Battaglia di Verdun

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La battaglia di Verdun (in francese Bataille de Verdun, IPA:
[ba'taj də vɛʁ'dœ̃]; in tedesco Schlacht um Verdun, IPA: ['ʃlaxt
ˀʊm vɛɐ'dœŋ]) o operazione Gericht (giudizio) fu l'unica,
grande offensiva tedesca avvenuta tra la prima battaglia della
Marna del 1914 e l'ultima offensiva del generale Ludendorff
nella primavera del 1918.[7]
Battaglia di Verdun
Parte del fronte occidentale della prima guerra
mondiale
Fu una delle più violente e sanguinose battaglie di tutto il
fronte occidentale della prima guerra mondiale;[7] ebbe inizio
il 21 febbraio 1916 e terminò nel dicembre dello stesso anno,
vedendo contrapposti l'esercito tedesco, guidato dal capo di
Stato Maggiore, generale Erich von Falkenhayn,[8] e l'esercito
francese, guidato dal comandante supremo Joseph Joffre[9]
sostituito al termine del 1916 con il generale Robert Nivelle.
Verdun costituì un punto di svolta cruciale della guerra in
quanto segnò il momento in cui il peso principale delle
operazioni nel fronte occidentale passarono dalla Francia
all'Impero britannico, fece svanire le ancora concrete
possibilità della Germania di vincere la guerra e influenzò in
parte l'entrata in guerra degli Stati Uniti nel conflitto.[7]
Questa spaventosa battaglia divenne una sacra leggenda
nazionale in Francia, sinonimo di forza, eroismo e sofferenza,
i cui effetti e ricordi perdurano ancora oggi; fu la più lunga
battaglia di ogni tempo, coinvolse quasi i tre quarti delle
armate francesi, e benché nella storia, e nella stessa prima
guerra mondiale, ci siano state battaglie anche più cruente,
Verdun detiene, forse, il non invidiabile primato di campo di
battaglia con la maggior densità di morti per metro quadro.[7]
Zona delle operazione nel settore di Verdun.
Data 21 febbraio – 19 dicembre 1916
Luogo Verdun-sur-Meuse, Francia
Esito Limitata vittoria difensiva
francese[1][2]
Schieramenti
Francia
Germania
Comandanti
Joseph Joffre
Erich von Falkenhayn
Edouard De Castelnau Guglielmo di Prussia
Philippe Pétain
Konstantin von
Robert Nivelle
Knobelsdorf
Effettivi
Circa 30.000 al 21
Circa 150.000 al 21
febbraio 1916
febbraio 1916
Perdite
315.000 tra morti, feriti 281.333 tra morti, feriti
e dispersi[3] Altre cifre: e dispersi[3]
Il fatto d'armi che più si avvicina a Verdun avvenne durante la
seconda guerra mondiale e fu la battaglia di Stalingrado,
spesso considerata una "Verdun russa",[10] ma mentre a
Altre cifre:
[5]
[6]
Stalingrado l'esercito tedesco tentò la conquista di una città
400.000[4] - 542.000[5], di cui 355.000 - 434.000 , di cui
143.000 morti
strategicamente importante, a Verdun lo scopo dell'offensiva
163.000 morti
di Falkenhayn fu quello di "dissanguare goccia a goccia"
l'esercito francese.[10] Nei piani del capo di Stato Maggiore
tedesco, l'importanza morale e propagandistica di un attacco a Verdun avrebbe fatto in modo che tutto lo sforzo
francese si riversasse nella difesa di un caposaldo ritenuto di primaria importanza per la Francia. Lo scopo era
quello di convogliare il maggior numero di truppe nemiche in un solo settore, per poi colpirlo con la massima
potenza possibile con il violento impiego di artiglieria, in modo da dissanguarlo lentamente infliggendogli il
maggior numero di perdite possibile.
Indice
1 Premesse
1.1 La piazzaforte di Verdun
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2 Operazione Gericht
2.1 Le fasi preparatorie
2.2 Uno scontro di artiglierie
2.3 La "segretezza" di Falkenhayn
2.4 La situazione francese
2.4.1 Joffre e Driant
3 Lo scontro di Verdun
3.1 L'attesa
3.2 Le prime fasi dell'offensiva tedesca
3.3 Fort Douaumont
3.4 Pétain prende il comando
3.5 Il Mort-Homme
3.6 L'onore francese
3.7 La "Coppa di Maggio"
3.7.1 Fort Vaux
3.8 Falkenhayn viene sostituito
3.9 Le controffensive francesi
4 Le cause della mancata vittoria tedesca
4.1 Brusilov
4.2 La Somme
5 Le conseguenze di Verdun
5.1 Da Verdun alla Maginot
5.2 Il ricordo
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Per approfondire, vedi le voci guerra franco-prussiana e revanscismo.
Le cause dell'attacco tedesco ad una delle più formidabili fortezze d'Europa, e della successiva strenua resistenza
francese, hanno però delle radici più profonde, da ricercare nei fatti accaduti durante la seconda metà del secolo
precedente, dalla guerra franco-prussiana del 1870 alla riorganizzazione politica e militare di Francia e
Germania.
Nel luglio 1870 le forze di Napoleone III subirono alcune sconfitte iniziali non decisive, ma da quel momento in
poi l'esercito francese iniziò a ritirarsi e non riuscì più a riprendersi.[11] I tedeschi non dettero tregua all'esercito
francese che venne costretto a ripiegare prima a Metz, dove una sua metà comandata dal generale François
Bazaine venne circondata e si arrese dopo due mesi di inerzia, e poi a Sedan, in cui l'altra metà dell'esercito,
comandata da Patrice de Mac-Mahon, venne intrappolata e costretta alla resa definitiva. Fu una vera e propria
catastrofe per l'esercito francese che da secoli si considerava la sola vera razza di guerrieri d'Europa.[11] Quattro
mesi dopo il re di Prussia si proclamò Kaiser nella galleria degli Specchi della reggia di Versailles, nel palazzo su
cui campeggiava la scritta À toutes les Gloires de la France davanti ad un dipinto che raffigura i francesi in atto
di umiliare i tedeschi.[11]
La Francia si ritrovò con un esercito in sfacelo e una nazione demoralizzata e finanziariamente in serie difficoltà;
l'Alsazia e la Lorena, centri industriali tra i più importanti dell'Europa e della Francia, vennero ceduti al Reich
tedesco, ma l'orgoglio francese diede presto nuovo slancio al paese, ansioso di revanscismo verso l'odiato nemico
tedesco.
Quindici anni dopo Sedan, l'esercito francese aveva riguadagnato la sua potenza difensiva e offensiva e la
Francia, dopo essersi ripresa economicamente e militarmente, iniziò la costruzione lungo la frontiera est di un
forte sistema difensivo. Per non ricadere nella trappola di Metz, invece di fortificare le città venne decisa la
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costruzione di due linee continue di forti. Venne realizzato così il famoso sistema Séré de
Rivières, ideato dall'omonimo generale, che consisteva in una lunga linea fortificata che aveva
il "nodo principale" proprio nelle fortezze di Verdun.[11]
Benché l'esercito tedesco del 1914 fosse molto più potente a confronto di quello del 1870,[12] il
sistema di fortificazioni "Séré de Rivières" avrebbe provocato lunghi e duri combattimenti in
caso di attacco lungo le tradizionali vie di invasione, e l'alleanza tra Francia e Russia rendeva
inevitabile per la Germania il rischio di affrontare una guerra su due fronti;[13] entrambi furono
fattori che influenzarono il conte Alfred von Schlieffen nell'ideare l'omonimo piano che
prevedeva di schiacciare la Francia con una "guerra lampo" mentre in Russia erano ancora in
corso le operazioni di mobilitazione.
La paura francese di rimanere, in caso di nuovo conflitto, impantanati in una nuova disastrosa
ritirata, fece crescere nelle file degli ufficiali francesi la stima nella teoria dell'"attacco ad
oltranza", elaborata dal colonnello Louis de Grandmaison, in base alla quale:
« se il nemico osava prendere l'iniziativa anche per un solo istante, ogni pollice di
terreno doveva essere difeso fino alla morte e, se perduto riconquistato con un
contrattacco immediato anche se inopportuno.[14] »
I comandi francesi da Foch a Joffre fecero pieno affidamento su questa teoria, ritenendo
inizialmente inutili e superflue anche le armi di cui l'esercito tedesco dell'epoca faceva già
ampio uso, come l'artiglieria pesante a supporto della fanteria e l'uso manovrato delle
mitragliatrici.[15]
Nastro
"Vivat" in
commemorazio
dell'assedio
di Verdun nel
1914
Dal canto suo il generale Erich von Falkenhayn, conoscendo l'importanza vitale di Verdun per
la nazione francese e appunto le tecniche offensive dell'esercito nemico, prevedendo che la
piazzaforte sarebbe stata difesa tenacemente fino all'ultimo, elaborò un piano basato sul
dissanguamento graduale, tramite il massiccio impiego di artiglieria, dell'esercito francese, che sarebbe stato
decimato giorno dopo giorno per la difesa della "mistica Verdun". Tutto ciò accadde e fu applicato
sanguinosamente per quasi dieci mesi, in cui la piazzaforte divenne il teatro di una gigantesca battaglia di
logoramento che coinvolse entrambi i contendenti.[16]
Quando i tedeschi iniziarono l'assalto il 21 febbraio, erano passati solo due mesi dal giorno in cui il generale
Falkenhayn era riuscito a convincere il Kaiser Guglielmo II che lo Stato Maggiore francese, essendo determinato
a difendere ad ogni costo la storica cittadella posta sulla strada che da est conduceva a Parigi, "si sarebbe visto
costretto a impiegare in quell'azione fino all'ultimo uomo" piuttosto che rinunciare alla fortezza e attestarsi su
un'altra linea difensiva.[17]
La piazzaforte di VerdunLa città di Verdun, nota già ai tempi di Roma con il nome di Virodunum, era un
importante campo fortificato organizzato per sbarrare il passo alle popolazioni
germaniche. Nell'843 il trattato di Verdun divise l'Europa in tre parti e segnò la nascita della Germania come
nazione; per i teutonici prima e per i tedeschi poi, Verdun rappresentò un simbolo quasi mistico e benché la
cittadina in base al trattato fosse in territorio francese, nel 923 cadde sotto il dominio teutonico fino alla
liberazione per mano di Enrico II nel 1552.[18] Cento anni dopo, fu trasformata da Sébastien de Vauban in una
imponente fortezza destinata ad essere regolarmente assediata nei secoli successivi. La città fu duramente
attaccata durante la guerra dei Trent'anni, poi bombardata dai cannoni prussiani nel 1792, e successivamente nel
1870 quando fu l'ultima delle fortezze francesi a cadere durante la guerra franco-prussiana.[19]
Nel 1916 Verdun era una cittadina tranquilla, considerata inattaccabile dai comandi francesi, che videro le
fortezze intorno alla città resistere efficacemente all'assedio dell'armata del Kronprinz durante l'attacco sulla
Marna del 1914. In quella occasione Verdun si ammantò di una veste ancor più "eroica" e importante di quello
che già era. Da ogni lato Verdun era circondata da ripide colline lambite dalla Mosa, presidiate da numerosi
forti[20] che avrebbero impedito, grazie ad un efficace tiro incrociato, qualunque avanzata nemica.
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Inoltre, dalla fine dei primi scontri nel settore, Verdun fu munita di una
serie di profonde trincee protettive, lunghe dai 4 ai 5 km; tecnicamente la
città era il punto più forte dell'intero fronte francese,[21] ma in pratica si
sarebbe rivelato uno dei più deboli. Questo perché la piazzaforte fu
privata quasi completamente dei suoi pezzi d'artiglieria, che furono tolti
per essere adoperati al fronte, in quanto dopo aver verificato la grave
carenza di bocche da fuoco nelle offensive del 1915, i francesi decisero
di attingere anche alle artiglierie collocate nei forti di Verdun.[22] Questa
decisione fu peraltro assecondata dalla teoria di Louis de Grandmaison, il
quale disse che "il posto del soldato francese è in campo aperto e, se
assolutamente necessario, in trincea, ma non certamente nascosto sotto
un blocco di cemento".[22]
Mappa del fronte occidentale dove si
può notare il "cuneo" indicante il
fronte di Verdun
In questo modo il sistema difensivo più potente venne privato delle sue
armi, ma successivamente anche dei suoi uomini. Questi furono mandati
su altri fronti, lasciando praticamente sguarnito il caposaldo di Verdun,
dove conseguentemente non fu possibile eseguire il giusto
completamento del sistema trincerato a difesa del settore che, al
momento dell'attacco tedesco, era privo di trincee di collegamento,
reticolati e collegamenti telefonici sotterranei. Tutte necessità vitali per
reggere ad un attacco nemico.[10][22]
« Tremo ogni giorno. Non potrei resistere a un attacco; l'ho detto al Grand Quartier Général, ma non mi
hanno nemmeno ascoltato »
Queste le parole del generale Herr davanti al disinteresse dell'alto comando francese guidato dal generale Joffre,
che di fronte all'evidente minaccia tedesca e nonostante i palesi movimenti nemici dall'altra parte del fronte,
continuò a non preoccuparsi del pericolo imminente. Nonostante le ricognizioni del Service Aéronautique
francese che attestavano il concentramento di artiglierie dietro le linee nemiche.
