Roberto Nava – Filosofia 1: (Dalle origini al medioevo) – Sapienza laica e sapienza ispirata:La scuola pitagorica e Pitagora SAPIENZA LAICA E SAPIENZA ISPIRATA LA SCUOLA PITAGORICA E PITAGORA: L’ARMONIA E’ LA LEGGE DEL COSMO E IL NUMERO LA RAPPRESENTA E’ difficile distinguere le dottrine di Pitagora, figura che è avvolta nel mistero e nella leggenda, da quelle dei suoi discepoli, per cui più che parlare di dottrine di Pitagora si preferisce parlare di scuola pitagorica. Tale scuola poi presenta come associazione religiosa, mistica e ascetica. Il che conferma lo stretto legame che c'è tra pitagorismo e orfismo. Legame che tra l’altro risulta evidente se si pensa alle dottrine pitagoriche della metempsicosi (reincarnazione delle anime) e del dualismo corpo-anima con la svalutazione del primo. L'anima, di origine divina, per potersi liberare dalla prigionia del corpo in cui è stata obbligata a incarnarsi, a causa di una colpa originaria, e in cui sì trova come in una tomba, deve trasmigrare in corpi successivi, sia animali, sia umani, fino a raggiungere la Busto di Pitagora purificazione finale, dopo la quale potrà tornare alla patria celeste. Nonostante questa analogia però tra pitagorismo e orfismo c’è una sostanziale differenza: per l'orfismo la purificazione è una progressiva apertura mistica alla rivelazione divina attraverso riti iniziatici e misterici per il pitagorismo invece, la purificazione è frutto del sapere e si consegue attraverso lo studio della matematica, della musica e dell'astronomia. I filosofi di Mileto avevano cercato il principio della natura e delle cose in una sostanza particolare. L’attenzione dei pitagorici più che rivolgersi al ”materiale” e alla radice di cui tutte le cose sono fatte si rivolge alla loro forma e trovano nel numero: a. l’elemento di somiglianza delle cose, in quanto tutte le cose sono limitate, cioé misurabili; il che signifìca che la misura è il loro modo di essere essenziale. b. il rapporto armonico tra le cose. Il numero era considerato dai pitagorici non una entità astratta ma concreta. Era una grandezza spaziale avente forma ed estensione ed era rappresentato mediante una configurazione ordinata di punti. Così il punto rappresentava l’unità, il due raffigurava la linea, il tre il triangolo, il quattro il tetraedro e cosi via, sino a comprendere tutte le possibili figure piane e solide. Dire che dai numeri derivano tutte le cose significa dire che tutte le cose e tutte le relazioni tra le cose sono esprimibili attraverso determinazioni numeriche. Studíando l’armonia musicale e le sue regole, rifacendosi alla tradizione astronomica babilonese, osservando il moto regolare dei fenomeni dell'universo, tutti fatti misurabili e pertanto esprimibili in numeri, probabilmente i pitagorici giunsero ad attribuire al numero la funzione di archè. E’ il numero infatti che rende intelligibile la realtà delle cose in quanto ne rivela la struttura quantitativa, geometrica. Affermare che 1 Roberto Nava – Filosofia 1: (Dalle origini al medioevo) – Sapienza laica e sapienza ispirata:La scuola pitagorica e Pitagora le cose sono costituite dai numeri e che il numero è la componente essenziale della realtà significa ritenere che la vera natura dell'universo è ordinabile e misurabile attraverso il numero. Se la sostanza della realtà è il numero, le opposizioni tra le cose si riducono ad opposizioni tra numeri. E il numero si divide in pari e dispari e quindi anche la realtà si divide in due parti, l’una corrispondente al pari e l’altra al dispari. L'Uno invece è parimpari in quanto se sommato a un numero pari lo fa diventare dispari, se sommato, invece, a un numero dispari lo fa diventare pari. Alla distinzione tra pari e dispari ne corrisponde un'altra tra limitato e illimitato. Tutti i numeri sono costituiti da questi due elementi essendo essi limitati se dispari e illimitati se pari. I numeri pari, essendo illimitati, sono imperfetti, mentre i numeri dispari essendo limitati sono perfetti. Se infatti immaginiamo i punti disposti geometricamente quando il numero dispari viene diviso in due parti sta interposta tra esse una unità che pone un limite alla divisione. Ciò non accade invece nel caso del numero pari. Il numero dispari è dunque sempre delimitato e pertanto compiuto: Poiché per i pitagorici ad ogni numero corrisponde una figura spazialmente determinata, essi furono spinti a trovare corrispondenze magico-religiose tra alcuni numeri e i fenomeni più diversi della vita: il quattro le il nove rappresentano la giustizia, il cinque il matrimonio, perché unione del primo pari (2) e del primo dispari (3) ecc. Il dieci e il numero perfetto. Rappresentato come un “numero triangolare”, esso rappresenta la mistica decade (tetractys) e, formato dai primi quattro numeri racchiude sia i quattro numeri pari ( 2, 4, 6, 8,) sia i quattro numeri dispari (3, 5, 7, 9). I pitagorici, che erano soliti giurare sul numero dieci, lo rappresentavano visivamente con la figura di un triangolo equilatero, avente quattro punti per ogni lato: Numeri pari e numeri dispari sono i contrari da cui scaturisce l’armonia del cosmo: i numeri dispari rappresentano tutte le determinazioni positive, quelli pari tutte le determinazioni negative. Da queste opposizioni scaturisce poi l’armonia universale di tutte le cose, armonia che è la legge dell’universo e che trova nella musica la sua espressione più alta. Concludendo si può affermare che con i pitagorici l’universo non viene più visto come ricettacolo di forze oscure e inaccessibili, ma diventa comprensibile al pensiero e aperto alla conoscenza. Pitagorici celebrano il sorgere del sole di Fëdor Bronnikov,1869 2