Cronologia I guerra mondiale
1905 e 1911
1907
1908
1909
1910
1911
1912-1913
28 giugno
1914
23 luglio
1914
Le due crisi marocchine accentuano le tensioni tra Francia e Germania, memori della
battaglia di Sedan. La Germania ha già pronto un piano di attacco alla Francia dal 1892
(piano von Schlieffen). Tensioni anche tra Germania e GB per il controllo del Medio Oriente
e per il dominio sui mari. Corsa agli armamenti, soprattutto in Germania.
La Russia viene sconfitta dal Giappone per contese territoriali – si tratta della prima
potenza orientale a sconfiggere una nazione europea.
Triplice intesa tra Francia, GB e Russia in risposta alla Triplice Alleanza del 1882 tra Austria,
Germania e Italia.
A L’Aja, in Olanda, si tiene una seconda conferenza di pace (la prima, su iniziativa dello zar
Nicola II, si era tenuta nel 1899) per definire regole di condotta in caso di guerra e istituire
una corte permanente di arbitrato. La terza doveva tenersi nel 1914.
La Seconda Internazionale si riunisce a congresso nel 1907, sottolineando la vocazione
pacifista del socialismo.
Annessione Bosnia-Erzegovina all’Austria (metà della popolazione era serba).
I Giovani turchi prendono il potere a Istanbul, imponendo una svolta modernizzatrice nel
segno di un accentuato nazionalismo che mal si concilia con il carattere multinazionale
dell’Impero.
Esce il manifesto dei Futuristi stilato da Marinetti, in cui si dichiara: “Noi vogliamo
glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto
distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.” E’ il
sintomo di una cultura pervasa di irrazionalismo, bellicismo estetizzante, nazionalismo.
Viene pubblicata La grande illusione di Norman Angell, in cui si evidenzia che una guerra
sarebbe deleteria perché ormai i sistemi economici dei vari paesi sono interdipendenti.
Si costituisce l’organizzazione terroristica serba “Mano nera” grazie alla Russia che sostiene
il nazionalismo nell’area balcanica. Si accentua la rivalità austro-russa nei Balcani.
Le due guerre balcaniche smembrano ulteriormente l’impero ottomano, già
ridimensionato dalla conquista dell’indipendenza serba, rumena, bulgara e montenegrina.
Grazie alle guerre la Serbia estende i propri territori, ma la costituzione dell’Albania su
insistenza di Austria e Italia le impedisce uno sbocco sul mare.
Grande successo del libro La Germania e la prossima guerra del generale F. von Bernhardi,
che sostiene l’inevitabilità di una guerra data la sindrome di accerchiamento della
Germania: “La nostra prossima guerra sarà combattuta per il più alto interesse della nostra
patria e dell’umanità. Questo le conferirà un’importanza storica mondiale. Potenza
mondiale o decadenza: questo deve essere il nostro appello alla mobilitazione”.
Giorno della festa ortodossa di San Vito e anniversario di una storica battaglia contro i
Turchi (1389): la visita a Sarajevo di Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria odiato
dai Serbi per il suo progetto di annettere all’Austria altri paesi balcanici, è vissuta come
un’offesa. Si mobilitano gli studenti dell’associazione nazionalista Giovane Bosnia, riforniti
di bombe a mano e revolver dalla Mano Nera. Il primo tentativo di assassinare l’arciduca
fallisce, ma Gavrilo Princip per caso riesce nell’impresa.
Forti tensioni interne alle nazioni europee per scioperi e crisi del parlamentarismo
Dopo settimane di quiete in cui i giornali non parlano più dell’assassinio, l’Austria invia un
ultimatum alla Serbia su sollecitazione del ministro degli esteri e del generale Conrad: si
richiede di sopprimere le associazioni nazionaliste, di sospendere la propaganda
antiaustriaca, licenziare i funzionari ostili all’Austria, arrestare i complici del delitto e far
partecipare alle indagini funzionari austriaci. L’ultimo punto, irrituale, viene respinto in
nome della sovranità nazionale.
28 luglio
1914
4 agosto
1914
Settembre
1914
Novembre
1914
26 aprile
1915
maggio 1915
Giugnodicembre
1915
Prevalgono sui legami familiari tra sovrani e sulle istanze pacifiste, variamente motivate, le
ragioni dell’onore e del patriottismo, unite agli interessi di certi settori economici: l’Austria
dichiara guerra alla Serbia, nell’illusione che si tratti di una guerra breve come quelle
ottocentesche.
