SPECIALE ARANCE DELLA SALUTE Mediterraneo benefico La salute a tavola In collaborazione con: Arance rosse È ormai noto a tutti che le arance racchiudono un grande patrimonio di antiossidanti. Sono ricche, innanzitutto, di vitamina C, che sembra avere un ruolo anche nel rafforzare le difese immunitarie. Questa preziosa vitamina, inoltre, protegge il sistema cardiovascolare e ha proprietà antinfiammatorie. L’arancia rossa di Sicilia, in particolare, contiene circa il 40 per cento in più di vitamina C rispetto agli altri agrumi e contiene gli antociani, pigmenti naturali dagli straordinari poteri antiossidanti. È quindi la più adatta nella prevenzione oncologica. L’arancia fresca è ricca anche di vitamine A, B e PP e di flavonone, l’elemento maggiormente protettivo soprattutto nei confronti del tumore allo stomaco. Ma qual è il segreto delle “rosse” di Sicilia? La terra, il sole e la passione. Frutto dell’incontro tra uno straordinario microclima e la fertile terra vulcanica, questo frutto è caratterizzato anche dall’IGP - Indicazione geografica protetta, che coinvolge un territorio di 32 comuni, distribuiti tra le province di Catania, Siracusa ed Enna. La caratteristica colorazione brillante della polpa, del succo e della buccia la rende facilmente riconoscibile e ben dimostra le sue qualità protettive per la salute. Le varietà Moro, Tarocco e Sanguinello sono coltivate in aziende agricole che applicano sistemi colturali a basso impatto ambientale in cui l’uso di concimi, antiparassitari ed erbicidi è ridotto al minimo, mentre sono impiegate preferibilmente sostanze di origine naturale per la nutrizione delle piante e la difesa dai parassiti. I frutti appena colti e privi di residui chimici sono semplicemente lavati con acqua potabile, spazzolati e asciugati. Non sono impiegati né conservanti né prodotti cosmetici. E soprattutto il loro viaggio verso le piazze di tutta Italia inizia subito. È come se i soci AIRC cogliessero direttamente le arance dalla pianta! 2 Lo chef I consigli della scienza e la fantasia dell’alta cucina si incontrano in questa pubblicazione, per salvaguardare la nostra salute: le indicazioni degli scienziati e la maestria degli chef ci guidano, lungo le pagine di questa guida, nella prevenzione delle malattie dell’invecchiamento, e in primo luogo del cancro, grazie a un’alimentazione sana ma gustosa. Leggerete infatti tutto ciò che gli studi epidemiologici hanno permesso di capire circa l’effetto degli alimenti sulla genesi del cancro. Si tratta di un legame tutt’altro che labile, visto che circa tre tumori su dieci sono prevenibili tramite il controllo di ciò che mettiamo nel piatto. Moreno Cedroni, uno degli chef più noti d’Italia, ha sviluppato per AIRC alcune ricette che rispecchiano le indicazioni più condivise sulla relazione tra cancro e alimenti. Il suo ristorante in provincia di Ancona è un tempio della cucina basata sulle caratteristiche del territorio. La sua tavola prevede prevalentemente piatti a base di pesce e vegetali, due dei fondamenti della dieta anticancro che ritroviamo nelle ricette, realizzate in collaborazione con La Cucina Italiana, e proposte alla fine di questa guida. Guarda la video intervista su www.arancedellasalute.it/cucinaresano. In queste pagine c’è anche una seconda protagonista: la dieta mediterranea. Un patrimonio antico di cui dovremmo andare fieri, le cui proprietà preventive sono dimostrate in numerosi studi scientifici. Attenzione, però: oggigiorno la nostra tavola sta perdendo molte delle caratteristiche che ne facevano un baluardo del gusto e della salute. Le materie prime che utilizziamo sono sempre più lavorate e raffinate, e quindi meno genuine, e il consumo di verdura e frutta si va riducendo. Ricordiamocelo mentre apriamo la reticella delle arance di Sicilia che, come ogni anno, è utile a combattere il cancro su due fronti: portando sulle nostre tavole un alimento sano e contribuendo all’avanzamento della ricerca oncologica. 1 I cibi Può sembrare strano, ma la tanto pubblicizzata dieta mediterranea, quella che tutti noi dovremmo seguire per stare meglio e prevenire le malattie, sta scomparendo proprio dai paesi mediterranei, dal nostro Meridione, dalla Grecia, dalla Spagna, e anche dal Medio Oriente e dal Nord Africa. È a un americano, il medico militare Ancel Keys, che dobbiamo la definizione di “dieta mediterranea” e l’ipotesi del suo ruolo protettivo nei confronti delle malattie. Nel 1945 Keys, giunto a Salerno con l’armata americana, era stato colpito dalla rarità degli infarti cardiaci, che invece avevano già un’incidenza molto alta negli Stati Uniti. Visitò poi altri Paesi, fra cui Creta, in Grecia, dove gli anziani avevano un tasso di malattie cardiovascolari decisamente inferiore a quello dei coetanei statunitensi. La dimostrazione scientifica della superiorità della dieta mediterranea si deve al suo grande studio osservazionale, il Seven Countries Study, iniziato nel 1958 e terminato nel 1964, che osservò abitudini e malattie di quasi 13.000 uomini tra i 40 e i 60 anni provenienti da Paesi con tradizioni alimentari molto diverse. Nei primi anni Novanta un medico della scuola di salute pubblica dell’Università di Harvard, negli Stati Uniti, Walter Willett, insieme a esperti italiani e greci, ha cercato