Erich Mendelsohn 21 marzo 1887 Nasce ad Allenstain, nella Prussia Orientale. 1908 Si iscrive alla Hochschule di Berlino, iniziando così gli studi di architettura, proseguiti poi a Monaco dal 1909. 1912 Si laurea in architettura presso la Technische Hochschule di Monaco. 1915 Dopo aver sposato Louise, si arruola volontario nel corpo dei genieri e segue il corso di addestramento nella caserma di Spandau presso Berlino. Nel 1916 parte per il fronte russo. 1919-1925 Viaggia in Olanda, Palestina, negli U.S.A. ( dove conosce Frank Lloyd Wright) e in Russia. 1932 Diviene membro dell’Accademia Prussiana delle Arti di Berlino. 1933 Lascia la Germania e si trasferisce in Inghilterra e si associa con Serge Chermayeff. 1936 Finisce la collaborazione con Chermayeff e organizza uno studio a Londra e uno a Gerusalemme. 1938 Diviene cittadino britannico. Chiede di essere arruolato nell’esercito inglese ma la sua domanda è rifiutata. 1941 Emigra negli Stati Uniti. Risiede fino al 1944 a New York. 1945 Si trasferisce a San Francisco; è eletto membro onorario dell’Istituto Messicano degli Architetti. 1948 È nominato professore esterno nella Scuola di Architettura di Berkeley. 1953 Muore di cancro a S. Francisco, il 15 settembre. ISTITUTO ASTROFISICO EINSTEIN A POTSDAM Quando tornò dalla guerra, Erich aveva 31 anni e subito aprì uno studio a Berlino. Il suo primo lavoro doveva essere la torre di Einstein. Questo progetto era stato discusso prima della guerra, nel 1914, con il professor Erwin Finley-Freundlich che fu assistente di Einstein dal 1917 al 1921. Il professor Freundlich ebbe l’idea di costruire una torre-telescopio allo scopo di iniziare ricerche di fisica solare. La torre era infatti necessaria per poter verificare la deviazione nello spettro solare, predetta nella Teoria della Relatività. Il progetto per questo edificio lusingava ed eccitava il giovane architetto Mendelsohn, che avrebbe potuto mostrare per la prima volta le sue idee di un’architettura nuova in concomitanza con una concezione interamente nuova: la Teoria della Relatività. Nonostante alcune iniziali difficoltà a trovare finanziamenti, il professor Freundlich riuscì a convincere il Governo tedesco a concedere un certo finanziamento. Il resto doveva essere a carico del contributo privato. Ma i problemi non finirono qui: infatti si lavorava in piena inflazione e da un giorno all’altro le spese della manodopera e dei materiali si moltiplicavano e il cemento fu severamente razionato. Essendo la torre l’unica parte dell’edificio che potesse venir costruita con altro materiale, Mendelsohn fu costretto a sostituire il cemento coi mattoni per innalzarla. L’EREZIONE dell’edificio fu un incubo: mai prima d’ora era stato costruito nulla che presentasse così ampie superfici curve. La costruzione si iniziò durante l’estate 1920 e l’involucro fu terminato un anno dopo, mentre le installazioni del laboratorio e in particolare il montaggio del grande telescopio, si protrassero fino al 1924. La torre fu inaugurata il 6 dicembre 1924. La sua concezione essenziale consisteva nel combinare un telescopio di grande lunghezza focale e di grande apertura con un laboratorio di fisica; il laboratorio fu equipaggiato con tutti gli strumenti ausiliari atti a creare tutti i diversi tipi di sorgente di luce terrestre da confrontare con le sorgenti di luce cosmica. Fu scelta una lunghezza focale di metri 14,5: il telescopio doveva essere molto potente per estendere le ricerche allo spettro delle stelle fisse; era inoltre molto importante ottenere spettri di stelle su scala maggiore di quanto non fosse stato possibile fino ad allora. Questa idea fece sì che le forme tradizionali di un telescopio non fossero sufficienti, in quanto era impossibile gravare l’asse che sostiene il telescopio con altri pesanti strumenti per analizzare l’immagine. A questo scopo