“ Imprenditore è chi sa attrarre talenti e trasformarli in una squadra vincente” (Bill Gates) 0 Indice Introduzione Capitolo 1: Significato e origine del Leveraged Buy - Out 1. Le linee d’indagine 2. Origine e sviluppo negli Stati Uniti 3. Il leveraged in Europa e in Italia 4. Il mercato italiano nel Buy-out Capitolo 2: Elementi caratterizzanti Tipologie di leveraged buy out 1.1 La forma tipica o tecnica Merger 1.2 La forma alternativa, tecnica Asset sale o Oppenheimer Lo schema operativo e i soggetti coinvolti 2.1 Prima fase - L’individuazione della società Target 2.2 Seconda fase - Costituzione Newco 2.3 Terza fase - Stipula contratto di finanziamento 2.4 Quarta fase – Acquisto azioni da parte della Newco 2.5 Quinta fase – Fusione Lo strumento della leva 3.1 Redditività del capitale proprio 3.2 Valutazione dell’azienda I benefici fiscali Quadro normativo e liceità LBO 1 Capitolo 3: La tecnica finanziaria innovativa: il workers buy out 1. Le origini e la diffusione del workers buy out 2. Le Motivazioni alla base del cambiamento 2.1 Motivazione di carattere economico 2.2 Motivazione dipendenti - Gestione efficace RU 2.3 Fattori di successo 3. Le diverse fasi dell’operazione 3.1 La situazione italiana – verso la cooperativa 3.2 Lo strumento cooperativo 4. Quadro normativo 5. I principali strumenti finanziari a supporto dell’operazione di WBO 5.1 Strumenti utilizzati nel contesto cooperativo Capitolo 4: Alcuni casi di successo 1. Primo caso in Italia: Industria Plastica Toscana Società Cooperativa per azioni 2. WBO nella cantieristica navale: Cantiere Navale Polesano Società Cooperativa per azioni 3. WBO nel tessile: Art Lining Società Cooperativa per azioni 2 Introduzione Il Presente lavoro vuole essere un’indagine delle possibili alternative imprenditoriali ed economiche, in risposta alla crisi che ci attanaglia ormai da quasi un decennio. Di fatti partendo da un operazione finanziaria come quella del leveraged buy out, tecnica di acquisto della partecipazione totalitaria o di controllo di una società di capitali mediante il ricorso, da parte degli acquirenti, a capitale di prestito fornito, di regola, da istituti di credito e/o da società finanziarie, si arriva poi all’analisi di una tecnica innovativa e di recente utilizzo, il workers buy out. In particolare, nel primo capitolo, dopo un breve excursus sull’origine del fenomeno del buy out, si passa ad illustrare la sua evoluzione storica negli Stati Uniti, in Europa e in Italia. Il secondo capitolo, invece, affronta la tematica del leveraged buy out nei suoi aspetti principali, cercando di darne un disamina completa. Si comincia dalle diverse tipologie dell’operazione, per poi arrivare allo schema operativo, descrivendo ogni singola fase in maniera dettaglia, passando per il quadro legislativo e gli aspetti fiscali. Inoltre, nel presente capitolo viene dato spazio alla parte più prettamente economica dell’operazione, ossia il cd. effetto leva, enunciandolo nei suoi tratti principali. I Con il terzo capitolo, si entra nel “cuore” della questione, analizzando la tecnica del workerd buy out, un’operazione compiuta da un gruppo di dipendenti interni alla società da acquisire, nella quale i lavoratori dell’azienda, acquistano la proprietà della stessa dal suo attuale proprietario. Anche qui, l’analisi comincia da un excursus sull’origine della tecnica, e la sua diffusione prima negli Stati Uniti, per poi arrivare ai principali paesi europei, dove si sono riscontrate casistiche molte diverse tra loro, infatti per tutto il capito, la trattazione manterrà il doppio filo conduttore sia del modello americano, che di un più caratteristico modello italiano, quello cooperativo. Fin da subito il lavoro si è soffermato sui possibili motivi che portano ad intraprendere un’operazione di questo tipo. Durante il lavoro di ricerca, sono stati individuati diversi tipi di motivazioni, da quelle di cattare generale, come la crisi economica, risultato poi essere il volano del WBO, a quelle di carattere più prettamente economico, fino alle motivazioni dei dipendenti. Si è passati poi ad illustrare le diverse fasi dell’operazioni, prima secondo il modello americano, caratterizzati dall’utilizzo di un ESOP, cioè “uno strumento previdenziale che prevede la costituzione da parte di un’impresa di un trust, ed in un secondo momento, secondo il modello italiano, con la creazione di una Newcoop. II Nel quarto capitolo, si è cercato di fornire una casistica aziendale del workers buy out, la quale, è una tecnica finanziaria non molto diffusa in Italia, spesso utilizzata da aziende di medie-piccole dimensioni, e non sempre oggetto di studio da parte del mondo accademico. Questo ha reso difficoltoso il reperimento di notizie, informazioni, dati, e reso necessario l’analisi di più imprese, nel particolare: il primo caso in Italia: Industria Plastica Toscana Società Cooperativa per azioni; WBO nella cantieristica navale: Cantiere Navale Polesano Società Cooperativa per azioni; WBO nel tessile: Art Lining Società Cooperativa per azioni. L’analisi è stata compiuta sulla base dei dati forniti gentilmente da Coopfond e dall’aziende interessate, contattate prima telefonicamente e poi tramite mail. III Capitolo 1: Significato e origine del Leveraged Buy Out 1. Le linee d’indagine L’espressione leveraged buy-out1 e il suo acronimo LBO sono utilizzati per descrivere una forma di acquisizione societaria, sviluppatesi negli Stati Uniti da circa un decennio e diffusasi successivamente, sia pure in diversa misura, negli ordinamenti europei. Il leveraged buy-out può essere definito come tecnica di acquisto della partecipazione totalitaria o di controllo di una società di capitali mediante il ricorso, da parte degli acquirenti, a capitale di prestito fornito, di regola, da istituti di credito e/o da società finanziarie specializzate.2 Successivamente all’acquisto delle azioni, inoltre, è possibile che la società acquirente e la società acquisita pongano in essere una fusione. Sono molti gli studi e gli articoli, che adottando prospettive d’indagine più o meno ampie, hanno affrontato il tema. A livello di economia aziendale e management, le operazioni di leveraged buy-out, rivestono un indubbio interesse nel panorama imprenditoriale italiano, date le possibilità che offrono alle piccole e medie imprese 1 Leveraged byout è locuzione, di derivazione statunitense. Nel Webster’s New World Dictionary,New York,1991, indicate come propria del settore Bussiness è spiegata così: “ the acquisition of a corporation by a group of investors using mostly borrowed funds which are secured by the assets of the corpotation being acquired” 2 Paolo Montalenti, Il Leveraged Buyout, Quaderni di Giurisprudenza Commerciale, Casa Editrice Giuffrè, 1991 1 a proprietà familiare, in termini di risoluzione di conflitti societari e di gestione di problematiche di successione generazionale,3e le opportunità concesse ai manager, di mutare il proprio status nell’ambito aziendale, assumendo anche un ruolo imprenditoriale. Prima di scendere nel dettaglio della trattazione quindi, occorre fin da subito evidenziare gli obiettivi tipici e i vantaggi che possono derivare da questa categoria di operazioni, soprattutto nel contesto italiano: Limitare la responsabilità patrimoniale dei proponenti, al capitale azionario sottoscritto nella Newco; Favorire l’acquisizione di un’azienda da parte di un team di manager privi delle disponibilità finanziarie4; Risolvere conflitti esistenti tra gli azionisti della società Target, tali da non consentire l’adozione di un disegno strategico unitario; Razionalizzare l’assetto societario di piccole e medie imprese a proprietà familiare, con base azionaria piuttosto frazionata; 3 Stefano Caselli, Stefano Gatti, La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise Bancaria editrice, 2005 4 Si veda par 2.1 2 Gestire, sempre in riferimento alla forma di gestione familiare, problemi di successione generazionale, mantenendo al contempo, l’autonomia della società Target; Incrementare l’immagine, la reputazione, e quindi, anche lo standing creditizio della società Target, attraverso il coinvolgimento di diverse tipologie di intermediari finanziari5. Riassumendo, questa tecnica, rientra nell’ambito di quegli strumenti giuridici attraverso i quali è possibile perseguire una molteplicità di obiettivi, come ad esempio una semplificazione organizzativa della struttura societaria che permetta il conseguimento di migliori livelli di competitività, una migliore allocazione delle risorse produttive, un rapido ripianamento delle posizioni debitorie6,il potenziamento del core business con la dismissione di attività strategiche. I soggetti coinvolti, più o meno deliberatamente, in tale vicenda sono, generalmente, tre: 5 Stefano Caselli, Stefano Gatti, La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise Bancaria editrice, 2005 6 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 3 La società acquirente, c.d. Newco o, impropriamente holding, la quale può essere, alternativamente, una società di nuova costituzione, oppure una società già esistente; La società oggetto di acquisizione, c.d Target o società bersaglio, la quale per essere appetibile deve possedere talune caratteristiche precise quali una solida struttura finanziaria, un basso rapporto d’indebitamento, l’appartenenza ad un mercato maturo e la buona preparazione tecnica del management7; Il soggetto finanziatore Il successo della trattativa dipende dalla preparazione del team di persone coinvolte dotate di capacità sia di natura tecnica sia di natura psicologica, ossia capacità di percepire e gestire situazioni critiche e difficili8. Le criticità più rilevanti da gestire sono la valutazione della Target, la determinazione del prezzo, l’ottenimento di condizioni di pagamento favorevoli, la definizione delle garanzie e degli imprevisti, non solo economico-finanziari ma anche fiscali e legali. Le variabili del fenomeno, sono infatti, le più diverse e possono combinarsi in modo assai differente9, confacendosi alle molteplici esigenze della prassi. 7 Su tale profilo S. Calvello, Leveraged buy-out, in Contr. Impr., 1990 Cfr. Aifi, “Guida M&A. Come valutare, acquistare e cedere un’azienda”, Luglio 2007 9 A. Frignani, Leveraged buy-out 8 4 2. Origine e sviluppo negli Stati Uniti Il leveaged buy-out costituisce uno sviluppo di quella particolare tecnica di acquisizione societaria nota, nell’ordinamento statunitense, come going private10 Le prime acquisizioni di società attuate utilizzando la leva finanziaria si verificano negli Stati Uniti precisamente all’inizio degli anni Sessanta. L’acquisto aveva ad oggetto aziende di piccole dimensioni con fatturato raramente superiore ai venti milioni di dollari e con margini di rischio molto bassi ed era finanziato da compagnie finanziarie, le quali erano interessate più alle garanzie per i prestiti offerte dall’acquirente (cosiddetto secured financing) che ai flussi di cassa della società acquisita e inoltre non assumevano alcuna partecipazione nel capitale sociale della società acquirente.11 Nel corso degli anni ’70, tale operazione si sviluppò in seguito alla diffusione del fenomeno della cosiddetta “deconglomerazione” della grande industria statunitense, che comprendeva quelle operazione intraprese dai corporate raider, i quali procedevano con acquisizioni ostili, finanziate in gran parte con capitale di prestito. In altre parole, molte società americane, industriali e finanziarie, 10 Paolo Montalenti, Il Leveraged Buyout, Quaderni di Giurisprudenza Commerciale, Casa Editrice Giuffrè, 1991 11 Cit. Morano A., “Leveraged buy-out. Aspetti finanziari giuridici e contrattuali”, Ipsoa S.p.A., Milano, 1989, p.17. 5 cominciarono a frazionare le grandi conglomerate e holding, cedendo unità produttive non strategiche rispetto alla loro attività principale o core business . Il fine sotteso a tali operazioni, era quello di realizzare, nel medio termine, un guadagno che emergeva da un differenziale positivo tra il prezzo corrisposto per l’acquisto e il valore dei rami d’azienda oggetto dell’operazione; il prezzo che veniva realizzato dalla vendita dei singoli rami d’azienda o beni materiali o immateriali era nettamente superiore al costo sostenuto per il loro acquisito12. Questo comportò un aumento delle aziende offerte in vendita e la conseguente necessità di trovare nuovi strumenti finanziari di acquisizione, capaci di attrarre tutti i potenziali acquirenti. Il tasso d’inflazione elevato incise in modo positivo sullo sviluppo delle operazioni in questione poiché le banche, in seguito alle misure di restrizione del credito adottate dal Federal Reserve Board, furono costrette a ricercare alternative d’investimento più redditizie con l’obiettivo di massimizzare l’ammontare delle commissioni. Infine una molteplicità di fattori macroeconomici hanno contribuito a favorire la crescita di tale tecnica come ad esempio, il livello e la dinamicità dei tassi 12 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 6 d’interesse, l’evoluzione degli intermediari finanziari, l’andamento del mercato borsistico.13 In aggiunta dal 1978 in poi, gli investitori istituzionali hanno continuato ad erogare finanziamenti anche nel periodo di restrizione del credito. Nel 1980 si registrano, negli Stati Uniti, 8 LBO per un valore medio di equity capital, prima dell’operazione, pari a 24,5 milioni di dollari. Alla fine del 1984 l’aumento è consistente: si passa a 35 LBO per un valore medio di equity capital pari a 156,8 milioni di dollari14. In un secondo tempo, a partire dalla seconda metà degli anni’ 80, in un periodo di tempo relativamente breve, il leveraged buy-out, diventò una tecnica finanziaria di acquisizione di società notevolmente diffusa. Alcuni esempi relativi alle più significative operazioni di LBO consentono di cogliere le dimensioni del fenomeno. Nel 1982 la Westray Corporation, acquistò la Gibson Greeting Cards finanziando l’operazione con 1 milione di dollari di mezzi propri e 79 milioni di capitale di prestito. Parte delle azioni della società acquisita fu rivenduta al pubblico sul mercato azionario a 290 milioni di dollari. William Simon, alla guida della Westray Coporation, al termine dell’operazione realizzò personalmente un guadagno di 15 13 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 14 I dati sono riportati da D.J. Morrissey, op.ult. cit., p 403 s. Dai dati riportati da A. Morano, Leveraged buy-out, cit., p. 21, il fenomeno risulterebbe ancora più ampio. 7 milioni di dollari e consolidò la propria partecipazione nella Gibson in ragione di un pacchetto azionario pari a 50 milioni di dollari15. L’operazione di LBO più redditizia fu realizzata, nel 1984, da John Kluge che aumentò la propria partecipazione nella Metromedia, Inc., società conglomerata operante nel settore radiofonico, dal 25% al 93%, pagando agli azionisti della società, 1 miliardo di dollari presi a prestito. Successivamente Kluge vendette beni aziendali per un valore nettamente superiore al costo dell’acquisizione e realizzò, al termine dell’operazione, un profitto di 3 miliardi di dollari.16 Negli ultimi trent’anni, poi, le operazioni di LBO hanno subito una continua evoluzione, sia dal punto di vista dei settori merceologici interessati17, sia per quanto concerne gli aspetti più prettamente tecnici-operativi. 3. Il leveraged in Europa e in Italia Il massimo sviluppo di queste operazioni si realizzò durante gli anni Ottanta, periodo in cui anche gli istituti finanziari europei (prevalentemente anglosassoni) iniziarono a 15 L’operazione Gibson Greeting Cards è esaminata da E. K. Crawford, A management guide to leveraged buyouts 16 Cfr. B. Stein, Where are the Shareholders’ Yachts, in Barrons, Aug. 18, 1986, p. 6 17 Dall’inizio degli anni Ottanta, la tecnica del leveraged buy out venne estesa a quasi tutti i settori merceologici fino ad essere utilizzata per acquisire il controllo in società operanti nei settori finanziario e assicurativo (si pensi all’acquisizione, effettuate da parte della Kolber Kravis RobertsKKR, società specializzata nella realizzazione di operazioni di LBO, della First Interstate Bank in California nel 1988, della Bank of New England nel 1991, della American Corporation nel 1992 e del Canandian General Insurance Group nel 1995). 8 concedere finanziamenti garantiti non solo dai beni delle imprese, ma anche dalle prospettive di cash flow che le stesse erano in grado di generare. In Europa, iniziò un processo di ristrutturazione industriale e finanziaria, con crescente ricorso all’indebitamento, che ha coinvolto numerose grandi imprese quotate in Borsa. Difatti, le operazioni di buy-out sono state rese possibili nel regno Unito, a determinate specifiche condizioni, in seguito alle riforme del Companies Act del 1981 e del 1985, che hanno attenuato il rigoroso divieto sancito dalla section 54 del Companies Act del 1948, la quale proibiva di utilizzare gli assets della Target company come mezzo di finanziamento dell’ acquisizione. Tutto ciò favorì l’introduzione delle tecniche di leveraged buy out e di management buy out, senza però raggiungere gli eccessi speculativi degli Stati Uniti. Privatizzazioni, fusioni e acquisizioni coinvolsero grandi società ad azionariato diffuso e una quantità di transazioni basate su un ampio ricorso all’indebitamento.18 Precisamente le operazioni di LBO sono cresciute innanzitutto, in Francia e Olanda, e successivamente in Svezia, Germania, Italia e Spagna, paesi favoriti specialmente dall’applicazione di leggi agevolative di natura societaria e fiscale. Le acquisizioni societarie attraverso la tecnica del leverage realizzate in Gran Bretagna negli anni ottanta si configurano dunque prevalentemente come 18 Altman Edward I, Smith R.C., “Ristrutturazioni per mezzo di leveraged buy-out: un ruolo per l’Europa”, in Economia e management, fascicolo n.1, volume n.4, 1993, p.114 9 acquisizioni effettuate da parte di dirigenti – dipendenti della società bersaglio e, in alcuni casi, anche da parte di lavoratori subordinati non dirigenti19. Dopo il boom degli anni ’80, questa tecnica finanziaria iniziò la sua parabola discendente quando sul mercato cominciò ad evidenziarsi l’impossibilità di pagare i tassi di interesse promessi agli investitori. Nel corso della prima metà degli anni ’90, il numero delle operazioni si contrasse a causa di una molteplicità di fattori quali la crisi economica, l’aumento dei tassi d’interesse e il finanziamento dei leveraged buy out attraverso gli junk bonds (titoli spazzatura), obbligazioni ad alto rendimento, ma anche ad elevato rischio per il livello d’indebitamento dell’impresa emittente, rispetto agli standard normalmente accettati dal mercato e che non hanno permesso di rispettare i piani di rimborso. Le attività europee20 di M&A sono state negativamente interessate dalle recessioni americane e inglesi del 1990-91 e dalle mutate condizioni del mercato. La riduzione combinata di tale attività in Gran Bretagna e nell’Europa Occidentale fu comunque notevolmente inferiore a quella degli Stati Uniti, grazie principalmente all’immutato livello di attività nell’Europa continentale del 1990. Durante quegli anni, quindi, si verificò lo sviluppo delle operazioni di M&A europee e, anche, delle prime esperienze di leveraged buy-out nel territorio europeo. 19 In tema si veda l’opera di P.F.L. BEGG, Corporate Acquisitions & Merger, 2° ed., Worcester, 1986, 14.1 e segg. 20 Ibid., Altman Edward I, Smith R.C., “Ristrutturazioni per mezzo di leveraged buy-out: un ruolo per l’Europa”, p.115. 10 Verso la fine degli Anni ’90, sia negli Stati Uniti sia in Europa, in particolare nel Regno Unito, si registrò un incremento considerevole delle attività di leveraged buy out e management buy out. Per quest’ultime, si parla di transazioni europee amichevoli, dove il management della società Target reperiva i finanziamenti per l’acquisto della stessa, dai suoi proprietari senza essere ostacolati dalla vecchia proprietà. Dal 1998 al 2002, il buy-out market dell’Europa Continentale registrò una dinamica di crescita differente nel triennio 1998-2000 e nel biennio successivo. Nel primo sotto-periodo, infatti, si verificò una rapida crescita del valore complessivamente investito in leveraged acquisitions che raggiunse, alla fine del 2000, la punta record di Euro 36.2 miliardi21. Nel corso del 2002, però, i private equity players europei riuscirono a combattere le difficili condizioni macro-economiche, guidando il mercato al nuovo record di 38,7 miliardi di Euro totali investiti. In Inghilterra, dopo anni di spettacolare crescita, culminata nel 2000, con circa 40 miliardi di Euro investiti, si verificò una pesante flessione degli investimenti in buy-out che si assestarono intorno ai 25 miliardi di Euro. Dopo un sostanziale equilibrio registrato nel 2001, il dato concernente l’Europa Continentale fu superiore a quello registrato in Inghilterra. A quanto consta l’ Italia, il leveraged buy-out, si affacciò soltanto alla fine degli anni ’80, periodo in cui furono realizzate considerevoli operazioni proprio basate 21 I dati sono tratti da P.F.C. Begg, 11 sulla tecnica del LBO; tra queste, se ne segnalano due: la prima, riguardante l’offerta pubblica di acquisto e di scambio (OPAS) della Olivetti, attiva nel settore dell’information technology, su Telecom, il colosso italiano nel campo delle telecomunicazioni22; la seconda, che ha visto cooprotagonisti dell’operazione di LBO le società Benetton e Autostrade Concessioni e Costruzioni S.p.A. (ACC); in questo secondo caso, l’operazione è sfociata in una fusione tra la Newco (Newco28) e la società bersaglio (ACC)23. 4. Il mercato italiano nel Buy-out Il nostro Paese ha vissuto una situazione di ritardo rispetto agli Stati Uniti e ai Paesi Anglosassoni. Forse questo status di “late comer” offre un vantaggio: quello di 22 Telecom Italia S.p.A. viene privatizzata nel 1997, sotto la presidenza di Guido Rossi; in seguito all’offerta pubblica di vendita (OPV), il Ministero del Tesoro riduce notevolmente la sua partecipazione, mantenendo soltanto il 3,5%, compresi i diritti derivanti dalla golden share (letteralmente, ‘azione d’oro’: si tratta di poteri speciali attribuiti all’azionista pubblico, che si concretizzano di norma nel potere di veto all’acquisizione di partecipazioni rilevanti da parte di terzi); a titolo informativo, si ricorda che in un secondo momento (dicembre 2002) tale partecipazione residua è stata dismessa dal Ministero del Tesoro. Nel febbraio 1999 l’amministratore delegato di Olivetti S.p.A. – Roberto Colaninno – lancia, tramite la controllata Tecnost, un’OPAS da 102 mila miliardi sulle azioni Telecom, attraverso una combinazione di contanti, azioni ed obbligazioni; inoltre, parte del denaro viene reperita mediante la cessione (alla società tedesca Mannesmann) di Oliman, holding olandese a cui fanno capo Omnitel ed Infostrada. Nel maggio 1999 Olivetti dichiara di aver superato il 50% delle adesioni. L’OPAS è riuscita e Roberto Colaninno diviene presidente e amministratore delegato di Telecom Italia. 23 Come Telecom, ma con la differenza di qualche anno (siamo nel 2000), anche Autostrade è oggetto di privatizzazione mediante un’OPV. Circa il 30% delle azioni vengono acquistate dalla società Schema28 S.p.A.; il restante 70% è collocato tra il pubblico. Nel febbraio 2003 Schema28 lancia un’OPAS sulle restanti azioni non possedute, ricorrendo alla tecnica del leveraged buy-out, ovvero ponendo in essere l’operazione di acquisizione attraverso la costituzione delle Newco28, la quale riuscì ad ottenere il 54,1% delle azioni ACC, finanziando l’acquisto quasi esclusivamente ricorrendo al sistema creditizio. Nel settembre dello stesso anno, Newco28 procede all’incorporazione della società target ACC, mutando la propria denominazione sociale in Autostrade S.p.A 12 poter cogliere gli aspetti rigenerativi dell’impresa e non quelli di pura speculazione finanziaria24. In Italia, le operazioni di buy-out sono rivolte prevalentemente a società di medie e piccole dimensioni e allo stesso tempo non quotate in Borsa, poiché non hanno i requisiti necessari per la quotazione al mercato primario. Inizialmente l’evoluzione del LBO in Italia fu frenata da un paio di fattori molto importanti per l’operazione stessa quali: un sistema finanziario e bancario più arretrato rispetto ai mercati più aperti quali sono quelli americano, inglese, tedesco e francese; i problemi economico-culturali che sono, anche al giorno d’oggi, elementi determinanti per lo sviluppo di operazioni di questo tipo. A conferma di quanto appena scritto bisogna fare una piccola analisi del periodo in cui tali operazioni si sono affacciate per la prima volta nel nostro Paese, gli anni Ottanta. In quegli anni il sistema italiano non era ancora pronto, sia per la mancanza di soggetti equiparabili a fondi di private equity, sia per l’assenza in Italia di strumenti di debito facilmente liquidabili, quali le obbligazioni ad alto rendimento (Junk Bonds) che sono invece risultati determinanti nel mercato americano. Per finanziare le operazioni di LBO si è dovuto quindi passare a una serie di alternative; la prima fra tutte fu quella di utilizzare finanziamenti di società finanziarie private, banche d’investimento e istituti di credito mobiliare, che si assunsero sia i rischi sia i proventi di tali operazioni. Questo fu possibile grazie alla 24 Cit. Grassini A.F., Bona M., “Leveraged buy-out: un istituto da diffondere in Italia?”, Il Mulino, Bologna, 1991, p.19. 