Severino Boezio (Roma 480 ca. – Pavia 526) Tra gli scrittori romani che trattarono di Aritmetica ricordiamo: Terenzio Varrone, contemporaneo di Archimede, Vitruvio, Plinio e Seneca. Dopo gli ultimi due, che vissero nel I secolo d.C., occorre arrivare al V secolo per incontrare una figura degna di rilievo come, appunto, Severino Boezio. Questo letterato latino, che pare avesse compiuto i suoi studi in Atene, visse in Italia ai tempi di Teodorico, re degli Ostrogoti. Da questi egli fu prima nominato console nel 510, ma successivamente perseguitato e giustiziato per questioni religiose. È ricordato tra i martiri cristiani. Traduttore dei classici greci, scrisse soprattutto di filosofia, teologia e logica, ed in matematica non seppe dare alcun contributo veramente originale. Gli va però riconosciuto il merito di aver raccolto l’eredità di Pitagora e di Euclide nei suoi saggi De institutione musica libri quinque, ed Euclidis Megarensis geometriae libri duo. Quest’ultima opera è di dubbia autenticità, anche se pare che Boezio abbia effettivamente scritto una versione latina degli Elementi. Tradusse in latino le Institutiones arithmeticae di Nicomaco Geraseno. Scrisse il De arithmetica che divenne poi la base dell’insegnamento della aritmetica nel primo periodo del Medio Evo. Si occupò anche di logica e dedicò due trattati al sillogismo. A questo periodo di stasi in Occidente si contrappone in Oriente l’attività degli Arabi, che assimilarono e diffusero la cultura greca ed indiana (la numerazione indo-arabica). I successivi importanti contributi appariranno in Italia, nel XIII secolo, ad opera del Fibonacci. Una rappresentazione degli intervalli musicali dal De institutione musica Boezio e Pitagora in un’incisione degli inizi del Cinquecento. Il primo, per eseguire una divisione, applica una delle tecniche di calcolo medievali, mentre il secondo fa – con molta fatica – i conti con l’abaco. La donna sullo sfondo rappresenta lo spirito dell’Aritmetica, che sorride a Boezio, innovatore della matematica. Non a caso egli indica col dito il simbolo dello zero. L’illustrazione è una xilografia tratta dalla Margarita Philosophica di Gregor Reisch. Il metodo usato da Boezio nell’immagine è la cosiddetta divisione a galea. Il confronto tra Boezio e Pitagora rappresenta la contrapposizione che si sviluppò, verso la fine del Medio Evo, tra i matematici: da una parte stavano gli abacisti, difensori del tradizionale calcolo effettuato con l’ausilio di tavolette e oggetti mobili, dall’altra gli algoristi, sostenitori delle operazioni con carta e penna, basate sulle manipolazioni dei numeri secondo schemi generali. Il loro nome deriva da Al’Khuwarizmi, il matematico arabo che è considerato uno dei padri dell’algebra. Una miniatura raffigurante Boezio in carcere