrebbero cavare per
malie
di
quaggiù
liberazione
ma
:
E
deliberatamente lo trascura.
comprende anche
si
di tal de-
perchè, inquantochè la Filosofia
il
da sola sulle condizioni precise e minute della vita futura può
che affermare con
piuttosto congetturare con probabilità
Non
strativa certezza.
La
accidentale per Boezio finisce con la morte.
non
che
sarà inutile avvertire
ogni
dimofelicità
dell'uomo
felicità
consiste in questa felicità estrinseca, appunto perchè, se con-
finendo essa con la morte,
sistesse in questa,
cam darum
morte miserabilissimo,
colla
tem corporis morte
r anima
Ogni idea
finirì.
di
1'
uomo
diverrebbe
fortidtani felicita-
sit
ricongiungimento del-
col corpo è estranea alla visuale del nostro filosofo.
92.
Un' ultima parola
Dio e
sui rapporti tra
1'
uomo .e sui
uomo per
concetti speciali di certe virtù. L'azione di Dio sull'
È
Boezio è profonda.
mana:
«
Tu
Dio che infonde
la sapienza
mihi (dice Boezio alla Filosofia
tium mentihus inseruit
nell'anima u-
4) ^^ qui
I p.
te
sapien-
L'aiuto di Lui è in-
DeiiSj, conscii eie. ».
vocato come necessario anche nelle cose più piccole (III p. 9)
questo
buoni
aiuto
ascrive
si
sempre
sono
felici,
L' azione di Dio sull'
r intelletto
Boezio
se
ma
per l'acquisto della verità,
«
:
quis
la necessità della
si
e a
i
estende alla vo-
autem alias
honorum vel malorum depulsory quam
tium Deus^ » (IV p. 6).
V
:
conoscere che
sempre infelici i malvagi (IV p. 1).
uomo non è limitata al campo del-
lontà per la pratica del bene
Di qui nasce
a
arriverà
vel servator
rector ac medicato)^
men-
preghiera ^ che è affermata
homines Deumque
colloqui homines
p>osse videntur » (ib.)
ciò senza di cui « quid erit quo stemmo
illi rerum principd connecti atque adhaerere possimusì ». Anche
energicamente
commercium
»,
p. 3,
il
solo
come
modo
«
unicum
«
quo
inter
cum Deo
;
la efficacia di essa è esattamente definita
vina grazia
vìnae gratiae
« iiistae
essa impetra la di-
:
humilitati pjretio inaestimabilem vicem
promeremur
»,
ma
ha inoltre
e
sua intima efficacia come unione dell'anima con Dio
modus
est
quo
cum Deo
colloqui
que inaccessae luci prius quoque
candì ratìone coniungi
».
homines
quam
di-
più ancora una
:
«
qui solus
pjosse videantur^
illi-
impetrent, ipsa supplì"
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
CAPO
149
VI.
RAPPORTI DEL philosophiae consolationis
Art.
Con
Che
93.
1.
la filosofìa delle scuole anteriori.
questa che abbiamo esposta? Certo non di
filosofia è
Boezio, ossia non trovata nò per la prima volta esposta da lui,
sia
perchè Boezio dal complesso della sua attività letteraria
ci
apparisce piuttosto raccoglitore diligente che inventore ardito, sia
perchè egli appartiene ad un periodo che in ogni ramo di cultura appare estenuato per produrre del nuovo e capace a mala
pena
conservare
di
1'
antico.
Intanto egli per conto
«e
Ma
delle
scuole
hanno preceduto quale
rose e floride che lo
suo
si
dice
filosofiche
nume-
egli segue qui
da principio
fin
?
I,
1
:
V Eleaticis
rimane che
Eleatìcis atque Academicis studiis innutritus » dove
stando indubbiamente a significare gli studi logici,
egli si presenta
come un accademico. In
epicurea e la stoica
mostra,
si
I
p. 3,
realtà contro la scuola
molto severo
esse
:
hanno
usurpata la eredità genuina di Socrate e di Platone. Questi sen-timenti contrarli allo stoicismo
sito della teoria della
tone sono vivissime
come ad
deferente,
;
(V
p.
non
es. Ili
ripercotono
le
V
solo è citato spesso e con
p. 9, e.
9 e
p.
10
a propo-
e. 4,
per
simpatie
^
;
ma
Pla-
reverenza
la Filosofia
chiama suo (I p. 3; III p. 9); una sola
6) che l'A. non sembra seguirne, ne spiega però e
con singolare affetto
volta
si
conoscenza. Invece
lo
giustifica la sentenza.
Anche Aristotele
è citato
con onore, la Fi-
chiama meiis (V p. 1 III p. 8) ma meno spesso ^, e ad
ogni modo noi sappiamo d' altra parte che Aristotele per Boezio
losofia lo
'
Cfr.
III
;
anche
e.
11:
p.
2:
I
«
p.
4
Quod
:
«
si
Atqui lu liane sentenliam Platonis ore
Platonis
musa personal verum», dove
sanxisti...
il
si
è
rq^ lorica.
h
IV
Ili p.
'
Cfr.
V
12:
p.
«
veramque illam Platonis esse senlenliam liquet...»
quod admirare cum Platone sancientc didiceris».
«nihil est
1,
V
p. 6.
»
una dubitazione
150
IL
CRISTIANKSIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
faceva una cosa sola con Platone.
Stando dunque alla testimo-
nianza ed alle citazioni del Ph. C. è ad una
contemperata qua e
derci
filosofìa platonica,
là d' Aristotelismo, che noi
dobbiamo atten-
^
Altri
sono però anche
e scrittori
filosofi
ma
citati.
Così
I
p. 4,
un aforisma che era divenuto famigliare « instillabas... auribus, cogitationibusfiue (laotidie ìneis Pythagorìcum
illud sTTou 0£(p ». Lucano pure è citato come un famigliare della
filosofia (IV p. 6), poi Cicerone nei suoi libri J)e dìvinatione
(V p. 4) e De Republica (Il p. 7). Piìi importante, al nostro
punto di vista, la citazione di Parmenide con cui si chiude l'ulPitagora,
in
tima prosa (12) del L. Ili: « Ea est divinae forma siibstantiae,
ut neque in extenia dilabatar, nec in se externum aliquid ipsa
suscipiat , sed j sicut de ea
a^ai'pa? ivaXt'yxtov ò'yxw ».
Parmenìdes
Un
aitj
T:7.vn:oQs.v
eùxuxXou
faniiliarìs della Filosofia ò citato
come autore di questo dilemma: Siqaideìn Deus estj unde mala?
bona vero unde, sì non estì Lo Stewart cita Epicuro (De ira
divina
Il
un
e.
XIII)
Peiper
.
ha vista una nuova citazione
^
altro passo indeterminato
:
«
Nam
ut
Parmenide
di
in
quidam me quoque ex-
ispoO (5é[Jt.a; aì'Gipe^ oìxo^ófxTQcrav (IV p. 6).
^-t]
quidam, sine dubio Parmcni'ìes, cuius reliquiis
hunc versum addas: cfr. uspì ^lio-ewc v. 116 et 13G ss. Ma
questi due luoghi non contengono la minima prova in favore
della sua asserzione. È vero che il contenuto del verso può in
qualche modo collimare con le dottrine Parmenidiane sulla ori-
cellentior
Il
:
'Av(5pà?
Peiper nota
gine dell'
:
uomo
:
secondo
egli affermava yévco-tv
Teofrasto
àvOpcó-rrcov
i\
(presso La. Diog. IX, 22)
r[kioii
TipwTov ysvéo-Oai (dove è
da correggere probabilmente ìXuo;. Cfr. Diels, Doxographi Graeci
p.
482)
e ciò
bero formato
combinerebbe col nostro frammento
il
corpo
umano
:
i
venti avreb-
dal fango della terra. Tutto questo
Ego onine Aristolelis opus quodcumque in manus venerit in Romanum slylum
omnesque Plalonis dialogos vertendo vel etiam commenlando in latinam redigam formam. His peractis non equidem contempserim Aristolelis Piatonisque sententias
in unam quodainmodo revocare concordiam el in his eos non ut plerique dissentire in
omnibus, sed in plerisque quae sunl in philosopliia maxime consentire demonstrem: hagc
*
«
verlens....
si
vita
otiumque supererit, cum multa operis huius
uliliiate
necnon etiam laude conten-
derim, qua in re faveant oportet quos nulla co(}uit invidia». In
*
Ediz.
crii,
a questo luogo nota.
lib.
de interpr. ed. sec.
1.
II.
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
è vero e per debito di lealtà
zione del Peiper e
armonia
tutto in
andava notato
ma
a) questa
le-
senso che porta con sé non sembrano del
il
col contesto
con l'autorità che
:
151
giacché
:
adduce, che
si
alle vicende stesse della malattia;
si
trattava
di
provare
corpo dei buoni è superiore
il
TA.
P) quel che più importa,
questa sentenza la Filosofia lo considera come superiore a sé medesima: me excellentiorj il che di niun filosofo si potea dire. Per
di
mi pare abbia qui ragione l' Usener di credere citato un oracolo.
Le citazioni da sole non ci provano punto un largo eclet-
cui
tismo nel nostro libro.
Scendendo
94.
esposte,
ora
Platonismo
il
concepito come bene
II
l'
:
esame
all'
amore
chiato nelle
amor
cose
[o
hominum genus,
felix
vi riconosce
un'eco della
e.
8)
(piX^a
furono
appare evidente. Dio
Lui [coelo
di
regiiur regat II
qiios coeliim
niche-:
di esse
amor
iniperitaiìs
communìs amor IV
8; aeterniis et citnctis
e.
che
dottrine
delle
molte fra
di
p.
rispec-
6)
si vestros
animos
sono dottrine Plato-
platonica anche
1'
Hil-
debrand
(p. 77) pur così propenso a trovare delle reminiscenze
cristiane. La teoria della bellezza del mondo derivante da quella
di
Dio {pulchrum pulcheiTimus ipse
Timeo
tolta dal
la potè
donde tutto quel
^
chiamar giustamente
versificirt
^,
:
e del resto già gli
etc.
e.
direttamente
il
Nitzsch
ganzer Abschnitt des Timaeus
antichi commentatori sotto questo
ein
aspetto lo aveano largamente illustrato.
anima
III e. 9) é
9 dipende, talché
Lì
é espressa
la
dot-
mondo. Platonico anche il cone piìi chiaracetto del male considerato come un non essere ^
mente ancora dal filosofo greco é dedotta la dottrina della cognizione - reminiscenza, dell' oscuramento intellettivo e dell' infiacchimento di volontà prodotto nell' animo dalla sua unione
trina platonica dell'
del
;
col corpo.
Né
è del tutto estraneo a Platone
medicinali nella vita avvenire
'
01
av
J^òiov
Év
óparòv...
Citato da Stewai't p. 83.
'
Cfr.