Questa era la condizione critica in cui si presentava il settore francese alla vigilia dell'attacco che i tedeschi
avrebbero attuato a fine febbraio, mirando a conquistare uno dei simboli più importanti della Francia.
« La Francia è stata indebolita fin
quasi all'estremo limite della
sopportazione [...] le armate russe
non sono state completamente
distrutte, ma la loro capacità
offensiva è stata così duramente
fiaccata che la Russia non potrà
mai risollevarsi fino alla sua antica
potenza[...][23] »
(Erich von Falkenhayn)
Pochi giorni prima del Natale 1915, Falkenhayn si recò dal Kaiser per
proporgli un'offensiva rivolta contro la Francia. Il capo di Stato maggiore
dell'esercito tedesco convinse l'imperatore ad attaccare il nemico per
"finirlo" costringendolo ad arrendersi e in questo modo rivolgere tutta
l'attenzione verso la Gran Bretagna. Un attacco alla Francia, spiegò
Le disposizioni delle truppe tedesche
Falkenhayn, «permetterebbe al nostro esercito, con mezzi limitati, di
alla vigilia della battaglia
impegnare duramente l'esercito francese nella difesa di Verdun
costringendolo a impiegare nella difesa fino all'ultimo uomo disponibile.
In questo modo le forze francesi si dissangueranno, non potendosi più ritirare anche se volessero, e senza tener
conto delle nostre eventuali avanzate, il nostro impegno in un fronte ristretto sarebbe minimo».[24]
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Per Falkenhayn la scelta dell'obiettivo da attaccare era tra Belfort e Verdun; la scelta cadde sulla seconda
opzione, soprattutto perché l'armata che avrebbe condotto l'attacco sarebbe stata la 5ª comandata dal figlio del
Kaiser, il Kronprinz Guglielmo, ed una sua eventuale vittoria avrebbe avuto degli utili risvolti propagandistici
soprattutto nel fronte interno.
« Il giorno dopo il ritorno di Falkenhayn, vigilia di Natale, cominciò a giungere una valanga di
telegrammi, mascherati sotto il nome convenzionale di Gericht, che significa tribunale o giudizio, oppure,
più raramente, luogo di esecuzione.[25] »
Le fasi preparatorieIl primo dei corpi d'armata predisposti per l'attacco a Verdun fu trasportato da
Valenciennes, in grande segretezza, il 27 dicembre; esattamente un mese dopo, il 27
gennaio (data scelta per ragioni di buon auspicio in quanto compleanno del Kaiser), furono emanati gli ultimi
ordini e fu stabilita la data dell'attacco (il 12 febbraio).[25]
Vennero costruite in breve tempo dieci nuove linee ferroviarie a scartamento ridotto e circa 24 nuove stazioni per
portare tonnellate di rifornimenti di ogni genere,[26] oltre a sette linee di raccordo per portare nella foresta di
Spincourt il munizionamento dei cannoni pesanti in essa nascosti.
Uno scontro di artiglierieIl massimo sforzo dei tedeschi era però
assorbito dall'artiglieria: tutto il loro piano
infatti si basava su un utilizzo massiccio di quest'arma. In linea di
massima, il piano strategico prevedeva l'utilizzo dei cannoni pesanti che
avrebbero avuto il compito di scavare un profondo vuoto nelle linee
francesi che la fanteria tedesca avrebbe poi gradualmente occupato;
sarebbero poi stati distrutti anche i flussi di rifornimento francesi grazie
ad un costante e violento fuoco di sbarramento verso le retrovie, così da
impedire eventuali contrattacchi organizzati. I settori francesi sarebbero
stati martellati continuamente da 306 pezzi d'artiglieria campale, 542
pezzi d'artiglieria pesante, 152 lanciamine[27] e vari altri pezzi di piccolo
e medio calibro sistemati sui fianchi. Questo assembramento eccezionale
fu tale che su un fronte di appena 14 km, vennero dispiegati circa 1.220
pezzi d'artiglieria, ossia uno ogni 12 metri circa.
La "grande Berta", il potente mortaio
tedesco massicciamente utilizzato a
Verdun
Era la più grande concentrazione di artiglieria mai vista fino ad allora. I pezzi affluivano da ogni parte e ad ogni
ora; tra questi vi erano inoltre ben 13 mortai da 420 mm, le famose "grandi Berta" (o "Gamma") capaci di
sparare un proiettile da oltre una tonnellata, 2 cannoni da marina a canna lunga da 380 mm, di lunghissima
portata e al sicuro dall'eventuale reazione francese, 17 mortai austriaci da 305 mm (o "cannoni Beta") e
un'enormità di pezzi da 210 mm e 150 mm a tiro rapido che divennero la quotidianità con cui si confrontarono
per quasi un anno i difensori francesi. In ordine potenza poi vennero impiegati pezzi da 130 mm, cannoni da
campagna da 77 mm che erogavano un efficace fuoco di sbarramento sugli attaccanti, e una nuova e micidiale
arma, il lanciafiamme, che venne impiegato per la prima volta proprio a Verdun.
La meticolosità tedesca non si fermò qui. Ogni cannone era stato accuratamente posizionato con un compito
assegnato ben preciso; le colline adiacenti di Romagne e Morimont garantivano un nascondiglio ideale per i
grandi pezzi "Gamma" e "Beta" che avrebbero martellato la città e i suoi forti. I pezzi navali da 380 mm
dovevano devastare la città di Verdun sparandovi ognuno 40 colpi al giorno e interrompendo le vie di
comunicazione a grande distanza grazie alla loro portata.[28] I 210 mm[29] dovevano danneggiare gravemente la
prima linea francese e quando questa fosse stata conquistata, avrebbero dovuto allungare il tiro per creare uno
sbarramento nelle zone intermedie, supportando così gli attaccanti per un tempo sufficiente a rinforzare le
posizioni e attestarsi saldamente nelle trincee conquistate.
A questo punto le artiglierie più piccole sarebbero avanzate sulla nuova linea, protette dai cannoni pesanti, e da lì
avrebbero continuato la loro opera distruttrice verso le linee francesi non ancora conquistate, mentre i pezzi da
150 mm a lunga gittata avrebbero continuato a battere d'infilata le vie d'accesso che conducevano al fronte per
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impedire qualsiasi contrattacco immediato.
« Nessuna zona deve essere risparmiata dai bombardamenti [...] nessuna tregua alle zone di rifornimento;
il nemico non deve sentirsi al riparo in nessun luogo![28] »
Questi erano gli ordini dati agli artiglieri tedeschi,[28] e per rendere possibile l'attuazione di questi ordini, per sei
giorni furono stipate munizioni per un totale di 2 500 000 proiettili, per il cui trasporto erano occorsi 1 300 treni e
un enorme sforzo logistico.[30]
Il 1º febbraio Falkenhayn venne informato che tutti gli oltre 1 220 cannoni erano finalmente in posizione e
vennero scavate le piazzole per ospitare gli obici pesanti nella prima linea tedesca in previsione della conquista
delle prime linee francesi. Inoltre "truppe speciali" erano pronte per collegare telefonicamente le posizioni
avanzate e segnalare con grossi palloni rossi la posizione della fanteria per indirizzare in tempo reale il tiro di
sbarramento tedesco.[30]
La "segretezza" di FalkenhaynOltre alla consueta meticolosità, i tedeschi diedero grande importanza alla
segretezza, incarnata nel migliore dei modi dal feldmaresciallo Erich von
Falkenhayn che, durante i preparativi per l'assedio di Verdun, assunse un ruolo
fondamentale. Il resto dell'esercito venne praticamente tenuto all'oscuro
dell'operazione Gericht fino all'ultimo; lo stesso colonnello Max Bauer
consulente di Falkenhayn nella preparazione dell'artiglieria, ricevette i piani
definitivi molto più tardi del previsto, in modo tale che non potesse più
modificarli.
All'estremo sud del fronte, il generale Hans Emil Alexander Gaede continuò
inconsapevole i preparativi per un attacco a Belfort, che Falkenhayn in realtà
non ebbe mai intenzione di effettuare, ma che avrebbe dovuto ingannare gli
anglo-francesi sul vero obiettivo del comando tedesco.[31]
Decine di bombardamenti diversivi furono programmati in vari punti del fronte,
e persino alle infermiere che arrivavano per allestire i nuovi ospedali da campo
nelle retrovie di Verdun, venne detto che erano lì per curare "malattie interne".
Il feldmaresciallo Erich von
Questa "segretezza" ebbe però il suo rovescio della medaglia, lo stesso
Falkenhayn
Kronprinz Guglielmo e persino l'alleato austriaco vennero lasciati quasi
all'oscuro delle reali intenzioni di Falkenhayn, solo lui e il Kaiser sapevano che
l'offensiva di Verdun non era diretta all'occupazione della città bensì al brutale piano di "dissanguamento"
dell'esercito francese che secondo le previsioni avrebbe avuto effetti tattici e psicologici decisivi. Il comandante
dell'esercito tedesco in pratica ingannò il Kronprinz assicurandogli i rinforzi che gli sarebbero serviti per una
conquista di Verdun, ma che in realtà tenne a debita distanza dal fronte. Questo atteggiamento fu un errore che
ebbe serie ripercussioni in occasione dell'attacco a Fort Douaumont, condotto con un numero di soldati
insufficienti, che precluse il possibile sfondamento del fronte francese da parte dell'Armata del Kronprinz che al
momento decisivo si trovò a corto di uomini.
Persino Konstantin von Knobelsdorf, asserì più tardi, che se avesse saputo le reali intenzioni di Falkenhayn non
lo avrebbe mai appoggiato;[32] ma intanto i preparativi continuarono, ormai la macchina era in moto.
Per i preparativi vennero poi chiamati pittori a colorare teli mimetici per nascondere gli enormi pezzi di artiglieria
dalle ricognizioni aeree francesi, vennero scavate buche per nascondere le munizioni, e venne ordinato che prima
dell'attacco solo i pezzi già individuati dagli aerei francesi avrebbero potuto rispondere ad eventuali tiri nemici.
Ma l'arma in più dei tedeschi non fu né un pezzo d'artiglieria né una nuova tattica, bensì un complesso sistema di
tunnel sotterranei scavati lungo tutta la zona dell'attacco chiamati "Stollen", che permisero alle truppe tedesche
di sfruttare al meglio l'effetto sorpresa.[33] Nelle offensive alleate del 1915, il massiccio assembramento di truppe
nelle trincee di prima linea veniva individuato facilmente dal nemico, che reagiva con l'artiglieria causando
pesanti perdite ancor prima che il nemico uscisse dalle trincee, in questo senso i tedeschi elaborarono questo
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nuovo sistema di strutture di "prima linea" proprio per ovviare a questo problema.
I tedeschi realizzarono un complesso di centinaia di profonde gallerie collegate tra loro scavate nel terreno,
invulnerabili ai colpi d'artiglieria, da cui, al momento dell'attacco, sarebbero sbucati fuori migliaia di soldati senza
che il nemico, fino all'ultimo, ne cogliesse la presenza.
A Verdun inoltre, per la prima volta venne impiegata massicciamente dai tedeschi anche la nuova arma aerea: la
Luftstreitkräfte radunò 168 aeroplani, 14 palloni frenati e 4 Zeppelin,[30] una notevole forza per il tempo, che
avrebbe dovuto difendere i palloni di segnalazione per l'artiglieria dall'attacco degli aerei francesi nonché
impedire a questi di individuare i preparativi. Si sarebbe dovuto creare un vero e proprio "sbarramento aereo" sui
cieli sopra Verdun.
