RASSEGNA STAMPA
Venerdì 10 aprile 2015
Sommario:
Rassegna Associativa
2
Rassegna Sangue e Emoderivati
4
Rassegna Medico-scientifica, politica sanitaria e terzo settore
8
Prime Pagine
12
Rassegna associativa FIDAS
Rassegna sangue e emoderivati
Panorama della Sanità
Farmaci emoderivati, pubblicato il decreto con i
centri di lavorazione plasma
Individuati i centri e aziende di frazionamento e di produzione di emoderivati
autorizzati alla stipula delle convenzioni con le regioni per lavorazione del plasma.
Il 7 aprile 2015, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto 5 dicembre
2014 “Individuazione dei centri e aziende di frazionamento e di produzione di
emoderivati autorizzati alla stipula delle convenzioni con le regioni e le province
autonome per la lavorazione del plasma raccolto sul territorio nazionale”. “Le
aziende individuate, autorizzate alla stipula delle convenzioni con le regioni e le
province autonome di Trento e Bolzano per la produzione di medicinali da plasma
raccolto sul territorio nazionale” fa sapere il Ministero della Salute, sono le seguenti: Baxter Manufacturing S.p.A., con stabilimenti per il processo di frazionamento del plasma siti in Rieti, Italia; CSL Behring S.p.A., con stabilimenti per il
processo di frazionamento del plasma siti in Berna, Svizzera; Grifols Italia S.p.A.,
con stabilimenti per il processo di frazionamento del plasma siti presso Instituto
Grifols, S.A., Barcellona, Spagna; Kedrion S.p.A., con stabilimenti per il processo
di frazionamento del plasma siti in Bolognana, Gallicano, Lucca, Italia; Octapharma Italy S.p.A, con stabilimenti per il processo di frazionamento del plasma siti in
Stoccolma, Svezia. Il decreto, atteso da tempo dal sistema” sottolinea il Ministero,
“è di grande rilevanza per il settore della produzione di farmaci emoderivati da
plasma nazionale, in quanto permette di ampliare la possibilità per le Regioni di
stipulare convenzioni anche con Aziende operanti sul territorio della UE, consentendo di indire nuove gare per l’affidamento del servizio di lavorazione del plasma
nazionale. L’aumento del numero dei partner industriali conferisce alle Regioni i
benefici di una maggiore competizione, sostiene l’autosufficienza nazionale e regionale di plasmaderivati e offre ai cittadini una migliore assistenza in termini di
offerta quali-quantitativa dei prodotti medicinali”.
NOTIZIARIO ITALIANO.IT
Da talassemia a distrofia,individuabili con diagnosi preimpianto
Diagnosi preimpianto per scoprire 10 mila malattie
genetiche
ROMA - Fibrosi cistica, talassemia, atrofia muscolare spinale, distrofia miotonica,
neurofibromatosi, distrofia muscolare di Duchenne-Becker, emofilia A o B, sindrome
dell'X-Fragile: malattie come queste possono esser trasmesse ai propri figli da circa
2000 coppie in Italia e sono solo alcune delle oltre 10.000 patologie genetiche che è
possibile diagnosticare grazie alla diagnosi genetica preimpianto (PGD). Questa procedura di screening che precede l'impianto in utero dell'embrione permette, infatti, di
identificare la presenza di malattie ereditarie o di alterazioni cromosomiche in fasi
molto precoci dello sviluppo, ovvero quando l'embrione è ancora allo stadio di blastocisti. Ad oggi tuttavia la maggior parte delle diagnosi preimpianto viene effettuata da
pazienti che non hanno un rischio genetico specifico ma arrivano ad effettuare un ciclo di fecondazione assistita in età avanzata. L'esame, infatti, in base alla legge 40 è
accessibile solo a chi effettua una procreazione medicalmente assistita in quanto infertile, mentre non è accessibile a chi è fertile ma potenzialmente portatore di malattie
ereditarie. Un limite che esclude di fatto moltissime coppie. "Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità - spiega Antonio Capalbo, genetista del centro GENERA di
medicina della Riproduzione - sono note più di 10.000 mutazioni genetiche responsabili di altrettante malattie, che potrebbero essere diagnosticate tramite diagnosi
preimpianto. Oltre il 95% non ha una cura specifica. E, nonostante individualmente
siano molto rare, hanno una prevalenza totale stimata intorno all'1% nella popolazione generale". Ogni persona, prosegue "è in media portatore sano, in genere asintomatico, di circa 2.8 mutazioni genetiche". Spesso, quando si incontrano due portatori
della stessa mutazione, cosa frequente nelle isole,"i figli che ne nascono possono essere affetti da malattie congenite, mortalità precoce, ritardo mentale e disabilità permanenti, il che si traduce anche in un elevatissimo costo per la spesa pubblica della
sanità".
