Pregiudizio, Disabilità e Lavoro:
variazioni del pregiudizio determinate dal
processo di inserimento lavorativo mirato
Mele Antonella
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SOMMARIO
Background……………………………………………………………………………………………………………………………………3
Generare salute…………………………………………………………………………………………………………………………….6
Obiettivi ……………………………………………………………………………………………………………………………………….9
Variabili ……………………………………………………………………………………………………………………………………….9
Composizione e stratificazione dei campioni……………………………………………………………………………….10
Ipotesi …………………………………………………………………………………………………………………………………………12
Metodo ……………………………………………………………………………………………………………………………………….12
Ipotesi dimensionale …………………………………………………………………………………………………………………..13
Strumenti di misurazione…………………………………………………………………………………………………………….15
Classificazione immagini …………………………………………………………………………………………………..15
Materiale …………………………………………………………………………………………..15
Procedura di somministrazione………………………………………………………….17
Attribuzione punteggi………………………………………………………………………..18
Differenziale semantico…………………………………………………………………………………………………….19
Concetti/stimolo…………………………………………………………………………19
Definizione delle scale………………………………………………………………..19
Modalità di presentazione…………………………………………………………..20
Definizione della procedura di somministrazione………………………..21
Schede del Differenziale Semantico…………………………………………………………………………………………….23
Immagini categorizzazione…………………………………………………………………………………………………………
Bibliografia ………………………………………………………………………………………………………………………………..31
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BACKGROUND
Questa ricerca esplorativa nasce dall’ intuizione che si ha passando in rassegna la letteratura sui
pregiudizi, gli stereotipi, il fenomeno della discriminazione e l’ attività svolta dall’UO SISL (Servizio
di Integrazione sociale e lavorativa) dell’ ASL di Taranto.
Molti ricercatori (Maras, 1993; Richardons e Green, 1971; Powlishta, Serbin, Doyle e White, 1994)
attraverso diverse esperienze, rilevano che le persone esprimono dei pregiudizi. Questi sono rivolti
ad un gruppo minoritario, all’interno della società, e che rappresenta il gruppo dominato rispetto
al gruppo dominante. I pregiudizi sono legati a caratteristiche proprie del gruppo minoritario che
subisce la discriminazione. Questo è un presupposto sul quale si basa la nostra ricerca. Un
contributo fondamentale viene dallo studio della ricerca trattata nell’articolo “l’effet du statu du
groupe d’appartenance sur les attitudes ethniques implicite set explicites cgez les enfants” di
Michael Dambrun, Juliette Gatto e Cécile Roche, Università Blaise Pascal, Clermont-Ferrand,
Francia: in questo articolo si vuole esplorare il concetto di “etnocentrismo” come atteggiamento
generale del gruppo dominante della popolazione francese e la tendenza inversa del gruppo
dominato dei magrebini. In letteratura, quindi, differenti ricerche metterebbero in evidenza come
la presenza di un pregiudizio influenzi gli atteggiamenti del gruppo oggetto di discriminazione.
Quest’ultimo avrebbe una tendenza a favorire il gruppo dominante piuttosto che il proprio gruppo
di appartenenza. Questo atteggiamento è indice di un’interiorizzazione del pregiudizio? Il
pregiudizio ha influenzato negativamente l’immagine che il gruppo discriminato ha di se stesso?
Oppure si tratta di un atteggiamento che riflette una desiderabilità sociale? Se invece il gruppo
dominato mostrasse anch’esso un atteggiamento di favoritismo verso il proprio gruppo, questo
sarebbe indice di assenza di un’influenza del pregiudizio sulla propria immagine o una tendenza a
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mantenere, solo in superficie, un’immagine positiva di se stessi? Sono queste le domande che
hanno guidato differenti ricerche, in particolare la ricerca dell’articolo menzionato e che ha
suscitato in noi il desiderio di esplorare tali idee e tali teorie nel campo della disabilità e del lavoro.
L’ U.O. SISL (Servizio di Integrazione Sociale e Lavorativa) dell’ASL di Taranto si occupa
del’inserimento lavorativo mirato delle persone disabili, mediando tra le richieste delle varie
aziende e le domande di lavoro dei disabili e tra il tipo di lavoro richiesto e le caratteristiche
personali della persona disabile, affinché questa persona possa avere delle effettive possibilità
lavorative e affinché svolga efficacemente la sua mansione, in quanto consona alle sue
caratteristiche.