La situazione franceseJoffre e DriantNel campo francese invece la
situazione era molto pericolosa; Verdun era
praticamente sguarnita di artiglierie[34] e nonostante le lamentele dei
comandanti di zona il Gran Quartier General (GQG) di Joseph Joffre rimase
per lungo tempo cieco davanti al pericolo. Il tenente colonnello Émile Driant,
ex deputato e comandante di due battaglioni di chasseurs à pied nel bosco di
Caures,[35] sembrò invece rendersi conto insieme al generale Herr,
dell'imminente minaccia, infatti scrisse a proposito al suo amico Paul Deschanel
presidente della Camera:
« Stiamo facendo il possibile giorno e notte per rendere il nostro fronte
inviolabile, ma vi è una cosa sulla quale non possiamo fare niente, la
mancanza di braccia!. Ed è su questo che io la prego di richiamare
l'attenzione del ministro (della Guerra N.d.T). Se la nostra prima linea
venisse sfondata, la nostra seconda linea sarebbe inadeguata perché non
riusciamo a rinforzarla per mancanza di operai, e aggiungo io, di filo
spinato![36] »
Joseph Joffre
In seguito Deschanel passò un riassunto dei suoi punti al ministro della guerra Galliéni che a sua volta scrisse a
Joffre esprimendo la sua preoccupazione per aver sentito parlare di difetti in vari punti del fronte francese, tra
cui Verdun. Joffre rassicurò genericamente Galliéni sullo stato delle difese francesi ma andò su tutte le furie solo
pensando che qualche ufficiale avesse scavalcato le gerarchie militari ignorando il suo stato maggiore e
rivolgendosi direttamente ai politici.[37]
Nonostante ciò, Joffre fino all'ultimo sembrò ignorare il pericolo, forse ingannato dal servizio di spionaggio
francese che fu di scarso aiuto in quanto efficacemente contrastato dal controspionaggio tedesco. Nonostante
l'aiuto degli inglesi (peraltro poco efficace) anche dal settore di Verdun le informazioni uscivano lentamente,
venivano utilizzate poche pattuglie e i posti di ascolto erano poco efficienti. Inoltre, il brutto tempo persistente
non permise ricognizioni aeree fino al 17 gennaio, ma anche successivamente, pur disponendo di
documentazione fotografica, solo il 22 gennaio venne inviato un esperto in grado di decifrare le poche fotografie
scattate, che riuscì solamente a rilevare la direttrice principale dell'attacco, ma non le postazioni principali delle
artiglierie.
Nonostante gli sforzi francesi, al momento dell'attacco furono individuate solo 70 piazzole di artiglieria, per cui i
francesi non si resero conto fino all'ultimo della consistenza del raggruppamento nemico,[38] anche questo fu uno
dei motivi che convinsero Joffre e il suo GQG che un attacco tedesco non era imminente.
Lo spionaggio francese dal canto suo, cominciò a segnalare con sempre maggiore insistenza movimenti nemici; il
12 gennaio venne riferito che l'artiglieria tedesca aveva iniziato a prendere posizione, il 14 arrivarono notizie su
nuovi ospedali da campo e il 15 vennero riferiti importanti movimenti di truppe nelle retrovie. Nonostante tutto
ciò il GQG era sempre convinto che la Germania[39] fosse decisa ad attaccare massicciamente la Russia, e che al
massimo un attacco alla Francia si sarebbe avuto nell'Artois o nello Champagne; solo il 12 febbraio arrivarono
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due divisioni di rinforzo a Verdun, il giorno stesso in cui i cannoni del Kronprinz avrebbero dovuto cominciare la
loro opera distruttrice.
L'attesa
« Ma il Dio delle
stagioni d'un tratto si
mise in testa di
sconvolgere tutti i
nostri piani »
(Kronprinz Guglielmo[40])
Queste le parole del Kronprinz nelle sue memorie di guerra, che
rappresentano in modo semplice e diretto la causa principale del perché
l'attacco previsto per il 12 febbraio, fu rinviato a data da destinarsi. Le
condizioni atmosferiche avverse condizionarono pesantemente i
Un drappello del 321º reggimento di
preparativi tedeschi; all'alba del giorno prestabilito, la neve cadde molto
fanteria francese di stanza a
fitta e rese impossibile agli artiglieri avere una visuale ottimale, così il
Douaumont. Per primi questi uomini
comandante della 5ª Armata tedesca decise di rinviare l'attacco di 24 ore,
dovettero combattere contro i
la battaglia non poteva essere iniziata se i cannoni non potevano svolgere
tedeschi nel loro attacco alla fortezza
i loro compiti con una visuale ottimale. Ma ventiquattr'ore dopo il tempo
non migliorò, e neppure nei giorni a seguire, e mentre i tedeschi da una
parte lottavano contro l'acqua gelida che riempiva i loro Stollen, i francesi attendevano ansiosi l'attacco
nemico.[41]
L'attesa durò oltre una settimana, in cui i nervi di entrambe le parti dettero evidenti segni di cedimento,[41] ma il
giorno 20, gli uomini di entrambi gli schieramenti si svegliarono e videro per la prima volta una bella giornata di
sole. Approfittando di questo, per alzare il morale alle proprie stanche truppe, l'artiglieria francese fece un'ora di
fuoco senza nessuna velleità, solamente per farsi sentire. La notte del 20 febbraio però i movimenti tedeschi si
intensificarono, la prima linea francese poté sentire gli ultimi treni carichi di munizioni scaricare la loro merce nei
pressi del bosco di Spincourt, e aldilà della terra di nessuno poterono sentire il canto dei soldati tedeschi.[41]
Le prime fasi dell'offensiva tedescaLa mattina del 21 febbraio, in
un bosco vicino a Loison, i
serventi di uno dei cannoni da marina Krupp, per la prima volta dopo
tanti giorni ricevettero l'atteso ordine: un primo proiettile da 380 mm
venne sparato verso la città di Verdun, demolendo parte del palazzo
vescovile. Altri colpi da 380 iniziarono a colpire inesorabili, centrando la
stazione ferroviaria e i ponti fuori città: l'operazione Gericht era
cominciata.[42]
Un bombardamento violento e preciso martellò per ore le linee francesi,
Tiro di sbarramento tedesco sul
distruggendo trinceramenti e linee telefoniche, e impedendo l'arrivo di
fronte di Verdun
qualsiasi rinforzo. Nel primo pomeriggio il bombardamento tedesco
raggiunse la massima intensità,[43] alte colonne di fumo si alzarono dalle
linee francesi, appena un'ora dopo partì l'attacco terrestre da parte della fanteria tedesca. Gli uomini della 5ª
Armata tedesca, comandata dal Kronprinz Guglielmo di Prussia, avanzarono a gruppi sparsi nell'intento di aprire
le prime brecce tra le trincee francesi, occupando il numero più alto possibile di posizioni nemiche, in vista del
massiccio attacco del giorno successivo.
Il primo giorno di battaglia non sortì per i tedeschi l'effetto sperato. I francesi resistettero stoicamente, anche se
cedettero in vari punti non erano stati "spazzati via" come invece le prime ricognizioni tedesche erroneamente
riportarono. Neanche la comparsa dei lanciafiamme sul campo di battaglia servì per stanare i fanti francesi dalle
loro posizioni. Per il 22 febbraio lo Stato maggiore di Knobelsdorf non pose limiti all'avanzata tedesca che si
sarebbe svolta con le stesse modalità del giorno precedente, bombardamento al mattino e attaccando la fanteria
nel pomeriggio.
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Intorno alle 16:00 i tedeschi supportati dall'artiglieria conquistarono
Haumont-près-Samogneux, creando il primo cuneo dentro le difese
nemiche, ma il vero successo fu la conquista del Bois de Caures (bosco
di Caures) dove incontrarono solo due battaglioni decimati di chasseurs a
pied francesi comandanti da Émile Driant.[10] I tedeschi avevano trovato
il tallone d'Achille delle forze francesi, e nonostante gli uomini di Driant
resistettero con caparbietà per alcune ore, la disparità di forze era troppo
grande e vennero sopraffatti. Nella strenua difesa del settore Driant perse
la vita.
La chiesa di Saint Pierre nella
cittadina di Verdun distrutta
dall'artiglieria tedesca
I vuoti dell'artiglieria francese risultarono evidenti e la controparte
tedesca continuò a martellarle sistematicamente, intanto l'allarme nelle
retrovie francesi crebbe di ora in ora. I tedeschi dopo aver conquistato
Haumont e il Bois des Caures, ora pressavano con più insistenza cercando di aggirare da nord Verdun, passando
per Samogneux.
I tedeschi, come da tattica, impedirono con un violento sbarramento di fuoco l'arrivo di rinforzi a Samogneux,
ma a facilitare le cose ci pensarono gli stessi francesi. Una precipitosa notizia che dava per occupata già alla sera
del 22 la cittadina, mise in allarme il generale francese Herr che ordinò un intenso tiro d'artiglieria verso
Samogneux per riconquistarne le posizioni, che sfortunatamente erano ancora saldamente in mano ai soldati
francesi, che in questo modo vennero decimati dalla propria artiglieria.[44] I tedeschi approfittando dell'errore e
alle 3:00 del mattino occuparono la cittadina.
I tedeschi con questa conquista rafforzarono il cuneo creato nelle difese francesi, la diga era stata infranta, la 37ª
Divisione africana messa a tamponare la falla fu decisamente poco efficace,[45] e i tedeschi riuscirono ancora ad
avanzare in direzione di Fort Douaumont.[10]
La situazione tra le linee francesi era pessima, il freddo imperversava e i ricoveri e le trincee erano state spazzate
vie, le truppe erano demoralizzate e decimate, le linee di comunicazione distrutte,[46] le strade interrotte e le
ferrovie divelte mentre il servizio ambulanze impiegava in media 10 ore per percorrere 30 km. La situazione era
quindi favorevole ai tedeschi, che però non si accorsero subito della situazione e non colsero l'opportunità di un
possibile e decisivo sfondamento, anche se di lì a poco avrebbero effettuato una delle più fortunate conquiste
dell'intera campagna.[47]
« Verdun dev'essere tenuta a qualsiasi prezzo, Ils ne passeront pas! (non passeranno!) è la parola d'ordine,
Verdun diventa il simbolo della Francia, del suo onore e della follia della guerra.[48] »
Fort DouaumontUno dei simboli di Verdun era rappresentato da Fort Douaumont che con il suo gemello Fort
Vaux era parte integrante di un sistema difensivo costituito da 19 forti e
innumerevoli posizioni fortificate di dimensioni più contenute dislocate
sulla sponda orientale della Mosa. I forti erano disposti in cerchi
concentrici che marcavano la successione delle linee di difesa il cui
centro, nonché ultimo baluardo difensivo, era Verdun stessa.[49] Ideato
all'indomani della guerra franco-prussiana, questo sistema difensivo fu
progressivamente riammodernato per adeguarlo alle esigenze della guerra
moderna.
Il forte era uno dei più potenti del mondo e il più famoso baluardo di
Verdun,[50] si ergeva imponente sulla cima più alta degli Hauts de Meuse
protetto in ogni sua parte dal tiro dei suoi cannoni,[51] costruito a pianta
poligonale era un vero e proprio baluardo di cemento e filo spinato
circondato da un fossato profondo 7 metri.
Veduta aerea di Fort Douaumont,
1916, prima dell'inizio della battaglia
Tuttavia agli occhi dei generali francesi la guerra moderna aveva dimostrato come il concetto di fortezza fosse
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diventato ormai obsoleto, lo avevano reso evidente i tedeschi con la
conquista dei forti belgi di Liegi e Namur.[52] Si decise quindi che gli
uomini e le armi alloggiati a Douaumont avrebbero avuto un utilizzo più
proficuo in servizio attivo e si procedette dunque alla smobilitazione di
parte dei pezzi di artiglieria del forte e di praticamente tutta la
guarnigione che allo scoppio della guerra contava 500 uomini ma che al
momento della battaglia ne avrebbe contati solo 56. I vertici militari
francesi non avevano però tenuto conto del fatto che Liegi fu conquistata
a caro prezzo dai tedeschi e che Douaumont era rimasto praticamente
intatto dopo i tentativi di conquista avvenuti nel 1914.
Le difese del forte risultarono quindi notevolmente indebolite dalla nuova
politica difensiva dei generali francesi; le condizioni di debolezza del
forte e la consapevolezza di dover fare qualcosa al riguardo si persero nel
passaggio del comando dal 30º al 20º corpo. Fu una disattenzione
inevitabile per generali che erano ancora abituati a considerare i forti come completamente autonomi e che
quindi lasciarono i pochi uomini all'interno del forte senza rinforzi, rifornimenti, informazioni né ordini.[53]
Fort Douaumont al termine del 1916,
devastato dai bombardamenti
Il 25 febbraio, dopo soli quattro giorni di battaglia, Fort Douaumont venne preso di mira dal 24º reggimento del
Brandeburgo e dal 12º reggimento granatieri. Il consueto bombardamento di annientamento iniziò alle 9:00 del
mattino del 25 febbraio, e quando partì l'attacco della fanteria, in meno di 25 minuti il 2º battaglione del 24º
reggimento raggiunse l'obiettivo avanzando di 1200 m facendo 200 prigionieri e sbaragliando le poche truppe
nemiche rimaste in zona. Uno dei simboli francesi, cadde nel giro di un pomeriggio.
