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Klaus Hagerup
Le paure di Olle
Nessuno era più fifone di Pappamolle, alias Olle Simonsen. Olle Simonsen, che
soffriva di vertigini e aveva paura del buio. Olle Simonsen, che era convinto di venire
incenerito da un fulmine non appena si fosse azzardato a calpestare il bordo del
marciapiede e che per niente al mondo avrebbe osato prendere l’ascensore. Olle
Simonsen, che aveva paura dei ragni e dei cani e di tutto quello di cui si può avere
paura a questo mondo. Per non parlare delle ragazze: lo terrorizzavano, lo facevano
arrossire con un semplice sguardo. Il che succedeva spesso, anche se lui non era
niente di speciale. Era il ragazzo più piccolo e mingherlino della sua classe nella
scuola «Ruud», con i capelli color sabbia e occhiali spessi dalla montatura marrone
che a tredici anni lo facevano sembrare un vecchietto. Ma non erano soltanto gli
occhiali a invecchiarlo: era anche tutta la paura che si portava addosso. Quando
camminava su e giù per il cortile della scuola in compagnia di Sigmund, strascicava i
piedi, a testa bassa.
– Un tappetto che sembra un vecchio bacucco1 – diceva Reidar, che aveva corso i
sessanta metri in 8,3 secondi e possedeva una mountain bike che costava un occhio
della testa. Olle la bicicletta non l’aveva.
Il solo pensiero di oscillare su un’impalcatura mobile a due ruote gli faceva venire la
nausea. Meglio andare a scuola a piedi anche se questo poteva essere molto
pericoloso: cani randagi e automobilisti daltonici2 che non distinguevano il rosso dal
verde. Non si poteva mai sapere.
Meglio andare sul sicuro. Ma un posto assolutamente sicuro esisteva?
Olle ne dubitava. Affrontava la vita come se stesse camminando su una fune
d’equilibrio. L’unica persona con cui legava era, stranamente, Sigmund, il ragazzo
più alto e più bravo della classe. Il padre di Sigmund era matematico e Sigmund
aveva impressionato tutta la classe con un tema sull’origine dell’universo. Aveva
parlato del Bing Bang, dei Buchi Neri e dell’Universo che si contraeva con la
massima naturalezza, come se si trattasse del resoconto di un viaggio alle Canarie. E
poi leggeva libri in inglese.
Almeno quattro compagne di classe erano segretamente innamorate di Sigmund, cosa
che lui prendeva senza scomporsi3.
– Guarda, Mika ti sta fissando – osservò un giorno Olle mentre stavano passeggiando
– perché Sigmund e Olle non camminavano, passeggiavano – avanti e indietro nel
cortile durante l’intervallo.
1. vecchio bacucco: vecchissimo, con valore spregiativo.
2. daltonici: il daltonismo un disturbo della vista che non permette di distinguere i colori.
3. scomporsi: turbarsi.
– Ti sbagli – rispose Sigmund pacatamente4. – Sta fissando te.
A quelle parole Olle arrossì, chinando ancora di più la testa.
– Era quello che temevo – sussurrò.
– Se le ragazze ti fissano, fissale anche tu – replicò Sigmund. – Vedrai se non la
smettono subito.
– Facile per te. Sei alto più di uno e settanta, mentre io sono un metro e mezzo scarso.
– Sì – fece Sigmund serio. – Probabilmente non smetterò di crescere prima di aver
raggiunto i tre metri.
– Così entrerai nel Guinness dei primati – disse Olle.
– Non mi interessa entrare nel Guinness dei primati. Voglio diventare astrofisico5.
Olle non aveva la più pallida idea di cosa fosse un astrofisico, comunque non riusciva
a capire come questo potesse impedire a Sigmund di entrare nel Guinness dei primati,
e glielo domandò.
– Secondo te quanti astrofisici ci sono nel libro dei Guinness? – chiese Sigmund.
– Non lo so.
– Neanche uno.
– Allora sarai il primo.
– Se diventerò alto tre metri, non avrò il tempo di diventare astrofisico. Troppi
problemi. Ciao Mika! – gridò.
Mika guardò verso di loro. Quando incontrò lo sguardo di Sigmund, arrossì.
– Non hai niente da fare, Mika?
– Eh?
– Sei preparata per il compito in classe di storia?
– Io... non so. Perché?
– Perché se no, non dovresti sprecare tempo prezioso fissando Pappamolle in questo
modo.
Mika diventò tutta rossa, aprì il libro che aveva in mano e finse di immergersi nella
lettura.
– Così si sistemano le ragazze troppo insistenti – disse Sigmund.
– Tu le sistemi, non io. Devi proprio chiamarmi Pappamolle?
– Ti chiamano tutti così.
– Sì, ma almeno tu potresti chiamarmi Olle.
– Sono tuo amico, vero?
– Sì.
– Ed è proprio per questo che ti chiamo Pappamolle – rispose serio Sigmund. – Tanto
gli altri lo fanno comunque. Se lo faccio anch’io, non è più un’offesa. Così ti ci
abitui.
– Per niente.
– Come fai a saperlo? Ho appena cominciato a chiamarti così.
Klaus Hagerup, Olle Pappamolle, traduzione di M. Podestà Heir, Salani
4. pacatamente: tranquillamente.
5. astrofisico: chi si occupa di astrofisica, ovvero la scienza che studia i fenomeni fisici e chimici
nello spazio.