Prima Guerra Mondiale

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Prima Guerra Mondiale
All’inizio sembrava poca cosa , in fondo poteva finire
come erano già finite ben altre tre crisi balcaniche : come un
fatto interno alla penisola balcanica che si concludeva con una
semplice redistribuzione di territori e di influenza politica fra
serbi, austriaci, greci, bulgari, romeni , russi e turchi sotto la
supervisione della grande Germania.
Invece fu un evento disastroso che si allargò a macchia d’olio e
coinvolse, nell’ultimo anno di guerra, praticamente tutto il mondo.
Rimase nella memoria di tutti come la “Grande Guerra”, perché
da lì iniziarono le disgrazie dell’Europa e da lì partì un vento di
trasformazioni che cambiò tutta la società ; quella del mondo
industrializzato e quella del mondo coloniale che si stava
affacciando alla modernità,
L’inizio fu, comunque, clamoroso : un semplice studente serbo,
tal Gravilo Princip, affiliato ad una società segreta di lotta per
l’indipendenza della nazione serba, il 28 Giugno del 1914, nella
città di Serajevo, allora come oggi capitale della Bosnia, regione
della ex-Jugoslavia, uccise con una serie di colpi di pistola il
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principe ereditario alla corona di imperatore di Austria e
Ungheria, Francesco Ferdinando di Asburgo e sua moglie Sofia.
L’assassinio avvenne sulla strada che scorre lungo il fiume che
ancora oggi attraversa la città di Serajevo, negli stessi luoghi dove
da poco tempo si è conclusa un’altra tremenda guerra civile : i
principi assassinati usavano una delle prime automobili scoperte
allora in commercio e, questo, costò loro la vita.
Perché un principe austriaco era in visita ufficiale in Bosnia ?
Perché l’Austria, su cui regnava il vecchissimo imperatore
Francesco Giuseppe che tante disgrazie familiari aveva subito e
tante guerre aveva perso, voleva annettersi al suo regno proprio
quella regione che, insieme alla Erzegovina, aveva ottenuto come
semplice protettorato nella precedente crisi balcanica di qualche
anno prima.
Il vecchio imperatore era rimasto solo : aveva perso la moglie,
l’imperatrice Sissi, amatissima, uccisa da un anarchico durante un
suo viaggio ; aveva perso l’unico figlio ed erede, morto suicida in
un misterioso incidente che aveva visto coinvolta una principessa
di origine italiana, e ciò gli era parso quasi una vendetta di una
nazione contro cui si era accanito e contro la quale aveva perso
ben due guerre (1859 e 1866), costretto a consegnarle la
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Lombardia e il Veneto ; gli era rimasto solo quell’erede diretto
che, appunto, fu ucciso in quell’attentato.
Ecco perché quell’avvenimento fu considerato disastroso da tutta
la corte austriaca.
Ma il vecchio imperatore non voleva fare una guerra, nel corso
della sua vita ne aveva viste tante e sperava di morire senza dover
fare un’altra guerra : sapeva bene che quando si inizia una tale
avventura non si sa bene quante disgrazie porterà nel futuro.
La corte premeva, i circoli militari volevano ad ogni costo far
pagare ai serbi l’affronto, l’industria pensava di poter guadagnare
da una simile impresa, avevano alle spalle la Germania ed erano
alleati dell’Italia, con la Triplice Alleanza, per cui pensavano
fosse semplice vincere un piccolo regno come quello serbo.
Occorrerà quasi un mese di continue consultazioni e trattative per
convincere il vecchio imperatore a promulgare un Ultimatum
contro i serbi, ai quali fu comunicato il 23 Giugno 1914 di essere
ritenuti responsabili di quanto era successo..
Il Regno Serbo si irrigidì, era convinto di avere alle spalle il
grande impero russo e lo Zar Nicola II, di religione Cristiana
Ortodossa come i serbi, che aveva promesso la sua protezione a
tutti i popoli ortodossi dei Balcani sia contro i mussulmani
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dell’impero Ottomano sia contro l’altro grande impero che li
minacciava, quello Cristiano Cattolico dell’Austria-Ungheria.
Di fronte alla risposta, solo parzialmente negativa del Regno
Serbo, l’impero austriaco dichiarò guerra alla Serbia il 28 Luglio
1914 e da qui iniziò la grande tragedia.
Da una guerra locale ad una guerra europea.
Due giorni dopo l’imperatore di tutte le Russie, lo Zar Nicola II,
ordina al suo esercito la mobilitazione generale su tutto il fronte,
dal Mar nero, ai Balcani, fino al Mar Baltico.
In questo modo voleva mantenere la parola data di difendere tutti i
popoli ortodossi minacciati da un qualsiasi nemico e i serbi, come
abbiamo visto erano e sono di religione cristiana ortodossa.
Tuttavia la mobilitazione dell’esercito russo nell’ultimo tratto
sopra nominato, quello che va lungo il confine della Polonia
attuale fino al Mar Baltico minacciava direttamente un’altra
grande potenza di allora : la Germania.
E’ il trenta Luglio dell’anno 1914, il giorno dopo la Germania
manda un Ultimatum, quello di fermare immediatamente la
mobilitazione, alla Russia, ma non riceve risposta ed, allora, il
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primo Agosto di quell’anno fatidico la Germania dichiara guerra
alla Russia e così inizio il tremendo macello che vedrà milioni di
morti sul cosiddetto “fronte orientale”.
Ma perché la Germania dichiarò guerra così in fretta alla Russia ?
In fondo, dal punto di vista militare, non c’era un pericolo
immediato : la Russia è un paese enorme e, con le tecnologie del
tempo,
per portare decine di migliaia di soldati da un punto
all’altro dell’enorme pianura russa sarebbero occorsi mesi e mesi ;
quindi la mobilitazione sul fronte, fatta dai russi, era più virtuale
che reale al momento in cui fu proclamata.