Stewart
Lo Stewart
:
£131 SÉ
'!aat[j.a
xai
01
p,
p.
il
concetto di pene
la dottrina stessa della
p.
ó[J.oi(Jigai
26 Tim.).
91.
98-9
[aÌv
àjj.apTr,[j.aTa
l'vOotòe
(Bekker
?jviarr;cr£
*
più sotto
Xj'.a,
mentre
Tto Y^P ''^v vooufxivtov xaXX'.aio) xa\ xarà Tzavra teXsw [xaXiar' aùròv ó 0cò?
Po'jXtjOc'k;
'*
*,
àjxapTwatv
xa\ év A"8o'j" où y^p
T£
dovrò occuparmi anche
ó-ò 0£wv Te xai àvO'^(i');:wv o^TOt
àXyrjOÓvojv xa\ òSuvwv ytyvaTai aùioT? f) w^e-
passo del Gorgia
cita questo
oj.j>£Xoj[i.£V0'.
xai
ojaoj;
''^^'^v
oì
~z
S'.xrjv
3t'
di cui
oiSóvTSc
aXXw; àSixta; azaXXaTTe-jOai,
152
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
immortalità
dell'
anima
prescindimento
nell' intero
è presentata,
da ogni risurrezione corporea, in forma platonica.
Ma
Boezio non è cosi schiavo di Platone che non ne modifichi
e corregga
Così
sentenze.
le
non
mostra mai imbarazzato
si
dalla esistenza della materia, o proclive a sottrarne alla azione
di
Dio
lai
Le
la esistenza.
mondo sono da
idee stesse esemplari del
recisamente collocate nella divinità
7-8) e
(III e. 9, v.
^
il
realismo platonico è temperato in senso aristotelico.
Né a Platone
95.
strettamente ed unicamente
così
tiene che ignori le posteriori
Stewart ha ragione
guarda
at-
Lo
con costoro per ciò che
ri-
di riannodarlo
concetto della divinità come pura, inaccessibile e sem-
il
plice essenza
sione
si
speculazioni dei neoplatonici.
^.
Ma
problema per cui
il
neoplatonici è quello
coi
aveano identificato intieramente
connes-
è in più stretta
Provvidenza.
della
1' £ì[jiap|jiévr],
Gli
stoici
universale ne-
la
cessità delle cose, con la irpóvoia o Provvidenza, la quale veniva
così ridotta ad
un puro nomen sine
Fu
re.
tonici subordinare la eìfxapjxévY] alla upóvoia,
merito dei neopla-
concependo
fatai
il
andare delle cose quale conseguenza del supremo volere divino.
'
Quanto
alla
materia o a quella che noi chiamiamo
Platone non viene da Dio, piuttosto non è certo
ben chiaro che cosa
mondo
non essere:
noi,
sia.
Platone distingue
che
sensibile che diviene e
si
il
sente.
se sia
mondo delle idee che ò e che si pensa, dal
mondo sensibile partecipa di essere e di
Il
il non essere da quello che
chiamiamo materia. Questo secondo principio è chiamato da
aristotelico,
Platone stesso xò
aTisipov (Philos.
oixk. In alcuni luoghi del
quest' ultim-a caratteristica
24
A). Altrove è detto àvjparov aòo? ti xai a;i.op^ov, Ttav-
Timeo è considerata come una massa caotica; probabilmente
è, come molte altre cose del Timeo, destinala semplicemente
esposizione dell' origine del mondo. Lo Zeller II 1, 605 sqq.,
a rendere più plastica la
ritiene che la materia platonica sia semplicemente
danno luogo
al
mondo
lo
spazio e che
certa
l'
ne
è servila nel creare
i
Einleitung in die Philosophie
Handbuch
tazione
estrinsecandosi
ha trovato questo
Timeo
afioptpov
quattro elementi. - Quanto alle idee io ritengo qui
come
interpretazione data alla dottrina di Platone da Aristotele, a cui avviso esse sono
/^wpiTTà separate dalla divinità, interpretazione accettata oggi
neir
le idee
sensibile in quanto ricevono la dimensione. Nel
è accennato ripetutamente (30 A, 52 D, 69 B) che la divinità
sISo? e se
cerio che nel sistema di
l'essere gli viene dalla partecipazione delle idee,
con termine
nello spazio
tale, è
qualche cosa, e certo non appare
si
di
Ivan MùUer
sono mosse e
presso a poco
i
come
si
si
i't4 sgg.
v.
1 p. 229.
Non
ignoro
possono muovere. Platone
esprime per
comunemente.
Zeller Phil. der Griechen
la idea
del
si
bello
II
l\ p. 662.
le difTicoltà
che a
esprime intorno
nel
Symp.
211.
Cfr,
Herbart
Windelband
tale
interpre-
sempre
Ora chi rilegga
alle idee
può giudicare se ne venga esclusa la esistenza della idea del Bello
Ma resta sempre il grande argomento ex silentio (svolto dall' Herbart).
Se per Platone le idee esistevano nella mente divina, non v'è dubbio che si sarebbe
espresso su questo punto con maggior chiarezza.
espressioni
quelle
nella
mente divina.
*
De Providentia 50-52.
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
Però Proclo mantenne ancora distinta
mente
dalla vou; o
maggior precisione
la irpóvoia essenza
laddove Boezio
creatrice,
e verità ai suoi
153
suprema
dando
le identifica
^ E non
concetti
solo pei
rapporti della Provvidenza col Fato Boezio potè utilmente ispi-
De
rarsi al
monizzare
Proi'identia et Fato di Proclo
Dio e
la prescienza di
la libertà
ma
,
anche per aral Liber de
umana
decem dubitationibus circa Pr-ovìdentlam.
Giacché quivi è chiaramente insinuato
di
il
problema e
risolverlo, osservando che la cognizione prende sua
dall'
ma
oggetto conosciuto,
ciò Iddio « cognoscit
la via
forma non
dal soggetto conoscente, e che per-
indeterminatam determinate,
siciit et
incor-
poraliter et indistanter distensiun 2^ost ipsam et corporatam >
^.
Di neoplatonismo risente anche la classificazione degli esseri spigelica virtiis,
daemonum
varia sollertia (m'issimi sptiritns);
nò in Boezio è ben chiara
'',
nondimeno anche
sito deliberato,
il
neoplatonismo é corretto, di propo-
nella sua dottrina della eternità del mondo, della
coesistenza di esso alla divinità.
lo
«
Theg
Stewart, imagined (basati su una
Timeo 41
ma
né coincide intieramente colle neo-
^.
platoniche
E
dimnaeque suhstantiae) , an-
dioini spiritas (supernae
rituali ^:
(i
neoplatonici) scrive
interpretazione
falsa
del
world a co-eternity with
Godj, whereas he had only predicated of it a life of endless duration and not at ali that simultaneous and complete compree.) that
Plato assigned
to the
^
hension of ali time whìch is the characteristic of ete^nity
Un' ultima traccia di neoplatonismo è il tentativo di cony>
ciliazione che
'
V. Stewart
'
Lo
sappiamo fatto
(o voluto fare)
espressamente al-
p. 88.
Zeller op.
Ili
cit.
856 sgg., dove parla
di
Boezio e del Ph. C. a proposito della
conciliazione della scienza divina con la libertà umana, osserva che Nitzsch avea già tro-
valo
contatto con Proclo (System, des Boelhius 75
il
'
Zeli. op.
1.
e.
ss.).
dice solo che «Boelhius Iheilt hierOber die allgemeinen Vorslellungen
seiner Zeil».
^
Non
come
da un passo
filosofia
intendo molto chiaramente che cosa siano
s'
tiae dislinle,
pare, dagli angeli e dai daemones.
dell'In Porphyr. a
Victor, translat.
teoretica comprehendit quae sunt
caussae (die Sterngeister)
stantia valet
(i
et
Proclo distingue
«
P. 89.
citato
le
supernae divinaeque substana questo
viene luce sufficiente
da Zeller, dove è detto che la
supernae divinitatis operum
coelestium
quidquid sub lunari globo beatiore animo atque puriore sub-
demoni); postremo
'
omnium
Né
humanarum animarum
tre classi di
demonii
:
conditionem
et
statum.
Angeli, demonii propriamente
detti,
20
ed
eroi.
154
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
trove da Boezio,
Giacché
tele.
«
Suìdas
il
ma
che trapela anche qui, tra Platone ed Aristo-
Cousin
llXàTwvof; xal Apio-ioTéXou?
eivat TY]v
ad Tììuaeum Porphyrium
là? nXaTwvtxà?
Xtj£tv
edizione
nella
di
Oayópou xaì llXaTcovo;
osserva
Proclo
scptem Itbros dcperditos Porphyrii
citai
irepi
Necnon
a'ipsaiv.
et
che
tou [xtav
Proclus
ait u£ptuaT/]Tixà? aTio^óo-st; irapsKrpépovTa
àuopt'a;.
0<«2i^
ùpiorat
Oppéto; xai
là;;
Ilu-
Syrlani, Procli et aliar ani?
a-ufxpcovi'a;;
96. Minori sono le tracce di Aristotelismo, pure non
»
^
man-
Da Aristotele è espressamente dedotta tutta la d;eoria del
(V p. 1). Lo Zeller nota che da Aristotele pure deriva la
divisione della filosofia in teoretica e pratica (I p. 1). M' è già
cano.
caso
accaduto di notare altrove, e qui occorre solo rammentare, che
anche
la dottrina degli universali è esposta
da Boezio in senso ari-
con un realismo temperato.
stotelico,
Lo Stewart nota con ragione che
97.
Boethius'
taste
«
as a
Roman
and education could not help having an
mate knowledge of Cicero and Seneca, there
is
nothing surpri-
sing in the strong dash of Stoicism that tinges the whole
E
quanto a Cicerone
e'
è
citazione del T)e divAnatione e
già
i
of
inti-
».
accaduto di rammentare
la
punti di contatto coli' Horten-
Somnium
Scipionis. Duolmi che il tempo non mi
un largo confronto colle molte opere filosofiche
dell'oratore romano. Un esame un po' rapido della Consolatio
mi ha dati risultati negativi.
Per»la medesima ragione non ho potuto approfondire i rapporti con Seneca. Lo Stewart medesimo off*re alcuni punti di
contatto. Il famoso passo del IV, 4, dove si parla di supplizi
sius e col
abbia consentito
dopo morte purgatoria clementia richiama la Consolatio
ad Marciam e. 25, dove del figlio morto si dice
< hiteger ille
inflitti
:
nihiliiae in terris relinquens fugìt et totiis excessit
;
paulimiq^ue
saprà nos commoratas , dum expurgatur et inhaerentia vitia
sitamque omnis mortaUs aevì excutit, deinde ad excelsa sublatus
est
y>.
Le
che non
riflessioni
si
Beneficiis III,
Voi.
I
p.
(II p. 6) sulla
vanità d'un potere
come sempre accade del potere d' un uomo
non al corpo, trovano un riscontro in Seneca De
XX « Errat si qicis existimat servitatem in to-
sugli altri, se
•
che Boezio fa
estende,
XI.
