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NOTA
IL PERSONALISMO COMUNITARIO OGGI
1. Le motivazioni di un Convegno
Cade quest'anno il cinquantesimo anniversario di due opere
che hanno formato generazioni di cattolici democratici. J. Mari­
tain infatti pubblicò nel 1936 Umanesimo integrale e nello stesso
anno E. Mounier pubblicò Il Manifesto al servizio del personali­
smo. Questa coincidenza ha fornito lo spunto per una celebrazio­
ne genetliaca che ha radunato a Teramo il 18 e 19 aprile 1986
alcuni esponenti del personalismo cattolico italiano I.
Un convegno nazionale di pura commemorazione dei due
libri sul personalismo comunitario poteva anche non essere à la
page, consapevoli come si è del fatto che non ci si può limitare
a fare dell'archeologia. Ma di qui alla liquidazione del personali­
smo comunitario come «inattuale e non espressivo, come prodotI il Convegno promosso dal Centro culturale «). Maritain» e dalla
Cooperativa culturale «G. Zilli» di Teramo, patrocinato dalla Regione Abruzzo,
dal Comune e dalla Provincia di Teramo, con la collaborazione degli Istituti
nazionale ed internazionale «). Maritain» di Roma e dell'Istituto «E. Mounier»
di Reggio Emilia - ha avuto l'adesione attiva dei proff. Ada Lamacchia
dell'Università di Bari, Antonio Pavan dell'Università di Padova, Andrea Milano
dell'Università di Potenza, Giorgio Campanini dell'Università di Parma, Rober­
to Papini dell'Università di Trieste, Alfredo Trifogli del Centro Italiano «J.
Maritain», lo scrivente dell'Università di Teramo. Particolarmente interessanti
anche i contributi delle comunicazioni con la partecipazione di Francesco
Bellino dell'Univesità di Bari, Giuseppe Limone dell'Università di Napoli,
Emilio De Dominicis dell'Università di Macerata, nonché i qualificati interventi
degli studiosi locali: Adelmo Marino, G .P. Di Nicola, Gabriella Esposito,
Gabriele Orsini, Massimo Olmi, Luciano Verdone, Giuseppe Natali.
114
Il personalismo comunitario oggi
to culturale delimitato nel tempo: nato (e sviluppato) come
tentativo di sostenere teoricamente, in una dottrina antiideologica
e antisistematica un bisogno, una "chiamata" di essere, pensare
attraversare in modo nuovo la storia culturale e politica del
proprio tempo» 2, corre una distanza notevole. E già non sarebbe
un'operazione inutile sondare a mezzo secolo di distanza le
ragioni e i frutti delle diverse fortune de l'Umanesimo integrale
di Maritain e Il Manifesto al servizio del personalismo di Mou­
nier. Il primo ha permeato gli ambienti cattolici piti <<ufficiali»
- la Fuci di Montini, i docenti dell'Università Cattolica e poi
i quadri dirigenti della Democrazia Cristiana - , il secondo ha
influenzato maggiormente i cosi detti cattolici «marginali» (la
sinistra democristiana [dai dossettiani ai «professori»], i cattolici
comunisti, i cristiano-sociali, i gruppi vicini a d. P. Mazzolari ­
e alcuni ambienti della sinistra laica [alcune frange del PS!, gli
ambienti sindacali e il gruppo «Comunità» di A. Olivetti]) 3 .
Ripartire dal concetto di persona, cui a nostro avviso non
manca affatto una fondazione teoretica, pur con qualche limite,
a meno che non si voglia fare dell'asserto di Abbagnano o di
un Valentini un ipse dixit 4, è un'operazione metodoligicamente
corretta, purché non ci si lasci prendere dalla mania del nuovo
ad ogni costo senza tener conto della memoria storica. Occorre
inoltre tener presente il peso che Mounier stesso assegna al
personalismo: «lI personalismo non è una filosofia tra le altre,
è il nome stesso dell'umanesimo che include ogni attività filosofi­
ca» 5. In questa direzione si colloca il riconsiderare la persona
come l'impegno a guardare avanti, senza trascurare l'approfondi­
mento di tentativi già consumati.