I generali tedeschi, Hindenburg era quello più importante nel
fronte orientale germanico, avevano elaborato una teoria, a cui si
sarebbero rigidamente attenuti anche nella seconda guerra
mondiale, secondo la quale bisogna a tutti i costi evitare una
guerra contemporanea su due fronti : uno contro i russi ed uno
contro i francesi.
Per questo, in tale occasione, pensarono bene di non aspettare che
l’esercito russo fosse completamente schierato contro di loro, ma
di attaccare prima ad Ovest, contro la Francia, e poi contro i Russi
ad oriente, però dando nel frattempo colpi di avvertimento e di
contenimento contro l’esercito russo non ancora totalmente
schierato su tutto il fronte.
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Ecco il perché di tanta fretta da parte dei Tedeschi, i quali
decisero in due giorni la guerra.
Questo è, anche, il motivo del continuo ricorso al sistema degli
“Ultimatum”,
parola
latina
che
significa
in
linguaggio
diplomatico : “ Ultimo avvertimento” ; per cui se non ci fosse
stata risposta o fosse stata ambigua si poteva passare subito a vie
di fatto. Da allora in poi tutti dovrebbero convenire sulla
pericolosità del “dare ultimatum” e sulla necessità di pensarci
molto bene prima di ricorrere a questo strumento diplomatico !
Siamo, dunque arrivati al primo agosto, ma i colpi di scena non
sono finiti : il governo italiano, guidato dal Primo Ministro
Antonio Salandra, il 2 agosto 1914 dichiara la neutralità
dell’Italia.
Tecnicamente l’Italia avrebbe dovuto
entrare in guerra con
l’Austria e la Germania, perché il nostro paese si era alleato con
queste due nazioni, nel lontano 1882, nella Triplice Alleanza ed
aveva regolarmente rinnovato il trattato per ben tre volte.
Tuttavia gli interessi dell’Italia erano del tutto contrstanti con
quelli dell’Austria : il Trentino ,il Friuli -Venezia- Giulia e l’Istria
erano ancora sotto il dominio dell’Impero asburgico e, quindi,
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l’unità dell’Italia non poteva dirsi ancora conclusa, almeno fino a
quando le città di Trento e Trieste non sarebbero divenute italiane.
Si era costituito, in tutto il nostro paese, un movimento cosiddetto
“irredentista” che voleva liberare le terre italiane dal dominio
degli austriaci e predicava la guerra contro l’Austria : questo
movimento divenne sempre più forte e si saldò con i movimenti
“nazionalisti” guidati dal poeta D’Annunzio e con quegli
“interventisti” di origine socialista che seguirono il destino di un
direttore dell’ “Avanti”, il giornale dei Socialisti, un certo Benito
Mussolini che avrà grande importanza nella storia italiana e non
sempre in positivo.
Costui si dimise, nel Settembre del 1914, da direttore dell’ Avanti
e fondò un altro quotidiano : “ Il Popolo d’Italia”, che diventerà
l’organo ufficiale del Movimento Fascista, di cui Mussolini fu il
principale capo : si dimise perché, contro il parere della
maggioranza dei suoi compagni socialisti, lui sosteneva la
necessità dell’intervento in guerra dell’Italia.
Al contrario i socialisti italiani riuscirono a mantenere una
posizione pacifista e a schierarsi sempre contro la guerra,
a
differenza dei socialdemocratici tedeschi che avevano votato a
favore dei crediti di guerra in sostegno dello sforzo bellico della
loro nazione, così come avevano fatto i socialisti francesi.
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Questa fu la prima, delle molte, scissioni interne al movimento
socialista italiano, che porto alla costituzione di un partito
totalmente antagonista che fu appunto quello fascista e, ciò, può
considerarsi come una delle più importanti conseguenze politiche
della prima guerra mondiale nel nostro paese.
Ma ritorniamo al due agosto, quando l’Italia dichiarava la sua
neutralità alla guerra, adducendo come motivo il fatto che la
guerra non era difensiva, unico elemento che avrebbe imposto
all’alleato italiano il dovere di intervenire a fianco dell’Austria,
ma era offensiva, perché era l’Austria ad attaccare la Serbia e non
viceversa.
Un’argomentazione che non convinse mai i generali tedeschi, i
quali considerarono sempre, questo, come il primo dei due
tradimenti italiani : il secondo fu, a loro dire, l’ otto Settembre
1943, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Lo stesso giorno la Turchia fece un patto segreto con la Germania
in funzione antirussa ; infatti, poco dopo la flotta turca assaltò le
navi russe della flotta del Mar Nero, nel porto di Odessa.
Ma un fatto ancora più importante avviene sul fronte occidentale
tedesco, quello più importante, perché metteva a confronto le due
nazioni più popolose, più ricche e più industrializzate dell’Europa
continentale : la Francia e la Germania.
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I tedeschi chiedono il diritto di far passare il proprio esercito sui
territori del Belgio, per poter attaccare da Nord-Est l’esercito
francese e tentarne quindi l’accerchiamento.
Il Belgio nega il diritto di passaggio alle truppe tedesche e chiede
la garanzia dell’Inghilterra, a sostegno della propria neutralità :
questa garanzia viene accordata.
La Germania si disinteressa di questo fatto : dichiara guerra alla
Francia il tre Agosto e invade il Belgio neutrale per attaccare la
Francia da un lato inatteso. In questa maniera il governo tedesco
compie un atto di illegalità internazionale che poi pagherà molto
caro, perché invade un paese neutrale senza aver ricevuto da esso
nessun motivo di offesa militare.
Il giorno dopo, la Gran Bretagna, in rispetto dei patti stipulati con
il Belgio e di quelli stipulati con la Francia, nell’”Entente
Cordiale”, dichiara guerra alla Germania ed è il 4 Agosto 1914 :
tutte le principali nazioni europei, a questo punto sono in guerra,
ad eccezione dell’Italia , della Svizzera e della Spagna ; il quadro
si completerà due giorni dopo quando l’Austria-Ungheria
dichiarerà guerra alla Russia e la Serbia alla Germania e quando,
l’11 e 12 Agosto, Francia e Gran Bretagna dichiareranno guerra
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alla Austria-Ungheria. Così ai primi di Agosto tutta l’Europa è in
guerra a causa di pochi colpi di rivoltella esplosi in un lungofiume
di Serajevo, paese allora poverissimo.
