4 CLINICA S. CHIARA Servizio di Diabetologia un gioiello di eccellenza sanitaria Il Servizio di Diabetologia della Clinica Santa Chiara – creato nel 2002 al quarto piano dell’istituto privato locarnese, accanto alla fisioterapia – in poco più di un decennio d’intensa attività ha saputo diventare un punto di riferimento imprescindibile per i pazienti della regione e le loro famiglie, grazie alla professionalità e alla competenza di tutti i membri che compongono il suo team: il diabetologo, l’infermiera specializzata in diabetologia, le infermiere di reparto e la dietista. Medico responsabile del Servizio, è il Dr. med. Tarcisio Bianda, al quale abbiamo chiesto d’illuminarci sulle cause e i sintomi di questa complessa patologia e, soprattutto, di fornirci qualche consiglio su come prevenirla efficacemente. Dr. med. Bianda, tra le varie forme di diabete la più diffusa è senz’altro quella del Diabete Mellito: quali sono le sue cause? Il Diabete Mellito è una malattia cronica dovuta a un’insufficienza dell’insulina. Questa condizione può essere determinata o da una carenza di produzione, o da un cattivo funzionamento dell’insulina. L’insulina è un ormone prodotto dal nostro organismo (più precisamente dalle cellule β poste nelle isole di Langerhans del pancreas), ed è paragonabile a una chiave da inserire nella serratura per aprire una porta. In questa similitudine la «porta» rappresenta il canale per l’entrata delle sostanze nutritive (come il glucosio) all’interno delle cellule: se manca o non funziona l’insulina, il glucosio non entra nelle cellule e si accumula nel sangue (iperglicemia). Possiamo distinguere due forme principali di Diabete Mellito: Diabete Tipo 1 (anche detto Insulino-Dipendente) che necessita d’insulina sin dall’esordio (non è possibile non utilizzarla) e Diabete Tipo 2 (Non InsulinoDipendente), che non necessita inizialmente d’insulina (tranne in alcuni casi particolari). La classificazione comprende anche il Diabete Associato ad altre patologie e il Diabete Gestazionale: una forma di diabete che compare durante la gravidanza e che, solitamente (ma non sempre), si risolve con essa. Il rapido aumento dei casi di Diabete Tipo 2 (DM2) e la sua comparsa in fasce di età sempre più giovani, si sta configurando come una vera e propria emergenza mondiale, anche in ragione delle pesanti ripercussioni che tale malattia ha sia sull’aspettativa e la qualità di vita del singolo individuo, sia sulla collettività. Come si manifesta il diabete? Il diabete è una malattia molto subdola perché, inizialmente, non provoca sintomi evidenti. I sintomi più frequenti sono un’aumentata diuresi e un’eccessiva sete. Una mancanza assoluta o relativa d’insulina finisce con il portare a perdere peso. Alcuni soggetti affetti da diabete ma non sotto- posti a trattamenti, lamentano sintomi quali stanchezza, nausea e vomito e possono sviluppare infezioni della vescica, della pelle e della zona vaginale. In seguito, però, insorgono le cosiddette complicanze diabetiche che spesso sono difficilmente controllabili se non, addirittura, irreversibili. Tra le complicanze croniche del diabete va ricordata la retinopatia diabetica (che può causare anche cecità), la nefropatia diabetica (che può portare all’insufficienza renale e quindi alla dialisi), la neuropatia diabetica (che spesso è causa d’impotenza, formicolii agli arti e disturbi della sensibilità). Sono complicanze altrettanto frequenti di questa malattia anche il piede diabetico, l’arteriopatia (infarto miocardico e ictus cerebri) e l’aumentata suscettibilità alle infezioni dermatologiche e delle vie urinarie. Il diabete è una patologia che viene spesso sottovalutata e, proprio per questo, a lungo andare può causare gravi complicazioni. Occorre pertanto porre una maggiore attenzione nella prevenzione, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia che – per frequenza e gravità – va considerata fra le più invalidanti al mondo. Che relazioni ci sono tra uno stile di vita sedentario, un’alimentazione ipercalorica e l’insorgenza del diabete? L’associazione tra sedentarietà, obesità e incidenza di Diabete Mellito Tipo 2 è evidente. Il sovrappeso e l’obesità rappresentano oggi il fattore di rischio primario più importante per lo sviluppo del DM2. Nei soggetti in sovrappeso, una riduzione dell’assunzione di calorie di circa 300-500 kcal al giorno e un incremento del dispendio energetico quotidiano di 200-300 kcal mediante una regolare attività fisica, sono sufficienti per indurre e mantenere una riduzione ponderale e, di conseguenza, ridurre il rischio di diabete. Sembra scontato, ma seguire le regole dell’educazione alimentare e praticare sport previene il DM2 e le sue complicanze. Non è obbligatorio diventare maratoneti! È sufficiente camminare tutti i giorni, a passo spedito, per almeno mezz›ora. Stile di vita a parte, quali sono – oggi – le terapie disponibili per la cura del Diabete Mellito? In questo campo, si sono registrati dei progressi? I cardini della terapia del Diabete Mellito sono: 1) alimentazione