GAZZETTA DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
■ Testi a cura di Altre Velocità
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Vie FESTIVAL2014
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Replica dei due debutti italiani
Tra amore e contraddizione del primo week end di Vie
BOLOGNA QUESTA SERA ALL’ARENA DEL SOLE
Babilonia Teatri e Teatrino Giullare
Teatro e musica per un concerto: Delbono e Avitabile rileggono il mondo
di Francesco Demitry
Pippo Delbono e Enzo Avitabile
hanno lavorato ad un progetto
capace di mixare tendenze musicali diverse. Si tratta di
“Bestemmia d'Amore” in scena
oggi alle 22.00 all'Arena del Sole
di Bologna. In scena è rappresentato l'amore, mettendo in luce le contraddizioni insite nel
rapporto tra il cristianesimo,
che ha contaminato le sovrastrutture sociali e politiche del
nostro paese, e le tradizioni culturali che ci influenzano in questo momento storico. Si tratta di
un amore che, seppur «bestemmiato, ferito, affogato, ucciso, rinato, ucciso, è ancora vivo» dice
Delbono. È emblema anche della loro concezione di questo XXI
secolo, pensato come un tempo
volgare e sacro, nero e luminoso, duro e dolce. “Le parole diventano musica” per potere urlare un amore bestemmiato e
contraddittorio, che riflette una
visione dell'oggi come un insie-
Enzo Avitabile e Pippo Delbono (Foto: Lorenzo Porrazzini)
me di dualismi dialettici e complementari, riecheggiando i motivi dello Yin e dello Yang tipici
dell'antica filosofia cinese. Gli
autori partono dalla conoscenza dei propri corpi acquisita con
l'esperienza per raccontare il
mondo, e dalla profonda comprensione di se per uscire dalla
propria dimensione individuale, per rendere politico e pubblico ciò che è privato. Si lasciano
infatti guidare da importanti
culture che hanno attraversato
gli ultimi secoli, come gli sguardi di Rimbaud, Pasolini, De La
Cruz, e mescolano i suoni e i ritmi del rock, del blues, del jazz,
del funky, del classico e del barocco con quelli delle tradizioni
popolari, e in particolar modo
di quella napoletana. Delbono,
regista e attore teatrale, è influenzato dalle culture e dai
principi del teatro orientale. Ha
studiato durante i suoi soggiorni in India, Cina e Bali, il lavoro
degli attori sul corpo e la voce e
da venticinque anni è buddhista. Enzo Avitabile è un sassofonista e cantautore napoletano,
ed ha collaborato con grandi artisti in tutto il mondo. Nel corso
della rappresentazione Avitabile suona il sassofono, l'arpina, il
tamburo e il sax sopranino e recita assieme all'attore ligure.
Delbono potrà essere visto anche una seconda volta. Sabato
25 ottobre, serata di chiusura di
VIE, andrà in scena il suo spettacolo “La Notte” presso il Teatro
Storchi di Modena.
Seconda e ultima replica stasera
a VIE per gli spettacoli di due
compagnie italiane dopo il debutto di ieri. A Vignola (Fabbri,
ore 16) “Jesus” di Babilonia Teatri, compagnia veneta che si è
distinta negli ultimi anni per un
originale processo di rielaborazione della realtà.
Il mondo così come lo vediamo, i
suoi
elementi
quotidiani e le dinamiche consolidate, i modi di dire, i cliché, i nostri tabù, vengono presi in esame
e ricollocati in un
discorso nuovo,
che ha un punto “Le amanti”
di partenza critico, distaccato, interrogativo. Valeria Raimondi ed Enrico Castellani sono autori, registi e interpreti del proprio teatro, e per
“Jesus” si aggiunge lo sguardo
di Vincenzo Todesco: i tre provano a ripartire da una storia,
ovvero quella del Figlio di Dio. È
un racconto noto a tutti, che viene rielaborato e messo in scena
ponendo una domanda su cosa
rappresenti oggi la figura di Gesù. A Casalecchio di Reno “Le
amanti” (ore 20) di Teatrino
Giullare che ha origine dall'
omonimo romanzo di Elfriede
Jelinek, autrice austriaca Premio Nobel. La compagnia bolognese affronta da anni un percorso dentro i
grandi autori della letteratura teatrale del ’900, portando i personaggi di Beckett sul
tavolo di una
scacchiera, ricostruendo le buie
foreste degli incubi di Koltés o giocando dietro le
tende di una finestra pinteriana. I
due attori e registi sono anche
artigiani, abili nel costruire
grandi maschere o burattini, filtri che appoggiano sui loro stessi corpi manovrandoli, ora palesemente ora segretamente. In
questo gioco a nascondere, oggi
gli spettatori di Casalecchio andranno a scoprire i pensieri di
due donne guidate dal proprio
destino verso un ignoto Amore.