13 discreta concorrenza e all’elevata frammentazione di banche e operatori del settore, che obbligò gli stessi a cimentarsi in differenti operazioni andando alla ricerca di nuove forme di profitti. Si è rilevato, però, che anche il sistema bancario italiano non era, e in parte non è tuttora, completamente idoneo ad appoggiare le operazioni di LBO in quanto le banche tendevano, e tendono, a investire in operazioni con profili di rischio inferiori25. Il sistema aziendale italiano, difatti, è ancora dipendente dal finanziamento bancario e la scarsa partecipazione di terzi nel capitale di rischio delle aziende limita le loro dimensioni e il loro sviluppo, rendendosi poco appetibili anche per gli investitori istituzionali. L’altro principale ostacolo fu rappresentato dalla poca propensione e predisposizione degli operatori del settore, del management e degli azionisti delle imprese Target ideali ad affrontare questo genere di situazioni. Ovviamente, come è per ogni nuova forma d’investimento, non si avevano casi da prendere a modello, se non quelli di altri paesi che, però, erano favoriti da una situazione regolamentare positiva, come le SBIC americane e i veicoli inglesi introdotti più recentemente, nel 1997.26 Nel corso degli anni, le operazioni di buy-out si sono rivelate utili per consentire mutamenti di proprietà nelle imprese italiane. L’operazione può essere realizzata quando la proprietà dell’impresa intende cedere intere aziende o parti di esse 25 26 Grassini F., 1989 Sattin F. e D’Anzi P., 1988 14 ritenute non strategiche, o nei casi di evidente incapacità e immobilismo da parte della proprietà. A titolo esemplificativo, la società Pirelli, per incrementare il valore degli azionisti ha proceduto alla dismissione, attraverso LBO/MBO, di varie controllate, non operanti nel core business, per finanziare la propria ristrutturazione. Come già accennato, il tessuto imprenditoriale italiano è formato in gran parte da imprese familiari nelle quali esistono problemi di successione generazionale o situazioni di crisi create da imprenditori inefficienti27. La tecnica finanziaria permette di trasferire il controllo e la gestione nelle mani di manager o di altri soggetti motivati e ambiziosi e consente loro di mutare il proprio status nell’ambito dell’azienda in cui svolgono la loro attività professionale, assumendo un ruolo imprenditoriale28. Inoltre, “le piccole e medie imprese (PMI) italiane molto spesso si trovano a dover fronteggiare problemi di tipo finanziario che possono minare la solidità aziendale.29 Si può concludere che da un punto di vista economico le operazioni di LBO in Italia incontrarono una serie di ostacoli che però non bloccano completamente queste operazioni. Si può infatti affermare che in Italia questa tecnica finanziaria fu meno esasperata rispetto agli altri paesi, questo ha comportato che le aziende oggetto di tali operazioni, fossero acquisite da soggetti interessati non solo alla speculazione 27 Vender J., “Il leveraged buyout: una tecnica finanziaria per acquisire la proprietà di un’azienda”,in Finanza Marketing e Produzione, fascicolo n.1, 1986, p.36. 28 Stefano C., Stefano G., “La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise”, p.149 29 Cit., Bollazzi F., Soldati M., “Il mercato italiano dei buy-out dal 1998-2004”, Liuc Papers n. 180, Serie Impresa e mercati finanziari, 3 Novembre 2005, p.41 15 finanziaria ma anche in particolar modo alla crescita dell’azienda Target in un ottica di lungo periodo30. In Italia il leveraged buy-out ha rappresentato uno strumento fondamentale anche in occasione delle privatizzazioni avvenute intorno agli anni Novanta, infatti in quegli anni le azioni di molte aziende pubbliche sono state vendute a soggetti privati. Spesso in questi casi, i manager hanno utilizzato lo strumento finanziario per cercare di ricoprire un ruolo imprenditoriale, impegnandosi a migliorare e rendere più efficiente la gestione dell’impresa rispetto a quanto fatto dallo Stato. Riassumendo, in Italia la nascita delle operazioni di LBO è avvenuta principalmente per rispondere ad una necessità, quella di risolvere il problema alla successione aziendale e manageriale, familiare o pubblica, e rendere le società più solide a livello internazionale. 30 Grassini F., 1989 16 Capitolo 2: Elementi caratterizzanti 1. Tipologie di leveraged buy-out Nel contesto economico-finanziario il termine anglosassone “buy out”, che significa “rilevare”, “acquisire”, viene impiegato con riferimento all’operazione di acquisizione di imprese. Essa coinvolgendo molteplici profili di natura finanziaria, fiscale e giuridico-contabile, può essere attuata con numerose e differenti modalità31. Le operazioni di “buy out” possono essere quindi classificate in base ai soggetti che le pongono in essere, oppure in relazione alla tecnica utilizzata per la loro realizzazione. Occorre rilevare, del resto, che tutte le fattispecie presentano un tratto caratterizzante, costituito dalla traslazione del costo dell’acquisizione sul patrimonio della società acquisita.32 Riferendosi ai soggetti, per la nostra classificazione, abbiamo: Management buy out (MBO), si contraddistingue per la presenza del management aziendale in qualità di promotore dell’operazione, che interviene con l’intento di assurgere al ruolo di proprietario dell’impresa che 31 Pasquale Fava, Pasquale Fuschio, Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penalii, La Tribuna, 2003 32 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 17 già gestisce. La presenza di nuovi proprietari-manager, i quali sono già a conoscenza della realtà aziendale, dà qualche certezza in più riguardo il futuro della impresa, e di conseguenza rappresenta una garanzia per l’azienda Target. Non solo, in presenza di un’impresa che ha la necessità di essere rilanciata, i manager, in quanto soggetti motivati e capaci, pur non disponendo dei capitali sufficienti per effettuare l’operazione, godono di una credibilità tale da consentire loro di raccogliere consensi dai soggetti finanziatori. Per un manager le motivazioni che spingono ad intraprendere questo tipo di operazioni sono svariate, le principali possono essere individuate nella necessità di proteggere la propria posizione manageriale, nella possibilità di un maggiore guadagno economico, derivante dalle proprie conoscenze, nell’evitare il rischio di possibili acquisizioni da parte di altre società che potrebbero mettere a repentaglio la propria posizione;33 Management buy in (MBI), in questo caso, il team di manager proponente l’iniziativa è di provenienza esterna rispetto alla società Target, spesso dalle dimensioni più compatibili con le limitate possibilità finanziarie dei proponenti. L’orizzonte temporale dell’operazione è di 4-5 anni, infatti l’obiettivo è quello massimizzare il ritorno finanziario per poi cedere la partecipazione; 33 Monti, “Manuale di finanza per l'impresa: teoria e pratica”, Torino,UTET 2005 18 Family buy out (FBO), si ha quando un gruppo di azionisti interni alla famiglia proprietaria, rileva le quote dei membri non interessati al mantenimento del proprio investimento nella Target34. Pertanto, una parte dei componenti il nucleo familiare, già parziali detentori delle azioni della Target, intende acquisirne il controllo e la relativa gestione senza possederne personalmente i mezzi finanziari35. Questa operazione risulta particolarmente comune nel contesto italiano in cui le aziende a conduzione familiari sono molteplici. L’azienda a conduzione familiare, con lo scorrere del tempo, può diventare sempre più frazionata per l’ingresso della prole nell’organigramma aziendale che può causare divergenze di opinioni riguardo la vision aziendale, o limitare il potere contrattuale nei confronti di clienti, fornitori e intermediari finanziari. La soluzione, che viene ricercata nell’operazione di family buy out, ha notevoli risvolti positivi, come la conservazione del posto di lavoro per i dipendenti, il rimborso e la remunerazione dei finanziamenti per gli istituti di credito, la continuazione degli approvvigionamenti per i fornitori, il prelievo fiscale per l’amministrazione finanziaria36. 34 Stefano Caselli, Stefano Gatti, La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise Bancaria editrice, 2005 35 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 36 i cd. Stakeholders, Tutti i soggetti, individui od organizzazioni, attivamente coinvolti in un’iniziativa economica (progetto, azienda), il cui interesse è negativamente o positivamente influenzato dal risultato dell’esecuzione, o dall’andamento, dell’iniziativa e la cui azione o reazione a sua volta influenza le fasi o il completamento di un progetto o il destino di un’organizzazione, da Treccani.it 19 Workers buy out(WBO),si tratta di una fattispecie diffusa soprattutto negli Stati Uniti, che prevede l’acquisto da parte dei dipendenti della Target attraverso l’intervento dei fondi pensione e l’utilizzo di employee stock ownership plans.37 Tuttavia, la possibilità che i dipendenti assumano il ruolo imprenditoriale viene discusso anche nel sistema economico europeo ed italiano, dove il rapporto tra mercato ed imprese è in continua evoluzione38. I principali step dell’operazione: 1. I lavoratori costituiscono una nuova società, chiedono al curatore fallimentare l’affitto o l’acquisto dell’azienda. Fondamentale è l’accordo sindacale tra i lavoratori, cosa non semplice quando il piano prevede tagli di organico; 2. Reperire il capitale di partenza. La via più rapida è la richiesta della mobilità che l’Inps in genere anticipa per 12 mesi. È la prima risorsa disponibile per capitalizzare la Newco, mentre l’impiego del TFR richiede tempi più lunghi perché occorre aspettare la decisione del tribunale. Spesso i lavoratori utilizzano anche i risparmi personali; 3. L’intervento dei Fondi pensione o mutualistici (come Coopfond), i quali possono acquisire quote di capitale (in genere di minoranza) o erogare finanziamenti se ritengono sostenibile e realizzabile il business plan proposto. Uno scoglio spesso non facile da superare è 37 Sul punto, cfr. Ferrario (1991), Bennet Stewart III (1998) Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 38 20 l’accordo tra liquidatore, ex proprietà e creditori. Affinché Coopfond intervenga è necessario che la Newco sia una cooperativa. L’intervento è temporaneo. 39 Di fatto, però, molto spesso alcuni fattori ne impediscono l’applicazione concreta come, la mancanza di cultura imprenditoriale, la scarsa propensione al rischio da parte dei lavoratori, la mancanza di servizi e strumenti volti ad assistere imprenditori e lavoratori.40 Insitutional buy out (IBO), si realizza quando nel capitale di rischio delle società acquistate entrano, anche se per un breve arco di tempo, investitori istituzionali che delegano la gestione ai manager già presenti,41quindi in questa forma di LBO i soggetti finanziatori non si limitano ad erogare il prestito alla Newco, necessario per realizzare l’acquisizione, ma diventano soci della stessa. L’intervento di investitori istituzionali, come società di venture capital e di private equity42, è di fondamentale importanza per l’impresa, poiché essi 39 Giuseppe Chiellino, Il lavoratore salva il posto con l'acquisto dell'azienda, in Job24 del Sole24 ore, 24 maggio 2011 40 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 41 Pasquale Fava, Pasquale Fuschio,Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penali, La Tribuna 2003 42 Private equity: È un’operazione finanziaria di medio-lungo termine, posta in essere da investitori specializzati e finalizzata ad apportare capitale di rischio in una società (detta target), generalmente non quotata, in base a una valutazione positiva della sua attitudine alla crescita. Tecnicamente può realizzarsi mediante l’assunzione di una partecipazione (di maggioranza o qualificata) al capitale, ovvero attraverso l’erogazione di prestiti destinati ad essere convertiti in mezzi propri, in misura tale da garantire comunque all’investitore l’assunzione di un ruolo attivo nella gestione; Venture capital: fondi investiti a lungo termine in imprese caratterizzate da un elevato grado di rischio, come nel caso di nuove imprese che intendono produrre e offrire beni e/o servizi di tipo innovativo. 21 offrono oltre ai mezzi finanziari anche le loro esperienze professionali, le competenze tecnico-manageriali ed una rete di contatti con altri investitori e istituzioni finanziarie43. Queste operazioni sono quelle dal carattere più speculativo verso la massimizzazione del capital gain. Corporate buy out(CBO), viene utilizzato tra società appartenenti allo stesso gruppo con lo scopo di riorganizzare gli assetti patrimoniali, in genere riducendo il numero delle società che vi partecipano, implementando strategie di crescita dimensionale, con particolare attenzione alla continuità aziendale in un’ottica di medio-lungo periodo. L’operazione si attua mediante fusioni di due o più società con cui si effettua la riorganizzazione. Fiscal buy out(FIBO),si tratta di un’operazione posta in essere al preciso scopo di creare uno “scudo fiscale” attraverso la riduzione dell’incidenza delle imposte dirette sul reddito imponibile dell’acquirente. Normalmente i soci della società acquirente sono gli stessi della Target, risultando però come un soggetto giuridico differente. Va evidenziato che questa operazione non comporta alcun reale passaggio di proprietà, a differenza delle altre operazioni di LBO difatti, non si procede alla Il v. è fornito solitamente da investitori privati distinti dai proprietari dell’impresa. Esistono anche istituzioni specializzate nel fornire v., come le merchant banks, da Treccani.it 43 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 22 creazione di nessuna Newco, dato che la motivazione alla base di un’operazione FIBO è proprio quella di ridurre il carico fiscale dell’acquirente44. Inoltre, vista la dinamicità del mercato e la sua continua evoluzione, è difficile ritrovare ognuna delle suddette operazioni nella versione “pura”, difatti accade spesso che vengano poste in essere “combinazioni” di tali operazioni45. 1.1 La forma tipica o tecnica Merger La forma di leveraged buy-out che più frequentemente ricorre nella prassi finanziaria si realizza attraverso un procedimento di fusione, cd. merger leveraged buyout, o KKR(figura 1), dal nome della banca d’affari statunitense (Kohlberg Fravis Roberts) che per prima ha dato vita a tali operazioni di LBO46. Le caratteristiche di tali operazioni possono essere sintetizzate nel modo seguente: 1. una società (Newco) acquisisce una partecipazione totale o parziale, purché di controllo, in un’altra società (Target), mediante prevalente ricorso al capitale di debito; 44 Stefano Caselli, Stefano Gatti, La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise Bancaria editrice, 2005 45 Stefano Caselli, Stefano Gatti, La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise Bancaria editrice, 2005 46 Stefano Caselli, Stefano Gatti, La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise Bancaria editrice, 2005 23 2. il debito è contratto dalla Newco e, dopo l’acquisizione della Target, viene garantito con le azioni dell’impresa Target; 3. il finanziamento viene concesso dietro l’aspettativa che sarà ripagato con i flussi di cassa della società acquisita, o con la vendita dei suoi beni aziendali non strategici (non-strategic assets). Quindi alla costituzione della società partecipano, assai frequentemente, anche enti finanziatori specializzati (investiment banks, leveraged buoyout funds, merchant banks, società di venture capital). La new company stipula un contratto di finanziamento con gli enti finanziatori, di regola istituti di credito ma anche finanziatori specializzati; il credito è solitamente garantito con la dazione di garanzie (nell’ordinamento italiano con la costituzione di pegno) sulle azioni della società Target contestualmente all’acquisizione. Successivamente si procede alla fusione tra le due società, cioè tra la new company e la Target company, per incorporazione della prima nella seconda, oppure, ma più raramente, per incorporazione della società bersaglio nella società acquirente47. 47 PAOLO MONTALENTI, Il Leveraged Buyout, Quaderni di Giurisprudenza Commerciale, Casa Editrice Giuffrè, ,1991 24 Figura 1 Immagine tratta da: STEFANO CASELLI, STEFANO GATTI, La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise Bancaria editrice Il prestito, precedentemente accordato alla Newco, viene progressivamente restituito ai finanziatori, in un periodo di tempo variabile dai tre ai cinque anni, con la contestuale accensione di nuovi contratti di finanziamento, intestati questa volta alla società risultante dalla fusione e garantiti, di norma, dalle azione e/o asset della medesima. In pratica, l’indebitamento della Newco si trasferisce “a valle” sulla società acquisita, che dunque sarà la fonte dei cash flow attraverso cui gli acquirenti potranno far fronte al rimborso delle passività assunte. 25 Quindi, in ultima analisi, è la Target che economicamente paga il prezzo della sua acquisizione. Questo risultato costituisce uno dei punti più critici, su cui si sono sollevate le maggiori perplessità in relazione alla possibilità di utilizzare in Italia lo strumento del Leveraged Buyout. Sia in dottrina che in giurisprudenza le maggiori critiche sono state collegate all’eventuale danno che il risultato economico di un LBO potrebbe arrecare ai creditori pregressi della Target, nonché ai suoi eventuali azionisti di minoranza. 1.2 La tecnica alternativa, Asset sale o Oppenheimer La modalità tecnica alternativa – denominata asset sale o Oppenheimer(figura 2), anche in questo caso dal nome della banca d’affari che per prima ha posto in essere tale schema d’intervento - prevede l’acquisto di alcuni asset o rami d’azienda della società Target, per essere poi incorporati nella Newco, che da scatola vuota si trasformerebbe in società operativa48. 48 Stefano Caselli, Stefano Gatti, La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise Bancaria editrice, 2005 26 Lo schema di questa operazione, può essere così brevemente sintetizzato: 1. Invece di essere acquistato il pacchetto di controllo della società Target, viene acquistato in blocco l’azienda, intesa in senso fisico; 2. Viene, comunque, costituita la Newco, la quale contrae un finanziamento per acquistare l’azienda; 3. La società Target cede l’azienda; 4. La Newco, versa alla Target, il prezzo dell’azienda e, contestualmente, concede un’ipoteca sui cespiti dell’azienda al soggetto finanziatore49. 49 Ezio Tartaglia, Leveraged Buy Out. Rischi ed opportunità, Maggioli editore, 2009 27 Figura 2 Immagine tratta da: STEFANO CASELLI, STEFANO GATTI, La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise Bancaria editrice Con tale schema, è possibile, almeno in parte, evitare le obiezioni mosse da coloro che, invocando l’art. 2560 del codice civile, vedrebbero nella tecnica asset sale un espediente per “svuotare” la Target delle proprie attività operative, con pregiudizio per gli interessi dei suoi creditori, nonché degli azionisti di minoranza. Passando ora a considerare le tecniche di realizzazione di un LBO, a prescindere dalla natura del soggetto acquirente, l’approccio più interessante da seguire sembra 28 quello di sintetizzare secondo un ordine cronologico le diverse fase nelle quali è possibile scomporre l’operazione. 2. Lo schema operativo e i soggetti coinvolti La fenomenologia del leveraged buy-out risulta particolarmente variegata e suscettibile di sensibili variazioni a seconda del mercato all’interno del quale l’operazione venga realizzata. Il leveraged buy out, quindi può svolgersi con modalità diverse da caso a caso, ma che si possono sostanzialmente ricondurre al seguente schema operativo(figura3): 1. Viene individuata una società (definita Target), di cui si vuole assumere il controllo; 2. Viene costituita una cosiddetta “Newco.” (new company) dotata inizialmente di un capitale di modesta entità; 3. La Newco contrae un finanziamento, in gran parte a titolo di debito, allo scopo di acquisire il controllo della società obiettivo; 4. La Newco acquista la quota partecipativa di controllo della Target; 5. Si verifica la fusione tra le due società; 6. Come conseguenza della fusione il debito viene ripagato con il cash flow della Target e/o con la dismissione di rami aziendali o assets non strategici. 29 Figura 3 Immagine tratta da lovells.com, Avv. Leah Dunlop, Avv. Paolo Tanoni, LBO e fusione, Milano, 2 Ottobre 2008, LOVELLS STUDIO LEGALE Passiamo col analizzare nel dettaglio le varie fasi della tecnica più diffusa, la merger leveraged buy out 2.1 Prima fase – individuazione della società Target Una fase molto importante di un’operazione di LBO, che possiamo quasi definire preliminare, è l’individuazione della società che meglio si adatta alle intenzioni degli investitori, non a caso si inizia con la ricerca dell’azienda che sarà oggetto dell’acquisizione. 30 Cominciamo dunque ad analizzare come si deve configurare strutturalmente e strategicamente la società bersaglio. Secondo Baldi50 essa deve: Ricoprire sul mercato una posizione dominante, preferibilmente all'interno di un mercato maturo e quindi non soggetto a notevoli espansioni. Questo perché se il business della società fosse in una fase di forte ampliamento, si verificherebbero un aumento dei crediti, dovuto all'incremento delle vendite e un aumento del magazzino, necessario per far fronte all'incremento della domanda. Fattori che andrebbero ad influire negativamente sul cash flow, sottraendo quindi, risorse potenziali per il risanamento del “futuro” debito; Una linea di prodotto a basso contenuto tecnologico che permetta di diminuire il rischio dovuto all'obsolescenza, e di conseguenza non richieda notevoli sforzi monetari per la ricerca; Essere guidata da un management dotato di provate qualità, in grado di far fronte con prontezza, ai fisiologici cali di rendimento seguenti ad un’operazione di buy- out51. Per quanto riguarda, invece, le caratteristiche finanziarie, risulta essenziale che disponga di (Baldi, 2005): 50 Baldi F., 2005. Valuing a leveraged buyout: expansion of the adjusted present value by means of real options analysis. The Journal of Private Equity, Vol. 8 No 4. Disponibile su www.ceistorvergata.it (08/09/12); 51 Pasquale Fava, Pasquale Fuschio, Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penali, La Tribuna 2003 31 Flussi di cassa storici e futuri stabili e previsioni di crescita costante degli utili, così da avere liquidità sufficienti per accollarsi il risanamento del debito; Un livello di indebitamento basso, in modo che la società post-fusione non risulti essere eccessivamente indebitata; Beni (mobili ed immobili) sottovalutati rispetto al loro valore di mercato, che siano, se necessario, cedibili, al fine di recuperare mezzi per il pagamento del debito. E' lecito52, quindi, interrogarsi se sia possibile utilizzare efficacemente il LBO anche con imprese aventi strutture che difettino dei requisiti sopracitati, sino a ricomprendere aziende che presentino una situazione di crisi con perdite di esercizio (turn-around buy-out). In presenza, però, di tali congiunture, va evidenziato come la capacità di trovare finanziatori sia fortemente connessa alle competenze gestionali in possesso dei promotori del buyout. E’ necessario, quindi, che la compatibilità della Target sia stata correttamente valutata in via preventiva, attraverso attente indagini ed analisi. Elemento indispensabile al conseguimento dei suddetti obiettivi, risulta essere la predisposizione di un’accurata pianificazione (bussines plan) sia in relazione alle 52 Clementi m., Luschi g., Tron a., 2006. Le operazioni di leveraged buy out. Aspetti legali, tributari e finanziari. IPSOA, gruppo Wolters Kluwer Italia 32 modalità di finanziamento che alla configurazione economico-patrimoniale della Target53. 2.2 Seconda fase – costituzione Newco La prima fase esecutiva dell’operazione di leveraged buy out consiste solitamente54 nella costituzione di una nuova società (Newco), la quale avrà come unico scopo quello di procedere all’acquisizione del controllo della società Target. Al fine di evitare ostacoli giuridici previsti dall’ art. 236155 c.c. l’oggetto della società dovrà essere corrispondente a quello della società bersaglio, con espressa indicazione che la relativa attività potrà essere svolta anche attraverso la partecipazione in altre società, questa corrispondenza sarà poi utile in fase di fusione. Generalmente la società veicolo (Newco) detiene un capitale modesto e in ogni caso di molto inferiore al prezzo della società da acquisire. E’ opportuno, inoltre, precisare che la Newco è e rimane una “scatola vuota”, una società priva di assets, nella quale il capitale di rischio apportato dai soci è ridotto al minimo, in quanto i promotori provvederanno a dotare la società dei capitali 53 Pasquale Fava, Pasquale Fuschio, Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penali, La Tribuna 2003 54 E’ ovviamente possibile che sia una società già esistente ed operativa a procedere all’acquisizione di target attraverso indebitamento 55 Il quale recita: “L'assunzione di partecipazioni in altre imprese, anche se prevista genericamente nello statuto, non è consentita, se per la misura e per l'oggetto della partecipazione ne risulta sostanzialmente modificato l'oggetto sociale determinato dallo statuto”. 