di codificare le caratteristiche dell’alimentazione seguita da tempo immemorabile dai popoli del Mediterraneo nella cosiddetta piramide alimentare mediterranea, una rappresentazione grafica degli alimenti che compongono la dieta stessa, con cereali integrali, pasta, legumi, semi oleaginosi, verdure, olio di oliva, un moderato consumo di vino, e frutta come dessert, occasionalmente pesce e latticini, raramente carni. Willett ha poi dimostrato che adottando una die- 2 ta di tipo mediterraneo, non fumando, e praticando quotidianamente attività fisica si potrebbero prevenire l’80% degli infarti, il 70% degli ictus cerebrali, e il 90% dei casi di diabete. Studi successivi hanno aggiunto a questa lista anche il 30% dei casi di cancro. Se inizialmente i benefici riscontrati dagli abitanti del Sud Europa sono stati attribuiti anche a fattori genetici, studi successivi hanno dimostrato che i geni contano poco: col passare degli anni, infatti, anche gli abitanti di Creta hanno modificato in peggio le proprie abitudini alimentari, e il tasso di malattie cardiovascolari e di tumori è salito di conseguenza. Che cosa rende la dieta mediterranea così speciale? La discussione è ancora aperta, ma la maggior parte degli esperti concorda su alcuni punti: è ricca di vegetali, ricca di acidi grassi monoinsaturi (per via dell’olio d’oliva), relativamente povera di proteine animali (e tra queste privilegia comunque quelle provenienti dal pesce), ricca di cereali e legumi. Inoltre il consumo di vino rosso apporta una quota di flavonoidi, antiossidanti e antinfiammatori naturali che aiutano soprattutto nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Ci sono sempre più prove che la dieta mediterranea sia protettiva anche nei confronti dei tumori, in particolare di quelli dell’apparato digerente e della mammella. Negli ultimi 10 anni gli studi epidemiologici su dieta e cancro, piuttosto che considerare isolatamente il ruolo di singoli alimenti o nutrienti, hanno cominciato a considerare lo stile alimentare nel suo complesso. In Italia un potente effetto protettivo nei confronti dei tumori dell’intestino è stato riscontrato anche nel grande studio EPIC, finanziato da AIRC, che segue nel tempo ben 50.000 persone. I protagonisti L’olio d’oliva È il cuore della dieta mediterranea, e ne determina il sapore. È il grasso più utilizzato e ciò è un bene: è ricco di acidi grassi monoinsaturi, che non fanno aumentare il colesterolo, e di polifenoli, sostanze che oltre ad avere caratteristiche antiossidanti, stimolano l’espressione di geni che ci proteggono dal cancro. L’olio di oliva non è importante solo per le sue proprietà intrinseche, ma anche perché sostituisce altri grassi molto usati nelle cucine non mediterranee, come quelli di origine animale (strutto o burro) o provenienti da olii vegetali di qualità inferiore. Non dimentichiamoci, però, che resta pur sempre un grasso e che tutti i grassi, indipendentemente da altre caratteristiche nutrizionali, hanno lo stesso apporto calorico. Meno olio si usa in cucina, più leggero sarà il risultato. I cereali integrali I cereali e le farine integrali hanno lo stesso contenuto in calorie di quelli raffinati. Perché dovremmo quindi privilegiarli? Le ragioni sono due. Innanzitutto sono più ricchi di fibre, che hanno un effetto protettivo sullo sviluppo del cancro del colon e limitano l’assorbimento dei grassi a livello del tratto digestivo. Inoltre hanno un più basso indice glicemico rispetto ai loro corrispettivi raffinati: ciò significa che, a parità di quantità consumata, provocano un minor rilascio di insulina, l’ormone che consente il consumo e lo stoccaggio del glucosio. E poiché l’insulina è coinvolta, come vedremo più avanti, nella creazione di un microambiente cellulare favorevole allo sviluppo dei tumori, è meglio privilegiare il cibo con basso indice glicemico. I cereali integrali, inoltre, contengono numerose sostanze protettive, fra cui in particolare polifenoli ad azione antinfiammatoria, che si perdono nella raffinazione. 4 Frutta e verdura Considerate per anni il caposaldo della dieta anticancro, la frutta e la verdura sono apparse ridimensionate, nel loro ruolo protettivo, dagli studi più recenti. Ciò è dovuto al fatto che contribuiscono a ridurre il rischio di ammalarsi specialmente in determinati tumori ma non in altri. Se si considera quindi il tasso di tumori in generale, si nota un effetto modesto della dieta ricca di vegetali. Nello scegliere i vegetali, però, bisogna tenere d’occhio anche altri fattori: innanzitutto saziano con poche calorie, quindi contribuiscono alla riduzione del rischio anche attraverso il meccanismo della limitazione calorica; sono ricchi di fibre e protettivi per il sistema gastroenterico; sono protettivi anche nei confronti di altre patologie, come quelle cardiovascolari. Si consiglia di mangiare tutte le verdure, rispettandone la stagionalità. Di alcune è nota una particolare attività anticancro, per esempio la famiglia dei cavolfiori, broccoli e rape per via del contenuto elevato in glucosinolati, molecole efficaci contro la replicazione delle cellule cancerose, o i pomodori, che diminuirebbero il rischio di cancro della prostata (ma solo se sono cotti: ecco perché la tipica salsa al pomodoro, presente in tutta la