Il Sistema Immunitario Patogeno è qualsiasi organismo dotato del potenziale di provocare una malattia. Divisi in 4 categorie: batteri, funghi, virus, parassiti Patogeno opportunista: colonizza l’organismo senza provocare una malattia. Può divenire patogeno se le difese sono indebolite. Batteri SARS virus Parassiti nei globuli rossi Fungi L’organismo reagisce all’invasione di un patogeno con due tipi di risposta: -Risposta immunitaria innata -Risposta immunitaria acquisita >umorale (cellule B , anticorpi) >cellulo-mediata (cellule Tc e Th) Il Sistema immunitario deve essere in grado di disitinguere il self dal non-self (tolleranza verso il self) IMMUNITA’ innata acquisita • aspecifica • riconosce strutture comuni • sempre operativa • sempre uguale • specifica • previene l’infezione • richiede l’infezione • riconosce strutture specifiche • consegue al contatto • potenziata da contatti ripetuti IMMUNITA’ INNATA • Comprende 4 tipi di barriere: – Anatomica • Cute • Superficie delle mucose – Fisiologica • Temperatura • pH • Fattori solubili – Endocitica/fagocitica • fagocitosi – Infiammatoria • Complesso Risposta infiammatoria Cute: -barriera meccanica ritarda l’ingresso dei microbi - l’ambiente acido(pH 3-5) ne ritarda la crescita Mucose: - la flora normale compete con i microbi per i siti di attacco e i nutrienti -il muco intrappola i microrganismi interi - Le ciglia spingono i microrgansimi fuori dal corpo Temperatura: -la normale t inibisce la crescita di alcuni patogeni -la febbre inibisce la crescita di alcuni patogeni pH: - l’acidità gastrica uccide la maggior parte dei patogeni ingeriti Mediatori chimici: -lisozima scinde la parete batterica -interferone induce uno stato antivirale nelle cellule infettate - Il sistema del complemento lisa i mocrorganismi e facilita la fagocitosi • • • • • 1-2 adesione del batterio a lunghe evaginazioni della membrana (pseudopodi) 3- ingestione del batterio con formazione del fagosoma che si muove verso il lisosoma 4- fusione del fagosoma e lisosoma con rilascio di enzimi lisosomiali nel fagosoma 5- digestione del materila ingerito 6- rilascio di prodotti di digestione della cellula Fagocitosi INFIAMMAZIONE Il danno tissutale provoca il rilascio di vari fattori vasoattivi e chemiotattici. Questi fattori inducono aumento del flusso sanguigno nell’area, aumento della permeabilità capillare e afflusso dei globuli bianchi, tra cui fagociti e linfociti. Le proteine seriche contenute nell’essudato hanno proprietà antibatteriche e i fagociti incominciano a fagocitare i batteri Tra i principali mediatori chimici ci sono: proteine della fase acuta istamina chinine Il Sistema immunitario: meccanismi di base Componenti del sistema immunitario: organi linfatici e leucociti. Organi linfatici: i leucociti si sviluppano fino alla maturità negli organi linfatici PRIMARI (il midollo osseo e nel caso dei linfociti T, il timo). Gli organi linfatici periferici mostrano un’architettura reticolare che intrappola materiale estraneo presente nel sangue (milza), nella linfa (linfonodi), nell’aria (tonsille e adenoidi) e in cibo e acqua (appendice vermiforme e placche di Peyer nell’intestino). Leucociti: si dividono in neutrofili, monociti e macrofagi (dai monociti), cellule fagocitarie che “inglobano e distruggono” agenti estranei e detriti; gli eosinofili ed i basofili proteggono invece dai grandi parassiti e sono coinvolti nelle reazioni allergiche. Linfociti: si dividono in B (cellule B) e T (cellule T), specifici rispetto agli agenti esterni. I linfociti non B e non T sono “natural killer (NK)” antivirali. Organi del Sistema immunitario Tonsille e adenoidi Linfonodi Vasi linfatici Timo Linfonodi Milza Placche di Peyer Appendicite Linfo nodi Midollo osseo Vasi linfatici CELLULE Cellule della linea linfatica • Linfociti sono il 20-40% dei globuli bianchi e 99% delle cellule presenti nella linfa • Nel corpo umano ci sono circa 1011 linfociti • Circolano nel sangue e nella linfa e possono migrare nei diversi tessuti e organI linfatici • Si dividono in – Linfociti B – Linfociti T – Linfociti null (cellule natural Killer) Linfociti B • Maturano nel midollo osseo • Esprimono sulla superficie un recettore (Ab) specifico per un antigene (Ab=antibody anticorpo) • Dopo l’incontro con