Alla luce di quanto detto sopra, ci chiediamo come le persone disabili vivono il pregiudizio di cui
sono oggetto (J.C.Croizet & J.P. Leyens, Mauvaises réputations : réalités et enjeux sociaux de la
stigmatisatio, Parigi : Armand Colin; Jean-François Ravaud,Henri-Jacques Stiker, Les modèles de
l’inclusion et de l’exclusion à l’épreuve du handicap). In particolar modo ci siamo chiesti come
vivono il pregiudizio in riferimento al mondo del lavoro: esiste la cattiva credenza che le persone
disabili non siano in grado di svolgere un’attività lavorativa in maniera efficace tanto quanto una
persona normodotata. L’esistenza di questo pregiudizio è facilmente deducibile dalla cronaca di
tutti i giorni, denunce d’ingiustizie subite, difficile applicazione delle leggi che tutelano il diritto al
lavoro della persona disabile, è dunque questo un tema attuale e di grande dibattito (Disabile
trova lavoro, la commissione di pregiudizio lo boccia, News Letter; Disabili: Sacconi, da CGIL solo
pregiudizio su norme inclusione lavoro, Newstin). Allora ci chiediamo: tale credenza negativa è solo
diffusa tra le persone normodotate o il pregiudizio influenza l’immagine che le persone disabili
hanno di se stesse? Le persone disabili si considerano meno capaci, rispetto alle persone
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normodotate, nel svolgere un’attività lavorativa? Esiste una differenza tra le persone disabili
lavoratrici e quelle non lavoratrici rispetto all’influenza che questo pregiudizio ha sull’immagine di
se? E le persone normodotate, che hanno avuto esperienze lavorative con persone disabili,
mantengono questo pregiudizio o assistiamo ad un cambiamento d’atteggiamento? L’obiettivo di
questa ricerca è quello di esplorare l’effetto dell’inserimento lavorativo mirato delle persone
disabili: l’inserimento determina un cambiamento d’atteggiamento, cioè riduce il pregiudizio
esistente? Ci aspettiamo, infatti, che le persone disabili lavoratrici e i lavoratori normodotati che
lavorano o hanno avuto esperienze di lavoro con persone disabili non manifestino pregiudizi verso
quest’ultime (Salfi, 1986; Salfi e Lenoci, 1989; Salfi e Barbara, 1994).
Utilizzeremo dunque una popolazione campionaria formata da cinque gruppi: persone disabili
occupate, persone disabili inoccupate, persone normodotate non lavoratrici, persone
normodotate lavoratrici con esperienza lavorativa con disabili e persone lavoratrici senza
esperienza lavorativa con disabili. Misureremo il loro atteggiamento nei confronti di quattro
oggetti d’esame: persone disabili lavoratrici, persone disabili non lavoratrici, persone normodotate
lavoratrici e persone normodotate non lavoratrici. Le misurazioni utilizzate ci mostreranno a quale
tra questi oggetti in esame, sopra detti, è rivolto l’atteggiamento più positivo, e quindi di
favoritismo, e al quale è rivolto l’atteggiamento più negativo, indice dell’esistenza di un
pregiudizio. L’atteggiamento ovviamente è misurato con riferimento al lavoro. Le misurazioni
saranno di due tipi: esplicita e implicita. La necessità di usare due differenti tipi di misurazione
nasce dal voler indagare sia l’atteggiamento che volontariamente i soggetti vogliono mostrare,
infatti attraverso la misurazione esplicita il soggetto può volontariamente controllare le risposte, le
quali potrebbero essere date per soddisfare un’esigenza di desiderabilità sociale o per di
mantenere una rappresentazione positiva dell’immagine di se stessi, sia l’atteggiamento vero e
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proprio, infatti attraverso una misurazione implicita non è possibili controllare le risposte (poiché
le domande sull’oggetto in esame non sono poste direttamente) ed è cosi possibile misurare ciò
che i soggetti pensano veramente. Lo strumento per la misurazione esplicita è “La
categorizzazione attraverso domande dirette d’immagini/stimolo riferibili ai sopra detti oggetti
d’esame”, mentre lo strumento per la misurazione implicita è “Il differenziale semantico”. Dal
confronto dei vari atteggiamenti dei soggetti e dal confronto incrociato con gli atteggiamenti
espliciti e impliciti potremmo ottenere differenti profili. Come già detto, il profilo auspicato è
quello dove emerge una differenza significativa tra le persone disabili non lavoratrici, le persone
normodotate non lavoratrici e le persone normodotate lavoratrici senza esperienza con disabili, da
un lato, e le persone disabili lavoratrici e le persone normodotate lavoratrici con esperienza con
disabili dall’altro (la tabella allegata chiarisce il rapporto tra le variabili). Il primo gruppo elencato
mostrerà un atteggiamento caratterizzato dal pregiudizio, per contro, il secondo gruppo non
mostrerà nessun pregiudizio. Tale profilo auspicato sarebbe indice del positivo contributo
dell’inserimento lavorativo delle persone disabili, poiché porterebbe ad un cambiamento del
pregiudizio e contribuirebbe a generare salute.
Generare salute
L’OMS (organizzazione mondiale della salute) ha definito un nuovo concetto di salute: essa non
rappresenta l’assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale.