Piuttosto che liquidare il personalismo comunitario dopo
2 Introduzione, a AA.VV., E. Mounier: le ragioni della democrazia, a
cura dell'LE.M ., E. Lavoro, Roma 1986, p. 27.
J Cf. P. Vanzan, Maritain e Mounier in Italia cinquant'anni dopo ­
Uomo e società al Convegno di Teramo, 18-19 aprile 1986, in «La Civiltà
Cattolica», ID (1986), n. 3265, pp. 38-47.
4 Ibid., p. 26.
5 E. Mounier, Les taches actuelles d'une pensée d'inspiration personnaliste,
in «Bulletin des amis d'E. Mounier», n. 31 (1968), p. 10.
Il personallsmo comunitario oggi
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cinquant'anni come «non filosofia», «ideologia», «profezia», «eti­
ca», «utopia», «spiritualismo», «assiologia», è scientificamente
corretto rivi si tarlo uscendo dalle coordinate di una filosofia
accademica strictu sensu che considera filosofia solo «un pensiero
garantito da una struttura sistematica che ricollega in unità
formale un certo numero di problemi tradizionali» 6, ricordando
che un cristiano è naturaliter persanalista o in altri termini che
il cristiano non può filosofare se non al servizio dell'uomo. «Il
personalismo di Mounier - scrive A. Lamacchia - rifiuta di
essere un sistema chiuso e soggiacente alla logica dell'implicazio­
ne... Viene cosi proposta da Mounier una filosofia aperta della
persona che si oppone al personalismo chiuso, dogmatico, co­
scienzialista» 7.
Se intendiamo cosi il personalismo, non facciamo fatica ad
accettarne l'obsolescenza, facendo l?erò attenzione a non gettare
«il bambino con l'acqua sporca». E certamente ancora valido il
giudizio di E. Borbe: «Una filosofia che è piu e meno di una
filosofia, è una filosofia. Tale è la filosofia della persona secondo
Mounier, nata da una collera prefilosofica davanti all'ingiustizia
e al disordine e il cui proposito è di raddrizzare, dapprima
attraverso il pensiero, ma un pensiero che si vuole azione, tutto
ciò che va storto... La filosofia di Mounier coincide con un'esatta
autenticità filosofica» 8. A lui fa eco J. M. Domenach: «Questa
convinzione (la filosofia animata da un cambat paur l'hamme)
fa di Mounier un filosofo nel senso completo, socratico, della
parola» 9 .
Riletto con questa ottica, il personalismo comunitario oggi
non può essere liquidato in due battute dal versante mounieriano,
tanto meno da quello maritainiano. Due versanti diversi e conver­
genti nell'unica ispirazione cristiana e personalistica che non si
contraddice, ma arricchisce e integra nelle diverse sfaccettature
Ibid., p. 15.
A. Lamacchia, Introduzione a E. Mounier, Personalismo e cristianesimo,
Bari 1977, pp. 21 e 24.
8 E. Borne, E. Mounier, Seghers, Paris 1972, pp. 9 e Il.
91.M. Domenach, E. Mounier, Seui!, Paris 1972, p. 69.
6
7
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Il personallsmo comunitario oggi
culturali e filosofiche. Anche OggI In Italia sono diverse le
mediazioni culturali considerate tutte frutto dell'ispirazione per­
sonalistica, piu legata alla tradizione tomista nei maritainiani e
piu aperta agli stimoli della fenomenologia e dell'esistenzialismo
- purgati da esiti nichilisti - in coloro che si rifanno a Mounier.