cucina mediterranea, è considerata una preziosa alleata per la salute). Agrumi Niente rappresenta il Mediterraneo meglio degli agrumi: arance, limoni e mandarini sono ricchi di sostanze antiossidanti e antinfiammatorie. Un’altra proprietà importante degli agrumi in chiave anticancro è la capacità di innalzare il livello del citocromo 450, un enzima che contribuisce all’eliminazione delle sostanze nocive assorbite attraverso il sistema digerente. Questa è la ragione per cui si sconsiglia di assumere agrumi insieme a farmaci, perché potrebbero contrastarne l’azione. Seguiamo quindi le buone vecchie abitudini: un succo d’arancia la mattina e un frutto dopo pranzo potenziano le proprietà protettive degli altri cibi. Ma come tutte le cose che fanno bene, non bisogna esagerare. La varietà è più importante della quantità. Le proteine I Paesi che si affacciano sul mare non potevano che fare del pesce la loro fonte primaria di proteine di origine animale. È probabilmente uno dei motivi per cui la dieta mediterranea è tanto salutare. I pesci contengono infatti grandi quantità di acidi grassi omega-3, dalle note proprietà antinfiammatorie, verosimilmente protettive nei confronti del cancro e delle malattie cardiovascolari. Nella dieta mediterranea le proteine però provengono da fonte vegetale: sono contenute soprattutto nei legumi, vere star della cucina contadina, oggi nobilitati anche dalle ricette di grandi chef. 5 La dieta mediterranea Le abitudini alimentari degli italiani di oggi non sono più quelle dei loro nonni. Gli studi sui benefici della dieta mediterranea sono stati condotti su popolazioni che seguivano regole diverse da quelle odierne. Vediamo nel dettaglio cosa è cambiato, cosa è peggiorato e cosa è migliorato. 6 calorie i nostri nonni mangiavano meno di noi, in propor- mangiamo decisamente troppo in relazione a zione. Chi faceva pasti molto calorici era anche chi quanto consumiamo. La nostra vita lavorativa è, svolgeva attività lavorative fisicamente impegna- il più delle volte, sedentaria. È aumentato molto tive. La maggior parte delle calorie proveniva da l’apporto calorico di origine proteica. Abbondano carboidrati. anche i grassi, specie di origine animale. fibre frutta e verdura venivano un tempo consumate la maggior parte dei cibi che consumiamo è con la buccia. I cereali erano spesso integrali e lo povera di fibre. Sbucciamo la frutta per via dell’uso zucchero era poco consumato. Il pane, alla base di pesticidi. Usiamo pochi cereali e quelli che dell’alimentazione quotidiana, veniva prodotto con consumiamo sono raffinati, così come lo zucchero, farina integrale. il cui consumo è molto aumentato. Raramente consumiamo pasta e pane integrali. frutta e verdura la disponibilità di frutta e verdura era molto varia- abbiamo a disposizione frutta e verdura tutto bile in base al luogo di residenza e alla stagione. Gli l’anno e non mancano le varietà. Malgrado ciò, saabitanti del Nord Italia hanno sofferto per secoli di rebbe opportuno imparare a privilegiare i prodotti sindromi da carenze vitaminiche legate alla scar- di stagione, perché più ricchi di nutrienti, e quelli sità di prodotti vegetali freschi. Le popolazioni del coltivati senza pesticidi. Centro e del Sud hanno potuto contare per secoli su un’agricoltura molto ricca. proteine la carne e il pesce erano un lusso riservato ai giorni consumiamo carne e prodotti di origine animale di festa. I formaggi e lo yogurt erano disponibili, quasi ogni giorno. Le porzioni di carne sono ma in quantità modesta. La maggior parte delle spesso abbondanti. Il latte è presente in gran proteine proveniva dai legumi. quantità anche nell’alimentazione adulta. Spesso combiniamo carne e formaggi nello stesso pasto, raddoppiando l’apporto di proteine. conservazione le carni, i formaggi e persino i cereali venivano la conservazione corretta dei cibi è garantita lungo conservati in modo sommario. Il latte non veniva tutta la catena di produzione e distribuzione pastorizzato. Ciò favoriva la diffusione di infezioni e degli alimenti. Ciò ha consentito di limitare le la formazione di sostanze tossiche e cancerogene. tossinfezioni alimentari. La legislazione e le nuove La salagione (conservazione delle carni e del pesce tecniche di conservazione hanno consentito di sotto sale contenente nitriti) era una pratica molto ridurre la quantità di nitriti nei salumi. diffusa e certamente nociva, verosimilmente la causa principale del cancro dello stomaco, un tempo molto più frequente di oggi. 7 I metodi Non basta tenere d’occhio gli ingredienti: conta molto anche come vengono cucinati. Più alta è la temperatura raggiunta in cottura, maggiore è la quantità di sostanze nocive che si formano all’interno dei cibi, soprattutto nella cottura delle carni (meglio non mangiare abitualmente hamburger), ma anche in quella degli amidi (meglio evitare le patatine). La cottura alla piastra o in padella è quindi la peggiore, perché facilmente supera i 250 °C. La preparazione di un arrosto, invece, raggiunge i 200-230 °C, mentre la bollitura o la cottura al vapore si fermano a 100 °C. Una cottura al forno si aggira in genere intorno ai 180-200 °C. Nella frittura la temperatura varia tra 160 e 180 °C, ma in questo caso quello che conta è anche la tipologia di olio