33 necessari e questi molto spesso, sono forniti da istituti di credito,56 e/o società specializzate, e solo in minor misura con apporto di capitale proprio,57 come succede nelle classiche ipotesi statunitensi.58 La creazione della Newco è soggetta alle disposizioni normative che presiedono alla costituzione di qualsiasi società di capitali: per cui, nell’ipotesi di s.p.a., la costituzione dovrà avvenire a norma dell’art. 2329 c.c. («condizioni per la costituzione»), secondo cui «per procedere alla costituzione della società è necessario: che sia sottoscritto per intero il capitale sociale59; che siano rispettate le previsioni degli articoli 2342, 2343 e 2343-ter relative ai conferimenti60; 56 L.G. Picone, 2001, Orientamenti giurisprudenziali e profili operativi del leveraged buy out, Milano: Giuffrè, p. 10-11; E. ADDUCCI, R. SPARANO, 2006, I profili legali dell’operazione di MLBO, Matelica (MC): 57 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli,2008 58 Se ne veda una descrizione in P. Montalenti, Il leveraged buy out, cit. p. 19 59 Ai fini della costituzione di s.p.a, il capitale minimo attualmente richiesto dalla legge è di € 120.000 (art. 2327 c.c.). 60 Le disposizioni citate sono finalizzate a tutelare i creditori (per i quali il capitale sociale rappresenta l’unica garanzia, data l’autonomia patrimoniale perfetta che contraddistingue s.p.a. e s.r.l.), in particolare nell’ipotesi di conferimenti di crediti o beni in natura. Per cui, ad esempio, l’art. 2342 c.c. («Conferimenti») prevede l’obbligo di effettuare il conferimento in denaro, se nell'atto costitutivo non è stabilito diversamente; ancora, impone il versamento presso una banca di almeno il 25% dei conferimenti in denaro (nel caso di s.p.a. unilaterale, l’intero ammontare), alla sottoscrizione dell’atto costitutivo. Nell’ipotesi di conferimenti di beni in natura e di crediti devono essere rispettate ulteriori disposizioni: ad esempio, l’art. 2343 prescrive la presentazione di una «relazione giurata di un esperto designato dal tribunale nel cui circondario ha sede la società, contenente la descrizione dei beni o dei crediti conferiti, l'attestazione che il loro valore è almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del capitale sociale e dell'eventuale soprapprezzo e i criteri di valutazione seguiti»; la valutazione contenuta nella relazione (che deve essere allegata all'atto costitutivo) dovrà poi essere oggetto da parte degli amministratori di un controllo, da svolgersi entro 180 giorni, al fine di accertare la correttezza della stima dell’esperto. L’art. 2343-ter elenca i casi in cui non è richiesta la relazione dell’esperto, anche se in presenza di conferimenti di crediti e beni in natura. 34 che sussistano le autorizzazioni e le altre condizioni richieste dalle leggi speciali per la costituzione della società, in relazione al suo particolare oggetto61». Condizioni analoghe valgono anche nell’ipotesi di costituzione di società a responsabilità limitata: la società dovrà essere dotata del capitale minimo richiesto dal legislatore62 e dovranno essere rispettate le norme sui conferimenti (art. 2464, 2465 e 2466 c.c. Inoltre, l’atto costitutivo dovrà essere redatto nella forma di atto pubblico, pena la nullità della società, e dovrà contenere le indicazioni individuate dall’art. 2328 c.c. per le s.p.a. e dall’art. 2463 c.c. per le s.r.l. 2.3 Terza fase – stipula contratto di finanziamento Successivamente alla sua costituzione, la Newco contrae un prestito con gli enti finanziatori. Il finanziamento viene erogato per procedere al pagamento del corrispettivo delle azioni della Target, si tratta, pertanto, di un mutuo scopo: 61 Si pensi, a titolo esemplificativo, alla costituzione di una società avente ad oggetto l’esercizio di attività bancaria: l’art. 14 del D. Lgs. 385/1993 (Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia) impone una serie di requisiti che devono sussistere affinché la Banca d’Italia rilasci l’autorizzazione necessaria per l’esercizio dell’attività bancaria (esempio: deve essere adottata la forma di società per azioni o di società cooperativa per azioni a responsabilità limitata; la società deve presentare un programma concernente l'attività iniziale, unitamente all'atto costitutivo e allo statuto). 62 In base alla normativa attuale, il capitale minimo ai fini della costituzione di s.r.l. è pari a € 10.000 (art. 2463, comma 2, n. 4, c.c.). 35 l’utilizzo per altre finalità delle somme date a mutuo costituisce inadempimento del debitore agli obblighi assunti con il contratto di finanziamento63. E’ importante precisare che nella formulazione del pacchetto finanziario occorre tenere a mente che, nell’ottica di realizzare un’operazione di LBO di successo, è necessario perseguire una pluralità di obiettivi64 come: Minimizzare il costo dell’indebitamento, al fine di poter sostenere il peso degli oneri finanziari connessi anche al rischio di dover rinegoziare le condizioni contrattuali del prestito; Ottenere termini di rientro del prestito prolungati in modo da poter gestire al meglio eventuali problemi finanziari derivanti dallo sviluppo del bussines plan; Fare in modo che la partecipazione al risultato aziendale assegnata ai terzi finanziatori sia minimizzata. In questo modo è possibile ottenere dei prestiti la cui remunerazione sia poco legata ai risultati dell’azienda Target. Nella prassi il contratto di finanziamento viene stipulato poco prima di procedere alla stipula del contratto di acquisizione, prima del lancio dell’offerta pubblica di acquisto nell’ipotesi in cui quest’ultima sia quotata in borsa e l’acquisizione avvenga mediante O.P.A. L’erogazione del finanziamento (draw-down) avverrà 63 Pasquale Fava, Pasquale Fuschio, Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penali, La Tribuna 2003 64 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli,2008 36 contestualmente al closing della compravendita o al momento del pagamento del corrispettivo O.P.A65. Il momento del finanziamento nella prassi, può quindi essere diviso in due fasi: 1. Una fase, anteriore alla fusione, dove il finanziamento viene effettuato nei confronti della Newco, la quale, oltre alle azioni di Target che vengono acquistate con le somme erogate, non ha un proprio patrimonio da prestare a garanzia del finanziamento stesso; 2. Una seconda fase, successiva alla fusione della Target in Newco, dove la società risultante potrà garantire il nuovo finanziamento con in beni ottenuti dalla Target. Punto cruciale dell’intera operazione quindi, è chiarire come venga garantito il finanziamento concesso dalle istituzioni finanziarie e soprattutto dalle banche. Si è già detto in precedenza che le garanzie sono date dalle stesse attività della Target e più precisamente dalla capacità della stessa di generare cash flow. Questa è l’unica garanzia che i managers possono offrire ai loro finanziatori. Nessuna garanzia reale (quali pegno su titoli, ipoteche sui beni immobili) può essere concessa sulle attività della società Target, perché non ancora acquisita66. Così i finanziatori, nel lasso di tempo che intercorre tra la concessione del finanziamento e l’acquisizione della società Target restano privi di garanzie. Solo successivamente, a fusione avvenuta, potranno essere concesse in garanzia le azioni 65 Pasquale Fava, Pasquale Fuschio, Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penali, La Tribuna 2003 66 Pasquale Fava, Pasquale Fuschio, Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penali, La Tribuna 2003 37 della società incorporante e quegli stessi beni della società bersaglio, confluiti nella Newco. La sola cosa che i finanziatori hanno come garanzia al tempo della concessione del finanziamento è l’accordo stipulato con i managers67. La scelta della tipologia di finanziamento a cui ricorrere è frutto di un’analisi che tiene conto di diverse variabili quali, ad esempio, la capacità di rimborso della società Target, il mantenimento di un livello di liquidità idoneo del capitale circolante, l’entità delle garanzie da prestare al soggetto finanziatore, la possibilità di detrarre fiscalmente gli interessi passivi, la posizione finanziaria netta dell’azienda acquisita. Tra le forme di finanziamento più frequentemente utilizzate nei leveraged buy-out abbiamo: Senior loan/debt (prestito senior), di durata compresa tra i 5 e gli 8 anni, che solitamente assorbe la gran parte delle risorse finanziarie dell’operazione in quanto ha priorità di rimborso rispetto alle altre forme di finanziamento concesse E’ accompagnata di norma da garanzie68 reali (come ipoteca su beni immobili o pegno sulle azioni della Newco) e viene rimborsato 67 Per un esempio di managemnt buy out si veda Montalenti, op. cit. Accanto alle garanzie reali tipiche nell’ambito delle operazioni di LBO viene spesso utilizzato, a tutela del soggetto finanziatore, il cosiddetto covenant. Esso «rappresenta una pattuizione contrattuale a tutela del credito del finanziatore, che non si basa sul ricorso a forme di garanzia reale, bensì sull’utilizzo di clausole contrattuali inserite nei contratti di finanziamento a medio– lungo termine, tipicamente per affidamenti concessi a scopo produttivo e commerciale. tratto da 68 38 principalmente mediante rate semestrali, comprensive di quota capitale e quota interessi. Bridge loan (letteralmente ‘prestito ponte’), ovvero un prestito a breve termine, propedeutico ad un successivo finanziamento di ammontare e di durata superiore. Forma di finanziamento ibrida è invece il mezzanine loan/debt (prestito mezzanino), che si colloca in posizione intermedia tra il senior loan e l’equity, avendo priorità di rimborso intermedie e questo maggiore rischio dei detentori del debito viene ricompensato con una maggiore remunerazione. Ricorrono a questa forma di finanziamento sia le imprese che gli investitori, i quali vogliano finanziare un'acquisizione con un LBO o un MBO.69” Più rischioso (e quindi più remunerativo) del mezzanine debt è il junior loan/debt, denominato anche prestito subordinato: si tratta delle esposizioni debitorie rimborsate per ultime. In linea generale, le diverse classi di prestiti cui si è accennato possono assumere qualunque forma di finanziamento, non rilevando in alcun caso la tipologia di contratto70 (ad esempio: mutuo, prestito obbligazionario, fido, apertura di credito, sottoscrizione di uno strumento finanziario partecipativo, e via dicendo), né la durata. Lenoci Francesco, Malerbi Giuseppe, Peola Stefano, “Riforma dei diritti industriali e Basilea 2”, Ipsoa, 2006 69 Dal sito www.ilsole24ore.com. 70 Confalonieri Marco, “Trasformazione, fusione, conferimento, scissione e liquidazione delle società”, Gruppo 24 Ore, 2011, 39 Infine, l’emissione di obbligazioni rappresenta uno strumento molto in voga nel contesto dei leveraged buy-out in quanto, oltre a consentire il reperimento di fondi finanziari, presenta il notevole vantaggio di poter riallocare le obbligazioni sul mercato. Tale mezzo di raccolta di risorse finanziarie rientra tra i ‘privilegi’ delle società per azioni e in accomandita per azioni, non essendo attribuito nel nostro ordinamento alle società a responsabilità limitata71. 2.4 Quarta fase – Acquisto azioni da parte della Newco L’evoluzione dei sistemi finanziari e l’ingegneria finanziaria hanno portato alla formulazione di soluzioni nuove per il finanziamento dell’attività d’impresa. La capacità di sostenere finanziariamente un’operazione di finanza strutturata dipende dai cash flow che un determinato asset è in grado di realizzare. Come già accennato nel precedente paragrafo, la Newco non dispone dei mezzi necessari per affrontare da sola l’acquisto della società bersaglio, saranno i 71 L’art. 2483 c.c., tuttavia, riconosce alle s.r.l. la facoltà di emettere «titoli di debito», previa espressa indicazione in tal senso nell’atto costitutivo. L’utilizzo da parte del legislatore dell’espressione «titoli di debito» induce a ritenere che debba trattarsi di «documenti incorporanti un diritto alla restituzione, almeno, della somma in linea di capitale prestata dalla società», propendendo per l’esclusione della possibilità per le s.r.l. di emettere «titoli ibridi, che coniughino cioè diritti strettamente patrimoniali a forme più o meno estese di partecipazione o interferenza con i diritti amministrativi dei soci» Associazione Disiano Preite, Il diritto delle società, Il Mulino, 2006, 40 promotori dell’operazione a dover reperire i capitali, ad accumulare risorse finanziarie, equity e capitale di debito. Solo successivamente la Newco procederà all’acquisizione della Target (figura 4), con la conseguenza di ritrovare nel proprio attivo la partecipazione della target e nel passivo il debito contratto per l’acquisizione. Figura 4 Immagine tratta da: Lectures Notes by Marco Vulpiani, Economia e Bilancio dei Gruppi,Cap. 3 Leveraged Buy Out 41 Questa operazione può aver luogo secondo due differenti schemi72: Asset based transaction, la transazione riguarda l’acquisto del complesso aziendale o ramo d’azienda della società target che è incorporato nella Newco, il quale, da scatola vuota si trasformerebbe in una società operativa. In questo caso il rimborso del debito e degli interessi è garantito da acquisizioni di garanzie reali come le ipoteche su beni immobili, ossia operazione basata sulla compravendita delle attività che - a seconda dei casi – possono essere o totalmente libere da debiti o con uno o più debiti gravanti sulle attività trasferite. Tale tecnica è chiamata anche di Oppenheimer73 dal nome della società che per prima ha realizzato tale schema; Stock based transaction, la transazione è basata sul trasferimento delle azioni della società Target. I promotori s’impegneranno a rimborsare il capitale di debito ai soggetti finanziatori dando in pegno le azioni della società bersaglio come garanzia. In seguito è prevista la fusione tra la società acquirente e acquisita e tale modalità è anche nota come schema di Kohlberg Kravis Roberts (KKR), prende il nome dalla società specializzata statunitense che per prima ha attuato operazioni di leveraged buy out con la tecnica “merger”74. 72 Classificazione dell’operazione di buy out in relazione alla tecnica utilizzata per la loro realizzazione 73 Si veda par. 1.2 74 Si veda par. 1.1 42 A fusione avvenuta si procederà all’estinzione del finanziamento originariamente accordato alla Newco e alla contestuale accensione di nuovi contratti di finanziamento, intestati questa volta alla società risultante dalla fusione e garantiti dalle azioni e/o dagli assets operativi della medesima. In pratica, l’indebitamento della Newco si trasferisce “a valle” sulla società acquisita, che dunque sarà la fonte di flusso di cassa attraverso cui gli acquirenti potranno far fronte al rimborso delle passività assunte75, in definitiva la transazione si basa sul trasferimento delle azioni della società bersaglio (Target company)76. In questa fase si attiva il cosiddetto “effetto leva” per ripagare il debito, il quale può essere rimborsato mediante i cash flows prodotti dalla società bersaglio, oppure attraverso l’asset stripping, avente ad oggetto rami aziendali o cespiti patrimoniali (come immobili, ma anche beni intangibili, quali marchi e brevetti), non appartenenti al core business aziendale. Quindi, i soggetti che finanziano l’operazione verranno ripagati non solo con i mezzi del debitore originario ma anche con quelli dell’azienda acquisita. La leva finanziaria è determinata dal rapporto tra il totale dell’indebitamento e le attività totali della società. Si calcola quindi, in che misura l’indebitamento dell’impresa può influire sulla redditività della stessa, dato il suo volume d’affari e le prospettive di crescita sul mercato. 75 Stefano Caselli, Stefano Gatti, La finanza strutturata in Italia: operazioni e best practise Bancaria editrice, 2005 76 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 43 A questo punto, conclusa l’acquisizione, la tecnica di LBO intesa in senso stretto può ritenersi conclusa, fermo restando che, in base alla fattispecie classica di leveraged buy-out, l’operazione di acquisizione mediante indebitamento sfocia solitamente in una fusione, generalmente per incorporazione della target nella newco (fusione diretta o forward merger; nel caso opposto, si parla di fusione inversa o reverse merger). 2.5 Quinta fase – Fusione La fusione può essere descritta «come quella vicenda giuridica per la quale ad una pluralità di società se ne sostituisce una sola, già esistente o di nuova costituzione77». Infatti le aziende che partecipano all’operazione continuano la loro attività in un nuovo complesso produttivo facendo tutte capo ad uno stesso soggetto giuridico78. Tecnicamente tale operazione può assumere due diverse forme (figura 5): La fusione per incorporazione, dove una società preesistente (l’incorporante) ingloba un’altra società (l’incorporata), la quale quindi si estingue per effetto dell’incorporazione; 77 Buono Domenico, Carrara Stefano, Giannone Andrea, Vaschetto Elena, “Fusioni e scissioni. Norme antielusive, bonus aggregazioni, affrancamento a pagamento” Ipsoa, Temi di Reddito d’Impresa, 2008 78 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 44 La fusione per unione (detta anche fusione propria o pura), tutte le società partecipanti alla fusione si estinguono, dando vita ad un nuovo soggetto giuridico. Figura 5 Immagine tratta da: Luca Provoroni, Le fusioni: Profili civilistici e fiscali 45 Nella prassi, gli operatori economici ricorrono di gran lunga alla fusione (figura 6) per incorporazione, soprattutto per motivi di maggiore semplicità dell’operazione e di minori costi fiscali79. Figura 6 In particolare, poiché l’oggetto della disamina verte essenzialmente sull’operazione di LBO, la fusione, tematica di ampia trattazione, verrà sviluppata soltanto negli aspetti normativi che regolano l’operazione di merger leveraged buy out (fusione a seguito di acquisizione con indebitamento). 79 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 46 Pertanto dopo aver concluso l’operazione di acquisto, generalmente, viene deliberata una fusione fra le società coinvolte,80 che può avvenire senza concambio delle azioni in caso di acquisizione totalitaria o con concambio in caso di acquisto parziale. L’operazione di leveraged buy out è molto rischiosa, in quanto come detto più volte, si basa su un elevato grado di indebitamento, e di conseguenza, la previsione di riuscita dell’operazione viene messa in relazione alle modalità d’interazione tra i soggetti che prendono parte all’iniziativa81. La fusione (figura 7) tra la società Target e l’acquirente, che all’interno di un’operazione di merger leveraged buy out, può avvenire attraverso due modalità: per incorporazione della società bersaglio nella Newco (forward merger o fusione diretta) o mediante incorporazione della società veicolo nella società bersaglio( reverse merger o fusione indiretta); rappresenta l’elemento caratteristico dell’operazione stessa, dal momento che determina la traslazione sul patrimonio della prima (target) del debito contratto dalla seconda (newco), per acquisirne il controllo82. 80 Si veda par. 1 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli,2008 82 Stefano Cacchi Pesasni, La tutela dei creditori nelle operazioni di merger leveraged buy-out, l’art. 2501-bis e l’opposizione dei creditori alla fusione, Casa editrice Giuffrè, 2007 81 47 Figura 7 Immagine tratta da: Lectures Notes by Marco Vulpiani, Economia e Bilancio dei Gruppi,Cap. 3 Leveraged Buy Out Il procedimento per realizzare un’operazione di fusione a seguito di acquisizione con indebitamento quindi, s’innesta, integrandolo, sulla procedura di fusione così come delineata in via generale dagli artt. 2501 - ter fino a 2504 - ter c.c83. 83 DOCUMENTO ARISTEIA N. 50 La fusione a seguito di acquisizione con indebitamento (Merger leveraged buy ouy) Giugno 2005 48 Fino al 2003 in Italia vi era un espresso divieto di porre in essere operazioni di LBO, considerato uno strumento di aggiramento per interposta persona (NewCo) del divieto di sottoscrizione di azioni proprie (art.2357 c.c.)84. Tuttavia con la riforma del diritto societario, approvata dal d.lgs. 17 gennaio 2003, la disciplina della fusione ha subito notevoli modifiche, subordinando la liceità della operazione all'adempimento di alcuni oneri specifici e ad ulteriori contenuti informativi rispetto allo schema base della fusione, con la conseguenza che lo stesso risulti più trasparente.85 In particolare, gli amministratori delle società interessate all'operazione dovranno predisporre un piano economico e finanziario (progetto di fusione), confortato da una relazione di esperti che ne attesti la ragionevolezza, nel quale devono essere indicate le fonti delle risorse finanziarie e devono essere descritti gli obiettivi che si intendono raggiungere.86 Il legislatore sembra aver così aderito al suggerimento di quanti, anche prima della riforma, sostenevano la liceità dell’operazione, osservando che la tutela dei soci di minoranza, degli obbligazionisti e dei creditori passi attraverso gli ordinari strumenti di tutela previsti per l’operazione straordinaria oggetto della discussione, la fusione87. 84 Luca Provaroni, Le fusioni: Profili civilistici e fiscali, Per una trattazione più approfondita si rimanda al par. 5 86 Luca Provaroni, Le fusioni: Profili civilistici e fiscali, 87 DOCUMENTO ARISTEIA N. 50 La fusione a seguito di acquisizione con indebitamento (Merger leveraged buy ouy) Giugno 2005 85 49 In sintesi88, il progetto di fusione, deve indicare le risorse finanziarie previste per il soddisfacimento delle obbligazioni della società risultante dalla fusione; Per risorse finanziarie si intendono: I flussi di cassa generabili dalla società target; I proventi di eventuali operazioni di dismissioni di cespiti o rami aziendali non strategici; L’emissione di prestiti obbligazionari; L’ aumento di capitale sociale della società target da collocarsi sul mercato. Al progetto di fusione occorre allegare della documentazione: Una relazione dell'organo amministrativo; Una relazione degli esperti; Una relazione della società di revisione incaricata della revisione contabile obbligatoria della società target; L'organo amministrativo89 di tutte le società partecipanti alla fusione deve redigere la relazione, secondo quanto previsto dall'ex art. 2501 quinques c.c. indicando le ragioni che giustificano l’operazione. La relazione deve inoltre contenere un piano economico e finanziario con indicazione della fonte delle risorse finanziarie e la descrizione degli obiettivi che si intendono raggiungere. Nel merito, si tratta di illustrare i motivi che hanno indotto i promotori dell'operazione ad avviare un'acquisizione a debito, sia sul versante finanziario sia 88 89 Luca Provaroni, Le fusioni: Profili civilistici e fiscali, Luca Provaroni, Le fusioni: Profili civilistici e fiscali, 50 sul versante industriale, naturalmente tale indicazione non costituisce che un tassello del mosaico informativo tratteggiato dalla norma90, difatti questa fase è estremamente delicata se si considera che gli amministratori rispondono al danno arrecato ai soci o ai terzi danneggiati dalla fusione, a causa di inesattezze ed errori commessi nella predisposizione del progetto di fusione e nella stessa relazione degli amministratori91. La relazione degli esperti92, ai sensi del nuovo art. 2501 bis, comma 4 deve attestare la ragionevolezza delle indicazioni contenute nel progetto di fusione. Quest'ultima dovrebbe limitarsi alla verifica della sostanziale ragionevolezza dei criteri di prudenzialità, ai quali gli amministratori si sono o meno attenuti nella formazione del piano, mettendo in risalto l’eventuale improbabilità di realizzazione dello stesso. Sarà dunque la relazione degli esperti a confermare che il percorso programmato dagli amministratori, diretto al raggiungimento degli obiettivi prefissati, è realizzabile, e i cui risvolti positivi agevoleranno la buona riuscita dell'operazione.93 90 MARCO AIELLO, TILDE CAVALIERE, MAURIZIO CAVANNA, STEFANO A. CERRATO, MARCELLA SARALE, Le operazioni societarie straordinarie, Scioglimento e liquidazione trasformazioni – fusione leveraged buy out – scissioni,Cedam 2011 91 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 92 DOCUMENTO ARISTEIA N. 50 La fusione a seguito di acquisizione con indebitamento (Merger leveraged buy ouy) Giugno 2005 93 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 51 La relazione dei revisori, invece si limita ad un’attestazione di correttezza, in base ai principi contabili, dei dati posti dagli amministratori a base del piano economico - finanziario incluso nel progetto di fusione. Da segnalare infine, che alla fusione relativa a LBO non si applicano le agevolazioni procedurali previste dagli artt. 2505 e 2595 bis del cod.civ. 3. Lo strumento della leva L'acquisto di un'azienda o ramo di essa da parte di un terzo soggetto mediante l'operazione di LBO richiama alla memoria, inevitabilmente, la tipologia delle fonti di finanziamento a cui il medesimo fa ricorso. Nell'ambito di tale modalità di acquisto si deve, necessariamente introdurre il concetto di leva finanziaria, al fine di valutare l'incidenza che ha l'indebitamento sulla redditività del capitale di rischio 94. Come già accennato nel precedente paragrafo, la leva finanziaria è determinata dal rapporto tra il totale dell’indebitamento e le attività totali della società. Si calcola quindi, in che misura l’indebitamento dell’impresa può influire sulla redditività della stessa, dato il suo volume d’affari e le prospettive di crescita sul mercato. 