Per adesso la guerra non può dirsi mondiale, perché sia gli U.S.A.
sia la Cina si dichiareranno subito neutrali ma, già alla fine di
Agosto il Giappone dichiarerà guerra alla Germania per
impossessarsi dei suoi domini nel territorio cinese e nel mari
dell’estremo oriente : e, quindi, si manifesta fin da subito la
tendenza del conflitto ad allargarsi a livello mondiale : fatto che
poi puntualmente si avvererà.
Le cause
Quali furono le cause di tanta volontà di guerra ?
Esse covavano da molto tempo e non si può certo dire che tutto
dipese da quello studente serbo e dalla sua rivoltella :
probabilmente, anche se non ci fosse stato quell’episodio, tutto
sarebbe accaduto più o meno in una maniera molto simile.
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Non si può , infatti, pensare che tanti eserciti e tanti apparati
industriali potessero entrare in azione in un così brever svolgere di
tempo se i rispettivi governi non avessero da tempo, almeno
decenni prima preparato tutto quanto.
I francesi volevano la rivincita ( il “revanchismo” è il termine
italianizzato con cui viene definita) contro i tedeschi dal lontano
1870 ; da quando, cioè, il loro esercito fu assediato e il loro
imperatore fatto prigioniero nella battaglia di Sedan. Allora essi
persero due importanti regioni : l’Alsazia e la Lorena che
divennero parte integrante dell’impero tedesco, proclamato nel
1871, proprio in seguito a quella sconfitta dei francesi.
La Francia era quindi da più di quaranta anni che preparava la sua
rivincita, voleva indietro l’Alsazia e la Lorena, e per farlo aveva
continuato ad armarsi e ad armare l’esercito cercando sempre di
diventare più forte militarmente della Germania : il suo naturale
nemico.
La Germania non era stata a guardare e aveva incrementato
sempre la sua potenza bellica, migliorando i suoi arsenali di
guerra e i suoi strumenti di combattimento, continuando ad
elaborare piani strategici offensivi contro la Francia : tanto che il
piano che fu eseguito nel 1914 era stato concepito dallo stato
maggiore dell’esercito tedesco ben sei anni prima.
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Questo è il triste fenomeno che è passato alla storia come
“militarismo”, dare cioè sempre più importanza all’esercito come
strumento di guerra al quale subordinare tutto l’apparato
industriale e tutta la società civile, nella speranza di trionfare
come nazione grazie allo strumento della guerra.
Il militarismo non lasciò indenne nessuna nazione ed ebbe
conseguenze durature nella storia europea, soprattutto nel periodo
immediatamente seguente la prima guerra mondiale, chiamato il
primo dopoguerra. Fu una delle cause principali della guerra.
Il riarmo non avvenne soltanto per le armate di terra : con
l’avvento del nuovo Kaiser (Imperatore di Germania) Federico
Guglielmo II, il governo tedesco decise di riarmare la flotta del
mare del Nord e apprestò le più grandi corazzate del tempo. Le
navi corazzate
erano gli strumenti da guerra più potenti del
tempo, perché considerate inaffondabili e dotate di una potenza di
fuoco impressionante, grazie ai loro cannoni potentissimi e alla
corazza di acciaio spessissimo che le difendeva dai colpi delle
navi più piccole.
Questo riarmo marittimo impressionò molto negativamente la
Gran Bretagna che, da sempre, si riteneva in diritto di controllare
tutti gli accessi del Mar del Nord e la potenza più importante su
tutti gli Oceani.
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Quest’ultima fu probabilmente la vera causa dell’entrata in guerra
della Gran Bretagna contro la Germania.
Inoltre, c’era lo scontro per il possesso delle colonie sia in Africa
sia in Asia : qui gli interessi inglesi erano venuti ad avvicinarsi a
quelli francesi e le due nazioni avevano pensato, con l’ “Entente
Cordiale” di spartirsi il controllo dell’Africa e dell’Asia.
Ai francesi il controllo dell’Africa Nord-Occidentale, fino al
bacino del fiume Niger ; agli inglesi il resto dell’Africa a NordEst ( Egitto e Sudan) e a Sud del bacino del fiume Congo, fino al
Sud-Africa compreso.
In Asia : ai francesi il controllo dell’Indocina (Laos, Vietnam,
Cambogia), agli inglesi il controllo dell’India, Pakistan, Siam e
Thailandia. Lo stesso per le isole del Pacifico.
L’incomodo erano i domini tedeschi in Africa, Cina ed Asia che
le due potenze coloniali europee volevano spartirsi e così fecero
nei trattati che sancirono la loro vittoria a Parigi nel 1919.
Le altre cause di fondo le abbiamo già viste : sono i problemi
nazionali che sconvolgevano soprattutto l’impero asburgico di
Austria e Ungheria : le rivendicazioni delle nazionalità slave
contro quelle egemone tedesche, di quelle italiane contro le slave
e le tedesche, delle tante minoranze etniche che volevano l’
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indipendenza da stati di recente costituzione come quello bulgaro,
romeno, greco ecc...
Ma c’era un altro elemento fondamentale che fu centrale e che
ancora oggi influenza quell’area.
La persistenza dello scontro fra tre grandi imperi, proprio al
centro dei Balcani, quello Asburgico, quello Zarista e quello
Ottomano : erano gli ultimi rimasti dei grandi imperi medioevali,
quelli strettamente collegati alla dimensione religiosa e quelli
ancora basati su un tipo di feudalesimo ormai superato, non
avevano sistemi parlamentari che garantissero la partecipazione
dei cittadini e le proprietà erano in mano a pochi nobili che
controllavano il potere con sistemi dittatoriali, arbitrari e violenti.