Come detto il forte era presidiato da soli 56 uomini comandati dal sergente maggiore Chenot[53] che per la
maggior parte si erano rifugiati nei sotterranei per sfuggire alla furia dei bombardamenti mentre solo Chenot e
pochi altri erano rimasti nella torretta del cannone da 155 mm a sparare qualche colpo.[53] Quando le
avanguardie tedesche raggiunsero il forte, furono sorprese dal totale silenzio delle armi dei difensori e si
avventurarono nella struttura più per curiosità che per un ordine diretto.[53] I primi ad arrivare furono gli artieri
del sergente Kunze che, superato il fossato, riuscirono ad entrare da una finestrella; esplorando i corridoi interni
riuscirono a mettersi in contatto con le squadre del tenente Radtke, del capitano Haupt e del tenente von
Brandis[53][54] che nel frattempo avevano seguito Kunze all'interno, così facendo riuscirono a circondare i
francesi che sorpresi si arresero senza sparare un colpo.[55]
« Il successo maggiore che lo sforzo tedesco avesse raggiunto sul fronte occidentale »
Così scrisse un corrispondente di guerra sul fronte di Verdun, dove il più considerevole sfondamento dopo la
Marna fu propagandato e acclamato in tutta Germania. Persino il Kaiser espresse il suo compiacimento per
l'impresa al quartier generale del Kronprinz.[56] Con la conquista del forte i tedeschi poterono ora contare su una
posizione favorevole che gli permise di dominare il campo di battaglia nella sua interezza nonché di un rifugio
dove organizzare postazioni per i feriti, ammassare le truppe e immagazzinare provviste armi e munizioni.
Dall'altra parte, il governo francese cercò in ogni modo di far accettare la sconfitta all'opinione pubblica,
drammatizzando le perdite tedesche fino quasi all'assurdo, e dichiarando che ai tedeschi era stato concesso di
occupare una rovina ormai inutile dopo decine di attacchi falliti.[57] Ma la realtà era ben diversa. I francesi per la
loro inadeguatezza non furono in grado di riconquistare il forte, i velleitari e sprezzanti assalti alla "de
Grandmaison" non ebbero alcun effetto, i rifornimenti erano assenti e il morale a livelli bassissimi. Ciò aiutò la
diffusione di panico ed a episodi di diserzioni sempre più frequenti, molto spesso repressi con la forza. Gli
abitanti di Verdun si riversarono per le strade per fuggire e cominciarono a imperversare i saccheggi, e al fronte
le cose andavano di male in peggio.
Pétain prende il comandoLe notizie della perdita di Fort Douaumont arrivarono velocemente anche al
quartier generale francese, e come prima cosa Joffre acconsentì alla scelta del
suo secondo, il generale Edouard De Castelnau, di inviare immediatamente a Verdun la 2ª Armata fino ad allora
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lasciata in riserva, comandata da un certo Philippe Pétain.[10] Inoltre il
Capo di Stato Maggiore De Castelnau, ottenne i pieni poteri per la piazza
di Verdun e vi si recò immediatamente per controllare di persona la
situazione ormai disperata.
De Castelnau ordinò subito a Pétain di difendere fino alla morte le due
rive della Mosa, accettando in pieno la sfida di Falkenhayn che in questo
modo poté eseguire in pieno il suo piano di "dissanguamento graduale"
dell'esercito francese, ormai deciso a resistere ad ogni costo per difendere
la mistica Verdun.[58][59]
Pétain fu un generale in un certo senso più "umano" e capace dei vari
Joseph Joffre e Douglas Haig, mentre i due sembravano rimanere
impassibili di fronte alle smisurate perdite umane, Pétain al contrario
Il generale Pétain.
aveva molto a cuore la sorte dei suoi soldati[10] e riteneva inutili quelle
immediate controffensive tanto esaltate dalla dottrina di De
Grandmaison. Philippe Pétain pensava invece che un attacco si sarebbe dovuto svolgere gradualmente, con
obiettivi limitati e con la sicurezza di iniziare con una forza d'attacco superiore a quella del nemico, che avrebbe
garantito il successo dell'attacco; al contrario, fino ad allora, e anche per il resto della guerra, gli alleati
continuarono a concepire la vittoria come un enorme, unico sfondamento congiunto su tutto il fronte,[60]
sacrificando in questo modo centinaia di migliaia di soldati.
« se Pétain ordina un attacco ci dev'essere qualche possibilità di riuscita, e non vi sarebbe stato un
insensato sacrificio di vite umane secondo le abitudini di quegli ambiziosissimi generali, intenti solo ad
ottenere ricompense dalla conquista a qualsiasi prezzo di alcuni metri di trincee nemiche[61] »
Pétain giunto a Verdun si accorse subito che la situazione non era così disperata. Come prima cosa cancellò
l'ordine di riconquista immediata di Douaumont, che in fondo era solo una fortezza di forte valore simbolico più
che tattico, altri rinforzi erano inoltre in arrivo, così venne deciso di organizzare successivamente un contrattacco
con mezzi migliori e più possibilità di riuscita. Il futuro maresciallo di Francia diede inoltre un grandissimo
impulso nell'affrontare il problema delle comunicazioni e dei rifornimenti: in questo frangente nacque il mito
della Voie Sacrée, unica arteria che conduceva a Verdun che sarebbe diventata la vitale via di rifornimento
durante tutta la battaglia e uno dei simboli della stessa[62], dove a giugno, durante la punta massima della
battaglia, vennero impiegati 12.000 veicoli al giorno con il ritmo di uno ogni 14 secondi[63]
Il Mort-HommeMalgrado l'iniziale impeto, l'attacco tedesco tra la fine
di febbraio e l'inizio di marzo si era lentamente
impantanato anche per via del riassetto che Pétain dette alle linee del
fronte, dove vennero portati numerosi pezzi d'artiglieria e migliaia di
uomini, mentre i tedeschi si trovarono a dover avanzare in un terreno
fangoso e sconvolto dai loro bombardamenti, che non consentiva di far
avanzare i pesanti cannoni come la loro tattica prevedeva. Ora l'intensità
del fuoco tedesco era minore, e i francesi riuscirono a resistere con
grande efficacia, causando ingenti perdite agli attaccanti, che non
riuscirono più a sfruttare il vantaggio di potenza di fuoco che avevano
all'inizio. Falkenhayn fin dall'inizio dell'offensiva negò gli immediati
rinforzi al Kronprinz, nonostante in quel momento le forze francesi
fossero vicine al collasso decisivo. L'indecisione cronica del capo di Stato
Maggiore precluse al comandante della 5ª Armata altre forze utili allo
sfondamento; l'erede al trono tergiversò aspettando i rinforzi perdendo
così la più grande occasione di sfondare le linee francesi, in quel
momento nel caos più totale. Sfruttando l'indecisione nemica, le linee
francesi si rinforzarono rendendo la battaglia in tutto e per tutto simile
alle sanguinose offensive di logoramento che caratterizzarono il fronte
La collina "Mort-Homme".
Fanteria tedesca all'attacco della
Mort-Homme. In primo piano è
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occidentale.[64]
Ora, in occasione del rinnovato attacco deciso da Falkenhayn, i tedeschi
portarono a Verdun ingenti forze, ben lontane dalle "limitate risorse" con
cui Falkenhayn intendeva condurre inizialmente l'azione, e ben superiori
a quelle che a febbraio sarebbero servite per uno sfondamento decisivo.
Venne deciso di condurre una vasta azione anche sulla riva sinistra della
Mosa per alleggerire la riva destra ormai teatro di violenti scontri. E
proprio sulla riva sinistra, vi era un'altura allungata e scoperta,
perpendicolare al fiume che aveva una notevole visuale in ogni direzione,
il Mort-Homme. La sua conquista avrebbe eliminato le batterie francesi
riparate dietro di questo, e consentito di dominare anche la successiva
altura verso Verdun, il Bois Bourrus.[65]
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possibile vedere alcuni uomini
impegnati nel lancio di grante, mentre
sullo sfondo alcuni fanti in azione con
il temuto lanciafiamme, 15 marzo
1916.
Nonostante i febbrili preparativi francesi per affrontare l'attacco, questo
Ancora un'immagine che presenta i
ebbe inizialmente facili successi, la 77. brigata tedesca superò la Mosa,
violenti scontri per la Mort-Homme,
fino a conquistare i villaggi di Regnéville-sur-Meuse, Forges-sur-Meuse e
15 marzo 1916.
l'altura "Quota 265" sulla Cote de l'Oie. D'altro canto il primo attacco al
Mort-Homme fu fermato praticamente alla partenza da un intenso
sbarramento di artiglieria francese, e una prima conquista da parte tedesca del Bois de Corbeaux (un bosco sul
lato di nord-est del Mort-Homme da cui avrebbero portato i successivi attacchi) venne annullata dal contrattacco
francese che si rimpossessò del bosco.
Il 14 marzo un primo attacco venne condotto dai tedeschi verso il Mort-Homme, la battaglia durò per alcuni
giorni, ma sistematicamente come per i successivi due mesi ondate di fanti tedeschi avanzarono in un terreno
dilaniato dai loro bombardamenti preliminari per poi essere massacrati dalla risposta dell'artiglieria francese. Le
perdite crebbero vertiginosamente da ambo le parti, alla fine di marzo il totale delle perdite tedesche era di
81 607 uomini contro le 89 000 francesi.[66]
Più i combattimenti infuriarono, più i tedeschi si trovarono in svantaggio.
I boschi dove nascondere l'artiglieria e dove utilizzare la tattica
dell'infiltrazione stavano scomparendo a causa dei massicci
bombardamenti che subivano e i lanciafiamme non sortivano più l'effetto
pauroso degli inizi. Anzi, i serventi dei Flammenwerfer divennero ambiti
bersagli, in quanto una pallottola poteva far esplodere i serbatoi di
petrolio che alimentavano le armi e in questo modo uccidere oltre che il
servente anche tutti i soldati che stavano nelle vicinanze.
Per di più su un'altura gemella a destra del Mort-Homme, "Quota 304", i
francesi sistemarono artiglieria e mitragliatrici, in modo tale da prendere
sul fianco le avanzate tedesche e riuscendo ad immobilizzare qualunque
avanzata nemica. I tedeschi decisero quindi di smettere i tentativi verso la
Mort-Homme finché non si fossero impossessati di Quota 304. Il 20
marzo l'attacco dell'11ª divisione bavarese ebbe un insperato successo
conquistando alcune posizioni ai piedi delle due alture con limitate
perdite, e catturando 2 825 francesi della 29ª Divisione.[67]
Il villaggio di Maucourt-sur-Orne
dopo l'azione tedesca del 5 aprile
I tedeschi continuarono ad avanzare, il 31 marzo cadde Malancourt, il 5 aprile Maucourt-sur-Orne e l'8
Béthincourt, mentre il 9 venne decisa una grossa offensiva lungo l'intero fronte di Verdun, su ambedue le rive
della Mosa, "facendo cioè quello che avrebbero dovuto fare il 21 febbraio".[68] Fu lo sforzo maggiore dal primo
giorno dell'offensiva a febbraio, vennero impiegati 17 treni carichi di munizioni e decine di migliaia di uomini.
Ma tutto ciò non fu sufficiente, seppur con piccoli cedimenti il fronte francese resistette, da quel giorno però fu
un continuo susseguirsi di sanguinosi attacchi e contrattacchi, che resero la collina un vero e proprio tappeto di
cadaveri.
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Il 3 maggio i tedeschi prepararono un nuovo e forse decisivo attacco, vennero posizionati oltre 500 pezzi
d'artiglieria su un fronte di meno di 2 km che martellarono le linee francesi per oltre due giorni, causando tra le
file francesi terribili perdite. Dopo tre giorni di combattimenti i tedeschi occuparono Quota 304. Da lì, alla fine di
maggio conquistarono tutto il Mort-Homme e il villaggio di Cumières-le-Mort-Homme, ora il margine di ritirata
dei francesi era esiguo e tutte le forze tedesche in occidente potevano essere lanciate contro gli uomini di Pétain
sulla riva destra della Mosa.
L'onore franceseNonostante le avanzate tedesche sulla riva sinistra, sulla riva destra della Mosa le cose non
andavano altrettanto bene per l'esercito del Kaiser. Nei successivi tre
mesi le avanzate da entrambe le parti furono minime al costo di perdite
gravissime. Nella riva destra appunto, i combattimenti si svolsero per
tutto il periodo in una piccola zona, chiamata il "quadrilatero della morte"
a sud di Fort Douaumont, dove i soldati cadevano a migliaia per un tira e
molla da entrambe le parti che non superò mai i 1.000 m di avanzata.[69]
Nonostante i primi segni di tensione tra i comandi tedeschi, l'offensiva
Devastazioni alla base di Quota 304
non venne fermata sulla base di considerazioni che facevano credere di
poter sopportare altre grandi offensive, che al contrario i francesi a corto
di uomini, non avrebbero potuto reggere.