94 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 52 La scelta del rapporto ottimale di indebitamento rappresenta una delle decisioni più importanti che il management aziendale è chiamato a compiere. Ad essa, pertanto, viene dedicata una grande attenzione da parte del mondo sia operativo che accademico95. Per quanto concerne l'Italia lo “schema” proposto dai principali Autori96 ,prevede che la scelta del livello ottimale di leverage vada assunta sulla base di una serie di considerazioni, che possono essere sintetizzate come segue: caratteristiche dell'offerta di capitali; situazione interna dell'azienda; effetti economici e finanziari; conseguenze sull'elasticità finanziaria aziendale; risvolti particolari dei singoli finanziamenti. La leva finanziaria è quindi, uno strumento sempre più importante per le aziende, ma complesso e non standardizzabile nella progettazione e gestione. Venendo al contesto italiano, le nostre imprese sono molto indebitate poiché l’indebitamento viene premiato rispetto al capitale di rischio. Infatti, la normativa fiscale permette la deduzione degli interessi passivi e impone la doppia tassazione 95 Alberto Dessy, Sistema fiscale e leverage aziendale: esperienze a confronto, Egea 2000 Si veda per tutti Brugger G., Le decisioni finanziarie, in Pivato G. (a cura di) Trattato di finanza aziendale, Milano, Franco Angeli, 1986 96 53 dei dividendi - remunerazione per i conferenti di capitale di rischio - facendo risultare il debito più vantaggioso. L’utilizzo della leva non dovrebbe compromettere la performance delle imprese oggetto di tali operazioni, che generalmente registrano risultati positivi superiori a quelli di aziende concorrenti, caratterizzate da un basso livello d’indebitamento. Le operazioni di LBO97 si caratterizzano, per l'utilizzo della leva che, con accurate tecniche di ingegneria finanziaria permette di: • ridurre il fabbisogno di capitale proprio per la realizzazione di operazioni di acquisizione; • una maggiore partecipazione al capitale e al piano di stock options, soddisfacendo anche esigenze di motivazione, da parte del management strategico; • incrementare i ritorni sugli investimenti (ROE) in quanto a parità di performance e di crescita del valore di impresa, maggiore è il leverage, maggiore è il tasso di ritorno sul capitale proprio. L' efficacie utilizzo del leverage è direttamente e favorevolmente influenzato da: 1. Tassi d'interesse decrescenti che quindi favoriscono la capacità di sostenere livelli sempre più elevati di indebitamento. 97 Informazioni tratte dalla documentazione presente nel sito www.edmfinance.it concessa dal Dr. Eugenio di Michele – operazioni di riassetto e rilancio di aziende in crisi mediante operazioni di LBO 54 2. La creazione di formule intermedie tra il debito garantito e il capitale di rischio98. Il leverage, quindi, rappresenta al tempo stesso un beneficio in termini di redditività, ed un vincolo/rischio che impone al management efficienza e disciplina di gestione, anche per effetto delle situazioni di pressione finanziaria elevata che si devono affrontare e soprattutto per mantenersi all'interno di range di sicurezza99. Si ricorda comunque che il dato più importante per giudicare il livello di tensione finanziaria non è tanto il rapporto di indebitamento (anche se in genere è quello maggiormente utilizzato dalle banche, per decidere se finanziare o meno un’operazione), quanto la capacità di produrre cassa sufficiente, almeno per il periodo in cui rimarrà in essere il finanziamento, per pagare gli oneri finanziari e restituire il capitale100. Un indice finanziario significativo in tal senso è quindi il tasso di copertura degli oneri finanziari (interest coverage ratio), che mette in relazione la redditività normalizzata dell’azienda prima di tasse e interessi o prima degli ammortamenti con l’ammontare degli oneri finanziari da pagare. 98 Informazioni tratte dalla documentazione presente nel sito www.edmfinance.it concessa dal Dr. Eugenio di Michele – operazioni di riassetto e rilancio di aziende in crisi mediante operazioni di LBO 99 Informazioni tratte dalla documentazione presente nel sito www.edmfinance.it concessa dal Dr. Eugenio di Michele – operazioni di riassetto e rilancio di aziende in crisi mediante operazioni di LBO 100 Massimo Merlino, Corso di laurea in ingegneria gestionale, Finanziare l’impresa, Anno accademico 2005/2006 55 Del resto gli indici finanziari o ratios, sono degli importanti strumenti per la gestione delle imprese al fine di analizzare la situazione economica, patrimoniale e finanziaria. Gli indici che è possibile calcolare sono numerosi, ma i più importanti sono quelli finanziari, dei quali in particolare nei prossimi paragrafi si vuole approfondire il ROI (return on investment) e il ROE (return on equity) 3.1 Redditività del capitale proprio Con l’art. 2501-bis, il legislatore ha percepito il principio secondo cui l’indebitamento non è affatto dannoso in sé per l’impresa, ma solo in funzione dell’utilizzo che di tale debito viene fatto nell’attività d’impresa. Dal punto di vista prettamente economico, il livello di utilizzo del capitale di debito determina il livello di indebitamento della società, che a sua volta è in grado di influenzare sia il valore dell’impresa che il rendimento dell’equity (ROE). Il ricorso al debito per acquisire un’impresa è idoneo ad amplificare in senso positivo la redditività del capitale proprio, in funzione del rapporto tra redditività dell’investimento finanziato e il tasso di interesse corrisposto sul finanziamento. Si tratta del beneficio legato al debito chiamato effetto “leva finanziaria” che si esplica in un aumento del ROE. 56 Si può evincere ancor meglio la motivazione “per cui il rendimento del capitale proprio aumenta con l’aumentare dell’indice di indebitamento”101scomponendo il ROE nei fattori che lo compongono: = ∗ ∗ dove: il primo fattore, che esprime la redditività del capitale investito (ROI), è il risultato del rapporto tra reddito operativo della gestione caratteristica (RO) e capitale investito (CI), ovvero ROI RO/CI; il secondo fattore rappresenta, invece, l’indice di indebitamento, ricavato indirettamente dal rapporto tra il capitale investito (CI) e il capitale proprio (CP). Esso assume valori inferiori o uguali ad 1 quando il capitale proprio supera od eguaglia quello investito, mentre assume valori superiori ad 1 nel caso in cui si faccia ricorso al capitale di debito ovvero quando il capitale proprio è inferiore al capitale investito. Appare evidente, perciò, che “tanto maggiore è il debito rispetto ai mezzi propri, tanto maggiore diventa l’indice di indebitamento e tanto maggiore è l’effetto moltiplicativo (effetto leva) esercitato sul ROE”. 102 La formula completa per valutare l’effetto sul ROE è la seguente: 101 Clementi M., Luschi G., Tron A., 2006. Le operazioni di leveraged buy out.Aspetti legali, tributari e finanziari. IPSOA, gruppo Wolters Kluwer Italia 102 Zambelli S., 2005. Il Leveraged Buyout in Italia: controversie e casi aziendali. Profili istituzionali e finanziari prima e dopo la riforma del diritto societario. 1° edizione. Roma: Aracne editrice 57 ROE=ROI+[(ROI-i)*D/E]*(1-t%) ROI = Return on investment/ Redditività del capitale investito o delle attività totali: corrisponde al rapporto tra l’utile operativo lordo, ottenuto dalla differenza tra ricavi totali e costi operativi totali, e il valore delle attività totali dello stato patrimoniale (capitale investito). Il ROI misura l’efficienza operativa. ROE = Return on equity/ Redditività del capitale proprio: rapporto percentuale che si determina mettendo a raffronto il reddito netto (RN) con il capitale proprio (E), cioè esprime quanto rende il capitale di rischio investito nella gestione. In termini assoluti, esprime i benefici per i conferenti capitale di rischio, cioè il rendimento che può essere distribuito agli azionisti in relazione al loro investimento. I = Costo dell’indebitamento D/E = Indice di indebitamento t = % di aliquota fiscale Dalla formula si nota che la redditività del capitale proprio (ROE) è direttamente proporzionale ad un valore determinato,dal rendimento del capitale investito (ROI) al quale va sommata la differenza tra il ROI stesso e il costo del debito, successivamente, tale differenza va moltiplicata per il rapporto tra il peso del debito e quello dell’equity nell’operazione (effetto leva finanziaria). Si ricava che: se tale differenza è positiva allora l’effetto della leva finanziaria farà da amplificatore positivo e di conseguenza il ROE aumenterà provocando un beneficio agli azionisti; se al contrario tale differenza è negativa, e quindi il costo del debito è maggiore della redditività sul capitale investito, si avrà che l’effetto 58 provocato dalla leva finanziaria farà peggiorare ed abbasserà il ROE dell’operazione. L’effetto di leva finanziaria sta alla base delle operazioni di LBO perciò un minore apporto di mezzi propri degli investitori permette di ricorrere maggiormente al debito così da aumentare sia il ROE, sia il tasso interno di rendimento (IRR). Esaminare l’indice d’indebitamento è importante103, al fine di poter misurare l’entità del rischio che emerge contemporaneamente dagli obblighi assunti dall’azienda in merito al pagamento degli interessi a scadenze regolari e dal rimborso del capitale di terzi entro il termine pattuito. Il rischio maggiore è rappresentato dall’incapacità dell’azienda, di realizzare la coincidenza temporale tra i flussi in entrata, per la maggior parte, incerti, e gli esborsi finanziari periodici che invece sono certi, tuttavia le aziende sono comunque disposte a correre il rischio di non poter garantire il rimborso dei capitali di terzi con i flussi in entrata, fin quando l’indebitamento costerà meno del capitale proprio. 103 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 59 3.2 - Valutazione dell’azienda Oltre ad influenzare direttamente il rendimento del capitale proprio, il livello di indebitamento influenza anche il valore finanziario della società, dato che è una delle determinanti del tasso di attualizzazione (chiamato costo medio ponderato del capitale, o wacc nell’acronimo in lingua inglese) con il quale viene calcolato il valore attuale dei futuri flussi di cassa. Valutare un’azienda significa attribuire un determinato valore all’insieme dei beni e dei diritti che appartengono ad una persona o ad un’entità economica, e che sono congiunti dal punto di vista economico, al fine di raggiungere un unico scopo,104 del resto il valore del complesso aziendale si forma non soltanto considerando i beni costituenti l’attivo, ma considerando anche i debiti che gravano su di esso ed eventuali altre poste connesse all’attività o comunque facenti parte del complesso. L’applicazione di criteri omogenei di valutazione permette di porre a confronto il valore delle aziende coinvolte nell’operazione, e in particolare bisogna individuare il criterio di valutazione più adatto all’azienda considerata, in relazione alla sua struttura commerciale, tecnica, economica e finanziaria105. 104 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 105 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 60 Il modello dei flussi di cassa scontati106, infatti, è una delle più conosciute tecniche utilizzate dagli economisti per determinare il valore totale di un’impresa. Esso si basa sulla stima dei flussi di cassa futuri (free cash flow), i quali vengono poi scontati utilizzando il tasso wacc, che esprime il costo del capitale in funzione del rischio complessivo dell’attività, risultato, quest’ultimo, dalla ponderazione tra il rischio del capitale proprio e il rischio dell’indebitamento. La formula che permette di calcolare tale tasso è la seguente: = Dove e + + + (1 − ) esprimono, rispettivamente, il costo del capitale proprio e il costo del capitale di debito, quest’ultimo al netto del cd. “scudo fiscale” (1 - t) generato dagli interessi passivi. Dopo aver calcolato il wacc è possibile ricavare il valore dell’impresa attraverso l’espressione che ne attualizza i flussi di cassa futuri e il terminal value ( n V )107: = 1+ + (1 + ) + ⋯ + (1 + ) + (1 + ) 106 Per approfondimenti si veda: BERK J., DEMARZO P., a cura di Daniela Venanzi, 2008. Finanza aziendale 1.Milano: Pearson Paravia Bruno Mondadori 107 Baldi F., 2005. Valuing a leveraged buyout: expansion of the adjusted present value by means of real options analysis. The Journal of Private Equity, Vol. 8 No 4. 61 Un altro metodo noto per la valutazione di imprese indebitate, contraddistinte da una struttura finanziaria in continua evoluzione, come lo sono quelle nelle operazioni di LBO, consiste nell’ Adjust Present Value (APV)108. In modo sintetico esso si può definire come la somma di due componenti: 1) il valore unleverd dell’impresa, stimato attraverso lo sconto dei futuri flussi di cassa al tasso a cui viene aggiunto anche il terminal value attualizzato allo stesso tasso; 2) il valore attuale dei benefici fiscali derivanti dall’utilizzo di un certo ammontare di debito. A livello matematico quanto detto si esprime nel seguente modo: = + Ma per essere più dettagliati è necessario utilizzare la sottostante forma estesa di e : = (1 + ) + (1 + ) + ∗ ∗ (1 + ) + ( ) (1 + ) dove TV e TV(G) si calcolano così: =( ; ) 108 Per approfondimenti si veda: BALDI F., 2005. Valuing a leveraged buyout: expansion of the adjusted present value by means of real options analysis. The Journal of Private Equity, Vol. 8 No 4. 62 ( )= ( ) e tc indica il tax rate e g il tasso di crescita del FCFO. A questo punto, se si volesse fare un confronto tra le due metodologie, si arriva alla conclusione che, dopo un’attenta analisi, la più indicata per la valutazione di imprese partecipanti ad operazioni di LBO è l’APV, in quanto: utilizza entrambe i tassi di rendimento, e , non incorrendo nella problematica derivante dall’utilizzo del wacc, il quale per essere correttamente utilizzato necessiterebbe di un continuo ricalcolo dovuto al variare della struttura finanziaria dell’impresa (variazione di D); si basa sui FCFO, i quali non sono influenzati dalla gestione finanziaria e rendono quindi più agevole il calcolo. Indipendentemente da come si intenda valutare l’impresa, è comunque dimostrato che il valore di quest’ultima è positivamente influenzato dall’aumento dell’indice di indebitamento. Considerato che lo scudo fiscale generato dagli interessi passivi abbassa il costo del debito, esso riduce anche il costo medio ponderato del capitale (wacc), determinando così un aumento dell’enterprise value109. Dal punto di vista fiscale, il costo del capitale proprio non è fiscalmente deducibile per l’impresa, mentre quello del capitale di debito può essere detratto dalla base 109 Berk J., Demarzo P., a cura di Daniela Venanzi, 2008. Finanza aziendale 1. Milano: Pearson Paravia Bruno Mondadori 63 imponibile; il valore dell’azienda è positivamente correlato al suo livello di indebitamento e, di conseguenza, la struttura finanziaria ottimale è quella che contiene la maggior quantità possibile di debito110. 4. I benefici fiscali L’ampia tematica fiscale riguardo le operazioni di LBO, risulta troppo vasta per essere trattata in questa sede, si discuterà quindi, soltanto dell’incidenza dell’avanzo/disavanzo di fusione e della deducibilità degli interessi passivi. L’evidenziata complessità delle operazioni di leveraged buy-out, affiancata dal possibile sorgere di profili di illiceità, pone l’interrogativo di quali siano i benefici connessi alla realizzazione dell’operazione che ne determinano l’ampia diffusione111. Il leveraged buy-out, permette, di perfezionare gli acquisti non solo in mancanza del possesso in capo ai compratori del capitale necessario ma, soprattutto, di ottenere interessanti vantaggi fiscali112. L’operazione di L.B.O. ed, in particolare, quella di Merger Leveraged buy out, presenta molti interessanti riflessi fiscali. Innanzitutto la fusione deliberata in 110 Dessy A., “Sistema fiscale e leveraged aziendale: esperienze a confronto”, Egea, Milano, 2000 Pasquale Fava, Pasquale Fuschio, Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penalii, La Tribuna 2003 112 Daria Angelini, Aspetti finanziari del leveraged buy-out e problemi di qualificazione giuridica, in Magistra Banca e Finanza - www.tidona.com - ISSN: 2039-7410, 2011 111 64 seguito ad un’operazione di L.B.O. consente di sfruttare le norme che regolano le operazioni straordinarie,113 materia modificata dalla riforma societaria emanata col D.Lgs. 12 dicembre 2003, n. 344 e attualmente disciplinata dal nuovo art. 172114. Prima però, di passare all’analisi del suddetto articolo, il quale enuncia il principio di neutralità, secondo cui, in occasione della fusione vi è una continuità dei valori attribuiti, ai fini delle imposte sui redditi, per i beni delle società partecipanti alla fusione e di conseguenza, la mancata emersione di un reddito imponibile o di una perdita deducibile, bisogna enucleare la cosiddetta “differenza da fusione115”. Analizzando la forma realizzata attraverso l'acquisto delle azioni della società bersaglio, si deve sottolineare come la fusione generi una cosiddetta "differenza di fusione", si fa riferimento con tale definizione, alla posta contabile iscritta nell'attivo, nei casi di disavanzo, o al passivo, in presenza di un avanzo, dello stato patrimoniale della società che risulta dalla fusione al fine di pareggiare contabilmente l'iscrizione nel proprio bilancio, delle attività e delle passività della società incorporata116. 113 Paola Scotto di Santolo, L’operazione di Leveraged buy-out: una discussa opportunità di ristrutturazione aziendale, in Innovazione e Diritto 114 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 115 Differenza contabile che può emergere a seguito dell’operazione di fusione tra società, come conseguenza del rapporto di concambio tra le azioni delle società che partecipano alla fusione, da treccani.it 116 Pasquale Fava, Pasquale Fuschio, Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penali, La Tribuna 2003 65 All'atto della fusione, dall’integrazione dei patrimoni delle società coinvolte nella stessa si generano le suddette differenze che possono essere: Avanzo / disavanzo da annullamento: a seguito dell’annullamento della partecipazione detenuta nella incorporata, differenza quindi, positiva o negativa, tra Patrimonio netto della incorporata e Valore della partecipazione iscritta nel bilancio della incorporante; Avanzo / disavanzo da concambio: a seguito dell’aumento di capitale deliberato dalla incorporante per assegnare le azoni ai nuovi soci, differenza (positiva o negativa) tra il Patrimonio netto della incorporata e l’Aumento di capitale deliberato dalla incorporante necessario a distribuire le azioni di quest’ultima ai nuovi soci117. Dal punto di vista giuridico, l' art 123 del T.U.I.R., nella formulazione del D.P.R. 917/86, consentiva di allocare la perdita di fusione ad incremento del valore di bilancio dei cespiti materiali ed immateriali ammortizzabili, sino ad un importo pari ad un valore di mercato degli stessi beni, con il vantaggio, dunque, di poter dar vita a maggiori ammortamenti a seguito della rivalutazione effettuata e di ridurre il reddito imponibile, accrescendo il flusso di cassa118. 117 Luca Provaroni, Le fusioni: Profili civilistici e fiscali, Pasquale Fava, Pasquale Fuschio, Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penali, La Tribuna 2003 118 66 Questo articolo è stato abrogato affermando così il principio di "neutralità fiscale" (figura 8) delle operazioni di fusione, con la conseguente inutilizzabilità del disavanzo di fusione "per iscrizioni di valori in franchigia di imposta, a qualsiasi voce, forma o titolo operante." Figura 8 Immagine tratta da: Luca Provaroni, Le fusioni: Profili civilistici e fiscali, In accordo con tale disciplina, la fusione viene quindi considerata come un'operazione la cui attuazione non produce componenti positive o negative di reddito, non comportando alcuna variazione dei valori fiscalmente riconosciuti, e determinando l'irrilevanza ai fini reddituali delle plusvalenze, relative ai beni della 67 società incorporata, iscritte nel bilancio dell'incorporante in luogo del disavanzo di fusione. La neutralità dell’operazione in esame vien ulteriormente confermata119 dalla nuova prescrizione aggiunta nel 2° comma dell’art. 172, in base al quale: << I maggiori valori iscritti in bilancio per effetto dell'eventuale imputazione del disavanzo derivante dall'annullamento o dal concambio di una partecipazione, con riferimento ad elementi patrimoniali della società incorporata o fusa, non sono imponibili nei confronti dell'incorporante o della società risultante dalla fusione>>. Tuttavia, per la giurisprudenza che si è occupata di simili questioni di diritto tributario, risulta possibile utilizzare legittimamente il disavanzo di fusione, quando questa sia avvenuta per incorporazione senza cambio di azioni, per "la rivalutazione dei beni dell' incorporata, compresi i beni merci," rappresentandoli quali "costo dell'avviamento corrisposto per l'acquisto della società incorporata, per il quale, una volta iscritto, va riconosciuta la deducibilità fiscale delle relative quote d'ammortamento.120" Utilizzando la tecnica del merger-leveraged buy-out un ulteriore risparmio fiscale è rappresentato dalla possibilità di dedurre gli interessi passivi, In virtù del nuovo comma 7 dell’art. 172 del T.U.I.R. ai fini della deducibilità degli interessi che possono essere riportati in avanti e dedotti dal reddito imponibile dei successivi 119 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 120 Pasquale Fava, Pasquale Fuschio, Il Leveraged buy out orientamenti giurisprudenziali civili e penali, La Tribuna 2003 68 periodi di imposta ai sensi dell’art. 96, comma 4, del T.U.I.R vengono quindi estese le disposizioni limitative dell’art. 172, comma 7. Si tratta degli interessi pagati sui finanziamenti contratti per l'acquisizione, deducendo gli stessi dal reddito lordo generato dall'attività aziendale della società obiettivo, si ottiene un abbattimento degli utili imponibili. Si deve ricordare, comunque, come l'incidenza del debito sul bilancio post-fusione risulti essere proporzionale al valore dei tassi di interessi fissati. 