Ormai erano in totale decadenza e i due imperi cristiani, cristiano
cattolico l’impero austro-ungarico e cristiano-ortodossso l’impero
zarista, volevano approfittare dello sfaldamento dell’impero
ottomano, di religione mussulmana, per prenderne tutti i territori
europei, collocati appunto nel mezzo dei balcani.
La guerra fu scatenata da questi imperi, ormai sorpassati per loro
costituzione troppo arretrata, ma furono proprio loro a subirne i
maggiori danni : infatti l’Impero zarista russo sparì per sempre,
come quello asburgico e come quello ottomano.
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Dalla scomparsa di questi imperi e dalla cattiva gestione della
pace successiva abbiamo ereditato i problemi che ancora oggi ci
portano, incredibilmente, ad aver una guerra nel mezzo
dell’Europa, a pochi passi da noi.
Lo sviluppo della guerra
Non posso qui soffermarmi su tutti gli interessantissimi
avvenimenti che seguirono lungo i quattro lunghi anni di guerra
europea e poi mondiale.
Intendo riassumere gli aspetti ed i fenomeni che risultano i più
validi a spiegare il mondo futuro, quello cioè che hanno vissuto i
nostri padri e quello che viviamo noi.
La guerra iniziò, nelle intenzioni dei grandi cervelloni militari,
come guerra di movimento, destinata a concludersi in poche
azioni, possibilmente entro l'anno seguente.
Non fu così !
La manovra di aggiramento dell’esercito francese, messa in atto
dai tedeschi fallì.
Per un pelo, … ma fallì !
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I tedeschi furono fermati sulla Marna e non poteron conquistare
Parigi, né rompere le linee francesi per attaccare alle spalle le
armate schierate sul Reno.
La guerra si trasformò in una guerra di posizione e divenne
“guerra di trincea”, da guerra di movimento che doveva essere.
Per quattro anni milioni e milioni di giovani tedeschi, francesi,
italiani, inglesi, polacchi, austriaci ecc... vissero in queste trincee
di fango e di morte, scontrandosi e combattendo per conquistare
poche centinaia di metri di territorio : questo si riflettè in tutta la
letteratura europea, lasciando testimonianze immortali sulla guerra
e la sua inutilità di fondo.
Questo tipo di guerra, basata sugli attacchi frontali di migliaia di
uomini, falcidiati dalle mitragliatrici degli avversari e distrutti
dalle cannonate sempre più potenti degli eserciti, comportò una
quantità di morti, di feriti e di invalidi fino ad allora mai visti
nella storia umana : ben cinque milioni furono le vittime.
Si inventarono tanti nuovi strumenti di morte : come quello dei
sottomarini, i famosi U-Boot tedeschi, che avrebbero dovuto
rovesciare la grande superiorità marittima della flotta inglese, la
quale soffocava la Germania con il blocco di tutti porti del Mare
del Nord .
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In effetti fecero danni gravissimi al commercio marittimo inglese,
migliaia di navi furono affondate e l’ Inghilterra ebbe seri
problemi a rifornirsi, visto che era pur sempre un’isola.
Tuttavia l’uso esagerato della guerra sottomarina comporto’
l’affondamento di tante navi americane , soprattutto quelle che
rifornivano l ‘Inghilterra : ciò alla lunga portò all ‘entrata in
guerra degli Stati Uniti e, questo, fu la fine della Germania e dei
suoi alleati.
Si inventò anche la guerra aerea: per la prima volta gli uomini si
combatterono anche nel mezzo delle nuvole
oltreché nelle
profondità del mare.
Sempre i tedeschi inventarono un nuovo tipo di aereo, il Fokker,
che riusciva a sparare in sincronia con il movimento delle pale
dell'elica e, quindi, ottennero subito un grosso vantaggio sugli
aerei francesi e tedeschi.
Sull'immediato fu poca cosa, perché gli aerei furono allora usati
quasi esclusivamente in funzione di ricognizione, per spionaggio
o per dirigere il fuoco dell'artiglieria: in seguito , però, l'arma
aerea divenne fondamentale nelle guerre e gli esperimenti qui
attuati furono poi largamente studiati per farli diventare norma e
sostanza triste delle guerre future.
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Si inventarono perfino i bombardamenti alle città fatti dal cielo e
non solo dai cannoni o dalla camnoniere: il primo fu quello di
Londra, fatto addirittura da bordo di dirigibili, macchine volanti
grazie al gas più leggero dell'aria e, quindi, pericolosissimi,
perché facili ad incendiarsi.
Sempre a proposito di gas, fu inventata e sperimentata, sul fronte
francese, ed in particolare ad Ypres, l'arma più terribile: quella del
lancio di gas velenosi sopra le trincee avversarie.
Arma tremenda, perché senza difesa e, soprattutto, devastante nei
suoi effetti.
Fu poi, dopo la fine della guerra e la constatazione dei suoi
tremendi effetti, proibita dalla Convenzione di Ginevra ed, ancora
oggi, considerata la più dannosa, pericolosa ed inuma delle armi,
dopo quella atomica.
Molti furono i giovani che ebbero danni permanenti, esterni ed
interni, dovuti all' uso dei gas: per i decenni successivi alla fine
della guerra i sanatori e gli ospedali di tutta Europa furono pieni di
questi poveri reduci della guerra che ebbero da essa la vita
rovinata per sempre.
L'arma più importante, dal punto di vista militare, che fu
sperimentata con successo fu il cosidetto carro armato: esso
comparve per la prima volta durante la battaglia della Somme, fu
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messo in campo dagli Inglesi ma saranno, poi, i tedeschi a farne la
loro arma principe, usata per attrezzare le famose colonne
corazzate che, nella Seconda Guerra Mondiale, riusciranno ad
ottenere ovunque successi militari impressionanti.
Sembra non esserci limiti alla fantasia umana, quando c'è di mezo
una guerra e quando si vuole inventare mezzi di morte per
uccidere il "nemico", considerato non più come un essere umano,
a te simile, ma come un "avversario totale" da distruggere ad ogni
costo.