visto allo storchi
Al comunale di CARPI
Au-Delá, una danza che va
oltre i confini della terra
Volti e gesti di una danza comunitaria
Un susseguirsi di scene come tali. In scena anche donne che in
una sequenza di fotogrammi. Lo Africa non avrebbero il diritto di
spettacolo Au de-là, visto allo esibirsi e che riescono a modulaStorchi, descrive il sottile limbo re, con le presenze maschili, le
tra il mondo dei
energie e le temvivi e gli inferi e
perature della scedesidera narrare
na. Passi concitaquel confine che
ti di danza folk
è il passaggio a
africana si amaluna vita migliore.
gamano con la
Per lo meno nel
fluidità della danCongo afflitto dalza contemporala guerra civile da
nea. Una scala a
cui parte la pièce
pioli al centro deldi DeLaVallet Bi- “Au-delà” (Foto Chiara Ferrin) la scena trasfigudiefono che, con
ra la felice ascesa
la sua compagnia Baninga, rac- a un mondo migliore, e le luci acconta per immagini gli orrori compagnano ogni cambiamendella guerra e la discesa nell' to emotivo dell'opera. Il corpo di
Ade. Il coreografo mescola la tra- ballo mantiene un buon livello
dizione africana di musica e dan- di energia, senza mostrare attiza con alcuni tratti più occiden- mi di cedimento.
(a.s.)
di Alessandra Corsini
Il coreografo Virgilio Sieni traduce il Vangelo secondo Matteo
Un palco senza quinte, un coro
in semicerchio e un attore al
centro, mentre il pubblico è seduto in proscenio. Così inizia
Deposizione e Crocifissione di
Virgilio Sieni, in scena fino a
stasera al Teatro Comunale di
Carpi (ore 16.30 e ore 20.00).
Questi sono due dei ventisette
quadri pensati all'interno del
Vangelo secondo Matteo, un
grande progetto costruito con
una vera e propria comunità di
163 persone. Deposizione è un
lavoro molto intenso che ci
mostra, all'interno di un quadrato, il corpo pesante e stanco
di un non vedente che si aggrappa a oggetti di legno (sedia, mobili, due cavalletti e at-
trezzi) cercando di conquistare la verticalità. Gradualmente
riuscirà ad alzarsi allungandosi verso l'alto ma ricadrà di colpo sul palco. L'immagine ricorrente di questo percorso è quella del Cristo crocifisso, in questo caso per terra: l'interprete
predilige l'uso del pavimento e
incastra la testa e le altre parti
del corpo negli oggetti scenici.
La voce del coro avvolge il pubblico e con suoni biascicati e
sussurrati enfatizza i respiri affannosi e la fatica dell'attore
che si muove con perfetta consapevolezza nello spazio. In
Crocifissione la scena cambia,
è invasa da un gruppo di adulti
e anziani. Sul fondo ci sono un
tastierista e un altro coro che
con canti liturgici accompa-
gnano l'azione. Gli interpreti si
dividono in due gruppi per poi
disperdersi nella scena raffigurando la salita al Golgota. Il palcoscenico è ricco di immagini
e figure religiose rivisitate: qui
non è presente una croce, diversamente dalla scena evangelica, ma ci sono due assi che
vengono maneggiate e portate
sulle spalle dagli attori. La vicinanza tra pubblico e scena provoca smarrimento, le immagini si sviluppano in punti diversi e disorientano lo spettatore.
Un progetto che mette in primo piano gesti e volti di gente
comune che, come dice il coreografo, fa «emergere il senso di
comunità, del vivere donando
alla figura e al corpo il gesto
della danza».
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