« Rêver c’est oublier la matérialité de son corps….”
Jules SUPERVIELLE, En songeant à un art poétique, Gallimard, Paris, 1951, p.49.
« Alice nel Paese delle Meraviglie » tra gioco e sogno
Capitolo 11.
Ansimando, Alice e il Grifone arrivano, infine, al tribunale
ed entrano in una delle vaste sale. Alice non è mai entrata in
un luogo simile ma dimostra con fierezza di conoscere i
nomi e i ruoli di tutti quelli che vede. Il Re è il giudice
unico, accanto a lui il Coniglio Bianco consigliere e
portavoce del Re, “une trompette d’une main et un rouleau
de parchemin de l’autre” 157, di fronte alla Corte dodici
giurati intenti a scrivere su delle tavolette. Dall’altro lato, un
pubblico di piccoli animali e di piccoli uccelli sempre più
rumoroso e, al centro della sala, un grande vassoio colmo di
torte.
A un certo punto il Coniglio
Bianco riceve l’ordine di leggere l’atto di accusa. Dopo aver suonato
tre volte la tromba, legge che l’imputato, il Fante di Cuori,
incatenato e guardato a vista da due soldati, si è reso responsabile del
furto delle torte preparate dalla Regina di Cuori.
Il primo a testimoniare è
il
Cappellaio
matto che si scusa di
aver portato con
sé una tazza di tè e una
tartina imburrata
perché, dice, non ha fatto
in tempo a fare
colazione. Comunque si
presenta
e
asserisce di vendere
cappelli. Egli è
particolarmente agitato e
la
sua
testimonianza è lenta,
interrotta di tanto
in tanto dalla Lepre di
Marzo che lo
contesta mentre l’altro suo amico, il Ghiro, continua a
dormire
profondamente. Alice, che nel frattempo comincia a
crescere
di
corporatura, assiste a una scena assai curiosa. Il
Cappellaio matto
si mette in ginocchio e supplica il Re/giudice unico di
comprendere
la
sua situazione. Da una settimana non prendeva del tè e le torte diventavano sempre più piccole e
allora è stato costretto a tagliarne altre.
Finita la deposizione, al Cappellaio è accordato di ritirarsi. In tutta fretta si allontana e scompare
dalla vista, “avant même que l’huissier fût arrivé à la porte” 165.
Il secondo testimone è la cuoca della Duchessa che si presenta portando con sé una scatola di pepe.
Tutti i presenti cominciano a starnutire contemporaneamente. La cuoca si rifiuta di parlare, ma, alla
domanda del Re che vuole sapere con che cosa lei facesse le torte, la testimone risponde che lei ha
l’abitudine da sempre di metterci del pepe. Immediatamente urla e invettive partono dalla sala, la
confusione è indescrivibile.
Alla ripresa dei lavori la cuoca scompare.
Dopo un momento d’imbarazzo generale, il Coniglio Bianco chiama Alice a testimoniare.
Alice è sorpresa della sua convocazione, ma lo è ancor di più nel rendersi conto dell’anarchia più
completa che regna nella sala. Il Re/giudice unico non assicura la regolarità delle procedure e Alice
non sente alcun intervento in favore dell’accusato. Il Fante di Cuori resta immobile in un angolo
della sala, incatenato e sorvegliato a vista come se fosse l’unico colpevole di un orrendo crimine. A
ciò si aggiunge che nessun testimone/animale porta un pur piccolo elemento che chiarisca la
responsabilità del Fante di Cuore. Soltanto un fiume di parole e una confusione tale che il
Re/giudice unico cede il suo posto alla Regina di Cuori perché soffre di un tremendo mal di testa.
Alice è stupita e agitata, non sa spiegarsi perché i diritti dell’accusato non sono per nulla rispettati.
La piccola non ha solide conoscenze giuridiche ma, quasi certamente, ha ben memorizzato i vari
passaggi del processo penale quando a casa sua ascoltava gli amici del padre che dibattevano sul
tema della giustizia.
Prof. Raffaele Frangione
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Continua………………………………………….