Dal punto di vista sociologico questa fu la nuova, fondamentale,
invenzione della Prima Guerra Mondiale.
Per la prima volta non si trattava più di una semplice guerra
nazionale o di una guerra fatta da specialisti: i militari.
Da allora in poi le guerre saranno "totali": tutta la nazione è
chiamata a combattere; tutte le energie di un popolo sono
obbligate a organizzarsi per la guerra: si fa guerra con l'industria,
si fa guerra con la pubblicità e la promozione; si fa guerra con i
giornali e la comunicazione; si fa guerra con l'educazione; donne
e bambini sono i combattenti nelle retrovie; l'economia è in prima
fila e sconfiggere il nemico vuol dire anche affamarlo e impedir
alla sua economia di funzionare.
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Da allora in poi questo è stato un concetto fondamentale della
guerra contemporanea.
Strettamente collegato ad esso ci si abituò ad un altro dato di fatto:
quello che milioni di essere umani possono essere guidati da un
solo uomo, il quale può decidere dei loro destini, della loro vita e
perfino dei loro bisogni più intimi.
Ttutti gli uomini al fronte furono per anni guidati da pochi
generali, chiamati in Italia: "Generalisssimi", che decidevano
quasi nella più perfetta solitudine e prendevano decisioni che
riguardavano un numero impressionante di essere umani come
mai era successo prima di allora.
In Italia furono i generalissimi: "Luigi Cadorna" e, dopo la
sconfitta di Caporetto, "Armando Diaz"; in Francia furono prima
" Joffre " e poi " Petain"; in Germania: " Hindenburg" e "
Ludendorff " uno per il fronte orientale ed uno per il fronte
occidentale.
Questo tipo di consuetudine riguardò le giovani generazioni di
stati industriali molto sviluppati, molti dei loro componente erano
persone dotte e istruite: esse rimasero segnate per gli anni a venire
da questa esperienza e, poi, apparse quasi normale che
appparissero "uomini del destino", da soli abilitati a comandare e
decidere anche contro il parere della maggioranza: si apre in
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questa maniera il triste periodo delle dittature "totalitarie" sia
quelle nazifasciste sia quelle comuniste.
Per un po' di tempo si perse il senso stesso della solidarietà
internazionale, fra
membri della classe proletaria ed operaia:
quella solidarietà che era stata predicata per più di cinquanta anni
da tutti i sindacati e da tutti i partiti socialisti d'Europa.
Infatti, operai tedeschi spararono contro operai francesi ed operai
austriaci contro operai italiani e, tutto questo, con l'assenso delle
loro organizzazioni sindacali e partitiche.
Questa contraddizione apparve chiara quando si riunirono i partiti
socialisti ed i sindacalisti a Zimmerwald, in territorio svizzero
allora neutrale.
Da qui uscì un documento in cui tutti i socialisti si impegnarono a
rispettare la solidarietà internazionale socialista, sostenendo una
pace che non avesse né indennità né annessioni.
Tuttavia qui si manifestò, per la prima volta a livello
internazionale, una componente che avrà un grande futuro in
Europa: quella dei Bolscevichi russi, guidati da Lenin, allora esule
in Svizzera.
Costoro propugnarono una parola d'ordine rivoluzionaria, allora
messa in netta minoranza, che fu quella di voler trasformare "la
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Guerra imperialista in Guerra Civile per abbattere il capitalismo in
ogni stato: questa è l'unica condizione per avere una vera pace ".
Queste tesi furono sconfessate da tutti i partiti socialdemocratici e
riformisti, ma saranno quelle che porteranno al successo della
rivoluzione comunista russa nel 1917 e, quindi, all'instaurazione
del regime comunista sovietico che condizionerà tutta l'Europa
fino al 1989 ed, ancora oggi, influenza gli sviluppi della società e
dell'economia europea con i suoi eredi più o meno legittimi.
Gli Stati Uniti dichiareranno guerra alla Germania e all'Austria
solo il 22 Luglio 1917, dopo molte esitazioni ma è unanimente
riconosciuto che quella fu la vera svolta della guerra combattuta.
Da allora in poi gli imperi centrali: Germania e Austria-Ungheria
cominceranno ad intravedere la loro fine, anche se ci saranno
vittorie militari notevoli, come quelle ottenute sul fronte russo dai
tedeschi e sul fronte italiano da austro-tedeschi.
Saranno vittorie militari ma alla fine i vincitori sul terreno militare
saranno sconfitti politicamente, perchè nessuna guerra si vince
con le sole armi e non è mai l'abilità dei militari a determinare la
vittoria o la sconfitta in una guerra a tutto campo.
Vince chi è dalla parte giusta ed ha i giusti argomenti per
convincere i popoli, soprattutto il proprio, della giustezza della
propria causa.
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Così non riuscirono a fare tedeschi e austriaci: l'esercito tedesco
concluse la guerra molto al di fuori dei propri vecchi confini
nazionali , quindi tecnicamente, dal punto di vista militare,
avrebbe dovuto risultare come vincitore ed, invece, fu il grande
sconfitto.
Infatti, sia la Germania sia l'Austria si trovarono l'insurrezione in
casa: i propri operai, i propri marinai ed i propri soldati
scioperarono contro il regime, di fatto non riconobbero più il
governo che li aveva mandati alla guerra e combatterono contro di
esso: volevano "fare come in
Russia", dove
nel 1917 interi
reparti di soldati, su incitamento dei bolscevichi, abbandonarono il
fronte e ritornarono ai propri campi, da cui mancavano ormai da
tre anni.
Tutto questo avvenne negli ultimi mesi del 1918, quando i marinai
di Kiel, in Germania, si ammutinarono e il movimento socialista
di Berlino proclamò lo sciopero, insieme a quello austriaco di
Vienna.
Il governo tedesco fu costretto a chiedere la pace e si arrivò prima
all'armistizio e poi ai trattati di pace.
Tuttavia rimase un pericoloso mito che porterà lutti e tragedie a
tutta l'Europa: quello dei generali tedeschi che, vincitori sul
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campo, si sentivano traditi alle spalle dai socialisti e dai
sindacalisti comunisti tedeschi.
