rapporto segreto - Storia e Geografia

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8-02-2010
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Pagina 330
Laboratorio
Unità 21
1 L’Unione Sovietica
IL DOCUMENTO
L’atteggiamento
di Stalin verso
gli oppositori
Stalin abusò dei
suoi poteri senza
giustificazioni
politiche
Stalin era
diffidente
e sospettoso
Autore
Fonte
Epoca
Luogo
N. Kruscev
Storia dell’Urss
1956
Mosca
Tema Alcuni passi tratti dal cosiddetto
«rapporto segreto» presentato da
Kruscev al XX Congresso del Partito
comunista sovietico. È il testo che
segnò l’avvio della «destalinizzazione»
«Stalin non agiva con la persuasione, con le spiegazioni e la paziente collaborazione con gli
altri, ma imponendo le sue idee ed esigendo una sottomissione assoluta. Chiunque si opponeva ai suoi disegni o si sforzava di far valere il proprio punto di vista e la validità della sua
posizione era destinato a essere estromesso da ogni funzione direttiva, e in seguito “liquidato” moralmente e fisicamente. […]
Fu Stalin a formulare il concetto di “nemico del popolo”. Questo termine rese possibile l’uso
della repressione più crudele, in violazione di tutte le norme della legalità, contro chiunque
fosse in qualsiasi modo in disaccordo con lui.
Lenin impiegò metodi severi solamente nei casi assolutamente necessari: quando le classi
sfruttatrici esistevano ancora e si opponevano con forza alla rivoluzione, quando la lotta per
la vita rivestiva le forme più acute.
Stalin invece fece ricorso ai metodi estremi e alle repressioni in massa quando la rivoluzione era già vittoriosa, quando lo Stato sovietico era ormai forte, quando il nostro partito era
politicamente consolidato e rinforzato sia numericamente sia ideologicamente. Stalin dimostrò la sua intolleranza, la sua brutalità, e abusò dei suoi poteri. Invece di provare la giustezza della sua politica, egli scelse spesso la via della repressione e dell’annientamento fisico,
non solo contro i suoi reali nemici, ma anche contro individui che non avevano commesso
alcun delitto contro il partito e il governo sovietico.
I fatti provano che parecchi abusi sono stati commessi per ordine di Stalin in violazione delle norme del partito e della legalità sovietica.
Stalin era un uomo molto diffidente, morbosamente sospettoso. Era capace di guardare qualcuno e di dirgli: “Perché il vostro sguardo è così sfuggente oggi?” o: “Perché distogliete gli occhi oggi ed evitate di guardarmi in faccia?”. Questo sospetto morboso generava in lui una diffidenza verso tutti, perfino verso eminenti figure del partito che egli conosceva da anni. Dovunque e in ogni cosa egli vedeva “nemici”, “persone con doppio volto”, “spie”.
Possedendo un potere illimitato, si abbandonava all’arbitrio e annientava le persone. Nessuno poteva esprimere la propria opinione. Quando Stalin diceva che questo o quello doveva essere arrestato, bisognava ammettere sulla parola che si trattava di un “nemico del popolo”.»
1 Ricava informazioni al documento.
a Kruscev traccia nel rapporto un paragone tra i metodi e le motivazioni di Lenin e quelli di
Stalin. Sottolineali nel testo e mettili poi a confronto: come ne esce Lenin? E Stalin?
b L’espressione «nemico del popolo» ebbe la valenza, nell’uso che ne fece Stalin,
di un’arma mortale. A quale sorte erano destinati i «nemici del popolo»?
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