Ma le cose erano ben diverse, l'esperimento del "dissanguamento totale" funzionava, ma coinvolgeva anche le
truppe tedesche. Al primo maggio infatti le perdite erano rispettivamente di 126.000 uomini per i tedeschi contro
i 133.000 francesi. Tra le file dei primi serpeggiava però il timore di un'offensiva inglese di "alleggerimento", così
Falkenhayn decise per una energica offensiva della 5ª Armata verso il Forte di Souville che sarebbe dovuta
proseguire con attacchi sulla riva destra, nonostante questa decisione incontrasse i pareri negativi del generale
Bruno von Mudra che non considerava utile un'altra offensiva. Anche il Kronprinz sosteneva che oramai
l'operazione Gericht era fallita,[70] come concordava anche buona parte dello Stato Maggiore della 5ª Armata,
ma non il capo di Stato Maggiore, generale von Knobelsdorf che mise al posto di von Mudra al comando del III
Corpo d'armata il generale Ewald von Lochow,[71] il quale sostenne insieme a Falkenhayn la continuazione
dell'azione sulla destra del fronte per tentare un ennesimo sfondamento in direzione Verdun.
Dopo tre mesi e mezzo di violenta battaglia, Verdun aveva ormai assunto un valore simbolico per entrambe le
parti. Una cittadina oramai praticamente disabitata e semi distrutta dai bombardamenti era divenuta una
questione d'onore più che strategica per la Francia. L' Honneur de la France appunto, obbligava le forze francesi
a mantenere a qualunque costo la cittadella e allo stesso tempo impegnava ogni sforzo tedesco nella conquista di
quell'angolo di Francia che ormai rappresentava un vero e proprio crocevia per il destino di entrambe le nazioni
coinvolte.
« Come in una tenzone individuale e leggendaria a Verdun era la virilità di due popoli ad essere in gioco,
nessuno dei due contendenti voleva né poteva cedere, spinti da un impeto incontrollato che andava al di là
della volontà umana e che continuava implacabilmente a richiedere un enorme prezzo di vite umane.[72] »
Nonostante tutto proseguirono i preparativi per il nuovo attacco tedesco, i francesi dal canto loro erano però in
una situazione critica: fortemente indeboliti sulla riva destra e sopraffatti a sinistra, dove venivano martellati
dall'artiglieria piazzata sulla Mort-Homme e su Quota 304.[73]
La "Coppa di Maggio"
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Panorama del campo di battaglia di Verdun
I preparativi per un nuovo assalto, che portava il nome convenzionale di "coppa di maggio", proseguirono con
grande rapidità, il peso dell'attacco fu simile a quello del 21 febbraio, ma su un fronte di 5 km, che comprendeva
l'attacco alle future basi di partenza per l'assalto finale a Verdun, ossia la piazzaforte di Thiaumont, l'altura di
Fleury il Forte di Souville, ma soprattutto il Forte di Vaux, ossia il bastione a cui era ancorata l'estremità nord-est
della linea francese.[74]
Malgrado gli sforzi di Pétain, i tedeschi conservavano ancora una sensibile superiorità di artiglieria, con 2200
pezzi contro 1777, e la stampa tedesca ancora una volta si pronuciava:
« Ci stiamo proponendo seriamente di prendere Verdun...[75] »
Fort Vaux
Il forte di Vaux era già stato precedentemente preso d'assalto dai
tedeschi, ma il loro impegno si profuse invece verso la conquista di Fort
Moulainville (gemello di Fort Douaumont), che venne assediato dalle
"grandi Berta" che vi causarono enormi danni ed enormi perdite. Per non
subire grosse perdite, le guarnigioni francesi avevano imparato a ripararsi
nelle trincee al di fuori del forte durante il giorno, per poi ritornare nelle
posizioni la notte. Inoltre anche i tedeschi avevano i loro problemi:
l'utilizzo costante dell'artiglieria aveva danneggiato le canne degli enormi
pezzi da 420mm che erano diventati molto imprecisi, e a volte erano
esplosi durante gli spari.[76] In vista dell'attacco quindi, i tedeschi
poterono impiegare "solo" 4 Berta invece delle 13 impiegate a febbraio,
che vennero concentrate sui due forti di Souville e Vaux.
Il 1º giugno partì l'attacco alle trincee difensive del forte di Vaux, che
furono sopraffatte interamente il giorno dopo, mentre un terribile fuoco di
sbarramento tedesco pioveva sul forte. All'alba del 2 giugno il fuoco di
sbarramento cessò di colpo, e la 50ª Divisione comandata dal maggiore
generale Weber Pasha[77] iniziò immediatamente l'attacco verso il forte.
Targa commemorativa francese
Appena i soldati tedeschi arrivarono nel fossato del forte, una pioggia di
all'esterno del forte di Vaux
proiettili si riversò su di loro, nonostante questo, alle 5:00 del mattino uno
dei più importanti capisaldi del forte cadde in mano tedesca, e dopo ore
di duri combattimenti nel pomeriggio ormai le strutture esterne del forte erano in mano tedesca. I combattimenti
si spostarono quindi all'interno, tra le buie gallerie del forte, dove i francesi si erano barricati e dove entrambi gli
schieramenti combattevano tra angusti corridoi, in una battaglia illuminata solamente dalle granate che a causa
degli spazi ristretti, causavano ferite orribili.
Il 4 giugno, Robert Nivelle ordinò un immediato contrattacco contro gli occupanti di Fort Vaux, ma senza esito;
intanto i genieri tedeschi portarono all'interno del forte sei lanciafiamme, ma la strenua resistenza francese non
cessò nonostante l'utilizzo di queste terribili armi e nonostante la mancanza d'acqua nei serbatoi del forte. In
aiuto dei francesi intervenne però la batteria da 155 mm del forte di Souville, che colpì duramente i tedeschi, i
quali, dopo il quarto giorno di assedio iniziarono a perdere le speranze, anche in nome delle pesanti perdite subite
dall'inizio dell'attacco. Ma il 7 giugno i francesi, oramai senz'acqua e praticamente lasciati isolati dal resto
dell'esercito, non riuscirono più a resistere e consegnarono la chiave di bronzo del forte al tenente Werner
Müller, capo dei mitraglieri tedeschi.[78]
Falkenhayn viene sostituitoPer i tedeschi, non rimaneva altro che conquistare l'ultimo caposaldo, il forte
di Souville, per spalancare la strada verso Verdun e quindi penetrare con
decisione in direzione di Parigi. Il capo di Stato Maggiore Konstantin von Knobelsdorf riuscì a raccogliere oltre
30.000 uomini per l'attacco conclusivo che avrebbe permesso di entrare nella cittadina entro la fine di giugno. A
questo attaccò partecipò anche il Corpo d'armata alpino del generale Konrad Krafft von Dellmensingen, di cui
facevano parte il tenente Franz von Epp e l'oberleutnant Friedrich Paulus.
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Soldati tedeschi ricevono dal
Kronprinz la croce di ferro.
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L'attacco iniziale fu micidiale, i tedeschi per l'occasione utilizzarono un
nuovo gas che le maschere francesi non riuscivano a filtrare, il fosgene,
che intossicò all'istante quasi 1600 soldati e permise ai tedeschi di
avanzare per quasi 2 chilometri prima di essere fermati dalla reazione
francese. L'effetto dei gas durò meno del previsto, e le batterie francesi
riuscirono presto a tornare in funzione, inoltre le batterie ai lati del fronte
non furono intaccate dal lancio di gas per cui non subirono alcun danno,
permettendo alle truppe francesi di fermare l'avanzata tedesca.
L'ultimo tentativo tedesco di conquistare Verdun fallì con perdite elevate
e da lì a pochi giorni Erich von Falkenhayn dovette fronteggiare
l'imponente offensiva anglo-francese sulla Somme.
Il 10 luglio i tedeschi tentarono un nuovo attacco con tre divisioni su un fronte di pochi chilometri, con l'utilizzo
del fosgene, ma la pioggia si mise a cadere lo stesso giorno, rendendo il terreno un vero e proprio pantano
aiutando i francesi a fermare anche quest'ultimo attacco nemico, e addirittura a ricacciare i tedeschi sulla linea di
partenza.
La "limitata offensiva" di Falkenhayn era già costata quasi 250.000 uomini all'esercito tedesco, ossia il doppio
degli effettivi delle nove divisioni concesse al Kronprinz nell'offensiva iniziale di febbraio. Nonostante poi il 14
luglio fu dato l'ordine di fermare qualunque offensiva tedesca a Verdun, la carneficina non si fermò in quanto i
francesi non erano sicuri che quella sarebbe stata l'ultima offensiva tedesca, e i tedeschi erano ormai inchiodati
nella difesa di posizioni avanzate, che se abbandonate avrebbero avuto un peso psicologico enorme tra le truppe
del Kaiser.
Il Kronprinz a questo punto si recò dal padre Guglielmo II per convincerlo a sostituire il suo capo di Stato
maggiore von Knobelsdorf, che ancora considerava la possibilità di un ennesimo assalto teso a sfondare il
settore, e il comandante in capo Falkenhayn. Il primo fu mandato sul fronte orientale, mentre Falkenhayn fu
sostituito da comandante dell'esercito il 28 agosto dal duo Paul von Hindenburg ed Erich Ludendorff, che
ordinarono immediatamente la cessazione di ogni attacco, in attesa delle inevitabili controffensive francesi.
Le controffensive francesiTra aprile e settembre le truppe francesi
avevano tentato diverse volte di
respingere i tedeschi ma praticamente ogni tentativo era stato vanificato
dalla disorganizzazione degli attacchi che vennero effettuati da un
numero insufficiente di uomini e senza un appoggio adeguato
dell'artiglieria.
Il generale Charles Mangin, che aveva fama di non farsi scrupolo delle
L'entrata di Douaumont, è possibile
perdite subite dalle sue divisioni,[79] ordinò diversi attacchi a Fort
vedere un mortaio tedesco appena
Douaumont che si risolsero in un bagno di sangue per i francesi.
fuori l'entrata.
L'artiglieria, specialmente i mortai da 370 mm che tanto piacevano a
Mangin, si era difatti rivelata del tutto inadeguata a penetrare le mura di
calcestruzzo del forte[80] così come la coordinazione tra i vari reparti che parteciparono agli attacchi; nonostante
ciò durante questi attacchi alcuni gruppi di soldati riuscirono a raggiungere il tetto del forte ma furono di fatto
tutti uccisi o fatti prigionieri.[81][82]
Ad ottobre l'andamento della battaglia sarebbe però drasticamente cambiato. I francesi cominciarono a preparare
una serie di offensive su larga scala che poterono contare sullo sforzo dei tre grandi protagonisti della battaglia, il
trio composto da Robert Nivelle, Philippe Pétain e dal già citato Charles Mangin, che per la prima volta da
febbraio avrebbero organizzato un'offensiva degna di tale nome, aspettando prima di tutto di avere la superiorità
nell'artiglieria e negli uomini. L'attacco principale avrebbe avuto come primo obiettivo la riconquista di Fort
Douaumont, con in tutto otto divisioni,[83] e oltre 650 cannoni pesanti, con a disposizione circa 15 000 tonnellate
di proiettili.[84] Il 19 ottobre partì quindi un poderoso bombardamento preliminare francese che per tre giorni
sconvolse le linee tedesche, avvalendosi fino a mezzogiorno del 23 di giganteschi pezzi da 400 mm della
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Schneider-Creusot che martellarono Douaumont fino ad allora "lasciato
in pace", devastandone le casematte e le strutture, portando i tedeschi ad
evacuare il forte riuscendo là dove i mortai da 370 mm avevano fallito.
Intanto con un ingegnoso trucco messo in atto da Nivelle[85] le batterie
tedesche subirono moltissimi danni; al mattino del 24 ottobre, si stima
che le artiglierie francesi avessero sparato quasi 250.000 colpi.[86]
Il mattino del 24 ottobre sotto una pesante nebbia incominciò l'attacco
francese accompagnato dallo squillo acuto delle trombe reggimentali,
proprio per questa nebbia le poche batterie tedesche rimaste non
poterono aprire il fuoco, Fleury e l'Ouvrage de Thiaumont caddero in
pochi minuti, e avanzarono con una tale rapidità da cogliere le truppe
nemiche del tutto impreparate. Douaumont fu riconquistato in giornata, e
i soldati francesi furono impressionati dalle devastazioni che lo stesso
forte subì dai loro cannoni da 400 mm, e verso mezzogiorno iniziò la
lunga fila di prigionieri diretti al Forte di Souville. Il 2 novembre cadde
anche il forte di Vaux, sotto l'attacco della 2ª Armata francese, e il 15
dicembre partì il secondo e sanguinoso ultimo attacco francese che il
Kronprinz descrisse con queste semplici parole:
Poilus francesi in trincea a Verdun.