E' la famosa: "Pugnalata alle spalle", su cui Hitler più tardi baserà
gran parte della sua propaganda elettorale e, poi, del suo potere.
Rapidamente come era iniziata, in poche settimane la guerra finì,
nel Novembre del 1918
L'entrata in guerra dell'Italia
L'Italia si era dichiarata neutrale, fin dall'inizio, ma dentro il paese
crescevano le spinte per farlo entrare in guerra: lo strano era che
tali spinte provenivano sia dall'estrema destra che dall'estrema
sinistra e il governo era sensibile alle spinte che venivano dai
circoli militaristi e della corte.
Al governo c'era Salandra con un forte Ministro degli Esteri:
Sidney Sonnino.
Era opinione prevalente fra i liberali moderati, guidati da G.
Giolitti, fra i Cattolici, guidati da Don Sturzo, e fra i socialisti
pacifisti, guidati da Serrati e Turati, che entrare in guerra non
sarebbe servito ad ottenere il Trento e Trieste, bastavano semplici
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trattative con l'Austria e la Germania per ottenere lo stesso
risultato senza dover fare la guerra.
Sonnino chiese all'Austria dei compensi alle loro conquiste nei
Balcani, ricordando che questa era una clausola pecisa della
Triplice Alleanza, già il 3 Novembre del 1914, pochi mesi
dall'inizio
delle
ostilità.
Ricevette
un
immediata
rifiuto
dell'Austria, il cui imperatore non voleva cedere il Trentino,
perché erano territori direttamente appartenenti alla sua famiglia,
gli Asburgo, da secoli, ma ottenne parere positivo dalla Germania,
la quale continuerà a fare pressione sugli austriaci per concedere
quanto gli italiani chiedevano pur di impedire che essi entrassero
in guerra a fianco dell' Intesa Anglo-francese.
Tali pressioni dei tedeschi ottengono il successo sperato, quando
quattro mesi dopo, il 9 Marzo del 1915, il governo austriaco
accetta di cedere il Trentino all'Italia, purché non entri in guerra
contro gli Imperi Centrali: Germania e Austria-Ungheria.
Questa volta il nostro ministro degli esteri, Sonnino, tira ancora
più la corda: non si accontenta e chiede ancora di più.
E' lecito ritenere che ormai il governo aveva deciso di entrare in
guerra, senza consultare il Parlamento che era a maggioranza
pacifista e senza nessun dibattito pubblico nel paese.
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Infatti, un mese e mezzo dopo, il 26 Aprile del 1915, a Londra il
governo italiano firma un patto segreto con la Francia e la Gran
Bretagna
nel quale dichira di impegnarsi a dchirarare guerra
all'Austria in cambio del Trentino, dell'Alto Adige, di Trieste, di
Gorizia, dell' Istria, di molte isole della Dalmazia (la costa
adriatica di fronte al Veneto e alla Romagna), di Valona e di
Saseno in Albania, nonché del Dodecanneso (dodici isole intorno
a Rodi, di fronte all'attuale Turchia ed, oggi, di nazionalità greca).
Tre sono gli aspetti principali di questo patto:
 il primo è che esso fu stipulato in forma segreta, segreta anche
al Parlamento italiano, a molti membri del governo stesso e,
perfino, ai generali italiani;
 il secondo concerne il totale rovesciamento delle alleanze,
perché in questo modo l'Italia passa dalla
alleanza con
tedeschi e austriaci all'alleanza con le forze dell' Intesa, i loro
diretti nemici e questo comporterà un rovesciamento di fronte:
la gran parte del nostro esercito
già schierato sul fronte
occidentale, contro la Francia fino allora nemica, dovrà essere
spostato molto rapidamente ad oriente e schierato contro
l'Austria, fino ad allora nostra amica; fatto che puntualmente
avvenne in mezzo ad ogni sorta di difficoltà e ritardo che
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costrinsero l'esercito italiano in posizioni molto sfavorevoli, su
tutto il fronte Nord-Est;
 il terzo elemento, annunciatore di future sventure per l'Italia,
fu la rottura del principi di nazionalità: infatti l'Italia chiedeva
territori fuori dalla sua sfera nazionale, come l'alto dige e,
soprattutto, la Dalmazia; fatto che le verrà puntualmente
rimproverato al tavolo delle trattative, proprio degli americani,
i quali si opporranno a cancedere all'Italia la Dalmazia. Tutto
questo farà nascere un altro mito tristissimmo, cavalcato da
D'Annunzio e Mussolini, quello de: " La vittoria mutilata",
secondo cui
il nostro paese, vincitore con 600.000 morti al
fronte non avrebbe avuto il compenso che meritava e che gli
era stato promesso.
Queste erano le clausole del trattato di Londra, con cui l'Italia si
schierava con l'Intesa.
Il 3 Maggio del 1915 l'Italia denuncia pubblicamente di
abbandonare la Triplice Alleanza con Austria e Germania;
appare chiaro a tutti che qualcosa bolle in pentola e Giolitti
protesta in favore del neutralismo, è appoggiato da tutti i
parlamentari pacifisti e dai movimenti di massa cattolici e
socialisti: la maggioranza del Parlamento.
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Ma il Parlamento non viene riunito; domina la manifestazione di
massa: le piazze sono in mano agli interventisti e ai nazionalisti,
guidati da D'Annunzio, il quale fin dal 4 Maggio, dallo scoglio di
Quarto, presso Genova, da cui partì Garibaldi per liberare il Sud
Italia, proclama un famoso discorso che darà inizio ad una serie
di manifestazioni interventiste e nazionaliste a favore dell'entrata
in guerra dell'Italia.
Il 24 Maggio 1915 l'Italia dichiara guerra all'Austria: inizia così
l'avventura della guerra del'15-18 che porterà all'Italia 600.000
morti e un milione di invalidi e grandi sconvolgimenti sociali e
politici, nonché trasformazioni economiche irreversibili.