l’Ag maturano e si differenziano in Linfociti B della memoria e linfociti effettori (plasmacellule) • Linfociti B della memoria esprimono lo stesso Ab delle cellule progenitrici • Una plasmacellula sercerne più di 2.000 Ab al secondo • Le plasmacellule muoiono in 1-2 settimane Cellule T • Nascono nel midollo osseo e maturano nel timo • Durante la maturazione esprimono sulla membrana uno specifico recettore per l’Ag: recettore del linfocita T (T cell receptor TCR) • TCR riconosce Ag solo se è legato a proteine MHC, glicoproteine polimorfiche, presentate da altre cellule • Ci sono 2 sottopopolazioni di linfociti T: – T helper (TH) – Th1 e Th2 – T citotossiche (Tc) o killer VH VH Vβ β CH1 CH1 VL VL CL CL CH2 CH2 Igα/Ιgβ CH3 CH3 Vα α γ ε ε δ Cβ β Cα α ζ ζ Igα/Ιgβ fyn lck Zap 70 Blk, Fyn or Lyn RECETTORE CELLULE B RECETTORE CELLULE T • Antigeni sono sostanze in grado di indurre una risposta immunitaria • Ci sono differenze fondamentali nel modo in cui i linfociti B e T riconoscno l’Ag • Immunogenicità e antigenicità sono due propietà immunologiche correlate, ma distinte • Un antigene è un immunogeno e l’antigenicità è la sua capacità di reagire in maniera specifica con i prodotti finali delle risposte immuni • "TUTTI GLI IMMUNOGENI SONO ANTIGENI, MA NON TUTTI GLI ANTIGENI SONO IMMUNOGENI". APTENE: molecola solitamente di piccole dimensioni che hanno la proprietà di essere antigeniche, ma che di per sé non è in grado di evocare una risposta immunitaria (sono prive di immunogenicità). Può diventare anche immunogenica se si lega a una molecola carrier.Può reagire con i prodotti di una risposta immune specifica. EPITOPO O DETERMINANTE ANTIGENICO: PARTE DI UN ANTIGENE CHE ENTRA IN CONTATTO CON IL SITO DI LEGAME DI UN ANTICORPO O COL RECETTORE PER L’Ag DELLE CELLULE T o B. (GLI EPITOPI SONO PRATICAMENTE LE PORZIONI PIÙ IMPORTANTI DELL’ANTIGENE, CAPACI DI EVOCARE LA RISPOSTA IMMUNITARIA). Quando i farmaci diventano immunogeni • I farmaci sono piccole molecole incapaci di scatenare la risposta immunitaria se non sono associate a una molecola più grande • La penicillina in alcuni individui può reagire con alcune proteine dell’organismo per formare un derivato penicilloil-proteina (aptene-vettore), in cui il derivato penicillinico, il gruppo penicilloil, ha la funzione di epitopo aptenico • Questo epitopo è riconosciuto dal sistema immunitario che produce Ab (IgE) contro di esso. Le IgE vengono trasportate in tutto l’organismo dove vengono riconosciute dai recettori per le IgE posti sui basofili (mast-cellule) e rimanere per molto tempo. Se a una persona che ha anticorpi IgE contro la penicillina viene somministrata penicillina, andrà incotro a reazione allergica • 1-5% della popolazione ha questo problema SISTEMA IMMUNITARIO ACQUISITO Sistema immunitario specifico Origine Linfociti: 1.Linfociti T 2.Linfociti B • • La selezione clonale dei linfociti B e linfociti T è alla base della risposta innata Sia i linfociti B che T esprimono recettori dotati di una singola specificità – Linfociti B esprimono immunogobuline (Anticorpi, Ab) – Linfociti T esprimono recettori VH VL VH CH1 CH1 CL CH2 Igα/Ιgβ CH3 Vβ β Vα α VL ζζ CL γε CH2 CH3Igα/Ιgβ Cβ βC α fyn εδ lck Zap 70 Blk, Fyn or Lyn • Ciascun linfocita da origine a un unico tipo di molecola • Ciascun linfocita, stimolato dal patogeno da origine a una popolazione di cellule che esprimono tutte immunoglobuline o recettori delle cellule T identici (SELEZIONE CLONALE) Esempio: SELEZIONE CLONALE nei linfociti B Ogni linfocita B esprime sulla membrana 150.000 Anticorpi (recettori) identici per lo stesso Ag Antibody Molecule Structure Ag binding region VH N terminal end VL CH1 tC ha in disulfide bonds Heavy Chain CHO CH2 h CH3 Li gh C terminal end Ag CL = globular domains Y • • • • • • • • • • • 2 catene leggere identiche (L, light, 220 aminoacidi) 2 catene pesanti identiche (H, heavy, 440 aminoacidi) A forma di Y rovesciata Ponti S-S fra le catene 2 siti di legame per Ag (bivalenti) Zona di riconoscimento per Ag o Fab (Fragment Antigen Binding) con sequenza di aminoacidi relativamente variabile Zona costante o Fc (Fragment cristallizzabile) con sequenza di aminoacidi relativamente costante REGIONI IPER VARIABILI La variabilità della sequenza di aminoacidi è confinata in 