Nei giorni successivi la Germania dichiara guerra alla Russia e alla Francia, in fase di
mobilitazione delle truppe
La Germania attua il piano Schlieffen (Blietzkrieg, guerra-lampo) e invade il neutrale Belgio,
determinando l’entrata in guerra di Francia, Belgio e GB, per poi penetrare in Francia
sfruttando l’effetto sorpresa. Le truppe francesi sono poco attrezzate, i fanti indossano
ancora i pantaloni rossi e i berretti di stoffa ottocenteschi che li rendono facile bersaglio.
Leggenda degli angeli di Mons.
Il 23 agosto il Giappone dichiara guerra alla Germania per interessi territoriali in Cina.
Edward Grey, primo ministro inglese, osserva: “Le luci si spengono su tutta l’Europa. In vita
nostra non le vedremo riaccendersi”.
La Germania si avvicina a Parigi giungendo alla Marna, ma è costretta a indietreggiare da
una controffensiva anglo-francese.
La guerra è in fase di stallo, da guerra-lampo si è fatta guerra di usura: si crea il fronte con
le trincee dal mare del Nord al confine svizzero. La Germania occupa aree cruciali per la
produzione mineraria e industriale; infierisce sulla popolazione belga con deportazioni,
distruzioni, violenze enfatizzate dalla propaganda nemica. Il filosofo francese Bergson parla
della guerra come un conflitto tra civiltà e barbarie, descrivendo i tedeschi come moderni
Unni. 93 intellettuali e scienziati tedeschi rispondono con un documento in cui accusano
Francia e GB di essere gli emblemi della Zivilisation, modernità mercantile, plutocratica ed
edonistica, pura esteriorità, mentre la Germania sarebbe il vessillo della Kultur, spiritualità
organica espressione dell’anima e del genio del popolo tedesco, pura interiorità. E Thomas
Mann pochi anni dopo: “Come avrebbe potuto l’artista non lodare Iddio per il crollo di quel
mondo di pace di cui era così sazio, così nauseato. Guerra! L’anima tedesca è troppo
profonda. La corruzione e il disordine dell’imborghesimento le sembrano un ridicolo
orrore. Qual senso di liberazione, di purificazione, di immane speranza. ”.
La Turchia si schiera in ottobre con Austria e Germania.
Patto di Londra: l’Italia, guidata dal primo ministro Salandra, si impegna segretamente a
entrare in guerra entro un mese a fianco dell’Intesa in cambio del Trentino Alto-Adige,
Venezia Giulia, Istria e parte della Dalmazia
La propaganda entra in azione per orientare l’opinione pubblica a favore dell’intervento
nelle “radiose giornate di maggio”, che vedono protagonisti D’Annunzio e Mussolini. Il
Parlamento, contrario all’intervento è messo alle strette e vota i pieni poteri al governo che
dichiara la guerra con decisione extraparlamentare il 23 maggio. Il 24 maggio l’esercito
italiano avvia le ostilità lungo l’Isonzo. L’esercito era scarsamente preparato e sprovvisto di
mezzi e armamenti adeguati. Molte le diserzioni. Spesso i soldati non capivano i discorsi dei
superiori. Così si esprime il volontario irredentista Stuparich: “Vita di stenti, senza orizzonti,
tutto duole dentro di noi e tutto, fuori di noi, ci affligge. S’aggiunge il malessere alla
sporcizia e, più umiliante ancora un senso disperato di inerzia. La coscienza si oscura nel
dubbio, se abbiamo fatto bene a volere la guerra. … l’egoismo che si sviluppa per necessità
bestiale della grande fatica, ci ripugna. Ognuno pensa duramente a sé, e noi che
credevamo in una fraterna collaborazione, tanto più grande nel pericolo, ce ne sentiamo
offesi e umiliati”.
E’ questo il periodo più drammatico del genocidio armeno in Turchia
Guerra sottomarina tedesca contro il blocco navale imposto da GB: affondamento
Lusitania, nave inglese con 128 passeggeri USA
Esercito italiano e austriaco si fronteggiano lungo il corso dell’Isonzo senza risultati
significativi da ambo le parti.
