La nuova Governance Economico-Finanziaria Europea Patto per l’euro (Euro Plus Pact) Il Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2011 ha approvato un pacchetto di norme e direttive (confermate nella seduta di giugno) che dovranno essere ratificate dal Parlamento Europeo, tese a ridisegnare i rapporti tra i Paesi dell’eurozona in materia di stabilità economica, ma che oggettivamente sottraggono sovranità ai singoli governi (Six Pack). Le principali aree individuate sono: 1) mercato del lavoro – promuovere la flessisicurezza; 2)competitività, ossia coerenza tra dinamica salariale e produttività: riesaminare gli accordi salariali e il grado di accentramento del processo negoziale e i meccanismi di indicizzazione; assicurare che gli accordi salariali del comparto pubblico corrispondano allo sforzo di competitività del settore privato; 3) controllo dei costi del settore pubblico, ossia sostenibilità di pensioni, assistenza sanitaria e prestazioni sociali; 4) tutela della libera concorrenza ossia privatizzazioni e liberalizzazioni; 5) coordinamento fiscale con particolare riguardo alle società; 6) aggancio delle pensioni di anzianità all’aspettativa di vita; 7) inserimento in costituzione o legge-quadro dell’obbligo del pareggio di bilancio (sulla falsariga della normativa tedesca); 8) aumento delle sanzioni in caso di sforamento dei conti e automatismi per le penalità (Reverse Mechanism). Sorveglianza del quadro macroeconomico - Attualmente, la regola vigente stabilisce che i Paesi che non abbiano raggiunto l’obiettivo (60% e 3%) debbano programmare un miglioramento del disavanzo pari allo 0,5 del PIL l’anno. Le nuove proposte prevedono in aggiunta vincoli sulla crescita della spesa che non deve superare il tasso di crescita di medio periodo dell’economia. Inoltre, ai paesi che oltrepassano il limite del debito in termini di PIL verrebbe imposto di ridurlo ogni anno di un 20% con l’obiettivo di ricondurre il deficit sotto il 3% entro il 2012. Di fronte all’esplosione della crisi, nel 2010 fu costituito, in concorso con FMI, l’EFSM (European Financial Stabilisation Mechanism) operante fino al 2013, per soccorrere gli Stati in difficoltà. Dal 2013 l’EFSM sarebbe sostituito dall’ESM (European Stability Mechanism), che concederebbe prestiti ai Paesi in difficoltà solo a condizione che i richiedenti dimostrino di applicare le misure richieste per l’aggiustamento dei conti e le politiche economiche dettate dalla UEM. Dell’ESM fanno parte anche FMI e capitali privati. I CAPI DI STATO O DI GOVERNO ESERCITERANNO IL CONTROLLO POLITICO SUI PROGRESSI VERSO LA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI. Il MES avrà un capitale di 700 miliardi di euro e disporrà anche di una combinazione di capitale richiamabile impegnato e di garanzie degli Stati membri di un importo totale di 620 miliardi. Gli Stati membri, ratificando il trattato istitutivo MES, si impegnano giuridicamente a fornire un contributo al capitale sottoscritto totale. L’Italia partecipa alla capitalizzazione del MES con una quota del 17,914 del totale. Abbiamo sintetizzato e estrapolato i punti dell’accordo raggiunto in sede di Consiglio Europeo che ci sembravano più interessanti e inerenti alla discussione in corso sulla crisi. Sembra evidente che la UEM stia invadendo pesantemente il campo delle sovranità nazionali, con l’avallo, però, dei governi, i quali, in grande difficoltà sul Debito, “obtorto collo” devono accettare i diktat della Germania e della BCE, passando per FMI. Di certo quel che emerge chiaramente è che i margini di manovra interni sono molto limitati e allora sorge spontanea una domanda: perché dovremmo lottare contro le manovre? Forse sarebbe il caso di non continuare a farsi prendere per i fondelli e a andare al cuore del problema: DIRE NO ALL’EURO E ALL’IPERLIBERISMO. COBAS PROVINCIA DI ROMA