Proteine nella dieta e cancro: qual è la via giusta?

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nr. 11 - marzo 2014
PROTEINE NELLA DIETA E CANCRO:
QUAL È LA VIA GIUSTA?
Responsabile Editoriale
Vincenzo Toscano
Commento a: Levine ME, Suarez JA, Brandhorst S, et al. Low protein intake is associated with a major
reduction in IGF-1, cancer, and overall mortality in the 65 and younger but not older population. Cell Metab
2014, 19: 407-17.
La restrizione calorica in modelli animali, in assenza di malnutrizione, aumenta la longevità (1). Nei topi il
deficit di GH (GHD) o del recettore del GH (GHRD) allunga al massimo possibile la vita e riduce l’incidenza di
patologie correlate con l’età, quali cancro, insulino-resistenza e diabete. I pazienti con GHRD mostrano deficit
dei livelli di IGF-1 e insulina e non manifestano mortalità per cancro o diabete.
È stato ipotizzato che l’effetto della restrizione calorica sulla longevità possa essere fortemente influenzato
dalla composizione della dieta. La restrizione proteica o quella di alcuni aminoacidi (metionina e triptofano)
riduce i livelli di IGF-1 e l’incidenza di cancro e aumenta la longevità, indipendentemente dall’assunzione
calorica.
Levine et al hanno esaminato 6381 uomini e donne viventi negli Stati Uniti, di età > 50 anni, afferenti allo
studio epidemiologico NHANES III, che esamina le abitudini alimentari di questi soggetti. Utilizzando un
questionario alimentare, i soggetti assumevano in media 1823 calorie, di cui il 51% era rappresentato da
carboidrati, il 33% da grassi e il 16% da proteine (11% proteine animali). I soggetti sono stati suddivisi in 3
gruppi in relazione al consumo di proteine:
1. elevato (> 20% delle calorie totali);
2. moderato (10-19% delle calorie totali);
3. basso (< 10% delle calorie totali).
La mortalità (valutata durante un periodo di osservazione di 18 anni) è stata del 40% per tutte le cause, del
19% per malattie cardiovascolari, del 10% per cancro e dell’1% per diabete.
Quando i soggetti sono stati considerati come unico gruppo, il consumo elevato e moderato di proteine
risultava associato con la mortalità per diabete, ma non per tutte le cause o per cause cardiovascolari o per
cancro. È stata evidenziata una relazione importante e significativa tra età, introito di proteine e mortalità:
nella fascia di età dai 50 ai 65 anni, i soggetti con il maggiore introito di proteine animali hanno presentato
un aumento della mortalità per tutte le cause (+74%) e per cancro (+400%) rispetto ai soggetti con basso
consumo di proteine animali. In altri termini, un basso tenore di proteine animali proteggerebbe dalla
mortalità per tutte le cause e per cancro nella fascia media di età. Nella fascia di età media, il maggiore
introito di proteine si associa a un aumento dei livelli di IGF-1, che può contribuire a spiegare l’incremento di
mortalità per tutte le cause e per cancro. Questi risultati sono in linea con quelli di recenti studi, che hanno
dimostrato un’associazione tra consumo di carne rossa e morte per tutte le cause e cancro (2).
Al contrario, dopo i 65 anni, gli individui con il maggiore introito di proteine animali hanno manifestato una
riduzione della mortalità per tutte le cause (-28%) e per cancro (-60%), per cui in questa fascia di età un basso
tenore di proteine animali è un fattore di rischio per mortalità per tutte le cause o per cancro. Sulla base di
queste osservazioni, gli autori suggeriscono che le proteine non dovrebbero scendere a meno del 10% delle
calorie totali dopo i 65 anni, che gli anziani fragili, che hanno perso una quota significativa del loro peso
corporeo e hanno un basso BMI, sono più suscettibili nel manifestare una condizione di malnutrizione, e che
uno stato infiammatorio generalizzato, livelli di IGF-1 troppo bassi e specifici fattori genetici rendono gli
anziani (soprattutto quelli fragili) più suscettibili agli effetti della restrizione proteica.
Infine, lo studio esclude che le variazioni delle proteine vegetali possano influenzare significativamente la
mortalità per tutte le cause, cancro o diabete.
Giovanni De Pergola ([email protected] ), Claudio Pecorella, Annalisa Mercurio
Ambulatorio di Nutrizione Clinica, UOC di Oncologia Medica, Dipartimento di Medicina
Interna e Oncologia Umana (DIMO), Università degli Studi Aldo Moro, Policlinico di Bari
A cura di:
Renato Cozzi
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marzo 2014
Questioni aperte
Quali sono le quantità di proteine alimentari realmente necessarie o consigliabili secondo età, stato
nutrizionale, livello di attività fisica, presenza di obesità e/o diabete mellito e/o iperuricemia e/o ipertensione
e/o insufficienza renale? Se consideriamo che l’obesità aumenta la mortalità per tutte le cause, diabete mellito
tipo 2 e cancro, va anche ricordato che la maggiore quantità e la percentuale delle proteine nella dieta rallenta
lo svuotamento dello stomaco, prolunga il senso di sazietà, aumenta la massa magra, la massa cellulare
metabolicamente attiva e la spesa energetica, favorendo il dimagrimento.
Se l’ipertensione è un importante fattore di rischio cardiovascolare, non va dimenticato che la sostituzione di
maltodestrine con proteine riduce significativamente i valori della pressione arteriosa (3). Allora, qual è la
quantità di proteine alimentari da consigliare nei pazienti obesi e ipertesi che hanno età compresa tra 50 e 65
anni?
Bibliografia
1. Fontana L, Partridge L, Longo VD. Extending healthy life span - from yeast to humans. Science 2010, 328:
321-6.
2. Pan A, Sun Q, Bernstein AM, et al. Red meat consumption and mortality: results from 2 prospective cohort
studies. Arch Intern Med 2012, 172: 555-63.
3. Teunissen-Beekman KF, Dopheide J, Geleijnse JM, et al. Protein supplementation lowers blood pressure in
overweight adults: effects of dietary proteins on blood pressure (PROPRES), a randomized trial. Am J Clin
Nutr 2012, 95: 966-71.
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