utilizzata, perché alcuni olii vegetali producono facilmente sostanze tossiche. L’olio d’oliva è noto per reggere bene la frittura, anche se il suo sapore intenso lo rende poco indicato in alcune preparazioni. L’olio di sesamo e, in seconda battuta, quello di arachide sono i più adatti a friggere. La frittura dovrebbe comunque essere limitata alle occasioni speciali. Ciò non significa che si debba mangiare tutto bollito o al vapore: l’importante è alternare le cotture, sapendo però che certi alimenti è meglio cuocerli poco. Ne guadagna anche il sapore, che non viene alterato dal calore, specie per quanto riguarda le preparazioni a base di vegetali. In Italia si tende a consumare la verdura troppo cotta: una buona abitudine da importare dalle cucine asiatiche è quella di consumare le verdure al dente, appena sbollentate o passate al vapore, ed eventualmente ripassate rapidamente nel condimento desiderato. Infine oltre alla temperatura raggiunta conta anche il tempo totale di cottura: i brodi e i concentrati, i brasati e, in generale, le cotture molto lunghe andrebbero limitate a favore di quelle più rapide. 8 I 10 comandamenti Nel 2007 il World Cancer Research Fund ha radunato i massimi esperti mondiali sul tema alimentazione e cancro e ha chiesto loro di verificare quello che la ricerca scientifica può affermare con certezza circa i comportamenti virtuosi da mantenere per evitare di ammalarsi. Ne è nato il decalogo che segue, che viene regolarmente aggiornato (ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.dietandcancerreport.org) 1 2 3 4 Mantenersi snelli per tutta la vita. Per sapere se il proprio peso è in un intervallo accettabile è utile calcolare l’indice di massa corporea (IMC = peso in kg diviso per l’altezza in metri elevata al quadrato; una persona che pesa 70 kg ed è alta 1,74 m ha un IMC = 70 / (1,74 x 1,74) = 23,1), che corrisponde alla fascia bassa della norma (fra 18,5 e 24,9 secondo l’Organizzazione mondiale della sanità). Mantenersi fisicamente attivi tutti i giorni. In pratica è sufficiente un impegno fisico pari a una camminata veloce per almeno mezz’ora al giorno; man mano che ci si sentirà più in forma, però, sarà utile prolungare l’esercizio fisico fino a un’ora o praticare uno sport più impegnativo. L’uso dell’auto per gli spostamenti e il tempo passato a guardare la televisione sono i principali fattori che favoriscono la sedentarietà nelle popolazioni urbane. Limitare il consumo di alimenti molto calorici ed evitare il consumo di bevande zuccherate. Sono generalmente molto calorici i cibi industriali e raffinati, precotti e preconfezionati, che contengono elevate quantità di zucchero e grassi. Si noti la differenza fra “limitare” ed “evitare”. Occasionalmente si può mangiare un cibo molto grasso o zuccherato, ma mai quotidianamente; l’uso di bevande gassate e zuccherate è invece da evitare, anche perché forniscono troppe calorie senza aumentare il senso di sazietà. Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale, con cereali non raffinati e legumi in ogni pasto e un’ampia varietà di verdure e di frutta. Sono raccomandate almeno cinque porzioni (pari a circa 600 g) al giorno di frutta e verdura (le patate non contano). 9 5 6 7 8 9 10 10 Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conservate. Chi è abituato a mangiarne non deve superare i 500 g alla settimana. Se le carni rosse vanno limitate, quelle conservate (carni in scatola, salumi, prosciutti, wurstel) andrebbero evitate del tutto. Limitare il consumo di bevande alcoliche. Non sono raccomandate, ma per chi ne consuma si raccomanda di limitarsi a una quantità pari a un bicchiere di vino (da 120 ml) al giorno per le donne e due per gli uomini, solamente durante i pasti. La quantità di alcol contenuta in un bicchiere di vino è circa pari a quella contenuta in una lattina di birra e in un bicchierino di un distillato o di un liquore. Limitare il consumo di sale (non più di 5 g al giorno) e di cibi conservati sotto sale. Evitare cibi contaminati da muffe (in particolare cereali e legumi). Assicurarsi quindi del buono stato di conservazione dei cereali e dei legumi che si acquistano, ed evitare di conservarli in ambienti caldi ed umidi. Assicurarsi un apporto sufficiente di tutti i nutrienti essenziali attraverso il cibo: di qui l’importanza della varietà. L’assunzione di supplementi alimentari (vitamine o minerali) per la prevenzione del cancro è invece sconsigliata. Quando è possibile si consiglia di allattare i bambini al seno per almeno sei mesi. Nei limiti dei pochi studi disponibili sulla prevenzione delle recidive, le raccomandazioni per la prevenzione alimentare del cancro valgono anche per chi si è già ammalato. Meno calorie Fin dall’inizio del secolo scorso diversi studi hanno dimostrato che riducendo l’apporto calorico in modelli sperimentali si ottiene una minore incidenza di tumori e un allungamento della durata di vita. Studi condotti anche con fondi AIRC (per esempio nel laboratorio di Pier Giuseppe Pelicci presso il Campus IFOM-IEO) hanno dimostrato in che modo una riduzione di calorie influisce sull’espressione dei geni e favorisce la riparazione del DNA danneggiato e potenzialmente causa di tumori. Poco cibo (circa il 30 per cento meno di quelle che sono considerate attualmente