3 regioni ipervariabili (5-7 aminoacidi per L, 6-17 aminoacidi per H) Il sito antigenico è composto dalle regioni ipervariabili della catena L e dalle regione ipervariabili della catena H Alta costante di affinità Ig-Ag (104-1011 l/mole) Papain Cleavage Papain Cleavage 2 Fab Fc Pepsin Cleavage Pepsin Cleavage F(ab’)2 Enzymatic degradation of Fc fragment. Funzione effettrice Legame a C4b C fissazione (legame a C1q ) Si lega a FcR (Mac, Mono) Si lega a FcR (neutrofili; NK cells) Classi di anticorpi Esistono 2 tipi di catene leggere – K (uomo 60%) − λ (uomo 40%) Esistono 5 classi di catene pesanti: µ, γ, α, δ, ε Ognuna di queste diverse catene pesanti è chiamata ISOTIPO Ogni Ab è formato da 2 catene pesanti e 2 catene leggere identiche H2L2, oppure è un multimero di questa struttura base a 4 catene (H2L2)n 5 Classi di anticorpi nell’uomo • Classe catena pesante sottoclassi catena leggera formula molecolare ΙgG γ γ1γ2γ3γ4 Κ, λ γ2Κ2, γ2 λ2 IgM µ nessuna Κ, λ (µ2Κ2)n (µ2λ2)n n=1 o 5 IgA α α1, α2 Κ, λ (α2Κ2)n (α2λ2)n n=1,2,3,4 IgE ε nessuna Κ, λ (ε2Κ2) (ε2λ2) IgD δ nessuna Κ, λ (δ2Κ2) (δ2λ2) Immunoglobuline: struttura IgG, IgD, IgE, and IgA IgA IgM Funzione degli anticorpi • • • • IgG: Coinvolte nella risposta umorale 70% delle Ig sieriche Azioni: – – – – • • • • • Opsonizzazione Neutralizzazione di microbi e tossine Attivazione del complemento per via classica Attraversare la placenta IgM: Primi a comparire nel sangue in risposta ad antigeni Potere agglutinante a causa dei molteplici siti disponibili Attivatori del Complemento Non attraversano la placenta • • • • IgA: Ig dimeriche Sintetizzate da linfociti B dei tessuti linfoidi associati alle mucose Presenti nelle secrezioni, latte, saliva, lacrime, etc. – Impediscono l’aderenza di microrganismi. – Scarsa attività opsonizzante – Attivazione del complemento per via alternativa • IgE: • Reazioni di ipersensibilità di Tipo I (asma, febbre da fieno) provocando il rilascio di citochine e mediatori infiammatori. • Attivi nelle infezioni da parassiti favorendo l’attività citotossica degli eosinofili. • IgD: • Ig di membrana espresse sulla superficie dei linfociti. • Ruolo non chiarito, ma sono importanti drante la differenziazione dei linfociti B. Ruolo delle IgE nella secrezione di istamina Recettore Fc per IgE mastocita IgE Ag Vescicole di istamina Istamina Vasodilatazione, reazioni allergiche Rilascio di istamina Caratteristiche delle risposte immunitarie • Versatilità: numero di potenziali Ag>108: Molecole fisiologiche Virus Cellule Molecole non fisiologiche (intolleranze • • a materiali sintetici) Memoria: La prima esposizione a Ag provoca la produzione di Ab che rendono la seconda esposizione a Ag meno dannosa della prima Umorali: Produzione di Ab solubili che circolano nel sangue Formazione del complesso Ab-Ag Precipita con la sostanza estranea • (complemento) o marcatura per la distruzione (macrofagi) Cellulari: Produzione di cellule (linfociti T) dagli organi linfoidi 1012 linfociti nell’organismo Teoria della selezione clonale • • Il sistema immunitario è composto da milioni di cloni provenienti da un progenitore comune Ogni linfocita: E’ destinato a reagire con un Ag specifico prima dell’esposizione a Ag > “Pronto per l’uso”, e non “fatto su misura” Possiede recettori (Ig) sulla superficie che riconoscono un solo Ag • Prolifera e matura solo dopo il riconoscimento 3 stadi di sviluppo delle cellule: Cellule vergini (o naïve) Cellule memoria che vivono a lungo (mesi/anni) Cellule attivate che producono Ab e vivono pochi giorni Come distinguere il self dal non-self? • • • L’organismo eredita tutti i geni dei recettori non-self, ma non i geni dei recettori del self: NO! Il sistema immunitario risponde alla presenza dei vari Ag, imparando a non rispondere al self: NO! La tolleranza verso il self non è congenita ma acquisita durante la vita fetale Clonal deletion: eliminazione dei linfociti diretti contro il self Clonal anergy: i linfociti diretti contro il self sono inattivati ma vivi (la riattivazione conduce alle malattie autoimmuni, ad es lupus eritematoso) Immunoglobuline • 4 catene polipeptidiche 2 catene leggere identiche (L, light, 220 • • aa) 2 catene pesanti identiche (H, heavy, 440 aa) A forma di Y Ponti S-S fra le catene 2 siti di