Anche su fronte francese la situazione è di stallo
1916
1917
Sul fronte orientale i russi arretrano all’avanzare dei tedeschi in Polonia e gli austriaci
invadono la Serbia
GB fatica contro i Turchi nella zona dei Dardanelli. Con l’accordo Syces Picot gli inglesi si
vedono riconoscere dalla Francia il dominio sulla Mesopotamia, ricca di petrolio.
Mentre tedeschi e franco-inglesi si confrontano in battaglie sanguinose (Verdun, battaglia
della Somme, vere e proprie carneficine), gli austriaci spezzano il fronte italiano con
un’offensiva (Strafexpedition) faticosamente contenuta sugli altipiani di Asiago anche
grazie alla contemporanea controffensiva russa nei Carpazi. Il generale Cadorna attribuisce
lo sfondamento delle linee italiane alla viltà dei soldati e ordina la fucilazione immediata
dei “disfattisti”. In giugno per la prima volta gli austriaci usano contro gli italiani i gas
asfissianti, già utilizzati dai tedeschi in Francia. La penetrazione entro il confine italiano
genera profonda emozione nel paese. Salandra si dimette e subentra Boselli con un
governo di coalizione nazionale. Viene avviata una controffensiva che consente una nuova
avanzata italiana sino alla presa di Gorizia (agosto 1916)
Offensiva russa contro Austria, la Romania si schiera con l’Intesa. La controffensiva austrotedesca porta all’invasione della Romania.
Gli Imperi centrali subiscono però la superiorità economica dell’Intesa e le conseguenze del
blocco navale attuato da GB: razionamento dei viveri.
I socialisti riuniti a Kienthal, in Svizzera, condannano la guerra e invocano una pace senza
annessioni e indennità
Spedizione GB in Siria e Palestina favorita da rivolta araba contro i turchi guidata
dall’ufficiale inglese Lawrence.
Alla fine dell’anno la Germania cerca un accordo diplomatico per concludere la guerra con
garanzie territoriali, ma GB lo respinge: si mira a una resa totale del nemico.
Molti artisti e intellettuali maturano la consapevolezza della barbarie della guerra,
denunciandola nelle loro opere.
Viene annunciata dalla Germania, giunta allo stremo delle risorse, la guerra sottomarina
totale, che prevedeva l’affondamento di tutte le navi senza distinzione di tipologia o
nazionalità, pur nella consapevolezza che tale decisione potesse provocare l’intervento
USA.
In aprile gli USA dichiarano guerra alla Germania
La rivoluzione che dal febbraio del ’17 travolge il regime zarista di fatto alleggerisce gli
sforzi degli Imperi centrali sul fronte orientale, consentendo loro di concentrarsi su quello
occidentale. La notizia della rivoluzione si diffonde tra le truppe, incrementando
l’insofferenza verso il conflitto. Ammutinamenti negli eserciti, scioperi operai (Berlino,
Torino): il fronte interno dà segni di cedimento.
In agosto il papa Benedetto XV invia una nota ai capi degli stati in guerra deplorando
l’inutile strage e invitando alla negoziazione.
In ottobre gli austriaci con l’appoggio tedesco sfondano il fronte italiano sull’Isonzo, a
Caporetto, minacciando di dilagare nella pianura padana. L’esercito è in rotta. C’è chi
continua a combattere, chi fugge abbandonando armi e uniformi (circa 350.000 soldati).
Faticosamente l’esercito italiano si ritira e organizza una linea di resistenza sul Piave e sul
monte Grappa. Numerosi gli ammutinamenti e le diserzioni, puniti con fucilazioni. Sotto
accusa il pacifismo cattolico e socialista e l’incertezza di Boselli, costretto a dimettersi
(Cadorna: “L’ESERCITO CADE NON SOTTO I COLPI DEL NEMICO ESTERNO, MA SOTTO I
COLPI DEL NEMICO INTERNO”). Il nuovo primo ministro Orlando sostituisce l’inflessibile
generale Cadorna con Armando Diaz, mobilitando anche i giovani nati nel ’99. Si cerca il
consenso dei soldati attenuando le durezze della guerra (licenze, vitto) e con la promessa di
terre ai contadini. Si potenzia la propaganda (servizio P) svolta da intellettuali, insegnanti,
ufficiali, mediante pubblicazione di giornali di trincea. Nelle zone occupate dagli austrotedeschi (Friuli e Veneto) avviene ciò che già era avvenuto altrove: saccheggi, stupri,
repressione feroce.