« questo giorno nero. »
L'esercito francese avanzò di circa 3 km oltre un Douaumont devastato, riconquistarono anche parecchie delle
posizioni perdute in febbraio[63] ottenendo senza ombra di dubbio la "più brillante vittoria dopo la Marna",
impiegando pochi giorni per conquistare le posizioni che il Kronprinz catturò in quasi quattro mesi e mezzo.[87]
Fondamentale fu l'utilizzo dello "sbarramento mobile" ad ondate successive messo in atto da Nivelle, che si
dimostrò un autentico successo, e causò per la prima volta durante la battaglia di Verdun, più perdite tra i
tedeschi[88] che tra i francesi. La Francia celebrò la sua El Alamein della prima guerra mondiale,[89] e celebrò il
suo eroe, il generale Nivelle, mentre colui che aveva preparato la resistenza francese durante i momenti più
difficili, Pétain, fu eclissato, e stessa sorte toccò all'ormai dimenticato Joseph Joffre.
L'esperimento di "dissanguamento totale" messo in atto da Falkenhayn,
che per essere raggiunto costò la possibilità di vittoria alla 5ª Armata del
Kronprinz in febbraio, fu costellato da diversi errori tattici soprattutto
attribuibili alla cronica indecisione del comandante in capo dell'esercito.
Il mancato assalto simultaneo ad entrambe le rive della Mosa e la
mancata concessione di truppe di riserva nel momento cruciale
dell'attacco, tra febbraio e marzo, impedirono alle preponderanti forze
tedesche di sfondare le linee francesi. Queste resistettero e riuscirono a
rinforzarsi, rendendo il fronte di Verdun una logorante tenzone tra due
eserciti determinati a svolgere il loro compito. L'indecisione e l'indole
verso la "segretezza", caratteristiche di Falkenhayn, misero in difficoltà i
vari comandanti tedeschi impegnati nei combattimenti a Verdun, ma
anche i comandanti alleati; infatti altro grave errore, spesso sottovalutato,
fu quello di non informare l'alleato austriaco, il feldmaresciallo Conrad
von Hötzendorf, dell'intenzione di attaccare Verdun.
Una delle cause concomitanti nella sconfitta degli Imperi centrali durante
la Grande Guerra, fu appunto la mancanza di coordinazione e
comunicazione tra i gli eserciti alleati, decisamente più scarsa del seppur
difficile rapporto che per esempio avevano dall'altro lato prima Joffre e
Immagine significativa delle pessime
condizioni igienico-sanitari che i
soldati francesi erano obbligati a
sopportare nel settore di Verdun.
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poi Foch con l'esercito inglese. Gli Imperi centrali non seppero sfruttare
al meglio il loro unico grande vantaggio, la rete ferroviaria e stradale che
collegava capillarmente i due imperi, che se opportunamente sfruttata
avrebbe consentito comunicazioni rapide e celeri movimenti di truppe
verso tutti i fronti di battaglia. Le continue richieste di aiuto austriache
sul fronte orientale distolsero parecchie truppe tedesche ad occidente, e
ciò non fece altro che incrinare i rapporti tra i due imperi, i cui
comandanti in capo già citati vedevano lo svolgimento della guerra in due
modi completamente opposti.[90][91]
Questa concomitanza di fattori, e la reciproca "antipatia" tra Falkenhayn
e von Hötzendorf, si rifletté fortemente anche durante i combattimenti di
Verdun, a causa delle avventate mosse tattiche che l'alleato austriaco
compì in Italia all'insaputa dei tedeschi.
Brusilov
Per approfondire, vedi la voce offensiva Brusilov.
Quando von Hötzendorf venne a sapere dell'offensiva tedesca a febbraio,
Il feldmaresciallo austro-ungarico von
con una segretezza degna dello stesso Falkenhayn, cominciò a preparare
Hötzendorf.
un'offensiva contro gli italiani senza avvisare l'alleato tedesco e
impiegando cinque delle migliori sue divisioni prelevate da oriente.[92]
Gli italiani subirono gravi perdite ad Asiago, ma in un mese riuscirono a fermare l'avanzata nemica, mentre
proprio ad oriente uno dei peggiori disastri dell'intera guerra stava per colpire gli austriaci.[92]
In risposta alla disperata richiesta di Poincaré di un'offensiva di alleggerimento, lo zar Nicola II ordinò al
generale Brusilov di attaccare le linee austriache in Galizia, proprio nella zona da cui von Hötzendorf ritirò le
divisioni destinate all'attacco in Italia.[92] Il 4 giugno il generale Brusilov attaccò con 40 divisioni e il fronte
austro-ungarico crollò di schianto, gettato nel caos dalle numerosissime cariche dei cosacchi. Ben 400.000
uomini furono presi prigionieri dai russi.
L' 8 giugno, il giorno in cui venne sferrata a Verdun la nuova offensiva tedesca, von Hötzendorf si recò a Berlino
da Falkenhayn, per chiedere l'aiuto tedesco.[63] Falkenhayn, intuendo il fallimento del suo piano strategico, fu
costretto a togliere frettolosamente tre divisioni dal fronte francese da inviare in Galizia a supporto dell'alleato
austriaco in difficoltà per via dell'offensiva russa. Per questo motivo al principe ereditario fu ordinato di fermare
temporaneamente l'offensiva a Verdun, anche in vista dell'approssimarsi dell'offensiva inglese ad occidente.
Ma il pericolo ad oriente cominciò presto ad apparire meno minaccioso, e le batterie britanniche non avevano
ancora cominciato il loro fuoco, così Falkenhayn e Knobelsdorf fissarono per il giorno 23 giugno la ripresa dello
sforzo verso il forte di Souville. Sfortunatamente per i tedeschi, la tempestiva offensiva russa permise ai francesi
di prendere tempo per ricomporsi, permettendo a Nivelle e Pétain di rinforzare le difese sul fronte di Verdun e
difendersi così dal nuovo attacco,[92] che non ebbe successo.
La Somme
Per approfondire, vedi la voce battaglia della Somme.
« l'esercito francese avrebbe potuto cessare di esistere! »
Queste furono le parole con cui Douglas Haig ricordò il commento agitato di Joffre quando il 26 maggio questi si
recò da lui per fargli pressione affinché accelerasse i preparativi di attacco che l'esercito alleato avrebbe dovuto
iniziare nella seconda metà dell'agosto 1916, quando una imponente offensiva forte di 65 divisioni, si sarebbe
dovuta sferrare sulla Somme.
Il comandante supremo francese era ormai preoccupato sulla capacità di resistenza del suo esercito sotto
l'incessante martellamento dell'artiglieria tedesca che non dava pace ai francesi di stanza a Verdun. Le sue
perplessità preoccuparono seriamente anche l'alleato inglese, che decise così di anticipare l'offensiva. Il 24
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giugno il massiccio bombardamento di preparazione inglese iniziò il suo lavoro di demolizione delle trincee
tedesche, terminando addirittura sette giorni dopo nel momento in cui migliaia di soldati inglesi uscirono dalle
trincee a passo di marcia, sotto 30 kg di zaino, per essere sistematicamente falciati dalle mitragliatrici tedesche
sorprendentemente rimaste intatte.
Nonostante l'insuccesso alleato sulla Somme, questo poderoso attacco distolse un notevole numero di truppe sia
tedesche che francesi dal fronte di Verdun, contribuendo così ad alleggerire notevolmente la pressione sul fronte
aperto da Falkenhayn, e permettendo ai francesi di attestarsi saldamente riorganizzando uomini e rifornimenti a
Verdun, e consentendogli di fermare l'attacco tedesco del 23 giugno verso Souville, partito proprio alla fine del
precedente attacco di alleggerimento russo in Galizia.
Queste concause avverse all'esercito tedesco, frutto di incapacità dell'alto comando e mancata coordinazione con
l'alletao austro-ungarico, permisero agli alleati una serie di offensive di alleggerimento del fronte di Verdun, che
in questo modo resse all'incessante pressione tedesca, precludendo in questo modo l'ultima possibilità di vittoria
in occidente all'Impero tedesco.
La battaglia di Verdun verso la
fine di dicembre 1916, era
tecnicamente terminata. Anche se questo campo di battaglia porterà
ancora sporadiche perdite fino alla fine della guerra, l'effetto più
immediato fu la caduta del potentissimo Joseph Joffre, che già da giugno
non godè più della fiducia del parlamento a causa dell'ecatombe che
Verdun costò alla Francia.
Con il pesante insuccesso della Somme, il 27 dicembre Joffre fu liquidato
con la nomina di maresciallo di Francia, titolo che portò l'oscuramento
quasi totale del generale. Al suo posto al GQG fu nominato Robert
Nivelle, grande adulatore dei politici, molto più estroverso di Pétain, e
ideatore delle vittoriose controffensive francesi di ottobre, che l'altro
possibile aspirante comandante supremo, Ferdinand Foch, non aveva
ottenuto sulla Somme.[93]
Il nuovo capo Nivelle iniziò subito i preparativi per una "decisiva"
offensiva a primavera, sullo Chemin des Dames, che nonostante i
preparativi e il grande dispiegamento di energie umane e materiali, si
trasformò in un ennesimo disastro per la Francia. La seconda battaglia
dell'Aisne preparata da Nivelle, in pochi giorni fece registrare circa
120 000 perdite tra le file anglo-francesi, causando un significativo ed
ennesimo impoverimento nelle risorse umane nell'esercito francese e
facendo cadere nell'oblio il sopravvalutato generale. Il fallimento
dell'Aisne fu poi la miccia che fece esplodere il periodo di
ammutinamenti che sconvolse l'armata francese nel 1917, dove in pochi
giorni, le divisioni destinate all'offensiva di Nivelle fecero registre oltre
20.000 diserzioni immediate, che arrivarono durante l'anno al numero di
54 divisioni "ammutinate".[94] Dal giorno della catastrofica offensiva di
Nivelle[95] e dai successivi ammutinamenti, si capì che la guerra non si
sarebbe potuta vincere senza l'aiuto americano, con tutte le conseguenze
che ne derivarono.
Il terreno nelle campagne nei dintorni
di Verdun devastato dai
bombardamenti in una foto del 1916.
Alcune porzioni di terreno delle
campagne come nei dintorni di
Verdun, oggi.
Nuovamente i politici francesi si rivolsero all'unico uomo capace di ristabilire l'ordine, Philippe Pétain. Questi
fece diminuire decisamente le contromisure repressive dei comandanti francesi e si dedicò a migliorare
drasticamente le condizioni dell'esercito, partendo anche dai bisogni più semplici che fino a quel momento
furono trascurati dai comandi francesi.
Il segno che la battaglia di Verdun lasciò sull'esercito fu indelebile, i sette-decimi degli effettivi dell'esercito
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francese passarono per il fronte di Verdun;[96] la Francia zoppicò per tutto il 1917, portando a termine solo
piccole e limitate offensive (tra cui la riconquista del Mort-Homme) e passando simbolicamente il peso
dell'attacco sul fronte occidentale agli inglesi prima e agli americani poi, mettendo il proprio sulla difensiva.[97]
D'altra parte le incapacità dell'esercito francese non furono poche, la sconfitta del 1870 bruciava ancora nei
ricordi dei comandi, e ciò si tramutò nella totale indisposizione nel perdere neppure un metro di terreno per
ragioni tattiche. La Francia invece avrebbe potuto limitare notevolmente le proprie perdite abbandonando quelle
fortezze fino ad allora tanto trascurate da Joffre, per attestarsi su posizioni più favorevoli e lasciando ai tedeschi
la città di Verdun. Ma il senso dell'onore e la paura delle conseguenze nell'opinione pubblica prevalse. Allo stesso
tempo nulla fu fatto per trovare alternative tattiche e strategiche adeguate, la Francia accettò in pieno la
sanguinosa sfida lanciata dai tedeschi e l'intervento di Pétain riuscì solo ad alleviare le condizioni
dell'esercito.[97]
Parallelamente i comandi tedeschi in più occasioni ebbero tra le mani la possibilità di prendere definitivamente
Verdun. A maggio la conquista della città si sarebbe potuta ottenere, si sarebbe potuto avere un collasso di tutto il
paese con un attacco deciso e coordinato che avrebbe finalmente terminato le sofferenze di entrambi gli eserciti,
senza prolungare l'inferno in cui dovettero combattere. Ma anche i comandi tedeschi, dall'indeciso Falkenhayn,
al temerario Knobelsdorf, all'inascoltato Kronprinz, non seppero programmare una tattica comune decisa ad uno
sfondamento risolutivo. Considerando poi che le perdite tedesche furono così gravi che in nessun modo si
sarebbero potute trovare le riserve necessarie per un colpo finale negli mesi seguenti, specialmente considerando
l'attacco alleato sulla Somme che assorbì notevoli forze tedesche per molti mesi.[98] I critici militari tedeschi
sono più o meno unanimi nel considerare Falkenhayn come la causa principale dell'insuccesso, a causa della sua
incapacità di concentrare l'attacco in un solo punto, preferendo "attacchi limitati" assecondando fino all'ultimo la
sua tecnica del "logorio dovuto all'attrito", oltre per la sua perenne indeterminatezza nelle decisioni fondamentali
dopo aver deciso comunque di buttarsi nell'operazione Verdun.[99] Anche se alcuni storici tedeschi difensori di
Falkenhayn sostengono che l'atteggiamento di Joffre andò a favore della Germania, in quanto l'impegno a Verdun
tolse ventisei divisioni francesi dal fronte della Somme, semplificando non di poco l'impegno tedesco.[100]
Nessuna delle due parti "vinse" a Verdun, fu una battaglia non decisiva di una guerra che alla fin dei conti non
ebbe un chiaro vincitore sul campo.[100] Alla sua conclusione ciò che i tedeschi avevano conquistato dopo dieci
mesi di scontri e un terzo di milione di perdite, non era altro che un'estensione di territorio un po' più larga dei
parchi reali di Londra.[97]
Verdun lasciò un segno incancellabile anche nell'esercito tedesco, la fiducia nei capi fu scossa alle fondamenta, il
morale non si ristabilì mai del tutto, e anche in patria si manifestò un'evidente stanchezza nei confronti della
guerra.