le calorie consigliate per ciascuna categoria di persona) riduce la produzione dei fattori di crescita cellulare e delle citochine, sostanze che favoriscono l’infiammazione, come ha dimostrato in alcuni suoi studi il gruppo di ricercatori diretto da Alberto Mantovani della Fondazione Humanitas di Rozzano e finanziato anche da AIRC. Si tratta di un meccanismo che ha una ragione evolutiva: consente, nei periodi di carestia, di utilizzare le poche energie disponibili per la sopravvivenza piuttosto che per la crescita. Lo stesso sovrappeso, che è un segnale di una dieta ipercalorica, è associato a una maggiore incidenza di tumori della mammella (dopo la menopausa), dell’endometrio, dell’intestino, del rene, della colecisti, mentre l’attività fisica è protettiva sia per i tumori dell’intestino sia per quelli della mammella (sono sufficienti 30-40 minuti al giorno di un’attività pari a una camminata a passo veloce per ridurre significativamente l’incidenza). È probabile che una maggiore disponibilità di energia (dovuta a troppo cibo e vita sedentaria) favorisca anche la progressione di tumori già presenti. L’obesità, infatti, è associata a una prognosi peggiore, e studi recenti hanno dimostrato una netta riduzione delle recidive dei tumori dell’intestino e della mammella nei pazienti che praticano regolarmente una moderata attività fisica. Ciò non significa che si debba morire di fame: siamo abituati a consumare troppe calorie, e seguendo i consigli per una dieta sana, accrescendo l’apporto di cereali non raffinati, legumi e verdure, è possibile ridurre le calorie senza sentire i morsi della fame. Si tratta quindi di uno sforzo nella direzione di un cambiamento di abitudini più che di un vero e proprio sacrificio, come dimostrano anche le ricette contenute in questo volume. Si può mangiare sano e bene, con un occhio alle quantità nel piatto. 11 Buono 12 Qual è la relazione tra cibo e cancro e perché dobbiamo controllare la nostra alimentazione? Ogni giorno nel nostro corpo alcune cellule subiscono danni al DNA tali da renderle potenzialmente cancerogene. Nella maggior parte dei casi, però, il nostro organismo è in grado di eliminarle. Grazie a numerosi studi condotti negli ultimi decenni sappiamo che uno dei fattori più importanti per promuovere la moltiplicazione delle cellule tumorali è il cosiddetto microambiente, cioè l’ambiente nel quale le nostre cellule nascono, crescono e muoiono. Alcune sostanze, come gli ormoni sessuali, l’insulina e altri fattori di crescita, hanno dimostrato di avere un ruolo simile ai fertilizzanti nei confronti di cellule potenzialmente tumorali. E questi fattori possono essere influenzati in modo sostanziale da ciò che mangiamo. Come si è arrivati a scoprire quali sono i cibi più nocivi e quelli più salubri? Non è stato facile, perché esiste un’estrema variabilità nelle abitudini delle diverse popolazioni e anche tra individui della stessa popolazione. Per questo non è possibile indicare uno specifico alimento come sicuramente nocivo o protettivo, ma si possono indicare gli errori più comuni nello stile alimentare complessivo. La ricerca epidemiologica su alimentazione e cancro si è sviluppata negli ultimi 40 anni: si è partiti, negli anni Sessanta, da studi di correlazione geografica fra il consumo pro capite di vari alimenti e la mortalità per tumore, seguiti, all’inizio degli anni Settanta, dagli studi basati sulla raccolta di informazioni sulle abitudini individuali. Negli anni Ottanta si sono sviluppati gli studi prospettici combinati con la possibilità di analizzare gli effetti della dieta sui campioni biologici, grazie anche allo sviluppo della biologia molecolare. Infine dagli anni Novanta a oggi si lavora sulla prevenzione, cioè si interviene concretamente sulle abitudini alimentari di soggetti selezionati. Grazie a questo immenso lavoro sappiamo che oltre un terzo delle neoplasie è teoricamente prevenibile cambiando il nostro modo di mangiare. È possibile 13 È possibile fare un elenco delle proprietà dei singoli cibi in relazione ai diversi tipi di tumore? Non è semplice, e forse neanche utile. Gli studi hanno dimostrato una forte relazione di alcuni tumori frequenti nel mondo occidentale (in particolare quelli dell’intestino, ma ci sono sospetti anche per stomaco, mammella, endometrio, polmone, prostata) con il consumo di carni rosse e di carni conservate, così come appare chiaro il ruolo delle bevande alcoliche nella formazione dei tumori delle prime vie aeree e digestive, dell’esofago, del fegato e della mammella, e la protezione della frutta e delle verdure per i tumori dell’ apparato respiratorio e digerente. La protezione da frutta e verdure è stata riscontrata frequentemente, ma generalmente non per i tumori della mammella, dell’ovaio e della prostata, che dipendono maggiormente dai livelli ormonali. Malgrado ciò, il progetto EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and nutrition) ha confermato un chiaro effetto preventivo nei confronti di tutti i tumori del consumo di alimenti ricchi di fibre vegetali, sia cereali sia verdura e frutta. 