Ordini, università e professione, Mandelli (Fofi): cambiare per uscire dalla crisi http://www.farmacista33.it/ordini‐universita‐e‐professione‐mandelli‐fofi‐cambiare‐per‐uscire‐dalla‐ crisi/politica‐e‐sanita/news‐47261.html?xrtd=VATPVLSYRACLPYSYXTPP Oggi non è pensabile una società senza farmaci e senza specialisti del farmaco, ecco perché i farmacisti rappresentano un elemento portante della tutela della salute. Lo sottolinea il presidente della Fofi Andrea Mandelli (foto) nell’intervista a Farmacista33, in cui passa in rassegna i temi più scottanti per la categoria in questa fase. Dalla riforma degli Ordini a quella dell’Università passando per il processo di riqualificazione professionale fondamentale per la categoria. Dottor Mandelli partiamo dal recente “successo” della riforma degli Ordini. Un risultato importante? Quali i riflessi principali sulla categoria? Finalmente, è il caso di dirlo, si sono rivisti alcuni aspetti evidentemente datati: la materia su cui interviene il Ddl Lorenzin risale al 1946. Tra gli aspetti più importanti per la vita dell’Ordine metterei le innovazioni del procedimento disciplinare, nel quale si istituisce la separazione tra l’attività istruttoria da quella giudicante, così come la partecipazione al procedimento stesso anche di un membro estraneo alla professione, nominato dal Ministero della Salute. Altrettanto importante è il fatto che finalmente si dia un riconoscimento legislativo al codice deontologico, che viene affidato alle Federazioni nazionali degli Ordini delle professioni sanitarie. L’organizzazione territoriale resta la stessa, cioè basata sulle provincie, ma si contempla la possibilità di istituire federazioni regionali. Infine è un elemento positivo che la durata in carica degli organismi elettivi sia stata portata a quattro anni perché è un periodo di tempo più adeguato a condurre iniziative di un certo rilievo, tanto da parte degli Ordini provinciali quanto da parte della Federazione e, inoltre, rappresenta un piccolo risparmio. La discussione sulla nuova laurea in farmacia con l’introduzione del numero programmato sembra partita col piede giusto. È ottimista sul buon esito? Sì, sono ottimista, perché in linea generale c’è la consapevolezza che è indispensabile intervenire rapidamente sul capitolo formazione sia per fronteggiare gli effetti della crisi sull’occupazione, sia per cominciare a preparare professionisti adeguati al mutamento dei settori in cui tradizionalmente opera il laureato in farmacia – a cominciare dalla farmacia di comunità – e ai nuovi sbocchi occupazionali. Questi in parte esistono già, ma sono stati trascurati finora, e in parte andranno configurandosi in un prossimo futuro. Su questo punto non mi dilungo, ma è un aspetto che è stato messo in luce dalle ricerche dell’Osservatorio sulla professione Fofi‐Sda Bocconi già qualche anno fa. Il numero programmato è a mio avviso strettamente connesso a questo processo di riforma; è chiaro che provvedimenti di questo tipo possono urtare alcune sensibilità, ma mi domando se non sia ben peggio lasciare un’apparente libertà assoluta di scelta che, dopo anni di studi impegnativi ed economicamente onerosi per le famiglie, ha come traguardo la disoccupazione. La professione è in evoluzione ma la crisi resta pesante anche per i farmacisti. Che cosa può dire ai molti in difficoltà? Quale monito per il futuro? La crisi finirà, come tutti i fenomeni ciclici, ma è evidente che soltanto a chi avrà saputo cambiare e adattarsi sarà possibile superare questo ciclo limitando i danni. Oggi non è pensabile una società senza farmaci e, quindi, senza specialisti del farmaco ma siamo chiamati a rendere ancora più evidente che siamo indispensabili a una società moderna, che la nostra attività professionale al servizio del cittadino è un elemento portante della tutela della salute. E raggiungere questo obiettivo significa investire sempre di più sulla professionalità. La Federazione sta attuando un progetto, deliberato dal Comitato Centrale e approvato in Consiglio Nazionale, volto a ad aiutare chi oggi vive difficoltà sul mercato del lavoro attraverso un processo di riqualificazione. Non è facile, ma per quanto ci è possibile cerchiamo di non lasciare indietro nessuno. Marco Malagutti