Prevalgono ovunque governi orientati a esercitare il potere in modo autoritario, spezzando
1918
1919
1920
la solidarietà nazionale delle unioni sacre: Clemenceau in Francia, Lloyd George in GB,
Wilson negli USA
Novembre: dichiarazione Balfour – il ministro degli esteri inglese rassicura il leader del
sionismo inglese Rothschild circa la sua intenzione di favorire la creazione di una national
home per gli ebrei in Palestina
A dicembre la Russia esce di fatto dal conflitto (la pace di Brest Litovsk verrà ufficializzata
nel marzo del 1918).
8 gennaio: il presidente USA Woodrow Wilson enuncia al Congresso i 14 punto che
sintetizzano gli obiettivi politici dell’intervento: libertà di commercio, riduzione degli
armamenti, autodeterminazione dei popoli, rispetto delle minoranze, abolizione delle
diplomazie segrete e formazione di una Società delle Nazioni.
Tra marzo e luglio i tedeschi avviano una serie di offensive in Francia, ma in luglio con
l’arrivo degli USA si apre una controffensiva con ampio uso di aerei e carri armati. La
superiorità del potenziale economico e industriale dell’Intesa unita agli effetti del blocco
navale piega i tedeschi. Il fronte tedesco è sfondato ad Amiens in agosto e il kaiser
Guglielmo II propone un armistizio respinto dall’Intesa che pretende la resa totale.
Gli italiani recuperano terreno contro gli austriaci, mentre l’Impero austro-ungarico si
disgrega in una serie di repubbliche indipendenti: a Praga i nazionalisti proclamano la
repubblica cecoslovacca, come gli ungheresi, a Zagabria viene costituito lo stato iugoslavo, .
In ottobre ammutinamenti nella flotta tedesca segnano la fine della compattezza tedesca.
Intanto si arrendono Bulgaria, Impero ottomano.
Il 3 novembre l’Austria firma l’armistizio, seguita una settimana dopo dalla Germania (11
settembre), dove l’imperatore era stato costretto all’abdicazione e all’esilio ed era stato
proclamato capo del governo il socialdemocratico Ebert. La guerra ha provocato la morte di
almeno 10 milioni di soldati, cui vanno aggiunte i 20 milioni di vittime dell’influenza
spagnola tra il ’18 e il ’19 (12 milioni nella sola India).
Gennaio: comincia la conferenza di pace a Parigi, a Versailles. La Francia mira ad annichilire
la Germania finanziando a sue spese la ricostruzione, GB nonostante non lo ritenga
prioritario asseconda la Francia per sancire il proprio controllo nel Medio Oriente. I veri
protagonisti della conferenza sono Wilson, Lloyd George, Clemenceau e Orlando (che però
verrà presto messo in minoranza e per protesta si allontanerà dalla conferenza per un
periodo).
A giugno si definisce con il trattato di Versailles la pace con la Germania, accusata di essere
la vera responsabile del conflitto. Le clausole impongono: riduzione delle forze armate a
100.000 unità, riduzione drastica della flotta, smilitarizzazione della Renania, perdita delle
colonie (a favore di Francia e GB) e divieto di nuovi acquisti, restituzione Alsazia e Lorena
alla Francia, occupazione francese per 15 anni della Saar, cessione alla Polonia della
Posnania e parte dell’Alta Slesia e Pomerania, pagamento di 132miliardi di marchi d’oro
come risarcimento ai vincitori.
Si dissolvono quattro imperi (ottomano, austriaco, tedesco e zarista) e i territori vengono
ridisegnati dando vita a nuovi stati che spesso non corrispondono a identità nazionali
coese. (vedi testo di Mazower p. 252)
Nasce la Società delle Nazioni auspicata da Wilson, ufficialmente col fine di favorire la
cooperazione tra le nazioni, garantire la pace e la sicurezza, fondare le relazioni
internazionali secondo principi di giustizia e onore. In realtà la sua efficacia viene sabotata
dagli stessi USA che tornano a favorire una politica isolazionista e non entrano a farne
parte, oltre che dalla decisione di escludere le nazioni sconfitte e la Russia.
Con il trattato di Sevres si definisce la pace con la Turchia che prevede: il controllo da parte
di GB di Iraq e Palestina mediante un protettorato, da parte della Francia della Siria e del
Libano. La regione di Smirne e le isole dell’Egeo ai greci, gli stretti assegnati al controllo di
GB. Transgiordania, Arabia e Yemen sono formalmente indipendenti, ma in realtà sotto il
controllo inglese