equilibrata; 2) regolare attività fisica; 3) medicamenti orali e insulina, che vengono prescritti ai pazienti sulla base degli esami del sangue, dell’evidenza clinica e della storia personale (altre patologie concomitanti). Il trattamento farmacologico ha l’obiettivo di controllare i sintomi del diabete e di evitare le complicanze gravi, soprattutto quelle a lungo termine. In questo senso abbiamo a disposizione numerose molecole con le quali si hanno maggiori possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati. I farmaci maggiormente utilizzati per la cura del DM2 sono, essenzialmente, gli ipoglicemizzanti e l’insulina. Da sinistra, Alice Caviglia infermiera specializzata in diabetologia, Cristina Merlini Lanini dietista e il Dr. med. Tarcisio Bianda, FMH medicina interna, specialista in endocrinologia e diabetologia. Alice Caviglia durante la sua attività nello studio presso la clinica. Oggi esistono dei nuovi farmaci che si stanno rivelando rivoluzionari rispetto a quelli sinora utilizzati nella cura della malattia. Nell’arco degli ultimi 20-30 anni, i farmaci per la cura del diabete – pur avendo subìto molte variazioni, com’è naturale che sia – dal punto di vista del meccanismo di funzionamento sono rimasti sostanzialmente gli stessi: curano il diabete ma, al contempo, aumentano il peso corporeo. I nuovi farmaci, invece, hanno una modalità d’azione totalmente innovativa e duplice: curano il diabete e contribuiscono alla perdita di peso, contrastando così l›obesità che – come abbiamo detto – è la principale causa di diabete nel mondo. Questi farmaci, in sintesi, agiscono sul sistema ormonale gastrointestinale: da un lato stimolando la produzione d’insulina, dall›altro riducendo la sensazione di fame. In pratica, quali sono le figure mediche e paramediche che provvedono alla presa a carico e alla gestione dei pazienti diabetici? Quella del paziente diabetico dovrebbe essere una gestione integrata. In questo senso il diabetologo – oltre che dell’infermiera specializzata in diabete – si avvale di tutti quei professionisti che a vario titolo, secondo la propria professionalità, si prenderanno cura del paziente. A dipendenza del fabbisogno del singolo paziente – che viene definito nel corso della valutazione iniziale, effettuata dal diabetologo sulla base degli esiti della visita clinica e delle indagini di laboratorio o strumentali – verranno eseguite ulteriori visite specialistiche: ad esempio una visita cardiologica, oculistica, neurologica, nefrologica o altre ancora. Si tratta di un piano di lavoro pianificato, programmato e reso attuabile in Clinica Santa Chiara con il minimo dispendio di tempo. Esso permette di definire, nel migliore dei modi, una terapia personalizzata valida per ogni singolo paziente. Le visite successive verranno concordate ogni volta ad intervalli di tempo variabili, in relazione al tipo di diabete e all’esito di ogni visita. Il servizio di diabetologia della Clinica Santa Chiara basa la propria collaudata operatività su quattro pilastri fondamentali: la consulenza, l’istruzione, la prevenzione e l’accompagnamento. Per saperne di più sul suo funzionamento, abbiamo interpellato Alice Caviglia: infermiera in diabetologia, vera e propria anima del reparto presso il quale è presente «full time» tre giorni la settimana (lunedì, mercoledì e venerdì). Signora Caviglia, il vostro servizio di consulenza è particolarmente apprezzato. Esso spazia dalle informazioni sullo stile di vita da adottare, all’alimentazione e all’attività fisica, passando per l’indicazione sui diversi medicamenti da assumere: dagli antidiabetici per bocca, alle varie insuline e alle altre terapie medicamentose. Quali sono gli stati d’animo e le preoccupazioni che, più frequentemente, affliggono i vostri pazienti? Di fronte alla diagnosi, ogni paziente reagisce in modo diverso e molto personale. Ad alcuni – specialmente a coloro che hanno vissuto le situazioni, talvolta drammatiche, di parenti affetti da questa malattia – «crolla» il mondo addosso. Associano infatti il loro diabete alla gamba amputata dello zio o alla cecità della madre… Altri pazienti, invece, vedono la malattia addirittura come un’opportunità per migliorare il proprio stile di vita. È in relazione ad entrambi questi stati d’animo che accolgo il paziente in reparto: lo ascolto, gli fornisco le dovute spiegazioni, analizzo con lui ogni dubbio, paura o preoccupazione. La vita quotidiana di un paziente diabetico è spesso scandita dall’insulinoterapia: nel DM1 sempre; nel DM2, meno: fatta eccezione per i casi in cui lo stile di vita e le terapie con antidiabetici orali non funzionano più. Oggi, fortunatamente, l’insulinoterapia è una cura auto-gestibile e auto-gestita, che prevede la misurazione autonoma della glicemia e l’auto-somministrazione della giusta dose d’insulina. Per espletare questa procedura, i pazienti possono contare sull’elevata performance di nuovi e sofisticati devices tecnologici, che il team della Clinica Santa Chiara fornisce e insegna ad utilizzare… Sì, il raggiungimento di