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Forse non tutto è relativo
Contributed by PIERO DI NEPI
Monday, 22 June 2015
Le vite e la fisica di Albert Einstein e Werner Heisenberg
Anche le date e gli anniversari possono risultare relativi. Nel 2015 stiamo festeggiando il centesimo compleanno della
Relatività. Forse. La Relatività cosiddetta “speciale” o “ristretta” venne infatti enunciata in due
sintetici scritti del 1905. E poi ancora un testo del 1916, nel quale si riassumevano le conclusioni della relatività ristretta,
aggiungendovi gli elementi di una teoria “generale” che di fatto andava a sostituire l’interpretazione
della gravità a suo tempo proposta da Isaac Newton. Ma i quattro scritti dedicati alla “Relatività generale”
erano apparsi nel 1915, sulla rivista dell’Accademia Prussiana. L’Europa era in guerra, e Prussia per molti
significava semplicemente militarismo prussiano. La teoria della relatività generale è l’analisi einsteiniana della
gravitazione e del campo gravitazionale. Se ne discute ancora oggi, e il risultato conclusivo non è in vista. Nella prima
fase Einstein liquidò definitivamente ogni possibilità di esistenza reale dell’etere, un mezzo ipotetico che avrebbe
dovuto permeare ovunque lo spazio. Grazie all’etere, secondo la scienza ottocentesca, si mettono in relazione
reciproca oggetti, fenomeni fisici ed eventi. Ma lo spazio e il tempo non sono contenitori vuoti da riempire. Sono gli
oggetti e gli eventi a determinare il “continuo” spazio-tempo. Ecco la sintesi di Einstein: “Gli oggetti
fisici non sono nello spazio, bensì spazialmente estesi. In tal modo il concetto di ‘spazio vuoto’ perde il suo
significato.”. La velocità della luce risulta assoluta e non sommabile con altre velocità per tutti gli osservatori, in
qualsivoglia punto dell’Universo, a prescindere dalle condizioni specifiche del sistema di riferimento nel quale
operano. Spazio, tempo, massa e movimento. Dunque energia. Ecco dunque l’equazione relativistica più famosa
del mondo: E=MC2. La massa può essere trasformata in energia. Lo sapevano bene gli scienziati di Hitler, che per primi
verificarono sperimentalmente a Berlino, nel dicembre del 1938, la fissione di un nucleo di Uranio 235. Werner
Heisenberg, l’uomo al quale i nazisti affidarono il programma per la costruzione di un’arma nucleare,
aveva poco a che fare con questi esperimenti, ma la sua vita e la sua fisica si incrociarono con quelle di Einstein, molto
strettamente. Heisenberg era ritenuto poco entusiasta dalle SS, finì sulla lista dei riluttanti. Il Ministero degli armamenti lo
considerava prezioso. Non aderì mai al Partito Nazionalsocialista, e si era fatto ostentatamente fotografare,
all’estero, con gli scienziati ebrei fuggiti dalla Germania. Non subì conseguenze. Il principio di indeterminazione di
Heisenberg interpreta con precisione la realtà come si manifesta alla scala delle particelle atomiche (quelle del CERN, per
intendersi) e dei fenomeni previsti dalle teorie quantistiche. “Nell’ambito della realtà le cui connessioni sono
formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono ad una completa determinazione di ciò che accade nello
spazio e nel tempo… L’accadere è piuttosto rimesso al gioco del caso.”. Ma questa situazione,
verificata da miriadi di esperimenti, risulta incompatibile con la cosmologia che deriva dalla relatività. E la relatività è così
potente da aver previsto il Big Bang, l’espansione dell’Universo, i buchi neri, l’energia oscura, fino
alla distorsione del tempo e dello spazio per velocità prossime a quella della luce. Einstein ribadiva periodicamente che
“il Creatore non gioca a dadi con il Suo universo”. Un ebreo troppo ebreo ancora una volta spiegava al
Signore dell’Universo come farebbe meglio a regolarsi, prescindendo dal principio di indeterminazione. Se
osserviamo le cose e le rispettive interazioni da una certa distanza vedremo campi (magnetici, elettrici,
gravitazionali…). Se ci avviciniamo alle distanze atomiche e particellari vedremo corpuscoli che obbediscono al
principio di indeterminazione. Un quanto (dal latino quantum) è il pacchetto minimo nel quale la realtà si avvolge. A
tutt’oggi non esistono prove sperimentali dell’esistenza delle onde gravitazionali che dovrebbero
attraversare il campo omologo, e neppure delle particelle che dovrebbero mediare la forza di gravità verificabile in ogni
momento, ogni giorno, a partire dai nostri corpi. Oggi the Big Science, la grande fisica, è di nuovo in Europa. Però nella
neutrale Svizzera - al CERN - grazie ad un gigantesco acceleratore di particelle. Il quale è concepito e costruito sulle
scoperte e le intuizioni rivoluzionarie di Einstein, di Fermi, e di Werner Heisenberg, un tedesco troppo tedesco che non fu
mai nazista ma ebbe l’incarico di fabbricare l’atomica di Hitler. Senza riuscirci, per fortuna. Nel 1954
Heisenberg ed Einstein si incontrarono per l’ultima volta, a Princeton. La conversazione fu fredda, ma cortese.
L’ebreo tedesco pensava di non aver nulla da rimproverare, se non la fisica probabilistica: “La sua fisica
non mi piace.”. Il tedesco che era stato ariano nel Terzo Reich pensava di non aver nulla di cui scusarsi. Anche le
date e le idee qualche volta possono risultare relative, e la biografia di Einstein fu condizionata dal suo essere ebreo
(rigorosamente inosservante), tedesco, e uomo-simbolo della ricerca scientifica nel ventesimo secolo. Sostenne la causa
e le lotte del sionismo, e tuttavia nel 1952 rifiutò la proposta di assumere la carica di Presidente dello Stato di Israele. Era
malato e molto anziano, ma temeva certamente l’identificazione totale della condizione ebraica con i problemi e la
dura quotidianità degli Stati sovrani.
PIERO DI NEPI
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