5. Quadro normativo e liceità La possibilità di ritrarre un risparmio d’imposta attraverso l’utilizzo delle disposizioni tributarie connesse alla realizzazione delle operazioni di LBO ha sottoposto in passato, e sottopone tutt’oggi, tale tecnica finanziaria al vaglio della disciplina antielusiva prevista dall’art. 37 – bis del DPR 29 settembre 1973, n. 600121. Anteriormente all’introduzione, con D. Lgs. n. 6/2003, dell’art. 2501bis – norma con la quale sono state regolamentate le operazioni di fusione tra due società, nelle quali una di esse sia ricorsa all’indebitamento per perfezionare l’acquisto - si era sviluppato un acceso dibattito su cui è opportuno soffermarsi per comprendere più precisamente le problematiche che l’istituto in esame può porre da un punto di vista 121 Maurizio Clementi, Giovanni Luschi, Alberto Tron, Le operazioni di leveraged buy out. Aspetti legali, tributari e finanziari, IPSOA, 2006 69 giuridico e, soprattutto, perché per certi aspetti esso ha condizionato la scelta del legislatore nella formulazione del nuovo art. 2501bis c.c122. Il problema principale sotteso all’operazione di L.B.O. è quello della sua conformità al disposto dell’art 2358 c.c., secondo il quale “la società non può accordare prestiti, né fornire garanzie per l’acquisto o la sottoscrizione delle azioni proprie”. La fattispecie in oggetto si realizza attraverso un’attività di finanziamento diretta a consentire o agevolare l’acquisto d’azioni proprie. Nel dibattito dottrinale italiano123, quindi, e nei pochi ma controversi interventi della giurisprudenza, le operazioni di merger leveraged buy out sono state analizzate soprattutto sotto il profilo della liceità della fusione tra la società target e l’acquirente, sotto il profilo della sussistenza di una violazione (indiretta) del divieto di assistenza finanziaria124 di cui all’art. 2358 c.c., nonché della liceità della stessa sotto il profilo del divieto di acquisto di proprie azioni, previsto dall’art. 2357 c.c. 122 G. Cottino, Diritto societario, II ed. a cura di O. Cagnasso, Padova, 2011, Si vedano, tra gli altri, P. Montalenti, Leveraged buy-out, in Enc. giur., XVIII, Roma, 1990; A. Gomellini, Le operazioni di leveraged buy-out di fronte al diritto italiano delle società (conflitto di interessi tra socio e società, operazioni della società sulle proprie azioni, frode alla legge), in “Riv. Dir. Comm.”, 1 (1989); N. A. Bruno, Il leveraged buy-out nella casistica giurisprudenziale, in “Banca borsa”, 1 (2002), 124 Gionatan Giaretta, Il leveraged buy out: delitto perfetto o ingegneria finanziaria? In Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.IV (2012) n.2 (luglio-dicembre) 123 70 L’art 2358 c.c. persegue le stesse finalità dell’art 2357 c.c. nel senso che entrambe le disposizioni svolgono la funzione di tutelare l’integrità del capitale sociale, di impedire agli amministratori di effettuare manovre speculative sui titoli della società e, di perseverare la stabilità del mercato dei capitali125. Ciò su cui ci si è interrogati alla luce di queste due disposizioni è stato, in sostanza, se la società target potesse concedere garanzie per l’acquisto delle proprie azioni, dal momento che il costo finale dell’intera operazione è sorretto dal suo stesso patrimonio e posto che il finanziamento erogato verso la società newco è concesso nella prospettiva di un risanamento del debito, contratto attraverso l’utilizzo delle disponibilità economiche della società target o mediante la vendita dei suoi cespiti (il patrimonio della società incorporata diviene infatti, come visto, l’elemento garante la restituzione del prestito126). Nel tentativo di risolvere il dilemma, la dottrina si è divisa in due principali correnti: La prima corrente dottrinaria (Montalenti) afferma che il L.B.O. attuato mediante fusione rappresenti sostanzialmente un negozio complesso in frode alla legge. Infatti, si tratterebbe di un insieme di atti giuridici, pienamente legittimi se considerati singolarmente, ma che, se considerati globalmente, diventerebbero illegittimi in quanto volti esclusivamente ad 125 Alberto Magi, Leveraged Buy Out in Unione Consulenti.it, 2004 Gionatan Giaretta, Il leveraged buy out: delitto perfetto o ingegneria finanziaria? In Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.IV (2012) n.2 (luglio-dicembre) 126 71 aggirare il divieto imposto dall’art 2358 c.c. Quindi, nel momento in cui è dimostrato che la fusione non persegue alcun interesse imprenditoriale, si può conseguentemente dedurre che l’intera operazione sia stata posta in essere con l’unico scopo di traslare sul patrimonio della società bersaglio il costo dell’acquisizione delle azioni della stessa. Quindi ai sensi dell’art 1344 c.c., si tratterebbe di un negozio in frode alla legge e come tale nullo. Altri autori (Frignani, Marabini, Campobasso) sostengono invece, che l’operazione di L.B.O. non contrasta il dispositivo dell’art. 2358 del codice civile. Infatti, prima dell’acquisizione, quando la società veicolo s’indebita, la società bersaglio è totalmente estranea all’operazione di finanziamento. L’unica operazione che compie la società bersaglio è la fusione, che è un’operazione tipizzata dal legislatore, legittima e di per sé neutra. Dopo la fusione la società bersaglio non esiste più, in quanto incorporata nella società veicolo e, pertanto, le garanzie eventualmente costituite dalla società veicolo a garanzia del finanziamento assunto per acquistare la società bersaglio non costituiscono atti di assistenza finanziaria per l’acquisto di azioni proprie127. Questo era il panorama che contraddistingueva il fenomeno L.B.O. prima dell’entrata in vigore della riforma del II Capo del Titolo V del Libro V del codice 127 Paola Scotto di Santolo, L’operazione di Leveraged buy-out: una discussa opportunità di ristrutturazione aziendale, in Innovazione e Diritto 72 civile. La riforma del diritto societario ha introdotto l’art 2501 bis che sembra aver superato i dubbi interpretativi dell’art 2358 c.c. qui sopra brevemente esposti. Con la riforma del diritto societario128 (Dlgs 6/2003 in vigore dal 01 gennaio 2004) la tesi a favore della legalità dell’operazione di L.B.O. ha trovato conferma nel suddetto art. 2501 bis del codice civile. La disciplina di cui all'art. 2501 bis cod. civ. rubricato “Fusione a seguito di acquisizione con indebitamento” si applica, ai sensi del comma 1, all'operazione di “fusione tra società una delle quali abbia contratto debiti per acquisire il controllo dell'altra, quando per effetto della fusione, il patrimonio di quest’ultima venga a costituire garanzia generica o fonte di rimborso di detti debiti”. La formulazione di detto articolo non produce distinzioni tra fusione diretta (la newco incorpora la target) e inversa (la target incorpora la newco), privando, così, di fondamento uno dei principali argomenti sostenuti dalla dottrina contraria al MLBO, cioè che, tramite la fusione inversa, viene a concretizzarsi immediatamente la coincidenza tra la società bersaglio e la società che risulta essere garante del debito, determinando in tal modo un'immediata violazione dell'art 2358 c.c. Possiamo, dunque, affermare che l'articolo 2501-bis c.c. contempla le operazioni che si distinguono per la compresenza di quattro caratteristiche: 1. avviene una fusione tra due società; 128 Paola Scotto di Santolo, L’operazione di Leveraged buy-out: una discussa opportunità di ristrutturazione aziendale, in Innovazione e Diritto 73 2. una di esse controlla l'altra; 3. il sopracitato controllo viene conseguito tramite il ricorso all'indebitamento; 4. il patrimonio della controllata, a seguito della fusione, costituisce garanzia o fonte di rimborso del predetto debito Quanto evidenziato fa emergere come “il legislatore delegato “salva” il MLBO sottoponendolo a requisiti sostanziali129”, tipicizzando, così, un'operazione che, se manca di una sola delle previsioni dell'articolo in questione, si ritrova senza una disciplina ad hoc. E’ importante precisare che sul tema della liceità o meno riguardo l’operazione di merger leveraged buy out, la giurisprudenza non si è mai occupata in modo pieno e diretto della questione, e non hai mai sostenuto tesi definitive130. Proprio a causa di questa “stretta caratterizzazione” le operazioni di LBO sono spesso prese di mira dall’amministrazione finanziaria e sottoposte a rigorosi controlli. L’Agenzia delle Entrate131 contesta in sostanza tutte le operazioni di merger leveraged buy out (Mlbo). Se dal punto di vista civilistico, si diceva, l’operazione è lecita e prevista dall’art. 2501-bis del codice civile, l’Agenzia delle Entrate con i 129 Clementi M., Luschi G., Tron A., 2006. Le operazioni di leveraged buy out.Aspetti legali, tributari e finanziari. IPSOA, gruppo Wolters Kluwer Italia; 130 Vittorino Tedde, Nuovi strumenti finanziari Il Leveraged Buy Out (LBO) – Una trattazione completa, FrancoAngeli, 2008 131 Stefania Peveraro, Aifi in campo a difesa degli Lbo, in MF – Il primo mensile sugli investimenti specializzati in capitale di rischio, Venerdì 12 Aprile 2013 74 suoi rilievi punta a evitare che la base imponibile, costituita dalla società target, venga ridotta per effetto degli interessi passivi connessi al finanziamento assunto per la realizzazione dell’acquisizione. A tal fine l’Agenzia ha utilizzato vari argomenti che vanno dal «principio di inerenza del costo» (che lega il costo sostenuto dall’impresa alla vita dell’impresa stessa: se un costo non è sostenuto in funzione della produzione di ricavi, allora non è deducibile);all’elusività della manovra di Mlbo; all’applicazione della normativa legata al «transfer pricing», secondo la quale, ai fini della determinazione del reddito di un’impresa fiscalmente residente in Italia, i redditi che derivano dalle operazioni intercorse con le società del medesimo gruppo fiscalmente residenti all’estero (e non necessariamente in paradisi fiscali) devono essere valutati in base al «valore normale», come definito dall’art. 9 del Tuir132. Sul punto è intervenuta anche l’Aifi133, in occasione della presentazione dei dati 2012 del settore, il presidente dell’Associzione Innocenzo Cipolletta134, aveva anticipato: «Abbiamo avviato con l’Agenzia delle Entrate un confronto per evitare che simili operazioni, riconosciute in tutti i Paesi, siano di fatto spiazzate nel nostro, anche quando siano fatte nel pieno rispetto delle normative ». 132 Stefania Peveraro, Aifi in campo a difesa degli Lbo, in MF – Il primo mensile sugli investimenti specializzati in capitale di rischio, Venerdì 12 Aprile 2013 133 AIFI, Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital, nasce nel maggio del 1986 per sviluppare, coordinare e rappresentare, in sede istituzionale, i soggetti attivi sul mercato italiano nel private equity e nel venture capital, da www.aifi.it 134 Stefania Peveraro, Aifi in campo a difesa degli Lbo, in MF – Il primo mensile sugli investimenti specializzati in capitale di rischio, Venerdì 12 Aprile 2013 75 Capitolo 3: La tecnica finanziaria innovativa: il workers buy out 1. Le origini e la diffusione del workers buy out Piani di stock option o di assegnazione azionaria ai dipendenti, ESOP statunitensi, workers buy out, sono alcune delle modalità attraverso cui si promuove la partecipazione dei dipendenti al capitale dell’impresa, allo scopo di realizzare quella che viene comunemente definita “democrazia economica”, ossia un sistema economico – sociale che favorisce lo sviluppo delle forme di partecipazione dei dipendenti ai processi decisionali dell’impresa e alla distribuzione degli utili prodotti dalla stessa135. L’operazione di workers buy out ha un forte impatto sociale, in parole povere, è un’operazione compiuta da un gruppo di dipendenti interni alla società da acquisire, nella quale i lavoratori dell’azienda, acquistano la proprietà della stessa dal suo attuale proprietario. Nel caso in cui viene usata la struttura con proprietà dei lavoratori, di solito gli impiegati posseggono l’azienda per il tramite di un trust e solitamente ne sono azionisti diretti. Se invece, l’employee buyout usa come struttura una cooperativa di lavoratori, i membri della cooperativa possederanno la 135 Massimo Pancamo, Fabio Sattin, “Employee Buy Out, i dipendenti partecipano all’azionariato dell’impresa” ”, in Amministrazione & Finanza, fascicolo n.15/17, 2005, p.III 76 società come azionisti diretti individuali.136 Si effettua, solitamente attraverso il ricorso all’E.S.O.P. (employee stock ownership plan) un fondo di investimento al quale aderiscono i dipendenti di una società, finalizzato all’acquisto di titoli della società stessa. Il dipendente che aderisce al fondo non può cedere ad altri o alienare la propria quota fintanto che non vada in pensione o lasci l’azienda137. L’operazione di workers buy-out è molto simile all’operazione di m.b.o. dal punto di vista strutturale, ma si evidenziano delle differenze con riferimento all’oggetto e al meccanismo dell’acquisto. Generalmente, il m.b.o si sostanzia nell’acquisto dell’intera società oppure della maggioranza del capitale di questa, un workers buyout si limita normalmente all’acquisizione di uno specifico ramo aziendale, poiché i lavoratori non hanno le risorse economiche sufficienti per rilevare l’intera azienda. In secondo luogo, le operazioni di m.b.o. spesso hanno come fine primario il trasferimento della precedente proprietà oppure l’acquisto delle quote di comando a scapito degli azionisti di minoranza, invece, i workers buy out hanno luogo, a volte, in accordo con la proprietà cedente, quindi tra il gruppo di lavoratori e la società titolare del ramo o dei beni oggetto dell’operazione138. 136 Tratto da Co-ownership Solutions.co.uk 137 Marco Solferini, Le operazioni di Leveraged Buy Out dopo la riforma del diritto societario, in Magistra – Banca e Finanza, 21 marzo 2005 138 Girino E., “Lo staff buy-out”, in Amministrazione & Finanza, fascicolo n.1, 1993, p.67. 77 L’operazione di workers buy out nasce negli Stati Uniti. L’acquisizione da parte di un gruppo di dipendenti interni alla società da acquisire è stata sperimentata nel territorio americano, grazie all’utilizzo dei fondi pensione e al ricorso all’Employee Stock Ownership Plan (ESOP). In America, la prima operazione di questo tipo è avvenuta nel 1956, quando un avvocato di San Francisco, Louis Kelso, progettò un ESOP finanziato con capitale di prestito (leveraged ESOP) per rilevare tutte le azioni dei fondatori del Peninsula Newspapers Inc. Tra il 1956 e il 1986, lo studio legale Kelso ha continuato a progettare ESOP buy outs per circa altre 500 aziende private. E’ la tipologia più comune di partecipazione azionaria dei dipendenti negli Stati Uniti139. L’elemento centrale è quindi, come già accennato più volte, l’Employee Stock Ownership (E.S.O.), cioè “uno strumento previdenziale che prevede la costituzione da parte di un’impresa di un trust, ossia un’entità legale distinta, in cui l’impresa apporta azioni di nuova emissione o fondi per l’acquisto di azioni già esistenti140” Uno strumento quasi sconosciuto fino al 1974, anno in cui è avvenuta la regolamentazione dello stesso con l’Employee Retirement Security Act (ERISA). 139 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 140 Massimo Pancamo, Fabio Sattin, “Employee Buy Out, i dipendenti partecipano all’azionariato dell’impresa” ”, in Amministrazione & Finanza, fascicolo n.15/17, 2005, p.III 78 Attualmente, per quanto riguarda gli Stati Uniti, è stato stimato che circa 15.000 aziende abbiano utilizzato questi piani coinvolgendo oltre 13 milioni di lavoratori. Il valore complessivo delle azioni detenute dai dipendenti di queste imprese oscilla tra i 300 e i 400 miliardi di dollari. Approssimativamente, si tratta del 7% della capitalizzazione di tutto il mercato azionario americano141. La legge americana agevola queste operazioni permettendo ai dipendenti l’acquisto a credito delle azioni della propria azienda (leveraged ESOP). Il prestito viene garantito dalle azioni stesse e dalla capacità di credito dell’azienda, questo aiuta i dipendenti ad acquisire un maggior numero di azioni. Ai piani di ownership viene riconosciuto il merito di aver favorito la ristrutturazione di molte imprese americane e il rinnovamento degli assetti proprietari. Inoltre per favorire lo sviluppo di questo strumento, il Congresso Americano ha stabilito importanti agevolazioni fiscali a vantaggio degli ESOP, come la deducibilità degli interessi e della quota capitale di leveraged ESOP, deduzioni per l’impresa sulle tasse relative ai dividendi pagati sulle azioni che rientrano in un piano di ownership142. 141 Claudio Chiacchierini, Barbara Aquilani, L’impresa employee-owned: verso un nuovo modello di corporate governance, in Finanza Marketing e Produzione n.1 marzo 2002 142 Le esperienze riportate sono state tratte da: Claudio Chiacchierini, Barbara Aquilani, L’impresa employee-owned: verso un nuovo modello di corporate governance, in Finanza Marketing e Produzione n.1 marzo 2002 79 I piani di owernship estesi a tutti i livelli organizzativi incominciano a essere un’importante realtà in molti paesi del mondo. Di seguito le esperienze in alcuni paesi143. Il fenomeno si è diffuso in Gran Bretagna, dove la legge prevede meccanismi simili a quelli americani. L’ownership, in questo caso, ha giocato un ruolo particolarmente importante nel processo di privatizzazione delle imprese pubbliche. Si stima che questi programmi abbiano contribuito a far quadruplicare il numero di possessori di azioni nel paese. Sotto il governo di Margaret Thatcher, difatti, i dipendenti potevano usufruire di forti sconti sull’acquisto di azioni delle imprese in via di privatizzazione nelle quali lavoravano. In Francia invece, i programmi di ownership sono integrati all’interno di accordi finanziari di partecipazione, obbligatori per le imprese con più di cinquanta dipendenti. Per legge, infatti, è previsto che in imprese di questo tipo il 10% dei profitti venga distribuito ai dipendenti (profitsharing). Le quote spettanti ai singoli, vengono stabilite in funzione del reddito e dell’anzianità aziendale. Questi accordi coinvolgono più di 17.000 imprese francesi, in media un dipendente riceve annualmente 6.000 euro. 143 ESOP Association 1997 80 In Russia le vicende storiche hanno favorito la diffusione dell’ownership. Per più di tre quarti, le imprese privatizzate in Russia a partire dal 1992 erano possedute largamente dagli stessi dipendenti che vi operavano, ai quali vennero offerti gratuitamente diverse azioni e cospicui sconti per l’acquisto di altre. Molti dipendenti hanno inoltre utilizzato, per l’acquisto di ulteriori azioni della stessa impresa, i buoni emessi dal governo a favore di tutti i cittadini per investire nel capitale delle imprese da privatizzare. Tuttavia queste operazioni si sono rivelate un fuoco di paglia, dato che la maggior parte dei dipendenti ha rapidamente rivenduto le azioni sul mercato. In Italia si contano rari casi di estensione dei programmi di ownership a tutti i dipendenti. Inoltre la partecipazione di questi ultimi al capitale dell’impresa è di entità quasi trascurabile (Mediobanca 0,4%, Natuzzi 3%, Alleanza 0,13%). Moltissime imprese, invece, coinvolgono in ESOP di vario tipo i propri manager. Vanno comunque segnalate un piano di ownership esteso a tutti i dipendenti del gruppo Alitalia (è prevista la partecipazione dei dipendenti al capitale azionario per una quota di circa il 20%) e le esperienze delle imprese multinazionali statunitensi con filiali italiane. Qualcosa però si stia muovendo, complice la crisi economica degli ultimi anni, la quale ha provocato un’accelerazione dei WBO, soprattutto con il ricorso al modello cooperativo144. 144 Giuseppe Chiellino, Il lavoratore salva il posto con l'acquisto dell'azienda, in Job24 del Sole24 ore, 24 maggio 2011 81 Negli ultimi anni Coopfond145 e Cfi146 hanno collaborato in quasi tutti i casi di workers buyout (figura 09) che hanno seguito. Mentre fino al 2001 la partecipazione di Cfi poteva anche essere permanente, oggi il capitale deve rientrare alla partecipata dal ministero dello Sviluppo economico dopo un massimo di 10 anni. 145 Coopfond è la società che gestisce il Fondo mutualistico per la promozione cooperativa alimentato dal 3% degli utili annuali di tutte le cooperative aderenti a Legacoop (Lega Nazionale Cooperative e Mutue) e dai patrimoni residui di quelle poste in liquidazione, da coopfond.it 146 CFI/Cooperazione Finanza Impresa è una società cooperativa per azioni che opera dal 1986 per la promozione delle imprese cooperative di produzione e lavoro e delle cooperative sociali. Nella sua funzione di investitore istituzionale partecipa al capitale sociale delle imprese ed eroga finanziamenti finalizzati a piani di investimento, con l'obiettivo di creare valore, salvaguardare e incrementare l'occupazione. Promuove la nascita, lo sviluppo e il riposizionamento delle imprese impegnate in progetti imprenditoriali con profili economici e finanziari sostenibili, innovativi e socialmente rilevanti, da cfi.it 82 Figura 9 Immagine tratta da: ARCANGELO ROCIOLA, Lavoratori manager per salvare l’azienda fallita, da RE Le inchieste di Repubblica.it 11 marzo 2014 Per Coopfond i limiti massimi vanno dai 5 ai 7 anni. La cooperativa si costituisce nel momento in cui viene versato il capitale. Si tratta di una serie di scelte delicate ed è per questo che l'acquisizione dell'azienda fallita da parte dei lavoratori viene sempre vista come l'ultima chance. "Nello scenario dei workers buyout oggi non abbiamo scelte spontanee", dice Gianfranco Tibaldi di Coopfond, "sono tutte situazioni indotte dalla necessità. Forse in passato era più facile incontrare un 83 buyout spontaneo, perché ad esempio il proprietario che si ritirava per anzianità cedeva l'azienda ai lavoratori."147. 2. Le Motivazioni alla base del cambiamento La crisi, com’è noto, trova la sua origine nella cattiva politica di bilancio di alcuni Stati membri, ed ha reso necessaria l’adozione di un consistente piano di aiuti finanziari ai paesi in difficoltà. Questo tipo di intervento ha tuttavia posto un problema di democrazia, evidenziato dalle reazioni di vasti settori dell’opinione pubblica europea148. Sono note a tal riguardo le proteste scoppiate in Grecia da parte di cittadini contrari alle misure di austerità imposte dal Governo per soddisfare i piani di risanamento che, si è detto, sono stati definiti in situazioni emergenziali e senza un adeguato dibattito nelle sedi parlamentari149. Negli ultimi decenni le nostre società sono state guidate dalla convinzione che, solo la grande impresa di capitali meritasse di essere considerata e l’impresa tradizionale si è imposta come il modello d’impresa dominante nello scenario economico mondiale. 147 Arcangelo Rociola, Lavoratori manager per salvare l’azienda fallita, da RE Le inchieste di Repubblica.it 11 marzo 2014 148 Filippo Donati, Crisi dell’euro, governance economica e democrazia nell’Unione europea, in Il Diritto dell’Unione Europea Anno 2013 fascicolo 2 pag. 338 149 Si veda di recente B. Spinelli, Se anche Keynes è un estremista, in La Repubblica del 6 febbraio 2013, dove si richiamano le scritte apparse a tal riguardo sui muri di Atene. 84 Da questa visione, errata, le altre forme di impresa, inclusa quella cooperativa, sono state confinate a svolgere un ruolo del tutto marginale e destinato a scomparire. La realtà oggi, al contrario, sta dimostrando che il pluralismo delle forme di impresa è la strada maestra per affrontare la profonda crisi dell’economia globale, e le cooperative sono parte fondamentale di questo pluralismo 150. Il WBO potrebbe essere un valido strumento, non solo per superare i periodi di crisi aziendali, ma anche per risolvere un grave problema che affligge le PMI italiane: la successione e l’avvicendamento generazionale151. Si procede quindi, col rilevare l’azienda in difficoltà, quando questa può essere rimessa in condizione di funzionare e avere buone possibilità di successo. Effettivamente, molti studi empirici hanno dimostrato che il coinvolgimento dei lavoratori (figura 10) nel capitale d’impresa costituisce uno degli strumenti classici per l’allineamento degli interessi tra principale (azionista) e agente (lavoratore), allo scopo di apportare un incremento della produttività e una diminuzione della conflittualità aziendale152. 150 Gaia Postiglione, Le Cooperative come strumento per il superamento della crisi di impresa: Workers buyout – le aziende comprate dai dipendenti, in Tax&Law360, 26 marzo 2014 151 Autori vari, Cooperative ed enti no profit: strumenti per la crescita, opportunità per il professionista, Lecce Convegno Nazionale UNGDCEC 2005 152 Massimo Pancamo, Fabio Sattin, “Employee Buy Out, i dipendenti partecipano all’azionariato dell’impresa” ”, in Amministrazione & Finanza, fascicolo n.15/17, 2005, p.III 85 Figura 10 Tra i numerosi studi condotti se ne possono citare 3 particolarmente significativi153: 1. Nel più vasto studio sulle performance degli ESOP in imprese non quotate, condotto nel 2000 da Douglas Kruse e Joseph Blasi della Rutgers University, si è ritrovato che l’ESOP ha aumentato ricavi, dipendenti e ricavi/dipendenti per una percentuale compresa tra il 2,3% e il 2,4% l’anno, rispetto a quanto ci si sarebbe aspettato in mancanza dell’ESOP. Le imprese non quotate oggetto di ESOP presentavano, inoltre tassi di sopravvivenza maggiori; 153 Massimo Pancamo, Fabio Sattin, “Employee Buy Out, i dipendenti partecipano all’azionariato dell’impresa” , in Amministrazione & Finanza, fascicolo n.15/17, 2005, p.III 86 2. In base alle risultanze di uno studio condotto nel 2001 da una società di consulenza previdenziale (Watson Wyatt) che ha analizzato circa 700 imprese quotate in Nord America e in Europa, negli anni 1999 e 2000, è emerso che la partecipazione azionaria dei dipendenti appariva aumentare la capitalizzazione di mercato di circa il 4%; 3. Nel 1992, i già citati Douglas Kruse e Joseph Blasi, insieme a Micheal Conte dell’Università di Baltimora hanno creato un Employee Ownership Index (EOI) che seguiva la performance azionaria delle società quotate negli USA aventi almeno il 10% del capitale detenuto dai dipendenti e una capitalizzazione maggiore di 50 milioni di dollari. Tuttavia nell’esperienza italiana sono prevalenti le operazioni di employees buy out originatesi in situazioni di crisi aziendale in cui i lavoratori, per evitare la scomparsa dell’azienda, ne hanno rilevato il controllo, quasi che la partecipazione dei dipendenti sia possibile solo quando la stessa si trovi in una fase di tensione, e non al contrario quando l’azienda si trovi in buone condizioni economico – finanziarie154. Analizzando lo scenario attuale, ci si trova difronte la crisi economica, la quale continua a mordere duramente l’economia italiana. Questa richiede un elevato costo 154 Massimo Pancamo, Fabio Sattin, “Employee Buy Out, i dipendenti partecipano all’azionariato dell’impresa” ”, in Amministrazione & Finanza, fascicolo n.15/17, 2005, p.III 87 per cercare di risanare il Paese, il quale si trasferisce sul potere d’acquisto degli italiani e, prevede gravosi inasprimenti fiscali, anche per le imprese. Il 2012 è stato l’anno della recessione e il 2013 quello della stagnazione. Le politiche di sviluppo quindi, non potranno limitarsi alle sole liberalizzazioni per avviare la ripresa, ma dovranno richiedere investimenti sulle infrastrutture fisiche, sociali e tecnologiche del Paese155. In questo contesto, i dati relativi al numero dei fallimenti di società sono preoccupanti e misurano la situazione drammatica che si è creata negli ultimi anni. L’aumento dei fallimenti è registrato soprattutto per le società di capitali, mentre le procedure aperte da società di persone o da altre forme giuridiche risultano in calo156. Le principali vittime di tale crisi economica sono i dipendenti, i quali per salvare il posto di lavoro, intraprendono il percorso del workers buy out.157 Un trend confermato dai dati di Coopfond relativi al 2011: il fondo mutualistico di Legacoop, attivo dal 1994, durante il 2011 ha contribuito di tasca sua a una decina di salvataggi di questo tipo. Più altri due ad inizio 2012. Un dato positivo, se si 155 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 156 Cerved Group, “Osservatorio trimestrale sulla crisi di impresa”, Primo trimestre 2012. 