La salute cosi concepita ci allontana da un modello medico e ci avvicina ad un modello sociale: il
“problema” non è più personale, legato all’individuo e alle sue incapacità, ma diventa sociale, cioè
nasce dal rapporto tra le caratteristiche della persona e un ambiente “handicappante”, il
trattamento non è più individuale, ma diventa azione sociale, non si agisce più solo sulla persona,
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ma si modifica l’ambiente in cui essa è inserita, affinché quest’ambiente non ponga più delle
barriere, ma al contrario favorisca la piena espressione delle persone. Cio che é messo in risalto, di
cui l’ICF (The International Classification of Functioning, Disability and Health of the WHO) ne è
piena espressione, è l’influenza ambientale e l’interazione individuo-ambiente-società (Salfi,
2005). L’handicap non è una caratteristica dell’individuo, ma nasce nel momento in cui l’ambiente
si presenta come un ostacolo rispetto alle caratteristiche proprie della persona. Prima di tutto,
diventa fondamentale l’intervento su quest’ambiente, per eliminare le barriere che esso pone,
affinché attraverso l’apprendimento, l’educazione, la persona disabile possa sviluppare al massimo
le sue potenzialità e rispondere al meglio alle richieste della società. Le barriere ambientali
limitano l’attività delle persone disabili, ma trasformando tali barriere in facilitatori possiamo, al
contrario, diminuire la limitazione delle attività di queste persone. L’apprendimento e l‘educazione
da un lato, e l’intervento sulle barriere dall’altro, permettono di ridurre la lontananza esistente tra
l’attività della persona disabile e le richieste dell’ambiente. Tutto questo puo essere applicato alla
problematica del lavoro che investe le persone disabili. Abbiamo, da un lato, le richieste delle
aziende, degli imprenditori, del mondo del lavoro e, dall’altro, le disabilità delle persone. Il mondo
del lavoro e le persone disabili non potranno mai incontrarsi per stipulare un contratto lavorativo
se vige il pregiudizio, per entrambe le parti, che le persone disabili non siano in grado di lavorare
efficacemente. Il pregiudizio è la barriera culturale innalzata davanti alle persone disabili. Ecco la
mediazione del SISL: attraverso l’inserimento lavorativo mirato, cerca di agire sul pregiudizio, cerca
dunque di cambiare l’atteggiamento negativo, affinché si riduca quella lontananza. L’inserimento
lavorativo mirato agisce sull’ambiente handicappante in diversi modi: studia i profili di ciascuna
persona disabile, tenendo conto di tutte quelle dimensioni e di tutti quei fattori di cui nell’ICF,
prosegue studiando le abilità richieste per ciascun posto di lavoro, proposto dalle varie aziende, e
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seleziona, prepara attraverso stage e corsi di formazione professionale, le persone disabili, tutto
questo affinché la persona disabile possa lavorare in un ambiente adatto alle sue caratteristiche e
alla sua disabilità e possa svolgere efficacemente il suo lavoro, come richiesto. È qui che
l’inserimento lavorativo puo cambiare il pregiudizio: se la persona disabile riesce a svolgere
efficacemente il lavoro assegnatoli, attraverso il percorso dell’inserimento lavorativo mirato, farà
un’esperienza lavorativa positiva; questa esperienza positiva, probabilmente, cambierà la
percezione che la persona disabile ha di se stessa come lavoratrice e cambierà, probabilmente, la
percezione delle persone che lavorano lei. Essendo l’esperienza lavorativa un’esperienza positiva,
il cambiamento di percezione sarà positivo, in questo modo probabilmente avremo ottenuto un
cambiamento del pregiudizio. Infatti, ciascun individuo reagisce ad una determinata situazione in
modo più o meno diverso, in relazione a diversi fattori: la percezione che egli ha della situazione,
gli obbiettivi che decide di raggiungere, i quali a loro volta dipendono dai valori personali e
culturali e dalla sua intelligenza, ancora l’azione, la risposta, sarà influenzata dalle condizioni
fisiche, organiche del soggetto, dalla sua emotività e dalle possibilità sociali. Tutto questo
determina un’esperienza che a sua volta, come in un circolo, andrà a costruire, a influenzare,
l’intelligenza cognitiva, l’apprendimento e i valori personali dell’individuo; questi fattori sono
coinvolti nell’elaborazione della futura risposta dell’individuo in situazioni simili. Detto questo, è
facile dedurre che se agiamo sull’esperienza concreta dell’individuo è possibile riuscire a
modificare i suoi valori, la sua percezione, il suo modo di ragionare, affinché questi elementi
agiscano, in una altra situazione, all’elaborazione di una più positiva risposta. Dunque, l’ILM, come
programma mediatore, produce un’esperienza positiva per le persone disabili nel mondo del
lavoro, ed è questa esperienza positiva che andrà ad influenzare le cattive credenze, le cattive
percezioni e, quindi, il pregiudizio. Le persone disabili, forti di questa positiva esperienza
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lavorativa, si sentiranno più capaci di svolgere efficacemente il proprio lavoro e probabilmente
risponderanno, in futuro, in modo adeguato alle richieste lavorative. Questa esperienza lavorativa
positiva è anche vissuta dai colleghi di lavoro, i quali a loro volta potranno cambiare la loro
percezione, il loro pregiudizio, e di conseguenza il loro atteggiamento e comportamento nei
confronti del collega di lavoro disabile. In questa direzione possiamo affermare che l’inserimento
lavorativo mirato probabilmente genera salute.