14 Perché ci sono continuamente notizie contraddittorie sull’utilità o la nocività di questo o quell’alimento? Come si può dare indicazioni precise a chi desidera alimentarsi correttamente? Perché gli studi scientifici sono talvolta contradditori e spesso difficili da interpretare. Con poche eccezioni, è molto difficile misurare gli effetti di un singolo cibo indipendentemente dallo stile di vita complessivo. È più corretto dire che è l’insieme delle buone abitudini ad agire davvero sulla prevenzione della malattia. Malgrado ciò, alcuni studi hanno sottolineato l’effetto particolarmente protettivo degli agrumi nei confronti del cancro gastrico, delle crucifere nei confronti dello sviluppo tumorale in generale, dei vegetali ricchi di betacarotene nei confronti del cancro del polmone. Il potenziale ruolo protettivo del pomodoro per il cancro della prostata è invece probabile ma non definitivamente dimostrato. Una delle conoscenze più consolidate su dieta e cancro è la relazione fra consumo di carni rosse, in particolare carni conservate (salumi, wurstel), e l’incidenza di cancro dell’intestino. Le carni bianche non hanno effetto e in alcuni studi il pesce risulta protettivo. Il ruolo del latte e dei formaggi è invece molto controverso. Per la sua ricchezza di calcio protegge l’intestino, ma c’è un sospetto che il latte sia associato ai tumori dell’ovaio e che una dieta molto ricca di calcio favorisca i tumori della prostata. 15 16 C’è chi è tentato dalle scorciatoie, come l’assunzione di integratori alimentari. È una strategia utile? Purtroppo no. Gli studi con integratori, in particolare antiossidanti, hanno dato risultati pessimi: non si sa esattamente perché, ma è possibile che le stesse sostanze che sono protettive a basse dosi e assunte nel tempo, come accade col cibo, diventino pericolose ad alte dosi (per esempio il betacarotene e la vitamina E). Lo stesso è accaduto con gli integratori di fibre: in alcuni studi hanno aumentato il numero di polipi intestinali e accresciuto il rischio di cancro del colon invece di diminuirlo come accade con un regolare consumo di frutta, verdura e cibi integrali. È difficile districarsi in questa enorme mole di informazioni. Per questo il World Cancer Research Fund ha stilato un semplice decalogo che fornisce utili indicazioni pratiche. Parliamo di ormoni. Perché sono così importanti per il controllo dei tumori, in particolare per quello della mammella? Gli studi epidemiologici hanno dimostrato che alti livelli di ormoni androgeni nel sangue e, dopo la menopausa, di estrogeni, favoriscono lo sviluppo del cancro del seno. Molti di questi studi hanno inoltre mostrato un rischio associato ad alti livelli di insulina e di altri fattori nel sangue: sono sostanze che cooperano con gli estrogeni nello stimolare la proliferazione delle cellule. I cambiamenti nel metabolismo dell’insulina e degli ormoni possono avere origini alimentari. I livelli di ormoni sessuali sono influenzati dalla quantità di tessuto adiposo (dove sono sintetizzati sia androgeni sia estrogeni), dall’attività fisica (che migliora la sensibilità all’insulina) e dalla dieta. Una riduzione del consumo di zuccheri raffinati, di proteine e di grassi saturi è in grado di ridurre il livello di insulina e, di conseguenza, la biodisponibilità di ormoni sessuali e di fattori di crescita. Inoltre le abitudini alimentari associate al cancro della mammella sono le stesse che favoriscono la sindrome metabolica associata al diabete e alle malattie cardiovascolari. Alterazioni del sistema dell’insulina sono state associate anche ai tumori dell’intestino, dell’ovaio e della prostata. In che direzione va oggi la ricerca sulla relazione tra malattie, e cancro in particolare, e la nostra alimentazione? È un momento importante per questo tipo di indagine. Da un lato abbiamo abbastanza conoscenze da poter programmare studi di prevenzione, come gli studi Diana promossi dall’Istituto nazionale dei Tumori di Milano anche con fondi AIRC. Ciò significa che prescriviamo una dieta per verificare la sua efficacia nell’evitare la malattia o le ricadute in chi si è già ammalato. Parallelamente a ciò, lo sviluppo delle conoscenze genetiche e dell’oncologia molecolare ci permette di scoprire in che modo un certo cibo agisce a livello molecolare o con quale gene interferisce. Siamo sempre più in grado di spiegare come ciò che mangiamo entra in relazione con il nostro corpo dal livello macroscopico a quello microscopico e molecolare, e lo sviluppo delle ricerche ci permetterà di dare indicazioni sempre più specifiche e personalizzate. 17 Moreno Cedroni, chef con due stelle Michelin, deve la propria fama al pesce. È sua infatti l’idea del susci, variante mediterranea del sushi giapponese: pesce crudo lavorato però con gli ingredienti che fanno la fortuna della dieta mediterranea, come olio d’oliva, agrumi e vegetali. Nelle ricette che seguono troverete tutti gli ingredienti più salubri: le verdure, i legumi, il pesce, i cereali, la frutta, combinati in modo elegante e innovativo. Non mancheranno le abbinate curiose, come quella che vede nello stesso piatto pesce e formaggio. E ora ai fornelli! 