legame per Ag 3 zone: Zona cerniera (hinge region) Zona costante o Fc (Fragment Cristallizzabile) con sequenza di aminoacidi relativamente costante Zona di riconoscimento per Ag o Fab (Fragment Antigen Binding) con sequenza di aminoacidi relativamente variabile Struttura primaria CH3 Catena pesante H Parte costante • • • Catene H e L: segmenti ripetuti di 110 aminoacidi con notevole analogia Dominii variabili (V) e costanti (C) Catena L=VL + CL Catena H=VH + CH1 + CH2 + CH3 CH2 -S-S-S-S- Catena leggera L -S-S- -S-S- CL CH1 Sito di legame con Ag VH Gerald M. Edelman Rockefeller University New York, NY, USA Rodney R. Porter University of Oxford Oxford, United Kingdom Premio Nobel 1972 VL Parte variabile • Isoforme della parte costante di Ig • 5 isoforme H, determinano la classe IgM, isoforma µ IgG, isoforma γ IgA, isoforma α IgD, isoforma δ • IgE, isoforma ε 2 isoforme L, presenti in tutte le classi di Ig κeλ Paradosso • • • Esistono 108 Ab differenti (un Ab per ogni Ag), ma il genoma umano contiene 20 000 geni al massimo: Come produrre più Ab di quanti sono i geni nel genoma? Ipotesi degli anni ‘70 (non si conoscevano i domini delle proteine): Un sito antigenico è determinato da 1 catena H e 1 catena L Se ci fossero 1000 geni per L e 1000 geni per H, ci potrebbero essere 1000x1000=106 differenti siti antigenici Problema: Il meccanismo dovrebbe essere così sofisticato che una parte dei geni che codificano le catene L e H (sempre quella!) rimane sempre costante, mentre il resto può mutare selvaggiamente: Bello ma FANTASCIENTIFICO !!! Oggi: Ricombinazione degli esoni Generazione di una grande variabilità di proteine differenti congiungendo segmenti separati di geni prima della trascrizione a RNA Avviene nelle cellule B prima dell’esposizione a qualunque Ag Codificazione di κL • • • • • 1 sequenza leader (1 copia per gene) → 20 aa per trasportare Ig fuori dalla cellula (non mostrata) 1 segmento V (150 copie) → 95 aa (regione variabile) 1 segmento J (5 copie) → 13 aa (regione variabile) 1 segmento C (1 copia) → 110 aa (regione costante) Calcolo combinatoriale: 150 V x 5 J = 750 diverse catene κL Giunzione V-J non ben definita, n. possibilità x 10 Totale: 7500 combinazioni diverse per le catene κL Codificazione delle catene H • • • • • Segmenti V: 80 copie Segmenti D: 50 copie Segmenti J: 6 copie Segmento C: 1 copia Calcolo combinatoriale: 80 V x 50 D x 6 J = 24 000 diverse catene H Giunzione V-J non ben definita, inserzioni random nelle giunzioni V/D e D/J Totale: 2.4 milioni di combinazioni Calcolo combinatoriale per l’intero sito antigenico (catena L + catena H) • • • Il sito antigenico è composto da 1 catena H e 1 L Totale delle combinazioni possibili per il sito: 7500 x 2.4 milioni = 18x109 Questa enorme variabilità è generata da non più di 300 segmenti di DNA differenti Susumu Tonegawa, Japan Massachusetts Institute of Technology (MIT) Cambridge, MA, USA Premio Nobel 1987 Fusione di cellule somatiche e produzione di anticorpi monoclonali di topo Cellule eucariote possono sopravvivere al trattamento con aminopterina (inibitore della DHFR) utilizzando la via di salvataggio per la sintesi del DNA, purché non siano mutate nei geni che codificano gli enzimi Tk (Timidino-chinasi) o HGPRT (Ipoxantina-Guanina Fosforibosil-Trasferasi) amminoacidi + zuccheri via classica DHFR dihydrofolate reductase aminopterina nucleotidi DNA Tk Timidino-chinasi basi azotate via di salvataggio HGPRT Ipoxantina-Guanina Fosforibosil-Trasferasi G. Kohler e C. Milstein: Continuous cultures of fused cells secreting antibodies of predefined specificity Nature 256: 495-497 (1975) Partner della fusione: • Cellule di mieloma di topo HGPRT- che proliferano ma non producono anticorpi • Splenociti di topo iperimmune nei confronti di eritrociti di pecora. Gli splenociti sono HGPRT+ e possono produrre anticorpi ma non proliferano. Fotografia originale dei primi ibridomi 4 1 coltura di cellule di mieloma HGPRT- 1 sospensione di splenociti (108 cellule) in terreno senza siero centrifugazione Immunizzazione 3 2 splenectomia 3 verifica della risposta immunitaria specifica 2 unione delle due sospensioni di cellule risospensione in terreno senza siero (2 x 107 cellule) 4 centrifugazione risospensione in terreno HAT sospensione mielomasplenociti