:
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
155
hominem
descendere : pars melior eius excepta est... Corpus
quod domino fortuna tradidit > benché il pensiero è
tanto comune e il proposito in Boezio e Seneca è abbastanza di-
ttim
itaqae est
:
verso (Boezio parla della sovranità e Seneca della proprietà) per-
chè
parlar di derivazione piuttostochè di incontro sia arbitrario.
il
A me
pare
possa confrontare Boezio
si
summa
frenis atque ohtemperare iustitiae
De
XV
vita beata
est-».
La
cano
ai
5
cuius (Dei) agi
«
con Sen.
/n regno nati sumus: Deo parere libertas
«
riflessione che fa Boezio IV, 6 che le fortune le quali toctristi
persuadono
Seneca
De Prov. 5:
buoni a disprezzare una felicità
i
anche
fatta che corteggia spesso
di
I,
libertas est>
«
Hoc
sif-
perversi, arieggia al pensiero
i
est
propositum Deo ^ quod sa-
pienti viro, ostendere haec quae vulgus appetit quae reformidat,
nec bona esse nec mala: apparebunt autem
non
nisi bonis
trihuerit, et
vivis
mala
bona
esse
si illa
^
tantum
esse , si malis
irrogaverit ».
Indipendentemente da parziali riscontri, certo una delle più
fondamentali e caratteristiche dottrine della morale stoica è seguita da Boezio, quando insiste tanto, quanto
accaduto di
riflettere, sulla felicità
mamente connessa
lelamente seconda
sieris
Va
ultorem:
è
volta
male.
«
Studium ad
tu
te
Melioribus artimum conformaveris;
praemiam
in
ipse
deferente^ tu
te
ipse excellentio-
pìeiora deflexerìs; extra te
deteriora
dctrusisti »
ne quae-
(IV
p.
4).
tanto lontano in questo Boezio da crearsi al pari degli Stoici
tutti delle illusioni sulla realtà delle cose, illusioni
corrette,
come vedemmo,
che poi sono
nella 2* parte del L. IV, quando non
si
sempre bene e male
ma si investiga e si dichiara come la Provvidenza
suoi fini permettere parziali trionfi di malvagi e tri-
cerca più di mostrare che
i
altra
col bene morale, e della sciagura che paralil
nihil opus est iudice
ribus addidisti.
ci
che accompagna, anzi è inti-
cattivi,
possa pei
i
buoni
stanno
bolazioni di giusti.
Un
menti
platonismo
con aggiunte
aristotelici e infiussi stoici,
stro libro la filosofia
studiare
i
di
Boezio
,
neoplatoniche, con temperaecco
come
filosofia
di
si
presenta nel no-
cui ora
rapporti col Cristianesimo oggettivo.
dobbiamo
156
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
Art.
2.
Col Cristianesimo oggettino.
98. Noi giungiamo
C,
studio sul Pli.
importante
più
parte
alla
a quella per lo
nostro
del
meno che ricongiunge quanto
abbiamo scritto intorno a quest' opera col tema generale del CriNotisi bene che noi non abbiamo qui da
stianesimo di Boezio.
esaminare
soli
i
dati del
Ph. C. Se questo scritto solo
di
Boezio
noi conoscessimo e in base a questo solo dovessimo risolvere
dubbio
fu Boezio Cristiano
:
rilildebrand,
Ma
sarebbe
forse
la risposta
ì
bensì
,
il
osserva giustamente
logicamente questa:
Non
Uquet,
non parlo qui degli opuscoli
quanto concerne l' ambiente storico in cui
a noi consta per altra via
teologici
,
di
(e
Boezio visse) che egli fu Cristiano di professione esterna, e dob-
biamo solo risolvere questo problema: il Ph. C.
di credere che fosse tale anche di convinzione intima
permette
ci
?
o ci sforza
a ritenere, contro la presunzione storica, che non lo fosse? Quelli
che abbracciano questa seconda ipotesi
argomenti
,
chi
ben guardi
loro
i
sono mossi da due ordini di considerazioni diverse
,
:
credono innanzi tutto che una o parecchie convinzioni dottrinali
espresse
nel
Cristianesimo
;
dogmi
del
e poi, indipendentemente da questi contrasti,
par
dottrine, coi
le
inverosimile che un Cristiano di cuore scrivesse un libro,
loro
sia
Ph. C. contrastino con
pur anche
al Cristianesimo
pletamente estraneo
in punto di morte.
,
non contrario, certo ad esso com-
e specialmente
Ecco perchè
scrivesse per consolarsi
lo
lo studio
oggettivo e soggettivo
mi paiono da separarsi.
Guardando il Ph. C. oggettivamente, cioè nelle dottrine che
vi si professano, v' hanno due sentenze estreme
alcuni vedono
:
il
Cristianesimo per queste dottrine positivamente escluso, altri
lo
ritengono positivamente e direttamente affermato.
di discutere
prima
1'
una, poi
1'
altra sentenza
E
il
jler istabilire
caso
nella
discussione la verità.
99.
Lo Stewart,
così riepiloga
«
We
find
him
i
in cui si rispecchia
il
pensiero del Nitzsch,
contrasti dottrinali del Ph. C. col Cristianesimo:
in strenuous opposition,
notwithstanding
ali that
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
157
Hildebrand has to say to the contrary, to the Christian theory
of creation, and his Dualism
\Ve
find
at least as apparent as Plato's.
is
him coquetting with the
antichristian doctrine of the
immortality of world and assuming a position with regard to
sin which is ultra - Pelagian and utterly untenable by a Chri-
\
stian theology »
Ora
tutto ciò che ho esposto, analizzando
a mostrare quanto
di Boezio, basta
sieno qui superficiali.
la
forma
Ben lungi
le
il
sistema filosofico
osservazioni dello Stewart
dal professare
il
dualismo (o sotto
mondo
quella d' un
di eternità della materia, o sotto
ideale realmente distinto dalla divinità) Boezio è
cauto a pre-
ventivamente escluderlo, quando potrebbe come conseguenza appiattarsi in
un principio che
il
bisogno
una dimostrazione
di
estranea afiatto ad ogni questione sulla origine delle
fa invocare
(V
Stewart parla
p. 1).
Ed-
di eternità,
il
medesimo
dicasi del
cose
mondo:
gli
questa Boezio così poco concede al mon-
do, che anzi apertamente dice Dio eterno e
il
mondo perpetuo, ed
certamente non anticristiano, interpreta
in questo senso,
,
se lo
il
pen-
Quanto alla immortalità, propriamente detta,
del mondo, cioè al suo non cessar mai, dove essa sia formalmente insegnata nel Ph. C. ignoro (la perpetuità del mondo ha
siero di Platone.
più
r
non
è
aria di concessione che di affermazione),
ma
so certo che
punto in antitesi col Cristianesimo.
Più grave sembra
con r altra che
Boezio, che cioè
1'
attitudine pelagiana,
accusa da unirsi
medesimo Stewart muove coli' istesso scopo a
egli non parli della risurrezione dei corpi, ma
il
solo della immortalità dell' anima,
^.
Griacchè anche la cosidetta
non consiste in altro che in una lacuna
una corruzione della natura umana, non d' un
attitudine pelagiana
Boezio non parla
d'
:
soccorso di grazia redentrice necessario alla pratica della virtù
Ma
egli è evidente che tutte queste cose sono
fuori
della
^.
vi-
un uomo anche cristiano, il quale si metta ad un punto
vista puramente filosofico. Si potrà quistionare se tale posi-
suale d'
di
'
'
p. 100.
p. 95.
« Boezio chooses ralher to confess the wickedaess of the maiorily of mankind
92
Ihan to include, with Augustine the whole worid in one sweeping condamnation. Indeed,
he recognises the possibility of man's altaining to perfection, and that wilhout any assi-
»
p.
:
slance from divine grace.
158
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
filosofica sia possibile ad un Cristiano, e noi lo discuteremo più sotto, ma non già che, data tale posizione, tutte queste
sieno puramente lacune e legittime lacune.
zione
Ed
naturali e logiche
è tanto più strano in queste lacune,
per chiunque
collochi ad
si
un punto
di
puramente
vista
filo-
trovare opposizioni e contrasti al Cristianesimo, in quan-
sofico,
tochè Boezio, come lo Stewart stesso osserva, crede alla cattiveria
della umanità, ponendosi così in
un
indirizzo di pensiero
geneo a quello che
di
chiamare
stiano
terla rendere
E
omocri-
identica, almeno la rende
zione della umanità,
il
parallela al Cristiane-
questo parallelismo, non solo per la cattiveria o corru-
ma
continua per la necessità
male
un soccorso
il
bene.
Dio è presentato
medico della umanità \ ed
il
nome
stesso
eminentemente
il
non è evitato ^.
100. Bensì lo Stewart ha dimsnticato
superficiale e frettolosa un punto che crea
difficoltà al
guarda
d'
e praticare
divino a fuggire
come
pessimismo
la direzione del suo pensiero qui Boezio certo, senza po-
:
simo.
convenne
si
di
grazia^
cristiano,
Cristianesimo di Boezio
la preesistenza delle
:
tutto
in quella sua sintesi
forse
cioè
maggiore
la
quello che ri-
anime. Senza negare la intonazione
fortemente platonica di questi luoghi che ho altrove citati ed
mi
esposti,
sia lecita
una
serie di riflessi.
a) Quest' ordine Platonico di idee, senza coincidere col Cri-
stianesimo, vi arieggiava. L' unione penale di anime preesistenti
ai
dogma
corpi arieggiava al
mento
intellettuale,
l'
del peccato originale
unione coincideva per un lato con
la
corruzione della
tura (insegnata da S. Agostino e che lo Stewart
in Boezio) per
zione del corpo
1'
;
e
1'
oscura-
infiacchimento volitivo prodotto da questa
altro
con
le
si
umana na-
duole manchi
tendenze cristiane alla mortifica-
come nemico dell'anima,
alla spirituale emanci-
pazione dalla schiavitù corporea, motivi ricorrenti da S. Paolo
in poi in tutta la teologia cristiana.
h) Perciò Origene,
*
il
primo dei teologi
cristiani nel
senso
Quid vero aliud animorum salus videtur esse qaam probitas ? quid aegritudo quam
autem alius vel servator bonorum vel malorum depulsor quam rector ac me-
vilia? quis
diator
*
mentium Deus
? IV. p. 6.
Siquidem iuslae humilitatis prelio inaesUmabilem vicem divinae gratiae promere-
mur. V.
p. 3.
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
che oggi diamo alla parola teologo y
plesso di dottrine platoniche
sofica delle dottrine cristiane
contrasti avessero
V
sec.
potè adottare
159
questo
com-
come una buona spiegazione
;
e
già sollevati
i
pensamenti
Oriente tra
in
e nuovi ne sollevassero al principio
erano stati su questo punto oggetto
filo-
di lui, per quanti
il
del
IV e il
VI \ non
sec.
sec.
formale esplicita condanna
di
da parte della Chiesa.