una vita autonoma – che coincide con l’autogestione da parte del paziente delle varie terapie, e con l’utilizzo delle apparecchiature che gli mettiamo a disposizione – è senza dubbio un obiettivo prioritario per il nostro team. Il paziente, però, non deve semplicemente acquisire la capacità di utilizzare tecnicamente questi strumenti, bensì deve soprattutto capire il perché deve farne uso. Uno degli apparecchi che forniamo ai nostri pazienti è il glucometro. Esso permette loro di individuare e di riconoscere – attraverso una misurazione molto precisa dei valori della glicemia – eventuali errori alimentari commessi e la mancanza (o l’insufficienza) di attività fisica. Al medico curante, il glucometro consente di adattare la terapia. Sempre in materia di apparecchiature, per le persone con un DM1 disponiamo di diversi microinfusori: per la funzione che svolgono, essi possono essere paragonati al pancreas. Il microinfusore, infatti, è una sorta di «pompetta» molto sofisticata, che fornisce al paziente l›insulina basale e l›insulina necessaria ad abbassare una glicemia troppo elevata, o a coprire i carboidrati del pasto. L›ultimo arrivato nell’armamentario degli strumenti per diabetici, è un sistema di monitoraggio continuo della glicemia. Mediante un segnale d›allarme, questo apparecchio permette alle persone con DM1 di reagire in ogni istante, al fine di evitare sia le tanto temute ipoglicemie (troppo poco zucchero nel sangue), sia l›iperglicemia (troppo zucchero nel sangue). Una corretta e costante informazione al paziente, può aiutare a evitare l’insorgenza di complicanze? Grazie ad una buona informazione e ad un accompagnamento continuo della persona malata e della sua famiglia, vediamo insorgere complicanze in misura molto minore. Quando c’è la diagnosi di un nuovo caso di diabete, grazie alle conoscenze e ai mezzi di cui disponiamo oggi, possiamo davvero prevenirle in modo efficace, migliorando notevolmente la qualità di vita del paziente. Nei casi in cui si presentano delle complicanze dovute a una cattiva gestione del diabete, passiamo a una prevenzione secondaria o terziaria. In qualità di infermiera in diabetologia, lei si occupa anche della cura del piede diabetico. Perché, talvolta, ai pazienti diabetici si formano delle ulcere nel piede? È possibile prevenirle? Un DM ben controllato ed equilibrato non produce un piede diabetico! Ad ogni modo, in Clinica istruiamo il paziente su come curare e controllare il piede, onde evitare il manifestarsi di complicanze. Le ulcere nel piede si formano perché la circolazione arteriosa è disturbata, oppure perché esiste una neuropatia. Mediante la cura giornaliera del piede, e un buon controllo glicemico, è comunque possibile prevenirle. Se, per motivi vari, il paziente non è più in grado di farlo autonomamente, lo assistiamo noi nella cura di base del piede. Avendo seguito una formazione specifica nella cura delle ferite croniche, quando si forma un’ulcera posso intervenire in prima persona. Con le conoscenze odierne, gli interventi vascolari e i materiali «moderni», abbiamo delle ottime possibilità di guarire le ulcere. Il Servizio di Diabetologia della Clinica Santa Chiara, oltre ad offrire una vasta gamma di servizi ambulatoriali, si occupa anche della presa a carico dei pazienti degenti. In relazione a che tipo di problematiche? Ai pazienti diabetici degenti, soprattutto a coloro che presentano una nuova insorgenza, forniamo subito le prime informazioni di base sulla malattia. Delle persone con un diabete scompensato, se ne occupano il medico curante, lo specialista diabetologo, l’infermiera specializzata, il personale infermieristico del reparto e, aspetto assai importante, il team alimentare: la dietista e i cuochi. Il nostro, del resto, è un lavoro d’équipe! L’istruzione dettagliata prosegue poi in ambulatorio. A tal proposito è utile ricordare che le prestazioni dell’infermiera specializzata in diabetologia sono prestazioni obbligatorie, e vengono pertanto coperte dall’assicurazione di base. Per la qualità delle cure e dell’assistenza che offre, la disponibilità ad ascoltare e a informare i pazienti e i loro famigliari, per la gradevolezza e l’accoglienza degli ambienti di cui dispone, il Servizio di Diabetologia della Clinica Santa Chiara rappresenta un piccolo gioiello di eccellenza sanitaria, del quale non si può che andare orgogliosi. Inoltre, il fatto di essere inserito in un contesto ospedaliero multidisciplinare – che, in quanto tale, vanta al suo interno la presenza di molte specialità mediche e chirurgiche – consente al Servizio di poter usufruire dell’intervento e del supporto degli altri reparti dell’istituto e dei loro specialisti di riferimento. E difatti, nei casi di complicanze anche gravi, i pazienti diabetici vengono seguiti e curati con il concorso del Dr. med. Fabio Sartori (angiologo), del Dr. med. Marco Toderi (chirurgo vascolare), dai nefrologi Dr. med. Daniela Garzoni e Claudio Marone, e dal team dei chirurghi ortopedici: Philippe Meyer, Maurizio Caporali e Ferruccio Maenza. 5