OBIETTIVI
-
Valutare l’utilità dell’UO SISL nel generare salute.
-
Allargare le conoscenze nell’ambito del pregiudizio sulle persone disabili.
VARIABILI
Lo stereotipo ha origine nella cultura e nell’esperienza delle persone, modificando tale esperienza
lo stesso stereotipo puo subire delle variazioni. Questa ricerca vuole esplorare il rapporto causaeffetto tra la V.I e la V.D confrontando due campioni: uno sperimentale che abbia fatto esperienza
con la disabilità e uno di controllo che non abbia fatto esperienza con la disabilità. Introducendo la
variabile
indipendente
(ILM)
otteniamo
dei
cambiamenti
della
variabile
dipendente
(PREGIUDIZIO)? Se otteniamo dei cambiamenti, in che direzione? Ci aspettiamo che con
l’inserimento lavorativo mirato avvenga un cambiamento, la scomparsa del pregiudizio.
VARIABILE DIPENDENTE: pregiudizio (le persone disabili non sono delle buone lavoratrici)
VARIABILE INDIPENDENTE: inserimento lavorativo mirato (ILM)1
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La Legge 68/99 prevede che i lavoratori disabili siano sottoposti a specifiche visite da parte di apposite
Commissioni dell'ASL mirate alla definizione delle sue capacità in merito, onde favorirne l'inserimento nella
mansione lavorativa più idonea alle sue esigenze. In seguito a visita di accertamento della sussistenza del
tale diritto, sono iscritti al Collocamento obbligatorio per disabili: 1. i soggetti disabili con riduzione della
capacità lavorativa maggiore del 45% accertata dalla Commissione
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ILM no
PREGIUDIZIO si
ILM si
PREGIUDIZIO no
COMPOSIZIONE E STRATIFICAZIONE DEI CAMPIONI
GRUPPI SPERIMENTALI:
-
Persone disabili con ritardo mentale occupate:
1. Invalidità uguale o superiore al 69% con diagnosi di ritardo mentale
2. Riconoscimento della disabilità
3. Iscrizione nell’elenco di cui alla legge 68/99 art. 8, comma 2
4. Età compresa tra i 18 e i 45 anni
5. Utente con presa in carico dall’UO SISL
6. Contratto di lavoro a tempo indeterminato
-
Persone normodotate occupate che abbiano lavorato con lavoratori disabili con ritardo
mentale:
1. Nessuna invalidità
2. Nessuna disabilità
3. Iscrizione alle liste di collocamento ordinario
4. Età compresa tra i 18 e i 45 anni
5. Non essere un utente con presa in carico dall’UO SISL
6. Contratto di lavoro a tempo indeterminato
Invalidi Civili dell'ASL; 2. i soggetti disabili con riduzione della capacità lavorativa maggiore del 33%
accertata dall'INAIL; 3. i non vedenti; 4. i sordomuti; 5. gli invalidi di guerra, civili di guerra e per servizio. Per
fare richiesta di visita di accertamento all'ASL bisogna presentarsi presso le Unità Operative di medicina
legale ed invalidi civili del distretto sanitario di appartenenza e presentare all'ufficio a ciò preposto: 1.
apposito modello in distribuzione; 2. copia del decreto di invalidità; 3. copia di un documento di
riconoscimento non scaduto.
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GRUPPI DI CONTROLLO:
-
Persone disabili con ritardo mentale inoccupate:
1. Disabilità uguale o superiore al 69% con diagnosi di ritardo mentale
2. Riconoscimento della disabilità
3. Iscrizione nell’elenco di cui alla legge 68/99 art. 8, comma 2
4. Età compresa tra i 18 e i 45 anni
-
Persone normodotate inoccupate:
1. Nessuna invalidità
2. Nessuna disabilità
3. Età compresa tra i 18 e i 45 anni
4. Non essere un utente con presa in carico dall’UO SISL
5. Persone normodotate occupate che non abbiano lavorato con lavoratori disabili con
ritardo mentale:
1. Nessuna invalidità
2. Nessuna disabilità
3. Iscrizione alle liste di collocamento ordinario
4. Età compresa tra i 18 e i 45 anni
5. Non essere un utente con presa in carico dall’UO SISL
6. Contratto di lavoro a tempo indeterminato
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I campioni comprenderanno maschi e femmine, la cui stratificazione campionaria sarà fatta in
riferimento alla percentuale di maschi e femmine iscritti alla lista di collocamento del SISL. In
particolare, il gruppo sperimentale delle persone disabili occupate sarà anche stratificato in base
alle differenti disabilità, rispettando la percentuale di ciascuna disabilità presente nelle liste di
collocamento del SISL: disabilità motoria, intellettiva, psichica, sensoriale e malattie invalidanti.