La
e)
concerne la origine
teologia anzi, per ciò che
delle
anime individuali, procedeva ancora con singolare incertezza ai
che contrastatempi stessi di S. Girolamo e di S. Agostino
vano fra di loro se 1' anima venisse per creazione da Dio o per
,
dogma crianime umane è qui, se
generazione dai parenti. Stante questa incertezza del
stiano sulla precisa origine delle singole
mai,
caso di ammettere un contrasto tutt'al
il
piìi
inconsciente di
Boezio col Cristianesimo, contrasto di cui gli esempi abbondano
nella storia dei pensatori cristiani.
d) Ma forse le frasi di Boezio non sono tali da non ammettere
una interpretazione cristiana. Tutto sta a vedere se esprimano
necessariamente una reale preesistenza delle anime alla unione
col corpo. La quistione, per sottile che possa parere, non è né
strana né assurda, giacché vi sono senza dubbio delle precedenze
di
natura da non confondersi con precedenze di tempo
:
così per
Boezio stesso Dio sarebbe per natura prima del mondo, posto pure
che questo non avesse mai avuto principio (V p. 6).
Non
altri-
menti Boezio parlando dell'anima umana come esistente, prima
della unione, fuori del corpo, potrebbe
reale,
ma
di
una esigenza logica
;
non intendere
e descrivendo
di
uno stato
ciò che all' a-
nima separata conviene
e ciò eh' ella perde nell' unirsi alla
teria, potrebbe alludere
ad una serie
di esigenze,
ma-
quantunque
ef-
fettivamente non realizzate. Allora la teoria della reminiscenza
andrebbe intesa non già nel senso di cognizioni
luppatesi neir
unione,
ma
anima
di
realmente svi-
un periodo di esistenza anteriore alla
cognizioni che all' anima come pura intelligenza
in
il cui sviluppo resta impedito dal realizzarsi per
unione di essa col corpo e viene poi aiutato, malgrado questa
competerebbero,
la
unione, dall' insegnamento esteriore e dalla
'
V. Punk, Hist. de l'Eglise, irad. per
Hemmer
I
§
53.
interna
riflessione.
160
CRISTIANÉSIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
Ed anche
la
non
di
anima separata andrebbe inanima abbia realmente avuta in
una esistenza anteriore alla presente, ma di una libertà che, in
V anima dovrebbe avere. La
quanto pura sostanza spirituale
quale interpretazione io sono lontano dal dare come certa e dimostrata, ma non le si può negare una certa probabilità, e ad ogni
tesa,
maggior libertà
una libertà che
dell'
1'
,
modo per
salvare la obbiettiva ortodossia dell' A. non è necessaria.
101. Esclusa una positiva antitesi tra
nel Ph. C. ed
Cristianesimo,
il
ammesso che
dia?
non
Cristianesimo
il
escluso né contraddetto,
dottrine di Boezio
le
può pensare a positiva concor-
si
modo
è in
positivo né
può sostenere che é in modo positivo
si
affermato ed espresso? Siamo, io penso, dinanzi ad un altro estre-
mo, e non é difficile dimostrarlo, esaminando quei luoghi che sono
parsi una positiva dichiarazione di Cristianesimo.
tutto una, secondo
C'è innanzi
lusione a questo.
del
se
IV
p.
non
il
1'
quidam me quoque
Il «
6 é la rivelazione divina
;
Hildebrand
^,
esplicita al-
ANAPOS...»
excellentior:
giacché qual principio mai,
principio di rivelazione e di fede, la Filosofia potrebbe
dire superiore a sé
medesima
?
Noi però abbiamo già visto che altri in quel quidam me
quoque excellentior vedono un oracolo. Delle due interpretazioni
quale
si
é piìi in
criticamente probabile
Intanto la seconda
presenta
piìi
armonia
col carattere generale del libro, essenzialmente
ed esclusivamente
filosofico.
La
?
filosofia, e tal filosofia
quale Boezio
ce la presenta, era ben più naturale che, conforme alle sue tra-
non
dizioni storiche, appellasse ad oracoli che
neppure ad un
la cosa disdiceva
santi.
ai libri
Né
filosofo cristiano, se si pensi la
fede che ebbero nei libri Sibillini - pretesi oracoli pagani - e l'uso
che ne fecero gli apologisti più antichi del Cristianesimo.
Inoltre qual passo della Scrittura
bile trovare,
neanche se con
citi
si
qui
lo Schiindelen (cit.
non
è
possi-
da Hildebrand)
^
si
ricorra alle congetture. Giacché queste congetture medesime
ci
conducono a commi,
»
p. 141.
*
ivi,
nota.
Le
il
cui senso,
ma
congeltiire nello Schiindelen sono due
im^
non
:
'upoio Tispiarspat oixoSo[j.ouaiv.
wxooó[j.7)a£v e P)
'Avopò;
questi due casi
abbiamo
frasi scritturali
o pensieri. Cfr. Sap.
frasi scritturali, solo allusioni, e
3,
1.
5,
la forma,
a) 'AvSpò?
Ma
Oau[j.'
è chiaro
è scrit-
lepoTo Sawcr^p
Che in niiino
di
anche un po' stiracchiate, a
1-7, 20. 8, 1-9, 17. Dan. 3, 50.
I
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
turale
ora qui mi pare evidente che, qualunque cosa
:
scrittura o oracolo o filosofo, lo
quindi che qui
Né
cita letteralmente.
si
si citi,
principio cristiano sia espressamente invocato.
il
praecia luminìs,
o
Non mi par
a rendere probabile la cosa valgono altre frasi che
debrand richiama.
È
ma
l'
Hil-
vero che la Filosofia è detta (IV p. 1) veri
ciò
non
significa
necessariamente eh' ella
sia scienza propedeutica a scienza superiore,
ma
161
cioè alla teologia,
può anche esprimere semplicemente che
la filosofìa
conduce
E
quando (V
p. 5)
r animo,
guida alla luce della verità.
lo
summae
la
cacumen
illic enim ratio videhit quod in se non
si jJossa/mtSj erigamur
potest intaeriy>^ questo non vuol dire che « Boethius wohl noch
Filosofia dice
«
:
quare in
illias
intellìgentiae
:
ein anderes Gebiet des Wissens, als die Lehren der Philosophie
anerkannte
prio
»
cioè la teologia - giacché, a fcxrlo apposta,
la Filosofia
lei
problema
role dischiuso -; bensì che la soluzione del
compongano
libertà
è pro-
che entra nel nuovo terreno colle citate pa-
umana
«
come
si
e prescienza divina », è nello studio
della divina intelligenza.
Come una
102.
espressa e formale allusione al
Cristiane-
simo, COSI r Hildebrand trova nel Ph. C. una dottrina espressa-
mente
cristiana.
Si
tratta
del
IV
p.
4
:
quella distinzione di
supplizi della vita avvenire in definitivi e medicinali «
alia 'poenali acerhitate, alia vero pjiirgatoria
puto
y>
sono
il
dogma
cristiano
Ora
quorum
dementia exerceri
dell' inferno e (e' è
persino la
non insisterò sull' essere qui la
Filosofìa che parla ed esprime una sua convinzione, la quale dovrebbe dunque essere convinzione filosofica. Siccome la Filosofìa
personifica qui un poco anche Boezio, non è necessario che parli
sempre, per usare una frase scolastica, formaliter qua Philosopìiia
est : e il « puto » potrebbe anche credersi allusivo ad un atto
di fede in un dogma superiore fatto da una Filosofìa meno filosofica e più umana. Ma il nocciolo della quistione è vedere se
parola) del purgatorio.
io
ciò che qui la Filosofìa dice ecceda la portata della Filosofìa, se
quella distinzione di pene nella vita avvenire
la possa congetturare anch' essa e
non
l'
la Filosofìa,
non
avesse di fatto prima di
Boezio congetturata. Or bene Platone, come abbiamo già visto,
nel Gorgia
avvenire
i
525 B,
e nel
Fedone 113 D, distingue nella vita
quantunque e nel
castighi medicinali dai definitivi
,
21
162
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
Fedone 114 D,
Gorgia 527 A, faccia intendere
e nel
proposito essere piuttosto congetture che affermazioni
neca (Cons. ad Marciam
Non sembra
purgare.
manca neppure
non
2.5)
quindi provato che
qui
sue in
le
:
e in Se-
la
formola
troviamo
ci
di
una dottrina esclusivamente cristiana.
103. Segue una serie di reminiscenze o implicite citazioni
scritturali, rispetto alle quali il meglio mi pare esporle prima
fronte ad
ad una ad una tutte, e poi vedere che cosa se
ne
possa
logi-
camente concludere rispetto al Cristianesimo dell' Autore.
a) III p. 12: €Est ùjitiir summum honum, quod regit cimcta
Ora Sap.VIII,
fortiter suaviterque disponiti.
usque ad fìnem
fine
«
1:
scenza biblica, senza potersi dire
certa, è
del III, 12, soggiunge: «
ris,
summa
La remini-
molto probabile.
Suttner osserva con insistenza che Boezio, dopo
estj
Attingit vero a
fortiter et disponit suaviter ».
Qaam...
me non modo
Il
parole citate
le
ea quae conclusa
ratiomim, rerum multo magis haec ipsa quihus ute-
verba delectant...
»
E
la ragione del diletto sarebbe
il
ca-
rattere scritturale della frase.
h)
€
Huc omnes par iter
bido » III
e.
venite capti qaos ligat fallax .
10 ricorda Mt. XI, 28:
laboratis et onerati estis »;
ma
sendo da Boezio
alla
applicato
è
«
Venite
. .
li-
ad me omnes qui
pura reminiscenza
Filosofìa ciò che
di
il
forma, esCristo dice
medesimo.
di sé
e)
IV
p. 1:
<
Esset infiniti staporis
.s7'
in tanti vehiti
domo, vilin vasa colerentur, preUosa sordescerent » L' immagine dei vasi con la loro distinzione
di preziosi e vili e la casa richiama 2 Tini. II, 20: « Jn magna
autem domo non solum stmt vasa aurea et argentea, sed et lignea et fictilia : et quaedam quidem in honorem, quaedam autem in contumeliam >. Cfr. anche Rom. IX, 21-23, quantunque
sia vero che per Boezio la casa è il mondo, per Paolo (2 Tim.)
patrisfamilias dispositissima
.
la Chiesa.