Da Verdun alla MaginotLe conseguenze di questa sanguinosa battaglia non si
esaurirono con la fine della stessa. Verdun più di qualsiasi
altro evento, contribuì fortemente nelle tattiche militari francesi durante la caduta della
Francia nel 1940. Se da una parte Verdun fu teatro per una evoluzione dell'arte della
guerra, con l'introduzione dei lanciafiamme e del fosgene, con l'utilizzo delle nuove
concezioni di "forza aerea", "tecnica di infiltrazione"[101] e "sbarramento mobile ad
ondate successive",[102] fu anche l'occasione in cui studiosi militari, soprattutto
francesi, analizzarono la resistenza offerta dalle fortificazioni moderne nei confronti dei
nuovi enormi calibri. E fu il maresciallo di Francia Pétain (che ora godeva di maggior
prestigio nel suo paese), che già dal 1922 richiese la creazione di una linea difensiva
che proteggesse permanentemente la Francia non più sullo stile del sistema Séré de
Rivières, ma su una nuova concezione di linea continua formata da centinaia di cupole
retrattili armate di cannoni e collegate tra di loro con passaggi sotterranei ad una tale
profondità da essere immuni a qualsiasi tipo di proiettile.[103]
Non fu una coincidenza che l'uomo politico che alla fine appoggiò e dette il suo nome
alla linea fu un ex-sergente che fu ferito seriamente a Verdun, il ministro André
La medaglia
commemorativa della
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Maginot,[104] e che il Capo di Stato Maggiore francese sotto il quale venne realizzata la
Linea Maginot, fu un certo Marie-Eugène Debeney, anch'egli combattente sulla
Mort-Homme.
Molti dei personaggi politici francesi che dovettero prepararsi alla seconda guerra
mondiale, furono testimoni e partecipi dell'immane massacro di Verdun; il
presidente francese Albert Lebrun maggiore di artiglieria, il presidente
René Coty, soldato di prima classe, il presidente Charles De Gaulle,
capitano di fanteria, l'ammiraglio François Darlan e i marescialli Pétain e
de Lattre furono tutti chiamati alla difesa di Verdun. Questi furono anche
gli uomini politici che dovettero guidare la Francia prima, durante e dopo
il secondo conflitto mondiale e che tentarono in ogni modo di non
ripetere gli errori e i sacrifici che i giovani francesi erano stati chiamati a
compiere a Verdun.
Battaglia di Verdun,
appartenuta al
colonnello Théophile
Marie Brébant
La Reichskriegsflagge sventola su
Mentre i francesi si prodigavano a difendere il confine nazionale, anche i
Verdun, giugno 1940
tedeschi dovettero fare i conti con le conseguenze di Verdun. Seppur la
sanguinosa battaglia non segnò così profondamente i tedeschi come
accadde per i francesi,[105] ebbe comunque una grande influenza sui futuri capi della Wehrmacht, molti dei quali
avevano preso parte ai logoranti combattimenti di Verdun. Generali come von Manstein, Paulus, Guderian, von
Brauchitsch e Keitel,[106] ben memori degli immani massacri per la conquista di fortificazioni fisse, impararono
più di ogni altro esercito la lezione che Verdun aveva impartito, e per non ricadere più in un'altra guerra d'attrito,
misero in pratica ciò che avevano imparato e che il generale Hans von Seeckt teorizzò.[107]
L'esercito tedesco fu il primo a sviluppare una tattica completamente svincolata dall'eventuale sfondamento di
posizioni fisse e fortemente protette, puntando invece sulla velocità di avanzata e lo sfondamento in settori ben
precisi, con lo scopo di aggirare e quindi accerchiare il nemico per costringerlo alla resa. Questa tattica fu
applicata con successo in Polonia e in Francia poco più di vent'anni dopo, dove la Blitzkrieg mise in ginocchio il
vecchio nemico francese in pochi giorni[108]. Questo derivò anche dal fatto che gli stessi tedeschi analizzarono le
fortificazioni di Douaumont e Vaux da un altro punto di vista, non come capisaldi indistruttibili su cui imperniare
le proprie difese, ma come "calamite" per le artiglierie da cui far fuggire i propri soldati. Ventiquattro anni dopo
misero in pratica le soluzioni trovate per aggirare l'imponente linea difensiva francese. Le divisioni corazzate di
Guderian e Manstein nel 1940 aggirarono le linee della Maginot e in poco tempo si trovarono nuovamente di
fronte alla Mort-Homme e a Quota 304, questa volta però non furono di nuovo luoghi di enormi massacri, ma
rappresentarono due colline dalle quali i panzer di un comandante di battaglione partirono alla conquista dei
vecchi baluardi Douaumont e Vaux, che caddero nel giro di un'ora.[109]
In meno di un mese la svastica sventolava su Verdun, e costò ai tedeschi meno di 200 morti, ancora una volta
Pétain fu chiamato in causa, ma in questo caso come "curatore fallimentare" di una sconfitta imminente, poco
dopo infatti, il 22 giugno, fu siglato un immediato armistizio con l'invasore tedesco, che come in una "rivincita"
aspettata più di vent'anni, entrò in parata sotto l'Arco di Trionfo a Parigi.[110]
Il ricordoA causa della durata della battaglia, e quindi dei numerosi avvicendamenti di truppe, è difficile
stabilire quanti soldati abbiano combattuto a Verdun,[96] ma più preciso è
il conto delle perdite in entrambi gli schieramenti; si stima che circa tra il
21 febbraio e il 15 luglio i francesi persero oltre 275.000 soldati e 6.563
ufficiali, circa 70.000 erano morti e 65.400 furono i prigionieri (120.000
perdite si ebbero solo negli ultimi due mesi), mentre per i tedeschi, la
"limitata offensiva" costò circa 250.000 uomini.[3]
L'ossario di Douaumont.
Successivamente, quando Hinbemburg e Ludendorff presero il comando
e ordinarono la cessazione di ogni attacco, le perdite tedesche
ammontarono a 281.333 uomini e quelle francesi a 315.000 circa.[3]
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Le cifre francesi indicano invece che le perdite sul campo di battaglia di
Verdun per entrambi gli schieramenti furono di circa 420.000 morti e
800.000 avvelenati dai gas o feriti. A sostenere queste cifre furono i circa
150.000 cadaveri, o parti di essi, non identificati e deposti nell'ossario di
Douaumont. Ancora oggi vengono scoperti resti di soldati caduti, e se le
cifre fossero veramente queste, per un confronto vale la pena di ricordare
che le perdite totali dell'Impero britannico durante tutta la seconda guerra
mondiale furono 1.246.025, di cui 353.652 morti e 90.844 dispersi.[111]
Resti del villaggio di Ornes, situato
nella foresta antistante Verdun e
distrutto e mai più ricostruito, dai
bombardamenti tedeschi del 1916.
Approssimativamente si è calcolato che l'artiglieria tedesca abbia sparato
all'incirca 22.000.000 di colpi, mentre quella francese circa
15.000.000,[100] mentre su un totale di 96 divisioni sul fronte
occidentale, i francesi ne inviarono ben 70 a Verdun, mentre i tedeschi 46
e mezzo.[3]
Centinaia di migliaia furono i giovani che patirono sofferenze indicibili nelle trincee di Verdun, migliaia di
veterani sia francesi sia tedeschi si recarono per molti anni a commemorare i loro compagni nei luoghi in cui un
tempo combatterono in condizioni terribili, tra feriti senza cure che agonizzavano, portaordini che non
tornavano, soccorsi e razioni che non arrivavano e cadaveri seppelliti e disseppelliti dall'incessante
bombardamento dell'artiglieria.[10] Fu appunto l'artiglieria, con i suoi infiniti bombardamenti, che caratterizzò la
battaglia sul fronte di Verdun per quasi un anno, instaurando nei combattenti una specie di "perdita di volontà",
una insensibilità alla sofferenza e alla morte, che se da una parte gli corrose l'animo, dall'altro lato gli permise di
sopportare indicibili sofferenze.[10]
Moltissimi dei veterani, che ventitrè anni dopo vissero e furono partecipi anche al secondo conflitto mondiale,
rimasero così profondamente scossi dalla battaglia di Verdun, da portarsi dietro quel ricordo per tutta la vita.
Caso emblematico fu quello del generale Karl-Heinrich von Stülpnagel, governatore militare tedesco a Parigi e
tra i maggiori cospiratori nell'attentato del 20 luglio 1944 contro Hitler. Questi mentre rientrava in Germania per
il processo a suo carico, chiese di potersi fermare a Verdun nei pressi della tristemente famosa Mort-Homme,
dove nel 1916 aveva comandato un battaglione, e dove nel 1944 tentò il suicidio. Proprio nel luogo dove migliaia
di suoi commilitoni persero la vita durante i terribili assalti volti alla conquista di quella collina distrutta dal
furore della guerra, il generale rivolse la sua pistola d'ordinanza alla testa. Sfortunatamente il generale riuscì solo
ad accecarsi, e condotto comunque in Germania venne poi strangolato dalla Gestapo.[112]
I pellegrinaggi e le commemorazioni legate a Verdun proseguirono per tutto il primo dopoguerra, l'ossario di
Douaumont e la Voie Sacrée divennero quasi dei luoghi di culto per giovani e meno giovani, ma tutto il campo di
battaglia rimase per lungo tempo pieno dei segni della battaglia. I pesanti reticolati dei forti furono usati nelle
fattorie, gli elmetti tedeschi furono messi in testa agli spaventapasseri, i numerosi villaggi devastati rimasero
abbandonati o addirittura sparirono dalle cartine geografiche. I boschi della riva destra furono nuovamente
ricoperti di alberi, che crebbero di qualità scadente, nel 1930 le pendici del Mort-Homme furono ricoperte di
alberi piantati dopo che ogni tentativo di coltivazione era fallito.
Voragini innaturali più o meno profonde sono ancora individuabili lungo tutto il campo di battaglia e quella che
prima veniva chiamata Quota 304 oggi è segnata sulle cartine geografiche con l'altezza di 297 m, dato che i
violenti bombardamenti che accompagnavano i tentativi di conquista, "limarono" di ben 7 metri l'altezza della
collina.[10] Ancora oggi, vagando per i campi, con un po' di fortuna si possono trovare gli avanzi della battaglia:
elmetti, borracce, fucili rotti e schegge di ogni tipo, a testimonianza della violenza della battaglia e del sacrificio
di migliaia di soldati.
1. ^ The Encyclopedia
Americana, Vol. 28,
(J.B.Lyon Company, 1920),
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4. ^ Dupuy, op. cit., 4th Ed.,
pag. 1052
5. ^ a b R.G.Grant, op. cit., p.
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6. ^ Dupuy, op. cit., 4th Ed.,
p.1052
7. ^ a b c d A.Horne, op. cit.,
pag.7
8. ^ sollevato da ogni incarico
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20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
27.
28.
il 28 agosto dello stesso anno e
sostituito dal feldmaresciallo
Paul von Hindenburg
(coadiuvato dal generale
Ludendorff)
^ anch'egli sostituito, ma solo
dopo la fine delle operazioni a
Verdun: infatti il 27 dicembre fu
promosso Maresciallo di
Francia, con lo scopo di
allontanarlo dal Gran Quartier
Géneral, e far prendere il suo
posto a Robert Nivelle
Jean-Louis
^abcdefghij
Guillaud - Henri de Tourenne.