Occorre allora tornare a questi due mai/res à penser nell'otti­
ca della costruzione di un personalismo «davanti a noi» stimolan­
do e arricchendo ciò che di ancora valido resta del personalismo
comunitario nella sua contingenza storica. Ciò che conta è l'inten­
sificarsi e il dilatarsi dell'ispirazione personali sta (e l'ho ricordato
nella introduzione al Convegno) sempre piu esigita dalle minacce
crescenti che incombono sull'uomo contemporaneo. Alienazione
e anonimato, caduta delle ideologie e crisi dei valori invocano
un supplemento di personalismo nella sua dimensione singola e
comunitaria cosi da porre un argine alla disumanizzazione della
tecnopoli secolarizzata.
La persona resta sempre il miglior candidato a sostenere le
battaglie giuridiche, politiche, economiche e sociali in favore
dell'uomo. Sostiene autorevolmente P. Ricoeur: «In rapporto a
coscienza, soggetto, io, la persona appare un concetto che soprav­
vive ed è risuscitato. Coscienza? Come si può credere ancora
alla illusione della trasparenza che si collega a questo termine
dopo Freud e la psicanalisi? Soggetto? Come si può nutrire
ancora l'illusione di una fondazione ultima in qualche soggetto
trascendentale dopo la critica delle ideologie della Scuola di
Francoforte? L'io? Chi si può nascondere l'impotenza del pensiero
ad uscire dal solipsismo teorico dal momento che esso non parte,
come per E. Lévinas, dal viso dell'altro, eventualmente in un'etica
senza ontologia? Ecco perché a me piace dire di piu persona,
piuttosto che coscienza, soggetto, io» IO. È vero infatti che,
quanto piu sono in crisi le ideologie e i sistemi, tanto piu emerge
la necessità di affermare la persona e il rispetto dei suoi diritti,
e di ricercare modelli sociali e istituzionali che traducono nella
realtà la sua proclamata titolarità di sovranità politica e sociale,
IO P. Ricoeur, Meurt le personnalisme, revient la personne, in «Esprit»,
n. 1 (1983), pp. 115·116.
Il personalismo comunitario oggi
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riconoscendone la dignità creativa nei diversi campi dell'attività
umana, dignità intollerabilmente calpestata nei vari paralleli della
terra.
2. Disiinzioni e convergenze
Il messaggio di M.me Mounier al convegno nazionale sul
«Personalismo comunitario oggi» ha dato all'incontro un sapore
genuinamente storico per la rivisitazione diretta, partecipata affet­
tivamente e intellettualmente da parte di chi come moglie ha
condiviso sentimenti, problemi, situazioni storiche e familiari di
Emmanuel Mounier e degli amici Rai'ssa e Jacques Maritain.
«Abbiamo ascoltato con grande attenzione e rispetto l'intervento
di M.me Mounier - ha opportunamente commentato subito il
presidente dell'Istituto italiano "J. Maritain", prof. A. Trifogli ­
che sarà importante rileggere nel contesto di tutti gli interventi
del Convegno. La prima impressione è che sarebbe già di per
sé oggetto e materia di un convegno apposito per approfondirne
gli aspetti e cogliere le CQse nuove e anche discutibili che vi sono».
In particolare la signora Paulette ha voluto incentrare il
suo intervento sulla distinzione tra i due, dal momento che ella
è del parere che in Italia l'accoppiata Maritain e Mounier, come
riferimento ai capofila del personalismo d'oltralpe, abbia finito
col cancellare anche le necessarie distinzioni tra due pensa tori.
(L'ho ricordato anch'io nell'Introduzione al Convegno: «ln Italia
forse abbiamo troppo semplicisticamente congiunto con uno "e"
due maitres à penser che abbisognano invece di serie distinzioni
e reali convergenze sulle quali costruire il personalismo davanti
a noi»). Tuttavia la signora Mounier ha tenuto a precisare:
«Prima di tentare di stabilire le distinzioni fondamentali che
personalmente ravviso tra Maritain e Mounier, vorrei sottolineare
l'amicizia e il rispetto reciproco che li univano e non soltanto
durante gli anni tra il 1929 e il 1936 durante i quali sono stati
vicini, ma durante tutta la loro vita. Guardate Maritain che verso
gli anni '35 si adopera per allontanare le minacce di condanna
della rivista "Esprit" da parte della Chiesa. Da uomo a uomo
essi si stimavano profondamente, ci tengo a sottolinearlo, fin
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Il personalismo comunitario oggi
dall'inizio». Vi erano tuttavia precise diffe;enze di età e forma­
zione.
