Organismi finanziari internazionali

annuncio pubblicitario
Corso di Geografia Economica – Risorse didattiche – Prof. Sergio Di Salvo
Organismi finanziari internazionali
Il risultato del congresso di Bretton Woods fu la creazione di tre istituzioni - il Fondo Monetario
Internazionale (FMI), la Banca mondiale (BM) e l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO),
che dovevano costituire le colonne del nuovo ordine economico.
Il FMI (fondo monetario internazionale) e la Banca mondiale furono fondati subito dopo il
congresso, mentre la creazione del WTO ha avuto delle difficoltà a causa dell’opposizione degli
Stati Uniti, che rifiutarono l'accordo raggiunto all’ Avana (la Carta dell'Avana).
Al posto del WTO i paesi stabilirono un accordo generale sulle tariffe e sul commercio (GATT), non
un'organizzazione internazionale, ma semplicemente un insieme di regole sul commercio
internazionale fino al 1995, quando infine il WTO fu fondato a Ginevra.
Il FMI era responsabile della stabilità dei tassi di cambio e delle operazioni finanziarie, della
sorveglianza sulle politiche economiche, del finanziamento a breve termine dei paesi con un
deficit di bilancia dei pagamenti. Avrebbe contribuito al libero scambio incentivando l'eliminazione
di restrizioni monetarie al commercio (per esempio svalutazioni competitive).
La BANCA MONDIALE aveva un ruolo più di lungo periodo. Inizialmente, l'obiettivo era la
ricostruzione dei paesi che erano stati devastati dalla guerra. Più tardi, il compito principale si
trasformò nel sostegno dello sviluppo economico dei paesi meno avanzati tramite prestiti a lungo
termine.
Queste finalità di cooperazione per lo sviluppo che presuppongono azioni solidali tra Stati
la BM ed il FMI contrappongono una struttura che non risponde a criteri di equità nella
rappresentanza politica dei Paesi membri. Nati prima del processo di decolonizzazione, il
potere decisionale fu assunto dai Paesi sviluppati ed a questi è rimasto anche dopo che i
Paesi ex colonie si sono resi indipendenti e vi hanno aderito diventando la maggioranza.
Soprattutto nel FMI perché il peso decisionale di ogni Paese è proporzionale alla quota
contributiva, a sua volta in relazione al ruolo che il Paese stesso svolge nell’economia
internazionale. (USA, Japan, France, GB) detengono quasi il 40% del potere decisionale del
FMI.
La concessione del prestito è vincolata all’accettazione di un programma di aggiustamento
che il Paese deve impegnarsi a rispettare, e l’effettiva erogazione delle rate è subordinata
all’adempimento degli obblighi stabiliti. Gli interventi sono liberisti e si traducono nella
1
Corso di Geografia Economica – Risorse didattiche – Prof. Sergio Di Salvo
riduzione delle tariffe doganali, privatizzazione di imprese statali e nella riduzione della
spesa pubblica.
Ciò equivale ad un forte condizionamento delle politiche economiche nazionali e sacrifici
imposti alla popolazione in nome a dei principi che vengono applicati senza tenere conto
delle specifiche realtà locali.
Anche la BM continua a sostenere programmi di sviluppo ad elevato impatto ambientale.
In Indonesia tali accordi hanno comportato la liberalizzazione del settore della palma da
olio e con essa l’aumento delle piantagioni con conseguente distruzione delle foreste
tropicali e delle basi di sussistenza dei popoli indigeni.
PERCORSO STORICO
Fino agli anni ’80 i PVS hanno dovuto pagare, sui prestiti contratti con banche private ed
istituzioni pubbliche dei Paesi industrializzati, tassi reali di interesse mediamente superiori del
400% rispetto a quelli praticati nei vari Paesi industriali in base ad un meccanismo che li rende
inversamente proporzionali al valore delle loro esportazioni calcolato in dollari. La loro situazione
debitoria è stata poi ulteriormente aggravata dal generalizzato rialzo dei tassi di interesse
avvenuto nel corso degli anni ’80.
Il debito estero dei PVS, cui si è aggiunto quello dei paesi dell’Europa orientale, è così
rapidamente cresciuto concentrandosi per il 60% in 20 paesi con alla testa Brasile, Messico,
Argentina, India, Egitto ed Africa subsahariana.
Dal ’83 I Paesi indebitati hanno dovuto destinare al pagamento del servizio del debito
(interessi ed ammortamenti) più di quanto hanno ricevuto sotto forma di nuovi prestiti e
rifinanziamenti [inversione dei trasferimenti netti].
Quando le banche commerciali private e le istituzioni pubbliche dei Paesi industriali hanno
cominciato a ridurre drasticamente i crediti ai Paesi indebitati questi si sono rivolti al FMI ed alla
BM. Tali prestiti non furono destinati a finanziare piani di sviluppo ma a pagare il servizio del
debito alle banche commerciali private ed alle istituzioni pubbliche dei Paesi industriali.
Nel 1985 i Paesi indebitati hanno dovuto pagare anche il servizio del debito sui prestiti
contratti al FMI e si è, anche questa volta, arrivati ad una inversione dei trasferimenti netti.
Per reperire i fondi necessari al pagamento del debito e per ottenere nuovi prestiti i Paesi
indebitati hanno dovuto varare, secondo le indicazioni del FMI, una serie di misure di
aggiustamento strutturale delle proprie economie.
2
Corso di Geografia Economica – Risorse didattiche – Prof. Sergio Di Salvo
La prima è stata il taglio della spesa pubblica (sanità, istruzione, ecc.). Sono stati ridotti o
eliminati gli interventi statali destinati a calmierare i prezzi sul mercato interno ed a indicizzare i
salari. I prezzi sono aumentati ed i salari hanno perso il loro potere di acquisto.
La seconda misura è stata la liberalizzazione del sistema bancario (privatizzazione banche
statali ed apertura al mercato finanziario interno alle banche straniere). Le banche hanno ridotto o
eliminato i crediti agevolati alle piccole e medie imprese ed aumentato i tassi di interesse
allineandoli a quelli dei mercati internazionali.
La terza è stata la privatizzazione delle aziende pubbliche (compagnie aeree,
telecomunicazioni, ecc.) .
Questi
programmi
di
“aggiustamento
strutturale”
delle
economie dei Paesi indebitati hanno
provocato
in
molti
casi
un
peggioramento delle condizioni di vita
della maggioranza della popolazione
determinando
la
crescita
della
disoccupazione, il calo del PIL pro capite,
l’aumento dei prezzi al consumo dei
prodotti alimentari e dei generi di prima necessità, il peggioramento delle condizioni sanitarie,
l’abbandono delle campagne (riduzione stanziamenti all’agricoltura e crediti alle imprese) con
conseguente rallentamento della produzione alimentare ed accelerazione dell’inurbamento
(problemi sociali). Minoranze che hanno tratto profitto hanno esportato i loro capitali (fuga dei
capitali) sottraendo ulteriori risorse alle economie dei Paesi indebitati.
3
Scarica