fu deciso di erigere un osservatorio la cui caratteristica principale era che il “telescopio” vero e proprio è solidamente situato e fissato dentro una torre, che reca all’estremità la lente e il sistema di specchi. Il celostato della cupola riflette in perpendicolare i raggi emanati dalle sorgenti cosmiche; giunti nel laboratorio, essi vengono ribaltati da un quadro ottico inclinato di 45° sugli strumenti di sviluppo, confronto e misurazione degli spettri luminosi. Analizzando la torre, si nota che “i due bastioni ad orbite spalancate della fabbrica sono collegati dal getto dell’imponente basamento; il grattacielo risucchia le superfici avvolgenti mentre sghembe zone vitree ne distruggono le giunture; la torre proclama l’incandescente spurgo tellurico, eruzione colta in un attimo del suo formarsi indomito” (Bruno Zevi). Mendelsohn rivendica l’integrità plastica del volume. Egli stesso afferma che “l’architettura stabilisce le condizioni delle masse in moto”: il dinamismo (spazio in movimento) è determinato dal contorno lineare; il ritmo (rapporto delle masse) è evidenziato nei prospetti; la staticità (equilibrio dei movimenti) si manifesta nelle strutture: il muro, ad esempio, ha il ruolo di limite all’infinità dello spazio e raccoglie la luce in modo da farla penetrare. Si passa quindi repentinamente dal chiaro allo scuro, dal nero al bianco. LA QUARTA DIMENSIONE Negli anni tra il 1920 e il 1930, si sviluppò il dibattito tra razionalisti ed espressionisti riguardo l’utilizzo della quarta dimensione. I razionalisti affermavano che per ottenere una visione architettonica in movimento, appunto quadridimensionale, fosse necessario sacrificare la terza dimensione, riducendo così l’edificio a una serie di lastre bidimensionali assemblate tra loro badando che non si formino volumetrie chiuse. Contro questa tesi, sostenuta dal gruppo De Stijl, si levarono espressionisti quali Mendelsohn e Wright. Lo scontro riguardava soprattutto l’utilizzo della materia, che per i razionalisti si dissolveva nelle pareti senza spessori, nei nastri vitrei a filo di superficie, mentre gli espressionisti esaltavano nei gesti inquieti e turbolenti delle masse laviche che scaturiscono da terra. Il problema sostanziale era quello della prospettiva: se il masso è corposo, perché bisogna abolire la terza dimensione? Il pensiero degli espressionisti era il seguente: per creare il senso del dinamismo nella struttura arcitettonica, non era necessario bandire la terza dimensione, bensì sfruttarne l’infinita gamma di possibilità, fin qui represse a vantaggio di una visione centrale. Essi suggerirono di ruotare San Pietro di 45° o il Duomo di Milano di 60° e così via ogniqualvolta un edificio si presenti di fronte: Roma e Milano riacquisteranno una magnifica tensione dinamica e ancor di più nelle città che dal ‘400 all ‘800 hanno ricalcato i moduli rinascimentali. Nei suoi disegni infatti Mendelsohn respinge la frontalità. Un'altra caratteristiche dell’espressionismo di Mendelsohn è la tridimensionalità antiprospettica. Osservando alcuni schizzi preparativi della Einsteinturm, si nota come “la torre proclama l’incandescente spurgo tellurico, eruzione colta in un attimo del suo formarsi indomito” (B.Zevi). Mendelsohn rivendica l’integrità plastica del volume, accetta e glorifica la materia caricandola d’irruenza, combatte la prospettiva rinascimentale facendone esplodere gli impianti chiusi. Lo stesso Mendelsohn, dal fronte di guerra, scrive: “L’architettura è l’unica espressione tangibile dello spazio di cui la mente umana sia capace. La vitalità architettonica comporta un richiamo al senso tattile e a quello visivo: nel peso delle masse vincolate a terra , nel loro incorporeo librarsi alla luce… L’architettura stabilisce la condizioni delle masse in moto: la condizione dinamica – spazio in movimento – rivelata dal