centrifugazione trattamento con PEG del pellet per indurre la fusione diluizione graduale del PEG in terreno senza siero PIASTRAMENTO La selezione viene effettuata in terreni di coltura selettivi contenenti ipoxantina, aminopterina e timidina (HAT). L’aminopterina è un analogo dell’acido folico, che blocca la sintesi delle purine e pirimidine endogene; quindi le cellule per mltiplicarsi devono servirsi della via alternativa di biosintesi fornita dall’enzima HGPRT, che permette di utilizzare l’ipoxantina e la timidina esogene presenti nel terreno HAT. Lecellule prive di questo enzima muoiono in terreno HAT. I linfociti B e gli ibridomi cellula B-cellula B, possiedono l’enzima HPRT e sarebbero quindi capaci di moltiplicarsi in terreno HAT, ma non essendo immortali non sono capaci di sopravvivere a lungo in coltura e muoiono dopo poco tempo. Gli ibridomi mielomamieloma mancano dell’enzima HPRT e di conseguenza non riescono a sopravvivere. Solo l’ibridoma cellula B-cellula mielomatosa, che ha l’enzima HPRT fornitogli dalle cellule spleniche, può utilizzare l’ipoxantina e timidina esogene e quindi sopravvivere emoltiplicarsi nel terreno di selezione. Selezione di ibridi somatici. Cellule Tk- e cellule HGPRT- non possono crescere in un terreno nel quale sia presente l’Aminopterina: la via classica è bloccata dalla Aminopterina, la via di salvataggio è inattiva se manca anche solo uno dei due enzimi. amminoacidi + zuccheri via classica DHFR aminopterina nucleotidi Tkbasi azotate via di salvataggio HGPRT- DNA Piastramento delle cellule in diluizione limite (almeno 1000 subcolture) in piastre “Microtiter” in terreno selettivo HAT 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 A B C D E F G H A Trasferimento di un’aliquota di surnatante da ciascuna subcoltura nella piastra-saggio, rispettando le posizioni B C D E F G H Dosaggio immuno-enzimatico 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 A B Pozzetto rivestito con l’antigene C D E F surnatante dalle subcolture G H L’anticorpo che non riconosce l’antigene non si lega L’anticorpo specifico per l’antigene si lega Aggiunta di un anticorpo anti-Ig di topo coniugato con l’enzima perossidasi (HRP) OPD + H2O2 (incolore) Reazione positiva (colore) HRP HRP pozzetto con anticorpo specifico Reazione negativa pozzetto senza anticorpo specifico 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Nella piastra-saggio, alcuni pozzetti danno reazione positiva nei confronti dell’antigene. Le relative subcolture vengono recuperate dalla piastra madre, riclonate, ricontrollate e coltivate in fermentatori. A B C D E F G H 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 A B C D E F G H 12 A B C D E F G H 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 A B C D E F G H 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 A B C D E F G H 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 A B C D E F G H A B C D E F G H Applicazioni degli anticorpi monoclonali • Dosaggi immunologici per uso diagnostico e di ricerca • Purificazione di antigeni mediante immunoaffinità • Analisi e purificazione di sottopopolazioni cellulari • Identificazione di antigeni differenziativi • Anticorpi neutralizzanti infezioni virali e indagini sulla struttura/funzione di proteine • Analisi del proteoma VANTAGGI E LIMITI DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI MURINI • Gli anticorpi sono specifici per un epitopo della molecola riconosciuta. • Possibilità di produrre anticorpi nei confronti di antigeni ancora ignoti o di miscele di antigeni. • Possibilità di mantenere i cloni congelati per lunghi periodi di tempo. • Possibilità di effettuare studi sugli mRNA dei singoli cloni e clonare le sequenze che determinano la specificità in sistemi procariotici o eucariotici. • Limitate applicazioni in immunoterapia: risposte immunitarie contro le Ig di topo da parte dei pazienti. Solo in tempi relativamente recenti (Karpas, P.N.A.S. 2001) è stata isolata una linea di mieloma umano capace di fondersi con buona efficienza con linfociti B umani, generando anticorpi monoclonali umani mieloma umano linfociti B umani HGPRT+ S HGPRT- Fusione e selezione in HAT per favorire solo la crescita degli ibridi e la produzione di anticorpi umani Tecniche immunoenzimatiche