Maritain era nato a Parigi - ha ricordato - nel 1882 e
Mounier a Grenoble nel 1905, con differenze quindi di generazio­
ne, di luogo (capitale e provincia), di ambiente sociale e intellet­
tuale. Maritain era vissuto in un ambiente assai influente della
vita parigina, aveva ereditato dalla madre protestante un atteggia­
mento anticattolico convertito in scelta di fede, come è noto,
solo nel 1907 col battesimo ricevuto dopo un doloroso cammino
interiore. Mounier invece soleva ripetere con fierezza che i suoi
nonni erano di campagna e gli avevano donato il «senso della
terra e delle radici». Il padre era commesso di farmacia e l'ambien­
te ·profondamente cattolico di tradizione e convinzione.
Ma il cuore della distinzione per M.me Mounier va visto
nella concezione dello spirituale, ampio in Mounier e un po'
piu rigido in Maritain: «Per questi lo spirituale è il valore
supremo dell'uomo e che soltanto apre alla grazia di Dio; per
Emmanuel la vita dello spirito deve normalmente animare ogni
uomo chiunque egli sia, credente o ateo, nella libertà e responsabi­
lità di tutta la sua vita». I valori spirituali e le azioni temporali
per Mounier «devono coniugarsi in tutti a livello di base, da
uomo a uomo, in una necessaria collaborazione animata da un
continuo dialogo, per creare insieme e con l'impegno di tutti,
una nuova società, opera dell'avvenire»; si tratta quindi di una
rivoluzione culturale e spirituale da cui partono le prospettive
del politico e del sociale. «Per Maritain - ha invece sottolineato
- si tratta di una Restaurazione da suscitare, con dominante
cristiana, con i necessari ordinamenti profani della società attua­
le». Ed è a questo punto che P. Mounier ha citato il giudizio
di una recente Storia del cattolicesimo francese che ha indicato
come Maritain concepiva l'avenir sur le passé. Il direttore di
«Esprit» invece pensava ad una rivoluzione culturale e politica
capace di lanciare un progetto di società veramente alternativa,
non fondato cioè su un semplice ritorno al passato, ma sull'inven­
zione di un futuro fin qui inedito, certamente cristiano nell'ispira­
zione, ma con il pieno rispetto delle realtà temporali.
Al di là delle distinzioni, M.me Mounier ha ricordato che
Il personalismo comunitario oggi
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entrambi si impegnavano per la stessa causa: la lotta contro la
decadenza borghese. Ha concluso il suo intervento con le parole
di Mounier su Maritain: «La sua [di Maritain] azione pili ampia
e non meno profonda fu quella di un filosofo esigente che aveva
denunciato l'integralismo cattolico e che aveva contribuito a dare
a tutta una generazione di giovani cristiani... il gusto della forza
intellettuale, dell'esigenza spirituale e di una certa sana durezza
nei comportamenti dello spirito».
3. Dalla «nuova cristianità» alla «nuova democrazia»
Il prof. Roberto Papini dell'Università di Trieste, nonché
Segretario generale dell'Istituto internazionale «J. Maritain», nella
I relazione (<<Da Umanesino integrale a L'uomo e lo Stato») ha
iniziato col chiedersi che senso ha rileggere oggi, in una società
senza finalità e senza valori, Umanesimo integrale, e quale tipo
di lettura è possibile farne in un'ottica proiettata al domani.