contorno lineare; la condizione ritmica – rapporti di masse – evidenziata nei prospetti; la condizione statica – equilibrio di movimenti – concretata in piante e sezioni, manifesta nelle strutture…Tra i due coefficienti della direzionalità – movimento e contro-movimento – sta la transizione repentina, dalla luce all’ombra, dal nero al bianco. Queste pause sono le cerniere del movimento”. Il concetto “quarta dimensione = tempo” nasce con la teoria della relatività di Einstein. Mentre i razionalisti lo assimilano attraverso la mediazione riduttiva della pittura cubista, Mendelsohn frequenta i fisici moderni: la stessa Einsteinturm, prima di sprigionare un significato simbolico, è un osservatorio rigorosamente calcolato, dalla calotta girevole al laboratorio sotterraneo e soddisfa precise esigenze della ricerca spettroscopica siderale. Spettri atomici di emissione Gli studi degli spettri atomici di emissione hanno fornito le prove che gli elettroni hanno una disposizione precisa all’interno di un atomo. Lo spettro atomico di emissione di un elemento è il risultato delle radiazioni emesse da atomi eccitati, cioè dopo aver assorbito energia, e per ritornare stabili emettono energia sotto forma di radiazione elettromagnetica, producendo uno spettro di emissione, che può essere osservato usando uno spettroscopio, che scinde la radiazione emessa da un elemento in frequenze diverse grazie ad un prisma. Ciascun elemento può essere identificato con sicurezza grazie al suo caratteristico spettro di emissione, che si può dunque paragonare ad una vera e propria impronta digitale dell’elemento considerato. L’esistenza di righe distinte in uno spettro anziché uno spettro continuo viene spiegata da un modello di atomo in cui gli elettroni possiedono soltanto specifiche quantità di energia. Fornendo energia, un elettrone assorbe un quanto di energia e passa ad un livello con più alta energia. Quella stessa energia viene emessa, quando l’elettrone ritorna al livello energetico più basso, sotto forma di radiazione elettromagnetica. In ambito stellare, gli spettri di emissione acquistano una particolare rilevanza in quanto permettono di stimare la composizione chimica e la temperatura delle stelle che ci circondano. Gli spettri possono essere suddivisi in tre tipi: 1. spettro continuo: emanato da gas ad alta pressione o da un liquido o un solido portati a temperatura di incandescenza. Questi restituiscono l’energia loro fornita sotto forma di luce che comprende tutte le radiazioni visibili 2. spettro a righe di assorbimento: una luce caratterizzata da uno spettro continuo attraversa un elemento allo stato gassoso, a bassa pressione e più freddo, viene privata delle righe spettrali che quello stesso elemento sarebbe in grado di produrre in condizioni di emissione. (es. corpi solidi incandescenti con attorno gas a bassa pressione). 3. spettro a emissione di righe: un elemento portato allo stato gassoso e a bassa pressione, adeguatamente riscaldato, emette un luce che risulta costituita da righe spettrali caratteristiche. Questi spettri discontinui sono altamente specifici degli elementi e ne rappresentano le “impronte digitali”. Figura 1 - a) spettro continuo; b) spettro a emissione di righe; c) spettro a righe di assorbimento. Nell’interno delle stelle vi sono le condizioni adatte di temperatura e di pressione per la produzione di uno spettro continuo. Nelle zone più esterne delle stelle, invece, gli atomi si trovano in condizioni di temperatura e di pressione così assida assorbire quantità di energia in modo altamente specifico, in funzione della loro natura chimica. Secondo gli astronomi Hertzaprung e Russel , che indipendentemente l'uno dall'altro hanno ideato un diagramma detto H-R in cui si possono collocare le varie stelle , ponendo in ascissa la loro temperatura (da cui dipende il colore e la