Quest’ultima stratificazione dovrebbe riguardare anche il gruppo composto da persone disabili
inoccupate, ma non disponiamo dei mezzi per completare tale stratificazione; infatti, siamo
solamente in possesso della lista di collocamento del SISL e non possiamo accedere ad alcuna
fonte che ci permetta di sapere in anticipo la disabilità delle persone disabili inoccupate.
IPOTESI
L’inserimento lavorativo delle persone disabili determina un cambiamento d’atteggiamento tanto
nel lavoratore disabile, quanto nel lavoratore che ha avuto esperienze lavorative con persone
disabili. Esiste una differenza, statisticamente rilevante, tra i gruppi di controllo (persone
normodotate non lavoratrici, persone normodotate lavoratrici senza esperienza lavorativa con
persone disabili e persone disabili non lavoratrici) ed i gruppi sperimentali (persone disabili
lavoratrici e persone normodotate lavoratrici con esperienza lavorativa con persone disabili). I
gruppi sperimentali non presenterebbero nessun pregiudizio, relativamente alle capacità
lavorative delle persone disabili, né a livello esplicito né a livello implicito.
METODO
Costruzione degli strumenti di misurazione esplicita e implicita.
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Somministrazione delle due misurazioni, esplicita ed implicita, che rilevino gli atteggiamenti,
rispettivamente espliciti ed impliciti, dei soggetti in esame, in riferimento al pregiudizio sulle
persone disabili come persone lavoratrici.
Gli oggetti in riferimento ai quali sono misurati gli atteggiamenti sono: persone disabili lavoratrici,
persone disabili non lavoratrici, persone normodotate lavoratrici e persone normodotate non
lavoratrici.
I soggetti (gruppi sperimentali e di controllo) di cui si vuole misurare l’atteggiamento sono: il
gruppo di persone disabili lavoratrici, il gruppo di persone disabili non lavoratrici, il gruppo di
persone normodotate lavoratrici con esperienze lavorative con persone disabili, il gruppo di
persone normodotate lavoratrici senza esperienze lavorative con persone disabili e il gruppo di
persone normodotate non lavoratrici.
Analisi e Confronto dei dati delle due somministrazioni e delineamento dei profili d’atteggiamento
per ciascun gruppo in esame.
Verificare che il profilo d’atteggiamento dei gruppi sperimentali corrisponda all’ipotesi di lavoro.
IPOTESI DIMENSIONALE
Prendiamo in considerazione tre dimensioni che verranno indagate attraverso le due misurazioni.
Queste dimensioni sono state scelte in quanto attinenti al concetto generale di “lavoro”, poiché
vogliamo vedere in che modo vengono accostati aggettivi o affermazioni delle dimensioni del
lavoro alla persona disabile e normodotata, lavoratrice e non lavoratrice :
-
PRESTIGIO: in termini di popolarità e importanza percepite ed in termini di vantaggi
(valutazione)
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-
DINAMICITA’: in termini di operosità e di movimento, inteso sia in senso metaforico che
fisico (attività)
-
AUTONOMIA: in termini di sviluppo personale (potenzialità)
Il lavoro, considerato concretamente, è un’attività che procura reddito e contribuisce alla
creazione di un ruolo sociale e di un’identità e fornisce un collegamento tra scopi individuali e
sociali (Prestigio); il lavoro è un processo Dinamico poiché è un mezzo di espressione delle risorse
fisiche, intellettuali ed emotive dell’individuo, è una sequenza produttiva in quanto finalizzata a
conseguire un risultato consumabile, è un territorio nel quale si attivano rapporti e stili di
relazione e convivenza; il lavoro è una possibilità di evoluzione individuale e collettiva, è un’azione
trasformativa ed è l’esplicitazione dei valori, delle norme, dei modelli di comportamento
caratteristici di un ambiente culturale e produttivo (Autonomia). Queste dimensioni del lavoro
sono facilmente deducibili dalla letteratura esistente sull’argomento. Dalla filosofia marxista, al
neo idealismo fino all’esistenzialismo, ritroviamo concetti come: il lavoro è un’attività finalistica
per la produzione di valori d’uso, il lavoro è l’essenza fondamentale dell’uomo, è un’attività
attraverso la quale l’uomo diventa cosciente di sé e del suo stesso essere, della sua essenza. In
psicologia si parla del significato del lavoro nei termini di bisogni fondamentali: successo vs
sicurezza; individualismo vs affiliazione; realizzazione degli interessi e delle aspirazioni personali vs
processo di elaborazione dell’immagine di sé; processo di acquisizione dei valori e della loro
importanza relativa; processo di soddisfacimento dei bisogni. Anche Freud parla del lavoro: “Amore
e lavoro sono i due poli importanti della vita”, il lavoro é:
-
momento privilegiato di interazione e di scambio con l’ambiente
-
azione trasformativa
-
possibilità di evoluzione individuale e collettiva
14
-
processo multideterminato e carico di significati simbolici sia individuali che collettivi
-
esplicitazione dei valori, delle norme, dei modelli di comportamento caratteristici di un
ambiente culturale e produttivo
Queste dimensioni, oltre ad essere state dedotte dalla letteratura esistente, in vari campi, sono
state elaborate facendo attenzione ad accostarsi alle dimensioni più generali ipotizzate de Osgood:
valutazione, attività e potenzialità.