La guerra si svolgerà tutta sul fronte Nord-orientale, soprattutto
sulla linea lungo il fiume Isonzo, sarà essenzialmente una guerra
di trincea e,quindi, senza sostanziali avanzamenti da una parte e
dall'altra ma con una quantità enorme di morti e di sofferenze,
perché il nostro "generalissimo" L. Cadorna scelse la tattica degli
attacchi frontali su vasta scala e con grande impiego di mezzi
umani e materiali: una tattica molto dispendiosa in vite e in
denaro.
Due sono le sconfitte più importanti dell'esercito italiano: quella
facente seguito la " Strafexpedition" (spedizione punitiva) degli
austriaci sul Trentino, che comportò la perdita di Asiago, poi
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riconquistato nel Giugno del 1916 e quella di Caporetto,
avvenuta il 24 Ottobre 1917,
causata dall'abilità manovriera
delle divisioni tedesche inviate su questo fronte da quello rurro
che, ormai, si era arreso dopo lo scoppio della Rivoluzione
Russa.
Questo fu un episodio molto grave della nostra storia, ancora
oggi oggetto di polemiche, perché fu un'occasione in cuiil nostro
esercito dimostrò tutta la sua impreparazione, soprattutto per
quanto riguarda gli alti comandi.
Il governo Salandra si era dimesso il 19 Giugno del 1916,
proprio per gli insuccessi militari di cui si era assunta tutta la
responsabilità: nessuno allora aveva il coraggio di andare contro
il volere dei militari e del generalissimo !
Gli era succeduto il governo Boselli, appoggiato anche dai
socialisti riformisti Bissolati e Bonomi: fu questo governo che
dovette fronteggiare la disfatta di Caporetto e sostituire il
generalissimo Luigi Cadorna, considerato il responsabile della
sconfitta, con il generale Armando Diaz.
Tuttavia anche questo governo fu costretto a dimettersi e salì al
potere Vittorio Emanuele Orlando che riuscirà a ricompattare il
paese e a contenere l'avanzata tedesco-austriaca sul Piave,
ottenendo quello che tutti gli alleati considerarono un vero e
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proprio miracolo: la fermata dell'avanzata nemica e lo stabilirsi
di un fronte stabile di resistenza e difesa sul Piave; la pianura
Padana era salva, ma a quale prezzo !
Sarà nell'Ottobre del 1918 che gli italiani si vendicheranno,
quando Diaz, molto aiutato dai successi alleati sugli altri fronti
e, soprattutto, dalle insurrezioni e dalle rivolte interne alla
Germania e all'Austria, lancerà l'offensiva che si concluderà con
la vittoria di Vittorio Veneto che si concluderà il 29 Ottobre con
la richiesta di resa incondizionata dell'Austria e con la firma
della resa dell'Austria il 3 Novembre 1918, a Villa Giusti, vicino
a Padova.
Con la firma di questa resa si può dire che le aspirazioni
risorgimentali si sono definitivamente realizzate e l'Italia è
completamente riunita: dalla Sicilia alle Alpi, come avevano
predicato tutti i nostri patrioti.
Da questo punto di vista, ma solo in questa particolare visione,
questa guerra potrebbe essere chiamati per gli italiani come la
quarta guerra di indipendenza, facente seguito a quella del 1848,
quella del 1856 e quella del 1866.
In queste condizioni e con il governo Orlando più saldo che mai
l'Italia affronterà la Conferenza di Parigi, che dovrà porre fine
con una pace duratura a tutti i conflitti dell' umanità, perché
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troppo gravi erano state le perdite di questa guerra, enormi i
danni e troppo paurose le conseguenze di una futura guerra,
affrontata con le armi ormai a disposizione.
Purtroppo questa nobilissima aspirazione non avrà seguito e le
paci che seguiranno non saranno durature: solo due decenni
dopo, un' altra guerra, ancora più terribile, come già era allora
immaginabile, colpirà l'umanità.
I trattati di pace
La Conferenza di Pace si inaugura a Parigi il 18 Gennaio 1919
e vi partecipano solo le nazioni vincitrici: quelle perdenti devono
solo aspettare le decisioni di costoro e, questo, sicuramente non
fu un buon inizio.
Le nazioni considerate vincitrici sono ben 27, delkle quali però
le più importanti sono la Francia, la Gran Bretagna e gli U.S.A.
Questi ultimi erano entrati nella guerra di malavoglia ma si
dimostrarono subito decisivi per il successo finale, soprattutto
grazie alla loro potenza industriale ormai di gran lunga superiore
a quella di ogni altro stato europeo.
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Erano anche lo stato che aveva prestato denaro a tutti i loro
alleati europei e nei confronti del quale tutti, francesi e inglesi
compresi, erano molto indebitati e, quindi, la lro opinione era
molto ascoltata e rispettata.
Il presidente degli U.S.A., Woodrow Wilson, aveva stilato un
anno prima, nel Gennaio del 1918 i famosi 14 punti, con i quali
fissava i principi di una eventuale pace.
In essi si diceva che: il commercio doveva essere libero come la
navigazione; gli armamenti dovevano essere ridotti in tutto il
mondo;
nazionalità
doveva essere garantita l'indipendenza ad ogni
e
le
colonie
dovevano
essere
sistemate
e
progressivamente abolite; infine, si chiedeva l'istituzione di una
Società delle Nazioni che avrebbe dovuto risolvere tutti i
problemi internazionali evitando le guerre guerreggiate
Questi quattordici punti costituirono una svolta nella politica
estera statunitense, perché per molt tempo essere era stata
"isolazionista", gli U.S.A. non volevano cioè occuparsi delle
quesdtioni europee e rimanere concentrati sui problemi del
continente americano.
Questa era l'essenza della cosidetta
"Dottrina Monroe", dal
presidente James Monroe che, nel 1823 aveva proclamato lo
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slogan: " L'america agli americani", in cambio mai gli Stati niti
sarebbero intervenuti nelle questioni interne dell'Europa.