Maritain si poneva il problema di come favorire una nuova era
cristiana (nouvelle chrétienté) dopo l'età sacrale del Medioevo e
nel confronto con le nuove realtà del suo tempo. Negli anni
cinquanta Maritain stesso sfuma il concetto di nuova cristianità
a vantaggio di quello di «nuova democrazia». Rileggendo l'opera
oggi - ha sostenuto Papini- ci si trova di fronte a due
concezioni di politica: il progetto di una nuova cristianità e il
dubbio se abbia senso parlare di progetto in generale, di cattolici
democratici in particolare. «Penso - ha cosi proseguito - che
la lezione di Maritain significhi invito ai cristiani ad interessarsi
della cultura e della politica, evitando i pericoli dell'integralismo
e di una politica senza anima, nella piena accettazione della
laicità e del pluralismo nel perseguimento continuo dell'ideale
democratico al di là delle ideologie della democrazia, nella convin­
zione che la politica non è solo gestione dell'esistente, ma anche
tensione permanente verso un progetto che va continuamente
ripensato e riformulato secondo l'evoluzione delLl storia, progetto
che è innanzi tutto culturale, di valori, e quindi lento a promuo­
versi... è per questo che il cristiano deve "tenere incollato l'orec­
chio alla terra" »',
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Il personalismo comunitario oggi
In Umanesimo integrale, la possibile sintesi tra i valori
cristiani e i valori moderni purificati dà luogo ad una società
post-moderna, autonoma dalla Chiesa ma vitalmente cristiana
nelle strutture profonde, caratterizzata da un pluralismo economi­
co, culturale, religioso e politico. La forma politica propria è la
democrazia con una dialettica sociale tra le varie iniziative che
nascono dal basso in una qualche forma di autoregolamentazione.
Ed è questo anche un accento di contemporaneità di quest'opera.
Per Maritain, «la democrazia è l'unica strada per conseguire una
razionalizzazione morale della politica, dal momento che la demo­
crazia è un'organizzazione razionale di libertà fondate sulle leggi».
In L'uomo e lo Stato la prospettiva è diversa. Il principio
democratico è universalmete accettato, si tratta di depurarlo dalle
incrostazioni storiche, di difenderlo di fronte alle nuove minacce
e di legittimarlo teoricamente sulla base della legge naturale.
«Ma perché la democrazia non cada in un democraticismo formale
- ha proseguito Papini - è necessario un ruolo attivo dei
cristiani che la vivifichino dall'interno e una democrazia sarà
vitalmente cristiana nella misura in cui rispetterà i valori umani.
Maritain opera cosi un innesto cristiano su una democrazia di
matrice illuministica».
In Umanesimo integrale c'è una critica alla modernità e alle
sue radici culturali, in L'uomo e lo Stato invece si sente l'esperien­
za nordamericana che gli ha offerto un panorama mondiale con
le enormi potenzialità del mondo moderno. «La nuova cristianità
- ha concluso Papini - è si piu lontana, ma appunto perché
le sue premesse naturali sono meglio individuate ed evidenziate
come necessarie, essa abbisogna prima di una "nuova democra-
. " ».
Zia
4. Comunità, democrazia, pluralismo
Su una lunghezza d'onda similare si è collocato l'intervento
del prof. Giorgio Campanini dell'Università di Parma nella II
relazione della mattinata (<<Il Manifesto al servizio del personali­
smo di Mounier: Attualità e inattualità di una lezione»). Egli
" personallsmo comunitario oggi
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ha dapprima fatto una precisazione storiografica sul contesto in
cui nasce l'opera, un'epoca «di incertezze, di insicurezze, di crisi».
Ha precisato come sul piano politico le democrazie parlamentari
erano incapaci di dare risposte adeguate alla crisi. Sul piano
culturale ha collocato la consapevolezza della fine di un periodo
in cui l'Europa era al centro del mondo e, su altro versante, la
rinascita di anticristianesimo.
Con queste esigenze E. Mounier si è misurato in tre opere:
Rivoluzione personalista e comunitaria, Dalla proprietà capitali­
sta alla proprietà umana, Il Manifesto al servizio del personali­
smo, quest'ultima appunto del 1936. «Un testo - ha detto
Campanini - polemico e appassionato, carico di forti ambizioni
e nello stesso tempo non privo di ingenuità». Le categorie di
rilettura scelte da Campanini sono state: il concetto di comunità,
la dem0crazia, il pluralismo.
