Theodor Adorno, un intellettuale al servizio del metodo dialettico

Theodor Adorno, un intellettuale al servizio
del metodo dialettico
Theodor Adorno, un intellettuale al servizio del metodo dialetticodi Maurilio Ginex 29/04/2017
Adorno nella storia della speculazione filosofica e sociologica del Novecento rappresenta una
delle figure più illustri del Secolo, nonché uno dei padri fondatori della Scuola di Francoforte.
La sua ricerca è veicolata da una grande versatilità nei vari campi del sapere come quello
della musica e dell’estetica dove risiede una acutissima lucidità di analisi di un sistema
sociale e politico che si è sviluppato tra gli anni ‘20 e gli anni ’40 del Secolo passato.
Theodor Ludwig Wiesengrund-Adorno ( 1903 – 1969) è stato un filosofo, musicologo e
sociologo tedesco.
Per comprendere determinate caratteristiche peculiari della ricerca adorniana bisogna partire
dalle critiche alla matrice speculativa dei neopositivisti. Adorno considera illogico che i
neopositivisti rifiutino ogni forma di lettura totalizzante della realtà. Da questo rifiuto dipana
le sue posizioni, chiaramente contrarie, poichè difensore del metodo dialettico. Questo,
rappresenta un dato importante per comprendere l’essenza delle posizioni filosofiche di
Adorno e anche degli altri intellettuali francofortesi, come Herbert Marcuse e Max
Horkheimer.
Theodor Adorno e Max Horkheimer. I due hanno costituito un connubio intellettuale durata
quasi tutta la vita dei due intellettuali francofortesi.
Questi sviluppano le loro teorie in un contesto socio-politico che ha segnato la storia del
Novecento. È l’Europa della Seconda Guerra Mondiale, dell’avvento dei totalitarismi, della
crisi della ragione che produce scempi come la Shoah e Auschwitz, l’epoca dello sviluppo
tecnologico mosso dall’incombere di un capitalismo pervasivo portato all’eccesso. Un periodo
storico in cui agisce Adorno e la scuola di Francoforte tutta, in cui le contraddizioni diventano
l’essenza che è alla base della vita della società. Nell’ottica critica di Adorno, queste
contraddizioni non possono essere superate solo attraverso l’approccio neopositivista nei
confronti della realtà. Adorno critica al neopositivismo di fermarsi solo alla manifestazione dei
fatti, quasi come se l’obiettivo finale nella ricerca della verità fosse la superficie delle cose.
Nel momento in cui si parla di contraddizioni che costituiscono il reale sembra quasi illogico
l’arrestarsi di fronte a un fenomeno senza che ci sia una decostruzione dell’essere in sé,
criticando ai neopositivisti proprio questa legittimazione del reale. Le contraddizioni sociali,
politiche, etiche della realtà che viviamo possono essere messe in risalto, quasi come se ci
servissimo di una lente di ingrandimento, unicamente dal metodo dialettico. Sono
propriamente queste le tesi che Adorno sostiene e difende al Congresso di Tubinga nel 1961.
Nella Logica delle scienze sociali, entra in conflitto con i neopositivisti e in particolar modo
con Karl Popper, il quale sosteneva che la scienza e la sociologia non potevano essere
analizzate attraverso un metodo differente da quello deduttivo tipico appunto di ogni scienza.
Adorno in contrapposizione alle tesi di Popper, evidenzia come il metodo dialettico fosse alla
base di una corretta analisi del sistema sociale, poiché soltanto attraverso tale metodo
potevano essere messe in risalto le contraddizioni del mondo reale e riuscire così a risolverle.
Sir Karl Raimund Popper (Vienna, 28 luglio 1902 – Londra, 17 settembre 1994) è stato un
filosofo e epistemologo austriaco naturalizzato britannico.
La dialettica adorniana si ritrova, dunque, ad essere definita come “negativa” per questa sua
caratteristica peculiare di avere l’intenzione di smascherare il contraddittorio senso della
realtà sociale e di mettere in luce la magmatica mole deteriorante di contraddizioni che
lacerano l’uomo. La negatività in questione è rappresentata da una realtà che è costituita da
contraddizioni etiche e morali contemporaneamente. Risulta così essere l’incarnazione di
quel “non-identico” a quell’identità originaria priva di contraddizioni. Alla base di tale critica,
nel tentativo adorniano di istituire un metodo di indagine vi è la soggettività dell’individuo
che ha trovato il suo crollo in un universo oggettivato dal capitalismo più imperante. Una
dialettica negativa, che per dirla con Gramsci diviene filosofia della prassi che scova
l’assenza di logica. La critica che Adorno muove al neopositivismo trova le sue radici in
questa concezione di ricerca della verità che risiede unicamente nella dialettica, dunque,
logicamente non può essere accettata dal filosofo una metodologia come quella dei
neopositivisti che si basano unicamente sulla descrizione del fatto per come è e non
giungono all’essenza e al perché di quel determinato fatto. In un contesto sociale come
quello in cui vive Adorno, un’Europa sbiadita dal terrore, dalle strategie di tensione, dagli
uomini di potere che dominano la ragione e la utilizzano come strumento per esercitare il
male più oscuro, un’Europa dilaniata dalla disperazione causata dai totalitarismi, da un
capitalismo pervasivo e subdolamente orwelliano che atomizza la società rendendo gli
individui solo tasselli uguali di un mosaico illogicamente strutturato, questo è il compito di
una scienza sociale che attraverso la dialettica, identifica e localizza le negatività che
contraddicono l’identità originaria di un sistema che risulta essere l’ultimo prodotto di uno
sviluppo senza progresso di un male. Quella del neopositivismo, che per Adorno, dunque,
legittima la realtà per come essa è e si presenta, non poteva che essere considerata una
filosofia al servizio del sistema da combattere.
Per approfondimenti:
_Theodor W. Adorno, Dialettica Negativa, Torino, 2004
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