4 E comunque Habiru era anch`essa probabilmente una parola che

E comunque Habiru era anch’essa probabilmente una parola che indicava popolazioni nomadi che
veneravano divinità misteriose e temibili, si
parla infatti di una divinità il quale nome era
sconosciuto agli altri popoli, e anche a loro
stessi, dato che il nome non fu rivelato a
nessuno prima di Mosheh Rabainu. Il fatto
che il Nome della loro divinità fosse
sconosciuto è un’ulteriore prova che li
identificherebbe con “i figli d’Eber”. Nel
Pantheon di questo popolo troviamo a un
certo punto, il crescere dell'importanza del
dio delle tempeste adorato sotto il nome di
Teshub da hurriti e ittiti, sotto il nome di
Indra dagli ariani e sotto il nome di Yaw dai
semiti (forse una deformazione di Yah). Gli
hyksos, invaso l'Egitto, identificarono Yaw
con Seth ed introdussero il culto della dea
della guerra Anat come sua paredra[], analoga
di dee come l'Hannahanna ittita o la dea
Hebat hurrita.
Dopo la cacciata degli hyksos dall'Egitto, il
culto di Yaw continuò nella città di Ugarit
sotto forma di demone del mare
Yamm[senza fonte], ma decadde in Siria sostituito
dal culto del dio della pioggia Baal Hadad.
Mentre tra i nomadi Shasu Edomiti dei
deserti del Sinai continuò nella sua forma
originaria di Yhw: dio delle tempeste.
Gli Shasu (dall'antico egizio Š3sw, probabilmente pronunciato Shaswe)[1] erano popolazioni di pastori
nomadi di lingua semitica del Levante. Le loro tracce durano dalla tarda età del bronzo alla prima età
del ferro, o Terzo periodo intermedio dell'Egitto. Organizzati in clan dipendenti da un capo tribale,
sono stati descritti come briganti attivi dalla Valle di Jezreel ad Ashkelon e al Sinai.[2] Il termine
compare a partire dalla XVIII dinastia e rimane in uso fino al terzo periodo intermedio
(1550 a.C. - 750 a.C.).
Il nome si evolse dal verbo
che significa “muoversi a grandi passi”
in una parola usata per indicare lo stile di vita, legato alla pastorizia nomade, dei beduini.
Per la prima volta il termine compare in una lista risalente al XV secolo a.C. riportante un elenco di
genti della Giordania, nel testo uno dei territori occupati dagli Shasu è indicato come " Yhw nella
terra degli Shasu". La parola egizia è funzionalmente analoga al termine accadico Ahhlamu ( che
significa vagabondo) attestato in questo periodo anche nei primi testi in aramaico
Da questi fatti alcuni studiosi, tra cui Donald Redford e[3] tendono a concludere che il popolo indicato
come Israele nella Stele di Merenptah sia quello degli Shasu.
In alcune iscrizioni attribuibili alla XVIII e XIX dinastia, provenienti dalla regione Nubiana compare il
termine Shasu di Yahweh. Una iscrizione proveniente da Amrah è databile al regno di Seti I mentre
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