L'accentuazione della dimensione comunitaria distingue ­
secondo il relatore - il personalismo comunitario di Mounier
da quello di Maritain «per certi aspetti analogo, ma che lascia
alquanto in ombra la dimensione comunitaria della politica».
La crisi della civiltà passa per il declino del mondo borghese
che si struttura essenzialmente come antipersonalista. La ricostru­
zione «di un insieme di comunità all'interno delle quali ciascun
uomo si senta autenticamente persona e non piti essere anonimo
immerso nella massa», aiuta il superamento del mondo borghese
e' favorisce «una nuova sintesi tra pubblico e privato, evitando
sia il rischio della massificazione che quello del ripiegamento
su se stessi». Il concetto di comunità, depurato dalle componenti
intimistiche e riscoperto come centro di relazione, è per Campani­
ni una delle idee ancora attuali per la costruzione di un personali­
smo davanti a noi.
Altro tema importante: quello della democrazia. Nella pars
destruens, Mounier critica le democrazie liberali e parlamentari,
ormai prive di un reale senso democratico sostanziale. Egli
propone una democrazia personalista con «una marcata limitazio­
ne dei poteri statuali ... limitazioni del potere dal basso attraverso
un ampio sistema di autonomie sia sul piano locale sia sotto
forma di riconoscimento dei "raggruppamenti spirituali"». Per
122
Il personallsmo comunitario oggi
Mounier, ha ricordato Campanini, la democrazia personalista si
fondava sulla distinzione tra autorità e potere; sulla differenziazio­
ne tra i vari poteri (economico, giuridico, educativo), resi autono­
mi da serie strutture partecipative.
È stato ricordato poi il pluralismo, come idea-guida desumi­
bile dal Manifesto, «che cambia impostazione alla stessa concezio­
ne dello Stato. La limitazione delle funzioni dello Stato offre
spazi vitali ai vari gruppi sociali. Lo Stato - ha notato il
relatore - non va dunque abbattuto, ma limitato, ridi segnato,
ristrutturato in senso pluralistico».
«È ancora attuale quest'opera di Mounier?», si è infine
domandato Campanini, notando nel frattempo che molto è stato
recepito nel contesto culturale attuale sia in campo cattolico che
nel pensiero laico. Le tre idee-guida volevano evidenziare altret­
tanti problemi irrisolti dell'età contemporanea, perciò se le rispo­
ste mounieriane possono avere un sapore utopico le domande
sono state ben poste e, ha concluso Campanini, «sta appunto
qui la permanente attualità del "metodo di Mounier"».
5. Proposta personalista e città secolare
La Tavola rotonda Proposta personalista e città secolare ha
impegnato non solo i filosofi personalisti, ma anche tre deputati:
l'ono Alberto Aiardi che ha fatto l'introduzione, l'ono Gerardo
Bianco che ha moderato i lavori e l'ono Domenico Amalfitano
che ha concluso.
Aiardi ha posto ai relatori alcune domande dopo aver
disegnato sinteticamente i problemi dell'attuale contingenza stori­
ca: in che modo tener sempre presente nell'impegno sociale e
politico il primato della persona, come è possibile rivisitare
Mounier e Maritain per offrire risposte concrete alla domanda
di impegno sociale, in che modo possono sollecitare i politici
a cogliere i segni dei tempi attuali, come difendere la democrazia.
Ed ha cosi concluso: «Senza il coraggio e la comprensione per
l'uomo, senza lo spirito di sacrificio non si può concepire la
marcia in ogni istante ostacolata verso un ideale di generosità
Il personalismo comunitario oggi
123
e di fratellanza, perché la democrazia è un paradòsso e una sfida
alla natura umana ingrata e ferita ed ha quindi bisogno di eroismo
e di energie spirituali, con un fondamento di idealità da porsi
sempre piti in alto».