STRUMENTI DI MISURAZIONE
-
Classificazione d’immagini (misurazione esplicita)
-
Differenziale semantico (misurazione implicita)
CLASSIFICAZIONE IMMAGINI
MATERIALE:
16 immagini:
-
omino uomo normodotato (immagine di un omino in piedi) con una maglia a manica lunga
e sopra l’etichetta lavoratore;
-
omino uomo normodotato (immagine di un omino in piedi) con una maglia a manica lunga
e sopra l’etichetta “non lavoratore”;
-
omino uomo disabile (sulla sedia a rotelle) con una maglia a manica lunga e sopra
l’etichetta “ lavoratore”;
15
-
omino uomo disabile (sulla sedia a rotelle) con una maglia a manica lunga e sopra
l’etichetta “non lavoratore”;
-
omino uomo normodotato (immagine di un omino in piedi) con una maglia a manica corta
e sopra l’etichetta lavoratore;
-
omino uomo normodotato (immagine di un omino in piedi) con una maglia a manica corta
e sopra l’etichetta “non lavoratore”;
-
omino uomo disabile (sulla sedia a rotelle) con una maglia a manica corta e sopra
l’etichetta “ lavoratore”;
-
omino uomo disabile (sulla sedia a rotelle) con una maglia a manica corta e sopra
l’etichetta “non lavoratore”;
-
omino donna normodotato (immagine di un omino in piedi) con una maglia a manica corta
e sopra l’etichetta “lavoratrice”;
-
omino donna normodotato (immagine di un omino in piedi) con una maglia a manica corta
e sopra l’etichetta “non lavoratrice”;
-
omino donna disabile (sulla sedia a rotelle) con una maglia a manica corta e sopra
l’etichetta “lavoratrice”;
-
omino donna disabile (sulla sedia a rotelle) con una maglia a manica corta e sopra
l’etichetta “non lavoratrice”;
-
omino donna normodotato (immagine di un omino in piedi) con una maglia a manica lunga
e sopra l’etichetta “lavoratrice”;
-
omino donna normodotato (immagine di un omino in piedi) con una maglia a manica lunga
e sopra l’etichetta “non lavoratrice”;
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-
omino donna disabile (sulla sedia a rotelle) con una maglia a manica lunga e sopra
l’etichetta “lavoratrice”;
-
omino donna disabile (sulla sedia a rotelle) con una maglia a manica lunga e sopra
l’etichetta “non lavoratrice”;
Sono state scelte immagini di omini stilizzati in bianco e nero per avere delle immagini che fossero
neutre per colore e forma. Per avere un numero maggiore di immagini, che non fossero del tutto
uguali, abbiamo introdotto una piccola variante: la manica della maglia, la quale puo essere lunga
o corta. Questa variabile neutra, in quanto non è riferibile al mondo del lavoro, quindi non
suggerisce una scelta nella categorizzazione, è stata inserita in ugual modo per tutti i concetti in
esame: disabili e normodotati, lavoratori e non lavoratori, uomini e donne. In oltre ,l’immagine
usata per tutti gli omini disabili è quella di una persona sulla sedia a rotelle: questa scelta nasce
dall’esigenza di utilizzare un’immagine familiare e neutra che, nella società occidentale, é
facilmente associata alla disabilità in senso generale; infatti, per esempio, in tutti i luoghi pubblici
(come nei bagni o in vari ingressi riservati) viene utilizzata tale immagine per indicare l’accesso a
persone con disabilità. Rappresenta, dunque, un’immagine universale che racchiude la disabilità in
un significato più ampio. In questo modo si evita che le valutazioni fatte siano legate a pregiudizi
riguardanti a singole disabilità o handicap.
PROCEDURA DI SOMMINISTRAZIONE
FASE 1: chiedere ai partecipanti di formare quattro gruppi distinti con le immagini presentate. Un
gruppo che racchiuda le persone normodotate lavoratrici, un gruppo che racchiuda le persone
normodotate non lavoratrici, un gruppo che racchiuda le persone disabili lavoratrici e un gruppo
che racchiuda le persone disabili non lavoratrici.
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FASE 2: chiedere ai partecipanti di indicare a quale dei quattro gruppi appena formati appartiene.
