CARPI » AL TEATRO COMUNALE replica alle 20.30 a vignola “Karamazov” di Brie: un coro di attori dà vita a un capolavoro Una scena di “Amore e carne”, concerto di Pippo Delbono e Alexander Balanescu, stasera al Comunale di Carpi “Karamazov” di César Brie, ultima replica stasera a Vignola Seduzione in poesia declinata sulle corde di un violino ◗ VIGNOLA Alle 21 di questa sera unica data per “Amore e carne” di Delbono e Balanescu Un concerto animato dalle parole di Rimbaud, Pasolini, Elliot e Whitman ◗ CARPI “Amore e carne”, una dicotomia patemica è il titolo del concerto di Pippo Delbono (in scena al Teatro Comunale di Carpi stasera alle 21). Il musicista rumeno Alexander Balanescu accompagnerà col suo violino visionario il regista e attore ligure; le note acute dello strumento parteciperanno della seduzione dei corpi: come l'archetto solletica le corde, l'amore si lega alla carne, la purezza di un sentimento si sporca con l'istinto basso corporeo. Un tema semplice e non nuovo, ma reso lucido e passionale quando Delbono lo anima con le parole di grandi autori come Rimbaud, Pasolini, Elliot e Whit- man. Le partiture scelte sono la sintesi sonora dei versi maledetti, che traducono in desiderio anche l'aspetto più volgare delle tentazioni. Balanescu non è nuovo a lavori in ambito teatrale: nel 2007 aveva musicato un sonetto di Shakespeare e, dopo avere vinto il Gopo Award per la colonna sonora del film rumeno “The Way I Spent the End of the World”, ha stretto un rapporto di collaborazione con Ada Milea realizzando la pièce “The Island”. Pippo Delbono, reduce del successo di pubblico a Modena con “Dopo la battaglia”, si misura, senza l'aiuto della sua storica compagnia, con la forma concerto; se nello spettacolo presentato allo Storchi la criti- ca sociale e politica si manteneva rigida, costante e alle volte feroce, in “Amore e carne” la svolta intimista si affaccia forse su una possibile salvezza che arriva direttamente dall'interno del soggetto amoroso. Potremmo aspettare dei suggerimenti dai due artisti sul palco, che aiutino a comprendere meglio il tipo di emozione che ci spinge ad abbracciare l'altro: del resto l'amore è definito come un passo a due, dove la sinfonia dirige la vicinanza tra i corpi. Sicuramente il ritmo cardiaco, che lega la fisicità dell' organo cuore all'indefinibile sentimento dell'amore, sarà scandito dalle note della musica. Bernardo Brogi Riscoprendo la profondità e l'acutezza morale di Dostoevskij, César Brie con “Karamazov” decide di portare in scena l'ultimo romanzo dello scrittore russo, opera in cui “tutti gli aspetti dell'anima umana” vengono messi a confronto. In ultima replica oggi alle 20.30 al Teatro Fabbri di Vignola potremo assistere a una raffinata “danza registica” che conduce lo spettatore dentro una complessa polifonia, trovando nella coralità il suo significato più proprio. Dopo una potente apertura di gruppo la scena comincia a differenziarsi, mettendo in moto un raffinato meccanismo di scambi di posizione fra gli attori, così che ogni collocazione nello spazio assuma un significato definito. Il regista e attore argentino sceglie di concentrarsi sull'“energia” della storia, intesa come flusso incessante che intercorre e lega i numerosi personaggi. La scena è ridotta all'essenziale e articolata attraverso il movimento degli attori, affinché ogni loro posizionamento crei l'impressione visiva di assistere all' azione da angolature sempre diverse: il palco viene continuamente riempito e svuota- to, tracciando direttrici sempre nuove che rimandano a ideali divisioni di tempo e di luogo. Un ingegnoso caleidoscopio di registri in cui episodi riflessivi e trasognati convivono accanto a siparietti di comicità quasi slapstick: suggestioni legate da un montaggio che spesso riflette esigenze di armonia estetica piuttosto che di logica narrativa, dentro una grammatica del movimento che riesce a mantenersi quasi sempre in equilibrio. Nella scena finale del processo di Dmitrij tutti gli attori vengono appesi a fili come marionette. Risolvendo in questo modo l'esito degli eventi, ovvero posizionando i protagonisti su un piano che allo spettatore appare fortemente oggettivizzato, il regista decide di chiudere il cerchio, riportando la vicenda alla situazione iniziale. Chi assiste viene sospinto nuovamente all'esterno della storia, di nuovo consapevole del gioco e della finzione. La vicenda potrebbe compiere un passo avanti verso i sentimenti del pubblico; invece si ritrae, offrendoci un'esaustiva visione globale, facendoci riconsiderare le domande ultime che costituiscono il nocciolo del capolavoro di Dostoevskij. Francesco Brusa