Anche l'ono Gerardo Bianco si è chiesto se questo filone
interessante della filosofia politica, aperta da Mounier e Maritain,
possa dare delle risposte permanenti alle questioni aperte nel
mondo contemporaneo. La proposta personalista - si è chiesto
infine l'ono Bianco - è sufficiente, è criticamente fondata, filoso­
ficamente corretta, oppure ci troviamo di fronte ad una sorta di
descrittivismo di quello che secondo noi è il personalismo per
fondare un'etica e dei principi che criticamente non reggono
rispetto ad un rigore razionalista?
Lo sforzo dei filosofi si è cimentato nel trovare convergenze
che fanno del personalismo una via ancora da esplorare, anche
se ci sono aspetti datati da lasciare alla memoria storica.
Se non c'è una dottrina personalistica come corrente filosofi­
ca, i cui confini siano distintamente segnati, esiste però un'ampia
e consolidata tradizione di personalismo comunitario cui fare
riferimento per una rielaborazione del pensiero di ispirazione
cristiana. Si continua perciò nel mondo intellettuale cattolico a
fare appello al personalismo come ad un pensiero di convergenza
da cui si diramano diverse accentuazioni caratterizzanti i vari
personalismi.
Diverse sono le convergenze, e sono emerse anche durante
la tavola rotonda.
È comune la ricerca delle cause della crisi, della confusione,
della dispersione della intelligenza, della caduta del pensiero
debole e il tentativo di costruire correlativamente una nuova via.
Si intende lavorare non su principi astratti, ma nella storicità
delle situazioni vissute, nel disagio concreto degli uomini e delle
donne che respirano quotidianamente i problemi della povertà
culturale, economica, politica e dell'anonimato. Il personalismo
infatti dona un contributo notevole alla caduta delle ideologie,
considerate come risposte inadatte, parziali e astratte, proponendo
come riferimento la persona in situazione. Esso quindi mette in
124
Il personalismo comunitario oggi
crisi il modello culturale di una intelligenza che crede di cogliere
la verità e la vita astraendo e quindi oggettivando un concetto
scisso dalla situazione storica in cui l'uomo vive. È un discorso
attuale anche nella filosofia contemporanea, per es. di H.G.
Gadamer, che nell'ermeneutica opera per il superamento del
metodo oggettivistico in vista del recupero della situazione come
accadi mento Il. Come ha fatto notare Ada Lamacchia nel suo
intervento, sia il personalismo che in genere la cultura filosofica
contemporanea vogliono recuperare non il sapere sull'oggetto,
ma l'oggetto nell'accadi mento umano. Il sapere torna a coinvolge­
re l'uomo nella sua vocazione piu profonda contro quella metodo­
logia astratta e razionalistica che lo costruiva scindendo l'uomo
dal mondo delle cose. «L'événement - diceva Mounier - è il
nostro maestro interiore».
È vero che c'è bisogno crescente di persona nella nostra
società, come bisogno di ritrovarsi, di comunicare, di viversi
oltre le ideologie e le filosofie della storia che hanno razionalmen­
te previsto le tappe dello sviluppo e che sono ormai desuete,
oltre le ambigue filosofie della soggettività e dell'individualismo.
Il bisogno di persona non è riconducibile solo all'ispirazione
cristiana cui, all'interno della cultura occidentale, si deve - oltre
al termine e ai suoi richiami all'Incarnazione e al mistero trinitario
- l'aver diffuso storicamente il rispetto geloso della dignità e
del valore di ciascun essere umano. Si dice giustamente - e lo
ricordava Antonio Pavan al citato Convegno - che c'è un
personalismo strutturale per cui il cristiano è naturaliter persona­
lista, ma in rapporto alle esigenze del mondo attuale si può
anche dire che la cultura dell'umanesimo contemporaneo va
naturalmente verso un personalismo rielaborato oltre la contin­
genza storica del suo sorgere.
Giustamente Andrea Milano ha messo in rilievo i limiti di
un aggancio del personalismo storico con la teologia di derivazio­
ne neoscolastica, con la sua tendenza ai riferimenti ancora defini­
tori, soprattutto in Maritain. Non comprenderemo adeguatamente
Il Cf. F. Bellino, La praticità della ragione ermeneutica, in Ragione e
morale in Gadamer, Ed. Levante, Bari 1984.