ANSA.IT
Super anticorpo umano riduce virus Hiv nel sangue sieropositivi. Possibile nuova cura e arma prevenzione
Speranze da un nuovo anticorpo umano superpotente in grado di mettere 'KO' il virus dell'Aids: è
stato testato con successo su un piccolo gruppo di soggetti sieropositivi e su individui sani di controllo in una sperimentazione clinica di prima fase i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista
Nature. Lo studio è stato condotto presso la Rockefeller University da Michel Nussenzweig e i risultati sono molto positivi: l'anticorpo - chiamato 3BNC117 - riduce anche di 300 volte il carico virale (concentrazione di virus nel sangue) nei soggetti sieropositivi e gli effetti di una dose durano
varie settimane. Nello studio tutti i soggetti trattati sono rimasti sotto osservazione per 56 giorni
dopo la sua somministrazione. 3BNC117 - come tutti gli anticorpi analoghi detti neutralizzanti ma
che mai finora hanno sortito effetti simili - è stato isolato da pazienti con Hiv. Succede, infatti, non
di rado che l'organismo di un soggetto infettato, al trascorrere degli anni dopo il contagio, diventi
capace di produrre anticorpi anti-Hiv. Per la salute del paziente stesso questo ha pochi risvolti perché nel frattempo il virus nel suo corpo evolve e quegli anticorpi diventano poco utili per lui. Però,
isolandoli e clonandoli, si può alla fine arrivare a riprodurre in laboratorio anticorpi anti-Hiv molto
potenti da somministrare a altri pazienti. Risultato molto potente, l'anticorpo 3BNC117 si attacca
in modo specifico al principale recettore con cui il virus Hiv si lega alle cellule umane CD4 per infettarle. 3BNC117 riesce ad abbassare tantissimo la concentrazione di virus nel sangue dei soggetti
sieropositivi su cui è stato testato. Inoltre è risultato ben tollerato e attivo contro tantissimi diversi
ceppi virali. Ipoteticamente, in futuro, imparando a indurre l'organismo di soggetti sani a produrre
3BNC117, l'anticorpo potrebbe anche portare a una strategia preventiva antiaids, insomma gettare
le basi per un vaccino. (ANSA).
Rassegna medico-scientifica e
politica sanitaria
IL SECOLO XIX.IT
Ebola, dagli Stati Uniti arriva un vaccino che funziona
Daniele Banfi
Roma - Buone notizie sul fronte Ebola: mentre i numeri dei contagi continuano a calare gli
scienziati della University of Texas sono riusciti nell’intento di creare un vaccino sperimentale contro il virus che si e dimostrato sicuro ed efficace. A darne notizia e la prestigiosa
rivista Nature. Un ulteriore passo avanti nella lotta alla malattia che ad oggi ha causato quasi
10 mila decessi.
Che cos’è ebola
Ebola, descritto per la prima volta dopo l’epidemia di febbre emorragica scoppiata in Sudan
e Zaire nel 1976, e una famiglia di 5 differenti tipi di virus capaci di scatenare una serie complessa e rapidissima di sintomi come febbre, dolori muscolari, cefalea ed emorragie. La letalità, a seconda della specie di virus, varia dal 25% al 90%.
Le cure attuali
Al momento non ci sono cure efficaci e certificate per la malattia. Il trattamento dei pazienti,
laddove e possibile - come nel caso del medico italiano guarito dal virus - avviene principalmente con trasfusioni sanguigne dai sopravvissuti alla malattia. Le molecole in fase di
sperimentazione, in particolare i vaccini, sono molte ma nessuna si e mai dimostrata efficace
in particolare contro il ceppo responsabile dell’epidemia in corso.
Come funziona il vaccino?
E proprio su questo particolare ceppo che gli scienziati americani, in collaborazione con la
Profectus Bioscience, hanno concentrato la loro attenzione. Per creare il vaccino i ricercatori
hanno utilizzato come vettore il virus - innocuo per l’uomo - della stomatite vescicolare che,
fungendo da cavallo di Troia, permette il trasporto di parte del virus Ebola reso inoffensivo
all’interno delle cellule. In particolare, essendo questo vettore molto potente, gli scienziati
hanno sviluppato una forma piu attenuata capace di attivare il sistema immunitario.
Il vaccino previene la malattia
Somministrati su otto macachi il vaccino, a distanza di 28 giorni dall’inoculo, si e dimnostrato efficace e sicuro nell’impedire lo sviluppo della malattia in seguito all’esposizione degli animali al virus. Un risultato straordinario che potrebbe rappresentare una svolta nella
prevenzione dei contagi del virus Ebola.
Gli ultimi dati Oms sui contagi
Nella settimana fino al 5 aprile ci sono stati solo 30 casi di Ebola in Africa occidentale, il numero piu basso dal maggio del 2014. Lo riporta l’ultimo bollettino dell’Oms, secondo cui e in
Guinea che si devono concentrare gli sforzi per il “colpo finale” all’epidemia.
Secondo il documento dell’Oms, in Liberia non si sono registrati nuovi casi, 9 sono stati
quelli in Sierra Leone mentre la Guinea ne ha avuti 21, tutti nelle prefetture che circondano
la capitale Conakry e nella citta stessa. In totale sono 25515 i casi registrati dall’inizio dell’epidemia, con oltre 10mila morti.
«Le capacita di trattamento ormai superano la domanda in Liberia e Sierra Leone - scrivono
gli esperti dell’Oms -, quindi le autorita nazionali stanno iniziando a smantellare le strutture
in surplus, mantenendo centri di trattamenti di alta qualita dislocati strategicamente. In Guinea la situazione piu complessa, con un numero di casi identificati post mortem in discesa
ma con le notifiche di sepolture non sicure in aumento. L’ultimo caso registrato in Liberia
risale al 27 marzo, e attualmente sono monitorate 332 persone potenzialmente infette».
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