classe spettrale) , e in ordinata la luminosità (magnitudine assoluta ) .Le stelle non si distribuiscono a caso,ma si raccolgono lungo una fascia , chiamata sequenza principale, si va da quelle blu , più calde e con massa maggiore , a quelle rosse ,più fredde e di massa minore.Il sole compare in una posizione intermedia , come una stella gialla , le stelle gialle rimangono nella sequenza principale circa 10 miliardi di anni : il sole che già né ha 5 miliardi è una stella di mezza età. Le stelle ,e quindi anche il sole , sono formate da idrogeno circa al 90%, a temperature di circa 15 milioni di gradi ,ha luogo il processo termonucleare ,durante il quale l'idrogeno si trasforma in elio, liberando un'energia capace di darci luce e calore.Ma tra 5 miliardi di anni , quando tutto l'idrogeno del sole si sarà consumato , il nucleo di elio che si sarà formato , molto più denso del nucleo di idrogeno , finirà per collassare , cioè per contrarsi su se stesso .In tale processo il nucleo del sole si riscalderà progressivamente , fino a temperature di 100 milioni di gradi , sufficienti ad innescare nuove reazioni termonucleari , che trasformeranno l' elio in carbonio.Per l'alta temperatura l'involucro gassoso esterno del sole si espanderà enormemente : la superficie si dilaterà e raffredderà , finché la forza di gravità fermerà l'espansione e si raggiungerà un nuovo equilibrio.Il sole entrerà in una nuova fase e apparirà come una gigante rossa.Poi espellerà i propri strati più esterni , che trascinati via dal vento solare , daranno origine a nubi sferiche di gas in espansione .Tali involucri gassosi vengono chiamati nebulose planetarie formate da idrogeno , elio , carbonio , ossigeno ed ecc.Con la perdita dell'involucro esterno , la gigante rossa si trasformerà in un nucleo rovente , che si contrae e si riscalda ulteriormente ,a spese dell' idrogeno residuo ; la radiazione emessa dal nuovo sole centrale provocherà la luminosità della nebulosa planetaria , per un fenomeno di fluorescenza .Dopo alcune migliaia di anni , la fusione nucleare si esaurirà , il vento stellare cesserà , e il nuovo sole inizierà a raffreddarsi , mentre la nebulosa planetaria in continua espansione perderà luminosità.Alla fine , la nebulosa scomparirà e il nuovo sole centrale , compatto e nudo , diventerà una nana bianca .Nel corso di quest' anno ho studiato, che secondo il modello del Big-Bang , che ipotizza che l'universo sia nato dal grande scoppio di un nucleo primordiale di energia pura ( Uovo cosmico ) più piccolo di un atomo , perfino l'Universo è in continua espansione ed evoluzione .Sull'evoluzione e sulla fine dell'universo sono state ipotizzate più previsioni , ma le più accreditate né sono solo due.Se la densità dell'universo é troppo bassa , l'espansione continuerà senza fine , le stelle consumeranno tutto il loro combustibile e le galassie diventeranno sistemi oscuri di corpi inerti e freddi , in un cosmo ridotto a un immenso cimitero buio .Ma se la forza di gravità riuscisse invece a frenare l' espansione , allora, si può pensare che le galassie finiranno per arrestare la loro fuga e per invertire il loro movimento , dando inizio ad una contrazione dell'universo. La temperatura tornerebbe ad aumentare , le stelle si riaccenderebbero e si farebbero più calde , gli elementi più pesanti si disintegrerebbero e anche l'idrogeno e l'elio si dissolverebbero in energia e tutto precipiterebbe ,con velocità crescente , nello stato primordiale . Sarebbe la fine o potrebbe innescarsi un nuovo Big-Bang .Risulta difficile pensare che un giorno potrà accadere tutto questo,anzi a noi risulta difficile già pensare che un giorno dovremmo lasciare il nostro corpo , ma in effetti il nostro corpo continuerà a vivere anche dopo la nostra morte , poiché le cellule del nostro corpo sono formate da atomi simili a quelli che