Il personallsmo comunitario oggi
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la persona senza «farla», promuoverla, umanizzarla, praticando
la giustizia e l'amore nella costruzione della città dell'uomo. Sin
dai primi secoli, i cristiani indagarono sulla persona t 2, e i
chiarimenti dottrinali - ha sottolineato Milano - furono presto
utilizzati per capire meglio l'uomo; ed anche nell'oggi fecondi
possono risultare i contatti interdisciplinari con la ricerca teologi­
ca che restituirebbe alla persona le radici biblico-teologiche che
l'hanno fondata.
Il riferimento alla persona non raccoglie consensi solo in
quanto svolge un ruolo critico di disincanto, ma anche perché
svolge un ruolo normativo in quanto guida la costruzione stessa,
il governo e la finalizzazione dei processi storici. Il personalismo
infatti denuncia e rivela !'immagine dell'uomo nascosta sotto le
ideologie e le teorie e costringe i discorsi sull'uomo a tradursi
in azione per l'uomo.
La persona trascende tutte le idee che la rappresentano e
tutti gli assetti sociali e politici, per la sua superiorità, per la
sua capacità selettiva e creatrice. Essa - è stato detto con una
immagine efficace - è come il punto della clessidra in cui dal
cono superiore, che rappresenta l'ordine dei fondamenti e la
visione della vita, passando attraverso l'intenzionalità personale
la sabbia passa al cono inferiore ossia alla storia (vale anche la
reciproca). La persona non può qui delegare o costituire passaggio
neutro da una dimenSIone all'altra perché rimane lo snodo strate­
gico ineliminabile per l'attuazione dei valori e per la finalizzazione
dei processi storici.
Essa quindi va intesa come l'unica soggettività che consente
di restituire dignità e responsabilità all'essere umano al di fuori
delle teorie sistemiche che sembrano funzionare senza i soggetti,
al di là delle teorie funzionaliste che mirano all'unità del sistema
in quanto funzionante, al di là delle sintesi piu o meno dialettiche
della totalità immanente della metafisica hegeliana.
Ha fatto notare l'ono Amalfitano nelle conclusioni: «Mi
rimane sempre dentro una riflessione che Moro spesso ci suggeri­
12 Cf. a tale proposito l'interessante volume di A. Milano, Persona in
teologia, Ed. Dehoniane, Napoli 1984.
126
Il personalismo comunitario oggi
va: il paese si sta rimescolando. Ora credo che questo rimescola­
mento del paese possa trovare nel personalismo, nell' attacco
personalista, con quei compiti e quegli incarichi, con quella
capacità di verifica del ciclo ermeneutico, un momento di notevole
attenzione... credo che si debba percorrere la riflessione di un
personalismo come partenza umanisticamente non inquinata...
per dirla ancora con Moro: se noi abbandoniamo l'idea di persona
rispetto alla società che cresce o rispetto alla società che muore,
noi non lasciamo alcuna traccia nella vita contemporanea».
Tornare alla persona è, per il movimento di pensiero che
si ispira al cristianesimo, rivendicare la libertà di una presenza
misteriosa e sacra nel soggetto umano, contro la convinzione
diffusa che l'Io sia quella soggettività collettiva presentata nelle
scienze sociali come l'unica in grado di autoregolarsi.
Queste sono solo alcune delle ragioni che spingono a svilup­
pare un lavoro di ricerca attorno al personalismo e ai valori ad
esso sottesi (come si è fatto nel Centro studi e di ricerche di
Praglia a cura del Centro internazionale «J. Maritain» nella
sezione filosofica coordinata da Enrico Berti nel 31 maggio e 1°
giugno scorsi), documentando i risultati degli studi nelle varie
aree nazionali e individ~ando proposte aperte ad ulteriori sviluppi
lungo la direzione di un «personalismo davanti a noi».
ATTILIO DANESE
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