18 Zuppa di cavolfiore con broccoli e vongole per 4 persone tempo 40 minuti 200 g di vongole 150 g di broccoli 125 g di cavolfiore 45 g d’olio extravergine d’oliva aglio prezzemolo sale Cuocete in acqua salata il cavolfiore a pezzetti per 12 minuti, a parte scaldate in padella 25 g di olio con uno spicchio d’aglio con la buccia a fuoco basso, poi eliminate l’aglio, aggiungete il cavolfiore, 100 g di acqua della sua cottura e portate a bollore. Regolate di sale, scolate il cavolfiore e frullatelo. Tagliate i broccoli a pezzetti e cuoceteli nella stessa acqua del cavolfiore, per 5 minuti. Fate aprire in padella le vongole con l’olio rimasto, coperte. Quando si saranno aperte aggiungete del prezzemolo tritato, sgusciatele e aggiungetele ai broccoli. Nel piatto versate la zuppa di cavolfiore, poi sopra le vongole, i broccoli e un cucchiaio di liquido di cottura. 19 Spaghetti al pomodoro, mozzarella, salmone e basilico per 4 persone tempo 50 minuti 400 g di pomodori 300 g di spaghetti integrali 100 g di salmone 100 g di mozzarella 55 g di sale 40 g d’olio extravergine d’oliva 25 g di basilico 12 g di cipolla 13 g di zucchero sale pepe bianco in grani 20 Fate marinare il salmone con 50 g di sale, 10 g di zucchero e un pizzico di pepe bianco macinato, per 30 minuti. Sbollentate per pochi secondi i pomodori, raffreddateli in acqua e ghiaccio poi pelateli e tagliateli a dadini. Scaldate in padella 25 g di olio unite la cipolla tritata poi i dadini di pomodoro e cuocete coperto per circa 10 minuti, aggiungete 3 g di sale e 3 g di zucchero poi frullate metà del composto. Lavate il salmone e tagliatelo a dadi di 0,5 cm di lato. Fate lo stesso con la mozzarella e unitela al salmone. Condite con sale, 5 g di olio e 5 g di basilico tagliato a filetti. Preparate una salsa sbollentando 20 g di basilico, raffreddatelo e frullatelo con 50 g di acqua, 10 g di olio e un pizzico di sale. Cuocere gli spaghetti, scolateli e saltateli brevemente in padella con il pomodoro frullato e quello a pezzetti. Mettete nei piatti qualche goccia di salsa di basilico, gli spaghetti e sopra il salmone con la mozzarella e servite. Brodo di pesce con orzo perlato per 4 persone tempo 1 ora e 30 minuti 600 g di ghiozzi e tracine eviscerati 300 g di filetti di gallinella 200 g di orzo perlato 50 g di sedano 50 g di cipolla 50 g di olio extravergine di oliva un pomodoro ramato prezzemolo aglio sale Portate a bollore 1,5 l d’acqua con il sedano e la cipolla tagliati a dadi, alcuni gambi di prezzemolo, immergete due terzi dei ghiozzi e delle tracine e fate sobbollire; se vengono a galla delle impurità schiumatele (brodo di pesce). A parte in una padella rosolate 30 g di olio con uno spicchio d’aglio con la buccia, il pomodoro tagliato in quattro e dei gambi di prezzemolo, poi aggiungete i ghiozzi e le tracine rimaste. Cuocete a fuoco basso aggiungendo un mestolino di brodo di pesce e unite il tutto al resto del brodo. Riportate a bollore e filtrate al setaccio fine pigiando per estrarre tutti i succhi dei pesci. Rimettete in una casseruola e al bollore cuocetevi l’orzo per circa 40 minuti a fuoco basso, poi regolate di sale. Tagliate i filetti di gallinella a fette sottili, metteteli sul fondo dei piatti, condite con il sale e l’olio rimasti e con prezzemolo tagliato grossolanamente, poi versatevi sopra il brodo con l’orzo: il suo calore cuocerà in modo delicatissimo la gallinella. 21 Zuppa di lenticchie con polpette di riso e seppie per 4 persone tempo 1 ora e 20 minuti 250 g di seppia pulita 150 g di pomodori pelati 100 g di lenticchie 120 g di riso lessato al dente 30 g di cipolla tritata 8 g di grana grattugiato 5 g di pangrattato un uovo salvia scorza di arancia e di limone prezzemolo aglio noce moscata olio extravergine di oliva sale 22 Cuocete le lenticchie in abbondante acqua bollente salata per 30-40 minuti. Per le polpettine mettete in un frullatore la seppia tagliata a dadini, 1,5 g di scorza di limone, 1,5 g di scorza d’arancia, il grana, 2 g di prezzemolo, 1 g di aglio, 30 g di olio extravergine, una grattugiata di noce moscata, 2 g di sale, l’uovo e il pangrattato. Frullate a intermittenza, aggiungete al trito 100 g di riso lessato al dente e fate delle polpettine. Scaldate 100 g di olio extravergine con la cipolla tritata e delle foglioline di salvia, rosolate e aggiungete le lenticchie ormai cotte, i pomodori pelati e 700 g di acqua di cottura delle lenticchie, cuocete per 10 minuti a fuoco medio e frullate. Passate le polpettine in padella antiaderente leggermente unta facendole colorire. Versate nei piatti un mestolo di zuppa di lenticchie e disponete sopra cinque polpettine di riso e seppie, completate con un pizzico di riso tenuto da parte e un filo di olio. Chi non ama il pesce può sostituire la seppia con uguale peso di petto di pollo, tagliato a dadini e saltato in padella con un filo di olio. Millefoglie di coda di rospo e pomodoro candito per 4 persone tempo 1 ora 600 g di filetto di coda di rospo 50 g di olive verdi snocciolate 10 g di aceto balsamico 3 pomodori ramati un filetto di alice dissalata arancia erba cipollina rosmarino timo aglio olio extravergine di oliva sale Tagliate la coda di rospo in 12 fette, battetele leggermente e conditele con un filo d’olio e un pizzico di rosmarino tritato. Sbollentate per pochi secondi i pomodori, pelateli, svuotateli e ricavatene 12 spicchi. Appoggiateli in una piccola teglia, copriteli con 100 g di olio e conditeli con una spolverata di sale, uno spicchio d’aglio con la buccia e del timo. Cuoceteli in forno a 100 ° C per 40 minuti, poi raffreddateli e