157 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 88 considera che in 14 anni, ovvero dalla sua nascita fino al 2008, i Wbo sostenuti da Coopfond sono stati appena 15. Negli anni precedenti, tra il 2008 e il 2010 sono state infatti 22 le operazioni messe a segno grazie all’appoggio del fondo della Lega delle cooperative.158 Insomma, il workers buy out è un fenomeno nuovo nel nostro Paese che, grazie alla conformazione del tessuto imprenditoriale italiano, può ulteriormente svilupparsi. A tal proposito il direttore generale di Coopfond, Aldo Soldi, in una recente intervista al Sole 24 Ore ha dichiarato: «non tutte le richieste vanno a buon fine. Alcune dobbiamo bocciarle, perché con tutta la buona volontà, il business plan non regge o non ci sono i presupposti per il rilancio. In ogni caso il Wbo è una modalità di intervento per il salvataggio delle piccole imprese che finora ha consentito di salvaguardare alcune centinaia di posti di lavoro». 2.1 Motivazione di carattere economico Nel particolare i problemi di carattere economico159 che potrebbero spingere i lavoratori ad intraprendere un percorso di workers buy out, possono essere raggruppati in tre punti: 158 Francesco Bisozzi, L’azienda è in crisi? Noi la compriamo in Panorama 2008 159 Le motivazioni sono state tratte dallo studio di: Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2011 89 1 Cause legate all’inefficienza del management e della proprietà; 2 Cause legate al prodotto; 3 Cause legate al reperimento di risorse finanziarie. La seguente tabella (figura 11) fornisce un idea dell’incidenza percentuale delle stesse: Figura 11 Incidenza percentuale delle cause di crisi sul totale delle risposte, Immagine tratta da: Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 Queste rappresentano le motivazioni che hanno determinato una situazione di instabilità all’interno delle società private, e che allo stesso tempo hanno spinto i 90 lavoratori a rilevare l’intero complesso aziendale o solo un ramo d’azienda. Dopo aver costituito le nuove imprese, i soci cooperatori dovranno cercare di risolvere innanzitutto questi problemi. Primo punto160: tra le possibili cause di crisi vi sono gli errori di gestione dovuti allo scarso dinamismo della proprietà, oppure la diminuzione dell’interesse da parte del gruppo proprietario originario, che risulta dopo molti anni poco stimolato. Le aziende attive da parecchi anni hanno maggiori difficoltà a cambiare e adattarsi alle modifiche avvenute sul mercato, applicare elementi innovativi nelle tecniche di produzione, organizzare il lavoro. La scarsa diversificazione e il basso grado di innovazione sono ancora più evidenti nelle imprese di piccole dimensioni, nelle quali la proprietà e il management coincidono; tutto ciò ha condotto, nella maggior parte dei casi, all’esaurimento dell’idea imprenditoriale e l’impresa al declino. Secondo punto: altro problema è la commercializzazione del prodotto. La situazione di crisi è determinata da ritardi ed inefficienze dell’impresa nell’organizzare un corretto rapporto con il mercato. A volte si presentano casi di obsolescenza delle reti di vendita che rovinano il rapporto commerciale, ovvero il rapporto fornitore-cliente, oppure è mancata una politica commerciale di gestione della clientela, di valutazione dei margini, di incremento dei prezzi di vendita, di 160 Le motivazioni sono state tratte dallo studio di: Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2011 91 razionalizzazione del ciclo produttivo estremamente complesso, divenuto ingovernabile. In quest’area rientrano anche cause legate alla tipologia dei prodotti: obsolescenza, scarso livello di ammodernamento e ritardo tecnologico. Terzo punto: l’impossibilità di accedere al mercato finanziario per le ristrette dimensioni aziendali, unito all’incapacità di ottenere un finanziamento dagli istituti di credito, a causa della crisi di liquidità (credit crunch) oppure perché l’azienda non svolge un’attività così tanto attraente o perché ha una bassa redditività, sono aspetti che non permettono di avere le risorse finanziarie per realizzare nuovi investimenti o coprire uno squilibrio finanziario. La crisi economica comporta riflessi negativi sugli aspetti finanziari di gestione, che si concretizzano nell’esaurimento delle disponibilità interne di autofinanziamento, in elevati livelli di indebitamento, nella difficoltà di accedere a nuove forme esterne di capitale. Spesso il tracollo deriva, anche, dal fallimento di clienti importanti o dal ridimensionamento del mercato con conseguente calo del fatturato. Il declino delle società, il più delle volte, è scatenato da una combinazione di fattori maturati negli ultimi anni. 92 2.2 Motivazione dipendenti – gestione efficace delle RU Migliaia di lavoratori, da un giorno all’altro, perdono l’impiego cui avevano dedicato anni di sacrifici. Molti di fronte alla difficoltà si scoraggiano, ma c’è anche chi di fronte alla fatica non si rassegna, convinto che la forza del gruppo possa battere la crisi, convinto che facendo squadra e valorizzando un patrimonio condiviso di competenze e conoscenze sia possibile risalire la china. È questo lo spirito che anima le tante – e sempre più numerose – iniziative di workers buyout che nell’ultimo biennio hanno permesso di salvare decine di posti di lavoro161. La NewCoop potrà continuare a sopravvivere solo se alla base ci sono fattori cardine, quali la motivazione e determinazione dei soci lavoratori, la solidità, la capacità manageriale. Difatti è sempre più diffusa la consapevolezza che la potenzialità economica e produttiva di un’azienda dipende, oltre che dalla tecnologia e dalla finanza, anche in modo crescente dalle conoscenze specifiche che ogni singolo collaboratore detiene, in quanto elemento generatore di nuove idee e al contempo memoria storica dell’azienda162. 161 Claudio Carminati, Workers buyout: se i dipendenti rilevano l’impresa. Rilanciandola, in Discorsivo 5 Novembre 2012 162 Roberto Alazraki, Employees Benefits – L’utilizzo ottimale per una efficace selezione e retention delle RU, in Direzione del Personale n. 3 Settembre 2002 pag. 24 93 La partecipazione diventa il viatico sia per la realizzazione di una più equa distribuzione dei costi –benefici fra i diversi fattori della produzione, sia per la diffusione di una nuova etica d’impresa, fondata sui valori intangibili della legalità, del rispetto della persona umana e dell’ambiente. Più in generale, la partecipazione potrebbe indurre comportamenti e condotte legalmente e socialmente sostenibili, consentendo nei fatti il pieno realizzarsi degli interessi privati, collettivi e pubblici compresenti nell’ordinaria vita d’impresa163. Si tratta di ragionare in termini più ampi assumendo la partecipazione, non solo come strumento di tutela della componente lavoro, ma anche come momento di introiezione di valori generali nel governo dell’impresa. Le politiche di sviluppo che partono dal basso prevedono la partecipazione dei membri di una realtà territoriale ad organizzazioni economiche, al fine di diventare protagonisti attivi della comunità, fornire risposte a comuni necessità e realizzare così un potenziamento bottom up del progresso civile. Il vantaggio della coproduzione deriva dal fatto che i cittadini sono tra loro accomunati, non solo da esigenze similari e dalla capacità di riuscire a identificare con precisione i bisogni espressi, a volte latenti, ma soprattutto dal forte senso di appartenenza a un territorio, caratterizzato da accentuate e riconosciute specificità164. 163 Alberto Pizzoferrato, Partecipazione dei lavoratori, nuovi modelli di Governance e Democrazia Economica, in Rivista Italiana di Diritto del Lavoro fascicolo 2 Anno 2005 pg. 248 164 Autori vari, Cooperative ed enti no profit: strumenti per la crescita, opportunità per il professionista, Lecce Convegno Nazionale UNGDCEC 2005 94 La comunità aziendale, pertanto, funziona su principi di cooperazione, collaborazione e solidarietà dei componenti, portati a svolgere il proprio ruolo sotto l’imperativo della coscienza morale. Le cooperative di comunità, quindi, coinvolgendo l’intera collettività, rappresentano non solo un mezzo di produzione economica ma anche strumento di integrazione sociale165. La consapevolezza dei limiti di un’organizzazione economica che sopravvaluta i comportamenti concorrenziali ed egoistici sta già portando molti operatori ad adottare pratiche di responsabilità e strategie di gestione innovative, che enfatizzano anche fra le imprese for-profit il meccanismo della cooperazione. Non sorprende, quindi, che un numero crescente di osservatori consideri l’espansione delle varie forme di cooperazione come una possibile via di uscita dalla crisi166. Riassumendo possiamo inquadrare la partecipazione e lo spirito di squadra, come chiavi del successo aziendale. Di seguito le caratteristiche che contraddistinguono una vera “squadra”, affiatata e ben organizzata, sintetizzate nei cosiddetti “Tre pilastri dello spirito di squadra167”: Clima umano, è contraddistinto, prima di tutto, dalla fiducia reciproca, e, come risultato speculare della fiducia, da un forte senso di responsabilità individuale. Fiducia e responsabilità sono i due poli di un circolo virtuoso 165 Autori vari, Cooperative ed enti no profit: strumenti per la crescita, opportunità per il professionista, Lecce Convegno Nazionale UNGDCEC 2005 166 Gaia Postiglione, Le Cooperative come strumento per il superamento della crisi di impresa: Workers buyout – le aziende comprate dai dipendenti, in Tax&Law360, 26 marzo 2014 167 Antonio Lovisatti, Letizia Giaretta, Build and Active Team – Outdoor Training, in Direzione del Personale fascicolo 3 Anno 2002 pag. 27 95 che può autoalimentarsi. A un buon clima umano si possono poi attribuire altri nomi come, tendenza all’allineamento, propensione non alla critica ma al miglioramento, capacità di affrontare e risolvere i conflitti; Capacità di auto-organizzazione, in un’organizzazione avanzata, e cioè non puramente verticistica, non c’è gruppo di lavoro che non disponga di un ampio margine per auto-organizzarsi. La sfida attuale è saper coniugare autonomia individuale con la cooperazione verso l’obiettivo aziendale. Auto-organizzarsi significa saper individuare le risorse umane disponibili, e di conseguenza, stabilire competenze e ruoli; Determinazione, anche a questo aspetto possiamo attribuire molteplici nomi: entusiasmo, forte orientamento all’obiettivo, capacità di fronteggiare lo stress e le frustrazioni, gusto per la sfida. E’ da sottolineare che la determinazione, per un verso, è una caratteristica quasi genetica; ma per altro verso può essere enormemente alimentata dal proprio gruppo. Un vero team è quello in cui si trae continuamente energia dal gruppo, e al gruppo la si restituisce: una sorta di corrente alternata tra il singolo e il gruppo che vivifica entrambi. 96 2.3 Fattori di successo Affinché l’operazione di WBO si traduca in una esperienza di successo168 è necessario, in primo luogo, conoscere a fondo le dinamiche dell’azienda: per questo motivo, il workers buy-out è applicato prevalentemente nelle piccole imprese. Inoltre, è necessario che coesistano cinque requisiti fondamentali: 1) un chiaro accordo coi sindacati; 2) un accordo tra proprietà, creditori e liquidatore; 3) un buon rapporto continuo con i clienti; 4) motivazione dei dipendenti; 5) ruolo chiave del professionista; Quest’ultimo dovrà “accompagnare” i dipendenti/soci in ogni fase del processo: Analisi dei punti di forza e delle criticità dell’azienda in crisi; Redazione del business plan, del progetto industriale, piano finanziario per valutare il fabbisogno finanziario del nuovo soggetto; Predisposizione degli strumenti per gestire e governare la newco da un punto di vista economico, patrimoniale, finanziario oltre che amministrativo, 168 I fattori di successo sono stati tratti da: Autori vari, Cooperative ed enti no profit: strumenti per la crescita, opportunità per il professionista, Lecce Convegno Nazionale UNGDCEC 2005 97 contabile e fiscale (budget, controllo di gestione, consuntivi, flussi di cassa, gestione di tesoreria ecc.). È necessario, chiaramente, fare un accurato studio e una valutazione del mercato, accompagnata da un business plan credibile, per cercare di partire con un vantaggio competitivo con lo scopo di fronteggiare il mercato o, in alternativa, avere la capacità di diversificare su una nuova area strategica d’affari. Bisognerà, inoltre, cercare di mantenere il portafoglio lavori acquisito. Sicuramente non tutti i lavoratori della vecchia impresa aderiranno all’operazione: solo quelli più motivati porteranno avanti il progetto attuando così una selezione naturale. Accetteranno i lavoratori più decisi che riusciranno a sostenere i sacrifici della fase iniziale ed il rischio d’impresa, impegnando capitale proprio (il trattamento di fine rapporto o l’indennità di mobilità o risparmi personali). Indispensabile è il sostegno finanziario dei Fondi mutualistici e di altri soci sovventori e finanziato169. 169 Autori vari, Cooperative ed enti no profit: strumenti per la crescita, opportunità per il professionista, Lecce Convegno Nazionale UNGDCEC 2005 98 3. Le diverse fasi dell’operazione Come già accennato in precedenza attraverso il workers buy out i lavoratori acquistano l’azienda in crisi (o una parte di essa) prevalentemente attraverso il versamento di quote di capitale di rischio e il ricorso all’indebitamento presso banche. Non è da escludere l’eventuale investimento da parte di fondi mutualistici, di società finanziarie e di investitori istituzionali. Solo quando la nuova impresa riprenderà a camminare sulle proprie gambe gli investitori istituzionali si ritireranno, disinvestendo. Il debito contratto nei loro confronti e i relativi interessi potranno essere rimborsati attraverso la nuova capacità acquisita dall’azienda di produrre denaro liquido, oppure, con la vendita di alcuni beni o di alcune quote sul mercato170. Tenendo come modello lo schema statunitense, l’operazione di workers buy out si svolge con modalità171 non dissimili da quelle di un MBO ordinario. Le fasi salienti possono essere così riassunte: (Fig.12) un gruppo di dipendenti\ investitori decide l’acquisto della società target; a tal fine viene costituita una Newco alla quale i dipendenti partecipano con un investimento pari a 10. La Newco si indebita a sua volta presso il sistema bancario per 20 e costituisce l’ESOP; 170 Franca Cantoni, La resilienza come competenza dinamica e volitiva, Giappichelli editore, 2014 Le modalità del wbo sono tratte da: Grassini A.F., Bona M., “Leveraged buy-out: un istituto da diffondere in Italia?”, Il Mulino, Bologna, 1991 171 99 Figura 12 Immagine tratta da: Grassini A.F., Bona M., “Leveraged buy-out: un istituto da diffondere in Italia?”, Il Mulino, Bologna, 1991 (Fig. 13) L’ESOP si indebita per 170 ed investe la somma presa a prestito nel capitale della Newco, che allo stesso tempo garantisce il debito contratto dall’ESOP. Ovviamente si tratta di una garanzia eventuale, poiché solo dopo l’acquisto della target la garanzia acquisterà consistenza; 100 Figura 13 Immagine tratta da: Grassini A.F., Bona M., “Leveraged buy-out: un istituto da diffondere in Italia?”, Il Mulino, Bologna, 1991 A questo punto la Newco dispone di mezzi liquidi per 200 e può acquistare la Target company; La Newco successivamente versa periodicamente il contributo che si è impegnata ad erogare al momento della costituzione del fondo. Generalmente questo contributo è di importo tale da coprire l’onere che l’ESOP deve sopportare per il pagamento degli interessi ed il rimborso del debito. Nella realtà americana questa tecnica è servita in molti casi a rilevare aziende delle quali si era decisa la chiusura. Infatti, grazie all’ESOP e per salvare il posto di 101 lavoro, i dipendenti sono spesso stati disposti a sostanziose riduzioni di salario da cui la società ha tratto parte del cash-flow necessario per ripianare il debito ed avviarsi sulla via del risanamento172. A tal proposito basti pensare che l’ESOP viene spesso creato con lo scopo principale di attenuare la conflittualità con i dipendenti, che dalla sua costituzione ricavano un indiscusso vantaggio. Infatti in USA i proventi che derivano dall’ESOP sono quelli che, in termini percentuali, incidono maggiormente sulla retribuzione. Tuttavia, in America non esiste quella connotazione “ideologica” che caratterizza la realtà europea, pertanto l’ESOP è rimasto essenzialmente uno strumento finanziario. Lo testimonia il fatto che esistono public company con uno staff di più di ottomila dipendenti acquistate da un fondo173. 172 Grassini A.F., Bona M., “Leveraged buy-out: un istituto da diffondere in Italia?”, Il Mulino, Bologna, 1991 173 Grassini A.F., Bona M., “Leveraged buy-out: un istituto da diffondere in Italia?”, Il Mulino, Bologna, 1991 102 3.1 La situazione italiana – verso la cooperativa Nel contesto italiano invece, vige, in maniera preponderante l’attuazione del modello cooperativo. Trend confermato dai dati di seguito riportati; Dal 1986 alla fine degli anni Novanta, il workers buy out, grazie alla Legge Marcora, ha caratterizzato il 100% delle attività di Cooperazione Finanza e Impresa (C.F.I.). Nella prima fase di attività, C.F.I. ha investito circa 80 milioni di Euro nel capitale di rischio di 160 cooperative di produzione e lavoro e ha complessivamente promosso l’occupazione stabile di circa 6 mila lavoratori. In questi anni, C.F.I. ha maturato una esperienza pluriennale su operazioni di workers buy out da crisi di impresa. Il bilancio dell’applicazione dello strumento è senza dubbio positivo, il tasso di sopravvivenza delle imprese, nate grazie agli strumenti previsti dalla legge Marcora, è di circa 60% nel solo 1999.174 Negli ultimi anni, la società finanziaria C.F.I. ha intensificato poi, i rapporti con i fondi mutualistici, ha collaborato, in particolare, con il fondo mutualistico di Legacoop, Coopfond. I due istituti hanno lavorato in pool sulle operazioni oggetto 174 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 103 di WBO, al fine di raddoppiare la forza finanziaria per la singola operazione. Su 20 casi deliberati da Coopfond, dal 2008 al 2012, C.F.I. è entrata nel 70% di questi tentativi di recupero di imprese da crisi. Oggi, C.F.I. ha investito capitale di rischio per 135 milioni di Euro in oltre 200 cooperative di produzione e lavoro costituite da dipendenti, operazioni di WBO che hanno promosso l’occupazione di oltre 9.000 lavoratori. In definitiva dal ’94 ad oggi ci sono state due fasi che si possono così sintetizzare: workers buy-out da coop a coop (1994-2007). Durante questo arco temporale, dalla crisi di imprese cooperative nascono nuove cooperative, grazie agli ex dipendenti, ma già a quell’epoca, passaggi da impresa privata a cooperativa si sono verificati. In questo periodo di riferimento, le imprese ricorrono a queste operazioni per crisi di settore o problemi di ricambio generazionale, le aziende sono sane, ma con problemi di continuità; workers buy-out da società a Newcoop (2008-2012). Il fenomeno è caratterizzato esclusivamente dall’acquisto dell’impresa privata da parte degli ex lavoratori e dalla nascita di una nuova impresa cooperativa. Nell’ultimo triennio, nella maggior parte dei casi, si ricorre a questa operazione per evitare la liquidazione o il fallimento, o nel corso delle procedure175. 175 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 104 Nella particolare fase di vita di una azienda, in cui si impongono decisioni circa l’avvicendamento nella proprietà o la prosecuzione dell’attività, in considerazione della crisi in cui la stessa versa, con ripercussioni in entrambi i casi pesanti sulle maestranze, l’operazione di WBO “cooperativo” rappresenta, quindi, una soluzione che riesce, se opportunamente gestita e meditata, a realizzare l’ottima composizione degli interessi di tutti gli stakeholders in campo176; Per non perdere il lavoro, i dipendenti si organizzano in forma cooperativa al fine di rilevare l’azienda, apportando il TFR e la eventuale indennità di mobilità. L’operazione di WBO “cooperativo”177 differisce dallo schema tipo delle altre fattispecie di operazione di Buy Out note alla letteratura aziendale, in quanto i promotori (dipendenti) costituiscono una NewCoop ed ottengono risorse finanziarie, non per acquisire le azioni (controllo) della Target Company e poi essere in quest’ultima incorporata (c.d. fusione inversa), ma per rilevare dalla Target Company il ramo d’azienda o l’intera azienda ed integrarla in un processo di riorganizzazione/ristrutturazione all’interno della NewCoop. 176 Autori vari, Cooperative ed enti no profit: strumenti per la crescita, opportunità per il professionista, Lecce Convegno Nazionale UNGDCEC 2005 177 Autori vari, Cooperative ed enti no profit: strumenti per la crescita, opportunità per il professionista, Lecce Convegno Nazionale UNGDCEC 2005 105 Recentemente, casi di workers buy out si verificano in maniera massiccia. La tecnica di intervento è l’asset sale: Le fasi salienti (figura 14) dell’operazione di WBO possono riassumersi in cinque punti178: I dipendenti, soggetti promotori, hanno l’obiettivo di acquisire il patrimonio della società bersaglio (Target Company), cioè l’azienda stessa in cui lavorano; I dipendenti costituiscono una nuova società, la NewCoop, versando le quote del capitale sociale (che possono provenire anche dall’anticipo della indennità di mobilità o dal Tfr); Gli “investitori istituzionali (fondi mutualistici, finanziarie cooperative)” partecipano al capitale di rischio della NewCoop in qualità di soci finanziatori/sovventori; la NewCoop ottiene un ulteriore flusso monetario a titolo di capitale di debito dal mondo bancario o dagli “investitori istituzionali”, sfruttando l’effetto leva derivante dalla significativa capitalizzazione conseguita; la NewCoop acquisisce il ramo o l’intera azienda dalla Target Company 178 Autori vari, Cooperative ed enti no profit: strumenti per la crescita, opportunità per il professionista, Lecce Convegno Nazionale UNGDCEC 2005 106 Figura 14 Immagine tratta da: Employee Buyouts Guide 2009 Ricapitolando la Newcoop179 acquista il patrimonio della società bersaglio e non le sue azioni. L’operazione prevede l’acquisto delle attività legate al business che interessa e la corresponsione della relativa somma di denaro alla società Target, senza procedere alla fusione tra Newco e Target. In questa ipotesi, l’acquisizione può avere ad oggetto sia un singolo ramo aziendale, sia l’intera azienda. Nel secondo caso, la società cedente dovrà essere, normalmente, posta in liquidazione180. 179 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 180 Morano A., “Leveraged buy-out. Aspetti finanziari giuridici e contrattuali”, Ipsoa S.p.A., Milano, 1989, p.13. 107 L’operazione di workers buy out ha un impatto sociale ed economico sul territorio italiano. Ogni nuova cooperativa è una nuova impresa, grazie all’impegno dei lavoratori e alle leggi favorevoli degli ultimi anni, il fenomeno del WBO, si collega, dunque, al mondo della cooperazione italiana. Secondo l’Albo delle cooperative181, fonte statistica ufficiale sulla cooperazione, il numero delle imprese cooperative italiane ammonta a circa 83-84 mila in Aprile 2012, un dato in continua revisione. Tra il 2001 e il 2011, rileva inoltre il Censis, il numero delle cooperative è passato da 70.000 a 79.949. 