Così,però, come abbiamo visto, non è stato.
Wilson, esponente del partito Democratico, aveva portato gli
U.S.A. in guerra in Europa nel 1917; e questo in barba al fatto
che l'anno prima, nel Novembre del 1916, fosse stato rieletto
presidente anche grazie al fatto che era riuscito a tenere, fino ad
allora, la nazione fuori dalla guerra in Europa.
Troppi erano gli interessi che legavano l'economia americana a
quella europea ed, in particolare, a quella inglese; in particolare
l'attacco continuo dei sottomarini tedeschi che bloccavano il
libero commercio marittimo colpiva a sangue l'economia
americana e, quindi, l'intervento in guerra divenne necessario
anche la maggioranza degli americani non avrebbe voluto farla
quella guerra lontana e poco comprensibile.
Ormai le elezioni erano passate, se ne sarebbe riparlato fra
quattro anni, in un tempo che Wilson sperava ormai vederlo
vinvitore di una guerra già conclusa.
Fece bene i suoi calcoli, infatti riuscì a partecipare alla
conferenza di pace da protagonista, con tutti gli interlocutori
profondamente indebitati sia economicamente sia moralmente
con la potenza degli U.S.A.
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Il 28 Aprile del 1919 fu firmata la " Convenzione della Società
delle Nazioni", con lo scopo dichiarato di promuovere la
cooperazione fra i popoli e il rispetto reciproco: fu l'antesignana
delle Nazioni Unite, ma rimase sulla carta, perché gli Stati Uniti
si ritirarono da essa, anzi non entrarono neanche, quando alla
morte di Wilson, salì al potere un repubblicano, Harding, che
condivideva le tesi isolazioniste della maggioranza dei cittadini
americani.
Gli U.S.A. si ritirarono nel loro splendido isolamento, convinti di
poter far meglio da soli,.
Anche la Russia, che ora si chiama U.R.S.S., non entra nella
Società
delle
Nazioni,
perché
sviluppa
una
politica
internazionale autonoma, tesa al conseguimento della rivoluzione
comunista in ogni paese e diretta dalla Terza Internazionale
(Comintern), la cui sede è fissata a Mosca.
La defezione di questi due stati importantissimi toglie molta
importanza alla Società delle Nazioni che rimane uno strumento
in mano alla Francia e all' Inghilterra, le quali sono potenze
coloniali e quindi tese a far prevalere i loro interessi in questa
direzione.
La Conferenza di Parigi si divide in cinque trattati separati di
pace.
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Il primo è quello firmato a Versailles, il 6 Giugno 1919, con la
Germania, il nemico più pericoloso e più potente:
 la Germania deve cedere l'Alsazia e la Lorena alla Francia;
 la Prussia Orientale deve essere ceduta alla Polonia;
 Danzica deve essere città libera e collegata con un corridoio
alla Polonia;
 Perderà tutte le colonie, che saranno date a Inghilterra e
Francia,
 La riva sinistra del Reno sarà occupata dagli alleati e perderà
la sovranità aerea per 15 anni;
 L'esercito tedesco non potrà avere più di 100.000 soldati
professionisti, gli armamenti devono essere sotto controllo
degli alleati e si deve costituire una fascia smilitarizzata di 50
Km sulla riva destra del Reno;
 Infine, la peggiore delle condizioni, una indennità di guerra
da pagare alle potenze vincitrici enorme di ben 269 miliardi di
marchi in oro da pagare in ben 42 annualità.
Queste condizioni furono tremende e condizioneranno l'economia
tedesca per tutti i due decenni successivi, dando una grande aiuto
a Hitler per dimostrare ai tedeschi che il Trattato era
profondamente ingiusto, tanto più in consiederazione del fatto che
il popolo tedesco si era comportato bene in combattimento.
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Il trattato di Saint-Germain riguarda l'Austria, e quindi
direttamente i compensi all'Italia, viene firmato il 10 Novembre
1919:
 l'Austria deve cedere il Trentino, l'Alto Adige, Trieste e l'Istria
all'Italia;
 deve cedere la Slovenia, la Croazia, la Bosnia-Erzegovina e la
Dalmazia alla Iugoslavia;
 deve riconoscere l'indipendenza della Cecoslovacchia e
dell'Ungheria e fare ingrandire la Romania e la Polonia conil
proprio territorio;
 non può assolutamente riunirsi alla Germania;
 deve pagare forti indennità di guerra alle potenze vincitrici.
Questo trattato è considerato una sconfitta per il governo italiano:
già sei mesi prima
il primo ministro italiano, Orlando, e il
ministro deli esteri, Sonnino, avevano abbandonato la Conferenza
di Parigi in segno di protesta per il fatto che gli americani non
vlevano dare la Dalmazia all'Italia.
Il governo era caduto e sostituito da quello di Francesco saverio
Nitti, ma anche questo governo non aveva ottenuto di più alla
firma del trattato con l'Austria.
Il terzo trattato è quello di Neully, firmato il 27 Novembre del
1919 in cui si impone alla Bulgaria, potenza sconfitta,di accettare
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l'indipendenza della Iugoslavia e la perdita di territori a favore
della Grecia.
Gli altri trattati sono quelli del Trianon che fissano i confini della
nuova
Ungheria, considerata anch'essa potenza sconfitta in
quanto alleata dell'Austria, come lei costretta a cedere molti
territori agli stati confinanti, e quello di Sevres che fissa i nuovi
confini della Turchia e smembra il vecchio impero Ottomano.
Quest'ultimo trattato è molto importante, perché tenta di risolvere
questioni che poi invece esploderanno come quelle del Medio
Oriente, degli arabi e degli ebrei, dei Curdi e del Canale di Suez,
nonché la gestione dei pozi petroliferi dell'Iraq e dell'Arabia.
Problemi che rimarranno di fatto irrisolti, perché le due potenze
coloniali principali, Francia e Inghilterra, baderanno soprattutto a
spartirsi
questi
territori
che,
l'indipendenza.
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poi,
vorranno
giustamente,
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