La specificità delle reazioni antigene-anticorpo e la sensibilità di “marcatori” (isotopi, sostanze fluorescenti, radicali liberi, enzimi) possono essere combinate insieme per compiere un “dosaggio immunologico”, ossia quantificare con precisione una sostanza antigenica. La tecnica più usata è il dosaggio radioimmunologico (RIA), in cui il tracciante è costituito da un isotopo. Vantaggi: - elevata sensibilità, della facilità con cui si ottengono le marcature isotopiche - invariabilità delle cinetiche di reazione a seguito della marcatura stessa. Svantaggi: - alti costi dei reattivi e delle apparecchiature, - deperibilità, pericolosità e difficoltà di smaltimento dei composti radioattivi, Quando il tracciante è costituito da un enzima, si parla di dosaggi immunoenzimatici (EIA). In questo caso non viene misurato direttamente il marcatore, ma la sua attività nei confronti di un suo substrato specifico (ovvero la quantità di prodotto formato). È da tener presente che l’attività enzimatica, come pure l’affinità fra Ab e Ag, può variare a seguito della coniugazione fra enzima e anticorpo (o antigene). Vantaggi: - minor costo, - assenza di rischi derivati dall’esposizione a - maggior praticità e versatilità. radiazioni, Saggio competitivo diretto uso del coniugato Antigene-Enzima Una quantità fissa di antigene marcato e diluizioni decrescenti di antigene libero (come standard o nel campione) vengono messe a reagire insieme nei confronti di un anticorpo in difetto. In questo modo, l’antigene marcato e libero si troveranno a competere per un numero limitato di siti anticorpali. Dopo aver lavato il complesso, si aggiunge il substrato per l’enzima e si misura l’attività enzimatica spettrofotometricamente, fluorimetricamente o mediante chemioluminescenza. La concentrazione del prodotto enzimatico misurata risulterà inversamente proporzionale alla concentrazione dell’analita. Saggio competitivo diretto uso del coniugato Anticorpo-Enzima Questo tipo di saggio competitivo coinvolge l’uso del coniugato anticorpo-enzima, con l’antigene immobilizzato sulla fase solida. La reazione di competizione avviene fra l’antigene immobilizzato e quello libero in soluzione come standard o proveniente dal campione, nei confronti dell’anticorpo marcato presente in concentrazione fissa e in difetto. La misura del prodotto della reazione enzimatica sarà indirettamente proporzionale alla concentrazione di antigene presente nel campione. Saggio competitivo indiretto uso di un anticorpo secondario La procedura implica l’uso di un anticorpo secondario marcato, in grado di riconoscere la regione costante dell’anticorpo primario, precedentemente incubato su fase solida. La reazione di competizione avviene fra l’antigene immobilizzato e quello libero in soluzione come standard o proveniente dal campione, nei confronti dell’anticorpo presente in concentrazione fissa. La misura del prodotto enzimatico sarà direttamente proporzionale nel caso della misura del titolo dell’anticorpo da determinare, mentre inversamente proporzionale per l’analita. Saggio non competitivo Saggio ELISA a sandwich Questa metodica può essere utilizzata esclusivamente quando l’analita possiede almeno due determinanti antigenici. Un eccesso di anticorpo verso il primo sito antigenico viene immobilizzato sulla fase solida e incubato con diluizioni successive di antigene presente nel campione o in soluzioni standard. Dopo il lavaggio, il complesso Ag-Ab immobilizzato viene incubato con una concentrazione fissa di anticorpo marcato che andrà a legarsi al secondo sito antigenico dell’immunocomplesso. La misura del prodotto della reazione enzimatica risulterà direttamente proporzionale alla concentrazione dell’antigene da stimare. Fattori che influenzano la scelta del metodo •Le tecniche ELISA non competitive offrono una maggiore sensibilità rispetto alle competitive. •La rilevabilità finale di un’analisi competitiva è limitata dalla costante di affinità dell’anticorpo usato. •La sensibilità finale dei saggi non competitivi è determinata dal binding non specifico degli immunoreagenti marcati. •Nei saggi competitivi diretti, dipende dal grado di purezza e dalla stabilità degli immunoreagenti, Ag o Ab, marcati con l’enzima. •Quando di lavora con campioni reali (sieri, urine, tessuti, ecc), possono essere presenti proteine in grado di modificare i traccianti enzimatici (proteasi), oppure di inibirne l’attività. •L’uso dell’anticorpo secondario consente un’amplificazione della risposta del saggio, poiché quando si lavora con il solo anticorpo primario la sensibilità dell’analisi è fortemente influenzata dall’affinità del sistema Ag-Ab-E. Sensibilità •concentrazione dell’analita, •sensibilità del sistema di rivelazione, •affinità dell’anticorpo da usare, •tempo di incubazione •tempo di sviluppo del prodotto enzimatico, •precisione del saggio • volumi impiegati. Sensibilità (analitica) : capacità di un metodo di distinguere piccole variazioni di concentrazione di analita. Nella terminologia abituale immunochimica: capacità di un metodo di distinguere da zero piccole concentrazioni di analista, inversamente correlata al limite di rivelazione o di misura, o alla minima concentrazione misurabile (rivelabilità). Specificità (analitica) : capacità di un metodo di determinare Scelta dell’enzima L’enzima da utilizzare in un saggio ELISA deve possedere i seguenti requisiti: 1 - deve essere stabile in un intervallo di temperatura compreso fra 25 e 37° C, con un tempo di vita di almeno sei mesi a 4° C 2 - deve essere disponibile commercialmente e ad un prezzo ragionevole 3 - la sua attività deve essere facilmente misurata con opportuni tests (colorimetrici, fluorimetrici, ecc.) 4 - deve essere facilmente dosabile e possedere un alto numero di turnover e inoltre il suo prodotto di reazione deve avere un alto coefficiente di estinzione molare 5 - non deve risentire degli effetti negativi della matrice in cui eventualmente è svolto il saggio Gli enzimi normalmente più usati sono la perossidasi da rafano, la ANALISI DEI DATI 100 % A/A 0 80 60 40 20 0 10 -4 10 -3 10 -2 1 0 -1 10 0 1 0 1 [a n a lita ] Curva di concentrazione/risposta (curva standard, di calibrazione, di taratura) : espressione grafica dell’andamento della risposta del saggio al variare della concentrazione dell’analita (standard) utilizzata come scala di calibrazione per interpolare le risposte relative ai campioni incogniti. Modello logit-it logistico a “4 parametri” Y = (a - d)/[1 + (x/c)b] + d a = valore asintotico del massimo (dose massima) b = pendenza del tratto rettilineo della sigmoide c = IC50, ovvero concentrazione dell’analita nel campione in grado di legare il 50% dell’anticorpo d = valore asintotico del minimo (dose 0) Visualizzazione delle proteine nel gel I due metodi piu’ usati sono: Colorazione con il Coomassie Brilliant Colorazione con l’argento “Silver staining” (puo’ essere visualizzato ~1ng di proteina per banda) Coomassie staining Silver staining Western Blotting Southern Blot: Per l’analisi del DNA. (sonda = DNA o RNA). Northern Blot: Per l’analisi dell’ RNA. (sonda = DNA o RNA). Western Blot: Per l’analisi delle proteine. (sonda = anticorpo). Cosa e’ un Western Blot? Una tecnica in cui le proteine sono separate mediante elettroforesi su gel e successivamente trasferite su un supporto (membrana o filtro). Successivamente una specifica proteina viene identificata mediante la sua reazione specifica con un anticorpo. A cosa serve il Western Blot? Qual e’ la proteina che mi interessa? SDS-PAGE (non certo) Si basa sul confronto di peso molecolare Western blot (certo) Si basa su una reazione specifica antigene-anticorpo – ? + A cosa serve il Western Blot? Densita' media (intensita') Quanta proteina di interesse c’e’? Proteina di interesse Bande non specifiche 100 80 60 40 20 0 1 100 10000 [Proteina], pg Pg di Proteina Fasi di un Western Blot Prima fase: elettroforesi su gel. (Le proteine del campione vengono separate su un gel in base alle loro dimensioni) Seconda fase: trasferimento su membrana. (Le proteine nel gel sono poi trasferite su una membrana di nitrocellulosa mediante un campo elettrico) Terza fase: saturazione o “blocking”. (La saturazione e’ usata per prevenire le interazioni non specifiche tra l’anticorpo e la membrana) Fasi di un Western Blot Quarta fase: legame dell’anticorpo primario. (L’anticorpo riconosce la proteina specifica immobilizzata sulla membrana) Quinta fase: legame dell’anticorpo secondario. (L’anticorpo secondario, coniugato a un enzima (AP o