3.2 Lo strumento cooperativo Ai sensi dell’art. 2511 c.c. “ le cooperative sono società a capitale variabile con scopo mutualistico iscritte presso l’Albo delle cooperative di cui all’art. 2512, secondo comma e all’art. 223 – sexiesdecies delle disposizioni per l’attuazione del 181 Il numero totale delle cooperative italiane aderenti all’Associazione Generale delle cooperative italiane (AGCI) sono 7.832, sulla base dei bilanci del 31/12/2010. Le cooperative di produzione e lavoro iscritte a Ancpl-Legacoop sono in tutto 893, secondo i dati di bilancio 2010 che si ripartiscono in 460 nel settore industriale e manifatturiero, 118 nel settore della progettazione e infine 315 nel settore delle costruzioni. Secondo le stime Confcooperative su dati di bilancio del 31/12/2011, il totale delle cooperative aderenti ammonterebbe a 20.358. 108 presente codice182.” Questa definizione evidenzia i due elementi che caratterizzano l’istituto in esame, definibili come i caratteri distintivi dei sodalizi cooperativi183. Il primo è la cooperazione – la figura del socio risulta dominante – e il secondo è lo scopo mutualistico, difatti in prima approssimazione possiamo intendere la cooperativa come una forma specifica di gestione aziendale, ove la figura dei “lavoratori” assume il ruolo di proprietari-imprenditori allo scopo (mutualistico) di ottenere un aumento di retribuzione od un risparmio di spesa, rispetto alle condizioni di salario e di prezzo dei beni esistenti sul mercato184. Le cooperative svolgono un ruolo molto importante nell’UE (figura 15) in termini economici, sociali, occupazionali e di sviluppo sostenibile, essendo divenute un motore di innovazione sociale – aspetto cui viene dato grande rilievo nella strategia Europa 2020 – e contribuiscono alla realizzazione dell’obiettivo dello sviluppo economico e sociale sostenibile delle comunità regionali e locali. 182 Articolo così modificato dalla’rt.10, comma 1, della l. 23 luglio 2009, n.99 Salvatore Giordano, Il bilancio delle società cooperative – Aspetti civilistici, contabili e fiscali, Maggioli Editore 2012 184 Ianniello Giuseppe, Impresa Cooperativa: caratteristiche strutturali e nuove prospettive, Cedam 1994 183 109 Figura 15 Immagine di: Patrizia Toia, Modello cooperativo Una soluzione per salvare le imprese dal fallimento, S&D 2013 Il modello imprenditoriale cooperativo contribuisce a un vero pluralismo economico, rappresenta un elemento indispensabile della “economia sociale di mercato” ed è pienamente in linea con i valori del trattato UE e con gli obiettivi della strategia Europa 2020185. La capacità di ripresa delle cooperative comincia ad essere riconosciuta, e sia gli opinion maker che i policy maker, appaiono oggi più interessati che in passato a capire il ruolo che le cooperative possono svolgere per affrontare le drammatiche 185 Gaia Postiglione, Le Cooperative come strumento per il superamento della crisi di impresa: Workers buyout – le aziende comprate dai dipendenti, in Tax&Law360, 26 marzo 2014 110 conseguenze della crisi globale e per riformare il sistema che ha contribuito a generarla186. Quando un'impresa speculativa è ormai in fase di "debacle" o manca un ricambio generazionale o carenza di capitali, occorre intervenire per salvaguardare "l'azienda" intesa come l’organizzazione esistente tra i lavoratori e i mezzi di produzione; in tal caso la cooperativa di produzione o lavoro (art.2513 Ic. lett.B c.c.), può essere un modello da adottare, coinvolgendo le maestranze qualificate e con voglia di fare. In questi momenti di profonda crisi finanziaria il modello cooperativo può essere una soluzione, oltre ai notevoli risparmi fiscali o previdenziali tipici delle cooperative a mutualità prevalente, il piano industriale può essere supportato anche dai fondi TFR o mobilità, una volta accertata la validità del piano e valutate le opportunità di rientro dell'investimento187. Ormai è nota la funzione anticiclica delle cooperative, in quanto rappresentano un modello che interviene nei settori economici che l'impresa speculativa reputa di scarsa importanza, creando valore e posti di lavoro (il cd. fine mutualistico). Le cooperative contribuiscono al 7,4% dell’occupazione (figura 16) creata dal sistema delle imprese in Italia. I settori in cui la cooperazione fornisce il suo apporto 186 Marco Ilaria, De Pascale Roberto, Studio sulle Cooperative, Commissione Nazionale UNGDCEC, Anno 2013 187 Marco Ilaria, De Pascale Roberto, Studio sulle Cooperative, Commissione Nazionale UNGDCEC, Anno 2013 111 più rilevante sono il terziario sociale (dove il 23,7% dei lavoratori è occupato in cooperative) e in particolare il settore sanità e assistenza sociale (49,7%), il settore dei trasporti e della logistica (24% di occupati) e i servizi di supporto alle imprese (19,3%). Le cooperative presentano dimensioni molto più consolidate delle imprese tradizionali, considerato che nel 2011, a fronte di una media di 3,5 addetti per impresa, le cooperative ne contavano 17,3188. Figura 16 188 Patrizia Toia, Modello cooperativo Una soluzione per salvare le imprese dal fallimento, S&D 2013 112 Si può quindi parlare, più in generale, di un movimento cooperativo189, il quale può intendersi come l’insieme di strutture economiche e politico-sindacali alle quali l’associazionismo tra cooperative ha dato vita. In Italia esistono oggi quattro grandi Centrali Cooperative che aggregano la parte più significativa del fenomeno cooperativo, esse sono: La Confederazione delle Cooperative Italiane(Confcooperative); La Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue(Legacoop); La Associazione generale delle Cooperative Italiane (Agci); La Unione Nazionale delle Cooperative Italiane Il riferimento a queste realtà risulta necessario in quanto l’agire delle singole cooperative diventa più comprensibile, studiando il ruolo delle strutture del movimento nel definire comportamenti economici, scelte politiche, obiettivi e strategie comuni190. 189 Ianniello Giuseppe, Impresa Cooperativa: caratteristiche strutturali e nuove prospettive, Cedam 1994 190 Ianniello Giuseppe, Impresa Cooperativa: caratteristiche strutturali e nuove prospettive, Cedam 1994 113 Esse svolgono le seguenti funzioni191: 1. Rappresentanza e tutela: si impegnano costantemente nell’aggregare gli interessi delle cooperative aderenti, allo scopo di ottenere il riconoscimento dell’esistenza e della rilevanza della cooperazione; 2. Assistenza: rivolto principalmente alle piccole e media imprese cooperative, allo scopo di fornire consulenze amministrative, legali, finanziarie e formare i quadri dirigenti; 3. Controllo: nell’intento di contrastare la cooperazione spuria (speculazione privata, costituita in cooperativa, che si avvale così delle agevolazioni previste dalla legge) alla centrale sindacale sono affidati compiti ispettivi; 4. Promozione cooperativa: svolgono cioè attività di divulgazione per l’affermazione e l’accrescersi della forma aziendale cooperativa; 5. Coordinamento e indirizzo: attraverso questa funzione si concretizza la strategia complessiva del movimento, la quale ricomprende interventi di “pianificazione e sviluppo”. All’interno del movimento cooperativo vi sono delle strutture economiche (consorzi e società) create dalle stesse cooperative al fine di risolvere particolari problemi di gestione aziendale. Tali sono, ad esempio, la Unipol S.pa. (assicurazioni) o il Fincoper (consorzio finanziario). Esse vengono considerate strutture del movimento cooperativo in quanto esprimono una esplicita volontà di 191 Zan S., La cooperazione in Italia, Bari, De Donato, 1982 114 integrazione economica e sono il risultato di scelte degli organi politicosindacali192. Il mondo cooperativo è stato oggetto negli anni di numerosi interventi legislativi, che hanno dato slancio al settore, ed intensificato l’utilizzo degli strumenti sopracitati. 4. Quadro normativo – dalla legge Marcora ad oggi A supporto dei workers buy out ci sono alcuni strumenti legislativi che rendono più semplice quest’operazione: 1. legge 27 febbraio 1985, n. 49 – legge Marcora; 2. legge n. 59/1992; I primi casi di workers buy out con rilancio delle imprese private risalgono all’inizio degli Anni Ottanta193. Queste esperienze danno l’esempio, ad alcuni parlamentari, in particolare, il Ministro Marcora, per dare vita alla Legge del 27 Febbraio 1985, 192 Ianniello Giuseppe, Impresa Cooperativa: caratteristiche strutturali e nuove prospettive, Cedam 1994 193 Negli Anni Cinquanta, si parla di espulsione dei lavoratori dalle imprese anche per motivi sindacali e politici, lavoratori che si mettevano a capo di cooperative non per una vera e propria crisi d’impresa, ma fondamentalmente per espulsioni. La legge n.49 del 1985 è stata emanata per agevolare la costituzione di società cooperative da parte di lavoratori espulsi dal mondo del lavoro. 115 numero 49, o Legge Marcora, nata con retroattività di tre anni per consentire alle imprese sorte prima del 1985 di beneficiarne194. Con questa legge viene data la possibilità di costruire società finanziarie, che avrebbero ricevuto contributi pubblici a fondo perduto, per intervenire nel capitale di rischio di nuove cooperative, costituite da lavoratori in cassa integrazione o comunque espulsi dal circuito produttivo. A questo scopo le associazioni cooperative ed i sindacati dettero vita ad una sola società, Cfi (Cooperazione Finanza Industriale), che poteva sottoscrivere capitale sociale della nuova cooperativa pari a tre volte il capitale sottoscritto dai soci. Con questa operazione lo Stato sostituiva un costo certo (la cassa integrazione) con una scommessa sui lavoratori, che, se vinta, avrebbe trasformato l’intervento dello Stato in una partecipazione195. Nel 1995, è stata aperta una vertenza verso l’Unione Europea per una procedura d’infrazione poiché Confindustria ha denunciato la legge n.49/1985 per gli ingenti capitali apportati alle piccole e medie imprese, inquadrandola come un aiuto di Stato196. Sino al 2001 la Cfi venne messa in una difficile posizione di stand-by, per 194 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 195 Gaia Postiglione, Le Cooperative come strumento per il superamento della crisi di impresa: Workers buyout – le aziende comprate dai dipendenti, in Tax&Law360, 26 marzo 2014 196 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 116 poi limitarne l’operatività con la legge 57/2001 che ne modificava profondamente la missione. Con l’emanazione della legge n. 57/2001 (art. 12, commi da 6 a 9), infatti, è stato modificato e integrato l’articolato del titolo II della legge 27 Febbraio 1985 n. 49. La nuova legge ha contribuito a meglio delineare le caratteristiche e le funzioni dei soggetti coinvolti, nonché a disegnare una nuova e più efficace forma d’intervento a sostegno della nascita e del consolidamento d’imprese, gestite da lavoratori associati in cooperativa197. Rispetto alla normativa previgente, la nuova legge n.57 va oltre l’obiettivo della salvaguardia dell’occupazione di chi è stato espulso dall’attività lavorativa, favorendo anche la patrimonializzazione delle aziende costituite sotto forma di cooperativa. La sottocapitalizzazione, infatti, è uno degli aspetti cronici che caratterizzano le società cooperative, penalizzandole anche nell’attribuzione del giudizio di rating da parte degli istituti di credito. L’azienda poco capitalizzata è, infatti, sempre interpretata come un’azienda a struttura “debole198.” Nel 2001, C.F.I. assume una nuova veste che consente di velocizzare molto l’intervento. L’investitore istituzionale, infatti, non opera più trasferendo i soldi dal Ministero dello Sviluppo Economico all’impresa, ma è la stessa società finanziaria Franco di Nuzzo, Crescita e sviluppo delle società cooperative: il ruolo delle società Finanziarie, in Setup impresa.it, 23 Giugno 2011 198 Franco di Nuzzo, Crescita e sviluppo delle società cooperative: il ruolo delle società Finanziarie, in Setup impresa.it, 23 Giugno 2011 197 117 a gestire i fondi, perché lo stesso Ministero diventa socio di C.F.I., apportando capitale sociale mediante le risorse giacenti sul Fondo per gli interventi nel capitale sociale, accanto alle cooperative fondatrici e a quelle partecipate199. La seconda legge è del 1992 (L. 59/92). Si tratta di una legge di impianto complesso, che tocca argomenti fra loro disparati e con un grado diverso di innovatività. Uno dei suoi elementi di maggiore novità sta nella disciplina delle forme di capitalizzazione delle imprese cooperative. Vengono introdotte, infatti, due nuove modalità di partecipazione al capitale sociale, ovvero il socio sovventore e le azioni di partecipazione cooperativa200. Esse hanno in comune il fatto di costituire forme di finanziamento di rischio, e quindi di partecipazione al capitale, che possono provenire da soggetti che non partecipano allo scambio mutualistico. Con la legge 59/92 gli strumenti di capitalizzazione vengono estesi a tutte le cooperative (con la sola esclusione delle società e consorzi operanti nel settore dell’edilizia abitativa) con una disciplina generale e priva di particolari requisiti soggettivi. Di conseguenza anche le cooperative sociali, di cui alla legge 381/91 possono avere nella propria compagine sociale soci sovventori, secondo le modalità di cui all’art. 4 della legge 59/92. La legge, inoltre, introduce la novità dei fondi Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 200 Pietro Caridile, Costanza Fanelli, Guida Normativa sull’impresa sociale, Realizzato con il contributo del Ministero del Lavoro ,Direzione Generale della Cooperazione 199 118 mutualistici (art. 11) che assolvono la finalità di mutualità esterna delle società cooperative201. Il quarto comma introduce un aspetto importante a favore dei Fondi: le società cooperative e i loro consorzi che sono finanziati dalle stesse, aderenti alle quattro principali associazioni riconosciute dallo Stato (Confcooperative, Legacoop, Agci, Unci) devono destinare alla costituzione e all’incremento di ciascun fondo,una quota degli utili annuali pari al 3 per cento202. Il Fondo promuove nuove cooperative, sostiene le società costituite da cooperative che vogliono avviare nuove attività e sostiene lo sviluppo delle cooperative esistenti. Particolare attenzione è rivolta alle iniziative imprenditoriali nelle aree meridionali e a debole insediamenti cooperativo, a quelle che prevedono un elevato tasso di occupazione e attività innovative nella creazione dei prodotti. I Fondi operano sotto la vigilanza del Ministero del Lavoro, sono gestiti da società finanziarie non operanti con il pubblico (art.113 del testo unico della legge bancaria) ed hanno l’obbligo di certificare i propri bilanci203. 201 Pietro Caridile, Costanza Fanelli, Guida Normativa sull’impresa sociale, Realizzato con il contributo del Ministero del Lavoro ,Direzione Generale della Cooperazione 202 Salvatore Giordano, Il bilancio delle società cooperative – Aspetti civilistici, contabili e fiscali, Maggioli Editore 2012 203 Pietro Caridile, Costanza Fanelli, Guida Normativa sull’impresa sociale, Realizzato con il contributo del Ministero del Lavoro ,Direzione Generale della Cooperazione 119 Insomma il modello cooperativo con la sua dinamicità, la sua capacità di adattarsi al cambiamento per flessibilità e sostegno di reti locali è quanto mai interessante per l’intera economia europea ed è naturalmente nella visione dell’economia sociale di mercato, che l’Europa lo rivendica come suo modello204. 5. I principali strumenti finanziari a supporto dell’operazione di workers buy out Come già accennato nel primo paragrafo di questo capitolo l’elemento centrale del workers buy out è l’Employee Stock Ownership (E.S.O.), tecnica molto utilizzata negli Stati Uniti, a motivo delle agevolazioni fiscali connesse al suo utilizzo. L’ESOP è “uno strumento previdenziale che prevede la costituzione da parte di un’impresa di un trust, ossia un’entità legale distinta, in cui l’impresa apporta azioni di nuova emissione o fondi per l’acquisto di azioni già esistenti205”. Gli ESOP nascono originariamente come strumento di incentivazione manageriale. Legare i destini finanziari dei manager a quelle del sistema è una tecnica suggerita 204 Gaia Postiglione, Le Cooperative come strumento per il superamento della crisi di impresa: Workers buyout – le aziende comprate dai dipendenti, in Tax&Law360, 26 marzo 2014 205 Massimo Pancamo, Fabio Sattin, “Employee Buy Out, i dipendenti partecipano all’azionariato dell’impresa” , in Amministrazione & Finanza, fascicolo n.15/17, 2005, p.III 120 dalla teoria dell’agenzia, per ridurre potenziali conflitti d’interesse e per aumentare la motivazione e l’impegno nelle attività di governo dell’impresa206. E’ difficile trovare, ormai, un’impresa di medie dimensioni, che non utilizzi questo sistema di incentivazione manageriale; infatti una serie di motivi, dei quali si parlerà più avanti, stanno spingendo un numero crescente di imprese ad estendere i piani di ownership a tutti i dipendenti. Quest’ambito d’azione risulta essere tra i principali obiettivi della Raccomandazione del 7 dicembre 1994 della Commissione Europea, la quale recentemente, ha sottolineato esplicitamente l’importanza del trasferimento della proprietà ai dipendenti, quale misura specifica per facilitare la successione d’attività nelle PMI207. Lo schema di un leveraged ESOP( figura 17) è simile a quello di un’operazione di leveraged buy out (LBO) ordinario, effettuata con l’intervento di un fondo pensione. Le fasi salienti possono essere riassunte in cinque punti: 1. I dipendenti, soggetti promotori, hanno l’obiettivo di acquisire la società bersaglio (Target), cioè l’azienda stessa in cui lavorano; 206 Vender J., “Il leveraged buyout: una tecnica finanziaria per acquisire la proprietà di un’azienda”, in Finanza Marketing e Produzione, fascicolo n.1, 1986, p.36. 207 Jens Lowitzsch, Employee Stock Ownership Plans (ESOPs): Un veicolo per garantire la successione nelle PMI, Conferenza di ROMA CESOS / Inter-University Centre - CNEL, Villa Lubin, 29 Ottobre 2009 121 2. I dipendenti creano una nuova società, la Newco, versando delle quote; 3. La Newco si indebita presso un Istituto Bancario e costituiscono un E.S.O; 4. L’E.S.O. si indebita a sua volta e investe la somma presa a prestito nel capitale della Newco, che allo stesso tempo garantisce il debito contratto dall’E.S.O.; 5. La Newco, disponendo dei mezzi finanziari e liquidità, può acquisire la Target company. La Newco si impegnerà a restituire la somma richiesta in prestito per costituire il fondo e, generalmente, il contributo versato è tale da coprire l’onere che l’ESOP deve sopportare per il pagamento degli interessi ed il rimborso del debito208. 208 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 122 Figura 17 Gli E.S.O.P. operano dunque attraverso fondi fiduciari (trust) istituiti dall’azienda per detenere titoli e altri investimenti dei dipendenti, finché questi non lasciano l’azienda. Le azioni acquisite dall’ESOP sono attribuite ai singoli dipendenti secondo criteri percentuali che tengono conto sia dello stipendio che dell’anzianità di servizio del partecipante. Per quanto riguarda la contribuzione al fondo, nella maggior parte dei casi, è a carico del solo datore di lavoro, tipologia “defined contribution plan” che si 123 distingue da quella “defined benefit plan”, secondo la quale il lavoratore corrisponde una somma per integrare il contributo versato dal datore di lavoro209. Nella prima alternativa, i lavoratori non devono versare parte della loro retribuzione e quindi i salari non vengono toccati. In questo caso, essi non corrono alcun rischio nell’operazione, il quale, invece, è assunto dall’ESOP. Quest’ultimo è dunque alimentato dai contributi versati dall’azienda e la pensione dipenderà dal valore capitalizzato di questi contributi210. La società Newco, nel frattempo, verserà contributi in denaro al Piano per consentire il rimborso del prestito. Una volta ripagato il prestito, un numero di azioni uguali alla percentuale di prestito ripagato, in quel determinano anno, viene assegnato ai conti titoli dei lavoratori. Se invece il Piano non prende denaro in prestito, allora, quando le azioni o il denaro vengono versati allo stesso, quest’ultime vengono subito assegnate ai conti titoli dei lavoratori, proporzionalmente alla loro retribuzione211. Chi aderisce al fondo, non può cedere ad altri o alienare la propria quota fino a quando non vada in pensione o lasci l’azienda; per chi recede dal contratto di lavoro, 209 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 210 Grassini A.F., Bona M., “Leveraged buy-out: un istituto da diffondere in Italia?”, Il Mulino, Bologna, 1991, pp.166-168 211 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 124 invece, per motivi diversi dalla morte o dal pensionamento, si applicano dei criteri di liquidazione complessi che mirano a disincentivare il lavoratore dal cambiare azienda212. L’E.S.O. può investire anche la totalità del proprio patrimonio in titoli emessi dall’azienda da cui è stato costituito, e questa peculiarità lo distingue dagli altri fondi d’investimento. La gestione del fondo spetta agli Employee Stock Ownership Trusts (ESOTs). Tramite l’utilizzo della forma di fondo fiduciario (trust), l’ESOP permette di delegare il controllo delle azioni che detiene. Il soggetto fiduciario esercita il diritto di voto, mentre i lavoratori sono i beneficiari finanziari del fondo. Il buy-out sviluppa un meccanismo attraverso il quale i dipendenti, che lasciano l'azienda, possono vendere le proprie azioni a quelli rimasti in azienda. Spesso in questi casi è il Trust ESOP che si occupa dell’acquisto delle azioni e loro riallocazione213. Il fondo quindi, crea un mercato per le azioni degli azionisti che vanno in pensione, di vitale importanza nelle PMI non quotate in borsa, che non hanno altra fonte immediata di liquidità. Di conseguenza gli ESOP possono facilmente rilevare il 212 Grassini A.F., Bona M., “Leveraged buy-out: un istituto da diffondere in Italia?”, Il Mulino, Bologna, 1991, pp.166-168 213 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 125 capitale di uno o più azionisti e permettere al tempo stesso agli altri partner di mantenere la propria posizione azionaria214. Dal punto di vista degli azionisti questa possibilità rappresenta uno dei vantaggi fondamentali degli ESOP. In definitiva i Piani di ownership forniscono ai proprietari d’attività economiche, l’opportunità di diversificare il portafoglio degli investimenti senza dover affrontare, allo stesso tempo, il costoso processo di procedere a sottoscrizione pubblica del proprio capitale. Grazie ai piani di ownership, al momento di un cambio di controllo, la proprietà viene trasferita ai lavoratori, che sono più motivati poiché hanno un interesse primario nel successo a lungo termine dell’azienda215 (figura 18). 214 Jens Lowitzsch, Employee Stock Ownership Plans (ESOPs): Un veicolo per garantire la successione nelle PMI, Conferenza di ROMA CESOS / Inter-University Centre - CNEL, Villa Lubin, 29 Ottobre 2009 215 Jens Lowitzsch, Employee Stock Ownership Plans (ESOPs): Un veicolo per garantire la successione nelle PMI, Conferenza di ROMA CESOS / Inter-University Centre - CNEL, Villa Lubin, 29 Ottobre 2009 126 Figura 18 Jens Lowitzsch, Employee Stock Ownership Plans (ESOPs): Un veicolo per garantire la successione nelle PMI, Conferenza di ROMA CESOS / Inter-University Centre - CNEL, Villa Lubin, 29 Ottobre 2009 L’ESOP può quindi rappresentare un’attraente alternativa alla vendita dell’azienda ad attori esterni, specialmente quando si desidera che il controllo dell’attività rimanga all’interno della famiglia o di un gruppo specifico di dipendenti. Riassumendo, un ESOP è un trust che prende in prestito il denaro da un istituto finanziario, al fine di acquistare le azioni a nome dei dipendenti dell'impresa. Il prestito può essere rimborsato con prelevamenti effettuati sugli utili aziendali, sui 127 dividendi pagati sul capitale detenuto dall’Esop o (in rari casi) dalle riduzioni degli stipendi dei dipendenti216. Alternativamente l’ESOP può indebitarsi per l’acquisto di azioni di nuova emissione o esistenti dell’impresa, ripagando l’indebitamento contratto attraverso gli apporti di capitale di quest’ultima. Si parla in questo caso di leveraged ESOP. Le azioni acquisite dall’ESOP sono attribuite ai singoli dipendenti in relazione alla loro anzianità di servizio: quando il lavoratore lascia la società riceve le sue azioni, che la società stessa ha l’obbligo di riacquistare al fair market value, qualora per esse non esista un mercato regolamentato217. In ultima analisi occorre sottolineare due aspetti: l’indebitamento è imputato a due soggetti diversi, la Newco e l’ESOP e l’intera operazione gode di un alto livello di risparmio fiscale, di agevolazioni fiscali, motivo di successo di queste operazioni218. 