(FR) Verdun, Les grandes
batailles
(http://www.docusdunet.net
/les-grandes-bataillesverdun.html) . Daniel
Costelle. URL consultato il 8 giugno
2011.
^ a b c d A.Horne, op. cit., p. 9
^ A.Horne, op. cit., p. 21
^ A.Horne, op. cit., p. 20
^ A.Horne, op. cit., p. 18
^ P.Davis, op. cit., p. 466
^ P.Davis, op. cit., p. 467
^ M.Gilbert, op. cit., p. 285
^ A.Horne, op. cit., p. 53
^ A.Horne, op. cit., pp. 52-53
^ Nelle carte topografiche
tedesche del 1914 erano segnati
non meno di 20 forti maggiori e
40 di media importanza
(Ouvrages come li chiamavano
i francesi) - A.Horne, op. cit., p.
13
^ A.Horne, op. cit., pagg. 57
^ a b c R.de Thomasson, Les
preliminaires de Verdun, Nancy,
1921
^ www.lagrandeguerra.net
(http://www.lagrandeguerra.net
/ggvbattaglia.html) . URL
consultato il 27 novembre 2010 .
^ A.Horne, op. cit., p. 43
^ a b A.Horne, op. cit., p. 45
^ Per un solo corpo d'armata
erano previsti pinze tagliafili,
17.000 badili, 125.000 granate a
mano, 1.000.000 di sacchetti di
sabbia, 265.000 kg di filo
spinato - A.Horne, op. cit., p. 48
^ Strumenti primitivi, ma capaci
di sparare un tubo di metallo
pieno di circa 50 kg di
esplosivo
^ a b c Paul Bansi,
Niedersachsische
http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Verdun
Fussartillerie, Oldenburg, 1928
29. ^ Una batteria addirittura ogni
150 m di trincea - A.Horne, op.
cit., p. 51
30. ^ a b c A.Horne, op. cit., p. 51
31. ^ A.Horne, op. cit., p. 34
32. ^ A.Horne, op. cit., p. 35
33. ^ A.Horne, op. cit., p. 50
34. ^ www.lagrandeguerra.net
(http://www.lagrandeguerra.net
/ggvbattaglia.html) . URL
consultato il 28 novembre 2010 .
35. ^ I.Ousby, op. cit., pp. 83-84
36. ^ A.Horne, op. cit., p. 59
37. ^ I.Ousby, op. cit., p. 85
38. ^ A.Horne, op. cit., p. 61
39. ^ Anche per via del
controspionaggio tedesco che
inviava false notizie da paesi
neutrali
40. ^ Kronprinz Wilhelm, My War
Experience
41. ^ a b c A.Horne, op. cit., pag.75
42. ^ A.Horne, op. cit., p. 77
43. ^ In seguito venne calcolato che
in un'area rettangolare di terreno
di mezzo km per uno, erano
caduti 80.000 proiettili di
grosso calibro - A.Horne, op.
cit., p. 80
44. ^ In questa sfortunata azione la
72ª Divisione di fanteria
francese smise di esistere.
Dopo soli 4 giorni di
combattimenti la divisione perse
192 ufficiali e 9636 uomini di
truppa, e venne sciolta A.Horne, op. cit., p. 66
45. ^ Precisamente nord-africani e
zuavi, poco abituati a quelle
condizioni di battaglia, che dopo
la morte del loro comandante
lasciarono le linee e vennero per
questo falciati dalle loro
mitragliatrici
46. ^ Infatti nei primi giorni fu
predisposto un sistema di
staffette (che poi divenne quasi
la prassi tra le linee francesi per
quasi l'intera durata della
battaglia), che se non morivano,
impiegavano anche 8 ore per
percorrere 3 km tra le linee
47. ^ A.Horne, op. cit., p. 66
48. ^ da "Atlantide storie di uomini
e di mondi", da: "La battaglia
della Somme", Archivio cult,
la7.tv (http://www.la7.tv
/richplayer
/index.html?assetid=50194068)
49. ^ I.Ousby, op. cit., pp. 76-77
50. ^ A.Horne, op. cit., p. 114
51. ^ Un pezzo pesante da 155 mm
a canna tozza, una coppia da
75 mm a canna corta (tutti su
innovative torrette retrattili), 3
mitragliatrici e 4 cupole
corazzate per l'osservazione A.Horne, op. cit., p. 56
52. ^ I.Ousby, op. cit., p. 77
53. ^ a b c d e I.Ousby, op. cit., p.
120
54. ^ In seguito il tenente von
Brandis, nel suo libro Die
Sturmer von Douaumont, si
appropriò indebitamente del
merito della conquista del forte
- I.Ousby, op. cit., p. 78
55. ^ In seguito i francesi si
accorsero che gli assalitori non
erano più di una novantina e
dissero che se lo avessero
saputo non si sarebbero arresi
così facilmente. «Troppo tardi»
fu la risposta - I.Ousby, op. cit.,
p. 78.
56. ^ A.Horne, op. cit., p. 132
57. ^ I.Ousby, op. cit., p. 121
58. ^ A.Horne, op. cit., p. 145
59. ^ I giudizi a posteriori
dell'ordine di De Castelnau,
dicono che invece di resistere
fino alla morte, l'esercito
francese avrebbe fatto meglio a
ritirarsi gradualmente lasciando
ai tedeschi la riva destra ormai
piena di forti inutilizzabili, e
potersi quindi attestare sulle
posizioni collinose di SainteMenehould per aver un migliore
tiro sul nemico in avanzata,
rendendo impossibile al nemico
ulteriori progressioni in un
terreno completamente sotto tiro
dei 155 mm e dei 75 mm
francesi. Ma come detto la
dottrina francese non
contemplava la ritirata, e inoltre
la perdita della piazzaforte di
Verdun avrebbe causato
moltissime ripercussioni morali
nell'opinione pubblica e nello
stesso esercito, già martoriato
da 18 mesi di sconfitte A.Horne, op. cit., p. 146
60. ^ A.Horne, op. cit., pp. 147-148
61. ^ A.Horne, op. cit., p. 147
62. ^ Durante le prime critiche
settimane, dal 28 febbraio,
transitarono per quella strada
25.000 tonnellate di materiale e
190.000 uomini
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Battaglia di Verdun - Wikipedia
23 di 25
^ a b c P.Davis, op. cit., p. 469
^ A.Horne, op. cit., p. 164
^ A.Horne, op. cit., p. 166
^ A.Horne, op. cit., p. 171
^ A.Horne, op. cit., p. 172
^ P.Davis, op. cit., p. 374
^ A.Horne, op. cit., p. 198
^ A.Horne, op. cit., p. 223
^ A.Horne, op. cit., p. 224
^ A.Horne, op. cit., p. 245
^ A.Horne, op. cit., p. 228
^ A.Horne, op. cit., p. 258
^ A.Horne, op. cit., p. 246
^ A.Horne, op. cit., p. 268
^ Distintosi in precedenza
nell'organizzazione della difesa
dei forti turchi a Gallipoli
78. ^ A.Horne, op. cit., p. 272
79. ^ Alla vigilia di uno dei suoi
attacchi a Fort Douaumont
disse:
63.
64.
65.
66.
67.
68.
69.
70.
71.
72.
73.
74.
75.
76.
77.
http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Verdun
83.
84.
85.
« La prima ondata sarà
uccisa. La seconda
anche. E anche la terza.
Alcuni uomini della
quarta raggiungeranno
l'obiettivo. La quinta
ondata prenderà la
posizione. »
- I.Ousby, op. cit., pp. 293-295;
340-341
80. ^ Un ufficiale al comando di
uno degli altri forti di Verdun,
che sapeva a quale intensità di
fuoco potevano resistere, saputo
che Mangin avrebbe usato i
mortai da 370, commentò:
« Mangin ritiene
davvero Douaumont
tanto debole? »
- I.Ousby, op. cit., pp. 293-295;
340-341
81. ^ I.Ousby, op. cit., pp. 293-295;
340-341
82. ^ L'8 maggio il forte fu scosso
da una violenta esplosione
causata da una scatola di
bombe a mano difettose e
morirono più di 600 soldati
tedeschi che si trovavano nei
sotterranei. Mangin colse
l'occasione e andò all'attacco il
22 maggio; quando dalla sua
posizione vide che alcuni
soldati (sotto il comando del
maggiore Lefebvre-Dibon)
erano arrivati in cima al forte,
preso dall'emozione comunicò
86.
87.
88.
89.
90.
91.
subito a Nivelle di aver
riconquistato il forte. Al
pomeriggio del 23 dovette
arrendersi all'evidenza che
l'attacco era stato un fallimento
e che i soldati che erano
penetrati nel forte erano stati
tutti fatti prigionieri - I.Ousby,
op. cit., pp. 293-295; 340-341
^ 3 divisioni in prima linea, 3
divisioni a seguire e 2 divisioni
di riserva
^ A.Horne, op. cit., p. 308
^ Il 22 ottobre per far credere al
nemico un imminente assalto,
ordinò alle truppe di emettere le
stesse grida d'eccitazione
tipiche di un attacco; in risposta
le artiglierie tedesche iniziarono
un tiro di sbarramento,
rivelando così le loro posizioni,
che furono quindi martellate
senza sosta dai pezzi da 155
francesi che in questo modo
misero fuori combattimento 90
delle 158 batterie tedesche A.Horne, op. cit., p. 312
^ A.Horne, op. cit., p. 311
^ A.Horne, op. cit., p. 312
^ 11 000 prigionieri e 115
cannoni catturati
^ In riferimento alla vittoria
inglese della seconda guerra
mondiale che sancì la prima
grande sconfitta della
Wehrmacht durante il conflitto
^ A.Horne, op. cit., p. 279
^ Il feldmaresciallo von
Hötzendorf era un seguace di
Alfred von Schlieffen, e
pensava che per vincere la
guerra fosse necessario
attaccare ed eliminare con il
massimo sforzo prima un fronte
per poi passare all'altro
eliminando un nemico per volta,
puntando prima ad eliminare la
Russia. Mentre la cronica
indecisione di Falkenhayn fece
in modo che durante i 23 mesi
del suo comando,
l'atteggiamento tattico
privilegiato fu quello che
avrebbe garantito la "sicurezza
su tutto il fronte" garantendo un
distribuito numero di truppe
lungo tutto la linea, quindi
incapace di uno sfondamento
settoriale. - A.Horne, op. cit., p.
280
92. ^ a b c d A.Horne, op. cit., p.
282
93. ^ A.Horne, op. cit., p. 320
94. ^ A.Horne, op. cit., p. 278
95. ^ A cui non fu nemmeno più
permesso avvicinarsi al fronte
occidentale, fu spedito in nord
Africa e per alcuni anni gli fu
proibito abitare a meno di
50 km da Parigi
96. ^ a b P.Davis, op. cit., p. 470
97. ^ a b c A.Horne, op. cit., p. 331
98. ^ A.Horne, op. cit., p. 323
99. ^ A.Horne, op. cit., p. 329
100. ^ a b c A.Horne, op. cit., p. 330
101. ^ A Verdun per la prima volta, i
comandanti tedeschi
perfezionarono la tattica di
infiltrazione nelle linee nemiche
con l'impiego di piccole squadre
addestrate che sparpagliate su
tutto il fronte, ebbero a dare
molto filo da torcere alle difese
statiche francesi B.Gudmundsson, op. cit., pp.
154-155
102. ^ quello attuato da Nivelle
durante le vittoriose
controffensive di novembre e
dicembre, basate
sull'avanzamento dello
sbarramento di artiglieria ad
intervalli programmati a cui
avrebbe dovuto seguire
l'avanzamento della fanteria che
in questo modo era sempre
protetta dalla propria artiglieria
103. ^ A.Horne, op. cit., p. 340
104. ^ che inoltre fu uno dei
rappresentanti parlamentari che
sfiduciarono Joffre nel 1916
105. ^ Forse perché le truppe
tedesche impegnate furono
decisamente meno o forse
perché le inumane condizioni da
affrontare sul campo di battaglia
furono sempre peggiori per i
francesi che per i tedeschi
106. ^ Mentre altri, come Rommel e
von Kluge in altri periodi,
parteciparono anch'essi ad
azioni nello stesso settore
107. ^ A.Horne, op. cit., p. 342
108. ^ B.Gudmundsson, op. cit., p.
156
109. ^ A.Horne, op. cit., pp. 336-338
110. ^ A.Horne, op. cit., p. 338
111. ^ P.Davis, op. cit., p. 480
112. ^ A.Horne, op. cit., p. 347
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Battaglia di Verdun - Wikipedia
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Villaggi francesi distrutti durante la prima guerra mondiale
Ossario di Douaumont
Voie Sacrée
Émile Driant
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