esistono fin da quando fu originato l'universo , i quali vengono riciclati continuamente per cui ciò che oggi forma il nostro corpo era un albero , un animale , una roccia o perché no,un'altra persona. Ma cosa sono questi atomi? La più piccola porzione di materia che può definire un elemento chimico, di cui possiede le proprietà. L'aggregato di un numero grandissimo di atomi viene definito materia.Ciascun atomo è costituito da entità ancora più piccole ; che possiedono , per così dire , "intrinsecamente" la proprietà che abbiamo chiamata carica elettrica.Si scoprì che l'atomo è costituito principalmente da uno spazio vuoto, al centro del quale si trova un nucleo di dimensioni pari a circa un decimillesimo del diametro dell'intero atomo. In seguito a esperimenti di diffusione di particelle alfa su lamine sottilissime d' oro, Rutherford concluse che la massa dell'atomo è concentrata in massima parte nel nucleo, attorno al quale gli elettroni ruotano percorrendo orbite predefinite. La carica positiva del nucleo viene bilanciata dalla carica negativa portata dagli elettroni, di modo che l'atomo, in condizioni normali, risulti elettricamente neutro.Il modello atomico di Rutherford, tuttavia, presentava alcuni inconvenienti: a causa del loro moto intorno al nucleo, dotato di accelerazione non nulla, gli elettroni avrebbero dovuto irraggiare con continuità, perdendo progressivamente energia, fino a collassare sul nucleo. Questo avrebbe reso impossibile l'esistenza di atomi stabili, in evidente disaccordo con le osservazioni sperimentali. Per eliminare le discrepanze tra l'atomo di Rutherford e i dati sperimentali, nel 1913 il fisico danese Niels Bohr propose un nuovo modello atomico. Secondo Bohr, gli elettroni percorrono orbite stazionarie intorno al nucleo, senza subire variazioni di energia: a ciascuna orbita corrisponde un determinato valore dell'energia dell'elettrone (livello energetico) e si ha emissione di radiazione solo quando l'elettrone effettua una transizione elettronica fra livelli energetici diversi. In particolare un atomo emette radiazione elettromagnetica se un elettrone si sposta da un livello energetico superiore a uno inferiore, e assorbe radiazione nel caso contrario. La disposizione degli elettroni nei livelli energetici è detta configurazione elettronica dell'atomo. Il numero totale degli elettroni è uguale al numero atomico dell'atomo: l'idrogeno, ad esempio, ha un unico elettrone, l'elio ne ha due e così via.Il fisico britannico James Chadwick scoprì il neutrone, una particella nucleare avente massa quasi identica a quella del protone, ma priva di carica elettrica. Oggi si sa che tutti i nuclei sono costituiti esclusivamente da protoni e neutroni; inoltre, in ogni atomo il numero di protoni è uguale al numero di elettroni, e quindi al numero atomico. In tal modo l'atomo, possedendo un ugual numero di cariche positive e negative, risulta elettricamente neutro. La meccanica quantistica aveva teoricamente previsto , per ogni particella elementare, anche l’esistenza di un’antiparticella; sperimentalmente nel 1932 è stato scoperto l’antielettrone ( elettrone positivo o positrone) e soltanto nel 1956 l’antiprotone( cioè il protone con carica negativa). In pratica l’antiparticella consiste in una particella elementare avente massa uguale , ma altre caratteristiche proprie (per esempio la carica) opposte a quelle di particelle più comuni.Nel nostro mondo fisico le particelle sono di gran lunga più numerose delle antiparticelle, e ci comporta che la vita media di queste ultime sia brevissima; infatti quando particella e antiparticella si incontrano, avviene il fenomeno dell’annichilazione, cioè entrambe scompaiono e l’energia corrispondente alla loro massa si manifesta sotto altra forma (per esempio con formazione di due fotoni nel caso dell’incontro elettronepositrone).