l`etnologia è la strada che fa per me - e

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INCONTRI
4 DATE
NELLA VITA
DI ALICE SALA
Alice
Sala
«L’ETNOLOGIA È LA
STRADA CHE FA PER ME»
♦♦Sfide La giovane ricercatrice ticinese è mossa
dalla ricerca della giustizia. La sua passione per i viaggi
e le culture l’ha portata in Nigeria.
SERENA WIEDERKEHR
aiuta
Scrivere
a capire.
e
ò comprar
Non si pu ità ma una
la felic etta sì!
bicil
92 Cooperazione · N. 41 del 7 ottobre 2014
ziato ancora prima». Alice ci racconta
che, da quando ha ricordi, si rendeva
conto che c’erano ingiustizie nella nostra società e si chiedeva se c’erano altri
luoghi in cui quelle iniquità erano risolte
in modi diversi, posti dove ispirarsi per
avere relazioni collettive più giuste.
Adesso raccontandolo sorride. Si rende
conto che era un’idea molto naïve? Perché le società sono complesse ovunque,
così come le soluzioni. Rimane però convinta che l’antropologia sia uno strumento utilissimo perché permette uno
sguardo critico, che apre molte porte.
Porte che magari neanche conosciamo.
Gli studi e la partenza
Per il suo diploma s’immerge nel mondo
della prostituzione e per 6 mesi sarà la
segretaria personale di una prostituta:
la aiuta ad accogliere i clienti, ad organizzare l’agenda, la spalleggia nella sicurezza e intanto osserva e studia. Osservazione partecipante, così si chiama
questo metodo che è uno dei fondamenti
delle scienze etno-antropologiche. Così,
a due strade da casa sua, entra in un
mondo diverso, difficilmente accessibile. Regole, persone, situazioni e linguaggi che non avrebbe mai conosciuto
altrimenti, «è anche per questo che
adoro l’etnologia: non serve spostarsi geograficamente per andare molto lon-
Foto: Charly Rappo/ Arkive.ch
A
lice Sala porta con sé un po’ di
Africa. Non si tratta di rimasugli di un viaggio esotico. È difficile da spiegare perché non
sono solo i vestiti con accenni insoliti e
neanche il misto di espressioni con l’aggiunta di qualche parola di inglese con
accento nigeriano. C’è qualcosa in più.
Un grande bagaglio invisibile ma ben
percepibile che porta con sé. Tutto è iniziato nella biblioteca del Liceo quando,
sfogliando cataloghi con proposte universitarie, le capita tra le mani quello dedicato all’antropologia. Tra altre cose
dice: «Un antropologo dovrà inventarsi
la sua professione». Che sollievo quello
di non dovere prendere una scelta definitiva, di non limitare la curiosità, e di
poterla poi combinare con il fascino
dell’altrove e del viaggio: «Era decisamente la strada giusta per me. Poi se ci
ripenso mi rendo conto che tutto è ini-
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