FASE 3: chiedere di raggruppare, di volta in volta, le fotografie in due gruppi distinti in base ai
criteri domandati dallo sperimentatore.
La fase 1 è importante per verificare il corretto riconoscimento dei quattro oggetti in esame, la
fase 2 è importante per verificare la corretta identificazione con l’effettivo gruppo di appartenenza
e la fase 3 è la categorizzazione di tali oggetti in esame, in riferimento alle dimensioni proprie del
mondo del lavoro, attraverso delle domande dirette.
Criteri di raggruppamento
-
Quelli capaci di svolgere un mestiere VS quelli incapaci di svolgere un mestiere (dinamicità)
-
Quelli con i quali ameresti lavorare VS quelli con i quali non ameresti lavorare (prestigio)
-
Quelli che sono felici VS quelli che non sono felici (prestigio)
-
Quelli che hanno molti amici VS quelli che hanno pochi amici (prestigio)
-
Quelli che sono sicuri di se stessi VS quelli che non sono sicuri di se stessi (autonomia)
-
Quelli
che
sono
maturi
(psicologicamente) VS
quelli
che
non
sono
maturi
(psicologicamente) (autonomia)
-
Quelli che hanno dei valori VS quelli che non hanno dei valori (autonomia)
-
Quelli che sono intelligenti VS quelli che non sono intelligenti (dinamicità)
-
Quelli che sono produttivi VS quelli che non sono produttivi (dinamicità)
ATTRIBUZIONE PUNTEGGI:
Auto-categorizzazione: si attribuisce il numero 1 ad ogni risposta corretta e 0 ad ogni risposta non
corretta.
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Categorizzazione immagini: si attribuisce 1 ad ogni risposta corretta e 0 ad ogni risposta non
corretta.
Raggruppamento: per ciascuna immagine si attribuisce il numero 1 se é posizionata nel gruppo
positivo e il numero 0 se è posizionata nel gruppo negativo.
DIFFERENZIALE SEMANTICO
CONCETTI/STIMOLI:
-
“La persona disabile lavoratrice é…..”
-
“La persona disabile non lavoratrice é….”
-
“La persona normodotata lavoratrice è….”
-
“La persona normodotata non lavoratrice é….”
DEFINIZIONE DELLE SCALE
-
Prestigio:
utile-inutile
vincente-perdente
pulita-sporca
facile-difficile
alta-bassa
certa-incerta
ricca-povera
vantaggiosa-svantaggiosa
-
Autonomia:
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libero-dipendente
deciso-indeciso
possibile-impossibile
solida-fragile
disinvolto-impacciato
organizzata-disorganizzata
stabile-instabile
prevedibile-imprevedibile
-
Dinamicità:
forte-debole
meschile-femminile
attiva-passiva
veloce-lenta
calda-fredda
agitata-calma
flessibile-inflessibile
mobile-immobile
MODALITA’ DI PRESENTAZIONE
PRESENTAZIONE CONCETTI:
Modalità di presentazione: presentare tutte le scale da valutare in relazione ad un concetto.
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Ordine di presentazione: casuale
PRESENTAZIONE DIMENSIONI:
Ordine di presentazione: casuale
Sequenza delle dimensioni: fissa per tutti i concetti
DEFINIZIIONE DELLE SCALE (COPPIE DI AGGETTIVI):
Ordine di presentazione: ordine alfabetico
Sequenza delle coppie di aggettivi: fissa per tutti i concetti
Polarità della coppia di aggettivi: fissa per tutti i concetti
DEFINIZIONE DELLE SCALE (SCALA RATING):
Dimensione: scala da 7 posizioni
Modalità di presentazione: Attribuzione di etichette verbali alle diverse posizioni per agevolare la
valutazione in termini d’intensità:
(aggettivo a) molto – abbastanza – poco – neutro – poco – abbastanza- molto (aggettivo b).
DEFINIZIONE DELLA PROCEDURA DI SOMMINISTARZIONE
In corrispondenza della presentazione del gruppo di aggettivi per ciascun oggetto, si procede ad
indicare nel questionario la seguente nota:
21
(ES.) Leggi le seguenti coppie di aggettivi e, pensando alla PERSONA DISABILE LAVORATRICE, metti
una X più o meno vicina all’aggettivo che pensi sia più adeguato a descriverla.
RISPONDI SENZA SOFFERMARTI TROPPO.
L’istruzione è riportata sopra ogni scala, con riferimento al concetto da valutare di volta in volta.
Si arricchiscono tali istruzioni, attribuendo al rilevatore il compito di fornire ulteriori spiegazioni
che devono riguardare:
- gli obbiettivi del differenziale semantico (si intende misurare come sono percepite le
Persone disabili e normodotate, lavoratrici e non lavoratrici, in questione);
- il significato e l’utilizzo delle scale a sette punti;
- la velocità con cui occorre indicare le proprie valutazioni.