104. Queste sono reminiscenze bibliche dallo Stewart (p. 101-4)
concordemente ammesse. Altre vanno
e dall' Hildebrand (p. 143-1)
insieme con loro respinte.
a) II p. 6
nisi in
possit
:
«
Quo
solum corpus
exercere
ì
»
et
quisquam ius aliquod in quempiam
quod infra corpus est, fortunam loquor
vero
richiama
assai
piìi
Seneca
Be Benef,
III
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
XX,
cap.
che non Mt. X, 28, dove
parla
si
«
qui Ipotesi
et
Similmente
J>)
II e. 7:
ha proprio nulla da fare
spegne anch'essa
e'
è
- col
pura coincidenza
«
e)
e sul corpo:
mors manet
ras secanda
Oàvaio;
^tùiz^o^ dell'Apocalisse,
ó
di frase,
non
le
per cui
non probabile reminiscenza.
Tnlit crimen miqiii iustus
»
e. 5,
I
esaminato nel con-
anomalie del mondo morale, ha senso
ben diverso dal principio cristiano
di riversabilità.
Piuttosto vi sono alcune altre reminiscenze che
mi paiono aver trascurate
lenti autori
»
- si tratta della vita della gloria che si
dove sono esposte
testo,
lam
«
ha potere
chi
di
ma ad ogni modo) suU' mìima
ammani et corpus i.erdere >.
(certo in altro senso,
163
i
due
va-
non hanno dato
o a cui
nessun peso.
a)
I
Jiomines
I,
e)
richiama
y>
9
:
«
(in patria
Tim.
I
2, 4:
ad agnitionem
salcos fieri et
viiìt
^) III n.
Gen.
ckiam
p.5: «(Deus) freqaentia
non depidsione laetatur
e. in
i.
coelo)
«(Deus) omìies
veritatis venire >.
terrariim coelique sator
richiama
»
noto
il
1.
I p. 5:
<i^iiti
posuisti » ricorda
quae coelum terras quoque pax regeret vota
il
Pater noster
Fiat voluntas tua sicut in
«
:
coelo et in terra ».
d) II p. 5: ^vos aiitem Deo niente consimUes-». Cfr. (len.V, 1
ad siniilitudinem Dei fecit illuni ».
e) « llle (Deus) yenus hmnanum terrenis omnibus pjraestare
voluit » II p. 5. Cfr. Gen. I, 28 e Salm. 8, 8: « Omnia suhiecisti
«
sub pedibus eius
f)
autem
//)
9
III e.
:
».
« te
cernere finis
».
vita aeterna: ut coynoscant te soluni
^
P*
^'
^J^^tremà vero
tionis propria^' possessione
est servitus
ceciderunt
facit peccatuni serrus est peccati
h)
scritto
IV
p.
3.
L' imbestialire
richiama Salm. 31, 9
48, 13:
est
Cfr.Ioa.
«
Homo cum
:
«
3: « Ilaec est
Deum
cum
citiis
ma
te
tutti insieme
non
».
deditae ra-
Cfr. Ioa. 8, 31:
«
Qui
».
uomo analiticamente deferi sicut equus et mulus »
esset non intellexit, comparatus
olite
et siniilis
factus est
Abbiamo,
illis ».
concludendo, alcuni incontri di pensiero e di forma tra
la Scrittura, incontri
veruni
dell'
N
in lionore
iumentis insipientihus
».
XVII,
il
Ph. C.
e
nessuno dei quali forse da solo proverebbe,
è facile credere sieno
puramente
fortuiti.
164
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
105. Senonchè che cosa provano in ordine al Cristianesimo
(li
Boezio? Direttamente provano che l'A. del Ph. C. non igno-
rava la S. Scrittura. Ciò non basterebbe ancora a provare che
ei
ma, ripeto che non
fosse cristiano,
Noi sappiamo che
lo era
anche interiormente
è quistione di questo qui.
esteriormente e a credere che lo fosse
la difficoltà, la quale nasce tutta dal
minore per queste reminiscenze
riesce
bibliche
del
C,
Ph.
Né
libro.
vale r osservare con lo Stewart che assai più di quel che val-
gano
j5gr
il
Boezio (nel
Cristianesimo di
vere e proprie.
senso
dichiarato) le
mancamento completo di citazioni
Giacché un tal mancamento é naturalissimo an-
reminiscenze, vale contro
il
che in un autore profondamente cristiano messosi di proposito
deliberato a far della filosofia
Le reminiscenze
nulla.
dizi e tracce del
:
un
tal
mancamento non prova
invece, senza potersi dir prove, sono in-
Cristianesimo
anche messosi a far della
A.,
dell'
il
quale, se
non pò tea agli
filosofia,
cristiano,
del
influssi
Cristianesimo intieramente sottrarsi.
E
106.
scenze,
si
questi influssi, ancor meglio che in queste remini-
appalesano nel carattere generale così negativo come
Negatwaynente parlando questa
mostrammo, non ha nessuna opposizione al domma
positivo della filosofia dell' A.
lo
filosofia,
cristiano
;
il
che, dati
mente connessi
e
col
i
punti che tocca così numerosi e varia-
dogma, sarebbe meraviglioso
molto più in un cristiano
ribelle.
Ma
in
un pagano
per di più quella
filo-
così
in
ha una certezza e precisione che non troviamo
nessun filosofo pagano e che richiede e dimostra l' influsso domsofia
,
,
matico del Cristianesimo. Della certezza e precisione
anche quando tocca
le
ardue
più
quistioni
di
Boezio
della filosofia - esi-
stenza di Dio, suoi attributi, sua scienza e provvidenza, immortalità dell'anima, sanzioni della vita futura - credo superfluo
dar qui una dimostrazione
:
il
essa risulta dalla esposizione che di
quella filosofia sopra abbiamo fatta. Quanto poi queste
doti
velino r influsso cristiano, lo dimostra
filosofia
pagana. Quali oscillazioni
ce
insegna
lo
,
per
di pensiero sofl'rissero
«
della
anche
i
ri-
migliori
il
caso di Cicerone che, parlando
anima esposta nel Fedone Platonico,
Nescio quomodo chmi lego assentior; iiuum posui
della immortalità dell'
:
storia
accennar qui cosa che merita ed ha del
resto avuto maggiore sviluppo,
ferma
la
afli-
IL
briim
et
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
mecum
elahitur
(Tusc. quaest.
Lo
11, 24).
I,
stoi-
nelT epoca imperiale era giunto a tanta
morale, non avea saputo liberarsi da mille incer-
da errori metafìsici.
tezze e qualche volta
punto
»
Roma
cismo, che pure a
perfezione di
de immortaUtate animar mn coepi cogitare,
ij^se
omnino
assensio
165
la testimonianza di
Invoco per
questo
ma
due uomini assai diversi fra loro,
concordi nell' amore della verità.
legga
Si
notevole
il
Saggio
consecrato da Gaetano Negri ai Ricordi di Marco Aurelio
vedrà la esattezza di ciò che
1'
A. afferma
«
:
e
si
Marco Aurelio ha
in fondo la coscienza vivissima della incertezza di ogni afferma-
zione, di ogni principio trascendentale.
s'
come per abitudine
induce,
ma
seri reali e personali,
,
Egli talvolta, è vero,
a parlar degli Dei
più spesso
ipotesi opposte, senza riuscire a metter piede su
11
Mgr. Salvatore Talamo
libro di
simo
e
il
pensiero stoico
»
Le
«
una
è tutto
simo senso della metafisica non già
come
,
nessuna sponda
origini
»
^
del Cristiane-
questo
critica in
ma
dei più antichi,
recenti discepoli dello Stoa. Platone,
es-
di
suo pensiero oscilla fra
il
mededei più
divino Platone, lasciamo
il
stare se fosse, certo parea ai lettori romani incostante appunto
perchè incerto nel suo pensiero
longiim esset disserere
»
«
lam
de Platonis inconstantia
(De nat. deor.
lib. 1).
Grazie a queste osservazioni storiche
,
quello che
avevamo
notato circa l'attitudine negativa della filosofìa di Boezio rispetto
al
(non contraddizione)
Cristianesimo
trasforma
si
più dire che non è anticristiana, bisogna dire che
stesso, cristiana: l'assenza di antitesi
pò tea parere che
una difficoltà
è una ragione
d'
ogni
di
di
il
non contraddire Boezio
al Cristianesimo fosse
:
affermazione
si
dommatica cristiana
cancellare
quella
,
d'
ogni appello alla
qualifica
a dimostrare gli influssi religiosi che
sofico dell'
A. ha
C,
di
cristiana,
tratta di filosofia: la correttezza cristiana di tal filo-
sofìa basta
Ph.
per questo
suona concordia: e se prima
meno per credernelo convinto, ora si vede che
più. La filosofìa di Boezio è cristiana
l'assenza
Scrittura non basta a
perchè
non basta
:
è,
subiti.
Più cristiano
di quello
il
pensiero
che
riesce
Boezio non potea mostrarsi, per rimanere filosofo:
Meditazioni vagabonde. Milano, Hocpli, 1897 p. 127.
filo-
nel
ma non
106
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
sarebbe riuscito ad apparir
cristiano
quanto eiFettivamente ap-
pare, se non lo fosse stato.
La piega
107.
altrimenti
cristiana
suo
del
spirito
indicata
è
anche
:
movendo
prende il suo pensiero
una affermazione quasi dommatica che poi si conforta di
argomenti e si libera da difficoltà, una specie di credo ut intel1) dal giro che talvolta
,
cioè da
Un
lUjam.
esempio
di questo processo spirituale così tipico del
Cristianesimo ce T offre la sua attitudine
mentale del
libro,
è sicuro:
Verum
«
unquam
nec
pellai
»
ficoltà
ma
1'
operi suo conditoreni praesidere
me
un
ma
è
in
e'
^
il
ragioni e scioglie le dif-
le
tipici
del
Cristianesimo
e
e credo
Ph. C. una certa compiacenza
là nel
Humiles preces
ittstae huinaestimabilem vicem divinae gratiae promere-
sentimento della umiltà verso Dio
militatis pyretio
»
scio:
po' soverchia degli onori avuti da lui e dai suoi figli,
coelum porrùjite
mur
Deum
abbia ragione di segnalare tra questi la umiltà.
non nego qua
io
fonda-
ah hac sententiae veritate de-
Altrove poi espone
2) Certi sentimenti sono
forse
problema
animo muove da una certezza.
che rilildebrand
Ora,
nel
problema della Provvidenza. Di questa egli
fuerit dies, qui
(I p. 6).
:
il
(V
(De cons.V
e'
è
p. 6):
«
:
«
Si qttidem
p. 3).
3) Finalmente
l'A. parla
»
di
grafia
un
(ib.),
po' di
di
fraseologia
praedestinatio
cristiana
e
di
quando
arbitrii
li-
bertas.
Concludendo,
al
la filosofìa del
Ph. C. non contraddice punto
Cristianesimo come ad altri parve;
e,
più che altri non cre-
dano, del Cristianesimo nei suoi aspetti negativi e positivi su-
non vi è esplicitamente professato, opponendovisi il punto di vista filosofico scelto
dall' A., ma si insinua. Restano a studiare i rapporti col Cristia-
bisce e tradisce gli influssi. Il Cristianesimo
nesimo soggettivo
p.
159.
dell'
Autore.
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
Art.
167
3.