216 Jens Lowitzsch, Employee Stock Ownership Plans (ESOPs): Un veicolo per garantire la successione nelle PMI, Conferenza di ROMA CESOS / Inter-University Centre - CNEL, Villa Lubin, 29 Ottobre 2009 217 Massimo Pancamo, Fabio Sattin, “Employee Buy Out, i dipendenti partecipano all’azionariato dell’impresa” , in Amministrazione & Finanza, fascicolo n.15/17, 2005, p.III 218 Jens Lowitzsch, Employee Stock Ownership Plans (ESOPs): Un veicolo per garantire la successione nelle PMI, Conferenza di ROMA CESOS / Inter-University Centre - CNEL, Villa Lubin, 29 Ottobre 2009 128 5.1 Strumenti utilizzati nel contesto cooperativo Oggi è ancora possibile assistere alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese attraverso il workers buy out, nonostante il difficile contesto economico italiano, grazie al sistema finanziario cooperativo. È difatti possibile, quando si hanno le carte in regola, superare la fase di start up219. Di seguito si è cercato di raggruppare per punti i maggiori enti del sistema cooperativo, che come detto più volte sostengono le operazioni di WBO in Italia: Coopfond ad esempio, sottoscrive partecipazioni, ossia interventi rotativi e si collega con società, consorzi, operanti a livello regionale e con società di investimento che operano per lo sviluppo e la qualificazione della cooperazione. Il Fondo Mutualistico di Legacoop220, per sostenere queste iniziative, cerca di migliorare e rafforzare il suo intervento, facendo rete con altri istituti di credito, attraverso convenzioni per il reperimento di capitale di debito. Gli accordi di collaborazione sono sottoscritti con primari istituti di credito che, spesso, sono assistiti dalla garanzia rilasciata da uno dei Consorzi Fidi che aderisce a Legacoop e/o alle altre centrali cooperative. 219 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 220 Aldo Soldi - Direttore generale, Linee Generali dell’attività di Coopfond da coopfond.it 129 Legacoop ha promosso anche la costituzione di Cooperfidi Italia, Consorzio Nazionale di Garanzia Fidi, nato nel 2009 dalla fusione di nove consorzi fidi territoriali preesistenti. Cooperfidi Italia221 è la struttura di garanzia nazionale del sistema cooperativo sostenuta da Legacoop e da altre due associazioni della cooperazione italiana, Agci e Confcooperative, unite nella Alleanza delle Cooperative Italiane (ACI). Si tratta di un importante istituto che ha il compito di erogare, a favore delle banche, garanzie (fideiussioni), a prima richiesta, a costi contenuti, al fine di consentire alle imprese cooperative di accedere al credito a condizioni agevolate. Cooperfidi Italia222 rilascia, dunque, garanzie agli istituti di credito convenzionati, per gli affidamenti di cui le cooperative potrebbero aver bisogno nel finanziamento della fase start-up. Grazie a queste convenzioni, le cooperative possono ottenere uno scoperto di conto corrente o anticipi fattura, finanziamenti che gli istituti di credito, generalmente, non concedono a nuove realtà, soprattutto in tempo di crisi. 221 222 Tratto da Sezione Presentazione in Cooperfidi.it Tratto da Sezione Servizi e Prodotti in Cooperfidi.it 130 Nell’operazione di workers buy-out si ha anche il sostegno concreto delle istituzioni locali, delle banche territoriali. Fidi Toscana223 è un ente nato per iniziativa della regione Toscana con lo scopo di agevolare l'accesso al credito alle piccole e medie imprese; il sistema di garanzie di Fidi Toscana, con un fondo ad hoc, garantisce il credito delle banche alle cooperative di lavoratori che impiegano i soldi della cassa integrazione, per rilevare la loro azienda fallita. Un altro esempio di convenzione è quella con la Banca Popolare Etica224. L’istituto di credito ha deciso di sperimentare nuove forme di sostegno alle imprese e all’occupazione attraverso il progetto di workers buy-out. Banca Popolare Etica, in collaborazione con il Sistema Legacoop, sostiene la gestione quotidiana, la liquidità e gli investimenti, rilasciando finanziamenti attraverso linee di credito e garanzie a favore di terzi (fideiussioni). La banca offre molte possibilità di finanziamento che si distinguono nelle macro classi di finanziamento a breve termine e finanziamento a lungo termine. I finanziamenti a breve più concessi in queste operazioni sono: l’apertura di credito in conto corrente o lo scoperto di conto corrente, lo sconto cambiario 223 224 Tratto da Sezione Profilo in Fiditoscana.it Tratto da Sezione Chi siamo in Bancaetica.it 131 commerciale (sconto di effetti), l’anticipo su fatture (80% anticipo fatture) e il castelletto salvo buon fine (100% smobilizzo Riba). la Banca Unipol225 presenta delle soluzioni per le cooperative aderenti a Legacoop, ossia finanziamenti chirografari, finanziamenti per la costituzione di nuove cooperative o, in fase di avvio, in collaborazione con Coopfond e Cooperfidi Italia, finanziamenti a medio termine per la realizzazione di investimenti e per il sostegno finanziario allo sviluppo; infine, finanziamenti a breve termine (castelletto sbf/anticipi fatture, smobilizzo crediti al 100%). Inoltre, è stata costituita una società Cooperfactor, finalizzata a realizzare operazioni di anticipazione e gestione di crediti di imprese cooperative verso la Pubblica Amministrazione. il Consorzio Finanziario Nazionale226 (CCFS) di Legacoop, aiuta nella definizione degli accordi finanziari, fornisce la propria preziosa collaborazione partecipando attivamente alla rete a disposizione delle cooperative. Questo ente delibera finanziamenti che si sommano a quelli forniti dai due principali soci finanziatori (C.F.I. e Coopfond) per consentire alla nuova cooperativa di disporre delle risorse necessarie allo start-up del progetto imprenditoriale, soprattutto in ottica di gestione del fabbisogno di capitale circolante. CCFS eroga finanziamenti garantiti da Consorzi Fidi e da Cooperfidi Italia ed inoltre sta preparando, con Legacoop e Cooperfactor, 225 226 Tratto da Sezione Soluzioni in Unipolbanca.it Tratto da Chi siamo in Ccfs.it 132 un nuovo strumento al fine di sottoscrivere e versare quote di capitale sociale. Gli intermediari finanziari presentati in questo paragrafo contribuiscono ed aiutano le Newco dei WBO nel processo di copertura dei suoi fabbisogni di capitale. Capitolo 4: Alcuni casi di successo Il workers buy out, come già accennato più volte durante questo lavoro, è una tecnica finanziaria non molto diffusa in Italia, spesso utilizzata da aziende di mediepiccole dimensioni, e non sempre oggetto di studio da parte del mondo accademico. Questo non agevola il reperimento di dati, notizie, informazioni. Data la pochezza del materiale a disposizione riguardo i casi aziendali, si prenderanno in analisi più imprese, cercando di dare un quadro completo della casistica. L’analisi è stata compiuta sulla base dei dati forniti gentilmente da Coopfond e dall’aziende interessate, contattate prima telefonicamente e poi tramite mail. Partendo dai dati Coopfond (figura 19/20) relativi ad un arco temporale di 6 anni, dal 2008 al 2014, si è arrivati poi ad un analisi dettagliata di alcune cooperative. Il fondo mutualistico di Legacoop ha assistito un totale di 35 operazioni di WBO, coinvolgendo 670 soci, 810 lavoratori interessati, per un intervento totale di 10.698.000 €, divisi in 5.181.000€ per Capitale Sociale e 5.517.000€ per 133 Finanziamenti erogati. Le regioni maggiormente interessate sono state l’Emilia Romagna con 14 casi e la Toscana con 12, per il resto d’Italia, l’intervento del fondo può considerarsi quasi marginale227. Figura 19 227 Dati estrapolati dalle Slide gentilmente concesse da Coopfond, Beatrice Puccetti, Responsabile Area Progetti 134 Figura 20 Slide gentilmente concesse da Coopfond, Beatrice Puccetti, Responsabile Area Progetti Le operazioni poste in essere nel periodo in analisi, sono state caratterizzate da interventi quasi egualmente ripartiti tra capitale e prestito, come testimoniato dai seguenti dati: Dimensione delle operazioni: 3 di importo rilevante, € 800.000 e oltre; 5 di importo medio, € 400.000 – 799.000; 27 di importo medio piccolo, € 100.000 – 399.000; Investimenti: in 16 casi superiori al milione di €uro; 135 in 7 casi tra € 500.000 ed 1 milione; in 12 casi inferiori a € 500.000; Base sociale: In 8 casi superiore a 30 soci; in 17 casi tra 10 e 30 soci; in 10 casi inferiori a 10 soci228. 1. Primo caso in Italia: Industria Plastica Toscana Società Cooperativa per azioni La storia della I.P.T. è un po' quella della plastica e del suo formidabile accerchiamento della nostra esistenza. E' la storia di un'azienda che da piccola diventa la più grande d'Italia e una delle maggiori in Europa, si ammala di 'gigantismo', passa di mano in mano, collassa e muore per poi rinascere come cooperativa di ex dipendenti. Era il 1966 quando la neonata Pastucol (l'antenata della Ipt) iniziò a produrre sacchetti di plastica. Era poco più di un'azienda artigiana, ma si trovò davanti un mercato in sviluppo, davvero insperato. Tant'è che ben presto cominciò a ricevere pressanti attenzioni dalla Mobil Chemical229. 228 Dati estrapolati dalle Slide gentilmente concesse da Coopfond, Beatrice Puccetti, Responsabile Area Progetti 229 Laura D’Ettole, Lavoro dalla plastica - La produzione di shopper nel Mugello, in unicoopfirenze.it, 01 Luglio 1997 136 La Mobil acquistò la Pastucol e partì lanciata alla conquista dell'Europa. Lo volle fare da par suo, con progetti grandiosi. Nacquero così ben tre stabilimenti (uno a Cesenatico e due a Scarperia) e furono assunti quasi 500 dipendenti. All'inizio degli anni ‘80 la Mobil perde, insieme a parecchi miliardi, la speranza di accaparrarsi una buona fetta del mercato europeo e nel 1983 decide di vendere. La finanziaria che acquista la Pastucol procede con una cura da cavallo. Chiude lo stabilimento di Cesenatico, blocca le assunzioni, riduce le dimensioni e fa nuovi investimenti. Ma le cose continuano a non funzionare. Nel 1994 si ha il tracollo. L'80% dei 210 dipendenti va in cassa integrazione e l'azienda finisce in concordato preventivo. A questo punto alcuni dipendenti e membri del consiglio di fabbrica lanciano l'idea di costituirsi in cooperativa per rilevare l'azienda. Ebbe così inizio la storia dell’IPT230. L’azienda Industria Plastica Toscana produce sacchetti di plastica e pellicole per uso alimentare e anche prodotti da imballo secondario (shopper da asporto, sacchi rifiuti, ecc). L’ormai famosa cooperativa di Scarperia rappresenta oggi una delle realtà italiane più importanti nel settore dell’imballaggio a film sottile, con prodotti come shopper da asporto, sacchi nettezza o materiale tecnico per alimenti. I risultati raggiunti 230 Laura D’Ettole, Lavoro dalla plastica - La produzione di shopper nel Mugello, in unicoopfirenze.it, 01 Luglio 1997 137 dall’IPT con il bilancio 2013 hanno permesso non solo di mantenere stabile l’occupazione (l’impresa attualmente occupa 51 lavoratori, di cui 37 soci), ma anche di confermare la tendenza a un consolidamento dei volumi produttivi e a un progressivo aumento del valore della produzione. A seguito di una fase di riorganizzazione produttiva avviata nel 2006 l’azienda ha infatti raggiunto obbiettivi crescenti come dimostrato dai seguenti dati: nel 2010 un fatturato di oltre 14 milioni di euro, nel 2011 di oltre 26 mln con 45 dipendenti, nel 2012 di oltre 27 mln e nel 2013 di oltre 28 mln. Nel triennio, il fatturato medio è di Euro 18.000.000 e il numero medio di addetti è di 40. Lo scorso anno, in particolare, è stata ulteriormente consolidata la diversificazione della produzione del biodegradabile e compostabile avviata 12 mesi prima, con grandi investimenti in innovazione impiantistica ed infrastrutturale e con la ricerca di nuovi spazi nel mercato.231 Considerando questi dati, il settore delle bioplastiche, selezionato con criteri analoghi, è composto solamente da 16 aziende. (Figure 21/22) 231 A.P. Industria Plastica Toscana, vent’anni di crescita e responsabilità sociale - La cooperativa di Scarperia si conferma tra le più importanti imprese italiane del settore, in Qui Firenze Pagina economica, 12 Maggio 2014 138 Figura 21 Figura 22 Tabelle Tratte da: Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buyout come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 IPT – Industria Plastica Toscana è in piena fase di sviluppo e dopo risultati di gestione sia positivi che negativi, da quattro esercizi consecutivi sta registrando utili 139 in forte crescita232. L’incremento della produzione è riconducibile alla scelta imprenditoriale di convertire tempestivamente la produzione di shoppers in plastica al biodegradabile come imposto dal Decreto Legge n.296, 26 Dicembre 2006 che vieta la commercializzazione di sacchi di plastica per il trasporto delle merci. Questo ha però comportato un aumento dei costi di produzione, nello specifico delle materie prime nel 2011, ma grazie al contenimento dei costi di struttura, il reddito operativo è in recupero. Il settore nel triennio registra alti valori di redditività, una crescente concorrenza nazionale ed internazionale e buone potenzialità di sviluppo, grazie all’attenzione crescente di molte persone alla tutela dell’ambiente, all’ecologia e al problema di smaltimento rifiuti, si tratta quindi, di un mercato caratterizzato da un’espansione accelerata e molto redditizio233. Ma il settore richiede anche ingenti investimenti. Gli investimenti dell’azienda sono necessari al soddisfacimento delle esigenze produttive e, per sostenerli, IPT chiede due finanziamenti a Coopfond(figura 23) in collaborazione con Cariparma e CCFS. 232 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 233 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 140 Figura 23 Slide gentilmente concesse da Coopfond, Beatrice Puccetti, Responsabile Area Progetti Dal Punto di vista patrimoniale, l’azienda si presenta in equilibrio, gli investimenti sono sostenuti con adeguate fonti di finanziamento a medio termine. I.P.T. ha incrementato l’indebitamento verso terzi, l’indice debt/equity ratio è aumentato particolarmente nell’ultimo esercizio; nel 2011 rilevante è il debito bancario a breve a sostegno del circolante che si unisce all’elevato indebitamento finanziario a medio, cioè verso banche e altri finanziatori. L’azienda ha previsto un altro piano 141 di investimenti per i prossimi due anni e la diversificazione della gamma dei prodotti234. In ultima analisi, IPT è riuscita a cogliere l’opportunità e si è adeguata tempestivamente alle dinamiche del mercato con percorsi di investimenti ed è riuscita a reggere la competizione. E’ riuscita a raccogliere importanti referenze della grande distribuzione organizzata italiana (GDO) e così il prodotto di larghissimo consumo, innovativo e di qualità, è distribuito in tutti i punti vendita della GDO. Analisi positiva quindi, confermata anche dalle dichiarazioni del presidente IPTGraziano Chini – rilasciate in una recente intervista235: “Crediamo di aver contribuito a mantenere nel nostro territorio una realtà produttiva significativa. Dal sistema cooperativo abbiamo avuto sostegno e condivisione del nostro progetto, ma molto è dipeso anche dalla volontà e capacità del nostro corpo sociale, determinanti nell’affrontare le problematiche connesse anche all’attuale crisi generale.” “La ragione sociale e le finalità mutualistiche che ci caratterizzano – ha voluto sottolineare, il presidente dell’IPT – hanno spinto e continuano a spingere gli amministratori e i soci-dipendenti ad adoperarsi non solo per garantire continuità produttiva e occupazionale, ma anche per dare la giusta attenzione alle questioni 234 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 235 A.P. Industria Plastica Toscana, vent’anni di crescita e responsabilità sociale - La cooperativa di Scarperia si conferma tra le più importanti imprese italiane del settore, in Qui Firenze Pagina economica, 12 Maggio 2014 142 della sicurezza sul lavoro e della salute in fabbrica, oltre che ai temi della qualità ambientale e dello sviluppo sostenibile del territorio”. 2. WBO nella cantieristica navale: Cantiere Navale Polesano Società Cooperativa per azioni Il Cantiere Navale Polesano svolge l’attività di produzione di imbarcazioni da diporto, pescherecci di piccole e medie dimensioni per il trasporto merci all’interno del sistema fluviale Padano e della Laguna di Venezia e allo stesso opera nella manutenzione e fornitura accessori e servizi. I principali competitors diretti della cooperativa sono rappresentati dal Cantiere Navale di Chioggia e dal Cantiere di Cremona (Costruzioni Navali S.p.a.), ma la concorrenza si rileva relativamente competitiva, sia nell’ambito lagunare che in quello fluviale. La cantieristica navale italiana è influenzata nel 2009 dalla crisi economica congiunturale. Il periodo di recessione, il blocco ordini a livello internazionale, la crescente capacità produttiva dei cantieri navali cinesi, ha comportato un calo di commesse e di ordini per nuove costruzioni ai cantieri navali, con conseguente flessione della produzione industriale e del fatturato. Negli ultimi dieci anni di attività, C.N.P. ha sempre registrato un risultato economico positivo. Solo nel 2011, si è verificato un pesante calo della produzione; il motivo può essere riconducibile 143 alla crisi economica poiché nel 2010 il fatturato era aumentato a seguito dell’investimento realizzato nell’anno precedente236. Nel 2009 infatti la cooperativa ha deciso il trasferimento della propria attività presso un nuovo cantiere più adeguato in termini dimensionali, strutturali e qualitativi, a supportare lo sviluppo della sua attività ed arrestare la perdita di funzionalità dovuta alla mancanza di spazi e di attrezzature adeguate nell’attuale sistemazione di Porto Viro. Per tali ragioni la cooperativa ha avviato un piano di sviluppo incentrato sul trasferimento dell'attività presso una nuova sede dotata di attrezzature moderne ed efficienti che ha permesso di adeguarsi alle esigenze dei clienti che possiedono imbarcazioni di dimensioni maggiori. Ha acquisito un nuovo bacino galleggiante, da realizzare presso un cantiere navale dell’area del Nord Adriatico. Nel corso del 2011, i costi di maggiore incidenza sono in particolare, quelli afferenti al finanziamento in leasing concesso da Coopfond (figura 24) per realizzare l’investimento sopra citato. La redditività globale dell’azienda diminuisce bruscamente nell’ultimo anno e, dopo vari anni di risultati positivi, l’impresa chiude con una lieve perdita. La situazione finanziaria di C.N.P. è favorevole per realizzare l’ingente piano di sviluppo in quanto è caratterizzata da assenza di indebitamento finanziario verso terzi, non sono presenti né debiti verso banche a breve e a medio né debiti verso 236 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 144 altri finanziatori. A pesare sull’ultimo risultato, gli effetti della crisi economica, ma nel complesso la società si dimostra solida e consolidata sul settore di riferimento. Figura 24 Slide gentilmente concesse da Coopfond, Beatrice Puccetti, Responsabile Area Progetti Oggi la società è attiva per opera di un workers buy out avvenuto nel 1990 e si posiziona nella fase di maturità. Al termine dell’esercizio 2011, la cooperativa registra un fatturato pari a Euro 1.281.200 con 19 dipendenti. Nel triennio, il fatturato medio è di Euro 1.382.864 e il numero medio di addetti è di 20. 145 Considerando questi dati, il settore della cantieristica navale è composto da 30 aziende selezionato con i seguenti criteri rappresentanti in figura. (figure 25/26) Figura 25 Figura 26 Immagini tratte da: Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buyout come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 146 3. WBO nel tessile: Art Lining Società Cooperativa per azioni L’Art Lining società cooperativa nata nel 2009 dalle ceneri della Lincra Srl, produce e commercializza interni per cravatte e cravatte finite di fascia medio alta e si colloca nel settore tessile che rappresenta uno dei settori più importanti con più di 300.000 addetti ed un’incidenza di circa il 2% sul PIL. Una serie di investimenti sbagliati prima, e poi la crisi del mercato americano dove era concentrato l'export, hanno costretto la vecchia proprietà a dichiarare fallimento, nel settembre del 2008. Nessun imprenditore era disposto a rilevare l'attività. Una stasi durata un anno, poi la decisione, insieme ad altri dieci dipendenti, di diventare una cooperativa e di ricominciare con le proprie forze. I soci fondatori sono gli ex –dipendenti di Lincra srl che da sempre ha contribuito alla gestione amministrativa, commerciale e produttiva della stessa acquisendo in tal modo esperienza e rilevanti qualifiche professionali. Il Tfr è diventato il nuovo capitale sociale, 120mila euro. Ai quali si sono aggiunti, il riscatto della mobilità anticipata, circa 6.500 euro per socio, gli 80mila euro di fondi della finanziaria di Legacoop (l'associazione nazionale delle cooperative), e 200mila euro di Coopfond (fondo mutualistico delle coop). Soldi necessari per 147 riaccendere le macchine e riempire quegli scatoloni, che oggi raccontano di un'azienda rinata237. Avendo a disposizione il ramo d’azienda dell’ex- Linca srl e quindi l’immobile, gli impianti e le attrezzature, l’Artlining è in grado di garantire un servizio e un prodotto di altissima qualità, garantito da un know how ventennale, che da sempre soddisfa la clientela più esigente, ovvero le migliori griffe del mercato nazionale ed internazionale238. Sfida non facile, quella raccolta dagli ex operai Linca, dato che negli ultimi anni ci si trova a fronteggiare nuovi scenari competitivi: paesi a basso costo del lavoro e paesi ad alti livelli di investimenti, con elevati standard qualitativi. In queste difficili condizioni di mercato, l’imprenditoria nazionale si deve confermare con nuove strategie, nuovi prodotti, migliore qualità, flessibilità e personalizzazione. Inoltre si aggiungono gli effetti negativi della crisi economica congiunturale e il settore risente del calo del potere d’acquisto degli italiani. Nel primo anno di start up, l’impresa presenta dati negativi di redditività a tutti i livelli che si allineano a quelli del settore di riferimento239. L’azienda opera cercando di eliminare gli elementi di criticità che hanno condotto la società precedente al tracollo, infatti nel 2010, registra i primi risultati positivi 237 ARCANGELO ROCIOLA, Lavoratori manager per salvare l’azienda fallita, da RE Le inchieste di Repubblica.it 11 marzo 2014 238 Tratto dalla scheda Chi Siamo, artlining.com 239 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 148 con soddisfacenti indici di redditività e l’azienda chiude con utile di 29.968 Euro grazie al recupero di efficienza e alla strategia di razionalizzazione di un ciclo produttivo, l’azienda esternalizza i processi non economicamente profittevoli se eseguiti internamente. Il 2011 l’azienda è caratterizzata da una sostanziale calo della redditività sia del capitale proprio, sia della gestione caratteristica e del capitale investito nell’attività operativa rispetto all’anno precedente. A fronte di aumento della quantità venduta e del fatturato, s’innalza il livello di produzione così come il tasso di crescita dei prezzi di acquisto delle materie prime e dei tessuti in linea con l’aumento dell’inflazione annua (circa 3%) comportando quindi un rilevante livello di costi variabili. Il margine di contribuzione si contrae, ma riesce a coprire i costi fissi (costo del lavoro e il costo di affitto dell’immobile). Il fabbisogno finanziario è legato a modesti investimenti per acquisire i macchinari e il ramo d’azienda e alle spese di costituzione. Nell’ultimo anno l’impresa aumenta l’indebitamento bancario, soprattutto quello a breve e risulta quindi più indebitata e più rischiosa rispetto gli anni precedenti. La struttura patrimoniale, grazie al buon livello di capitalizzazione sostenuta dall’apporto di capitale di rischio da parte dei soci cooperatori e dei soci finanziatori, Coopfond (figura 27) e CCFS, del contenimento del magazzino per la velocità del processo produttivo, dell’esternalizzazione di alcune funzioni si presenta relativamente equilibrata. Nel complesso, l’impresa in questione presenta una situazione stabile in termini di redditività ed è coerente con risultati evidenziati dal settore. 149 Figura 27 Slide gentilmente concesse da Coopfond, Beatrice Puccetti, Responsabile Area Progetti Ad oggi Art Lining Soc. Cooperativa è un’azienda attiva dal 2009, in fase di start up. Al termine dell’esercizio 2011, Art Lining registra un fatturato pari a Euro 2.308.350 con 12 dipendenti. Nel triennio, il fatturato medio è di Euro 1.870.728 e il numero medio di addetti è di 12. Considerando questi dati, il settore tessile è 150 composto da 36 aziende selezionato con i criteri simili all’azienda oggetto di studio240. (figure 28/29) Figura 28 Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 240 151 Figura 29 Tabelle tratte da: Verdiana Roncato, Le operazioni di Buy-out in Italia. Focus sul Workers buy-out come strumento per gestire la crisi. Tesi di Laurea Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Amministrazione, Finanza e controllo, Anno Accademico 2011 / 2012 Un trend tutto sommato positivo, racchiuso nelle parole del Presidente di ArtLining Roberto Ferrari, rilasciate in una recente intervista a Coffe Break241: “ Il mio sogno è sperare che fra dieci anni riusciremo a raggiungere gli obiettivi che si raggiungevano negli anni 90’, pur partendo da una piccola realtà.” 241 Dichiarazioni tratte da Coffee Break, programma televisivo su LA7, 12 Novembre 2013 152 Bibliografia Aifi, “Guida M&A. 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