Tali spiegazioni devono essere completate dalla presentazione di un esempio riguardante il
procedimento da seguire.
Al fine di motivare e incoraggiare i soggetti a dare valutazioni sincere e a diminuire eventuali
effetti legati alla cosiddetta desiderabilità sociale, il rilevatore deve
sull’importanza e sull’utilità di tale rilevazione e sulla garanzia di anonimato data.
22
porre l’accento
SCHEDE DEL DIFFERENZIALE SEMANTICO
Leggi le seguenti coppie di aggettivi e, pensando alla PERSONA DISABILE LAVORATRICE, metti una
X più o meno vicina all’aggettivo che pensi sia più adeguato a descriverla.
RISPONDI SENZA SOFFERMARTI TROPPO.
PERSONA DISABILE LAVORATRICE
molto
abbastanza
poco
neutro
poco
abbastanza
molto
Utile
Inutile
Vincente
Perdente
Pulita
Sporca
Facile
Difficile
Alta
Bassa
23
Certa
Incerta
Ricca
Povera
Vantaggiosa
Svantaggiosa
Libera
Dipendente
Decisa
Indecisa
Possibile
Impossibile
Solida
Fragile
Disinvolta
Impacciata
Organizzata
Disorganizzata
Stabile
Instaile
Prevedibile
Imprevedibile
Forte
Debole
Maschile
Femminile
Attiva
Passiva
24
Veloce
Lenta
Calda
Fredda
Agitata
Calma
Flessibile
Inflessibile
Mobile
Immobile
Leggi le seguenti coppie di aggettivi e, pensando alla PERSONA DISABILE NON LAVORATRICE, metti
una X più o meno vicina all’aggettivo che pensi sia più adeguato a descriverla.
RISPONDI SENZA SOFFERMARTI TROPPO.
PERSONA DISABILE NON LAVORATRICE
molto
abbastanza
poco
neutro
poco
abbastanza
molto
Utile
Inutile
Vincente
Perdente
Pulita
Sporca
Facile
Difficile
Alta
Bassa
Certa
Incerta
25
Ricca
Povera
Vantaggiosa
Svantaggiosa
Libera
Dipendente
Decisa
Indecisa
Possibile
Impossibile
Solida
Fragile
Disinvolta
Impacciata
Organizzata
Disorganizzata
Stabile
Instaile
Prevedibile
Imprevedibile
Forte
Debole
Maschile
Femminile
Attiva
Passiva
Veloce
Lenta
26
Calda
Fredda
Agitata
Calma
Flessibile
Inflessibile
Mobile
Immobile
Leggi le seguenti coppie di aggettivi e, pensando alla PERSONA NORMODOTATA LAVORATRICE,
metti una X più o meno vicina all’aggettivo che pensi sia più adeguato a descriverla.
RISPONDI SENZA SOFFERMARTI TROPPO.
PERSONA NORMODOTATA LAVORATRICE
molto
abbastanza
poco
neutro
poco
abbastanza
molto
Utile
Inutile
Vincente
Perdente
Pulita
Sporca
Facile
Difficile
Alta
Bassa
27
Certa
Incerta
Ricca
Povera
Vantaggiosa
Svantaggiosa
Libera
Dipendente
Decisa
Indecisa
Possibile
Impossibile
Solida
Fragile
Disinvolta
Impacciata
Organizzata
Disorganizzata
Stabile
Instaile
Prevedibile
Imprevedibile
Forte
Debole
Maschile
Femminile
Attiva
Passiva
28
Veloce
Lenta
Calda
Fredda
Agitata
Calma
Flessibile
Inflessibile
Mobile
Immobile
Leggi le seguenti coppie di aggettivi e, pensando alla PERSONA NORMODOTATA NON
LAVORATRICE, metti una X più o meno vicina all’aggettivo che pensi sia più adeguato a descriverla.
RISPONDI SENZA SOFFERMARTI TROPPO.
PERSONA NORMODOTATA NON LAVORATRICE
molto
abbastanza
poco
neutro
poco
abbastanza
molto
Utile
Inutile
Vincente
Perdente
Pulita
Sporca
Facile
Difficile
Alta
Bassa
29
Certa
Incerta
Ricca
Povera
Vantaggiosa
Svantaggiosa
Libera
Dipendente
Decisa
Indecisa
Possibile
Impossibile
Solida
Fragile
Disinvolta
Impacciata
Organizzata
Disorganizzata
Stabile
Instaile
Prevedibile
Imprevedibile
Forte
Debole
Maschile
Femminile
Attiva
Passiva
30
Veloce
Lenta
Calda
Fredda
Agitata
Calma
Flessibile
Inflessibile
Mobile
Immobile
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Prospettive Sociali e
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12 14 19
CIS
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Fisioterapisti: la
18 9- AIF - Associazione
nostra voce - Puglia
11 Italiana
Fisioterapisti
32
Belluno
Roma
Firenze
Milano 4
Bari 30