Col Cristianesimo soggettivo
dell'
A.
Può un Cristiano convinto
108.
collocarsi in un suo libro
puramente filosofico ? svolgere perciò il
suo argomento senza mai contraddire alla fede bensì, ma anche
senza mai professarla, invocarla ? Porre così il problema è già
un averlo risolto. Perchè un Cristiano se è obbligato a non
ad un punto di
vista
,
smentir mai, per conservarsi
di
medesima
ispirarsi alla
stiano può fare
sivo
in tutti
filosofo, e
il
sua fede, non è obbligato
la
tale,
anche un Cristiano può proporsi e cercare
;
sto quesito
:
quali elementi, a giustificazione
ed a conforto di un animo
Ma
sola.
il
afflitto,
Anche un Cri-
suoi atti.
i
filosofo severo,
il
il
filosofo esclu-
que-
di risolvere
della Provvidenza
possa fornire la ragione da sé
proposito - non può negarsi - singolare di Boezio, po-
teva a lui essere suggerito da varie circostanze.
Innanzi tutto dal
sempre un
filosofo,
suo passato
cessato d' esserlo anche quando
giche.
Il
Egli
scientifico.
era
stato
a tendenze spiccatamente dialettiche, né avea
s'
era applicato a materie teolo-
dogma
lato dialettico del
lo
raviglia che eziandio nel carcere, a
Qual meanimo afflitto,
avea attirato.
confortar
1'
continuasse negli studi che aveano rallegrata la sua giovinezza
e che negli anni
di sollievo
cure
alle
-v^irili
pubbliche
gli
aveano servito
?
Inoltre a mantenerlo in quella tale attitudine negativa ri-
spetto al Cristianesimo, che riesce a prima giunta così strana,
contribuiva
il
passato stesso
della
filosofia.
La
parlo ora storicamente, non
ritura dello spirito suo
sofia
,
adottò
erano repugnanti
filosofia
stiani,
ai
suoi dogmi.
era naturale serbasse
appunto perchè
origini e la fioritura
nell'
,
l'
eh' essa fosse.
Il
,
fio-
la filo-
quale adat-
eliminare quelle dottrine che
Ora, di questa sua origine la
impronta.
la poesia tra
ben
adattandola a sé
,
pagana platonica o aristotelica
tamento consistè più che altro
Questo,
creò una metafisica che fosse
si
ma
come
filosofia
scienza era nata pagana, nata fuori del Cristianesimo.
i
E come
i
poeti
pagani avea avute
cri-
le
raramente riuscirono ad avvivar
sue
di
168
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
Cristianesimo V arte loro, anzi subirono parecchie cose del
ganesimo che pareano
pa-
forme pagane indissolubilmente congiunte cosi un filosofo cristiano non è meraviglia che apparisse,
come filosofo, erede e continuatore di pagana filosofia, men crialle
;
stiano di quello che la religione
da
professata
lui
avrebbe
ri-
chiesto.
come reazione
Infine
al
confusionismo
gione, onde erano sorte e di che
stiche,
si
tra
filosofia e
reli-
gno-
s'
erano nutrite le sette
disegnava una corrente che tendeva a distinguere
le
funzioni dell' una e dell' altra.
109. Sia pure,
si
dice,
che
ad
un Cristiano non discon-
venga trattare un problema, che potreijbe anche religiosamente
risolversi, ad
ma come
un punto
spiegare che
di vista puramente filosofico: sia pure,
un Cristiano, alla vigilia della sua morte,
cerchi conforto fuor d' ogni idea cristiana nella filosofia
qui
si
?
Forse
giuoca molto su di una metafora. Certo Boezio non dovea
nutrir molta fiducia nella sua
frettarla
il
libro che
liberazione
abbiamo esaminato,
pure alla vigilia della sua
morte
:
,
né scriveva per af-
ma non
e morali, da permettergli la composizione d'
elaborato nell'insieme e nelle sue parti.
meditasse come
si
credeva nep-
era in tali condizioni fisiche
E
seguito alla Ph. C. una Th.
un
libro abbastanza
poi
C,
la
ipotesi
che
non si può 'ritener punto dimostrata, come dichiarai altrove, non è impossibile. E ad una ipotesi possibile niente ci vieta di ricorrere per
ispiegare un fatto.
Il caso d' un Cristiano che si conforta in prigione con uno
scritto filosofico non è un caso frequente, ma non è neppure un
caso che involga una contraddizione psicologica, Al postutto
non dobbiamo noi costruire degli uomini a priori, ma prenderli
come sono: a priori un tal uomo non è impossibile, dunque non
si può dal Ph. C. come fatto trarre nessuna conclusione contro
la fede intima e sincera di Boezio.
se
I
IL CRISTIANESIMO DI
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
CAPO
169
VII.
GLI OPUSCOLI TEOLOGICI.
110. Nel Ph. C. vi è la precipua difficoltà al Cristianesimo
interiore di Boezio;
negli opuscoli teologici la miglior prova di
Senonchè bisogna
esso.
all'
uopo stabilirne
la autenticità, perchè
essa pure viene discussa.
L' Usener
^
ha, credo, ragione di osservare che
dicale degli argomenti contro
scoli teologici
^
1'
autenticità boeziana
il
ra-
opu-
non sarebbe stato cristiano come
non sia stato cristiano, o certo non
è che Boezio
poi alla sua volta che Boezio
più
degli
;
quanto era necessario per scrivere
di
teologia, lo
si
deduce prin-
cipalmente dal Ph. C. Ora noi abbiamo dimostrato, o meglio oggi
non
nega più da nessuno che Boezio fosse Cristiano
si
di pro-
fessione esterna, e che a questa professione corrispondesse
l'
in-
terno
sentimento è cosa che la Ph. C. non basta a dimostrare
falsa.
Con
ciò la precipua obbiezione contro la autenticità degli
opuscoli boeziani casca.
Era Cristiano Boezio
scrivere gli opuscoli che gli
Ma
si
:
dunque ha potuto
attribuiscono.
innanzi tutto potere non è sinonimo di essere: che Boe-
zio abbia potuto scrivere gli opuscoli teologici è
abbia scritti è un altro.
E
poi
degli scritti teologici trovare
Boezio
dobbiamo dunque
:
noi
una conferma del Cristianesimo
}))
:
«)
di
certo, del grande filosofo.
mezzi che abbiamo in mano per tale dimostrazione
principalmente
tre
li
stabilire questa autenticità prescindendo
dal Cristianesimo, sia pure aliiiruìe
I
un conto, che
vogliamo nella autenticità
la
tradizione
storica
r Anecdoton Holderi; e) l'esame interno.
111. Cominciando da quest' ultimo si giovò
e
sono
manoscritta
di esso
il
;
Nitzsch
per negare la autenticità di tutti e cinque gli opuscoli che vanno
•
Op.
cit.
p. 50.
nome
comprendono cinque trattati che nei manoscritti compaiono
I. De Trinitate.
II. Ulrum P. et F. et Sp. S. de
Trinilate subslantiaiiter praedicentur. III. Quomodo substantiao bonae sint. IV. De Fide
calholica. V. Liber contra Eutychen et Nestorium. Il IH è un opuscolo di argomento
puramente filosofico.
*
Sotto questo
si
quasi invariabilmente in quest'ordine:
22
170
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
nelle edizioni sotto
il
nome
di Boezio. Il difensore della autenticità
non può certo giovarsi di questo esame per provare la sua tesi,
ma deve discuterlo come una specie di pregiudiziale discuterlo
per giungere ad un iiihil ohstat, che gli opuscoli sieno di Boezio
:
quando
altri
fatto.
Una
mente
fare,
argomenti stieno a dimostrazione positiva
discussione però,
tale
di questo
minuta-
se io la volessi qui
non solo mi porterebbe troppo in lungo, ma anche
dominio filosofico nel campo teologico o letterario. Mi
fuori del
contenterò pertanto di trascrivere quello che al Nitzsch rispon-
deva
il
gliam
Peiper difensore della autenticità dei primi tre, o, vo-
dire, dei primi due, che
quanto
al terzo esso
come
filosofico
ha nella quistione minor importanza. « Qitae ille (Nitzsch) exposHÌt de primo tractata p. 100-11, 113, 116, 119, de altero
p. 126 quae nolo transcribere , vel maxime prrobant a Boetio
qualem ex Consolatione et caeteris philosopjhis scriptis experti sumics, minime potidsse scribi, nam quaecaraque ibi congessit N.
ex scribeìidi ratione atque conditione et ingenio, immo ex moribiis auctoris petita , indicia simt hominis non solum pjarum
exercitati, verum adidescentis (talem produnt etiam qaae p. 80
auclori obiecit), sed non mediocri ingenio pn^t editi adolescentis
atque ex quo maiora et meliora spjerari poterant: talem autem
qualem auctor in hisce op)eribus se prodit, Boefium fuisse olìm,
cum studiorum primitias emitteret, cui videatur alienum a vero?
et
quis miretur adolescentem, qui sumpsisset dignitates senibus
negatas, Sgmmacìio atque lohanne suasorìbus, ni fallor (hunc
autem eundem
crediderim) ad
rum
esse
qui pjostea pjapa fuit, non inanem
theologicas res tractandas sese
maxime
cognitio senatori poterai
brevi philosophìs studiis haec
rumorem
apjpMcasse, qua-
prodesse, abrepdum autem
quibus parurn se vidisset aptum
prorsus abiecisse? De
tertio autem opusculo quod est de bono
(quomodo substantiae) ne N. quidem (p. 24 n. 1) neqae lordanus (p. 11) quidquam se habere fatentur quare non possit a
Boetio scriptum esse ».
112.
fra
gli
Il
Peiper, ad ammettere l'autenticità di alcuni almeno
opuscoli
teologici,
sbarazzatasi
la
via
dalle
Nitzschiane, fu indotto dall' esame della tradizione
Lo
Stewart.
stato di
I
essa è rappresentato
difficoltà
manoscritta.
nella Appendice
A
dello
manoscritti da lui distribuiti in cinque categorie sono
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
numero
171
primi tre opuscoli
si trovano, si può dire,
32 contengono il solo trattato quinto.
Questo manca
quasi per compenso
in due dei 30 codici che
possiamo chiamare compioti
ma in uno di questi due è perduto, secondo 1' osservazione dell' Usener
per mero caso. È il
in
di 32.
1
in tutti, giacché due dei
,
,
:
,
quarto opuscolo, esso ed esso solo
eccezionali e che depongono
uno solo
codici completi,
1'
ma
col suo bravo titolo,
che
,
contro
la
si
trova
in
condizioni
sua autenticità.
Einsielden 235 (sec.
X
fuor di posto, cioè dopo
Dei 30
o XI) lo ha
il
1° trattato.