scolateli tenendo l’olio di cottura. Frullate grossolanamente le olive, il filetto di alice, un cucchiaio di succo d’arancia e un pizzico della sua scorza, aggiungete infine 10 g di olio (quello di cottura dei pomodori) e regolate di sale (paté di olive). Emulsionate delicatamente con una frusta 2 g di sale, 10 g di aceto balsamico poi aggiungete, a filo, 80 g di olio di cottura dei pomodori (vinaigrette). All’ultimo momento cuocete, per pochi secondi da entrambi i lati, le fette di coda di rospo in padella antiaderente appena unta di olio e ben calda. Alternate 3 strati di pesce intervallati da tre di pomodoro (millefoglie).Versate nei piatti un cucchiaino di paté, appoggiatevi sopra i millefoglie, messi prima in forno a 180 °C per 3 minuti, la vinaigrette e ultimate con una spolverata di erba cipollina. 23 Insalata di arance con crema al pepe rosa per 4 persone tempo 1 ora 125 g di latte 118 g di zucchero 20 g di finocchio 20 g di friggitelli (peperoncini verdi dolci) 2 tuorli 2 arance pepe rosa (schinus) olio extravergine di oliva 24 Preparate uno sciroppo con 100 g di zucchero e 100 g di acqua, portate a bollore poi fatelo raffreddare. Tagliate a dadini il finocchio, a filetti i friggitelli che avrete sbollentato per 1 minuto e pelate a vivo gli spicchi delle arance. Mettete i tre ingredienti nello sciroppo e lasciateli marinare per 30 minuti. Bollite il latte con 1 g di pepe rosa e 18 g di zucchero, frullate e tenete in infusione 30 minuti. Passare al setaccio il latte e riportatelo a bollore. Battete i tuorli, versatevi sopra il latte bollente e riportate la miscela sul fuoco, fino a che la crema napperà il cucchiaio, non deve bollire. Versate nei piatti un cucchiaio di crema, le verdure, gli spicchi d’arancia e completate con un pizzico di pepe rosa pestato e un filo di olio crudo. Rendiamo il cancro sempre più curabile Oggi i tassi di guarigione, soprattutto per alcuni tumori, sono aumentati clamorosamente grazie al progresso della ricerca scientifica. La guaribilità media dei tumori è più che raddoppiata in soli 30 anni. Di questo progresso sono promotrici AIRCSPECIALE e la sua Fondazione FIRC,SALUTE che investono su giovani talenti e ARANCE DELLA progetti innovativi e diffondono una corretta informazione sulle novità terapeutiche e diagnostiche e sugli stili di vita da adottare per una buona prevenzione. NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA RICERCA SUL CANCRO VIA CORRIDONI 7 - 20122 MILANO T 02 77.97.1 - WWW.AIRC.IT I COMITATI REGIONALI, UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER TUTTI I NOSTRI SOCI Comitato Abruzzo - Molise Viale Regina Elena, 126 65123 Pescara Tel. 085 352 15 [email protected] Comitato Basilicata Via Orazio Petruccelli, 14 85100 Potenza Tel. 0971 411 208 [email protected] Comitato Calabria Viale degli Alimena, 3 87100 Cosenza Tel. 0984 41 36 97 [email protected] Comitato Campania Via dei Mille, 40 80121 Napoli Tel. 081 403 231 [email protected] Comitato Emilia Romagna Via delle Lame, 46/E 40122 Bologna Tel. 051 244 515 [email protected] Comitato Friuli Venezia Giulia Via del Coroneo, 5 34133 Trieste Tel. 040 365 663 [email protected] Comitato Lazio Viale Regina Elena, 291 00161 Roma Tel. 06 446 336 5 [email protected] Comitato Liguria Via Caffaro, 1 16124 Genova Tel. 010 277 058 8 [email protected] Comitato Lombardia Via Corridoni, 7 20122 Milano Tel. 02 779 71 [email protected] Comitato Marche c/o Istituto di biologia e genetica dell’Università politecnica delle Marche Via Brecce Bianche 60131 Ancona Tel. 071 280 413 0 [email protected] Editore: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Via Corridoni 7, 20122 Milano, Tel. 02 7797.1, www.airc.it - Numero Verde 800.350.350 Coordinamento redazionale: Patrizia Brovelli, Martina Perotti ([email protected]) Comitato Piemonte - Valle d’Aosta c/o Istituto per la ricerca e la cura del cancro Strada Provinciale 142, km 3,95 10060 Candiolo (Torino) Tel. 011 993 335 3 [email protected] Comitato Puglia Piazza Umberto I, 49 70121 Bari Tel. 080 521 870 2 [email protected] Comitato Sardegna Via Ospedale, 54 c/o Dir. Sanitaria Ospedale S. Giovanni di Dio 09124 Cagliari tel. 070 664172 [email protected] Comitato Toscana Via Cavour, 21 50129 Firenze Tel. 055 217 098 [email protected] Comitato Umbria Via Brufani, 1 0614 Perugia Tel. 075 583 813 2 [email protected] Comitato Veneto Cà Michiel S. Marco 3907 (S. Angelo calle Avvocati) 30124 Venezia Tel. 041 528 917 7 [email protected] Comitato Sicilia Piazzale Ungheria, 73 90141 Palermo Tel. 091 611 034 0 [email protected] Testi: Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) Progetto grafico e impaginazione: Silvia Ruju Fotografie: Istockphoto, Riccardo Lettieri Stampa: Roto 2000 (MI) dicembre 2011 Si ringraziano Moreno Cedroni e, per La Cucina Italiana, Paolo Cavaglione (direttore), Cristina Poretti, Giovanna Resta Pallavicino. Battesimo • Comunione • Cresima • Laurea • Matrimonio I SUOI MOMENTI DI GIOIA DARANNO ANCORA PIÙ COLORE ALLA RICERCA. Scopra le colorate bomboniere “Cuore” dell’AIRC, ideali per ogni occasione, e tutte le altre proposte su www.airc.it, oppure richieda il catalogo telefonando al numero 035 4199029. Anche attraverso i suoi momenti di gioia ci aiuterà a rendere il cancro una malattia sempre più curabile.