HRP), riconosce specificamente l’anticorpo primario, gia’ legato alla proteina sulla membrana) Sesta fase: rivelazione o “detection”. (L’enzima coniugato all’anticorpo secondario scinde un substrato che, in corrispondenza della proteina specifica, sviluppa precipitato colorato o chemioluminescenza) Western blot: seconda fase Immobilizzazione e trasferimento Le proteine nel gel sono ancora in soluzione Le bande diffondono e si confondono col tempo E’ necessaria l’immobilizzazione per: Preservare in maniera permanente l’esperimento di elettroforesi Permettere il riconoscimento di proteine specifiche La strategia piu’ comune e’ il trasferimento su membrana Fatta di Nitrocellulosa, PVDF (Polivinilidene fluoride) o nylon Si usa l’elettroforesi, in un processo detto ‘blotting’ Western blot: seconda fase Immobilizzazione e trasferimento membrana Western blot: seconda fase Immobilizzazione e trasferimento Elettroblotting Apparato di trasferimento Il gel e’ messo tra strati di carta da filtro con la membrana a diretto contatto col gel sul lato verso l’elettrodo positivo Viene applicato un campo elettrico e le proteine migrano fuori dal gel verso l’elettrodo positivo e si legano alla membrana Fatto a 4°C per evitare surriscaldamento, decomposizione del tampone e degradazione delle proteine Western blot: seconda fase Immobilizzazione e trasferimento Trasferimento dal catodo (-) all’ anodo (+) 1) 2) 3) 4) 5) 6) Spugnette 3 fogli di carta da filtro imbevuti di tampone di trasferimento Gel Membrana 3 fogli di carta da filtro imbevuti di tampone di trasferimento Spugnette Apparato per il trasferimento “Semi-dry” Western Blotting - Buffer-soaked filter papers + Nitrocellulose membrane Gel Buffer Electrode SDS-PAGE Direction of transfer Assemble ‘sandwich’ Wet blotting Graphite Electrode Plates - Stained (Red Ponceau) + Semi-dry blotting Nitrocellulose with bound proteins Western blot: seconda fase Immobilizzazione e trasferimento Componenti del tampone di trasferimento: 25mM Tris 190mM glicina 20% metanolo 3 Western blot: terza fase saturazione o “blocking” Per saturare i siti idrofobici liberi sulla membrana Per prevenire il legame dell’anticorpo primario alla membrana stessa Latte scremato o Albumina di Siero Bovino (BSA) 4 Western blot: quarta fase incubazione con anticorpo primario L’anticorpo primario riconosce la proteina di interesse e non lega le altre proteine immobilizzate sulla membrana Anticorpi come sonde: Molto sensibili Possono essere “prodotti” Immunizzando una specie diversa (anticorpi policlonali) Generando anticorpi monoclonali (mAb) Economici Anticorpi Ab + Ag AbAg Kd Kd = [Ab] = 10-9 M [AbAg] Anticorpi Anticorpi (immunoglobuline, Ig) Una proteina a forma di Y secreta nel sangue in risposta ad uno specifico antigene, come un batterio o un virus, che neutralizza l’antigene legandosi specificamente ed esso e producendo una risposta immunitaria. Anticorpi policlonali Produzione Immunizzazione ripetuta dell’animale con l’antigene (peptide, proteina purificata o ricombinante) Il sangue e’ prelevato nel momento di picco di produzione dell’anticorpo ed e’ purificato il siero Il “pool” degli anticorpi riconosce molti epitopi dell’antigene usato per l’immunizzazione Anticorpi monoclonali Riconoscono solo un epitopo Western blot: quarta fase incubazione con anticorpo primario 5 Western blot: quinta fase Incubazione con anticorpo secondario Anticorpi Anticorpo primario Riconosce la proteina Anticorpo secondario Lega l’anticorpo primario Generalmente prodotto in una specie diversa Coniugato con un enzima Il substrato dell’enzima sara’ convertito in un prodotto colorato Puo’ anche essere radioattivo o fluorescente Western blot: quinta fase Incubazione con anticorpo secondario 6 Western blot: sesta fase rivelazione o “detection” Fosfatasi alcalina (AP) o perossidasi del rafano (HRP: horseradish peroxidase) Conversione di un substrato colorimetrico in un precipitato colorato Substrati Chemioluminescenti Emettono luce se convertiti dall’enzima Possono essere visualizzati su lastre radiografiche Marcatura radioattiva Anticorpi secondarii biotinilati Western blot HRP Anticorpo primario substrato HRP Anticorpo secondario luce Rivelazione Il substrato metabolizzato dalla perossidasi (HRP) emette luce pg proteina