Degli altri 29, 7 ne mancano e 22 lo hanno,
ma
La quale
Peiper ebbe bensì
esposizione basta a dimostrare che
ragione di non accettare
respingere
La sua presenza
trattato quinto.
il
il
ma non
trattato IV,
il
in
senza titolo.
altrettanta
28
man-
completi col suo bravo titolo equilibra assai bene la sua
canza
due o meglio in un solo dei codici completi
in
questa mancanza
codice da
cui
probabilmente
dici
esistenti)
sec.
XIV
Paris. Bibliot. Reg. Mss. Lat.
il
IV senza
il
tacendo
e che
e'
è
L' Usener
che
un compenso
ha ragione
quanto è da
,
questo
alla
unico
mancanza
codice
di
del
è
esso
trat-
nella sua presenza speciale e soliVatic.
Alex.
di
prova
sé,
credere che
la tradizione
mano-
la autenticità dei trattati
I,
TI,
V.
linee
(p. 109).
il
di
sono
essa
riassunte
non c'è da insistere molto.
Usener e dallo Stewart
dall'
.
Sedulio grammatico di non ancora determinata epoca,
Trattato V. Alenino (735-804) fa menzione del Tr.
Hincmaro
vi attinge.
l'a.
1919 deriva,
titolo (coni' è nella piìi parte dei co-
inoltre
113. Sulla tradizione storica
cita
nel
,
(XI).
scritta,
Le
dove
,
per questo che seguiva
,
due manoscritti Vattc. Urbm. 532 (X),
taria in
III,
può spiegare
un codice completo
tato in
160
si
di
codici
dei
di
844) è famigliare coi
attribuisce
I
e
V
alcuni passi del
I,
e
Reims (vescovo di questa città dopo
Tr. I lì e V. Bruno di Corvey (sec. X)
a Boezio. Notker di S. Gallo (f 1022) traduce
Haimone (sec. X) accoppia il I col Ph. C.
1.
Abelardo (f 1142) rammenta il Tr. I e V. Dove é notevole di
la mancanza di testimonianze che ascrivano il IV a Boe-
nuovo
zio,
mentre
il
silenzio sul III si spiega assai meglio per la na-
tura speciale e filosofica dell' argomento.
172
IL
Ho
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
riassunte le altre prove dell' autenticità degli
appunto per trattenermi un poco
teologici
è certo oggi la
noi,
opuscoli
più su quella che
di
prova più classica e relativamente, almeno fra
meno conosciuta: V Aìiecdoton HolderL
la
di Carlsruhe è un mss. del scc. X
Auglends n. CVI) che contiene le Institutìones hic/nanarum rerum di Cassiodoro nella più recente e più ampia lor
114. Nella Biblioteca
(cod.
forma. Neil' ultima sua pagina
(f.
da una didascalia tre biografie, una
53)
di
1'
Holder trovò precedute
Simmaco,
l'altra di Boezio,
la terza di Cassiodoro ^ Secondo la didascalia,
tre biografie
le
sarebbero estratte da un' opera dello stesso Cassiodoro, e la biografia di Boezio a lui attribuisce la paternità di alcuni opuscoli
teologici.
La
didascalia infatti suona così (secondo la ediz. dell' Use-
Excerpta ex libello Cassiodori senatoris monachi servi
Dei ex patricio^ ex consule ordinario qudestore et magisfro officiornm» quem, scripsit ad Rufiam Petroniiim Nicomachum ex
consiih ordinario patriciam et niayistrum offlciorum. ordo ge^
ner)
:
«
neris Cassiodoriormn
:
qui scriptores extiterint ex eormn pro-
genie vel ex civibus eraditis
E
la vita di Boezio
«
:
».
Boethius dignitatibus
smnmis
excel-
utraque lingua peritissimus orator fuit qui regem Theodori-
luitj,
cum inSenatu prò
consulatu filiorum luculenta oratione laudavit.
Scripsit librum de Sancta Trinitate et capita
tica et
librum contra Nestorium ; condidit
et
quaedam dogmacarmen
bitcolictim,
ma-
sed in opere artis logicae idest dialecticae transferendo ac
thematicis disciplinis talis fuit ut antiquos auctores aut aequi-
pararet aut vinceret ».
Anecdoton fu
115.
V
che
lo pubblicò
Holder comunicato
dall'
di illustrare il testo ed estrarne
anche indirettamente
•
Nota
il
Usener
all'
con un eruditissimo commento, dove egli cerca
Mommsen
op.
di
lume
confermarne
cit. p.
V:
«
1'
di
notizie
storiche
,
ma
autenticità, dimostrando
Reliqui institutionum
earum
libri scripti
excerpta
haec non habent».
'
Oltre questa ediz. che qui seguo, ne
abbiamo ora una
mitatosi ad osservazioni critiche parziali nella
ha novellamente
edito
l'
prefazione alla
del
Anecdoton in testa alla ediz. dalle Varicie
r ediz. del Cipolla in calce alle Considerazioni
etc.
Mommsen,
ediz. di
di
il
quale,
li-
lordanes p. XLI,
Cassiodoro; in Italia
I
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
r esattezza qua
e là
tanta da escludere
Così ad es.
thegus
veramente notevole del contenuto
tale
opera d' un autore tardivo e falsario.
;
1'
V
per
fasti
i
a.
504
ci
e
danno come console Ce-
C(a)eth(a)eus senz' altro.
KeO/jyoc;
173
Ma
raven-
papiri
dai
CXIII tra i diplomatici, datato p. 172: Rufio Petronio Nicomago Cethego ile consule sub die nonarum februariarum) il Marini avea già dedotti gli altri nomi di Cetego, Rufius Petronius Nicomachus che qui precisamente ritroviamo. È
vero che il Cetego manca, ma per pura oblivione del compilanati (pap. n.
perchè nel
tore
Cetego
prima
solite
le
simum)
ìibelìo
ond'egli estraeva le sue notizie
divenuto illeggibile
tego era
et
ini.
certo
:
ha
egli
omesso
il
formole v(irtim) inl(ustrem) o v(irum) c(larìs-
—
titoli
I
convengono a
dati a Cassiodoro
lui
monaco e anche prima che fosse prefetto
Giacché da monaco egli si segnava semplicemente
eh' egli fosse
del pretorio.
Cassiodorus senator, e se avesse pure voluto enumerare
completi, non avrebbe
titoli
Ce-
il
oltre
tura del pretorio.
allora
monachi
Il
lazione dell' epitomatore,
ma
ciò che riguarda Boezio:
anche
resto
suoi
dunque una interpo-
servi Dei è
il
i
omettere la prefet-
potuto
apparisce
esatto.
Esatto
perchè la perizia che l'A. gli at-
tribuisce nelle due lingue greca e latina,
che
lode
la
non
gli
lesina per le sue opere scientifiche concordano con ciò che sap-
piamo, per altre fonti, di
lui
:
e del panegirico fatto in Senato
a re Teoderico nella occasione del consolato dei
stesso nel
Ph. C.
II,
parla Boezio
figli
3: eisdem in curia curules insidentibus tu
regiae laudis orator ingenii gloriam facundiaeque merlasti.
notizia
nuova
di
nncarmen
cide
con quella più
dam
studio etc. (I
Eziandio
La
ligiose che turbarono
'
«
riguardanti
Simmaco
^
hanno questa im-
parte eh' egli ebbe nelle controversie re-
Roma
sulla fine del
l'essere a lui indirizzato
Symmaohus
Carmina qui quon-
:
1).
le notizie
pronta di storicità.
VI sec,
generica del Ph. C.
e.
il
V
e
il
principio
trattato boeziano
de
del
Tri-
patricius et consul ordinarius, vir philosophus, qui antiqui Catonis full
novellus imitalor, sed virtutes veterum sanclissima religione transcendil
prò allecliciis in senatu, parentesque suos imilatus historiam quoque
libris edidit »
La
òiicolicum composto da Boezio coin-
;
dixil senlentiam
Romanam septem
174
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
\ attestano
nitate
ali ed idis
prò
della sua sanctissima religìo:
ma
(una parola nuova
con molta verosimiglianza storica
il
490) per
il
mutato governo
mana da
il
dubbio
La
notizia sulla storia
un Simmaco
»
che
alludesse; e l'Usener
di quell' attività letteraria attribuita ai
e del padre
tono un po' laudatorio
di
B. Hasensteb
è
dell'
esattamente riferito
Anecdoton^ stando
non sarebbe fuor
*^,
ro-
lordanes
ut didt Si/m-
«
Simmachi con la frase parentesque suos iniitatus ^.
Quanto a Cassiodoro (Flavius Magnus Aurei ius)
honorinn suo
il
e la illustra, togliendo
Simmaco
qui esistito, a qual
fin
prova a lungo la verità
in cui (forse circa
la citazione
quinto suae ìmtoriae libro
in
trasporta
ci
adiedi di Odoacre correvano
^.
composta, coincide con
lui
nelle sue Getica (e. 15) faceva di
madius
momento
al
gli
pericolo di essere dichiarati nulli
suo discorso
il
ben formata)
controverso è quello che riguarda
di
la
il
cursus
ed anche
%
il
osservazioni
alle
carattere.
'*
11
punto più
storia gotica che
Cassio-
doro avrebbe scritta per ordine di Teoderico, praedpiente Theodoricho rege.
Secondo
da cui deriva
il
perchè
*
Usener
p.
Umfang musste
Verfasser aus)
lordanes
•^
dum
dell'
Usener
,
ist
p.
e.
il
libellus,
Boethius' lob-
Er (Boethius) hat him (Symmachus) und einem andern, den unsre
dem diaconus lohannes, den
gewidmet (Usener
'
conclusioni
jungste ereigniss dessen es gedenkt,
a) «
nen, vermulhlich
*
le
nostro Anecdoton non sarebbe posteriore al 522,
ersten theologischen
hss, nichl nen-
Tractat
de trinitate
26).
29 noia
«
In einer symmachischen Geschiclile
Roms von
doni angegebnon
Punkl angelangt halle der
storia di Simmaco, citato da
die ihronbeislung Maxirninus (denn an diesem
dem V
Biich zufallen».
Il
frammento
della
13 concerne «die vorgeschichte des Kaisers Maxirninus
y>.
29.
Cassiodorus senator vir eruditissimus
et multis dignitatibus pollens, iuvenis
adeo,
palris Cassiodori palricii et praefecti pretorii consiliarius fieret et laudes Theodorichi
Gothorum facundissime recilasset, ab eo quaeslor est factus, patricius et consul orpostmodum dehinc magister officiorum (et praefuisset formulas dictionum, quas
in duodecim libris ordinayit et Variarum titulum superposuil) scripsil praecipiente Theodoricho rege historiam Gothicam, originem eorum et loca moresque XII libris annimtians.
* Il Mommsen (Cass. Sen. Variae Praef.) fa solo una eccezione, quanto al patriziato.
