“Mi spiegherebbe per piacere che cosa vuoi dire con complementarità?”,
chiese Alice.
“E perché no? Complementarità per me vuol dire che ci sono certe cose che
non si possono conoscere, non tutte in una volta, almeno.”
“Ma la parola complementarità non vuol dir questo! “, protestò Alice.
“Sì, quando la uso io”, ribatté il Meccanico. “Normalmente si chiede che una
spiegazione abbia senso in termini di cose che già si conoscono, e questo la
fisica quantistica non lo fa. Sembra un nonsense, però funziona. Probabilmente
non si sbaglia a dire che nessuno capisce veramente la meccanica quantistica:
come faccio io a spiegartela? Però posso dirti come descriviamo quello che
succede. Vieni con me nella stanza qui dietro e cercherò di fare del mio
meglio.
“Quando parliamo di una situazione tipo quella degli elettroni che passano
attraverso le fessure, la descriviamo con un’ampiezza. Si tratta di qualcosa di
simile alle onde che hai visto, e in effetti vien spesso chiamata anche funzione
d’onda. L’ampiezza non ti dice nulla su dove sono le particelle, però, se fai il
quadrato dell’ampiezza, se cioè la moltiplichi per se stessa in modo da ottenere
un qualcosa di sicuramente positivo, allora essa ti dà una distribuzione di
probabilità. Se scegli una posizione qualunque questa distribuzione ti dirà la
probabilità di trovarvi una particella quando vai a osservare.
Per una particella non si può dire dove la troverai, se non che non sarà in una
posizione in cui la probaabilità è nulla, ma questo è banale. Se però hai un
gran numero di particelle, allora puoi essere ben sicura che ne troverai di più
dove la probabilità è alta, e molte, molte meno dove è più bassa.
Se ne hai poi un numero veramente grande, allora si può dire in modo piuttosto
accurato quante finiranno qui e quante là. Ti ricordi quei muratori di cui ci hai
parlato? E proprio il caso loro: sapevano cosa avrebbero ottenuto perché
usavano un sacco di mattoni. Per numeri veramente grossi l’affidabiltà
complessiva è assai buona.”
“E non c’è modo di poter dire che cosa sta facendo ciascuna particella fino a
che non la osservate?”, ripeté Alice, solo per chiarire bene il punto.
“No, assolutamente nessuno. Quando la cosa che si sta osservando può essersi
prodotta in diversi modi, allora c’è un’ampiezza per ogni modo possibile, e
l’ampiezza complessiva è data dalla somma di tutte queste insieme. Hai una
sovrapposizione di stati. In un certo senso la particella sta facendo tutto ciò
che le è possibile fare. L’interferenza mostra che le diverse possibilità sono
tutte presenti e si influenzano l’un l’altra. In qualche modo esse sono tutte
ugualmente reali. Tutto ciò che non è vietato è obbligatorio.”
“Allora, Alice, hai imparato quello che volevi ?”.
“Beh”, rispose Alice, “a dir la verità mi sento più confusa ora di prima di venir
qui.”
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“Benissimo! “, fece il Meccanico con trasporto. “Me l’immaginavo. Hai
imparato quello che volevi. Sarà però necessario che tu torni un’altra
volta: ti voglio far vedere qualche risultato della teoria quantistica.
Andremo a vedere un po’ di cose interessanti in giro per Quantilandia.”
Alice chiuse gli occhi. Scntì che stava cadendo, e avvertì un leggero
tonfo.
Aprì gli occhi: era caduta dal divano ed era lunga distesa sul pavimento
del salotto di casa sua. Si rialzò. Si guardò intorno. Aveva smesso di
piovere e il sole ora brillava fuori dalle finestre. Guardò la televisione:
era ancora accesa. Sullo schermo c’era un gruppetto di tizi dall’aria
molto seriosa seduti in uno studio: in mezzo c’era un presentatore che
informò Alice che stava per iniziare un dibattito sulla pianificazione
della ricerca scientifica nel paese.
“Che barba”, fece Alice. Spense con decisione la televisione e uscì nel
sole.
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