« Quod in anecdoto legitur patricialum
eum obtinuisse aut ante consulatum aut simul
cum eo, potest in dubium vocari, non tam quod culmen illud honorum parum convenil
homini primos administrationum gradus non supergresso sed quod in variarum opere
nusquam ne in inscriptionibus quidem epistularum ad Senatorem vel a Senatore datarum
rogis
dinarius,
,
palrìciatus mentio fit, cum is in aliis hominibus saepenuniero ita enuntietur. eius honoris
cum praeter anecdoton solus variarum index mentionem faciat, possis conicere patricium
eum factum esse, sub fìnem praefecturae » p. XI.
®
Cipolla
Studien zur Variensanmlung des Cassiodorus Senator, Miinchen 1863
«
Considerazioni sulle Getica di lordanes etc.
»
p. 37.
p. 8.
cil.
da
i
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL CRISTIANESIMO DI
rede auf Theodorich aus
an Cethegus
des
j.
522; P) Cassiodorus
wahrend dieser mag. offlc. war
verwaltete dies amt unmittelbar ver seinem progeschrieben,
liat
Boethius selbst
dem anfang
175
;
dh. nach den zuverlassigsten berichten, die seinen tod ins
cess,
524 setzen \ 522/3; das magisterium des Cethegus kann also
nur in das indictionsjahr 521/2 fallen. Damit sind fUr die abfassung
j.
des sendscreibens die zeitgrenzen nach zusammengeriickt, sie fàllt
den kiirzen zeitraum von januar bis august 522. Die darin
erwanhte Gothengeschichte also, in welcher der stammbaum der
Amaler bis auf Athalaric herabgefurht war, schloss frlihestens
in
mit 518, spatenstens mit 521 ab
^
».
Senza addentrarmi in una controversia estranea
al
mio sog-
getto, debbo però notare che le conclusioni dell' Ilsener sulla data
della storia gotica di Cassiodpro sono respinte dal
il
quale per conseguenza sposta dopo
donde
lihellum,
il
nostro Anecdoton deriva
il
Mommsen
526 anche
la
^,
data del
^.
Usener composto verso il 522,
spiega agevolmente il silenzio dell' Anecdoton sul processo ed
supplizio così di Simmaco, come di Boezio "\ Lo storico non
Se
si
il
il
libelliis
la potea far
ritiene coli'
si
da profeta.
giacché pensare che
Nota
'
dell'
Usener:
«
il
Ma
se no,
am
p,
omesse queste no-
e. lustino II et Opilione, ind. II...
ol; Roncalli Vet. chron.
2,
W.
Arndt,
40-6):
eo anno interfectus est Boetius palricius
mediolancnse.
e. Probo iuniore et Filoxeno, ind. III:
Ravennae (unter 526 nur Tbeodorich tod) »
525
patrieius
lui
gelrensten Marius von Avenches bewhart (bei
Bischof Marius von Avenlicum, Leipz. i875,
521
silenzio riesce misterioso:
Unsere Quelle sind hier die Ravennatischen faslen: ihre zeitliche
disposition der erignisse hat
in territorio
il
compilatore abbia
*
p. 74.
'
Cassiod.
bis consulibus
occisus est Simacus
Vnriae p. XI, Historiae Gothicae libros XII a Cassiodoro editos viquo Theodoricus obiil, et 534, quo eorum meminit in variis, ad lordaad lordanem p. XLI) estendi. Eorum epitome extat conscripta a lordam;
Seti.
deri Inter a. 526,
nem
a.
(Praef.
551 superstite Cassiodoro.
"
Op.
cit.
p.
XI. Posterior item variis est libellus de ordine generis Cassiodororum,
quippe in quo variae commemorentur
neque enim adseulior Usenero llbellum adiudicanti
et breviatoris magis quam aucloris
quod praefecturam non habet, nequaquam ostendit libellum ante susceptam eam scriptum
esse
in sequentibus autem raihi dubium non est mentionem eius latere in corrupto vocabulo praefuisset et abstinendum esse a violento remedio, quo usus est Usenerus, locum
a. 523,
nam
;
principium epitomae perturbatum totum
;
quo tractatur de
est,
variis, insilicium esse
constat advixisse ad
"
a.
546
totum; denique Gethegum, ad
Nel qual silenzio Usener scorge una prova
nel 522.
quem
liber dlrectus
et ultra.
di più della
composizione del
libellus
176
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
IL
lihelìus
esistenti nel
tizie
molto arbitrario
è
ed inverosimile,
per quanto in genere bisogni ammettere delle lacune in un
cerptara o centone di excerpta.
come
generale,
È
però un mistero
vide sopra quando
si
d'
trattava dell'attitudine di
si
Cassiodoro verso Boezio, Simmaco e Papa Giovanni,
1'
antichità e
vittime
le
A me
preme notare che quel
esattezza dell' Anecdotoìì. Per
della politica bellicosa di Teoderico.
silenzio riconferma
e,v-
ordine più
1'
uno scrittore o compilatore medievale sarebbe certo stato molto
naturale il dire una parola almeno del Ph. C. e della catastrofe
di Boezio.
116. Ora per ciò che concerne gli opuscoli teologici, questo
Anecdoton Holderi, che nella copia ed esattezza delle notizie ha
tanti caratteri di autenticità, attribuisce manifestamente a Boezio
dogmatica. Quest' ultima
il I ed il V ed inoltre capnta cpiaedam
frase è manifestamente generica
almeno due
essere tre, e ad ogni
IV
III,
essa ci obbliga ad ammettere
:
altri opuscoli teologici,
ma non
modo non designa
esclude che possano
quali fra gli opuscoli II,
sieno boeziani. Siccome del II e del III non
stione tra quelli che
IV da
in
massima
fa
si
qui-
la possibile auten-
boeziani, bisogna dire che la que-
teologici
ticità degli scritti
stione del
ammettono
parte dell' A. Holderi rimane
ancora aperta
;
quella intorno agli altri definitivamente risolta.
Giacché pensare, per eludere la forza
qui svolto, pensare che essendo autentico
1'
dell' argomento fin
Anecdoton
sia in,
terpolata proprio questa frase che concerne gli opuscoli teologici
boeziani,
sarebbe
cosa
del
tutto
arbitraria
ed appunto perchè
non tentata ch'io sappia da nessuno ^
tale,
117. Quello che invece fu tentato
si
è di gittare
un dubbio
universale sul l' Anecdoton, come ha fatto lo Schepps in un
del
ticolo
vemente
Neues Archiv XI, 123
discuterò
afiin
di
vedere
ss.
che qui riassumo e
qual
valore
abbiano
arbre-
i
suoi
dubbi.
Lo Schepps osserva che
alla Consolatio di Boezio
•
Ora che rileggo trovo
in len. Literaturz. 1877, 714.
testimonianza
siodor's».
dell'
A. H.
«
si
in Teuffel
in tre codici contenenti
trova su
§
478 6 che
Simmaco
il
tentativo
Egli ha cercalo vergebens, dice
durch
Annahme
il
commentari
la notizia
fu
fatto
Teuffel, di
stessa
da F. Nilzsch
indebolire la
eines spàteren Einschiebsels in die
Worte Cas-
IL CRISTIANESIMO DI
che ne dà
1'
Anec. Hold.
SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
1,
Tenuto
7-11.
dee, a suo avviso, escludere che
si
conto
delle varianti
tre codici (S.
i
177
E. M.) della
Consolatio dipendano qui dal codice dell' Anecdoton Holderi.
può spiegare con
fatto si
tre ipotesi
:
P
I
commentatori
di
Il
Boezio
hanno attinto ad altro codice della Epitome. In questa ipotesi
come essi insieme al paragrafo su Simmaco
è difficile a spiegare
non
il paragrafo su Boezio, così comodo per loro
un tempo aljbastanza ricco di particolari. 2^ I commentadi Boezio hanno usato l'originale di Cassiodoro. Siccome in
a))biano trascritto
e ad
tori
questo
il
paragrafo su
Simmaco stava
distanza da quello su Boezio,
si
forse
a varie pagine di
può spiegare come
sia stato tra-
primo e non il secondo. 3^ L' epitomatore dell' Anec.
Hold., non ostante la sua promessa- di dare excerpta di Cassioscritto
il
doro, fin dal primo nome, ossia da
sciata da parte la sua fonte
per
quello di Simmaco, ha la-
ricorrere
al
commentario del
Lo Schepps osserva giustamente che questa
prediletto Boezio.
terza ipotesi riaprirebbe la quistione della autenticità degli opuscoli
teologici,
E
118.
ma
della verosimiglianza di essa
ogni
si
mostra
per verità ciascuna delle due ipotesi precedenti
mostra più verosimile,
Ad
non
gran fatto convinto.
egli stesso
modo
la
si
seconda poi singolarmente, della terza.
omissione in alcuni codici, per quanto non se
la
ne possa assegnare la causa precisa, non vale, potendo da parecchie cause dipendere, contro
ruhe.
E
1'
ammissione in quello
più facile e naturale supporre una causa
2^ accennata dallo Schepps o anche
amanuense
al
codici, che
dotto in altri.
apprezzamento
di
la
un
una notizia su Boezio priva
morte) per cui manchi in al-
I
Ph. C. e alla
un processo artificioso, per
cui
si
sia
intro-
tre codici dello Schepps con la loro notizia su
massima la autenticità àeW exce)ytum;
quella «di Simmaco appartenessero anche le
Simmaco confermano
al
falso
sulla poca importanza d'
d'ogni accenno
cuni
il
di Carls-
(poniamo
quale che oltre
in
biografìe di Boezio e Cassiodoro riesce verisimile e per l'affinità
di
entrambi, di Boezio specialmente, con
lui, e
per la omogeneità
della struttura e dello stile (qualità generali di ciascuno dei tre
autori, poi attività letteraria.
Per Boezio come per Simmaco
ri-
cordo di un discorso prima, poi degli scritti. Per entrambi dopo
il
1*^
k
periodo un secondo col qui, - incisi semplici).
178
IL
CRISTIANESIMO DI SEVERINO BOEZIO RIVENDICATO
L' autenticità dell' Anecdoton
perciò
è
dallo Zeller e dal Teuffel, da Teodoro
niuno ignori
si
i
ammessa
dubbi sollevati dallo Schepps e
mostrino gran che propensi a far
di
,
oltreché
Mommsen, malgrado
i
che
due primi non
Boezio un pensatore cri-
stiano.
119. Concludendo: credo poter dire che a provare
nesimo interiore
di
il
Cristia-
Boezio (V esteriore è fuor di quistione) non
si
può, criticamente e storicamente parlando, farsi forti delle tradizioni sul martirio di lui
;
bensì
le
difficoltà
che
contro quel
Cristianesimo parvero sorgere dal Ph. C. con una analisi minuta
e serena
s'
appianano, mentre una prova positiva e perentoria a
favore di esso
si
scoli teologici.
al
ha nella omai dimostrata autenticità
La
lavoro critico fattovi
sec.
XIX,
si
degli opu-
quistione boeziana aperta al sec. XVIII, grazie
intorno
per
tutto
il
corso del nostro
può oramai considerare come chiusa.
G. Semeria,